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Autore: Alphabet Loser    12/09/2014    1 recensioni
È inverno, fuori fa freddo e Kellin si ripara con la sua sciarpa blu.
Frank lo prende per il polso e gli fa saltare scuola, per andare al vecchio Luna Park.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vecchio Luna Park era recintato da una spessa ringhiera di ferro arrugginito. La piccola biglietteria sorvegliava l’ingresso come un fantasma di plastica rossa. Dallo sportello usciva una fila di biglietti gialli, mezzi bruciati dal sole e mezzi sciolti dalla pioggia. Per terra, rifiuti vari coprivano la sabbia chiara, che si alzava in fastidiose nuvolette ogni volta che qualcuno vi metteva piede sopra.
Per tutta la lunghezza del parco, delle montagne russe di modeste dimensioni si innalzavano da terra come contorti serpenti rossi di metallo, che sembravano sempre in procinto di spezzarsi e cadere sul terreno polveroso. Al centro di tutto si ergeva la giostra girevole. I cavalli caduti sembravano cadaveri in un deserto.
Sulla sinistra, si trovavano gli scuri resti del cinema, distrutto da un incendio che, molti anni prima, aveva causato l’abbandono dell’intero complesso. A destra, il Tunnel dell’Orrore, pieno di specchi che ora giacevano sul pavimento, scomposti in milioni d pezzi. Gli unici segni che quel luogo non era stato totalmente dimenticato erano i graffiti. E il bar, ancora attivo.
 
Il vento era freddo e tagliava il viso. Quel sole invernale era inutile. Non sembrava scaldare né illuminare. Gli zaini pesavano sulle spalle. Il tragitto verso scuola sembrava non avere fine. Frank si sporse verso Kellin, che cercava di ripararsi la bocca e il naso sotto la sciarpa blu.
-Tagliamo.
Il suo amico lo fulminò con un’occhiata più gelida del ghiaccio su cui camminavano.
-Eddai, tanto oggi a scuola non c’è niente di divertente.
-La scuola non è mai divertente- replicò stizzito Kellin, affrettando il passo. Frank, rimasto un paio di metri indietro, lo chiamò con voce così ferma che il ragazzo dovette fermarsi e girarsi a guardarlo.
-Una volta girato quell’angolo- disse Frank come se si trattasse di una cosa di vitale importanza –non potrai mai più tornare indietro. Te ne rendi conto, vero? Adesso o mai più.
Kellin sbuffò, pensando che il suo amico fosse ridicolo.
-Mai più- rispose, voltandosi di nuovo. Ma prima ancora che finisse di parlare, Frank lo prese per il polso e lo trascinò via.
-Andiamo al Luna Park- disse.
Kellin si arrese.
 
I ragazzi entrarono nel Luna Park attraverso il cancello. Uno dei due battenti era spalancato, l’altro piegato a metà. Si fermarono per qualche istante davanti alla porta del bar, come per riflettere se loro fossero abbastanza uomini per entrare. Era una piccola casupola malandata e maleodorante. Era frequentato da gente poco raccomandabile. Nessun genitore avrebbe lasciato che i propri figli ci andassero. E, ovviamente, tutti i sedicenni volevano entrarci. Tutti tranne Kellin, in realtà. A lui non importava un accidenti di quel posto. Frank l’aveva trascinato lì contro la sua volontà. Aprirono la porta e l’odore di alcol si infiltrò nelle loro narici. Al proprietario non importava chi andava lì, bastava che pagasse. Non fece domande quando i ragazzi entrarono, nemmeno quando, dopo che Kellin ebbe ordinato una cioccolata calda, che gli fu servita in un misero bicchiere di plastica, Frank chiese una bottiglia di birra e un pacchetto di sigarette.
Pagarono e uscirono di nuovo nell’aria fredda.
  
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