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Autore: supersara    13/09/2014    7 recensioni
"Rokudaime" sta per "Sesto Hokage". Seconda classificata al Contest What if? di ellacowgirl in Madame_Butterfly, con l'alternativa "Obito diventa Hokage".
Cosa sarebbe successo se Obito non fosse mai rimasto schiacciato da quel masso? Fan di Obito e non, vi invito a scoprirlo ;)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Rin, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Obito/Rin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto Shippuuden
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OBITO UCHIHA ROKUDAIME-SAMA


 

L’Hokage osservava sorridente il villaggio dalla finestra del suo ufficio. Era una calda giornata di primavera, di quelle che preannunciano l’arrivo dell’estate. Un gruppo di ragazzini correva per le strade allegro e spensierato. Era tutto in ordine, tutto perfetto, tutto come doveva essere.

Obito sospirò pensando alla guerra appena passata. Avevano corso un grosso rischio, ma per fortuna era finita, e gran parte del merito era da attribuire a quei tre...

La porta venne spalancata improvvisamente e delle figure svelte e scattanti si precipitarono davanti alla scrivania dell’Hokage.

Naruto batté le mani sul legno con impeto.

“Obito-nii, si può sapere perché il leader della missione che ci hai affidato deve essere Sas’ke!?!” Sbroccò digrignando i denti.

Sakura si gettò su di lui, arrampicandosi sulla sua schiena e facendogli poggiare la testa sulla scrivania.

“Obito-sensei ha detto così! E tu devi smetterla di lamentarti sempre, baka!” Lo rimproverò continuando a schiacciargli la testa.

“Siete noiosi, tutti e due! Non potevano capitarmi compagni di squadra peggiori!” si lamentò Sasuke con tono imbronciato.

Il cuore della ragazza dai capelli rosa andò in frantumi.

“Perdonami Sas’ke-kun!” Piagnucolò disperata. Poi afferrò il collo di Naruto e cominciò a strattonarlo dicendo: “hai visto che cosa hai fatto, idiota!?!”

Una vena sulla tempia dell’Hokage cominciò a pulsare di rabbia mentre quei tre continuavano a picchiarsi fra loro.

“LA VOLETE SMETTERE!?!” Il grido di Obito riecheggiò per tutto il palazzo e fece volare anche qualche gabbiano dalle teste degli Hokage scolpite nella roccia.

I tre si misero sull’attenti.

“Per una volta nella vita, potreste fare quello che vi dico senza lamentarvi?” Chiese con una nota di esasperazione nella voce.

“Si!” Fecero all’unisono.

“Andate!” Li congedò.

L’Hokage non riuscì a trattenere un sorriso rassegnato nel constare, dopo che si furono chiusi la porta alle spalle, che avevano ricominciato a litigare. Erano sempre stati così quei tre: continuavano a lamentarsi gli uni degli altri, ma si volevano un bene dell’anima. Si portò una mano sugli occhi. Quanto tempo era passato…

FLASH BACK

Le rocce sulle loro teste continuava a cadere, dovevano sbrigarsi se non volevano restare sepolti. Obito si voltò per controllare la situazione. Kakashi era appena inciampato. Istintivamente tornò indietro, e lo sollevò. Grazie al suo Sharingan vide il gigantesco masso che stava per abbattersi sopra le loro teste. Fece un passo avanti per spostarsi, ma mise un piede in fallo, e sia lui che Kakashi caddero a terra.

Un grido di dolore riecheggiò nell’aria.

Il piede di Kakashi era rimasto schiacciato. Obito cercò di spostare la pietra con tutte le sue forze, ma non riuscì a smuoverla di un millimetro.

“Dovete andare! Presto ne arriveranno altri!” Li avvertì l’Hatake.

“Non senza di te!” Rispose l’Uchiha continuando a fare del suo meglio per spostare il masso. Rin lo raggiunse e cercò di spingere anche lei.

“Smettetela! Andate via!” Gridò di nuovo Kakashi.

I suoi compagni non volevano saperne di abbandonarlo. Il ragazzino si guardò attorno, presto sarebbe crollato tutto, senza contare che rischiavano di essere raggiunti dai nemici.

“Andate a cercare rinforzi, io me la caverò fino al vostro ritorno!” Mentì per cercare di allontanarli.

Obito e Rin stavano piangendo, per nulla al mondo avrebbero voluto lasciarlo, ma la speranza che il compagno gli aveva dato li aveva smossi.

“Faremo presto!” Lo rassicurò la ragazza, che prese per mano l’Uchiha e lo trascinò con sé.

