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Autore: Voglioungufo    13/09/2014    2 recensioni
"E così non ricordi nulla dal 1973?" chiede Occhi di Gatto.
"Esatto".
"Fantastico! Posso riutilizzare tutte le mie vecchie battute!"
"Cecilia" la riprende Charles e finalmente Logan scopre il nome di quella ragazzina.
(...)
"Raven gettò la pistola e non sparò"
"Così decisero di lasciare in pace i mutanti, tu e Magneto faceste pace e costruiste la scuola?"
"No" dice il Professore con un leggero sorriso "Nulla di cos' semplice. La pace tra mutanti e umani era appena iniziata, ma fu altro a crearla. Quel giorno che Raven gettò la pistola fu solo l'inizio di un mondo migliore".
---
Per quanti come me alla fine di DOFP si sono sentiti spezzati e convinti che ci fosse il seguito (che ci sarà, altrimenti vado a protestare). Cos'è successo da quando Logan fu tirato fuori dall'acqua? Alla fine Mystica tornò da Charles? Cosa combinò Erik? Come riuscì Charles a mantenere la sua promessa? Ma, cosa più importante, CHARLES ED ERIK RIUSCIRONO A RISOLVERE I LORO PROBLEMI DI COPPIA?
(La Cherik è per lo più accennata, ognuno interpreta come vuole)
|Spoiler per chi non avesse visto l'ultimo film| Post DOFP| Slash| anzi, Pre-Slash| Nuovi personaggi|
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, James 'Logan' Howlett/Wolverine, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1.

Non te, non anche te.

**

1973. America, base segreta militare.

Quando si svegliò capì subito che doveva essere successo qualcosa. Tanto per partire il soffitto era terribilmente bianco e pulito, l'esatto contrario di quello che si era abituato a fissare durante il suo nuovo lavoro.

Certo, sempre che portarsi a letto la figlia del capo sia un lavoro...

James Howlett* si guardò intorno cercando di capire dove accidenti si trovasse; sembrava una stanza d'ospedale, probabilmente doveva essersi immischiato in qualche baruffa sanguinosa e aveva ben pensato di portarlo qui. Quello avrebbe spiegato il motivo della sua amnesia.

Con uno scatto felino si mise a sedere con i sensi pronti a sentire qualsiasi segnale di pericolo, era il caso di darsela a gambe prima che i medici scoprissero il suo potere di rigenerarsi e decidessero di studiarlo. La stanza era vuota, e dal corridoio non proveniva nessun suono di passi così scese dal letto e prese un camice bianco lasciato incostudito poco lontano. Non era il caso di andare in giro a petto nudo. Prese il corridoio senza guardarsi intorno e proseguì alla ricerca dell'uscita, anche lì le parete erano schifosamente bianche.

"Ehi, tu!" in fondo al corridoio era comparso un giovane uomo e con sommo orrore James notò la sua divisa militare. Era finito in una base dell'esercito, fantastico. Doveva solo sperare che non l'avessero portato lì per studiare la sua mutazione. Mandando a fanculo la discrezione sfoderò gli artigli ossei e si avventò contrò l'uomo ferendolo alle spalle, questi si accasciò a terra con un gorgoglio. Almeno era stato silenzioso.

Fece il resto della strada correndo e grazie al cielo nessun altro interruppe la sua fuga, ma una volta all'uscita la cosa si fece complicata. Decine di militari erano lì fermi a fare i loro soliti giri lavorativi. James non aveva la più pallida idea di come passare inosservato senza doverli uccidere tutti. Nascosto dietro una colonna vide poco lontano da lui una finestra, forse poteva gettarsi da lì e sperare che il fattore di guarigione lo salvasse dalla caduta di... boh, quattro o cinque metri, forse. In fondo se era riuscito a sopravvivere a una cannonata poteva farcela anche con quella.

Aspettò che nessuno fissasse verso quella direzione prima di gettarsi a capofitto verso la finestra e coprendosi il viso con le braccia si gettò contro precipitando insieme a una cascata di vetri.

