Flame
Tree
L’Albero
del Fuoco fiorisce ogni 5
anni…
“George,
quante volte ti ho detto di non apparirmi davanti
all’improvviso? Vuoi farmi
morire di crepacuore per caso?”
George
sorrise compiaciuto per aver fatto spaventare sua madre per
l’ennesima volta, e
non si lamentò nemmeno quando lei gli assestò un
colpetto alla nuca continuando
a sgridarlo. Le fece uno dei suoi soliti sorrisetti da monello
incallito, e le
diede un bacio sulla guancia. Era riuscito a strapparle un sorriso,
poteva
dirsi più che soddisfatto anche solo per questo.
Da quando
Fred se ne era andato, aveva ripreso l’abitudine di dormire
alla Tana. Non poteva
sopportare il silenzio dell’appartamento che aveva condiviso
con lui, e passava
la maggior parte del suo tempo libero a ciondolare intorno a sua madre,
o darle
fastidio, così come lei gli diceva bonariamente, pur di non
pensare.
Non era
nemmeno riuscito a riaprire il negozio da quando era rimasto solo,
nonostante
tutta la sua famiglia lo avesse incoraggiato a tornare al lavoro, pur
di
distrarsi dal suo dolore.
Intendiamoci,
non era di certo l’unico a soffrire per la morte di suo
fratello, ma ciò che
legava loro due era qualcosa di indescrivibile.
Aveva sentito
dire, che c’erano casi documentati in cui alcune persone non
sopravvivevano
alla morte del proprio gemello, tanto il legame era stretto, quasi
simbiotico.
A volte si era domandato come aveva fatto a non essere sopraffatto da
tutta
quella sofferenza. Poi, guardava sua madre, e capiva che non avrebbe
voluto
causarle ancora più dolore di quello che stava provando.
Erano passati
solo 4 mesi. Quattro mesi in cui sua madre piangeva ancora tutte le
notti,
anche se la mattina cercava di nascondere i segni viola sotto agli
occhi,
cercando di non guardare in faccia nessuno.
“Ma mi
stai
ascoltando? – Sua madre lo squadrò, notando che si
era cambiato i vestiti e si era
pettinato. – Hai deciso di andare al lavoro?”
George le
fece un piccolo sorriso, niente più che una smorfia
accennata.
“Sì
esco, ma
non sto andando al lavoro.”
Molly lo
guardò in silenzio, e sembrò comprendere.
“Và
bene. Ti
aspetto per pranzo allora.” Gli passò una mano
gentile tra i capelli, e gli
aggiustò il colletto della camicia, più per
abitudine che perché fosse davvero
necessario.
Per lui andare
al Giardino Botanico era diventata un’abitudine. Ci andava
almeno una volta
alla settimana, passando il tempo a passeggiare tra gli alberi e le
piante,
respirando il loro profumo intenso. Amava il laghetto delle ninfee,
dove
galleggiavano i fiori di loto e altre piante acquatiche, e rideva
sempre quando
scorgeva i girini che nuotavano nell’acqua torbida.
Sapeva dal
cartello che era posto all’entrata, che il giardino conteneva
più di quaranta
mila specie diverse, e pensò che fosse una delle cose
più belle fatte dai
Babbani.
Si prendeva
tutto il tempo di osservare i nuovi fiori, o di leggere i cartelli con
le
informazioni sulle piante, fino a quando non raggiungeva il suo
obbiettivo.
L’albero
del
Fuoco era piantato proprio al centro del giardino, in tutta la sua
maestosità.
Purtroppo in
quel periodo le fronde non erano fiorite, ma a lui andava bene lo
stesso, gli bastava
usare la sua immaginazione, per rivederne la chioma infuocata.
Ogni volta
che George si trovava davanti a quell’albero, si sedeva nella
panchina di
fronte, e si lasciava trasportare dai ricordi.
La prima
volta che era stato in quel posto quattro anni prima, ci era stato
costretto da
sua madre, che aveva trascinato lì tutta la famiglia ad
ammirare lo splendore abbagliante
della natura. Lui l’aveva presa in giro insieme a Fred per
tutto il tempo, poi
lui e il fratello avevano cercato di far affogare Ron nel laghetto
delle
Ninfee, e infine avevano accidentalmente
fatto inciampare Percy, che era caduto su una specie di rovo molto
spinoso.
