Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: Ailime46    12/09/2014    2 recensioni
Questa fan fiction è ambientata sul set di shadowhunters- città di ossa e vede come protagonisti Jamie e Lily. La storia di questi due attori è, però, completamente inventata. Lily è una ragazza chiusa in se stessa. È riservata e preferisce un libro ed una tazza di caffè a tutto il resto. Jamie, invece, è sfacciato e arrogante. Entrambi, però, nascondono dei segreti e, ben presto, pur sembrando molto diversi, si accorgeranno di essere uguali su molti aspetti.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jamie Campbell Bower, Lily Collins, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4.

01 giugno 2011

Apro gli occhi con fatica. C'è un bip continuo che mi disturba, martellandomi nelle orecchie. Mi rendo conto dopo un po' che non è il suono della sveglia, così mi giro per vedere l'ora (probabilmente mi sono dimenticata di impostarla e Mark mi sta chiamando): le 1 precise. Sbuffo e infilo la testa sotto al cuscino. Molto probabilmente sto soltanto sognando. Il rumore non ha nessuna intenzione di cessare,però, allora decido di alzarmi. Trovo il telefono sulla scrivania.
-Pronto?- Avrei voluto dirlo in modo più minaccioso ma esce fuori soltanto un suono impastato dal sonno.
-Ehi, non ho capito bene che cosa ti è preso oggi, ma non importa. È il primo di giugno!-
Mi rendo conto dalla voce insopportabile all'altro capo del telefono che è Jamie.
-Ehm... E allora?-
-Come “E allora” ?-
-Voglio soltanto dormire, lasciami in pace.-
-Non puoi dormire il primo di giugno!- Esclama.
-Ma che problemi hai?-
-Senti, ti do cinque minuti, vestiti e esci.-
-Prima cosa: non dirmi cosa devo fare.
Seconda cosa: sono le una di notte.
Terza cosa: Non mi interessa, di qualunque cosa si tratti.- E riattacco.
Mi ributto nel letto e, quando finalmente sto riprendendo sonno, qualcuno, bussa alla porta.
Mi vesto velocemente e, con la voglia di uccidere la prima persona che passa, mi dirigo al portone. Lo spalanco e me lo ritrovo lì davanti, con una camicia sbottonata sul petto e dei pantaloni neri completamente strappati sulle ginocchia. Ha un sorriso ebete sulla faccia.
-Sapevo che sarei riuscito a convincerti.-
-Non mi hai convinta a fare prorpio niente, puoi spiegarmi che cosa vuoi a quest'ora?-
-Te l'ho già detto: è il primo di giugno!-
E lo dice come se fosse la cosa più entusiasmante sulla faccia della terra. Come se svegliare qualcuno nel bel mezzo della notte con una scusa così pessima fosse divertente. -Bene, puoi tranquillamente andartene in giro alle 1 a fare quello che vuoi perchè è il primo di giugno, ma continuo a non capire che cosa vuoi da me!-
Mi prende per un braccio, mi trascina fuori e chiude la porta. Brava Lily, almeno hai preso le chiavi. Mi conduce sulla sua macchina.
-Dove. Stiamo. Andando?-
Scandisco ogni parola come se parlassi con un idiota, cosa che in realtà sto facendo. Non risponde, ma continua a guidare in silenzio. Allora sprofondo nel sedile, con le braccia strette al petto.
Dopo un po' accostiamo e mi ritrovo a camminare verso una porticina semiaperta da cui filtra un po' di luce.
Elaboro un piano per stordirlo e scappare, ma non mi sembra una buona idea.
Potrei semplicemente iniziare a correre ma sono troppo stanca.
Mi lascio guidare dentro e non appena varco la soglia rimango a bocca aperta: libri ovunque, pareti ricoperte di volumi nuovi e antichi. Insomma, un paradiso.
Guardo in direzione di Jamie sbalordita. Lui ricambia il mio sguardo e alza le labbra da un lato.
-Wow.- sussurro. -Che cos'è?-
-Ti credevo più sveglia. È una stanza piena di libri.- Mi ero dimenticata per un secondo quanto fosse idiota la persona che ho accanto.
Soltanto quando mi risponde con un 'grazie' offeso mi rendo conto di aver pronunciato a voce alta il mio ultimo pensiero.
-Intendevo... Perchè siamo qui? Perchè sono qui...?- Scandisco la parola sono.
-Beh, anch'io sono uno che preferisce i libri alle persone, sai? La seconda caratteristica con cui ti ho descritta non mi si addice molto, diciamo che io dico alle persone che sono delle stronze soltanto dopo un po' che le conosco, almeno dopo esserci presentati, ecco.-
-E... Non sarei potuta venire qui ad un'altra ora?-
-No.- Lo dice in modo risoluto.
-Okay.-
Visto che non ho altra scelta, prendo un libro e mi accomodo su uno dei divani, come è mia abitudine fare.

