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Autore: NonTrovoUnNome22    13/09/2014    2 recensioni
Durante lo scontro più sanguinoso e decisivo che la Galassia abbia mai conosciuto una squadra di soldati si distinse per le proprie capacità e il proprio coraggio.
Queste sono le cronache del loro operato durante la guerra contro i Razziatori.
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In N7 Chronicles sarà raccontata la storia di una squadra N7 parallela a quella della Normandy durante gli eventi di Mass Effect 3, coinvolgendo molti dei personaggi secondari e delle comparse della trilogia e dando spazio ad alcuni degli avvenimenti importanti per il lore avvenuti offscreen che faranno da sfondo a una trama orizzontale completamente originale. Spero apprezzerete. :)
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Sanctuary – 8/5/2186
Due uomini seduti attorno a un tavolo di una stanza assolutamente anonima.
Il fumo del sigaro di Peter incrociava la fredda luce del neon, creando giochi di luce in cui il Distruttore Erik Meyer si perse aspettando che il suo superiore finisse di visionare il video che, con l'aiuto di Eliza, aveva accuratamente preparato.
-Questo è il messaggio Ammiraglio, ora abbiamo un buon motivo per tornare sulla Terra.- disse al termine della registrazione.
Nel cercare di raccogliere i pensieri in modo da articolarli in parole sensate l'Ammiraglio osservò intorno a se la cabina del Distruttore, sorprendendosi del grado di usura quasi nullo dei mobili e dell'assoluta mancanza di personalizzazione dell'ambiente.
L'unica conclusione possibile era quella che Meyer, in quella cabina, ci passava meno tempo di quanto avrebbe dovuto.
-Da quanto tempo non dormi, Erik?- lo interruppe.
-Non ha importanza. La nostra gente sta morendo, questo è tutto ciò che mi preoccupa al momento.-
-Aiutare la resistenza e portare dalla nostra parte un altro N7? Sai che mi piacciono questo genere di cose, ma non possiamo rischiare la Sanctuary per così poco: il sistema ora è pieno di Razziatori, molto più di quando ti reclutammo … e la Terra è molto più in profondità di Plutone.- disse Mikhailovich preoccupato.
Meyer sorrise.
-Non sarà necessario: ho chiesto ad alcuni amici ai piani alti e pare che l’Alleanza stia già per organizzare un missione di soccorso per la resistenza, usando una nave-arca modificata con gli impianti di occultamento, ribattezzata SSV Kharon. La nave è stata riempita con beni di prima necessità, armi e medicine: possiamo usarla per andare sulla Terra, recuperare l’N7 e poi andarcene senza essere visti- spiegò il Distruttore.
-E loro cosa ci guadagnano?- chiese l’Ammiraglio in tono sospettoso.
-Noi- rispose Erik, con la sicurezza di un uomo che sa di aver fatto centro –Sotto il comando di N7 esperti i pericoli di questa missione diminuiranno.-
-Meyer mi stai chiedendo di rinunciare temporaneamente a parte della squadra che ho faticosamente raggruppato. Sei assolutamente certo che ne valga la pena?- chiese Peter al collega.
-Sissignore.-
L’Ammiraglio tirò un sospiro rassegnato: -D’accordo, diciamo che mi hai convinto … chi pensi sia adatto a venire con te?-
-Voglio portare due squadre, una guidata da me e un’altra guidata dal Paladino: se mi da il permesso di organizzare la missione mi consulterò con lui al fine di scegliere i soldati più adatti.- disse Meyer.
-Hai il mio permesso Distruttore, vai pure.- esclamò Mikhailovich alzandosi.
Erik scattò in piedi, e in un impeto di formalità fece il saluto militare, accompagnando l'Ammiraglio all'uscita.
Mikhailovich si voltò: -Non serve che tu mi faccia il saluto, non saranno le formalità a farci vincere la guerra.- gli mise una mano sulla spalla, preoccupato -E prenditi un po’ cura di te: mi servi al massimo della forma.-
 
