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Autore: AnastasiaSmith    13/09/2014    0 recensioni
Nell'aria risuona il rumore di uno schiocco di dita, e sul suo trono lucidissimo appare in tutta la sua rinomata bellezza Afrodite. [...]
Sarebbe perfetta -anche se lo è ogni giorno della sua immortale vita- se [...]
Afrodite.
Scarpe.
Ortopediche.
Il signore degli dei si chiede se tutto questo sia vero. Non può esserlo.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Afrodite, Apollo, Gli Dèi, Zeus
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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***

 

Il signore di tutti gli Dei è stressato.
Non per sua moglie -Era- che continua imperterrita a cercare di uccidere Jackson e i suoi compari, con modi sempre più assurdi a sua detta, nè per Ade che lo sta pregando, in mondo non troppo esplicito perchè infondo è sempre il Dio dei morti e hanno avuto anche loro delle divergenze per secoli, di pensare alla sua suocera per l'estate visto che le sue intenzioni sono di portare Persefone in qualche luogo isolato dell'america latina per farsi perdonare di tutti i decenni che le ha fatto passare in quel luogo tetro che lui si ostina a chiamare casa.
E neanche per i continui regali di suo figlio Jason -da quando hanno fatto pace deve averlo eletto papà perfetto o robe del genere, disgustoso-, regali che farebbero indignare chiunque ma lui non li può rifiutare perchè è suo figlio e se lo venisse a sapere sarebbe la fine, lacrime su lacrime. E chi lo sopporterebbe più dopo!
Non è per tutto questo, che venite a pensare!
Zeus è stressato perchè lassù sull'Olimpo sono tutti pazzi.
Ma neanche lui poteva aspettarsi tutto questo.
E' un 23 luglio, l'estate ha deciso di arrivare sfiancante e afosa anche là, e lui è stato costretto dalla sua adorata figliola Atena -che per quanto possa essere intelligente, da alcune dicerie che sente vagare per i corridori del suo palazzo, ha problemi abbastanza seri con la sua figlia mezzosangue, Annabeth- a partecipare, in quanto Signore degli Dei, al Concilio degli Dei nella sala del trono. Una riunione d'emergenza, l'ha sentita borbottare.
Allora lui non ha potuto far altro che dirigersi verso la sala -immancabile il suo sguardo corrucciato che sa tanto di superiorità, grazie tante- e una volta attraversato il mastodontico portone d'oro massiccio la scena che gli si presenta davanti è totalmente normale, come sempre. Sua moglie, i suoi fratelli -Poseidone emana un tale odore di salsedine che non ha dovuto neanche occhieggiare a lui per sapere che era là- e tutti gli altri dei sono seduti ognuno sui rispettivi troni. Dioniso è stravaccato sul suo trono di vite -può vedere alcuni grappoli d'uva ancora leggermente acerbi alle sue spalle- e sta giocherellando con un seme di ignota provenienza. Suo fratello, il dio del mare, invece sta parlando con suo nipote Efesto su alcuni problemi alle fucine del suo palazzo -una parte del Dio spera che Tyson stia bene, ne ha passate così tante quel ragazzo da averne  per una vita intera-, quindi dovrà mentalmente prepararsi a vedere trasportati i migliaia di attrezzi del dio del fuoco.
E infine sposta lo sguardo alla sinistra del suo trono ma lo trova vuoto.
E va bene che la riunione è stata preparata in quattro e quattr'otto -Atena se ne è
lamentata per tanto tempo mentre gli spiegava la situazione- ma sperava che almeno tutti fossero organizzati e che tutti sapessero di, si, tutto.
Non che mancasse qualcuno.
E, purtroppo, lui non sembra essere l'unico ad essersene accorto, già.
«Ehi, dov'è Afrodite?»
E se Zeus aveva intenzione di sorvolare sulla scomparsa della dea dell'amore, sedersi sul suo trono sfavillante e mettere velocemente fine a quel concilio che lui reputa inutile da quando è stato frettolosamente annunciato per poi ritirarsi nelle sue stanze per bevere un bicchiere di rum mortale -quella bevanda è buonissima-, Apollo è d'altro canto.
Sempre meglio di un haiku, a quell'ora del mattino non lo avrebbe sopportato.
Sua moglie Era, rigidamente seduta, concentra tutta la sua natura immortale sul povero dio del sole -ora un po' intimorito. Infondo, tutti sanno della natura schietta e omicida della dea, e nessuno avrebbe fatto quello che lui ha fatto, ma.- e lo guarda senza un briciolo di interesse a quello che ha detto.
«Che lei ci sia o meno, iniziamo perfavore.»
Ora anche il dio del cielo è seduto sul trono e guarda dall'alto della sua postura fiera tutti i suoi immortali compagni, alcuni ancora profondamente confusi sul perchè del concilio, altri semplicemente annoiati e alcuni leggermente -ma leggermente- allarmati per la mancanza di una persona al palazzo per tutto il pandrano.
E se Era aveva sperato -inutilmente- di iniziare a parlare della ragione specifica di tutta quella scomoda situazione creatasi alle nove del mattino sul piano seicento dell'Empire State Building, tutti i suoi desideri sono andati in fumo.
Nell'aria risuona il rumore di uno schiocco di dita, e sul suo trono lucidissimo appare in tutta la sua rinnomata bellezza Afrodite.
Capelli biondi, boccolosi, e trucco al limite della perfezione; un abito rosso eccentrico -come lei, già- e le unghie altrettanto rosse fuoco.
Sarebbe perfetta -anche se lo è ogni giorno della sua immortale vita- se ai piedi non avesse delle vecchie e sporche scarpe ortopediche blu raccattate chissà dove tra le strade chiassose di New York -le piace così tanto gironzolare tra i mortali-.
E tutti non possono essere che scioccati.