George sorrise malinconicamente a quei ricordi.
Lui e Fred
avevano tormentato tutti per una mezz’ora buona, poi si
divisero dal resto del
gruppo. Gironzolarono per il parco ridendo allegramente, per il modo in
cui
Percy aveva sbraitato contro di loro, fino a quando, non videro
l’albero del
fuoco.
George
socchiuse gli occhi, ricordando il viso di Fred in
quell’esatto momento.
George si era
avvicinato per primo all’albero, e si era chinato sul
cartello.
“Albero del fuoco, di origine Australiana.
Nome scientifico Sterculia Acerifolia, fiorisce ogni 4-5 anni,
producendo dei
fiori rosso scarlatto in estate, in coincidenza con la perdita delle
foglie…
bleah, prende il nome dallo sterco…ehi Fred, mi stai
ascoltando?”
Poi, aveva
alzato lo sguardo sul fratello, e seguendo il suo, aveva visto
ciò che lo aveva
lasciato imbambolato. L’albero era molto alto, aveva un fusto
largo e scuro. Doveva
essere il periodo di massima fioritura, perche la cima era un tripudio
di
rosso, e creava l’illusione che l’albero stesse
andando a fuoco. I raggi del
sole che filtravano attraverso i rami risaltavano il tutto, dando una
forte
sensazione di calore che si diffondeva per tutto il corpo. Si
voltò ancora
verso Fred, che aveva poggiato una mano incerta sulla corteccia, trovando che
l’emozione che gli illuminava il
viso, lo rendeva ancora più bello di come lo vedeva di
solito.
Avrebbe
voluto prenderlo e abbracciarlo stretto, ma si ricordò che
là intorno c’era
tutta la sua famiglia. Si accontentò di stringergli un
braccio affettuosamente.
Fred
finalmente lo guardò, dopo qualche istante passato in
contemplazione di quella
meraviglia.
“E’
spettacolare, non trovi?” George si sentì ancora
più scosso dall’incredibile
sorriso che ricevette.
“Già,
meraviglioso.”
Gli rispose, con la bocca inaspettatamente incapace di dire qualcosa di
faceto.
“Prima
hai
detto che fiorisce solo ogni 5 anni? Beh, allora devi promettermi che
tra
cinque anni tornerai qui con me, per vederlo ancora.”
George
riprese un po’ del suo solito spirito, e rise di cuore.
Fred lo
guardò male, con un broncio che non era per niente tipico
sul suo volto. George
alzò le mani come per scusarsi, ma rise ancora, mentre
osservava Fred che
raccoglieva uno dei fiori scarlatti dal terreno, e se lo metteva in
tasca.
Fred fece per
andarsene offeso, ma lui lo raggiunse in fretta.
“Ci
torneremo
insieme.” Disse, prendendolo giocosamente sotto braccio. Lo
avrebbe
accontentato di certo, pur di rivedere quell’emozione
assoluta sul volto del
fratello.
Fred allora,
smise di aggrottare la fronte e si rilassò.
“Sai
George,
con quella chioma rossa, è come se fosse uno di noi. Un
Weasley grande e
grosso!”
George lo
fissò
a bocca aperta per un attimo, e fu il turno di Fred per ridere di lui.
“Un
Weasley,
dici? Allora dovremmo avvertire mamma, potrebbe decidere di
adottarlo!”
“No, ci
manca
solo questa! Teniamo la cosa per noi, vuoi?”
George gli diede
un colpetto con la spalla e non disse nulla, perché non
serviva.
Era seduto su
quella panchina da quasi due ore, quando decise di tornare a casa.
Accarezzò
il
tronco dell’albero per salutarlo.
“Ciao
Weasley
grande e grosso, fiorisci presto, vuoi? Lo so che siamo ancora in
inverno, ma
presto sarà estate, e io gliel’ho promesso,
ricordi? Tornerò ancora a trovarti.”
Si
allontanò
dalla pianta, ricordandosi che doveva lanciare nuovamente, sul fiore
raccolto da
Fred, l’incantesimo che li permetteva di non appassire. Non
si permise di
piangere.
L’
estate
sarebbe giunta presto.
Spero che la storia vi sia piaciuta, in tal caso, ogni commento sarà ben accetto. Vi risponderò tramite mail.
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