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Autore: Hunterwolf    13/09/2014    3 recensioni
Molti dicono che la guerra è l'unico strumento per raggiungere la pace, per questo si persuade la gente ad arruolarsi, per questo centinaia di uomini e donne rischiano la vita... ma è tutta una bugia : la guerra non è bella, non è giusta e non è eroica, non è altro che sangue fango e merda. la guerra scava dentro i soldati e li rende vuoti e questo Kristoff lo scopre a sue spese. la guerra ha finito con lui e trattiene il respiro aspettando di morire, è uno e non può camminare dei riversi della sua anima, per questo decide di muoversi e di lottare, o almeno di provarci... ma non potrà mai credere che esista qualcuno in grado di salvarlo...
Genere: Guerra, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le parole di Lars non facevano altro che ronzargli nella testa e gli era sembrato che quel tipo danese avesse capito tutto di lui, anche se non lo conosceva affatto.
Aveva capito.
Ma le cose non erano così semplici da risolvere : se fosse bastato dire “io combatterò !!” allora Kristoff si sarebbe salvato già da molto tempo, avrebbe risparmiato soldi per l’analista e non sarebbe tornato a casa per cercare un po’ di pace.
Non era irrequieto, aveva solo un po’ di timore di addormentarsi in quelle condizioni, perché per quanto sapesse che tutti quei sogni erano solo un’illusione, la sua mente era ancora troppo immersa nel passato, gli giocava davvero dei brutti scherzi.
Era immerso nella sua amaca dentro il sacco a pelo e rivolgeva lo sguardo verso la città illuminata nella notte, un venticello fresco gli accarezzava il viso come pure l’odore appena accennato dei limoni del suo albero.
Chiuse lentamente gli occhi fino a sprofondare nel buio.
 
I sogni furono meno confusi, ma sempre vividi.
 
Non c’erano più le immagini di guerra.
 
Finalmente tutto era silenzioso…
 
Davanti a lui c’erano i volti di quegli uomini che aveva conosciuto…
 
Ricordava appena i loro nomi… forse uno era James… poi Rob… quello con la chitarra ed i capelli ricci… non gli aveva detto nulla… come pure il danese…
 
Ripercorse per filo e per segno quella mattina…
 
“Ricordati : qui non decidi chi uccidere… ma chi lasci in vita… tenente…”
 
“Voglio solo dirti questo… oggi hai quasi fatto del male al nostro bassista Rob… e per di più hai rotto la testa a Jack… Qui non sei più in guerra…”
 
Troppe parole ricordate.
Molte dimenticate.
Si svegliò il mattino seguente con un gran mal di testa che gli fece quasi uscire gli occhi dal cranio ed un messaggio di suo fratello sul cellulare.
 
<< Da : Hansel.
Ciao Kristoff, come te la passi ? Perché non passi da me per colazione, così ti metti qualcosa di decente nello stomaco. Ho anche altri vestiti per te !! J >>
 
Hansel era davvero diverso da Kristoff. Aveva preferito una carriera più tranquilla come si addiceva ad un tipo tranquillo e casalingo come lui, si occupava di desainer per interni ed anche di ristrutturazioni.
Non seppe come rispondergli.
Non aveva voglia di vedere nessuno, ma era sempre bello rivedere suo fratello.
 