Cittadella: Hangar d’attracco D33 - 9/5/2186
La Sanctuary fece tappa alla Cittadella, per sbarcare le squadre che sarebbero dovute andare sulla Kharon e fare qualche rifornimento.
L’Ombra stava osservando il paesaggio offerto dalle braccia della Cittadella sopra di lei dalla vetrata della sua cabina, aspettando una visita.
Qualcuno bussò alla sua porta, Kara né ordinò l’apertura.
-Volevi parlarmi?- chiese il Paladino rimanendo sul ciglio della porta.
-Accomodati- disse gentilmente Kara.
Mikhailovich entrò nella stanza, la porta si chiuse dietro di lui.
Era una grande cabina, che ricordava l’attico in cui Kara l’aveva portato al termine della missione su Noveria.
Perfino l’arredamento somigliava a quello dell’appartamento: lo stile era asciutto e semplice, come quello del normale arredamento delle navi militari, tuttavia si poteva notare la maggior qualità dei pezzi dai piccoli dettagli sulle rifiniture delle tappezzerie o dall'insistente presenza di parti trasparenti retroilluminate negli sportelli dei cassetti che davano al luogo un'aria incredibilmente raffinata e sofisticata.
"Evidentemente Kara aveva ordinato di sostituire i mobili già presenti nella cabina con quelli pregiati che possedeva sul pianeta." pensò il Paladino constatando la comodità delle poltrone.
-Hai sistemato bene questo posto!- disse sorridendo Boris sedendosi su uno dei due divanetti al centro della stanza, di fianco a Kara.
-La stoffa di queste poltrone è prodotta esclusivamente a mano su Irune, non esiste tessuto più traspirante di questo … diciamo che non ho potuto fare a meno di qualche comfort.- rispose a modo Kara. 
Il suo sguardo si fece più cupo, sfuggendo ai numerosi tentativi di Boris di mantenere un contatto visivo –Senti … mi spiace per quello che ho detto su Sanctum, è stato inappropriato.-
-Non fa niente: uccidere fa parte del nostro mestiere, e purtroppo in molti casi è l’unica cosa che possiamo fare per non lasciarci la pelle.-
Mikhailovich smise di cercare lo sguardo di Ivanova, cominciando a fissare il traffico che scorreva come sangue da una ferita sulle braccia della Cittadella.
-In questo periodo è più difficile. Per me, almeno.- disse Boris tutto d'un fiato.
-E colpa di Arcturus?- chiese l’Ombra sentendo un improvviso bisogno di voltarsi e osservare lo sguardo di un uomo che, pur conoscendo da poco, si era fidata di lei, aprendosi come non gli aveva mai visto fare con nessun altro.
-È sempre colpa di Arcturus.- rispose con un sorriso amareggiato il Paladino -A volte mi chiedo se facciamo davvero la cosa giusta, voglio dire: chi ci da il diritto di decidere per la vita di qualcun altro? Non facciamo forse le stesse cose dei criminali di Omega quando organizziamo spedizioni punitive come quelle di Sanctum?-
Si focalizzò su un edificio in lontananza, scacciando la vocina nella sua testa che gli gridava di non fidarsi del tutto di quella donna, che per quanto lo riguardava poteva essere una collaboratrice di Cerberus in incognito dato che non sapeva praticamente nulla di lei e che, presto o tardi, se ne sarebbe pentito.
-In questa guerra non esiste il grigio: chiunque sia contro di noi sta dalla parte dei Razziatori, e per questo va eliminato. Cerberus ha fatto la sua scelta: si sono venduti ai Razziatori in cambio di nuove tecnologie, il laboratorio di Sanctum lo dimostra. Ormai la maggior parte di loro è indottrinata, se perderemo la guerra verranno comunque abbandonati a morire si stenti. Noi però non dobbiamo permettere loro di ostacolare la nostra battaglia. Non è il momento di dubitare.- disse con sicurezza Kara.
Lo sguardo del Paladino si indurì.
-Non sto "dubitando": sono dei terroristi fanatici, e continuerò a crederlo, anche se provo quasi pena per come vengono usati dai Razziatori.-
Prima che l'Ombra potesse dire qualunque cosa, Boris aggiunse un deciso e rimarcato "Quasi".
"Bella mossa Kara" pensò sarcasticamente tra se e se, rimproverandosi tacitamente per l'infelice scelta di parole.
-Ho sentito che tu e Meyer dovete andare sulla Terra: cercate di tornare vivi, cominciate a starmi simpatici.- disse Kara ironicamente, contenta di essere riuscita a cambiare argomento repentinamente.
-E’ un’idea di Erik, e mio padre è d’accordo; non mi serve sapere altro.- esclamò Boris indifferente.
-Sul serio, non farti ammazzare.-
-Cominci a preoccuparti per me, Ivanova?- chiese divertito il Paladino.
-No signor Mikhailovich, semplicemente non voglio venire a salvarvi il culo.- rispose a modo l'Ombra.
 
Il Distruttore stava percorrendo i corridoi della Sanctuary, radunando la quadra che doveva seguirlo sulla Terra.
Niftu Cal aveva insistito per partecipare, ottenendo il benestare di Meyer, conscio del suo rapporto con la Furia e delle capacità di Hacking che lontano dal raggio d'azione della Sanctuary, e quindi di Eliza, sarebbero senza dubbio tornate utili.
Jeremy Ortis, cavia degli esperimenti di Cerberus su Sanctum gli corse incontro.
-Mi hanno detto che state reclutando per tornare sulla Terra: mi offro come volontario, devo ancora testare le mie nuove capacità … - disse sorridendo.
-Mi spiace ma tu devi rimanere in osservazione sulla Sanctuary per un po’ di tempo per capire cosa ti ha fatto Cerberus.- disse il Distruttore non staccando gli occhi dal datapad che stava esaminando. Non dormiva da troppo tempo, e dopo gli ultimi ritocchi avrebbe finalmente risposato con il sonno di chi sa di aver fatto il suo compito al meglio.
Il Phoenix non si spostò, impedendo al Distruttore di procedere, costringendolo a prestargli maggiore attenzione.
-La missione non sarà delle più facili, non voglio offenderti ma mi servono soldati veterani.- disse il Distruttore squadrandolo da sopra il datapad.
Il viaggio che dovremo fare sarà pericoloso anche senza pivelli che vogliono fare gli eroi” pensò Meyer in cuor suo.
Jeremy rimase talmente interdetto da quelle parole pronunciate così a bruciapelo che permise a Meyer di passare, senza replicare.
 