***

Ho una cosa appuntita conficcata nel fianco, per questo mi sveglio completamente intorpidita. Mi rendo conto che è un libro e con una specie di grugnito lo sposto, non capendo che cosa ci possa fare un libro nel mio letto. Mi giro dall'altra parte con la voglia di riaddormentarmi. Ma dopo un po' apro gli occhi di soprassalto, capendo dove mi trovo. Ho sempre la vista un po' annebbiata dal sonno ma riesco a distinguere chiaramente le pareti ricoperte di libri: sono nella specie di libreria dove mi ha portata Jamie.
Devo essermi addormentata leggendo. Mi alzo dal divanetto scomodo, cercando di muovermi silenziosamente e mi incammino verso la porta, approfittando del fatto che lui non c'è. Mi sento afferrare per un braccio. Perfetto.
Mi giro, allora, con lo sguardo più assassino che riesco a fare.
-Cosa vuoi ancora?- sbotto.
-Volevo soltanto dirti grazie, per essere rimasta, ieri sera.-
-Ieri sera? Erano le una di notte. In realtà, comunque, avevo pensato di scappare, ma ero troppo stanca. Ed ero anche troppo stanca per fare questo.-
Lui mi guarda con aria interrogativa, ma non gli cedo il tempo di ribattere perchè gli do un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra.
E, senza aggiungere altro, mi allontano trafelata, diretta a casa. Raggiungo la mia abitazione verso le 10 e lì resto fino all'ora di cena, quando decido di andarmene a cena fuori da sola.

***

Passo la settimana successiva a ripetere la mia stessa routine di sempre. Sola, senza stare in contatto con nessuno, come al solito. Eccetto qualche messaggio di Jemima a cui raramente rispondo.