Il signore di tutti gli Dei è stressato.

Non per sua moglie, Era, che continua imperterrita a cercare di uccidere Jackson e i suoi compari, con modi sempre più assurdi a sua detta,
nè per Ade che lo sta pregando, in mondo non troppo esplicito perchè infondo è sempre il Dio dei morti e hanno avuto anche loro delle divergenze per secoli,
di pensare alla sua suocera per l'estate visto che le sue intenzioni sono di portare Persefone in qualche luogo isolato dell'america latina per farsi perdonare di tutti i decenni che le ha fatto passare in quel luogo tetro che lui si ostina a chiamare casa.

E neanche per i continui regali di suo figlio Jason (da quando hanno fatto pace deve averlo eletto papà perfetto o robe del genere, disgustoso),
regali che farebbero indignare chiunque ma lui non li può rifiutare perchè è suo figlio e se lo venisse a sapere sarebbe la fine, lacrime su lacrime. E chi lo sopporterebbe più dopo!

Non è per tutto questo, che venite a pensare!

Zeus è stressato perchè lassù sull'Olimpo sono tutti pazzi.

 


E' un 23 luglio, l'estate ha deciso di arrivare sfiancante e afosa anche là, e lui è stato costretto dalla sua adorata figliola Atena
(che per quanto possa essere intelligente, da alcune dicerie che sente vagare per i corridori del suo palazzo, ha problemi abbastanza seri con la sua figlia mezzosangue, Annabeth) a partecipare, in quanto Signore degli Dei, al Concilio degli Dei nella sala del trono.
Una riunione d'emergenza, l'ha sentita borbottare.
Allora lui non ha potuto far altro che dirigersi verso la sala (immancabile il suo sguardo corrucciato che sa tanto di superiorità, grazie tante) e una volta attraversato il mastodontico portone d'oro massiccio la scena che gli si presenta davanti è totalmente normale, come sempre.

Sua moglie, i suoi fratelli (Poseidone emana un tale odore di salsedine che non ha dovuto neanche occhieggiare a lui per sapere che era là) e tutti gli altri dei sono seduti ognuno sui rispettivi troni.
Dioniso è stravaccato sul suo trono di vite (può vedere alcuni grappoli d'uva ancora leggermente acerbi alle sue spalle) e sta giocherellando con un seme di ignota provenienza.
Suo fratello, il dio del mare, invece sta parlando con suo nipote Efesto su alcuni problemi alle fucine del suo palazzo (una parte del Dio spera che Tyson stia bene, ne ha passate così tante quel ragazzo da averne  per una vita intera),
quindi dovrà mentalmente prepararsi a vedere trasportati i migliaia di attrezzi del dio del fuoco. E infine sposta lo sguardo alla sinistra del suo trono ma lo trova vuoto.