Terminata la conversazione con il Paladino, Kara lasciò i suoi alloggi e andò nella sala tattica: voleva controllare che fosse tutto pronto alla partenza prima di prendere una boccata d’aria fuori dalla nave.
Quando la porta si aprì Ivanova ebbe una sorpresa inaspettata ma gradita.
-Sei tornata visibile giusto in tempo per passare a salutarmi?- disse sorridendo Jondum Bau dando la mano alla sua amica.
-Sono anch’io felice di vederti Bau ma … che hai fatto?- chiese Kara al Salarian indicando il collare che portava intorno al collo.
-Ho avuto un battibecco con un ambasciatore per, diciamo, “questioni diplomatiche”.- disse Jondum virgolettando le ultime due parole con le dita.
-Ti ha ridotto male!- esclamò sorridendo Kara.
Ancora prima di parlare, Bau assunse un’espressione orgogliosa e solenne: -L’altro è messo peggio- puntualizzò.
Entrambi scoppiarono in una risata frenata soltanto dal luogo non consono in cui si trovavano.
-Il Consiglio ti ha lasciato andare?- chiese l’Ombra riprendendo fiato.
-Mi sono fatto affidare una nuova missione, dare la caccia al ricercato numero uno della Galassia: il generale di Cerberus Nikolaj Orelov. E visto che “casualmente” voi avete già una pista mi unirò a voi … di nuovo.-
L’Ammiraglio Mikhailovich entrò nella stanza a passo spedito.
Quando vide Bau fece una smorfia che gli asptanti non riuscirono a identificare: sapeva che era di nuovo a bordo ma non si aspettava di incontrarlo così presto.
-Ho appena parlato con il Consiglio: dicono che non ci sono problemi e che hai la massima autorità decisionale sulle persone con cui ti vuoi associare per concludere la missione … - disse squadrando lo Spettro dalla testa ai piedi – Ma sulla mia nave loro non hanno voce in capitolo, intesi?-
-Ovviamente Ammiraglio, lieto di essere tornato tra voi- disse in tono insicuro lo Spettro.
Con la stessa velocità con cui era entrato nella stanza, l’Ammiraglio se ne andò, tornando a immergersi nei suoi pensieri.
La missione non prevista sulla Terra aveva richiesto uno sforzo extra da parte di tutto l’equipaggio, in modo da non creare confusione e tenere monitorata la squadra in trasferta.
-Ma ce l’ha con me?- chiese Jondum perplesso a Kara sottovoce.
-Nah, da quando ha accettato di mandare delle squadre sulla Terra si comporta in modo strano con tutti, non ti preoccupare … e ora mettiamoci al lavoro.-
 
SSV Kharon – 10/5/2186
Prima di entrare in silenzio radio l’Ammiraglio Mikhailovich tenne un breve briefing a distanza alle due squadre della Sanctuary inviate in missione.
-I vostri ordini sono quelli di controllare che la Kharon arrivi a destinazione senza intoppi, recuperare la Furia a Rio de Janeiro e reintegrarla nei ranghi. Non prendete iniziative: appena la nave avrà svuotato i suoi magazzini e voi avrete la Furia a bordo voglio che torniate subito alla Cittadella. Buona fortuna laggiù N7: Caronte vi sta letteralmente portando all’inferno.-
 
-Allora, sappiamo di preciso dove si trova la Furia adesso?- chiese Boris al Distruttore quando si riunirono nella sua cabina per decidere il piano d’azione.
-Dobbiamo seguire la traccia di Rio, la registrazione indica che dopo avermi salvato abbia aiutato a difendere l’Accademia. Se è ancora lì la recupereremo, altrimenti avvieremo le operazioni di ricerca.- disse Meyer.
Il Paladino chiuse gli occhi, si lasciò andare sul divanetto e tirò un lungo sospiro.
-Questi sono gli ordini ufficiali, quelli dell’Ammiraglio. Ora dimmi cos’hai DAVVERO intenzione di fare.- disse senza aprire gli occhi.
Erik sussultò leggermente, abbassando lo sguardo: -Avevo in mente di dispiegare le squadre alla difesa della Kharon e del suo equipaggio durante le operazioni di scarico delle merci.-
-E la Furia? Siamo qui principalmente per lei, non possiamo tornare a mani vuote.-
-Far arrivare queste provviste al sicuro nelle mani della resistenza è la mia priorità al momento, se non sei d’accordo puoi fare rapporto all’Ammiraglio quando torneremo sulla Sanctuary- disse in tono deciso il Distruttore.
-Figlio di … sai che ho le mani legate se la tua squadra rimarrà asserragliata sulla Kharon vero? Probabilmente contavi su questo!- esclamò il Paladino.
-Ho scelto te come partner in questa missione perché so che Kara sarebbe andata alla ricerca di Susan anche senza di me. Tu sei più ragionevole….-
Mikhailovich poi abbassò lo sguardo, e in tono amareggiato disse –Rizzi si è sacrificata per salvarti: merita un trattamento migliore. Predichi sempre lealtà assoluta e fiducia cieca verso i compagni, ma la verità è che come tutti sei disposto a mandare tutto all’inferno quando ti fa comodo.-
-Stiamo andando a dare da mangiare a molta gente, Mikhailovich, voglio soltanto che tutto fili liscio.-
Boris si irrigidì, e scosse la testa: -Stronzate. Lo fai soltanto per appagare il tuo ego da salvatore della patria: non si impiegano due squadre di N7 solo per controllare che altri soldati non si facciano male: non è questa la nostra fottuta missione, e non è per questo che la Sanctuary ha rinunciato a parte dei propri uomini.-
Si alzò, muovendosi in direzione della porta, quando ad un tratto i due vennero contattati dal comandante della nave, che tramite l’intercom gli disse di andare a verificare una sospetta intrusione in una delle stive di carico vicine al loro alloggio.
I due N7 imbracciarono le armi, e percorsero i corridoi della nave fino alla stiva incriminata.
Gli interni della nave mettevano tristezza: il metallo era di colore marrone scuro, e per ridurre il più possibile le emissioni di calore nello spazio le luci erano al minimo. Entrati nella stiva sentirono un alcuni piatti cadere.
-CHI E’ LA?- urlò il Distruttore puntando il Typhoon in direzione del rumore.
-Ehm sono io.- disse un uomo spuntando da dietro una pila di container con le mani in alto.
Gli N7 abbassarono le armi.
-Ortis?!?! Che diavolo ci fai su questa nave? Ti avevo ordinato di rimanere sulla Sanctuary!!!- esclamò in un misto di sorpresa e disapprovazione Meyer.
-Lo so … ma  i miei poteri saranno più utili qui che in un laboratorio … - disse insicuro il Phoenix mentre Erik lo fulminava con lo sguardo.
-Hai disobbedito agli ordini … -
-Pare che sia una moda negli ultimi tempi eh Meyer?- disse con sarcasmo Mikhailovich al Distruttore, zittendolo.
Erik incassò il colpo, diede un’occhiataccia a entrambi e contattò il comandante.
-È tutto a posto, era solo uno dei nostri che si era perso.- disse.
 