L'impatto a terra fu più doloroso del previsto e traballante si alzò a sedere sperando di non essersi rotto niente, sarebbe stata una bella seccatura aspettare che si riaggiustasse. Fortunatamente la sua mutazione animale lo aveva salvato dal spezzarsi in due ma si era sicuramente inclinata qualche costola.

"Presenza non autorizzata nel perimetro" Una voce metallica lo fece sobbalzare poi il cortile fu attraversato dal lamentoso suono di una sirena mentre alcuni uomini in divisa si riversavano fuori con armi da fuoco.

"D'accordo amico, alzati e tieni le mani dietro alla testa così nessuno si farà male!".

Certo, contaci.

Incurante delle costole si alzò e iniziò a correre dando le spalle ai tiratori; riuscì ad evitare alcune pallottole anche se qualcuna andò a segno. Nonostante ciò non si fermò e continuò a correre verso il recinto di ferro spinato. Senza tante cerimonie gettò a terra i guardiani del cancello e scavalcò la sbarra.

Dietro di sé le pistole spararono a lungo.

 

Aveva smesso di correre da un paio di chilometri quando qualcosa lo prese alla schiena gettandolo a terra. Velocemente tirò fuori gli artigli pronto a colpire chiunque avesse osato attaccarlo e senza neanche guardare bene il suo assalitore lo infilzò all'addome.

Fu l'urlo dell'altro a far mettere a fuoco il viso familiare che gli stava davanti.

"Viktor!"

"Finalmente ti ho ritrovato, Jimmi" biascicò quello.

James se lo tolse di dosso con uno scrollone.

"Cos'è successo? Perché sei scappato via? Era un ottimo lavoro", continuò suo fratello.

"Non lo so, non mi ricordo", rispose, "Devo aver partecipato a qualche mischia, non lo so".

"In effetti gli amici del capo erano morti nella stanza che avresti dovuto

sorvegliare", fece una leggera risata prima di alzarsi a sedere pure lui.

"Che ne dici? In Vietnam ci sono ancora dei focolari di guerra, sarebbe carino andare ad alimentarli".

"Viktor, eravamo d'accordo di non partecipare a questa guerra".

"Infatti la guerra è finita", lo guardò bene, "Dai, Jimmy, siamo fratelli e dobbiamo stare insieme".

"Fa come vuoi", acconsentì dopo un minuto.

**

 

New York, Xavier's School for gifted youngster.

Erano passati alcuni giorni dall'attacco di Erik al presidente e la scelta di Raven ed ora Charles si trovava a casa sua sulla sedia a rotelle a riutilizzare Cerbero per la scuola, evento che non accadeva da circa sette anni.

"Non sarebbe meglio aspettare qualche mese prima di riaprire?", chiese Hank al suo fianco, "La Villa non è molto pulita e ordinata".

"Lo so, mio giovane amico" rispose lui togliendosi il casco "Ma è necessario che io ritorni ad avere il pieno possesso dei miei poteri se voglio aiutare i mutanti".

"Lo sa che così potrebbe diventare pelato?", Hank era contento che Charles si stesse riprendendo, ma trovava che fosse meglio fare piccoli passi per volta.

"Tanto nel futuro sarò pelato" gli rispose.

Hank fece un profondo respiro preparandosi a fare la vera domanda:

"Perché continua a cercarlo, Professore? Perché li cerca?"

"Di chi stai parlando?" finse Charles con maestria fa alla Bestia non era sfuggito il tremore delle mani quando aveva alluso a lui.

"Charles..." iniziò pronto a un bel discorso che non ebbe nemmeno inizio poiché il professore fece un gesto con la mano come per scacciare via una mosca fastidiosa.

"Lo sai che non posso rintracciare Erik finché indossa l'elmo e conoscendolo non se lo toglierà neanche quando dorme" aggiunse amaramente e Hank non poté evitare di formula il pensiero che probabilmente il Professore aveva provato a contattarlo anche di notte.

Devo ricordarti che posso usufruire ancora dei miei poteri?

La voce di Charles nella sua testa lo fece arrossire un poco, doveva ancora abituarsi al fatto che ora i suoi pensieri erano leggermente esposti.