E va bene che la riunione è stata preparata in quattro e quattr'otto (Atena se ne èlamentata per tanto tempo mentre gli spiegava la situazione) ma sperava che almeno tutti fossero organizzati e che tutti sapessero di, si, tutto.
Non che mancasse qualcuno. E, purtroppo, lui non sembra essere l'unico ad essersene accorto, già.

«Ehi, dov'è Afrodite?»

E se Zeus aveva intenzione di sorvolare sulla scomparsa della dea dell'amore,
sedersi sul suo trono sfavillante e mettere velocemente fine a quel concilio che lui reputa inutile da quando è stato frettolosamente annunciato per poi ritirarsi nelle sue stanze per bevere un bicchiere di rum mortale, Apollo è d'altro canto.
Sempre meglio di un haiku, a quell'ora del mattino non lo avrebbe sopportato.

Sua moglie Era, rigidamente seduta, concentra tutta la sua natura immortale sul povero dio del sole, ora un po' intimorito.
Infondo, tutti sanno della natura schietta e omicida della dea, e nessuno avrebbe fatto quello che lui ha fatto, ma. Lo guarda senza un briciolo di interesse a quello che ha detto.

«Che lei ci sia o meno, iniziamo perfavore.»

Ora anche il dio del cielo è seduto sul trono e guarda dall'alto della sua postura fiera tutti i suoi immortali compagni, alcuni ancora profondamente confusi sul perchè del concilio,
altri semplicemente annoiati e alcuni leggermente allarmati per la mancanza di una persona al palazzo per tutto il pandrano.
E se Era aveva sperato inutilmente di iniziare a parlare della ragione specifica di tutta quella scomoda situazione creatasi alle nove del mattino sul piano seicento dell'Empire State Building, tutti i suoi desideri sono andati in fumo.

Nell'aria risuona il rumore di uno schiocco di dita, e sul suo trono lucidissimo appare in tutta la sua rinnomata bellezza Afrodite.
Capelli biondi, boccolosi, e trucco al limite della perfezione; un abito rosso eccentrico e le unghie altrettanto rosse fuoco.
Sarebbe perfetta (anche se lo è ogni giorno della sua immortale vita) se ai piedi non avesse delle vecchie e sporche scarpe ortopediche blu raccattate chissà dove tra le strade chiassose di New York (le piace così tanto gironzolare tra i mortali).
E tutti non possono essere che scioccati.

Afrodite.
Scarpe.
Ortopediche.

Il signore degli dei si chiede se tutto questo sia vero.
Non può esserlo.

«Afrodite, le scarpe! Hai fatto indigestione di nettare?» 

E se al suo nome la dea alza lo sguardo, pieno di lacrime, Zeus capisce che la riunione è ufficialmente saltata e che ora tutti si occuperanno a recuperare le vere scarpe di amore.

Le dee si alzano velocemente e si avvicinano a lei, che intanto ha iniziato silenziosamente a piangere con lo sguardo basso (il dio si chiede come diamine faccia ad essere al pieno della sua bellezza in momenti del genere, ma.)
e iniziano a riempirla di domande come «Cara tutto bene? Cosa succede?» o «Giuro che se prendo chi ti ha rubato le scarpe lo maledico per il resto dei suoi giorni, mortali e non!»,
mentre il restante maschile guardano esasperati rispettive mogli e figlie impegnate a consolare la dea dell'amore.

Ora ci vorrebbe del rum, seriamente. MA.

«Questo è profumo di biscotti!»

Il dio del cielo chiude gli occhi.
Apollo.

Si gira alla sua sinistra e vede il dio del sole con un espressione entusiasta sul viso -abbronzato come suo solito- che cerca per tutta la sala con lo sguardo i dolciumi di cui avrebbe sentito il presunto profumo gustoso.
E, per suo enorme disappunto, anche lui sente odore di nettare e burro.
Decisamente biscotti.