Sistema Sol – 13/5/2186
-Situazione?- chiese Boris al pilota non appena la Kharon entrò nell’orbita Terrestre.
-Stiamo arrivando a destinazione, la presenza nemica è incredibilmente bassa: non si rilevano Razziatori in tutta Rio de Janeiro … - disse il tenente timoniere.
-Che strano: l’ultima volta questo posto era pesantemente invaso … puoi stabilire un contatto con l’Accademia? –
-È proprio questo il punto: gli scanner non indicano nessuna accademia … - rispose insicuro il pilota.
Boris si voltò verso la sala tattica e richiamò l’attenzione del Distruttore a gran voce, che non tardò a raggiungerlo.
–Hai ancora il segnale delle trasmissioni d’emergenza dell’Accademia?- gli chiese preoccupato.
-Si, Eliza lo aveva isolato per me, ora lo giro alla nave.-
-Qui SSV Kharon, abbiamo ciò che vi serve, richiediamo il permesso di atterrare- disse il pilota alla radio.
Per qualche interminabile secondo la trasmissione in loop del messaggio di SOS della Furia continuò la riprodizione, poi una donna rispose alla nave, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti i presenti nella stanza.
-Siete grossi Kharon, abbiamo attivato una delle piattaforme di atterraggio esterne, parcheggiate li- disse.
Dall’acqua emerse una gigantesca lastra di metallo, che prima risiedeva nascosta sul fianco della parte subacquea della struttura.
Gli N7 e le rispettive squadre scesero dalla nave dopo l’atterraggio, e andarono a incontrare il piccolo comitato di benvenuto che si era formato all’entrata degli Hangar dell’Accademia.
Dovettero camminare molto per percorrere tutta l’enorme piattaforma.
 
Ad attenderli c’era una squadra di soldati guidata  dalla Demolitrice, una N7.
Il Distruttore dapprima sembrò sorpreso di vederla, poi quando si avvicinarono la salutò stringendo il pugno in alto e abbracciandosi, come si saluta un vecchio amico.
-Non sono mai stata così felice di vederti- esclamò raggiate la Demolitrice –fortunatamente il messaggio di Susan è servito a qualcosa- disse a Erik.
Osservando alle spalle dell’amico notò l’altro N7, che solo a quel punto ritenne opportuno presentarsi.
-Piacere, Boris Mikhailovich- gli disse stringendole la mano -Tu devi essere Samantha Quinn, la prima N7 mai nominata: sei una vera leggenda vivente…- aggiunse senza preoccuparsi di camuffare l’ammirazione che provava verso una delle donne più influenti del panorama militare a lui contemporaneo.
“Mikhailovich?!” pensò incredula, sperando di non aver involontariamente spalancato gli occhi.
Nonostante fosse conosciuta da tutti come una donna di ferro fece uno sforzo impressionante per non diventare rossa come i suoi capelli: non era immune alle adulazioni, e l’identità del suo interlocutore di certo non aiutava.
-Mikhailovich…sei parente di quel Mikhailovich? L’Ammiraglio?- chiese sorpresa.
-Si, sono suo figlio.- rispose il Paladino, già a conoscenza dei precedenti tra suo padre e Samantha –Ma non ti avevano mandato in congedo?-
-Mi stavo godendo la mia pensione sul mar dei caraibi, quando questi maledetti Razziatori hanno deciso di distruggere il mondo: sono venuta a Rio appena ho potuto … - disse in tono amareggiato Quinn –ma non perdiamoci in chiacchere, accomodatevi, manderò i miei uomini a scaricare la roba.-
 
