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Autore: HZLNL_1D    12/09/2014    12 recensioni
Dopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persona, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore.
Ti abitui alla solitudine, oltre a quella esteriore, anche a quella interiore, che è peggio.
Impari a fare affidamento solo tu stesso.
È così la vita: ti toglie e ti da.
Sta a te trovare un modo per sopravvivere.
Qualcuno, per cui sopravvivere.
_______________________________
Dicono che gli opposti si attraggono.
Ma se per una volta, fossero due persone apparentemente diversi ma così profondamente uguali ad attrarsi?
Dalla storia:
"Allora, vado così ti lascio sola."
"Tanto ci sono abituata."
"Ok, vado."
"Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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He's right, my life is pathetic.


La vista era offuscata e la testa le girava vertiginosamente. Gli occhi pesanti e lo stomaco scombussolato dall’eccessiva quantità d’alcol ingerito.
Alla vista della figura del biondo, Haley pensò di aver bevuto così tanto da avere delle allucinazioni. 
Strofinò più volte i palmi delle mani sugli occhi, ma dopo averli riaperti la figura era ancora lì.
“Io… Tu… cosa ci fai nella mia camera?!” La voce le uscì debole e le parole furono appena comprensibili al ragazzo. Pur sapendo di non essere il massimo della lucidità e che quindi avrebbe capito poco e niente, voleva capire come fosse arrivata nella sua camera, ma soprattutto cosa ci facesse Ashton lì con lei.
Cercò di mettersi in piedi, ma un forte giramento di testa la fece tornare seduta.
“Bennet, non dovresti alzarti così bruscamente.” Quando Ashton la vide in difficoltà nel togliersi la giacca, si sporse leggermente in avanti per aiutarla.
“N-non toccarmi.” Sbottò lei, lanciando la giacca nera sul letto. 
“Senti non sei nelle condizioni giuste per fare la scontrosa, quindi fatti dare una mano!” Era a conoscenza del fatto che non era costretto a stare lì e farsi trattare così da una ragazzina in preda alla sua prima sbronza, ma le scritte sul diario di lei continuavano a vagare per la sua testa infastidendolo. Sentiva lo stomaco contorcersi al pensiero che lei lo avesse etichettato come ‘uno stronzo senza cuore’. La situazione era comica quanto assurda, perché lui aveva lavorato per mesi, addirittura anni, per riuscire ad essere così e adesso che c’era riuscito lo infastidiva il fatto che lei pensasse questo di lui. Fino a qualche tempo fa, l’unica cosa che desiderava era che tutti vedessero in lui una persona pericolosa da temere e da stare lontani e continuava a volerlo ancora, ma non con lei. Aveva un insensato desiderio di mostrarsi per quello che era una volta, con lei. Ma non poteva rischiare. 
Uno dei motivi per cui Ashton detestava Haley, era perché lei creava troppa confusione nella sua testa riguardo troppe cose che non avrebbe mai dovuto mettere in dubbio. Se lui aveva fatto le sue scelte ed era diventato così c’era un motivo ben preciso e adesso non poteva rischiare di mandare tutto all’aria per qualcuno che non conosceva nemmeno. Qualcuno per cui non sapeva se ne sarebbe valsa la pena.

Haley ignorò il commento del ragazzo e tentò nuovamente a rimettersi in piedi. Sembrava esserci riuscita e quando fece un passo in avanti, credendo che le sue gambe non avessero ceduto, sentì le ginocchia piegarsi e il pavimento mancarle sotto i piedi. Chiuse gli occhi, pronta per il brusco impatto contro il pavimento. Ma il suo corpo non arrivò mai alla moquette. 
Con un gesto fulmineo, Ashton cinse la vita di Haley con un braccio, facendo scontrare la schiena di lei contro il suo petto. Haley riaprì gli occhi nel momento in cui sentì la sua pelle contro il tessuto caldo della leggere stoffa che copriva il petto di lui. Rimasero fermi in quella posizione per dei secondi che ad Haley sembrarono interminabili.
Quando sentì che le sue gambe avevano riacquistato forza a sufficienza, si girò ritrovandosi a pochi centimetri dal viso di Ashton. Sentì il respiro del ragazzo sulle labbra mentre i suoi occhi azzurri erano come ipnotizzati da quelli verdi di Ashton. Senza rendersene conto, Haley aprì le mani sul petto di lui, che si muoveva ad un ritmo regolare.
“Scusa..” Haley riuscì appena a mormorare, sentendo il suo stomaco contorcersi e percepire l’arrivo di un conato di vomito. 
Si staccò velocemente dal petto del biondo, correndo al bagno. 

Ashton cercò di accattonare i pensieri sull’accaduto in un angolo remoto della mente, raggiungendo di corsa la ragazza. Entrò nel bagno, trovandola piegata in due sul water mentre rimetteva l’alcol ingerito durante la serata. 
Titubante si avvicinò a lei, raccogliendole i lunghi capelli in una coda alta. Vide delle lacrime scorrere lungo le guance della ragazza, mentre il suo corpo veniva smosso da continui conati. Istintivamente, cominciò a passarle una mano sulla schiena con movimenti ritmici.
In quel momento non pensava a nulla, solo a darle una mano. Sapeva che questo fosse il momento peggiore di una sbronza, gli era capitato di passarci le prime volte. 

