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Autore: saitou catcher    12/09/2014    3 recensioni
Cosa succede se due mondi differenti si uniscono e personaggi che non hanno nulla in comune finiscono per incontrarsi?
O meglio: cosa succede se due folli decidono di fondere gli universi di Harry Potter e I Miserabili e di tirare a sorte per creare coppie imperdibili?
Raccolta di one-shot su coppie create dal caso fra i personaggi di Harry Potter e dei Miserabili.
Leggete e recensite!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: le storie seguono tutte più o meno una stessa linea temporale e abbiamo deciso di pubblicare due capitoli alla volta.
Buona lettura!
Saitou Catcher

Don't wish

don't start

Wishing only wounds

the heart

I wasn't born for the rose

and the pearl

Sirius Black si fermò all'improvviso nel bel mezzo del corridoio, chiuse gli occhi e cominciò a contare lentamente con aria annoiata: “Uno...due...”.

Si spostò di lato con un movimento elegante e fece un mezzo giro su stesso, finendo di contare con aria noncurante : “Tre”.

James Potter, che per poco non era ruzzolato giù per le scale, nel tentativo di coglierlo di sorpresa, gli lanciò uno sguardo rovente da dietro le lenti degli occhiali e si raddrizzò. “Come hai fatto a sentirmi arrivare?”

“Non è proprio difficile, sai, con quel tuo passo da bisonte” sogghignò Sirius. Toccò con la punta del piede l'angolo di un logoro libro che era uscito dalla borsa di James. “E' tuo questo?”.

L'altro gli restituì il ghigno. “Ti pare? E' il libro di Pozioni di Snivellius, gliel'ho fregato a lezione. Guarda un po'...” Chinandosi, prese a sfogliarlo con aria grottescamente concentrata. “ E' pieno di scarabocchi, ma c'è qualcosa d'interessante...ehi, guarda! Levicorpus... potrei sperimentarlo su di lui alla prossima lezione, che dici?”.

“Che torturare Snivellius alla lunga risulta un po' stantio” replicò Sirius, sbadigliando. “Non abbiamo niente di meglio da fare? A proposito, dove sono Lunastorta e Codaliscia?”

“Ancora in infermeria. Coda non si è ripreso dall'attacco di quella mandragora, e Remus ha voluto restargli vicino...” James incontrò lo sguardo del compagno e sbuffò. “Ho capito, non mi stai ascoltando.”.

E in effetti era vero. In quel momento gli occhi di Sirius erano fissi su una ragazza che camminava a passo svelto nella loro direzione, sbuffando per allontanarsi dagli occhi una lunga ciocca bionda. Nel momento in cui la ragazza urtò un altro studente, e i libri le si rovesciavano a terra, Sirius si mosse nella sua direzione come un automa, mentre James si appoggiava al muro, con un sopracciglio inarcato e l'aria di chi aspetta di divertirsi molto.

“Lascia, non ti disturbare” protestò la ragazza, vedendo Sirius che si chinava a raccoglierle i libri. Lui ne fece una pila e glieli porse. “Nessun disturbo. Dove andavi così di fretta?”

Lei scrollò le spalle, e il movimento leggero della chioma che le si agitava sulla schiena attirò i riflessi del sole, circondandola in un bagliore d'oro. “Esco da Pozioni. Tu?”.

“Incantesimi.” Sirius parlò con nonchalance, cercando d'ignorare quella sensazione piacevolmente fastidiosa alla bocca dello stomaco. Fece scorrere lo sguardo sui suoi lineamenti delicati, sulla bocca ben disegnata, in cui i denti bianchissimi risplendevano in un sorriso abbagliante. “Come ti senti all'idea del G.U.F.O.?”

Altra scrollata di spalle e altro sbuffo, mentre Sirius intrecciava dietro la schiena le mani improvvisamente sudate. “Non mi sentirò mai pronta, quindi è inutile che mi ci stresso. Tu?”.

“Calmissimo” replicò Sirius, con quell'aria di noncuranza ,addirittura di leggero disprezzo, che aveva imparato a mostrare di fronte alle sfide. Sulle ragazze funzionava sempre. Dava un'impressione di virilità che non guastava mai. “Del resto, Pasqua è vicina, manca ancora un po'. Non ha senso preouccuparsi ora.”

Lei sorrise, un sorriso leggero, distratto, e Sirius avvertì il suo stomaco sprofondare all'altezza dei piedi. Ricambiò il sorriso meglio che poté.