Una volta che furono lontani dal pericolo, Kakashi sorrise per poi venire completamente travolto dalla frana.

Anni dopo…

Obito osservava tristemente le tombe di Minato Namikaze e Kushina Uzumaki. I funerali si erano svolti proprio quel giorno ma uno dopo l’altro se ne erano andati tutti. Soltanto lui era rimasto fino a quella tarda ora della notte. Del resto non c’era nessuno ad aspettarlo.

Sospirò pensando a Rin. Doveva essere distrutta. Se ne era andata alla fine della cerimonia e non aveva smesso di piangere un attimo. Lei era tutto ciò che gli restava adesso.

Il giovane, guidato più dall’istinto che da altro, si ritrovò davanti alla casa della ragazza. Anche lei viveva da sola, entrambi erano orfani di guerra.

Si affacciò alla finestra furtivamente. Nonostante fosse già passata la mezzanotte da un bel pezzo, la luce in casa di Rin era ancora accesa. La vide. Era di spalle e si muoveva a scatti, probabilmente stava singhiozzando.

Il cuore di Obito si strinse. Dopo essersi fatto coraggio, bussò al vetro della finestra.

Quando Rin si voltò, l’Uchiha poté constatare che stava sorridendo e che… aveva in braccio un bambino!

Obito cadde a terra per la sorpresa mentre la castana aprì la porta invitandolo ad entrare.

“Dove lo hai preso!?!” Le chiese esterrefatto.

“Dall’ospedale” Rispose lei semplicemente.

Bambino. Ospedale. In un attimo fu tutto chiaro.

“Ti prego, dimmi che non hai rapito il figlio di Minato-sensei!”

“Non l’ho rapito. Me lo sono preso perché ero allieva di suo padre e volevo bene a sua madre! Posso tenerlo io!” Spiegò lei.

“Rin, hai quindici anni! Non puoi tenerlo! Non è mica un cucciolo!” La rimproverò.

La giovane lo guardò con astio.

“Ma come? Siamo abbastanza grandi da essere usati in guerra e da crescerci da soli, e non siamo in grado di occuparci di un bambino? Non farmi ridere, Obito! E poi sono un ninja medico io!”

Il ragazzo sgranò gli occhi incredulo. Non aveva tutti i torti infondo.

“Almeno qualcuno sa che lo hai portato qui?”

“Non so… comunque non ho intenzione di riportarlo in ospedale! Aveva il pannolino sporchissimo!” Concluse lei mettendosi a fare delle smorfie al piccolo, che di tanto in tanto le accennava dei sorrisini.

Obito sbuffò.

“E va bene… domani però ne parliamo con l’Hokage!”

Non fu facile convincere Sarutobi, soprattutto per il fatto che non avrebbero potuto rivelare ad anima viva che Naruto era figlio del Quarto Hokage. Alla fine però la tenacia dei due ragazzi ebbe la meglio.

Obito aprì con cautela il pannolino e lo richiuse immediatamente.

“Dio Rin! Ma che gli dai da mangiare!?!” Si lamentò.

“Latte in polvere!” Arrivò la risposta dalla cucina.

Il ragazzo completò l’opera a fatica e dopo avere cambiato il piccoletto, lo prese in braccio e lo portò alla ragazza.

“Allora io vado!” Disse porgendoglielo.

Lei lo prese e dopo un attimo di esitazione disse: “perché non rimani?”

La convivenza fra Obito e Rin era cominciata così: prendendosi cura di un bambino. Anche se erano ancora due ragazzini, la responsabilità di avere qualcuno che dipendeva completamente da loro li portò a crescere più in fretta.

La ragazza divenne un abile ninja medico, anche se non veniva utilizzata spesso per le missioni. Le sue mansioni erano perlopiù in ospedale, in modo da permetterle di occuparsi di Naruto senza problemi.

Obito riuscì a distinguersi in abilità da tutti i suoi compagni, diventando jonin. Non aveva una famiglia e spesso non si trovava sulla stessa lunghezza d’onda del pensiero del clan, così ben presto si allontanò del tutto dagli Uchiha. Più di una volta si era trovato a pensare che tramassero qualcosa e forse, inconsciamente, se ne era andato proprio per non avere quella conferma. Obito era un ninja giusto, per questo avrebbe dovuto fare rapporto all’Hokage in caso di un possibile tradimento del clan, ma al di fuori della sua figura di jonin, era una persona corretta, che non sarebbe stata soddisfatta di essere una spia e di tradire il suo stesso sangue.

In un modo o nell’altro era felice di essersi allontanato dagli Uchiha.

