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Autore: Flox12    12/09/2014    3 recensioni
[Spamano / Spain x Romano /
Fan fiction scritta in prima persona.
Narrata dal piccolo Romano, colonia di Spagna.]
«Perché non resti con me? Perché non mi porti insieme a te? Perché mi abbandoni ogni volta? Cosa c'è per mare di così prezioso da farti partire lontano e perché mi lasci da solo? Preferisco che tu sia accanto a me, non voglio restare in quel posto da solo, tu non sai come mi trattano i tuoi servitori. Proteggimi. Ho bisogno di essere protetto. Sono solo un bambino.
Non credevo che questa distanza potesse farmi soffrire così. Quando la notte faccio gli incubi, tu non ci sei. Voglio che mi consoli e stringi forte a te. Voglio sentire la tua voce nella mia testa. Non urla di dolore. Ma questo non è un brutto sogno, sta accadendo realmente. Inghilterra non ha pietà. Tortura entrambi. Quel demonio di un pirata. Quanto vorrei tornare a casa con te. Ci riusciremo, vero Spagna?»
«Sì, ti farò tornare a casa. ...Te lo prometto, Romanito.»
Genere: Angst, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chibiromano, Inghilterra/Arthur Kirkland, Pirate!Hetalia, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Lo osservo, aspettando una risposta, anche se a dir la verità non sono sicuro di volerla sentire.
Siamo solo noi due, nessun'altro è presente nella cella, ma forse ha paura che qualcuno sia nascosto ed ascolti i nostri discorsi. Forse teme di dirmi la verità, non vuole dirmi che presto moriremo entrambi oppure che, ovviamente le torture che ci aspettano saranno terribili. 
Abbasso lo sguardo sul mio petto, brucia, la ferita continua a sanguinare ma cerco di essere forte e di non sembrare troppo infantile, non voglio piangere di fronte a lui, ma sopratutto non voglio che si senta in colpa, anche se la colpa di questa situazione è sua. Se non andasse in giro per mare a fare nuove conquiste, a quest'ora saremmo a casa tranquilli, spensierati e felici. Invece no. Siamo in questa maledetta cella, legati come salami ed entrambi feriti ed affamati. Spero che ci portino qualcosa da mangiare, perché ho davvero fame. Da come è ridotto Spagna, dubito che gli abbiano mai servito da mangiare.
«Romano...» Appena lo sento parlare, sollevo lo sguardo verso di lui, che si sia deciso a dirmi cosa diavolo gli ha detto l'uomo da poco uscito? Deglutisco pesantemente e lo guardo con gli occhi sgranati, lucidi e rossi per il pianto di poco fa, anzi, anche ora sto piangendo, ma sono troppo concentrato a guardarlo per rendermene conto. «... Non posso dirti nulla, scusa.» Tutto qua? Io devo saperlo! Non mi importa se siano cose belle o brutte, io devo conoscere la verità! Deve smetterla di trattarmi come un bambino scemo! Sì, sono un bambino! Ma in situazioni come questa dovrebbe trattarmi come un adulto!
Ora che siamo soli, vorrei parlargli, vorrei che la smettesse di pensare che io sia inutile, magari potremmo trovare entrambi un modo per fuggire di qua e tornare a casa. Attendo che dica altro, ma c'è silenzio da parte di entrambi, forse aspetta che io dica qualcosa, ma onestamente non so proprio cosa dire, avrei voluto che fosse lui a parlare, vorrei che mi avesse detto cosa gli ha detto quel servo, che poi si è rivelato una spia mandata da quel fottuto inglese. Ma niente, mi tiene all'oscuro di tutto, come sempre... 
«Ti odio.» Gli dico apatico, l'ho ferito. Questa cosa lo ha ferito più delle torture di Arthur, si vede, lo capisco dalla sua espressione di dolore. Vorrebbe dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma vedo le sue labbra curve verso il basso, strette tra loro e tremano, come tutto il suo corpo, i suoi occhi si chiudono e il suo viso dopo poco è pieno di lacrime, dalla sua bocca escono singhiozzi che tenta di soffocare. Non mi guarda, tiene lo sguardo basso e scuote la testa.