Dopo svariati minuti, Haley cercò di riprendere aria. La testa le martellava incessantemente e la gola le bruciava. Giurò che quella sarebbe stata la sua prima e ultima sbronza. 
Quando cercò di alzarsi, Ashton le diede una mano ad appoggiarsi alla vasca. Lei rimase ferma, non ancora capace di muoversi. 
Ashton sospirò e dopo essersi guardato velocemente intorno, prese la ragazza per la vita e la fece sedere sul ripiano in marmo. 
Haley rimase in silenzio, osservando attentamente ogni sua mossa. Ashton prese un asciugamano e lo bagnò sotto il rubinetto, poi si avvicinò alla ragazza e le divaricò leggermente le gambe sistemandosi in mezzo. Le passo l’asciugamano sul viso, senza però guardarla negli occhi.
“Ti senti meglio?” le chiese.
“Più o meno.. Grazie.” mormorò imbarazza, chiudendo gli occhi. 
“Forse con una doccia staresti un po’ meglio.” Ashton si allontanò, aiutandola a scendere. 
Non aveva idea del perché ci fosse lì lui ad aiutarla e non Calum, ma nonostante avesse rigettato gran parte dell’alcol assimilato, era ancora troppo ubriaca per potersi preoccupare di trovare delle risposte alle sue domande. Così annuì semplicemente, troppo confusa per poter formulare anche una semplice frase. Ashton le rivolse un ultimo sguardo, uscendo poi dal bagno e chiudendosi la porta alle spalle. 

Dopo essersi tolta gli indumenti sporchi, Haley si rifugiò sotto il getto d’acqua tiepida. Sentì l’acqua scenderle dalla testa lungo tutto il corpo, facendole rilassare ogni muscolo.
Dopo essersi lavata di dosso anche l’ultimo residuo di shampoo dai capelli, si ricordò di aver sbadatamente dimenticato di prendere il cambio. Chiuse il getto d’acqua e uscì dalla vasca avvolta in un morbido accappatoio di cotone, trovando con sua gran sorpresa dei vestiti e l’intimo sopra il ripiano di marmo. 
L’unica idea plausibile che le balenò il mente, fu quella che fosse stato Ashton a portarle il cambio. Al pensiero che il ragazzo avesse guardato tra i suoi cassetti le guance assunsero un colorito rossastro e sentì come se il suo viso avesse preso fuoco.
Probabilmente era già andato via, ma era curiosa di vedere se fosse davvero andato. In quel momento, troppo presa a vestirsi con foga per accorgersene, sperò che non fosse così. 
Dopo essersi vestita, asciugò velocemente i capelli e non curandosi del fatto che fossero ancora un po’ bagnati, corse fuori dal bagno. 
Arrivò in camera sua e non seppe se essere contenta o meno se essere contenta o meno del fatto di non aver avuto ragione. 

Ashton era ancora lì, seduto sul bordo del letto con le mani incrociate e i gomiti poggiati sulle ginocchia. Quando sentì il cigolio della porta, alzò lo sguardo incontrando quello della ragazza.
Si stupì di come potesse apparire così bella, anche in quelle condizioni. Aveva indosso il pigiama, era nella fase ‘post-sbornia’ e senza trucco. Ma restava comunque bella. 
“Non occorreva che restassi.” Haley entrò nella stanza, cercando di capire come si sentisse. Quando lo aveva visto aveva dovuto  sforzarsi nel trattenere un sorriso, mentre adesso desiderava che se ne fosse andato. Questo non poté fare altro che farle capire che l’effetto dell’alcol stesse ancora facendo il suo lavoro. 
“Anche se guardarti rimettere l’anima non è la cosa più attraente del mondo, ho pensato che non fosse una buona idea lasciarti sola.” Ashton si alzò dal letto, camminando fino alla scrivania posta all’angolo della camera. 
“Da quando hai buone idee?” mormorò la ragazza, avvicinandosi al suo letto. Pensò di aver parlato a voce abbastanza bassa da non farsi sentire, ma lo sguardo freddo del biondo le fece capire che non era andata esattamente così. “Io.. Scusa, non volevo. Ti ringrazio per essere rimasto e avermi dato una mano. Non volevo essere scontrosa sono solo.. stordita e stanca.” 
Ashton spostò lo sguardo sulla libreria che conteneva parecchi libri. Aveva sempre pensato che fosse una ragazza che amava leggere, probabilmente solo perché il mondo in cui quei libri che leggeva la portavano, era migliore di questo. 
Portò nuovamente lo sguardo su di lei, che adesso era posizionata al centro del grande materasso, con le gambe incrociate e lo sguardo fisso sulle mani che stava torturando. 
Non era la prima volta che la vedeva fare così, probabilmente era una cosa che faceva quando era nervosa. 
“Allora, vado così ti lascio sola.” Spostò il peso del corpo da una gamba all’altra, facendo poi qualche passo verso la porta. Non sapeva cosa si aspettasse di sentirsi dire, ma si prese del tempo nel caso la ragazza avesse risposto. Quando vide la ragazza annuire, senza aggiungere nemmeno una parola, le diede le spalle per poter uscire dalla camera. In fondo adesso stava un po’ meglio, non c’era bisogno di stare ancora lì. Quando arrivò sull’uscio della porta, la voce della ragazza lo fermò. 
“Tanto ci sono abituata.” 
“Ok, allora vado.” 
Haley alzò lo sguardo e avrebbe dovuto sentirsi sollevata che stesse andando via, invece sentì solamente una forte sensazione di solitudine e prima che potesse rendersene conto parlò.
“Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace.” disse con voce flebile, sorpresa di star chiedendo, anche se in maniera non molto specifica, proprio a lui di rimanere. 
Ashton si voltò e per la prima volta Haley potè dire di aver visto un espressione diversa sul suo volto, seppure un’espressione confusa, ma almeno non era furioso o freddo.
Haley si maledì mentalmente per non averlo lasciato andare, convinta che da lì a poco sarebbe scoppiato a ridere e se ne sarebbe andato. Ma quando lo vide dirigersi verso di lei, il cuore cominciò a batterle forte. 