Sirius non aveva mai avuto problemi a trattare con le ragazze e, in generale, a conquistarle. Ma Fantine era un'altro paio di maniche. Sirius ricordava la prima volta che si era accorto di lei (l'osservava da tempo, perché era una splendida ragazza, e lui ci teneva a non lasciarsi sfuggire neppure una possibile occasione), durante la lezione di Cura delle Creature Magiche. Si era inchinata davanti all'Ippogrifo, guardandolo fisso negli occhi, e Sirius, semplicemente, come semplicemente accade di respirare, si era innamorato.Si era innamorato di quei meravigliosi occhi azzurri, che avevano tutte le sfumature del blu, dal celeste più cristallino al cobalto, si era innamorato nel vederla così dritta e fiera, eppure così delicata e aggraziata, una creatura dei boschi dall'animo d'acciaio temprato. E si era innamorato di lei nel sentirla ridere, quella risata fresca e piena, di chi ancora non conosce il male, ancora non conosce l'odio, e si era innamorato di lei nel vederla con quell'espressione seria, quasi austera, che la coglieva in certi momenti.

Si era innamorato.

Si era innamorato. E con quella sicurezza di poter avere tutto e subito, che è tipica dei ragazzi viziati, aveva dato quasi per scontato che lei fosse innamorata di lui. Dopotutto, lui era Sirius Black, e non c'era ragazza a Hogwarst che non non avrebbe venduto l'anima per essere invitata a uscire da lui. E Sirius ricordava ancora la prima volta che le aveva chiesto di uscire a San Valentino, certo, matematicamente certo, che la risposta sarebbe stata sì.

La risposta era stata no.

Gli aveva sorriso, quel sorriso leggero e distratto, maledizione, così distratto, e gli aveva detto che no, mi dispiace, me l'ha già chiesto un altro e io gli ho detto sì. E Sirius l'aveva guardata, senza trovare nulla da dire. Non ti dispiace, vero? No, certo che non mi dispiace, vorrei solo fare una fattura al bastardo che mi ha preceduto. Ma era passato un anno da quel giorno, e se anche Sirius avesse potuto dimenticarlo, a ricordarglielo ci avrebbe pensato quell'accenno di sorriso vago e distratto.

“Oh!” esclamò Fantine improvvisamente, e questo bastò per riportare Sirius alla realtà. Gli voltò le spalle, facendogli arrivare una zaffata del suo profumo in faccia, e corse a gettarsi al collo di un ragazzo che era appena uscito dall'aula alle sue spalle. Sirius provò a ignorare la mano gelida che gli stava contorcendo le viscere, ma invano.

Vorrei tanto, tanto sapere, cos'ha di speciale, perché stia con lui, e non con me.

Sirius Black aveva sempre avuto solo sporadici contatti con Jean Valjean.Era un ragazzo del suo anno, di Tassorosso, spesso sulle sue, che dava l'impressione di volersi sottrarre il più possibile agli sguardi. Era gentile, di quella gentilezza rude, che tiene a distanza e allo stesso tempo suscita la simpatia. Più che con lui, Sirius e gli altri Malandrini avevano avuto a che fare con Javert, che quell'anno era diventato il nuovo prefetto di Corvonero, che era appena spuntato alle spalle di Valjean, gettando attorno a sè uno sguardo gelido e stranamente impersonale per un ragazzo così giovane. Sarebbe stato difficile trovare due persone che si somigliassero meno, eppure Valjean e Javert erano amici dal loro primo anno e Sirius non si era mai particolarmente curato di loro.

Fino a quando lui e Fantine non si erano messi insieme.

Rimase a osservarli, in piedi, con le mani che stringevano i lacci della borsa, mentre parlavano. Lui la superava di tutta testa, e a vedere quella ragazzina minuta appendersi a quel braccio muscoloso, sembrava di osservare una farfalla posarsi sopra un ramo di quercia.

“Lascia perdere, amico”. Sentì sulla spalla la mano di James. “E' una causa persa”.

Sirius sbuffò. “Odio perdere. E nessuna causa è persa, se si ha voglia di vincerla”.

“Lascia perdere, ti dico. Non è roba per te, quella”.

“La lascierò perdere” replicò bellicoso Sirius, lanciandogli un'occhiataccia “quando tu lascerai perdere Lily Evans”.

“Ma là la cosa è diversa, amico. Lei è segretamente innamorata di me”.

Sirius sbuffò“Continua a sognare”.

“E tu continua a inseguire le chimere” ribatté James. “ E se vuoi sapere il mio parere...”.