Ed infatti circa due minuti dopo, dal portone principale, entra una musa in tunica bianca  che tra le braccia ha un vassoio d'argento coperto da biscotti dorati.
Dire che Apollo è entusiasta è veramente poco.
Il dio salta letteralmente in piedi (le donne non lo notano minimamente, ovvio) e a grandi falcate cerca di raggiungere la musa bionda che porta quelle prelibatezze,
ma questa ha già virato per la camera della moglie del signore degli dei, ignorando il fatto che tutti gli dei la stavano fissando, alternando lo sguardo da lei al dio immobile al centro della sala del trono.
Il signore del sole spalanca gli occhi e guarda con sguardo triste, e con faccia da cane bastonato che gli riesce alla perfezione, la ragazza che varca la porta.

Si volta di scatto verso il trono di Era, trovando irrimediabilmente vuoto, e allora decide di raggiungere di nuovo il suo trono rannichiandocisi sopra, con sguardo perso nel vuoto totale e le braccia che abbracciano le ginocchia.
Quello che Zeus sente dopo sono una nania impazzita di «Voglio i biscotti», «Ma che buoni i biscotti.» e «Credo che seguirò quella ragazza e mi farò dare i biscotti».

Lo sguardo che vede scambiarsi tra il dio del vino e suo fratello Ade -si, anche lui è là visto che la situazione sembrava essere preoccupante,
ma non così tanto visto che ora il punto principale della mattinata sono Afrodite e le sue scarpe- non è per niente rassicurante, quei due insieme non combinano bei guai lo sanno tutti.

Una voce femminile si alza.

«Afrodite, come erano fatte queste scarpe, cara?»

Tutto il genere maschile della stanza (compreso Zeus, la curiosità è immortale) rivolge la sua attenzione alla dea dell'amore che guarda con ancora le lacrime agli occhi Atena, che la guarda con uno strano luccichio negli occhi.
Luccichio che Zeus riconosce come un'idea.

«Ricordi due giorni fa che ero andata per negozi giù a NY?»

La dea dell'intelligenza annuisce con vigore. L'anteprima di un disastro titanico. (sarcasmo dio del cielo?)
Afrodite continua, asciugandosi con un fazzoletto rosa confetto gli occhi.

«Sono entrata in un negozio, qualcosa come Armadi, Armanio—Armani, ecco. E là mi sono letteralmente innamorata di un paio di—» la dea sospira con un espressione d'amore,

«tacchi rossi a spillo da 10 centimetri. Un affare!»

Ora: se tu fai parte della stirpe degli dei sai, lo inculcano di generazione in generazione nella testa di ogni nascituro, che la dea dell'amore Afrodite ama le scarpe forse più di quanto ama il trucco o i vestiti costosi
(che paga rigorosamente in dracme, anche tra i mortali) e che se c'è una cosa che può scatenare la fine di tutto l'Olimpo forse più dell'ascesa dei titani, quella, è rubare le scarpe appena acquistate di Amore.

Non che lei si scomodi a cercarle ma in evenienza di queste situazioni tutto l'intero mondo immortale si piega ai suoi comandi e cerca le scarpe perdute per tutto il mondo, compreso quello mortale vista la sbadataggine della dea.
Ma Atena sembra essere d'altro canto.
La dea, infatti, ha iniziato a percorrere in cerchio un pezzo di sala, con passi regolati e controllati, e si gratta il mento nel bel mezzo dell'idea.

«L'ultimo luogo in cui le hai viste?»

Afrodite alza immediatamente la testa verso Atena, speranzosa
(le idee della dea dell'astuzia si percepiscono praticamente a pelle infatti anche una testa tra le nuvole come Amore ha capito che l'altra ha la soluzione al suo problema) e si affretta a rispondere:

«Ieri sera prima di coricarmi, le ho messe sotto il letto!»

Certo, mettere le scarpe sotto il letto è normale, già. Atena nel frattempo si blocca e si volta, mettendosi di fronte ad Amore.

«E—hai provato a cercarle sotto il letto?»

E no, questo no. 

Fa che dica che le ha cercate anche là, fa che dica che le ha cercat—

«Oh, geniale! Vado subito!»