Ashton era piuttosto confuso, ma non lasciò trapelare nessun tipo di emozione dal suo volto. Avrebbe potuto ignorare la sua ultima affermazione e andarsene, ma non volle soffermarsi a pensarci. Superò il letto e prese la poltrona posizionata di fronte la scrivania, portandola davanti il letto. Si tolse la camicia, restando con la canotta bianca, e si sedette.
“C-cosa stai facendo?” gli chiese Haley, mentre tratteneva un sorriso. 
“Mi siedo.” disse con fare ovvio Ashton, incrociando le braccia al petto. “Quanto hai bevuto?”
“Uhm…” Haley dovette prima pensarci attentamente, dal momento che la sbronza non era ancora passata e la sua testa reggesse a malapena l’intera situazione. “Forse… due o tre Cuba Libre e due shot di tequila. Credo.” 
“Mi stupisco del fatto che Calum ti abbia lasciato bere così tanto.” Una piccola risata uscì dalle labbra di Ashton e a quel punto Haley non riuscì più a trattenersi. Un sorriso timido le comparse sul viso e lei si coprì con la mano, nella speranza di non farsi vedere. 
“Pensi davvero che io sia uno stronzo?” Ashton spezzò di nuovo il silenzio.
Haley alzò di scatto lo sguardo e il sorriso sul suo volto scomparve. 
“Rispondi.” 
“Tu… si. Ti sei sempre comportato da stronzo, tranne poco fa.” ammise Haley, giocando con le coperte del suo letto.
“E hai anche paura di me?” Quella domanda fu più imprevista della prima. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Aveva paura di lui durante i suoi scatti d’ira e i suoi atteggiamenti rudi, ma non aveva paura dell’Ashton che l’aveva salvata da Noel, con l’Ashton che l’aveva accompagnata a casa o che l’aveva aiutata pochi minuti fa. Non aveva più paura di Ashton, o almeno non sempre. Ma non rispose, continuò a stare zitta. “Questo tuo silenzio mi basta come risposta.” 
Alzò lo sguardo, puntandolo sul viso del ragazzo. Si aspettava di trovarlo a guardarla, invece lui aveva lo sguardo rivolto alla scrivania e la mandibola serrata.
“E’ la tua famiglia quella?” Haley guardo il punto che Ashton le aveva indicato e vide la cornice in cui c’era la foto della sua famiglia.
“Si.” un sorriso malinconico si dipinse sul volto della ragazza e ad Ashton non passò inosservato, portandolo a porle altre domande.
“Dove sono adesso?”
“Loro… s-senti, non mi va di parlare di loro, okay?”
“E Andrew, è il tuo ragazzo?” Ashton capì di essersi spinto troppo con quelle domande, ma non riuscì a fermarsi. Aveva come perso il controllo, voleva saperne di più. Puntò lo sguardo sul viso contratto della ragazza, che sembrava essere davvero disturbata da quelle domande. 
Haley non riusciva a spiegarsi il perché di tutte quelle domande. Avrebbe potuto passar sopra le domande sulla sua famiglia, ma quando sentì chiedere di Andrew rimase senza fiato. Non riusciva a capire come fosse a conoscenza di Andrew, fino a quando il suo sguardo si spostò sulla scrivania. Il diario non era più al suo posto dietro la pila di libri sulla scrivania, ma era poggiato sopra il portatile. 
Si alzò di scatto, barcollando fino ad arrivare alla scrivania.
“L’hai letto!?” sbottò furiosa, mentre mostrava il diario ad Ashton.
“Senti, tu dormivi e io mi stavo annoiando. L’ho visto lì e ho letto qualcosa.” rispose il biondo, come se non avesse fatto nulla di male.
“Tu.. Oddio, come potevo credere di essermi sbagliata su di te!! Ho ragione a pensare che tu sia uno stronzo.” urlò Haley e gli occhi le si riempirono di lacrime. Forse l’alcol stava ancora facendo la sua parte moltiplicando le sue emozioni, ma l’azione di Ashton era sbagliata. Quello era una cosa sua, privata. E Ashton l’aveva letta. 
Non sapeva se avesse letto cose a sufficienza per venire a conoscenza del suo passato, ma si sentiva violata.