-Con una di queste navi i Sole Blu ci hanno aperto una prigione spaziale, chissà quante scorte sono riusciti a stipare all’interno … - disse stupito il Phoenix al Paladino mentre percorrevano i corridoi dell’Accademia.
-Molte corporazioni si sono offerte di aiutarci, umane e non.- rispose sovrappensiero Mikhailovich, troncando sul nascere una conversazione che avrebbe tardato la risposta che stava cercando da quando erano atterrati: –non ci aspettavamo una presenza così scarsa di Razziatori, l’ultima volta che l’equipaggio della Sanctuary è venuta a Rio ve la stavate vedendo brutta …- disse alla Demolitrice.
Il gruppo nel frattempo era arrivato in cima a una delle torri di controllo, in una piccola sala conferenze adiacente alla sala di controllo principale.
Dalla cima di quella torre Meyer osservò dapprima il resto dell’Accademia, poi la Kharon, che ora sembrava più piccola ed era circondata da uno sciame frenetico di uomini che si apprestavano a svuotare la nave dei suoi preziosi beni.
Volse lo sguardo verso la costa di Rio de Janeiro, devastata in seguito all’invasione dei Razziatori.
Il tramonto conferiva a tutto il paesaggio un’aria estremamente malinconica, sottolineando con ombre molto evidenti i palazzi sventrati e i solchi nel terreno, in corrispondenza dei punti di atterraggio delle avi da guerra nemiche.
-È stata un’idea di Rizzi, io l’ho resa possibile: abbiamo convertito i ripetitori radio della Villa in potenti Torri Jammer che disturbano i sensori dei Razziatori e aumentato il flusso d’acqua delle dighe, in modo da ridurre le emissioni di calore. Per il momento pare funzionare: abbiamo evacuato Rio in poco tempo e qui i Razziatori non possono vederci. Senza popolazione da mietere se ne sono andati dopo poco.- disse Quinn al Paladino.
-L’Accademia è stata costruita per essere una città fortificata indipendente, ma di certo non mi sarei aspettato che sareste riusciti a trasformarla in una fortezza anti-Razziatori …. – esclamò con ammirazione Mikhailovich –di certo sarà stata dura mantenere e nutrire così tante persone … -
-Abbiamo dato fondo a tutte le nostre scorte, ma anche le paste proteiche stavano per terminare: i macchinari non riescono a produrre più di quanto consumiamo, l’arrivo della vostra nave è stata una vera benedizione.-
-Sono davvero contento che ve la stiate cavando, ma devo chiedertelo: dov’è Susan?- chiese il Distruttore.
-Dopo aver reso questo posto un forte impenetrabile è partita per Vancouver con una navetta, voleva dare una mano alla resistenza del posto.-
-Non c’è modo di contattarla?- chiese Erik.
-Purtroppo no. L’unica cosa che abbiamo è l’indirizzo del centro operativo della resistenza canadese: dovrete recarvi sul posto di persona se volete reclutarla … - rispose la Demolitrice.
-Ma noi non abbiamo detto di volerla recl …-
-È ovvio che non la vogliate incontrare solo per chiederle “come va?” com’è ovvio che non siete venuti fin qui solo per scortare la nave arca …. State rimettendo insieme la banda, e io voglio farne parte!- esclamò con decisione Samantha.
-Non puoi lasciare l’Accademia in balia di sé stessa!- esclamò a sua volta indispettito il Distruttore.
-Non lo faccio- disse con tranquillità la Demolitrice –avevo già in programma di andarmene, volevo prendere una navetta per l’Europa, per andare da Anderson. Ho intenzione di lasciare il comando della Villa a Shiala, la Valchiria Asari che ti ha salvato.-
-Sarebbe la prima volta che un’aliena sale al comando dell’Accademia N7 … -
-Ha più anni di esperienza di tutti noi messi insieme, è in gamba e mi fido di lei. Il colore della sua pelle non mi interessa.- spiegò la Demolitrice.
-È un’Asari verde, Samantha…- fece notare il Erik dubbioso.
-È la stessa Asari che ha coordinato le difese di Feros resistendo per giorni ai Razziatori, evacuando tutti gli abitanti del pianeta senza vittime. Il tutto con i pochi mezzi forniti ai coloni di Zhu’s Hope. Pensi che sia abbastanza qualificata?-
-Credo di si.-
-Immaginavo.- disse Quinn mostrando un sorriso soddisfatto.
-Abbiamo portato con noi delle navette da ricognizione dotate di occultamento, domani le useremo per andare a Vancouver ed estrarre la Furia, sei d’accordo Mikhailovich?- chiese Erik al suo compagno, che rimase interdetto per qualche secondo prima di dare la sua approvazione.
Quinn fece preparare le stanze per l’equipaggio della Kharon. Le operazioni di scarico continuarono spedite anche durante la notte.
Poco dopo aver cenato, il Paladino fece visita al Distruttore nei suoi alloggi.
-Questo … non è un altro dei tuoi trucchi vero?- chiese perplesso Boris entrando come un razzo nella stanza non appena la porta permise il passaggio.
-No: inizialmente volevo rimanere qui, è vero, ma non mi aspettavo una situazione così pacifica. L’Accademia è al sicuro, e ho la massima fiducia nel giudizio di Sam: fa parte della classe di Anderson, e se lei dice che la Valchiria è adatta all’incarico non posso che sostenerla.- disse con decisione.
-Io … ti capisco, Meyer. Hai anteposto la salvaguardia della tua gente agli obbiettivi della missione, forse avrei fatto lo stesso se si fosse parlato di Arcturus.- disse abbassando lo sguardo, ripensando agli incubi che tanto lo attanagliavano di notte, e alle immagini che rievocava a occhi aperti durante il giorno -Vorremmo salvarli, salvarli tutti. Ma con i Razziatori in gioco non è più possibile.-
-Mi farai rapporto?- chiese seccamente Meyer.
Il Paladino lo osservò attentamente, facendo passare qualche secondo di sospensione –E a cosa servirebbe? Rimarresti comunque il cocciuto N7 che abbiamo voluto reclutare.- mentre pensava a cosa stava per dire trattene a stento le risate –Una vera testa di cazzo, in definitiva, ma una di quelle che spacca i culi metallici dei Razziatori.-
Entrambi si lasciarono andare a una risata liberatoria che pose fine a un attrito che avrebbe potuto influire sulle difficili battaglie avvenire.
 