<< Risposta : Kristoff.
Faccio il prima possibile. >>
 
Si buttò giù dall’amaca e prese delle bende nuove per le sue braccia, con suo sorpresa le scottature erano quasi guarite e non usciva più liquido ; andò a farsi una doccia nei bagni della struttura e si mise addosso i primi vestiti che vide davanti a sé, solo una maglietta nera con i jeans del giorno prima ed i suoi anfibi neri.
Erano le otto del mattino quando suonò a casa di suo fratello Hansel ed andò ad aprire una ragazza dai capelli neri e l’aria leggermente assonnata, Rosy la ragazza di Hansel.
-Ciao marine, come ti butta ?- chiese cordialmente lei.
-Al solito. T’ho buttato giù dal letto.-
-Tanto, prima o poi ti devi alzare.-
Tutta la casa era rivestita di legno lucido e questo ricordava molto una baita montana, gli scaffali colmi di libri erano coperti da una leggera patina di polvere e c’era sempre un buon odore di caffé in giro.
-Allora, come ti senti ?- Rosy lo fece sedere sulla sua sedia preferita nella cucina e gli preparò un caffé bello forte.
-Esattamente come ieri. Solo più lucido.-
-Ma ci stai andando dall’analista ?-
-Si…-
-Sicuro ??-
Kristoff alzò gli occhi al cielo esasperato.
-Se avessi voluto avere una “mamma” che mi controlla, sarei andato dai miei.-
Rosy rise, il suo sorriso metteva molto in risalto i suoi occhi nocciola, era davvero carina e stava molto bene con Hansel, considerando che era stato proprio Kristoff a presentarli.
-Meglio Rosy, che il nostro vecchio.- disse in tedesco un uomo alto in pigiama bianco con lunghi capelli biondo grano tirati all’indietro ed occhi cobalto, più giovane di Kristoff di cinque anni. Avevano la stessa fronte ampia e lo stesso naso dritto e regolare, ma i tratti del tenente erano più marcati e scavati nella carne rispetto a quelli delicati e freschi di Hansel.
-Non so cosa sia peggio.- rispose nella stessa lingua.
-Ma dai, lo sai perfettamente.-
Kristoff gli accennò un sorriso, giusto per farlo contento e non farlo preoccupare più del dovuto ; da quando era tornato, non faceva altro che prendersi cura di lui.
-Com’è andato ieri quel colloquio ?-
-Quale… ?-
-Ma si, quello nella sicurezza, anche se non mi hai detto di quale.-
-Ah, quello…-
Prese il suo caffé e non ci aggiunse lo zucchero, lo buttò giù tutto d’un colpo e poi si guardò attorno, come alla ricerca di qualcosa d’importante, poi gli occhi gli caddero esattamente dove voleva, sulla collezione di dischi del fratello : si alzò e prese un cd nero e blu con una sedia elettrica sulla copertina ed il titolo “Ride the lighting”.
-Hans, tu conosci i Metallica ?-
-Si, perché ?-
-Il lavoro era per loro.-
Hansel sentì il suo succo d’arancia fermarsi in mezzo alla gola e poi tornare su per soffocarlo, tossì un po’ e poi fissò il fratello incredulo della sue parole.
-Stai scherzando ??-
-Non mi è mai piaciuto scherzare.-
-Ma hai la più minima idea di chi sono ???-
-No.-
Kristoff prese il disco e lo inserì nello stereo.
Partì la stessa musica del giorno prima, ma l’aveva preferita dal vivo.
-Per tua informazione, herr tenente, i Metallica sono una delle più grandi ed influenti band metal della storia !!-
-E quindi ?-
-Come “e quindi” ?? Tu fai un colloquio così importante e non mi dici nulla ??-
-…Hai ragione. Scusa.-
Stoppò il cd e lo rimise con cura nella sua custodia.
-Comunque, non credo che mi abbiano preso.-
-E perché no ? Sei uno di un certo livello.-
-Il punto e che…- fece una pausa e prese un respiro. – ho avuto un attacco.-
Rosy si portò le mani alla bocca.
Anche loro avevano avuto modo di assistere ad una sua crisi, quando l’avevano ospitato appena rientrato dalla missione : una notte avevano sentito dei rumori orribili, Kristoff si era calato giù dalla finestra ed aveva sparato a due gufi che l’avevano svegliato ma era convinto di essere circondato da nemici.
Da allora aveva consegnato i suoi caricatori al fratello.
-Mi ha… preso il polso… ed i miei riflessi sono stati più veloci di me.-
Hansel e Rosy l’abbracciarono cercando di consolarlo, e lui riuscì a trovare la forza di ricambiare.
-E’ tutto okay, bruco.- disse Hans in tedesco.
-Che devo fare adesso ?-
-Quello che un marine non farebbe mai.- gli rispose Rosy.
 