"Non è necessario, Professore", disse ad alta voce.

Questi sbuffò "Erik, anzi, Magneto ha scelto la sua strada e io la mia. Credo che a questo punto sia inutile continuare a corrergli dietro".

Per Hank questo è uno strano déjà-vu, anche sette anni fa faceva lo stesso discorso ma alla fine gli aveva corso lo stesso dietro quando aveva trovato una possibilità per farlo tornare. Hank preferiva non soffermarsi troppo sullo strano e contorto legame tra il suo amico e il Signore dei Metalli, così passò all'altra domanda.

"E per quanto riguarda Raven?"

Charles si fermò in mezzo al corridoio e prese un profondo respiro.

Ahia...

"Sceglierà da sola la sua strada, se vorrà tornare la porta è aperta".

Hank sperò che tornasse e non seguisse più Magneto, se Charles aveva deciso di chiudere i ponti con Erik lui non aveva ancora deciso se farlo con la bella Raven. Rivederla a Parigi gli aveva fatto capire quanto la trovasse bella anche nella sua forma blu e si sentiva un cretino per non averlo capito prima.

Ma questo lo tenne ben nascosto al professore poiché considerava Raven come una sorella e tutti sanno come sono fatti i fratelli davanti agli ammiratori.

 

Ovviamente la porta non era aperta, per questo quando suonò il campanello gli unici due abitanti della Villa smisero di fare quello che poco prima stavano facendo per guardarsi stupefatti.

Charles, che come stava dicendo prima ad Hank si sentiva perfettamente inutile con il culo sopra una maledetta sedia, fissò da sopra le scale l'amico che andava ad aprire la porta. L'aggeggio che gli avrebbe permesso di salire e scendere attraverso le numerosissime rampe della casa era ancora in costruzione e questo lo faceva sbuffare dall'impotenza.

Era troppo lontano dall'amico per capire cosa stesse succedendo così decise di sfruttare i suoi poteri. Si sporse in avanti ben attento a non cadere mentre si portava due dita alla tempia destra.

Hank sembrava confuso, sorpreso e aveva un po' di felicità in sottofondo, indizi inutili su chi potesse essere la persona dall'altro lato. Si concentrò su i suoi pensieri che andavo come impazziti.

...quando lo scoprirà aveva ragione ma perché certo è un po' imbarazzante io non ci credo è qui ma cosa sto aspettando gli verrà un colpo la faccio entrare è qui...

Con il cuore che batteva veloce per la scoperta guardò Hank aprire la porta e guardare Raven -sì, lei, proprio lei - entrare nella sua vecchia casa.

Era nella forma di Mystica e si guardava intorno soppesando con aria scettica la Hall, poi posò i suoi occhi gialli su di lui e rimase lì a fissarlo e a studiarlo.

Charles capì che doveva essere lui il primo a parlare, così si schiarì la voce:

"Raven, bentornata".

"Charles...", la sua voce era piena di ansia e preoccupazione e adesso che ci faceva caso il telepate notò che anche la sua mente lanciava segnali di paura.

Si fece improvvisamente serio mentre Han si avvicinava e li guardava confuso.

Raven preso qualche secondo prima di rispondere con una sola parola carica di ansia:

"Erick".

 

Mystica non sapeva se aveva fatto la scelta giusta o sbagliata, sapeva solo che lì fuori si stava scatenando il finimondo.

Dopo che aveva deciso di risparmiare Trask si era impegnata per tirare fuori l'amico del futuro di Charles dal fiume diventando il militare Stryker (dopo aver mandato K.O. quello vero, naturalmente). Dopo il salvataggio però qualcosa era andato storto, Wolverine era stato portato in una base super segreta e il vero Stryker era comparso, così lei era scappato facendo nascondere le proprie tracce.

Aveva passato alcuni giorni vagabondando e leggendo il giornale a scrocco venendo così a scoprire di Trask in galera, della distruzione delle Sentinelle e dei primi passi della pace con i Mutanti. Per quanto avesse voluto vedere Trask morto la cosa le andava bene, soprattutto per il fatto che il Governo si stava prodigando a cercare i laboratori segreti di Trask per liberare i mutanti. Dalle sue informazioni avevano deciso di collaborare con Charles per la loro reintegrazione nel mondo. Al momento le basi liberate erano state soltanto due e i mutanti superstiti pochissimi e si trovavano tutti in una struttura per guarirli.