Tempo dopo ebbe la conferma che i suoi dubbi erano fondati.

“Dai! Fermiamoci da Ichiraku solo un attimo!” Implorò.

“Obito, è tardi, Naruto ci starà aspettando sveglio e domani deve andare all’accademia! Non possiamo tardare!” Spiegò lei esasperata.

Erano di ritorno da una missione che era durata soltanto un giorno. Rin aveva dovuto sostituire il ninja medico assegnato alla squadra del ragazzo.

“Passiamolo a prendere!” Propose lui speranzoso.

“È un bambino! Non puoi fargli mangiare ramen a mezzanotte!”

“Guarda che il bambino ne sarebbe felice!”

La ragazza sbuffò e mormorò sconfitta: “e va bene…” Fece qualche passo avanti quando la mano di Obito afferrò con forza il suo braccio e la tirò indietro.

Rin stava per lamentarsi ma quando il ragazzo le fece attraversare il suo corpo, grazie allo sharingan e le impose di restare dietro di lui, si accorse che l’aveva appena salvata da una manciata di kunai dei quali non si sarebbe mai accorta. Si guardò intorno spaesata alla ricerca di un possibile aggressore.

“Fatti vedere!” Gridò Obito.

A quel punto un ragazzo scese da un albero. Rin lo riconobbe soltanto quando il suo compagno, esterrefatto, mormorò il suo nome.

“Itachi…”

Il giovane aveva attivato il suo sharingan ipnotico e sembrava intenzionato ad attaccarli.

“Perché?”

“Tutto il clan deve morire!” Fece in risposta, scagliando una palla di fuoco sui due ninja.

Obito la evitò senza difficoltà, portando Rin con sé. A quel punto intimò alla ragazza di farsi da parte ed intraprese uno scontro con l’altro Uchiha. Inizialmente i due avversari si studiarono, lanciando solo una manciata di colpi basilari e tecniche del loro clan. Itachi conosceva bene la forza di Obito e lo stesso valeva per quest’ultimo.

“Perché ce l’hai con il clan?” Chiese il più grande.

“Non ha importanza, ciò che conta è che sei l’ultimo rimasto e devi morire.” Dopo queste parole, il ninja si rese conto dello strano movimento che si avvertiva dalle parti del quartiere Uchiha.

Obito scattò in avanti e Itachi fece lo stesso. Quest’ultimo cercò di scagliare un pugno che attraversò il corpo dell’avversario. A quel punto il jonin creò un rasengan e cercò di colpire l’avversario, ma quest’ultimo sostituì il suo corpo. Quando l’Uchiha maggiore si voltò, alla ricerca del nemico, lo vide con Rin tra le braccia mentre le puntava un coltello alla gola. Itachi aveva un ghigno soddisfatto sul volto, che sparì un istante dopo, perché il ragazzo davanti ai suoi occhi scomparve in una nuvola di fumo e si ritrovò con un kunai puntato dietro la nuca.

Se avesse ucciso Rin, Obito avrebbe fatto lo stesso con lui.

Con un formidabile scatto di velocità, Itachi roteò su se stesso e lanciò la ragazza addosso al compagno, allontanandosi da lui.

Nessuno dei due aveva dato il massimo ma entrambi sapevano che uno scontro fra loro li avrebbe soltanto danneggiati.

“Basta così, è inutile.” Disse il più giovane.

Obito annuì continuando a mantenere la guardia.

Itachi gli diede le spalle e salì di nuovo su un albero.

“C’è un motivo.” Disse facendo sobbalzare l’altro.

“Itachi…” Mormorò Obito.

“Prenditi cura di mio fratello.” E dopo quest’ultima frase, Itachi Uchiha sparì.

FINE FLASH BACK

“Obito!” Rin entrò nell’ufficio in tutta fretta.

L’Hokage sorrise alla vista della ragazza. Erano passati tanti anni, ma ancora gli faceva battere il cuore.

“Puoi accompagnarmi alla visita?” Si portò una mano sul ventre e disse sconsolata: “non so perché ma ho paura!”

Era già al quinto mese di gravidanza, ma ogni volta che doveva andare a fare i controlli di routine le prendeva il panico.

Il moro le si avvicinò e poggiò anche lui la mano sulla pancia di lei.

“Certo che ti accompagno!”

Rin sorrise.

“Ho visto i ragazzi qui fuori, stavano litigando come sempre!” Lo informò divertita.

Obito sospirò. Non sarebbero cambiati mai ed era meglio così.