Gli ho spezzato il cuore, ne sono consapevole. Solleva di poco lo sguardo e mi guarda, cerca di trattenere i singhiozzi ma non ci riesce. «Lo so... Lo so benissimo che mi odi... Mi dispiace, non avrei mai voluto che ti trovassi anche tu in questa situazio-» Sussurra, non gli lascio nemmeno concludere la frase, che comincio a parlare ad alta voce, forse sto urlando, ma sono incazzato e non riesco a trattenermi. «Sei un bastardo! Io non ti odio per questo! Non è colpa tua, lo so benissimo! Smettila di preoccparti tanto per me!» Ho il fiatone, cerco inutilmente di sembrare grande e non piangere, tentativo inutile, dopo poco ecco che piango di nuovo. Non distolgo lo sguardo dal suo, lo guardo con decisione e rabbia, nonostante gli occhi non smettano di lacrimare.
«Allora perché dici di odiarmi?» Chiede con tono di voce triste e dispiaciuto.
Prendo un respiro profondo e tento di calmarmi, abbasso lo sguardo e chiudo gli occhi. «Mi tieni sempre all'oscuro di tutto, mi fai sentire stupido, inutile e cretino... Lo so che vuoi proteggermi, ma non mi dici mai nulla. Io voglio sapere tutto, ora che siamo da soli, rispondi alle mie domande. Se mi vuoi bene, fallo.» Rialzo lo sguardo su di lui e noto che per fortuna ha smesso di piangere, sembra essere più felice ora, forse perché gli ho detto che non lo odio per questa situazione. Come potrei odiarlo? Anche volendo non ci riesco, lui è tutto per me, credo che prima di morire glielo dirò.
Accenna un sorriso triste, forse spera che sorridendo io mi tranquillizzi e pensi che effettivamente vada tutto bene, ma vedere quel triste sorriso sulle sue labbra, labbra secche e viola per via dei lividi non aiuta di certo. «Va bene, risponderò a tutte le domande che mi farai, sarò sincero, te lo prometto.»  Capisco che le sue parole sono sincere, la sua voce mi rassicura, mi fido di lui. Credo sia l'unico di cui mi fidi davvero.
Finalmente ho l'opportunità di chiedergli tutto quello che voglio, ho talmente tante cose da chiedergli che non so da dove iniziare. Rimango in silenzio, sono curioso ma voglio anche dirgli tutto quello che penso su di lui o della situazione in cui ci troviamo, voglio trovare il coraggio di dirgli tutto, voglio che anche lui sappia tutta la verità. Tengo gli occhi chiusi e dico quello che penso, senza pensarci troppo. Se ci penso troppo rischio di non dirgli nulla e io in questo momento voglio parlargli senza timore, quando ci ricapiterà di restare ancora soli? Apro piano gli occhi e lo guardo, quei bellissimi occhi verdi che tanto mi piacciono, peccato che sembrino spenti e tristi.
Mi mordo il labbro ed inizio a parlare senza pensare troppo a quello che dico «Perché non resti con me? Perché non mi porti insieme a te? Perché mi abbandoni ogni volta? Cosa c'è per mare di così prezioso da farti partire lontano e perché mi lasci da solo? Preferisco che tu sia accanto a me, non voglio restare in quel posto da solo, tu non sai come mi trattano i tuoi servitori. Proteggimi. Ho bisogno di essere protetto. Sono solo un bambino. 
Non credevo che questa distanza potesse farmi soffrire così. Quando la notte faccio gli incubi, tu non ci sei. Voglio che mi consoli e stringi forte a te. Voglio sentire la tua voce nella mia testa. Non urla di dolore. Ma questo non è un brutto sogno, sta accadendo realmente. Inghilterra non ha pietà. Tortura entrambi. Quel demonio di un pirata. Quanto vorrei tornare a casa con te. Ci riusciremo, vero Spagna?» Parlo tutto d'un fiato, forse ho detto qualcosa che non dovrei dire, perché da lui non c'è un iniziale risposta. Forse non ha ben capito cosa gli ho detto. I suoi occhi sembrano brillare, sono lucidi, non sa cosa dire, tenta più volte di parlare ma non ci riesce, finalmente riesce a dire qualcosa, ma non è quello che esattamente mi aspettavo «Sì, ti farò tornare a casa. ...Te lo prometto, Romanito.» Ecco quello che dice, ma perché ha detto "Ti farò" invece di dire "Torneremo"? Sto giusto per chiederglielo, fino a quando non si sente la fastidiosa risata di Inghilterra,  sta anche battendo le mani. Che diavolo ha da applaudire!? Da quanto tempo è lì!? Che nervi! Questa cosa doveva rimanere segreta invece ora la sa anche quel fottuto bastardo. 
 
   
 
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