Raven si chiedeva spesso come fosse possibile che fosse stata lei a causare tutto quello gettando semplicemente una pistola, ma era tutto perfetto. Le sembrava quasi di poterla vedere la pace e l'accettazione tanto agognata, le bastava allungare le mani per sfiorarla. Era stata questo motivo a metterla sulle tracce di Erik, sapeva che la vendetta accecava il mutante al punto di non vedere la pace a meno che gli umani non fossero stati distrutti. La mutaforma sapeva benissimo che sarebbe stato capace di rovinare tutto così lo aveva rintracciato a tenuto d'occhio da lontano. Inizialmente vagava cercando di nascondersi dalle forze dell'ordine, ma poi si era presentato a casa di un giovane mutante portandolo dalla sua parte. Il suo potere era quello di sfrecciare veloce come la luce, più di una volta aveva avuto difficoltà a seguirlo.

In ogni caso aveva fatto benissimo a seguirlo visto il casino che aveva intenzione di combinare e molto probabilmente in corso.

"Erik" ripeté "Alle tre del pomeriggio attaccherà il Pentagono".

Charles si bloccò prima di sputare tra i denti "E' impazzito? Come lo sai?"

"L'ho seguito in questi mesi, ho scoperto il suo piano solo poche ore fa e mi sono precipitata qui. Tu sei l'unico che può fermarlo".

"Perché vuoi che lo fermi, proprio tu?"

Raven si era aspettata questa domanda e conosceva già la risposta: "Perché voglio la pace".

Charles guardò Hank probabilmente si stavano scambiando dei pensieri.

"Che ore sono?" chiese poi il Professore.

"Manca venti minuti alle tre" rispose prontamente Hank.

"Useremo il jet privato e tu ci racconterai tutto durante la strada. Hank, ti prego vieni ad aiutarmi" aggiunse indicando la sedia a rotelle e le scale.

Raven sperò che non fosse troppo tardi.

**

 

Washington, Pentagono.

Pietro non aveva paura. Era terrorizzato. Doveva saperlo che seguire il tipo esaltato della tv non avrebbe portato nulla di buono. Ah, no giusto, di chiama Magneto, signor Magneto.

Signore che al momento si prodigava a distruggere la base della Difesa Americana. Pietro stava meditando di raggiungere l'uscita e scappare verso l'isola tropicale più vicina.

Se uso i miei poteri al massimo in quanto tempo riesco a raggiungere le Hawaii?

"Insulsi uomini inferiori", borbottò il signore in questione "Credono davvero di poterci fermare con quei proiettili, in piombo per di più?" alzò entrambi le mani per farmare i proiettili a metà e rispedirli al mittente.

Pietro ovviamente era stato più veloce e si era nascosto dietro ad alcune materie, nonostante tutto non si fidava del suo compagno e ora si accingeva a pregare ogni forma divina scoperta dagli esseri umani. Probabilmente lo dovettero ascoltare ( e cavolo, aveva promesso di non rubare mai più!) perché arrivarono degli angeli salvatori. Ovvero: Charles, in sedia rotelle, Hank e una donna tutta blu.

"Sia lodato il signore, qualcuno fermi questo pazzo", disse quando furono abbastanza vicini.

"Pietro!" disse Hank accucciandosi vicino a lui.

"In persona, dov'è il tizio con artigli?"

"Non è qui", rispose Charles, "Cosa sta combinando quel decerebrato?" aggiunse indicando Magneto.

"Ha deciso di ristrutturare il Pentagono", rispose ironicamente, "Allora, scappiamo?"

"No, dobbiamo fermalo", fece la donna blu.

No, brutta idea, brutta idea, bruttissima idea...

"Finché indossa l'elmo non posso fare nulla contro di lui", chiarì Charles.

"Intendi il copricapo rosa della barbie?".

"Sì, Pietro, riusciresti a toglierlo?"

