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Autore: APPLETREE    29/09/2008    7 recensioni
Post settimo libro. George si reca spesso al Giardino Botanico, per mantenere una promessa.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flame Tree

 

 

L’Albero del Fuoco fiorisce ogni 5 anni…

 

“George, quante volte ti ho detto di non apparirmi davanti all’improvviso? Vuoi farmi morire di crepacuore per caso?”

George sorrise compiaciuto per aver fatto spaventare sua madre per l’ennesima volta, e non si lamentò nemmeno quando lei gli assestò un colpetto alla nuca continuando a sgridarlo. Le fece uno dei suoi soliti sorrisetti da monello incallito, e le diede un bacio sulla guancia. Era riuscito a strapparle un sorriso, poteva dirsi più che soddisfatto anche solo per questo.

Da quando Fred se ne era andato, aveva ripreso l’abitudine di dormire alla Tana. Non poteva sopportare il silenzio dell’appartamento che aveva condiviso con lui, e passava la maggior parte del suo tempo libero a ciondolare intorno a sua madre, o darle fastidio, così come lei gli diceva bonariamente, pur di non pensare.

Non era nemmeno riuscito a riaprire il negozio da quando era rimasto solo, nonostante tutta la sua famiglia lo avesse incoraggiato a tornare al lavoro, pur di distrarsi dal suo dolore.

Intendiamoci, non era di certo l’unico a soffrire per la morte di suo fratello, ma ciò che legava loro due era qualcosa di indescrivibile.

Aveva sentito dire, che c’erano casi documentati in cui alcune persone non sopravvivevano alla morte del proprio gemello, tanto il legame era stretto, quasi simbiotico. A volte si era domandato come aveva fatto a non essere sopraffatto da tutta quella sofferenza. Poi, guardava sua madre, e capiva che non avrebbe voluto causarle ancora più dolore di quello che stava provando.

Erano passati solo 4 mesi. Quattro mesi in cui sua madre piangeva ancora tutte le notti, anche se la mattina cercava di nascondere i segni viola sotto agli occhi, cercando di non guardare in faccia nessuno.

“Ma mi stai ascoltando? – Sua madre lo squadrò, notando che si era cambiato i vestiti e si era pettinato. – Hai deciso di andare al lavoro?”

George le fece un piccolo sorriso, niente più che una smorfia accennata.

“Sì esco, ma non sto andando al lavoro.”

Molly lo guardò in silenzio, e sembrò comprendere.

“Và bene. Ti aspetto per pranzo allora.” Gli passò una mano gentile tra i capelli, e gli aggiustò il colletto della camicia, più per abitudine che perché fosse davvero necessario.

 

Per lui andare al Giardino Botanico era diventata un’abitudine. Ci andava almeno una volta alla settimana, passando il tempo a passeggiare tra gli alberi e le piante, respirando il loro profumo intenso. Amava il laghetto delle ninfee, dove galleggiavano i fiori di loto e altre piante acquatiche, e rideva sempre quando scorgeva i girini che nuotavano nell’acqua torbida.

Sapeva dal cartello che era posto all’entrata, che il giardino conteneva più di quaranta mila specie diverse, e pensò che fosse una delle cose più belle fatte dai Babbani.

Si prendeva tutto il tempo di osservare i nuovi fiori, o di leggere i cartelli con le informazioni sulle piante, fino a quando non raggiungeva il suo obbiettivo.

 

L’albero del Fuoco era piantato proprio al centro del giardino, in tutta la sua maestosità.

Purtroppo in quel periodo le fronde non erano fiorite, ma a lui andava bene lo stesso, gli bastava usare la sua immaginazione, per rivederne la chioma infuocata.

Ogni volta che George si trovava davanti a quell’albero, si sedeva nella panchina di fronte, e si lasciava trasportare dai ricordi.

La prima volta che era stato in quel posto quattro anni prima, ci era stato costretto da sua madre, che aveva trascinato lì tutta la famiglia ad ammirare lo splendore abbagliante della natura. Lui l’aveva presa in giro insieme a Fred per tutto il tempo, poi lui e il fratello avevano cercato di far affogare Ron nel laghetto delle Ninfee, e infine avevano accidentalmente fatto inciampare Percy, che era caduto su una specie di rovo molto spinoso. George sorrise malinconicamente a quei ricordi.