Ashton si alzò dalla sedia, cercando di avvicinarsi cautamente alla ragazza. Non pensava che l’avrebbe capito, anche se tutte quelle domande sulla sua vita non potevano essere nate dal nulla.
“Non avvicinarti.” sbottò Haley indietreggiando fino a toccare il mobile dietro di lei.
“Senti, mi dispiace. Okay?” Non era davvero dispiaciuto, ma non voleva scatenare altri problemi. Se avrebbero cominciato a litigare la rabbia avrebbe preso il sopravvento e lui avrebbe finito per spaventarla, ancora.
“Davvero? Tu non puoi, okay? Non puoi entrare nella mia camera e leggere il mio diario, fare domande sulla mia vita e poi dirmi che ti dispiace.” urlò Haley e delle lacrime di rabbia cominciarono a solcarle il viso. 
Ashton non aggiunse una sola parola. Si avvicinò a lei, che una volta avuto di fronte, cominciò a sfogarsi tirando pugni sul suo petto. Ashton la lasciò fare per un po’.
“Adesso basta, okay? Ho detto che mi dispiace, smettila.” La bloccò per i polsi, avvicinandola a lui. Quando Haley smise di muoversi, le lasciò i polsi e posò entrambe le mani ai lati del suo viso, asciugandole gli occhi con i pollici.
“Sei stanca e non hai ancora smaltito del tutto la sbornia. Devi dormire.” le ordinò, indietreggiando verso il letto e portandola con se. 
“L-lasciami, devi lasciarmi.” Con un gesto brusco, Haley riuscì a togliere i suoi polsi dalla presa ferrea del biondo.
“Non credi di esagerare!? Era un fottuto quaderno!” Ashton alzò le mani in aria, stanco del comportamento di Haley. Non gli importava se era semplicemente ubriaca o si stava comportando da stupida, nessuno poteva permettersi di urlargli contro. Nessuno poteva comportarsi così con lui.
“Lì dentro c’è la mia vita, okay? E non sono affari tuoi. Vattene.”
“Sai cosa? Sei una stupida rompipalle. E sai un’altra cosa? Non me ne fotte un accidenti della tua patetica vita!” Quelle parole furono delle lame al petto, che vennero dette con un tono di voce così sprezzante che fece capire ad Haley quanto Ashton fosse furioso, adesso. Ora lo riconosceva, questo era il ragazzo che aveva avuto il dispiacere di conoscere. 
Si lasciò cadere sul letto e nonostante lo sguardo fosse offuscato dalle lacrime, riuscì a vedere il volto furioso del biondo e il petto che si alzava e abbassava freneticamente, prima che prendesse la sua camicia e uscisse dalla camera sbattendo bruscamente la porta.
Haley sobbalzò, lasciandosi poi cadere completamente sul morbido materasso. La testa le scoppiava e il viso era ormai completamente bagnato dalle lacrime. 
Passò qualche minuto, prima che le coperte le riscaldassero il corpo scosso da brividi di freddo e quel punto gli occhi le si chiusero.

Le 5:00. La sveglia sarebbe dovuta suonare tra un’ora, ma Haley era già seduta sul letto, con la schiena contro la testiera del letto e le ginocchia al petto. Come da copione, i suoi incubi fecero capolino nel suo sonno, con scene che le fecero riaffiorare alla mente ricordi dolorosi e che avrebbe voluto dimenticare per sempre, interrompendo il suo sonno inquieto. 
La testa le faceva ancora male, tipico effetto da post-sbornia, così prese una pasticca in modo da farlo passare prima di arrivare a scuola. Tutti i ricordi della sera precedente si fecero spazio nella tua sua testa, poco per volta, peggiorando così il suo umore. 
Quella mattina, oltre ad essere arrabbiata, frustrata e delusa, si sentiva terribilmente strana. Ed era certa che la sbronza della serata scorsa non centrasse più nulla.
Sentiva terribilmente freddo, nonostante non fosse una giornata piovosa. C’era solo qualche nuvola ad oscurare il cielo, ma la temperatura non era molto bassa. 
Si alzò dal letto, cercando di ignorare i giramenti di testa, e si avvicinò all’armadio. Prese un paio di skinny jeans blu e una felpa leggera da yoga con il cappuccio. 
Si rifiutò di fare una doccia, dal momento che l’aveva fatta prima di andare a dormire, così si limito a stirare i capelli con l’unico scopo di perdere tempo. Erano le 5:30, e aveva intenzione di prendere il treno per raggiungere la Richmond. Josh era tornato a casa in tarda notte e non aveva intenzione di disturbarlo. Per una volta poteva anche andare a scuola da sola. 
Si fermò davanti allo specchio, rifiutandosi anche di rimediare in qualche modo al suo aspetto con un po’ di trucco. Aveva un’aria di chi non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Delle leggere occhiaie le facevano sembrare il volto più stanco di quanto fosse, le labbra erano meno rosee del solito e screpolate e la pelle era stranamente pallida. 
Sbuffò, spostandosi dallo specchio e prese la sua borsa con qualche libro, e dopo aver preso il cellulare e le sue cuffie, scese al piano di sotto.
Prese un post-it giallo e ci scrisse sopra un messaggio per Josh:

Giorno Josh :)
So che sei rientrato tardi questa notte, così ho preferito lasciarti riposare. Andrò a scuola con il treno, non preoccuparti. Riposati, ci vediamo all’uscita.
Buona giornata,
Hal :)