"Credo di sì, sono estremamente lenti", ammise a malincuore visto che le sue intenzioni erano quelle di scappare via.

"Perfetto, Hank e Ravene, voi due cercherete di fermare i tiratori quando bloccherò Erik, non deve morire"

"Io lo ucciderei", fece notare Mystica.

"Nessuno di noi farà qualcosa del genere. Al mio tre Pietro parte e voi cercate di fare qualcosa"

"Va bene".

"Uno, due... tre!"

Pietro schizzò via, non dovette nemmeno usare tutta la sua velocità da quanto erano lenti quelli là. Così ne approfittò di portare anche in salvo Magneto, lontano dai proiettili, non che non si fidasse di quei due ma era meglio prevenire. Una volta al sicuro gli tolse l'elmetto.

"Pietro, cosa diav...", non terminò la frase perché i suoi occhi persero vitalità e lui si immobilizzò. Charles lo aveva fermato.

"FERMI; NON SPARATE!" sentì la voce della donna e i cecchini fermarsi. Si voltò e vide che Charles stava uscendo dal nascondiglio arrancando a fatica con la sedia a rotelle mentre con una mano si teneva la tempia destra.

Quello che doveva essere il capo uscì dalle file senza mollare la pistola:

"Sono il Capitano, siete anche voi Mutanti?"

"Sì", fece la donna avanzando fieramente "Ma abbiamo idee diverse da Magneto".

"Siete quelli che hanno salvato il presidente?" continuò l'uomo.

"Sì", continuò Raven.

Gli ufficiali si scambiarono qualche parola prima di dire:

"Dobbiamo portare il signor Lehnssher con noi"

"Veniamo con voi", disse Charles, delle gocce di sudore scendevano ai lati della fronte.

I Generali si guardarono tra di loro prima di fare un cenno affermativo.

 

Erik si sentiva tradito. Da Mystica che lo aveva seguito ed aveva spifferato tutto a Charles, da Pietro che era passato dalla parte del telepate e per finire dal suo vecchio amico che ancora una volta aveva giocato con la sua mente.

Erano tutti quanti in un'immensa sala ad aspettare tutti gli ufficiali e il Presidente, delle manette di plastica lo costringevano al suo posto seduto. Charles e gli altri mutanti erano poco lontano, sentiva gli occhi blu del telepate bucargli la testa, ma lui stava resistendo con tutto sé stesso al suo potere, non voleva che entrasse di nuovo nella sua mente e leggesse tutto.

"Senatori, Generali, Presidente”, fece un uomo sulla quarantina con molti capelli grigi, “Grazie per essere venuti”.

Ah, così tanta gente importante per me?

“Il Signor Lehnssher, meglio conosciuto come Magneto, ha attaccato l'edificio della Difesa Nazionale. Oltre ad altri mali, si intende”.

“Cosa dice la legge su queste infrazioni?”

“Bisognerebbe fare un processo e il teste ha diritto a un avvocato”.

“La legge”, li interruppe un uomo con gli occhiali rettangolari, “si applica agli esseri umani. Non è costui un Mutante?”

Molte voci di sottofondo affermarono e qualcuno aggiunse, “sono mostri”.

Con la coda dell'occhio Magneto vide Mystic indurire la sua espressione come pronta a colpire. Davvero aveva creduto che la pace fosse possibile?

“Mutanti o Umani, la cosa non cambia!” Tuonò il primo ad aver parlato, “Il Presidente ha già affermato più volte di essere favorevole a una pace e all'uguaglianza”.

Erik pensò che sarebbe andato molto d'accordo con Charles e questo gli fece stranamente contrarre lo stomaco.

“I Mutanti sono una minaccia, avete visto cos'ha potuto fare da solo? Devo ricordare che è quasi riuscito ad uccidere il Presidente?”

“Esatto, quasi”, disse finalmente il Presidente preso in causa “Perché altri Mutanti ci hanno salvati”.

“Sono le eccezioni!”

“Da quando ho promosso la legge sui Mutanti non ci sono stati più disordini”.

“Il Signor Lehnssher...”