09 giugno 2011

Oggi è un giorno come gli altri, almeno fino a che non arriva la sera. Jemima mi chiama, chiedendomi di andare a cena fuori con lei. Accetto. -Lily!- Mi abbraccia, o meglio, mi salta addosso non appena varco la mia soglia. A quanto pare mi stava aspettando fuori casa.
-Ehy.- La saluto io. Dovrei ricambiare il suo abbraccio, credo. Così faccio, dandole delle goffe pacche sulla schiena. Ci dirigiamo con calma verso il ristorante.
-Devo spiegarti.- Esclama, non appena ci sediamo. Io rimango un po' spiazzata, Jemima se ne accorge e mi tranquillizza.
-No, no, tranquilla. Intendo dire che devo spiegarti perchè l'altro giorno me ne sono andata in quel modo.-
Ah, già. Sono un po' arrabbiata con lei per avermi lasciata lì da sola, situazione che in genere mi sarebbe piaciuta. Se ci fosse stata lei non sarei rimasta da sola con Jamie. Ripenso a Jamie e mi viene voglia di picchiare qualcuno, quindi cerco di mantenere la calma e di togliermelo dalla testa.
-Ah, già.- Rispondo. -Sembravi molto preoccupata, che è successo?-
-Beh, ti ricordi di quel film di cui ti parlavo? Quel film per il quale mi avevano presa.-
-Si, ehm, certo che mi ricordo.-
-Ecco, mi hanno richiamata. La telefonata che ho ricevuto era del regista di quel film. Mi ha detto che l'altra attrice, quella troietta che mi ha rubato la parte...-
E qui inizia a scaldarsi, pronunciando le ultime parole con disprezzo, quasi urlando. Così cerco di calmarla interrompendola.
-Calma, okay? Non puoi metterti ad urlare in un ristorante.-
Noto infatti che è pieno di gente e che la maggior parte degli sguardi sono puntati verso di noi. Non mi piace per niente questa situazione.
-Scusami, hai ragione.- Risponde.
Questa ragazza è più ragionevole di quello che pensavo ed è molto difficile farla irritare. L'ho capito appena ci siamo incontrate, quando le ho fatto quella scenata e lei, semplicemente, mi ha abbracciata. Doveva tenere veramente tantissimo a quella parte nel film.
-Okay, stavi dicendo?-
-Quella ragazza,- lo dice in modo ironico, guardandomi con un sorriso volutamente falso in faccia. -...a cui era stata data la parte al posto mio, ieri l'ha rifiutata. Allora il regista mi ha convocata. Ero preoccupata in quel modo perchè telefonandomi non mi ha spiegato molto, mi ha soltanto detto che c'era stato un imprevisto e che avrebbe gradito che lo incontrassi al più presto. Sono corsa dove mi aveva dato appuntamento e lì mi ha spiegato tutto. Pensavo che con imprevisto intendesse qualcosa di più serio, capisci?-
Annuisco impercettibilmente, ma lei se ne accorge e va avanti.
-Mi ha chiesto se mi andava di riavere la parte...- Fa una pausa.
-E tu che gli hai risposto?- Chiedo, ormai curiosa.
-Gli ho risposto, in modo poco carino, che mi hanno già fatto un'altra proposta e che non me ne importava niente comunque. E poi ho fatto la mia trionfante uscita di scena a grandi passi, per concludere al meglio tutta la scenetta, insomma.-
Non posso evitare di ridere, vedendola raccontarmi i fatti gesticolando in modo bizzarro.
-Brava, esattamente quello che avrei fatto anch'io!- Non è vero, credo che piuttosto me ne sarei stata zitta ad annuire, accettando di riprendere la parte, ma non importa.
Non so perchè le ho risposto così e con così tanto entusiasmo, fatto sta che in quel momento arriva il cameriere con le nostre ordinazioni e noi mangiamo in silenzio per tutto il resto della cena.
Devo dire che inizio a passare volentieri il tempo con Jemima: non è arrogante e non è una di quelle persone che amano i pettegolezzi e che farebbero di tutto pur di sapere l'ultimo scoop. Lei è diversa.
Una volta aver terminato di mangiare, la ragazza seduta di fronte a me si ostina a voler pagare, nonostante io abbia insistito tanto.
Così mi arrendo e la lascio dare i soldi al cameriere. Verso le 23:00 ci ritroviamo a passeggiare per le strade di Londra. Nel più totale, assoluto e piacevole silenzio.
Camminiamo per una mezz'oretta e mi rendo conto che ci stiamo allontanando molto dal ristorante.
Siamo in una zona di Londra che non conosco bene, anzi che non conosco affatto. Ma vi vedo qualcosa di familiare. Non riesco a capire cosa, però. Così continuo a muovere i piedi senza interpellare Jemima, la quale sicuramente ne saprà ancora meno di me, essendo di Parigi. Credo che da qui riuscirei ad arrivare a casa tranquillamente, per questo non mi preoccupo.
La ragazza al mio fianco si gira all'improvviso verso di me e, dopo essersi guardata alle spalle, mi comunica che la sua macchina è parcheggiata troppo lontana e che deve andarsene.
-Sono appena le 24:00.- Le dico, sorprendendomi di me stessa.
-Lo so, ma domani mattina il signor Zwart ha intenzione di vedermi fare un provino. Vorrei dormire un po' per essere pronta, ci terrei molto a fare una buona impressione e a ricevere questa parte. Ah, e grazie mille, non ho più avuto occasione di dirtelo. È solo merito tuo se riuscirò a recitare in questo film.-
Sono, davvero, molto lusingata. Non l'avevo mai vista da questo punto di vista.
-Prego, l'ho fatto perchè sei veramente adatta per entrare nei panni di Isabelle, secondo me.-
Mi da un bacio sulla guancia e si allontana esclamando: -Ci vediamo...-.
Ripercorre a ritroso un pezzo della strada che abbiamo precedentemente fatto insieme.
-Jemima!- La chiamo. Si volta a guardarmi. -Buona fortuna. Per domani.-
All'inizio la sua espressione è di pura sorpresa, in seguito, le si forma un enorme sorriso sul volto. Allora mi giro dall'altra parte anch'io e rinizio a camminare, proseguendo la silenziosa passeggiata che avevo iniziato con lei.
La sento fare lo stesso, diretta dalla parte opposta.

Note autrice: Il capitolo, come promesso, è più lungo dei precedenti! Spero che la fanfiction vi piaccia e se avete voglia, lasciate una recensione, anche piccolissima, ma mi fa sempre piacere riceverne. Grazie ancora a tutti, al prossimo capitolo -Ailime46
   
 
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