Un leggerò venticello le mosse i capelli non appena mise piede nel portico della casa. Prese un lungo respiro, come se l’aiutasse ad affrontare meglio la giornata che le aspettava. Prese le cuffie dalla borsa e mentre camminava, selezionò la sua playlist sentendo le note di una delle sue canzoni preferite: Demons, degli Imagine Dragons.
Non faceva altro che ascoltare quella canzone, nell’ultimo mese. 
Continuò a camminare, mentre le parole della canzone risuonavano nelle sue orecchie. Sentì un altro brivido percorrerle il corpo, così tirò su il cappuccio della felpa.
La stazione distava a dieci minuti da casa sua, e dal momento che era ancora presto perché il treno arrivasse, si prese il suo tempo. Quando arrivò di fronte alla vetrina di uno Starbucks, si ricordò di non aver fatto colazione e di non essersi nemmeno procurata nulla da consumare a pranzo, ma non le importò molto. Non aveva fame, ne le sarebbe venuta, in caso contrario poteva prendere qualcosa che davano alla mensa. Ma era più che sicura che il cibo sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi. Sentiva solo tanto sonno e l’unica cosa che desiderava in quel momento era un letto, un cuscino e due ore di sonno senza i suoi incubi. Quello era il suo unico desiderio, al momento. 
Scosse la testa, riprendendo a camminare. Dopo qualche passo, dovette fermarsi ad un incrocio, aspettando che il semaforo diventasse verde. Maledì mentalmente quella luce che sembrava non aver intenzione di cambiare colore, quando sentì una macchina affiancarla. Fece finta di nulla e continuò a guardare imperterrita davanti a se, continuando ad ascoltare la musica. Quando sentì il suono incessante del clacson decise di girarsi, trovando con sua grande sorpresa Calum.
Si tolse le cuffie avvicinandosi al finestrino, adesso completamente abbassato, della Opel. 
“A piedi questa mattina?” Calum sorrise raggiante e Haley si domandò come facesse ad essere così solare di prima mattina. 
“Non volevo disturbare Josh, ha lavorato fino a tardi.” fece spallucce.
“Sali, ti do un passaggio.” 
“No, non voglio crearti nessun problema. Prendo il treno, tranquillo.” Haley sorrise al moro, ringraziandolo per l’offerta.
“Haley, andiamo nella stessa scuola, hai presente?” rise Calum. “Su, sali stupida.” 
Haley alzò gli occhi al cielo, aprendo poi la portiera dell’auto e salire a bordo.Posò la borsa sulle sue gambe e dopo essersi allacciata la cintura di sicurezza, sfregò le mani fredde nel tentativo di riscaldarle.
“Senti freddo?” chiese Calum guardandola stranito, premendo poi sull’acceleratore una volta che il semaforo diventò verde.
“Uhm, un po’.”
“Stai bene? Sembri strana oggi.” Calum si girò per pochi secondi, staccando lo sguardo dalla strada, per guardarla meglio.
“Sono senza trucco e quindi faccio particolarmente paura, ecco tutto.” scherzò Haley, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo. “Okay, scherzavo. Ma sto bene, davvero. Solo un po’ stanca.” mentì. 
“Okay. Ti sei ripresa dalla sbronza di ieri?” Calum era chiaramente divertito, mentre sul volto della ragazza si dipinse una smorfia di disgusto.
“Non ridere o giuro che ti strozzo. Ho rimesso anche l’anima!” borbottò Haley, gettando le mani in aria.
“Com’è andata con Ashton? Ti ha aiutata?” 
“Io.. Uhm.. Non ricordo molto di ieri sera, sai..” mentì ancora, sperando che Calum facesse finta di crederci anche questa volta.
“Haley oggi sei in vena di bugie, vero?” Il tono di Calum si fece più rigido, mentre stringeva la presa sul volante. 
“Okay, okay.” si lamentò Haley “Ti dirò tutto, ma non adesso, okay? Ti prego sono troppo stanca e incazzata. Ma ti prometto che poi ti dirò tutto.” sbuffò.
“Va bene. Riposati un po’, hai a disposizione venti minuti prima che arriviamo a scuola. Anche trenta se questo traffico non si sblocca.” Rispose Calum fermandosi all’ennesimo semaforo. 
“Okay. Piuttosto, poi devi dirmi per quale assurdo motivo ieri sera mi hai lasciata con quello stronzo lunatico del tuo amico, invece di restare ad aiutarmi. Dovevi esserti fatto di qualcosa, ne sono sicura.” sbiascicò Haley, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi sul sedile del passeggero. 

“Calum, sto bene. Adesso vai, tranquillo. Ci vediamo alla terza ora, abbiamo chimica insieme ricordi?” sbuffò Haley, camminando con passo lento per i corridoi poco affollati.
“Okay, ci vediamo lì. Ma se non ti senti bene o qualsiasi altra cosa, fammi chiamare.” Calum le lasciò un veloce bacio sulla guancia, procedendo poi a passi svelti nella sua classe. Per colpa del traffico erano arrivati cinque minuti dopo il suono della campanella, e quindi erano già in ritardo. Ma questo sembrava non toccare Haley, che continuava a procedere a passi lenti al suo armadietto. Prese i libri, prendendo quelli che gli sarebbero serviti per l’ora di filosofia. 
Chiuse l’armadietto con un colpo secco e per poco non le venne un colpo quando si ritrovò il viso sorridente di Abbie di fronte.
“Stavo per denunciare la tua scomparsa, sai?” Scherzò Abbie saltandole, letteralmente, addosso. 
“Oddio, scusami. Sono uno schifo, avrei dovuto farmi sentire.” Haley ricambiò l’abbracciò, rendendosi conto solo in quel momento di aver trascurato Abbie per due intere settimane.
“Tranquilla recupereremo il tempo perso.” 
Haley le sorrise e dopo aver ripreso i libri che le erano caduti a causa dell’assalto, si incamminarono una di fianco all’altra per i corridoi dell’istituto.
“Abbie, davvero mi dispiace tantissimo. Solo che queste due settimane sono state molto… caotiche, ecco. E poi è venuta la mia migliore amica  da Perth e davvero, mi dispiace.” 
“Tranquilla, non preoccuparti. Abbiamo l’ora di filosofia insieme e anche l’ora di educazione fisica, quindi hai tutto il tempo per dirmi cosa hai combinato in questi giorni.” 
Haley ricambiò il sorriso e entrarono nella classe. Presero posto agli ultimi banchi e tra un richiamo e l’altro, raccontò brevemente all’amica tutto ciò che era successo da quando si erano perse di vista.