“E' l'eccezione, fino ad ora mi sembra l'unico Mutante intenzionato a dar guerra agli umani”.

“Giusto”

“E' vero!”

“Se posso permettermi...”

Erik si girò verso il gruppo di Mutanti. Charles si era fatto avanti con la sedia a rotelle e vederlo lì seduto fece imprigionare il proprio cuore in una morsa d'acciaio, era colpa sua colpa sua colpa sua colpa sua.

“Dica pure, signor Xavier, lei è qui a rappresentanza dei Mutanti”.

“Se i Mutanti vengono emarginati e cacciati è ovvio che molti di loro tenteranno di insorgere, se invece notano che vengono accettati e che a nessuno importa dei loro poteri non ci penseranno nemmeno alla guerra. Perché non ce ne sarà bisogno”.

“Sono perfettamente d'accordo”, fece un uomo vestito di blu e molto grasso.

“Ma hanno poteri fuori dalla norma, possono essere pericolosi!”

“Lo sono quanto lo potrebbe essere un uomo al volante” ribatté pacatamente Charles ed Erik non poté non ammirare la sua calma, lui di certo con tutti quei insulti avrebbe lasciato perdere la diplomazia e attaccato. Quegli esseri inferiori non avrebbero mai capito.

“Se vengono addestrati possono controllare la loro mutazione e vivere normalmente, dipende tutto dall'educazione”.

“E dove verrebbero educati?”

“A questo ci penso io”.

Bisbigli, qualche opinione alla fine sono tutti d'accordo.

“Resta solo l'ultimo tassello per questa pace, risolto questo potremmo discutere meglio sui particolari”.

Nella sala calò il silenzio e Magneto si preparò all'inevitabile domanda:

“Cosa ne facciamo del signor Lehnssher?”

“Un Mutante del suo genere è troppo pericoloso, non sembra intenzionato alla pace”.

“Ha causato già troppa distruzione”.

“Potremmo imprigionarlo a vita”

“Certo, così scapperà come l'altra volta”

“Resta solo una cosa...”

Erik alzò lo sguardo e guardò tutti i presenti con orgoglio e presunzione, sapeva benissimo qual era l'ultima spiaggi ma non avrebbe mai abbassato lo sguardo.

“La Pena di Morte”.

“NO!”

Tutti si girarono verso il Mutante sulla sedia a rotelle, si aggrappava affannosamente ai braccioli e guardava tutti con un'espressione angosciosa.

“No, ci deve essere un altro modo”.

“Se ha un'alternativa, lo ascoltiamo”.

 

Ovvio che aveva un'alternativa, era una cosa che aveva pensato di fare molte volte ma era talmente meschina che aveva sempre rinunciato.

Ma adesso poteva solo scegliere tra la morte e quello.

Certo, molte volte si era svegliato dopo un incubo pensando che sarebbe stato meglio lasciarlo morire mentre tentava di sollevare il sottomarino, la notte del loro primo incontro, aveva portato solo guai.

Ma era Erik, non avrebbe mai voluto la sua morte per quanto lo odiasse.

Charles abbassò lo sguardo, prima di dire con voce sicura:

“Posso cancellargli la memoria”. La sala si immobilizzò, ogni cosa era totalmente silenziosa e calma. Cancellare la memoria. Era l'unica soluzione.

“Potrebbe essere un'idea”, ammisero gli uomini.

Charles sentiva su di sé lo sguardo incredulo e disperato di Magneto, sentiva la sua paura come se fosse propria.

“Non ricorderà nulla sua mutanti, gli farò dimenticare la sua rabbia e il suo bisogno di vendetta. Non sarà più un pericolo”

“Finché non ricorderà nulla la Riforma sulla Pace Con I Mutanti sarà valida, siamo tutti d'accordo?”

La maggior parte delle mani si alzarono, tranne quella di coloro convinti di dover uccidere il Mutante.

“Può procedere allora, se ha bisogno le daremo una stanza privata dove poter lavorare in pace”

 

“No, ti prego, Charles, non farlo”.

Il telepate sentì il suo cuore farsi pesante per i sensi di colpa.