FLASH BACK

“Io sono Obito Uchiha e da oggi sarò il vostro sensei”

“Non è giusto, Obito-nii! Io mi alleno sempre con te! Voglio cambiare! Magari con qualcuno di più forte!” Si lamentò Naruto portandosi entrambe le braccia dietro la nuca.

“Perché? Obito-sensei è debole?” Fece Sakura delusa.

“Bah… c’è di meglio!” La informò il biondo mentre una vena pulsante sulla testa di Obito continuava a crescere sempre di più.

Sasuke sbuffò spazientito. Naruto gli si parò davanti con le mani sui fianchi.

“Hey Sas’ke! Perché non facciamo una sfida?”

“Perché sei un idiota.” Rispose il ragazzino.

“Ma come ti permetti, teme!” Fece il biondo portandogli una mano al collo della maglia.

“Dico solo la verità, baka!” Ribatté l’Uchiha facendo lo stesso.

“Ha ragione Sas’ke-kun!” Intervenne Sakura.

“Piantatela!” Il grido di Obito li fece scattare sull’attenti tutti e tre.

Il sensei sospirò e tirò fuori un campanello.

“Dato che avete qualche problema a socializzare, direi che è il caso di sottoporvi ad una prova: se riuscirete a fare gioco di squadra e a prenderlo dalle mie mani, l’avrete superata, altrimenti tornerete all’accademia.”

Quell’ultima frase scatenò il panico fra i ragazzini.

“Non puoi farlo, Obito-nii!” Si alterò Naruto.

L’Uchiha sorrise malignamente e disse: “Oh, sì che posso! Cominciamo! Avete mezz’ora di tempo.”

A quel punto tutti e tre i genin si volatilizzarono andando a nascondersi in tre punti distanti l’uno dall’altro.

Obito fu soddisfatto, la cosa più importante per un ninja è restare nell’ombra. La seconda mossa dei ragazzi fu molto più deludente: Naruto si decise ad attaccare per primo, senza considerare che a distanza di pochi istanti si mosse anche Sakura e tutti e due tentarono lo stesso attacco frontale, senza averlo calcolato e senza la minima coordinazione. Si liberò di entrambi, scaraventandoli a distanza di diversi metri. Sakura cadde di schiena e rimase senza fiato per qualche minuto, Naruto invece, dimostrando una grande agilità, riuscì ad atterrare in piedi e tentò di nuovo un attacco frontale. A quel punto Sasuke, dimostrandosi più furbo degli altri due, apparve alle spalle del sensei, che spostandosi leggermente, lo fece andare a sbattere dritto contro Naruto.

“Il tempo passa…” Commentò Obito.

Di nuovo i tre andarono a nascondersi, ma stavolta tutti insieme.

“Adesso che facciamo?” Fece la rosa.

“È troppo forte per noi!” Si lamentò l’Uzumaki.

“Ho un’idea!” Li sorprese ad un tratto Sasuke.

Il jonin intanto continuava ad osservare il cespuglio nel quale si erano nascosti. Improvvisamente Naruto schizzò fuori dal nascondiglio e cadde a terra, poco distante dai suoi piedi.

Sasuke lo seguì con sguardo minaccioso.

“È colpa tua se non riusciremo a passare la prova, idiota!” Fece il moro.

Il ragazzino si rialzò e si gettò sul compagno tirandogli un pugno. Il piccolo Uchiha riuscì a rigirarsi e sferrare a sua volta colpi su colpi all’avversario.

Obito si portò una mano fra i capelli esasperato.

Ad un tratto anche Sakura uscì dal nascondiglio e cominciò a piagnucolare: “non litigate!”

“Tu sta zitta!” Fece Sasuke lanciandole della terra negli occhi e attaccandola.

A quel punto l’Uchiha maggiore decise di intervenire. Si avvicinò ai tre e si abbassò per dividerli, ma un forte colpo nel didietro lo fece sbilanciare e cadere in avanti.
I tre mocciosi che stavano litigando svanirono nel nulla e solo allora, Obito si rese conto che delle trasformazioni così perfette potevano essere solo opera di Naruto. Lo stesso che gli aveva sferrato un calcio.

Sakura si gettò contro il maestro, che era riuscito ad alzarsi prima del previsto. La ragazzina lo costrinse a gettarsi verso destra per schivare un colpo, a quel punto Naruto sferrò un calcio che lo fece indietreggiare e sorprendentemente, dal terreno fuoriuscì Sasuke, che puntò dritto sul campanello.

Obito sorrise. La mano del piccolo Uchiha non raggiunse il punto desiderato, ma attraversò tutto il corpo del sensei.