E senza dire più una parola, ma con un sorriso in più ovviamente, Afrodite sparisce frettolosamente dalla sala dei troni e tutti gli dei si guardano tra di loro un pochino esasperati
mentre Atena sorride compiaciuta di avere risposto in modo giusto ad un'altra domanda di vita. Ma la quiete dura veramente poco visto che dopo pochissimi secondi Ares scoppia in una risata scoppiettante che coinvolge dopo poco anche Ade e Dioniso,
quei tre fanno un tale trio che a volte persino Zeus ne ha paura se li vede parlottare tra di loro, ma questo è lecito infondo.

Dopo qualche minuto gli dei iniziano ad uscire per tornare ognuno nelle proprie stanze, tranne Hermes che si dirige alle cucine per cercare qualche dannato topo morto per quegli insaziabili di George e Marta,
il perchè della riunione già bello che dimenticato per questioni più importanti, e anche il Signore degli Dei decide di ritirarsi nelle sue stanze per frugare nei cassetti e affogarsi in un bel bicchiere di rum.

Si alza quindi in piedi e sta per uscire, quando nota Apollo ancora rannicchiato sul suo trono.

«Απόλλων?»

E Apollo lo sa che quando Zeus lo chiama con il suo nome in greco antico significa che è preoccupato da qualcosa che ha fatto,
in questo caso stare rannicchiato sul trono con un sguardo vacuo, e allora si volta verso di lui spiegandogli le sue motivazioni.

Il Signore di tutti gli Dei ha un sguardo tra l'omicida e il preoccupato e aspetta impaziente che il dio del sole parli una volta per tutte sperando che abbia dei buoni motivi per essere così triste!

«Ζεύς -inizia in modo lamentoso- perchè quella ragazza non è tornata con i biscotti?»

Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.

Un urletto furente e poco virile è l'ultima cosa che Zeus pronuncia prima di, praticamente, correre verso la sua stanza per chiudersi a chiave con l'unica compagnia di una bottiglia piena di rum,
un bicchiere d'oro massiccio e una rabbia ed un'esasperazione nella testa (se lo notate, vedrete del fumo uscire della sue immortali orecchie).

E l'unica cosa che pensa mentre si scola il bicchiere di rum amarognolo inizia a pensare seriamente di lasciare finalmente il controllo dell'Olimpo a suo fratello Ade, lo brama da anni,
si sa, così che magari potrebbe prendersi una meritata vacanza da quella gabbia di matti al seicentesimo piano dell'Empire State Building -magari lui riuscirebbe a mettere in riga quel branco di malati mentali, forse-.
Ha sempre voluto fare una vacanza in Italia, senza Era ovvio, e chi la sopporterebbe!

Con questi felici pensieri di libertà, il Dio Onnipotente si addormenta, in mano ancora il fondo del bicchiere con uno spruzzo di rum invecchiato.

Le cose che però non saprà sono che alla fine Afrodite le scarpe le trovò davvero sotto il letto, e non si preoccupò neanche della sua sbadataggine preferendo prepararsi un thè ai frutti di bosco con indosso i suoi amati tacchi.

Non saprà che la musa dei biscotti tornò dopo mezz'ora dalla sua uscita con un altro vassoio di biscotti, questa volta però placcata da Apollo che, con qualche complimento e un sorriso, riuscì ad accaparrarsi metà della portata di dolciumi al nettare.

Non saprà che alla fine suo fratello, il dio dei morti, alla fine ci ha rinunciato a tormentarlo
e aveva pensato invece di tormentare Hermes per pregarlo di portare nella sua agenzia trasporti pacchi immortali mentre lui porta la sua adorabile mogliettina tra il caldo e la sabbia.

E sempre mentre i serpenti George e Martha intraprendono discorsi su tutte le fatiche che devono fare con il dio -anche se in realtà non fanno niente:

«I ratti sono deliziosi» suggerì George.

«E questo che c'entra con la storia?» domandó Martha.

«Niente. Peró ho fame» 

Anche i sogni del dio del cielo pensano che sia doveroso nei confronti della sua sanità mentale abbandonare l'Olimpo per una sana vacanza in quale posto freddo.
Anche se sa che quel posto pieno di matti con fissazioni di dubbia originalità per lui è casa.

E lo sarà sempre. (infondo è immortale)

 

 

 

  
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