“Non lo voglio sapere!” scattò Sirius, girandosi verso di lui. “Lasciami in pace!”

James spalancò la bocca, offeso e stupito da quella dichiarazione, e stava per ribattere,quando la mano di Remus Lupin sulla spalla lo interruppe.

“Oh, Lunastorta!” fece James. “E' un piacere vederti. Come sta Coda?”.

“Dovrà magiare omogenizzati per un mese. A parte quello bene.” Remus gettò un'occhiata a Sirius, ancora scuro in volto. “Che sta succedendo?”

“La solita storia”. Rispose James con un mezzo sorriso. “Sirius Black vuole solo quello che non può avere”.

***

 

 

Il secco pop prodotto dalla sua Materializzazione riempì improvviso il silenzio e Sirius Black trasalì quando, insieme alle pareti beige di quella che era la cucina dell'attuale sede dell'Ordine, i suoi occhi inquadrarono una figura bionda e a lui familiare, che si affacendava ai fornelli.

“Fantine!” esclamò, sorpreso, e tentando di nascondere il balzo che aveva fatto il suo cuore nel vederla “Che piacevole sorpresa!”

Lei trasalì appena voltandosi e un sorriso di sincero piacere le illuminò il volto, facendole risplendere i bei denti bianchi come perle “Sirius!” esclamò a sua volta, e andandogli incontro, scostò una sedia per offrirgliela, mentre sui fornelli soffriggeva un uovo e un coltello incantato tagliava velocemente le fette di bacon “Finalmente sei arrivato! Il professor Silente ne sarà felice...” mentre lei parlava Sirius prese posto accanto al piccolo tavolo. I suoi occhi vagarono sul piatto di ceramica, e le posate scintillanti nella penombra della piccola cucina.

“Mi aspettavate?” domandò con un leggero accento ironico.

“Oh, sì” e a quelle parole il suo cuore (il suo stupido, stupido cuore) prese a battere appena più velocemente “Il professore mi aveva detto che saresti arrivato prima degli altri. Quindi ho pensato che, beh, non era il caso di farti aspettare a stomaco vuoto”.

“Che pensiero carino” mormorò appena.

Non farti troppe illusioni. L'avrebbe fatto per chiunque altro dell'Ordine.

Però l'ha fatto per me.

Rimase a osservarla, i gomiti appoggiati sul tavolo, mentre lei si affacendava a dare gli ultimi ritocchi alla cucina con rapidi colpi di bacchetta. Gli piaceva ancora guardarla senza che lei se ne accorgesse. Con gli anni, la sua bellezza non era diminuita, ma era più riposata, più raccolta, e persino i suoi capelli, quei capelli color dell'oro che l'avevano fatto innamorare, adesso erano passati a una calda sfumatura di miele. Solo gli occhi non erano cambiati: erano ancora suoi, azzurri e sbarazzini, pieni di tutta la speranza e l'amore del mondo.

“Ecco qua” la voce di lei e l'uovo che fece scivolare nel suo piatto lo strapparono ai suoi pensieri. Prese a mangiare avidamente, rendendosi conto di quanto avesse fame. Fantine non si sedette, ma rimase in piedi dall'altra parte del tavolo, con le mani appoggiate a uno schienale.

“Sembra che tu sia tornato illeso” commentò lei, alla fine, rompendo il silenzio.

“ Sorprende anche me” replicò lui, tra un boccone e l'altro “ ma quando arrivi credendo di trovare dei Mangiamorte e una famiglia massacrata e scopri che invece si trattava di un paio di ragazzini che giocano a evocare il Marchio Nero per farsi belli davanti agli amici...” scrollò le spalle, come a dire che anche in caso di vero pericolo se la sarebbe comunque potuta cavare egregiamente.

Passò qualche altro istante di silenzio, rotto solo dallo sbattere dell'acciaio contro la ceramica, e infine Sirius alzò la sguardo. Fu colpito da quello che vide: gli occhi di Fantine brillavano tra le quattro pareti oscurate, quasi riempendola di luce propria, e le labbra le si erano sollevate in sorriso così pieno di gioia e aspettativa da far sembrare che nulla al mondo potesse andar male. Sirius nel fu colpito, e , in qualche modo, stranamente dispiaciuto: non un dispiacere vero e proprio, ma una puntina di gelido presentimento in fondo allo stomaco, che rese il suo interesse più circospetto che premuroso.