Hangar 3 - Accademia N7 di Rio de Janeiro – 13/5/2186
-Siamo tutti pronti ad andare?- chiese il Paladino alle altre navette via radio.
-Tenete pronte le armi, Vancouver è messa molto peggio di Rio!- li avvisò la Demolitrice –Io rimarrò qui a guardia della Kharon, e se avrò tempo mi connetterò sul vostro canale radio per sapere come va la missione. Quando tornerete indietro verrò con voi sulla Sanctuary, in bocca al lupo.-
Il viaggio durò circa un ora, durante la quale attraversarono sia rovine di alcune grandi città americane, che enormi distese di natura incontaminata.
La tensione all’interno delle navette era altissima: le uniche parole che si potevano sentire erano quelle dei piloti che si coordinavano e degli assistenti di volo che comunicavano lo stato della navetta.
Arrivarono nel centro della resistenza: un enorme ospedale successivamente fortificato dai soldati. Nessuno rispondeva sul canale ufficiale dell’avamposto. 
Il Distruttore diede la colpa alle torri Jammer che forse avevano installato sul tetto dell’ospedale nel tentativo di non farsi individuare dai Razziatori.
-Atterriamo sul tetto: le strade sono invase dagli indottrinati e non sono sicure.- ordinò.
Le navette si fermarono, e le varie squadre scesero.
I due N7 si avvicinarono alla sporgenza del terrazzo, per esaminare la città.
-Guarda laggiù.- disse il Paladino preoccupato indicando la strada sottostante in cui un’orda di mutanti si stava riversando all’interno del palazzo passando dalle entrate principali.
“Non si mette bene.” Pensò Erik mordendosi il labbro -Cal, esamina attentamente tutte le trasmissioni radio che riesci a captare, se Susan è ancora lì dentro viva starà sicuramente trasmettendo un segnale di soccorso.-
Il Volus prontamente attivò il suo factotum, e freneticamente passò in rassegna tutte le frequenze in cerca di un segnale.
-[hhhhh] ho trovato qualcosa, ma è troppo debole. Mi serve la potenza del trasmettitore della navetta, mi collego [hhhhh] ……. ecco, fatto! Sembra essere il comunicatore personale della Furia, è stato impostato per agganciarsi a qualunque sorgente di segnale [hhhhh].- esclamò.
-Passamela!- ordinò Meyer –Susan? Susan mi senti? Sono il Distruttore, ho portato i rinforzi!!!- gridò alla radio.
-Meyer?- chiese la Furia sorpresa –I Razziatori ci hanno scoperto, i loro mostri hanno invaso questo posto due ore fa: siamo intrappolati nell’ala ovest della struttura, la più lontana dalla vostra posizione. Ci serve supporto per la fuga, o moriremo tutti!-
-Isolo le vostre coordinate, stiamo arrivando!-
Nel frattempo, il Paladino si era allontanato di qualche metro dalle navette per esaminare un’astroauto meno rovinata delle altre che aveva attirato la sua attenzione. Quando la toccò sentì che il motore era ancora caldo.
Tornò dalle squadre, che si apprestavano ad aprire un varco nel terreno per entrare nell’edificio con una carica esplosiva.
-Meyer, qui non siamo soli: laggiù è parcheggiata un’astroauto sportiva con il motore caldo. Se l’attacco è iniziato da due ore non può essere degli uomini di Rizzi.- disse quasi sottovoce al Distruttore.
Entrarono nell’edificio, e si misero in marcia verso la posizione dei sopravvissuti della resistenza percorrendone velocemente i lunghi corridoi deserti e bui.
Cadaveri e devastazione contribuivano a dare al luogo un’atmosfera oscura che mise i brividi anche a chi normalmente aveva un sangue freddo invidiabile, come Boris, facendo salire la tensione a livelli altissimi.
Ad un tratto le torce illuminarono i resti di un mutante orribilmente mutilato in decomposizione: metà testa gli era stata tranciata di netto, spargendo la materia celebrale del mutante per tutto il pavimento. La parte rimanente della faccia aveva assunto un’espressione terrorizzata, come di chi ha visto un fantasma.
-Questo….non è stato fatto da un’arma da fuoco, ma da una lama molto, molto affilata.- disse Boris combattendo contro i conti di vomito..
Proseguirono la loro marcia con la costante sensazione di essere osservati da qualcosa, o qualcuno, che si nascondeva nel buio.
Improvvisamente sentirono le urla disperate di un uomo. Il sangue dei soldati si raggelò, ma il Paladino rimase lucido.
-Potrebbe aver bisogno di aiuto!- esclamò prima di correre in direzione degli urli.
Con il factotum aprì la porta, e fece irruzione nella stanza.
Vide l’uomo inginocchiato in lacrime, che si rivolgeva ad un’altra figura umana in armatura in piedi distante qualche metro da lui.
-TI PREGO, MOSTRA PIETA’, MI HANNO COSTRETTO A FARLO!!!- urlò l’uomo inginocchiato all’altro.
-La pietà non è contemplata dai tuoi padroni. La tua anima è perduta. Sarà una cosa rapida.- disse con risolutezza il secondo uomo tirando fuori la pistola e sparando un colpo in testa all’altro, uccidendolo.
Il Paladino gli puntò il fucile contro e intimò di alzare le mani.
L’uomo mise la pistola nel fodero, alzò le braccia come richiesto e lentamente si voltò.
-Boris Mikhailovich. Un abile sentinella, un’eccellente militare. Sono dalla tua parte.- disse con voce distorta senza lasciar trasparire alcuna emozione.
A quel punto Boris riconobbe l’armatura data la forma non comune e due caratteri sul petto densi di significato: N7.
-Aspetta un attimo…- disse confuso abbassando il fucile -Tu sei l’Assassino?-
-Precisamente. Combatto i Razziatori. Qui siamo in pericolo.-
-Sono felice di incontrare un altro N7, stiamo cercando la Furia e la sua squadra, ci aiuterai?- disse in tono insicuro Mikhailovich.
-Combatto per i più deboli. I Razziatori temono la mia lama.- gli rispose.
-Questa non è una risposta.- disse Boris in tono impaziente.
-Combatterete i Razziatori fino alla morte?- chiese l’Assassino.
-Combatteremo finche l’ultimo Razziatore non sarà ridotto in brandelli talmente piccoli che nessuno potrà riconoscerli. Combatteremo per difendere la nostra civiltà.- disse Meyer con sicurezza. 
Avvicinandosi alla stanza aveva sentito la conversazione, e non aveva esitato a intervenire.
-In questo caso, vi aiuterò.- disse l’Assassino.
I soldati si rimisero in marcia verso l’ala in cui era intrappolata la Furia.
Durante il viaggio Boris fece ricerche sull’Assassino, ma scoprì che molti dati erano stati cancellati.
-Come ti chiami? I registri non lo dicono …- disse il Paladino.
L’Assassino lo ignorò.
-Ehi!!!! Sto parlando con te! Hai un nome?- chiese spazientito.
-No. Non più.- disse voltandosi verso Boris.
Nonostante il casco integrale che gli nascondeva il volto, Boris percepì di essere stato fulminato da uno sguardo irritato da parte dell’altro N7..
 