 
James e Kirk erano appena usciti dalle loro macchine per entrare nello stadio, il chitarrista solista si stava fumando una sigaretta mentre ripensava a quello che era successo il giorno prima e ricordando il proprio stupore nel vedere Lars andare a casa di quello psicopatico.
-Tu hai capito perché l’ha fatto ?- gli chiese James riferendosi a Kristoff.
-No. Ma non capisco il gesto di Lars.-
-Sarà solo curioso, come suo solito.-
Kirk aspirò l’ultima boccata di fumo e poi gettò a terra il mozzicone della sigaretta e la schiacciò con la punta della scarpa destra, solo in quel momento, proprio quando guardava in basso, si accorse che un uomo con anfibi neri ed un cappotto foderato di pelliccia era seduto sull’asfalto con la schiena contro la porta e le mani nelle tasche.
Kristoff li stava aspettando da un po’ di tempo.
Alzò lo sguardo e non accennò nessun sorriso.
-Ci avete messo troppo a venire.- disse con un filo di voce.
James si mise davanti a lui al fianco del suo amico Kirk e lo guardò dalla sua altezza come di solito si fa con i cani randagi magari tutti pelle ed ossa e pieni di ferite e fu proprio quello a cui pensò il frontman senza accorgersi che il marine aveva capito il suo pensiero.
-Sono un bello spettacolo, vero ?-
-Per niente.- rispose veloce Kirk notando la sua magrezza, dato che i pantaloni che gli andavano un po’ larghi.
-Che ci fai qui ?- domandò James lievemente acido.
-A fare quello che un marine non farebbe mai.-
-Ovvero ?-
-Io…- si alzò continuando a tenere la testa bassa. – sono venuto a… a scusarmi…-
Quelle parole risuonarono nel silenzio opaco di quella mattina.
Mai in vita sua, Kristoff aveva chiesto scusa per un’azione.
Lui.
Lui che eseguiva sempre gli ordini.
Lui che non poteva discutere con nessuno.
Lui che si era macchiato con il marciume della guerra.
Lui che ora era piegato a metà nella sua vita spezzata.
-Non è a noi che devi dire scusa.- disse Kirk intuendo la tristezza nella voce del tenente.
Lo portarono all’interno dove faceva più caldo.
Kristoff vide che non c’era Jack in giro e questo gli fece stringere lo stomaco, come se avesse picchiato una persona che conosceva bene per una litigata da nulla, poi vide Rob sul palco che parlava con il batterista danese.
Sorrideva e sembrava aver dimenticato tutto.
All’improvviso la grinta che aveva mostrato un attimo prima svanì e sentì l’impulso di scappare via.
-Io… non c’è la faccio…-
-Come sarebbe a dire ?- chiese James voltandosi.
-Come posso… guardarli in faccia…-
-Sei un marine, no ?- esclamò Kirk leggermente irritato. – tira fuori un po’ di palle !!-
-Che ne sai tu di quello che sono… ?- disse con un sibilo alzando gli occhi infuocati da una misteriosa scintilla di rabbia, una rabbia che lasciò James quasi senza parole : quella stessa scintilla l’aveva vista anni prima nello sguardo ubriaco e folle di Dave Mustaine.
Ma forse non era rabbia.
Rob arrivò alle loro spalle e li chiamò : mentre si giravano, Kristoff si trovò davanti il sorriso grande e tranquillo del bassista e lo stomaco gli si chiuse definitivamente, il cuore cessò per un secondo di battere e le mani diventarono fredde come ghiaccio.
-Ah, sei tu, il tenente di ieri.- esclamò con tono gentile. – ieri ci siamo comportati tutti un po’ male e la colpa è anche mia. Scusa per…-
-… scusa per cosa…-
-Come per cosa ? Per ieri.-
A quel punto, Kristoff cominciò a tremare nervosamente e sentì di non potersi più controllare, rimase di nuovo immobile e si sentì ancora più merda di quanto non sembrasse e pregò che nessuno gli si avvicinasse o che lo toccasse.
-Ehi, ma che hai ? Tremi…- disse James allungando la mano.
-NO !! FERMO, NON TOCCARMI !!!- urlò Kristoff con tutto il fiato che aveva in gola allontanandosi bruscamente.
Cadde a terra e si rannicchiò le gambe sul petto.
-… non toccarmi… non toccarmi…-
-Kristoff.- Rob s’inginocchiò fino al suo livello e gli appoggiò una mano sulle sue strette al tessuto dei pantaloni sulle ginocchia.
-… io non voglio farvi del male…-
-Lo sappiamo. Non sei costretto da nessuno, non sei più nell’esercito.-
-… non voglio che altri si scusino… sono solo io che devo chiedere scusa…-
James rimase quasi pietrificato davanti a quella visione, e sentì solo pietà per quel povero essere umano, si pentì di averlo paragonato ad un cane randagio, mentre Kirk forse stava per mettersi a piangere perché Kistoff era uguale identico a lui molti anni prima, quando si accusava da solo per la propria esistenza.