“Wow. Ti ho lasciata sola per due settimane e.. okay, ripeto: wow.” Abbie si tirò indietro il ciuffo biondo platino, ridendo istericamente. “Haley, io sono tua amica e quello che sto per dirti è solo per il tuo bene, okay?”
Haley annuì, sedendosi in prima fila sugli spalti della curva nord del campo. Abbie prese posto accanto a lei, mentre si accendeva una sigaretta. 
“Bene.. Io non mi fido di Irwin, Haley.” si fermò, aspettando la reazione dell’amica che non tardò ad arrivare, Haley infatti smise di guardarsi in giro e cominciò a fissarla con una luce strana negli occhi. Come se la infastidisse sentire quelle parole. Abbie fece un altro tiro dal filtro bianco, buttando fuori poco dopo il fumo formando una nuvola grigia. “Le voci che girano su di lui non sono delle migliori, Hal. Dovresti davvero stargli lontano.” 
“Abbie..” Haley lasciò andare una piccola risata nervosa, cercando di formulare una frase di senso compiuto. “Non c’è nessun problema, okay? Io, uhm… non sono amica di Irwin, abbiamo solo un amico in comune e sono stata solo per una sera la baby-sitter di sua sorella. Quindi… non mi caccerò nei guai, okay?” Asserì, ma suonò come se stesse  cercando di convincere se stessa. 
“Va bene, quindi.. Non so, sicura di non esserti arrabbiata ?” le chiese Abbie, guardando alcuni ragazzi mentre si preparavano all’imminente partita amichevole tra le due squadre della scuola. 
“No, tranquilla.” Haley le sorrise, voltandosi poi a guardare il campo. 
Osservò i ragazzi di entrambe le squadre allenarsi, alcuni correvano intorno al campo altri invece avevano formato un piccolo cerchio e si passavano la palla. Non aveva mai capito tanto di calcio, ma sapeva lo stretto necessario. Andrew giocava nella squadra di calcio della loro scuola e lei aveva assistito a quasi tutte le sue partite. Quando ormai i suoi pensieri erano completamente rivolti al suo ex ragazzo, la bionda le assestò una gomitata sul fianco. Haley mugugnò qualcosa, per farle intendere di avere la sua attenzione.
“Se io ti dicessi di, uhm.. Non guardare a destra, tu lo faresti?” Non appena Abbie finì di pronunciare l’ultima parola, la testa di Haley si girò istintivamente verso la direzione indicata. 
Haley rimase immobile, incapace di muovere anche un solo muscolo quando vide cosa l‘amica intendesse: Noel e David stavano uscendo dal campo, diretti alle gradinate su cui stavano sedute loro. 
Sentì rabbia e paura invaderle il corpo, mentre li seguiva con lo sguardo mentre sul suo volto non traspariva nessuna emozione. 
Quando i due ragazzi le furono di fronte, Noel le rivolse uno sguardo malizioso mentre David la salutò con un cenno della testa e un sorriso sghembo sul volto. Haley sentì un senso di nausea scuoterle il corpo, ancora incapace di reagire anche quando i due avevano preso posto ad un paio di file distanti dalla loro. 
Era la prima volta che vedeva Noel dopo la sera alla festa e in quel momento aveva desiderato che Ashton non lo avesse risparmiato. Quel ragazzo le faceva davvero ribrezzo adesso. 
“Haley se vuoi andiamo. Magari diciamo al professore che stai male, così ci lascia rientrare prima.” Abbie la scosse per una spalla e Haley annuì, ancora impegnata a fissare il vuoto.
Sapeva ancora di avere gli sguardi dei due ragazzi su di lei, così si alzò e prese la sua borsa cercando in tutti i modi di non rivolgere lo sguardo nella loro direzione. 
Quando arrivarono a metà strada, sentì il suo nome essere ripetutamente chiamato da una voce roca e maliziosa. Non era quella di Noel, la sua la ricordava bene, perciò pensò dovesse essere David.
“Ignoralo Hal, stiamo per arrivare.” le sussurrò Abbie, stringendole la mano e trascinandola.
Haley sentì i battiti del cuore aumentare e gli occhi bruciare terribilmente quando i ricordi della festa le riaffiorarono in mente, sentì le labbra di Noel premute con forza sulle sue e le mani ruvide e insistenti tastare il suo corpo. Smise di camminare, quando ebbe un forte capogiro. Sentì le palpebre pesanti e le voci intorno a lei arrivavano ovattate. 
Sentì la voce limpida  di Abbie chiamarla ripetutamente, ma prima ancora che trovasse le forze per rispondere gli occhi le si chiusero e il buio l’avvolse. 

Aprì piano gli occhi, ma una forte luce esageratamente bianca glieli fece chiudere bruscamente. Li riaprì un’altra volta, cercando di capire dove si trovasse e quando vide le pareti azzurro chiaro capì di trovarsi sul letto dell’infermeria. 
“Ehi, Hal.” Sentì una voce calda e in quel momento si accorse della presenza del suo migliore amico. “Menomale che stavi bene, eh.” Le rivolse un mezzo sorriso, mentre le spostava una ciocca di capelli che le era caduta sul viso.
“P-perché sono qui?” Haley cercò di tirarsi su e Calum l’aiutò a mettersi seduta.
“Non ricordi nulla?” 
“Ero fuori con Abbie e poi stavamo rientrando dal campo perché” 
“Perché c’erano David e Noel.” completò Calum. “Poi sei svenuta e il professore ti ha fatto portare in infermeria. Quando ho visto che non arrivavi in classe di Chimica sono venuto a cercarti e ho incontrato Abbie per i corridoi e mi ha raccontato tutto.” 
“Tutto tutto?” chiese Haley, sperando in una risposta negativa.
“Tutto.” 
“Oh.. beh, ora posso uscire però, no?” Haley sforzò un sorriso, cercando di non parlare dei due ragazzi,
“Sta venendo a prenderti Josh.”
“Ma perché!? Sto bene adesso!” urlò quasi, muovendo freneticamente le mani mentre alzava gli occhi al cielo.
“Haley piantala.” La riprese Calum. “Tu non stai bene, hai la febbre.”
Haley non riuscì a protestare perché la porta dell’infermeria si aprì, lasciando entrare una donna. Si ricordò della volta in cui lei aveva medicato le ferite di Ashton in quella stessa stanza e quella donna li aveva interrotti, salvandola da un possibile bacio.
Si sforzò, cercando di ricordare il nome della signora. Quando gli occhi verdi della donna incontrarono i suoi, le venne in mente il suo nome.
“Clara.” la salutò.
“Haley, cara.” Clara le sorrise. “Il tuo amico ha ragione, hai la febbre e anche piuttosto alta.”
“Ma..” Haley non fece in tempo a completare la frase, che la porta si aprì di nuovo ma questa volta fu Josh ad entrare. 
“Ehi, tesoro. Come stai? Mi hai fatto preoccupare.” Josh si avvicinò a passo svelto, stringendola in un abbraccio.
“E’ solo un po’ di febbre.” si lamentò lei, alzando per l’ennesima volta gli occhi al cielo. Forse era la febbre, forse no o forse solo in parte, ma quel giorno si sentiva particolarmente nervosa e ogni cosa la infastidiva. 
“Calum, ti ringrazio per avermi fatto chiamare.” Josh diede una pacca sulla spalla del moro.
“Ho pensato che avreste voluto questo.” Calum fece spallucce, guadagnandosi uno sguardo di fuoco dalla ragazza.