In lontananza cominciarono a sentire degli spari, poi incrociarono alcuni gruppi di mutanti.
Arrivarono a delle grosse porte tagliafuoco: era l’ingresso dell’ala ovest.
-Uomini, voglio che rimaniate compatti, ci dovremo infilare direttamente tra l’incudine e il martello. Non sprecate proiettili e ricordatevi che avete una lama factotum. E Ortis, ti voglio davanti come ariete biotico, vediamo un po’ se Cerberus sa creare dei soldati sintetici …- disse il Distruttore prima di aprire la porta.
Quando la aprì videro centinaia di mutanti muoversi in una direzione producendo un fragore assordante.
Presto i mutanti si accorsero degli N7, ma gli arrivò addosso una pioggia di piombo.
Le squadre si erano disposte in fila per due. 
Procedendo spalla a spalla e riparandosi dai numerosi mutanti lentamente il gruppo andò in direzione degli uomini della Furia.
Jeremy si posizionò in testa alla fila e cominciò a roteare le sue fruste perpendicolarmente al suolo, creando due vortici biotici che sbaragliavano i mutanti così sfortunati da essere intercettati.
L’Assassino invece, di sua iniziativa, andò in coda alla processione, e agitò la spada potenziata dai suoi poteri biotici, creando diverse onde d’urto che non lasciavano avvicinare i mutanti.
Presto la squadra ricevette fuoco di copertura dagli uomini della resistenza, che sparavano dalla loro fortificazione oltre una porta lasciata aperta per permettere agli N7 di entrare.
Una volta dentro, la Furia si teletrasportò all’entrata della stanza e detonò un campo di forza che respinse i mutanti i secondi necessari affinché la porta meccanica si potesse chiudere.
L’area era illuminata fiocamente da alcuni neon di emergenza, al suo interno si potevano contare quasi duecento persone.
Mentre i soldati riprendevano fiato il Paladino chiese –Quella porta basterà a fermare i mutanti?-
-Li ha fermati fino ad ora, e comunque con quelle braccine che si ritrovano non penso possano sfondarla…-
Rispose la Furia distrattamente, guardando i componenti della squadra: riconobbe Niftu Kal, e incrociò il suo sguardo.
Gli corse incontro e lo abbracciò.
-Piccolo nano infame, lo sapevo che non potevi abbandonarmi in questo inferno- disse sorridendo Susan mentre si stringeva al Volus – non sono mai stata così felice di vederti!!!-
Il Paladino si schiarì la voce rumorosamente, per attirare l’attenzione, facendo ricomporre la N7.
-Entrare non è stato troppo difficile, ma ci serve un piano per uscire … - disse Boris.
-Non sono un professionista, ma Cerberus ha una tattica standard nel caso un nemico con una forte superiorità numerica invada una base … - disse il Phoenix introducendosi nella conversazione.
-Siamo aperti a qualunque possibilità … - disse la Furia.
-Incanalano gli invasori verso trappole o aree meno importanti in modo da poter evacuare le strutture e uccidere il nemico attivando l’autodistruzione della base una volta fuori.-
-Già, ne so qualcosa … - disse il Paladino ripensando agli eventi di Noveria.
-[hhhhh] se potessi accedere a un qualsiasi terminale collegato ai sistemi di sicurezza [hhhhh] del palazzo potrei chiudere diverse porte tagliafuoco e [hhhhh] deviare l’orda lontano dal percorso che abbiamo usato per arrivare [hhhhh] fin qui.- disse Niftu.
-Non mi sembra di avere molta scelta. La formazione con cui siamo arrivati fin qui è impraticabile con tutti questi feriti.- esclamò il Distruttore osservando i numerosi soldati sulle barelle.
-E le navette? Non ne abbiamo abbastanza per trasferire tutte queste persone al sicuro…- disse il Paladino con aria perplessa.
-Ci penseremo una volta arrivati sul tetto! In ogni caso c’è un parcheggio di astroauto ancora abbastanza intatto nel terrazzo dietro a quello con le piste di atterraggio da cui siete arrivati voi.- spiegò Susan –non è il massimo ma è l’unica alternativa che abbiamo.-
-Sto esaminando [hhhhh] le planimetrie dell’ospedale, c’è una sala di controllo della sicurezza poco lontano da qui [hhhhh] se mi scortate posso usare quei terminali per chiudere le porte giuste e far girare in tondo i mutanti [hhhhh]- disse il Volus.
Susan squadrò dalla testa ai piedi il Phoenix -Ti vedo un po’ nervoso, sei sicuro di star bene?-
-È solo che è la prima volta che ho a che fare con un’orda di fottutissimi zombie, diciamo che sono un po’ a disagio…- 
Durante quella pausa il Distruttore ebbe il tempo di chiedere all’Assassino qualche informazione in più sul suo soggiorno a Vancouver.
-Cosa ci fai qui? è evidente che non stavi collaborando con la Furia.-
-Come voi, sono stato attirato da un messaggio radio. Il nostro incontro è stato un caso.- disse l’Assassino.
-Ma noi abbiamo dovuto sfondare un muro con dell’esplosivo per entrare e la tua astroauto è parcheggiata di fianco alle nostre navette quindi …. come sei entrato?- chiese perplesso Meyer.
-Una scala antincendio esterna. Crollata dopo il mio passaggio. Inseguivo l’indottrinato.-
-Parli dell’uomo che hai ucciso?-
-Ho ucciso tanti uomini. Lui in particolare ha contribuito alla caduta di questa base. Era irrecuperabile.- disse l’Assassino con un velo di tristezza.
  
