Un paesaggio squallido e tenebroso si stagliava fuori dalla sua finestra. Lei lo fissava senza vederlo. Erano troppi i pensieri che le facevano venire il mal di testa ogni giorno, da 5 mesi ormai. All’improvviso chinò lo sguardo, dirigendolo verso il suo pancione che teneva tra le mani. Non lo accarezzava con dolcezza come una qualsiasi mamma, bensì lo stringeva con forza, quasi come se volesse tirarlo via dal suo corpo e gettarlo fuori da quella finestra sgangherata. All’improvviso il bambino si mosse nel suo grembo, facendola barcollare; lo odiava con tutta sé stessa. Ciondolò stancamente verso il suo letto a baldacchino e vi si adagiò lentamente. Chiuse gli occhi e lo vide. Il Signore Oscuro comparve beffardo dinanzi ai suoi occhi. Avrebbe voluto spazzar via quel volto, quel sorriso gelido, quel pensiero, ma non ci riuscì...e la sua mente ritornò ad una gelida serata di Novembre di poco meno di un anno prima.
Era stesa su
quello stesso letto, ma non era sola. Accanto a lei un uomo dai lunghi capelli
biondi dormiva profondamente. Avevano appena fatto l’amore, eppure lei si
sentiva morire. Era uno soltanto l’uomo che desiderava con tutta sé stessa, un
uomo che, però, non avrebbe mai potuto avere. Chiuse gli occhi per ricacciare
indietro una lacrima ribelle che aveva avuto il coraggio di farsi avanti, ma
ottenne l’effetto contrario. La lacrima scivolò solcandole il volto e andando a
morire tra i suoi piccoli seni, semicoperti dall’antico copriletto con
l’immancabile stemma di Casa Black. L’uomo si destò poco dopo, costringendola ad
asciugarsi velocemente il volto. Lei era una Mangiamorte, la serva più fedele e
devota del Signore
Oscuro, non poteva farsi vedere debole, non doveva
esserlo!
“Lucius” disse con voce roca.
“Non una parola con Narcissa!” si
affrettò a dire lui alzandosi dal letto e iniziando a vestirsi.
“Sembro tanto
stupida?” ribattè lei seccata.
Lucius non rispose. Si rivestì in fretta e
furia e andò verso la porta.
“Non ci saranno altre notti. Addio Bellatrix!”
disse senza guardarla, prima di richiudersi la porta alle spalle.
Quel giorno
Bellatrix pianse. Non era triste
perché Lucius aveva deciso di mettere fine alla loro storia clandestina di
sesso, anzi! Era disperata, era furiosa con sé stessa per aver tradito sua
sorella, quella stessa sorella che con lei era sempre stata sincera e leale,
quella stessa sorella che l’aveva sempre sostenuta e che una volta si era fatta
torturare al suo posto da Voldemort in persona.
Come aveva potuto tradire
Narcissa in quel modo? Sapeva quanto fosse legata alla sua famiglia, a suo
marito, al suo amato Draco…e anche a lei. Avrebbe dato la vita per tutti loro, e
in cambio aveva ricevuto una pugnalata alle spalle. Si asciugò le lacrime,
cercando una soluzione…e alla fine la trovò! Si smaterializzò dalla sua camera
da letto, per comparire in una vecchia strada di campagna. Era quasi l’alba ed
il pallido grigiore del mattino illuminava a malapena una vecchia casa
all’orizzonte. Camminò pazientemente fino a raggiungere quella malridotta
cascina di campagna. Bussò alla porta mentre sentiva il braccio sinistro
bruciargli per la vicinanza a colui che gli aveva impresso il Marchio Nero su
quel suo braccio sottile e pallido.
Un Mangiamorte le chiese una sorta di
parola d’ordine che Bellatrix sussurrò distrattamente. La porta si spalancò per
mano di quello sciacallo approfittatore di Codaliscia. La donna lo superò
lanciandoli la solita sprezzante occhiataccia. Lo odiava perché stava accanto al
Suo Signore più di quanto non potesse fare lei e non riusciva a spiegarsi perché
il Signore Oscuro lo tenesse sotto la sua ala nonostante la sua codardia e
vigliaccheria.
Andò dritta verso un lungo corridoio che terminava con una
grande e maestosa porta nera come l’ebano, abbellita da terrificanti maniglie
color dell’oro a forma di serpente.
“Il Signore
Oscuro…” tentò Codaliscia dall’altro capo del corridoio.
Bellatrix lo zittì
con un cenno della mano. Codaliscia sparì nell’oscurità di una lunga scala che
portava alle camere da letto.
La donna
sospirò inquieta. Stava per vedere l’uomo che amava più di ogni altro…e stava
per confessargli il suo tradimento.
Poggiò delicatamente una mano sulla
maniglia serpentina e la abbassò respirando ancora. La porta si aprì con estrema
facilità rivelando Narcissa Malfoy seduta su di una maestosa poltrona nera,
quasi uguale, ma un po’ più piccola di quella di Lord Voldemort.
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