“Preferisco morire”, continuò il suo vecchio amico.

Ma io non voglio che tu muoia...

“Va tutto bene”, gli disse mentre sentiva gli occhi farsi lucidi, prese un bel respiro tentando si scacciarle “Va tutto bene”, mentì ancora perché andava tutto male. Malissimo.

“Charles...”

“Shh...”, sussurrò prima di fondere la sua mente con Erik von un girdo strozzato di dolore di quest'ultimo.

Charles non era pronto, non era mai andato così a fondo con la mente di qualcuno, nemmeno con Moira, e quella di Erik era così... così piena di dolore e rabbia, talmente forte che provò la tentazione di staccarsi e dimenticare tutto. Era successo una cosa del genere solo quella fatidica notte del sommergibile e anche lì si era staccato preferendo ignorare tutto quello. Ma ora non aveva scelta, poteva solo andare più a fondo fino a diventare quasi una cosa sola. E vide ogni cosa.

Erik aveva una mente incredibile sotto quello strato impenetrabile, era così chiara e lucida. Da una parte c'era tutta la sua rabbia, da un lato la vendetta con tutti i suoi piani di distruzione. Ciò che vide lo fece rabbrividire ma allo stesso tempo capire che quella era la scelta più giusta. Entrò nell'angolo più recondito della sua coscienza, vide gli anni al campo di concentramento, gli anni passati in solitudine con solo la vendetta, i suoi desideri e le sue parole. Poi però trovò un blocco, qualcosa che gli fu difficile superare e per farlo dovette chiamare a sé tutto il suo potere.

Vide sé stesso. Alla scuola mentre si allenavano, si vide più sicuro e stabile di quanto non fosse in realtà, vide tutti i ragazzi, gli allenamenti, la gioia di far parte a qualcosa, Raven. Quella era pace. La cosa che alla fine Magneto desiderava di più. Poteva mentire a tutti, perfino a sé stesso, dire che tutto quei piani erano solo per vendetta e per potere, ma lui desiderava solo la pace.

Ti darò la pace, amico mio, te lo prometto.

 

Riaprì gli occhi per guardare il volto di Erik, fissò ogni suo lineamento e i suoi occhi grigi sbattere mentre cercava di riprendere il controllo. Era forte e Charles temette di lasciare la presa.

Alzò una mano e gli accarezzò il viso con la punta delle dita prima di posarsi sulla tempia e reimmergersi nella sua mente. Questa volte il Mutante urlò iniziando a divincolarsi per sfuggire alla presa.

“Ti prego, Charles, ti prego”.

“Shhh”

Erik fece un verso strangolante, come se gli mancasse l'aria “No, no”

“Devo farlo”

La prima cosa che fece fu prendere il suo passato, afferrò ogni ricordo su sua madre e sul campo, li tenne lontani dalla portata di Erik mentre questo si divincolava per afferrarli, per prenderli. Charles percepiva quanto per lui fossero importanti i ricordi su sia madre, quanto ne avesse bisogno ma non si fece intenerire e continuò. Le torture di Shaw, il bisogno di vendetta, ogni cosa legato a ciò fu spazzata via. Passò alla sua rabbia e ai piani di distruzione di massa, non ci furono più.

Cancellò dalla sua mente i nomi e l'esistenza di tutti gli altri mutanti, da Azazal a Raven, sparirono tutti dalla sua mente diventando polvere. Quando iniziò ad prendere tutto ciò riguardava la sua mutazione il Tedesco urlò iniziando a piangere e balbettare qualcosa nella sua lingua madre ma non poté nulla contro il nulla che stava creando.

“Charles...” urlò come se fosse appena stato pugnalato. Ignorò l'ovvio dolore che stava causando e cancellò ogni sua abilità, tutto quello che ava sviluppato in anni di allenamento riguardo il suo potere.

Poi, arrivò la parte più difficile. Iniziò a rimuovere ogni traccia di sé stesso dall'amico con il cuore che martellava nel petto.