-… non merito di essere vivo…-
Kirk lo prese per il colletto della giacca e lo tirò su di peso fino ad incrociare il suo sguardo, i suoi occhi vuoti e colmi di lacrime che forse non era più capace di versare.
-Ritira subito quello che hai detto ! Non voglio mai più sentirlo dire da uno come te !!-
-Te lo chiedo di nuovo… che cosa sai tu di me ?-
-Nulla, ma so che non ti puoi abbattere così, diavolo, sei un marine !!-
-E’ proprio per questo che mi commisero !! Lo vuoi sapere che cosa mi ha ridotto così ??-
Afferrò gli avambracci del chitarrista e li strinse più che poteva, come se avesse un disperato bisogno di un contatto.
-Io ero in Afganistan… voi non conoscete i veri fatti, non sapete che cose orribili facciamo noi marine là. Noi non portiamo la pace !! Noi facciamo solo quello che ci viene ordinato !!-
-E cosa ti avevano ordinato ?- chiese Lars come se fosse apparito solo in quel momento.
Kristoff vide di nuovo i ricordi della sua prigionia passargli davanti agli occhi, gli occhi di Kirk che lo facevano rimanere cosciente e le sue braccia che non lo facevano cadere, ora in quel momento era aggrappato all’unica cosa che poteva tenerlo in vita.
Abbassò la testa e non trattenne più i singhiozzi.
-Mi avevano detto… di distruggere una base nel deserto… e di non rivelare mai la posizione della base e gli ordini del nostro superiore… ma mi hanno catturato…- fece una pausa ed una lacrima rovente gli rigò la guancia. -… i miei uomini sono stati presi con me… e ci hanno torturato… per giorni e giorni fino a non capire più cosa era vero e cosa no… e per farmi parlare… loro hanno… loro hanno…-
Kirk gli rese la testa e la riportò su.
-Che cosa hanno fatto ??-
-Loro… li hanno uccisi… i miei uomini li hanno uccisi… e poi li hanno bruciati… solo per farmi parlare… ma io sono rimasto zitto e continuavo a credere che sarebbero arrivati… altri di noi… ma non è stato così…-
Le lacrime non si fermavano, erano anni che non piangeva più, non l’aveva fatto neanche alla cerimonia funebre per i suoi compagni uccisi, neanche quando il generale gli aveva dato la medaglia dell’eroe di guerra, cosa gli aveva fatto solo rivoltare lo stomaco dal disgusto.
-… ti rendi conto… io li ho condannati a morte… e come se li avessi uccisi io…-
-Ma non è stata colpa tua.- cercò di consolarlo il chitarrista.
Kristoff riacquistò un po’ di vigore e si levò le mani di Kirk dal volto. Era stufo di gente che gli diceva che non era colpa sua.
-E’ colpa mia invece !! E’ solo colpa mia se loro sono morti !! Ho pensato agli ordini prima di pensare alle loro vite, e quando mi hanno finalmente trovato in fin di vita e tra le macerie, il mio colonnello mi ha detto che noi eravamo un diversivo… eravamo solo un gruppo d’idioti che doveva distrarre il nemico.-
-Cosa ? Ma non si può fare una stronzata del genere !!- esclamò Rob sconvolto.
-No… lo stronzo sono io che ho riposto la mia lealtà in gente che considera la vita solo un una pedina di una guerra che si combatte sulla carte e non sul campo. Ha idea di come mi guardavano le famiglie dei miei uomini ??- chiese rivolgendosi al bassista. – hai idea di come mi chiedevano come erano morti i loro cari ??-
Si voltò non riuscendo più a sopportare i loro sguardi pieni di orrore e pietà, erano fin troppo simili a mille altri appena tornato in Canada.
-E mi hanno anche dato una medaglia… per il mio valore… mi hanno premiato… ma per cosa ??-
Lars scese dal palco, i suoi occhi verdi per una volta non erano minimamente maliziosi e trovò il coraggio di voltarlo di nuovo verso di sé, quasi timoroso della sua reazione.
-Senti, tu non vuoi tornare nell’esercito.- disse serio.
-… no… no per il momento…-
-Lo vuoi ancora quel posto tra noi ?-
-Cosa ?-
Il batterista allungò la mano con un grande sorriso.
-Te lo ripeto : vuoi lavorare per noi ?-
Kristoff non seppe cosa fare.
La sua indole di soldato continuava a ripetergli di andarsene, ma era stanco di eseguire ordini, ora voleva solamente essere se stesso ed i Metallica gli stavano offrendo una nuova vita.
Prese la sua mano piena di calli e cercò di sorridergli.
-Si.-
  
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