Dopo quel fallimento i tre si avvicinarono, fissando il loro maestro con delle espressioni sconvolte: volevano fregarlo con delle tecniche base, ma non avevano neanche minimamente calcolato quelli che erano i suoi veri poteri. La mezz’ora era scaduta.

“Non siete riusciti a prendere il campanello.” Disse l’Uchiha.

Sakura non riuscì a trattenere le lacrime, mentre Naruto e Sasuke serrarono i pugni.

“L’anno prossimo faremo di nuovo squadra! Ma non falliremo!” Disse il biondo.

La ragazzina annuì determinata.

“Dobbiamo cominciare ad elaborare un piano da subito!” Fece Sasuke.

Il jonin rise.

“Anche se non avete preso il campanello, avete fatto gioco di squadra, perciò vi promuovo comunque!”

Ci fu un minuto di silenzio al quale susseguirono grida di gioia.

Naruto si gettò al collo del sensei e disse: “sei il miglior nii-san del mondo!!!”

FINE FLASH BACK

“Il bambino cresce benissimo, cara! Stai tranquilla e torna il mese prossimo!” La dottoressa salutò sorridente Rin e fece una piccola riverenza all’Hokage, per poi uscire dalla stanza.

La castana prese la mano del marito ed entrambi si guardarono negli occhi tutti emozionati.

“Non vedo l’ora di vederti all’opera come padre, Rokudaime-sama!” Fece lei con una nota scherzosa mentre pronunciava il titolo del marito.

“Beh, quando Naruto era piccolo non sono stato poi così male! E considera che avevo parecchi anni di meno!” Rispose l’Uchiha fingendosi offeso per quella mancanza di fiducia nelle sue capacità.

La ragazza si lasciò andare ad una fragorosa risata, per poi tornare seria.

“È vero, sei stato un buon amico, un ottimo fratello, un fidanzato perfetto ed un ninja ammirevole… sarai anche un padre esemplare!” Nel pronunciare quest’ultima frase gli occhi di Rin divennero lucidi.

Obito arrossì senza riuscire a nascondere quanto i complimenti della ragazza gli facessero effetto nonostante tutto il tempo passato.

Lei credeva molto in lui, ci aveva sempre creduto. Eppure Obito non era infallibile, anzi, ricordava bene i momenti in cui non si era ritenuto all’altezza del suo compito.

FLASH BACK

Naruto era steso a terra, svenuto. Il jonin lo prese e lo strinse forte digrignando i denti. Non era riuscito a far desistere Sasuke, anzi, l’ultima frase che gli aveva rivolto era stata un motivo in più per andarsene: tuo fratello potrebbe non aver avuto scelta…

FINE FLASH BACK

“A cosa stai pensando?” Chiese improvvisamente Rin.

L’Uchiha scosse la testa dicendo: “nulla di particolare!”

Per quanto si fosse rimproverato la partenza di Sasuke, aveva anche la consapevolezza che se non fosse stato per quella frase, lui e Itachi non sarebbero mai tornati insieme al villaggio. Dopo un lungo periodo di allenamento sotto Orochimaru, il ragazzo era riuscito a trovare suo fratello e a chiarire con lui, proprio grazie ad Obito e alla speranza che aveva fatto nascere in Sasuke.

“Tu vai a casa, io ho una cosa da fare.” Disse l’Hokage.

La ragazza sorrise e annuì proseguendo.

L’Uchiha deviò verso il cimitero e raggiunse una lapide con su scritto: Kakashi Hatake, il falco bianco.

“Hey Kakashi! Sembra che diventerò padre!” Disse entusiasta.

I caratteri scolpiti nella pietra non accennavano a rispondere, anche se in qualche modo, Obito sperava sempre di percepire qualcosa da quelle lettere.

Il suo amico di infanzia aveva combattuto la Quarta Grande Guerra al fianco di Madara Uchiha, che era stato il suo maestro.

Il falco bianco, era così che tutti lo chiamavano, lui soltanto riuscì a riconoscerlo. Era apparso sulla sua strada come l’angelo vendicatore che veniva a prendere tutto ciò che non aveva avuto. Quella volta, Obito non era riuscito a salvarlo.

Alla fine però avevano combattuto fianco a fianco, grazie a Naruto.

La guerra era stata vinta e Tsunade aveva abdicato in suo favore, tutti i suoi sogni si erano realizzati.

“Sai, a volte penso che mi sarebbe bastato pochissimo per finire come te: potevo esserci rimasto io sotto quel masso… Kakashi, un giorno in questo mondo per cui abbiamo combattuto regnerà la pace!” La mano di Obito andò a sfiorare il nome del compagno.

“Te lo prometto…”
  
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