“Haley per qualunque cosa chiamami, okay?” Josh le ripeté la stessa frase per quella che forse era la decima volta. Haley annuì, sprofondando con il viso nel cuscino. Sollevò le coperte fino al mento, lasciando andare un sospiro. 
La febbre era peggiorata, e per quanto odiasse ammetterlo, adesso stava davvero male.
“Io adesso vado di sotto, tu riposa. Per ogni cosa chiamami Hal, davvero. Non fare la testarda.” Josh le lasciò un bacio sulla fronte, uscendo poi dalla stanza e chiudendo delicatamente la porta. 
Il cellulare di Haley vibrò, ma si rifiutò di alzarsi e vedere chi fosse. Gli occhi le si appesantirono e troppo stanca per opporre resistenza, si lasciò andare. Anche se era consapevole che probabilmente, i soliti incubi l’avrebbero svegliata.

“No, Josh. Altri cinque minuti.” borbottò Haley nel sonno, facendo sorridere Calum. 
“Haley, sono Calum.” le sussurrò nell’orecchio, smuovendola un po’ per il braccio. Josh l’aveva fatto entrare in camera già da un paio di minuti, ma aveva deciso di svegliarla solo adesso. 
Haley si passò una mano sul viso, mormorando qualcosa di incomprensibile. Quando aprì gli occhi, trovò il moro seduto sul bordo del suo letto che sghignazzava.
“Salve principessa Aurora, sta aspettando il suo principe?” Calum rise, spettinandole, ancor di più, i capelli. 
“Credo che il mio principe azzurro si sia perso di proposito.” borbottò Haley, mettendosi seduta. “Che ore sono?”
“Sono le quattro di pomeriggio in realtà.” 
“Cosa? Vuoi dirmi che ho dormito per tutto questo tempo?” urlò Haley, scalciando via le lenzuola. Il mal di testa le era passato ed era sicura che la febbre fosse scesa, anche se non del tutto.
“A quanto pare.” il moro fece spallucce, riposando il suo cellulare in tasca.
“Avresti potuto mandarmi un messaggio per avvisarmi che saresti venuto, mi sarei fatta trovare già sveglia.” 
“In realtà ti ho mandato un messaggio questa mattina.” 
“Oh.. Allora eri tu, scusa ma non avevo nemmeno la forza di respirare.” ammise Haley, incrociando le gambe. “Okay, uhm.. Suppongo tu sia qui perché vuoi che ti dica quello che è successo ieri sera, giusto?” 
“In realtà sono qui perché volevo vedere come stavi, e comunque.. Mi ha detto tutto Ashton.” Calum la guardò attentamente, cercando un qualche segnale che avrebbe potuto fargli capire che effetto facesse ad Haley parlare dell’accaduto.
“Uhm, bene. Quindi ora sai anche tu quanto il tuo amico sia stronzo.” Affermò dura Haley, sentendo la rabbia farsi spazio dentro di lei.
“Haley, lui.. Non credeva di star facendo niente di male quando ha letto il tuo diario. Non so dirti cosa gli sia preso, sinceramente. So solo che ogni sua azione che compie quando si tratta di te, beh… è.. Non so come spiegarti.” 
Haley annuì, mentre fissava le coperte bianche e tracciava l’orlo ricamato con l’indice. Ripensò alle parole del biondo, sentendo la rabbia venire rimpiazzata dalla tristezza e gli occhi riempirsi di lacrime.
“Sai Cal, Ashton ha ragione..” ammise ad un tratto Haley, lasciando confuso il moro. 
“Haley, ma cos-..” 
“No, Cal. Fammi finire. Ashton ha detto che la mia vita è patetica, e sai cosa? Ha ragione. La mia vita fa schifo.” un singhiozzo le spezzò la voce. 
“Haley smettila, per favore.” Calum le asciugò velocemente una lacrima che le era caduta. 
“Io non ho nessun legame di sangue con Josh Bennet, lui mi ha adottato.” L’affermazione di Haley lo lasciò spiazzato, ma si rese conto che la ragazza si stava aprendo con lui, per la prima volta. Non la fermò, le prese una mano e la strinse tra le sue e lei continuò. “Sono stata in una casa-famiglia per due anni. Due anni fa abitavo in una cittadina poco lontana da Hornsby, con la mia famiglia. Mio padre era un agente di polizia, mia madre aveva smesso di lavorare dopo la nascita di mio fratello, Phill. Aveva solo nove anni, lui. Cazzo.” Sbottò, asciugandosi il viso con la manica della maglietta. Tirò su col naso e poi continuò. “Una sera, ero ad una festa. Ero con il mio ragazzo, Andrew, e le mie migliori amiche. Ad un certo punto della serata ero andata a cercare Andrew, pensando fosse andato a parlare con qualche amico. Invece sai dov’era? Stava scopando con un’altra! Io ci rimasi malissimo, insomma era il mio primo ragazzo. A lui avevo dato tutto, e lo amavo. Avevo solo quindici anni, si. Ma lo amavo, okay? Non si deve avere un’età precisa per amare. Ero arrabbiata da morire e l’unica cosa che mi venne in mente di fare fu chiamare mia madre e dirle di venirmi a prendere. Quella fu l’ultima sera che rividi