-Sono pronta.- esclamò la Furia attivando il suo campo distruttivo.
-Anch’io.- disse il Paladino caricando il proprio scudo –Qualcuno deve rimanere qui per far muovere i soldati verso l’uscita quando chiuderemo le porte.-
-Rimango io, voi andate!- ordinò il Distruttore.
-Uomini, FORMAZIONE DIFENSIVA AD ARIETE SU KAL- urlò Mikhailovich alla sua squadra.
-Qual è la formazione ad ariete?- chiese il Phoenix dubbioso.
-A rombo Ortis, ci dobbiamo mettere a rombo intorno al Volus.- rispose il Paladino irritato.
-Mi spiace, non mi davano molti manuali di tattiche militari dell’Alleanza da leggere mentre giocavano col mio DNA.-
 
I will be right to you, 
and together we can stand up to the beast. 
You see? Suppression is a mother fuckin prison 
So I hand you the key to your cell. 

Beast - Nico Vega 
Non appena la porta si aprì la Furia eseguì delle detonazioni biotiche per tenere fuori i mutanti.
In questo modo proteggerono il tecnico da qualunque danno, facendo scorrere l’orda di mutanti sui lati dei corridoi.
Arrivarono così alla sala della sicurezza, costatando con disappunto che nonostante la sua funzione non era una stanza molto sicura: presentava infatti diverse vetrate che i mutanti sicuramente avrebbero sfondato, riversandosi nella stanza da molti lati.
L’orda ormai si era accorta di loro, e parte dei mutanti che tentavano di aprire la porta della stanza dei rifugiati si gettò all’inseguimento della squadra che rapidamente era giunta fino alla sua destinazione.
Niftu corse al terminale, cominciando a lavorarci su febbrilmente mentre gli altri soldati lo circondavano e lo proteggevano, uccidendo qualunque cosa entrasse nel raggio d’azione della loro spaventosa potenza di fuoco.
A un tratto un grosso mutante, alto più di due metri e molto più possente degli altri sfondò una delle vetrate, e contorcendosi entrò nella stanza con movimenti molto più lenti del normale dovuti in parte alla sua mole.
L’Assassino gli corse intorno, tentando di colpirlo con la spada sulla spalla sinistra.
Il golem schivò il colpo spostandosi leggermente a destra, poi con una mano prese la nuca dell’N7 e con violenza la spinse verso il suo ginocchio piegato.
Lanciò via l’Assassino stordito come uno straccetto bagnato, credendo di avergli spezzato il collo.
Prima di toccare terra tuttavia l’N7 si teletrasportò, riapparendo in piedi di fronte al golem.
Il suo casco presentava molte crepe e un copioso sanguinamento nel punto in cui aveva incassato la ginocchiata, che fecero fare una smorfia simile a un sorriso al mostro.
-Pessimo errore. Dovresti scappare. Ultima possibilità.- disse in tono estremamente calmo l’N7 puntando la spada verso il suo avversario.
A queste parole il golem si infuriò, cercando di caricare l’Assassino.
In tutta risposta l’N7 gli corse in contro, ma prima di scontrarsi si teletrasportò dietro al gigantesco mutante, e gli assestò una fendente che aprì un taglio obliquo dalla spalla al ventre.
Il golem incredulo si voltò, giusto in tempo per vedere l’Assassino cominciare a corrergli intorno, ferendolo in molti modi e amputandogli diverse estremità.
Quando l’N7 apparve dietro il suo nemico, saltò sulle sue spalle e gli afferrò saldamente la testa con entrambe le mani.  
Dando massima potenza ai cannoni fasici, le sue mani emisero un intenso bagliore blu che spappolò il cervello del mostro, uccidendolo.
Nessuno poteva saperlo, ma in quel momento l’Assassino stava sorridendo.
 
-MANCA MOLTO?- chiese il Paladino a Niftu Cal scrollando dallo scudo un mutante aggrappato.
-Fatto! [hhhhh] – rispose il Volus.
Tutta la squadra udì molti rumori metallici di porte che si serravano, seguiti da una progressiva diminuzione del rumore generato dall’orda.
-Meyer le porte sono chiuse, apritevi un varco e raggiungete le navette- ordinò il Paladino alla radio.
Senza più nuovi mutanti con cui rimpiazzare i caduti la parte dell’orda che stava attaccando la squadra venne rapidamente sconfitta, permettendo a tutti i soldati di ricongiungersi sul tetto.
Uscirono dalla struttura facendo lo stesso percorso da cui erano entrati, issando le barelle dei feriti attraverso il buco nel soffitto che avevano aperto col C4, facendo uscire quasi duecento persone nel giro di mezzora.
Videro un caccia danneggiato schiantarsi proprio oltre il loro terrazzo, causando una violenta esplosione proprio sui mezzi che intendevano usare per la fuga.
-MERDA, LE ASTROAUTO!!!!- urlò la Furia osservando il fumo levarsi dalla loro unica ancora di salvezza –i mutanti stanno arrivando, e alcuni rimarranno bloccati su questo tetto maledetto!!!- esclamò calciando via un sasso.
A quel punto il cielo si oscurò, il pavimento vibrò e si sentì un rumore meccanico avvicinarsi.
-Ma cosa …..- il Distruttore non riuscì a terminare la frase.
Una flottiglia composta da una ventina di navette si era avvicinata all’area quando il portellone della navetta più vicina a loro, Boris riconobbe subito i capelli scarlatti della Quinn.
-Serve un passaggio?- chiese ad alta voce la donna con un malcelato tono ironico.
Imbarcarono i sopravvissuti giusto in tempo per godersi l’arrivo sul terrazzo del’orda dal finestrino della navetta.
Nonostante fossero ormai lontani, si potevano ancora udire le urla rabbiose di quei mutanti, che si erano lasciati soffiare la prede da sotto il naso.
-lo senti Mikhailovich? Questa è musica per le mie orecchie.- disse il Distruttore soddisfatto.
Il Paladino, in cuor suo, sorrise compiaciuto.

[Note dell'autore: mi scuso per l'imbarazzante ritardo, ma ho dovuto fare un lavoraccio per rifinire questo capitolo, spero vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverlo :D]
   
 
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