: Azzurro :

“So take my hands and we will pray

they won't take you away”

Sugawara prese l'azzurro e tracciò quelle parole sulla copertina dell'album da disegno.

“Perché l'hai scritto?” chiese Daichi.

“Non so, mi piace questa frase. E' come una promessa” rispose.

Daichi lo guardò senza capire e lui rise. Il compagno non rispose.

Pensò che la sua risata fosse il suono più dolce dell' intero universo.

~

“L'azzurro.” sussurrò.

“Scusa, che hai detto?”

“L'azzurro.” ripeté, alzando la voce.

Asahi lo guardò con aria interrogativa. “Che problema c'è con l'azzurro?” chiese.

“Non c'è.” Tenne lo sguardo basso, fissando l'astuccio aperto e pieno di colori.

“Ce l'aveva lui.”

Asahi non rispose.

“Non posso disegnare il mare senza l'azzurro”. Daichi chiuse l'astuccio e sollevò il foglio. Alcune sottili linee lo coprivano, mostrando la delicata immagine di una città in riva a un grande specchio d'acqua.

Lì, in cima a quel palazzo, si apriva una vista mozzafiato del porto affacciato sul mare, col sole che illuminava i palazzi e i gabbiani volavano alti nel cielo. Ascoltò per un attimo le risate dei bambini e le voci insistenti delle persone attorno a loro.

Fino a qualche settimana fa aveva l'abitudine di andare lì molto spesso, per potersi sedere all'ombra di un albero e ritrarre quel magnifico paesaggio che si mostrava ai suoi occhi. Con Sugawara.

Era il loro posto preferito per disegnare assieme, ci venivano quasi ogni giorno per potersi esercitare in ciò che amavano, insieme.

Ma quel giorno Sugawara non c'era. E non ci sarebbe stato il giorno dopo. E nemmeno il giorno dopo ancora.

Chiuse l'album.

Ci mise un' attimo per buttare il suo occhio sopra la copertina e notare quella frase.

Le sue mani cominciarono a tremare e i suoi occhi a bagnarsi. Dopo mesi passati a piangere da solo chiuso in casa Asahi era riuscito finalmente a farlo uscire per fargli prendere un po' di aria.

E' stata un'idea pessima, pensò. Non sarei mai dovuto tornare qui.

“Andiamocene.” disse, alzandosi.

Azumane gli afferrò il braccio. “Aspetta, non andare.”

“Lasciami.”

“Daichi, devi riprenderti. Non puoi scappare per sempre. Questa cosa ti sta uccidendo. Capisco che lo amavi e--”

“E' morto, Asahi. L'amore della mia vita è morto e io non posso farci niente. Non posso lottare. Non ci riesco. Andiamo via.”

Quelle parole tagliarono in due l'aria, e rimasero in silenzio. Asahi mollò la presa. Riusciva a sentire il rumore dei singhiozzi soffocati.

“Mi dipiace.” sussurrò, poggiando una mano sulla spalla del suo amico. “Andiamo a prendere altri colori”.

Non ricevette nessuna risposta.

~

L'ospedale era buio e freddo.

La stanza era circondata dal silenzio, l'unica cosa udibile era il continuo “bip” del monitor che rallentava progressivamente.

Daichi piangeva in silenzio.

Sentì la flebile voce di Sugawara. “Non devi piangere per me”.

Le ginocchia cominciavano a dolere e e la sua vista era appannata dalle lacrime.

“Guarda.” disse, indicando la sua borsa con mano tremante.

Il moro alzò gli occhi e guardò l'album da disegno che sporgeva dallo zaino.

“Ti ricordi quella frase? Mi dispiace, non ho mantenuto la promessa.”

Daichi prese le sue mani deboli e le strinse. “Non mi lasciare. Ti amo.”

Koushi sorrise. Il “bip” si prolungò in un suono acuto e continuato.

Si sentì un grido, e poi il silenzio.

[501 parole]

: Angolino della deficiente :

Sera c: io sono Kii, e sono nuova in questo fandom//

scrivo quasi sempre roba tristosa, quindi eccomi qua(?)

spero vi sia piaciuta c:

la frase all'inizio è presa da Animal Instinct, canzone dei Cranberries c:

accetto ogni tipo di critica~

anzi sarei super felice di ricevere qualcosa di negativo, così tanto per migliorare ^-^/

grazie a tutti per essere passati ♥

Kii ~