Andrew e le mie migliori amiche. Dopo una decina di minuti che chiamai mia madre in lacrime, vennero a prendermi tutti insieme. Salii in macchina e mi rifiutai di raccontare cosa fosse successo ai miei genitori, dissi loro che avevo litigato con Andrew e che volevo tornare a casa. Loro fecero finta di crederci e partimmo. Mentre eravamo in strada, una macchina ci affiancò e cominciò a spintonarci. Mio padre cercò di seminarla, ma quella macchina continuava a starci dietro e a sbattere contro il nostro paraurti. E successe tutto in pochi secondi.” un singhiozzo più forte degli altri la fece fermare, mentre il suo viso era ormai completamente rigato dalle lacrime. Calum l’abbraccio, accarezzandole la schiena. Haley si fermò un attimo, cercando di calmarsi, ma poi continuò. “Quella macchina ci investì facendoci finire fuori strada. Io fui l’unica a sopravvivere. Rimasi una settimana in coma, e quando mi svegliai mi dissero che tutta la mia famiglia era morta nell’incidente. Capisci, Calum.. Per loro era un fottuto incidente! Ma chiunque guidasse quella cazzo di macchina, aveva programmato tutto! Ha ucciso la mia famiglia!” urlò Haley, liberandosi per tutte quelle volte che in quei due anni avrebbe voluto urlare al mondo cosa era realmente accaduto, ma non glielo avevano permesso. Nessuno le dava ascolto perché per loro era solo la ragazzina quindicenne che aveva perso la famiglia in un incidente.
“Haley, mi dispiace così tanto.” Calum sentì un dolore al petto, e la strinse più forte. La strinse così forte che temeva  non respirasse, ma non gli importava. Voleva abbracciarla e farle capire che lui era lì, che non sarebbe mai andato via. “Hanno.. Scoperto chi era?” 
“No. Il caso fu archiviato. E io fui spedita in quella casa famiglia. È stato il periodo più difficile della mia vita, Cal. E’ stato il mio periodo  più buio, ho pensato molte volte di farla finita e raggiungere la mia famiglia, sai? Ma poi ho conosciuto Janelle. E lei mi ha salvata.” Haley si lasciò andare, liberandosi di tutte quelle lacrime trattenute per tutto quel tempo. 
Calum la sollevò, facendola sedere sulle sue gambe. Haley nascose il viso nello spazio tra il volto e la spalla di Calum, sentendosi al sicuro.
“Ci sono io adesso, Hal. Non sarai mai più sola, ci sono io.” Mosse la mano sulla schiena incurvata di lei, sentendo i singhiozzi scuoterle tutto il corpo. 
Rimasero così per un tempo che Haley non si curò a contare. Lei cercava di rielaborare il fatto che fosse riuscita a confidare parte della sua vita a qualcuno che non fosse Janelle, mentre Calum cercava di rielaborare ciò che la sua migliore amica aveva appena finito di raccontarle. Sentiva tanta rabbia dentro. Avrebbe voluto raggiungere Andrew e spaccare la sua faccia e poi scoprire chi avesse ucciso la famiglia di Haley. Lo avrebbe voluto davvero fare, ma si limitò a stringere tra le braccia la ragazza e sussurrarle parole confortanti all’orecchio.


Calum era andato via ormai da un po’, dopo essersi assicurato che lei si fosse ripresa. Sprofondò il viso sul cuscino, cercando di pensare ad altro che non fosse il casino che era la sua vita. 
Si spalmò il cuscino sul viso, soffocando un urlo. Avrebbe voluto urlare a pieni polmoni, ma se solo lo avrebbe fatto Josh sarebbe salito di corsa in camera sua armato, pensando al peggio. 
Sentì qualcosa vibrare sul comodino, così lanciò il cuscino lontano da lei e si tirò seduta. Prese il cellulare e lesse un numero. All’inizio pensò che avessero sbagliato, ma quando ricordo le ultime tre cifre di quel numero sentì lo stomaco stringersi in una stretta e l’unica cosa che riusciva a fare era pensare se rispondere a quella chiamata o meno. 





[Spazio autrice]

Giuro che avevo intenzione di aggiornare in un orario decente, ma non ho avuto l’opportunità di stare al pc se non ora. 
Quindi.. Sera pelle pimpe
Allora, questo è un capitolo particolare e abbastanza lungo, infatti spero non vi siate annoiate. Beh, le scene che io preferisco sono la scena iniziale, e poi quella in cui Haley racconta a Calum della sua famiglia. Spero che anche a voi sia piaciuto quella scena e anche il resto lol 
Beh, fatemi sapere
Spero non mi odiate per come ho fatto finire il capitolo lol
Avrete il prossimo molto presto, spero. Dovete tenere conto che Lunedì cominciò la scuola quindi non so se riuscirò ad aggiornare spesso dalla prossima settimana. In caso, avrete un capitolo ogni weekend.
Alla prossima.
Baci,
Giada

  
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