Lui e Fred avevano tormentato tutti per una mezz’ora buona, poi si divisero dal resto del gruppo. Gironzolarono per il parco ridendo allegramente, per il modo in cui Percy aveva sbraitato contro di loro, fino a quando, non videro l’albero del fuoco.

George socchiuse gli occhi, ricordando il viso di Fred in quell’esatto momento.

George si era avvicinato per primo all’albero, e si era chinato sul cartello.

Albero del fuoco, di origine Australiana. Nome scientifico Sterculia Acerifolia, fiorisce ogni 4-5 anni, producendo dei fiori rosso scarlatto in estate, in coincidenza con la perdita delle foglie… bleah, prende il nome dallo sterco…ehi Fred, mi stai ascoltando?”

Poi, aveva alzato lo sguardo sul fratello, e seguendo il suo, aveva visto ciò che lo aveva lasciato imbambolato. L’albero era molto alto, aveva un fusto largo e scuro. Doveva essere il periodo di massima fioritura, perche la cima era un tripudio di rosso, e creava l’illusione che l’albero stesse andando a fuoco. I raggi del sole che filtravano attraverso i rami risaltavano il tutto, dando una forte sensazione di calore che si diffondeva per tutto il corpo. Si voltò ancora verso Fred, che aveva poggiato una mano incerta sulla corteccia,  trovando che l’emozione che gli illuminava il viso, lo rendeva ancora più bello di come lo vedeva di solito.

Avrebbe voluto prenderlo e abbracciarlo stretto, ma si ricordò che là intorno c’era tutta la sua famiglia. Si accontentò di stringergli un braccio affettuosamente.

Fred finalmente lo guardò, dopo qualche istante passato in contemplazione di quella meraviglia.

“E’ spettacolare, non trovi?” George si sentì ancora più scosso dall’incredibile sorriso che ricevette.

“Già, meraviglioso.” Gli rispose, con la bocca inaspettatamente incapace di dire qualcosa di faceto.

“Prima hai detto che fiorisce solo ogni 5 anni? Beh, allora devi promettermi che tra cinque anni tornerai qui con me, per vederlo ancora.”

George riprese un po’ del suo solito spirito, e rise di cuore.

Fred lo guardò male, con un broncio che non era per niente tipico sul suo volto. George alzò le mani come per scusarsi, ma rise ancora, mentre osservava Fred che raccoglieva uno dei fiori scarlatti dal terreno, e se lo metteva in tasca.

Fred fece per andarsene offeso, ma lui lo raggiunse in fretta.

“Ci torneremo insieme.” Disse, prendendolo giocosamente sotto braccio. Lo avrebbe accontentato di certo, pur di rivedere quell’emozione assoluta sul volto del fratello.

Fred allora, smise di aggrottare la fronte e si rilassò.

“Sai George, con quella chioma rossa, è come se fosse uno di noi. Un Weasley grande e grosso!”

George lo fissò a bocca aperta per un attimo, e fu il turno di Fred per ridere di lui.

“Un Weasley, dici? Allora dovremmo avvertire mamma, potrebbe decidere di adottarlo!”

“No, ci manca solo questa! Teniamo la cosa per noi, vuoi?”

George gli diede un colpetto con la spalla e non disse nulla, perché non serviva.

 

 

 

Era seduto su quella panchina da quasi due ore, quando decise di tornare a casa.

Accarezzò il tronco dell’albero per salutarlo.

“Ciao Weasley grande e grosso, fiorisci presto, vuoi? Lo so che siamo ancora in inverno, ma presto sarà estate, e io gliel’ho promesso, ricordi? Tornerò ancora a trovarti.”

Si allontanò dalla pianta, ricordandosi che doveva lanciare nuovamente, sul fiore raccolto da Fred, l’incantesimo che li permetteva di non appassire. Non si permise di piangere.

 

L’ estate sarebbe giunta presto.



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Baci, Apple

  
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