“Non te” lo sentì piangere “Ti prego, non voglio dimenticare anche te. Non te, non anche te. Charles” disse il suo nome come se fosse un oggetto da trattenere fino all'ultimo sangue, qualcosa dal quale non ci si può separare. Il viso di Erik era rigato dalle lacrime e contorto in una smorfia di dolore puro; con il dorso della mano gli accarezzò una guancia scacciando le lacrime.

“Mi mancherai”, disse. Poi strappò tutto dalla mente di Erik, lo sentì urlare poi ci fu il silenzio.

Lo strinse tra le braccia in un ultimo abbraccio singhiozzando, si permise di restare così solo un secondo poi si fece forza e iniziò a riscrivere la memoria di Erik.

Ti chiami Luke Fassbender, sei nato da genitori tedeschi ma ti sei trasferito in Irlanda per scappare dalla guerra, non hai mai conosciuto dolore. Dopo hai passato molti anni in America con la tua famiglia finché i tuoi genitori non sono morti in maniera naturale dopo una splendida e felice vita. Hai avuto un gatto e tanti amici, sei solare e ti piace stare a contatto con la gente. Preferisci vivere in qualche paesino solitario dove la gente è tranquilla e non legge i giornali, ti piace stare all'aria aperta per questo ti sei costruito una bella casetta. Ogni giorno fai una corsetta fino al paese dove passi il tempo. Sei felice e contento.

Aggiunse altre cose, piccoli momenti di vita quotidiana, poi gli bacio la fronte sudata e rimase a fissarlo dormire in un'espressione di pace.

 

“Signore”.

Raven stava aiutando Charles con la sedia a rotelle quando il signor Stryker lo chiamò per avere la loro attenzione.

“Salve”, disse cordialmente Charles. Non sembrava avesse appena pianto, cosa che Raven sospettava.

“Lei ha detto che si occuperà all'istruzione dei Mutanti” iniziò l'uomo.

“Esattamente”

“Mio figlio... si chiama Jason, lo abbiamo scoperto da poco e spererei che lei possa aiutarci”.

“Ma certo”, fece Charles illuminandosi “Il semestre inizierà fra qualche mese, se vuole questo è il biglietto da visita. Sarà un immenso piacere per me”.

“La ringrazio” e se ne andò.

“Quindi la scuola riapre veramente i battenti” Fece la donna quando l'uomo fu lontano.

“Ma certo, la scuola riaprirà. E io sarò lì come insegnante”.

“Sono felice per te” e lo era sul serio, sapeva quanto fosse importante tutto questo per lui.

“E tu? Cosa farai?” chiese il telepate prendendola contropiede “La tua camera è tale a come l'hai lasciata l'ultima volta. Forse un po' impolverata”.

Entrambi risero.

“Non lo so, è ancora presto per decidere. Voglio sorvegliare le operazione e aiutare i mutanti ad arrivare da te”.

“Quindi non tornerai”, Raven si sentì un po' in colpa per la voce delusa dell'amico d'infanzia.

“Per ora no, ma in futuro potrei cambiare idea” gli diede il beneficio del dubbio.

Il volto di Charles si illuminò mentre diceva: “Allora ti aspetterò”.

 

 

 

NDA

Uhh, ho aggiornato in anticipo ma chi se ne frega.

Ora devo fare un annuncio importante: la storia del fatto che si cancella la memoria ad Erik non è tutta farina del mio sacco poiché mi sono ispirata alla storia di Mgnetic_Ginger, storia che vi consiglio di leggere perché ti distrugge il cuore da quanto è bella.

Un'altra cosa, ovviamente ho dovuto sistemare i problemi temporali causati dalle Origini di Wolverine, così è saltato fuori questo.

Viktor e Wolverine hanno trovato questo lavoro come guardie del corpo, ovviamente Logan dopo scappa per sistemare il futuro, ma una volta fatto non si ricorda nulla degli eventi in Day of future Past. Viktor lo ritrova e decidono di andare a partecipar agli ultimi focolari di guerra, là tra moooolto tempo incontreranno Stryker e la sua squadra.

Qui si chiama James perché presumo che abbia cambiato il suo nome in Logan con l'arrivo di Keyla.

THE END.

Al prossimo capitolo:)

 


 


 

   
 
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