“E' successo qualcosa?” le domandò. Cerco di ricacciare il presentimento, giù, più giù, dove non potesse trovarlo. “E' evidente che muori dalla voglia di dirlo”.

Il sorriso di lei, se possibile, si allargò ancora di più, facendo balenare gli splendidi denti “Sì” disse “ in effetti, sì”. Abbassò lo sguardo, passandosi una mano sul ventre, e a quel gesto, la puntina di presentimento divenne come un chiodo che gli trafiggeva lo stomaco. “Volevo dirlo quando ci fossero stati tutti, ma... oh, basta, devo dirlo a qualcuno, non ce la faccio più a trattenerlo”. Sorrise di nuovo, alzando lo sguardo su di lui. “Sono incinta”.

In seguito, quando avesse tentato di rievocare la sensazione che provò in quel momento, Sirius avrebbe ricordato una sensazione fredda a graffiante, come di un qualcosa di gelido che gli fosse improvvisamente cresciuto nello stomaco, andando poi a occludergli la gola, e rendendogli faticoso il respiro. E in tutto ciò, l'unico suono che riuscì a emettere fu “Ah”.

Sposati da due mesi, ed è già incinta. Sei fottuto, Sirius.

Abbassò gli occhi, come se le decorazioni azzurre sul piatto bianco fossero diventate la cosa più interessante del mondo, e prese a disegnare ghirigori nello strato di tuorlo rimasto nel piatto, concentrandosi sulle evoluzioni della forchetta per escludere il resto.

Dopo qualche istante, alzò di nuovo lo sguardo e incontrò quello azzurro di Fantine, chiaramente delusa che la notizia per lei tanto felice fosse stata accolta con tanta freddezza. Si sforzò di sorridere. Non gli riuscì molto bene. “E' fantastico. Davvero”.

Fantine tornò a illuminarsi. “Lo so.”

“A quando il lieto evento?” I muscoli della faccia cominciavano a dolergli per la fatica di tenerli tesi nel sorriso più falso della sua vita.

“ Metà maggio, più o meno. Me la porterà la primavera.”

Sirius inarcò le sopracciglia. “La?”.

“Sono convinta che sarà una femmina. E anche Jean lo è.”

Ah già, è vero, Jean. Sarà in brodo di giuggiole.

Continuando a tenersi appiccato alla mascella quel sorriso sintentico, Sirius riuscì a spostare la conversazione su altri argomenti, e presero a parlare del più o del meno. E ogni qualvolta che, anche distrattamente, la mano di Fantine scendeva ad accarezzarsi il grembo, i pensieri di Sirius s'ingarbugliavano, immaginando quella piccola vita che cresceva e gliela portava definitivamente via, anche se non era mai stata davvero sua.

 

Quando Fantine fece l'annuncio, iniziò la solita ridda di commenti, congratulazioni e brindisi che sempre seguono queste occasioni.Sirius se ne andò prima che poté, dopo aver stretto la mano al futuro padre ( lui non sa cosa darei per essere al suo posto, o forse lo sa, e non gli importa, perché ormai ha vinto) e aver rinnovato a Fantine le sue congratulazioni, senza guardarla negli occhi. Scivolò, catturando appena uno sguardo di James sulla soglia. James sapeva. James capiva, e questo rendeva tutto un po' più semplice. Almeno un po'.

Perché soffriva così tanto? Valjean e Fantine stavano insieme dal quarto anno.Era ovvio che sarebbe finita così. Si erano anche sposati. Ma solo adesso, solo adesso, si rendeva conto di averla sempre desiderata e che non l'avrebbe mai avuta. E mentre camminava in silenzio, nel morbido suono dei suoi passi contro l'asfalto, echeggiava un solo pensiero.

Sirius Black vuole solo quello che non può avere.

 

Ok, diciamocelo, questo capitolo fa ampiamente schifo, il che mi fa abbastanza rosicare, visto che la coppia era una delle mie preferite tra quelle estratte. E averlo scritto dopo quello di Saitou mi abbatte. Ok, sto esagerando con l'autocommiserazione. Cronologicamente parlando, la prima parte si colloca durante il quinto anno di Sirius a Hogwarts, la seconda qualche mese prima che nasca Harry. Non mi piace per niente com'è è venuto, ma vabbé, non riesco a inventarmi di meglio.Chi indovina da dove è presa la canzone all'inizio, avrà un cioccolatino.

Questo capitolo è ancora passabile di modifiche, perché oggi ero poco ispirata, ma ora non mi va di rifarlo.

Sayonara!

Catcher

 

 

 

  
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