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Autore: Hunterwolf    09/09/2014    0 recensioni
Molti dicono che la guerra è l'unico strumento per raggiungere la pace, per questo si persuade la gente ad arruolarsi, per questo centinaia di uomini e donne rischiano la vita... ma è tutta una bugia : la guerra non è bella, non è giusta e non è eroica, non è altro che sangue fango e merda. la guerra scava dentro i soldati e li rende vuoti e questo Kristoff lo scopre a sue spese. la guerra ha finito con lui e trattiene il respiro aspettando di morire, è uno e non può camminare dei riversi della sua anima, per questo decide di muoversi e di lottare, o almeno di provarci... ma non potrà mai credere che esista qualcuno in grado di salvarlo...
Genere: Guerra, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kristoff camminava tranquillo.
Incurante se dietro di lui ci fosse qualcuno che avesse più fretta.
Teneva la mani dentro le tasche per tenersele al caldo.
Gli occhi azzurro cobalto fissavano insistentemente l’asfalto.
Vuoto.
Silenzio.
Nessun pensiero che gli attraversasse la mente.
Il freddo non gli faceva nulla, la fame era sconosciuta, la fatica del primo mattino sembrava non l’avesse mai incontrata neanche per errore.
Si fermò per abitudine alle strisce pedonali e solo in quel momento alzò la testa per vedere il semaforo…
Il colore della luce gli accecò stranamente gli occhi, il rumore delle auto finalmente arrivò alle sue orecchie e tutto sembrò cambiare all’improvviso : non era più sulle strade di Toronto, non era più in una tranquilla città.
Tutti i suoni erano distorti nella sua mente.
Tutte le immagini artefatte dai suoi ricordi.
 
Solo guerra…
 
Solo spari…
 
Solo urla… e lui che non si poteva muovere…
 
La guerra era tutta attorno a lui, ma non si poteva muovere perché era immobilizzato nel suo orrore e nella sua disperazione. Le pallottole volavano nell’aria, colpivano soldati e civili, sfioravano il terreno polveroso ed alzavano la polvere che sapeva solo di marchio e di morte, gli edifici crollavano come castelli di carte ma lui era sempre immobile.
Tutti i ricordi erano mescolati con la realtà e per poco non perse il controllo per correre subito a nascondersi dietro una qualunque superficie per aspettare che tutto finisse.
 
-Scusa…-
-…-
-Ehi, amico.- fece una voce alle sue spalle.
Voltò velocemente la testa, come se si fosse rispeso improvvisamente dai suoi pensieri, ed incrociò lo sguardo di un giovane con i capelli biondi e gli occhi neri…
Era molto più giovane dei suoi trentaquattro anni.
-Scusi…-
-Ti sei incantato, io devo passare.-
-Mi scusi… ero distratto…-
-Ti perdi tutto se sei distratto !!- rise il ragazzo e poi gli diede una pacca sulla spalla e se ne andò per la sua strada.
Kristoff continuò a seguirlo per un paio di secondi e poi di nuovo abbassò gli occhi per non vedere altre cose che gli avrebbero scatenato solo altri ricordi o, peggio, attacchi di violenza.
Arrivò davanti scorgendo solo con la coda dell’occhio la propria immagine riflessa nelle vetrine dei negozi pieni di gente allegra, gente che non sapeva nulla nella morte che lui aveva visto come marine : i suoi capelli biondo grano erano sufficientemente corti per essere consentiti dall’esercito ma abbastanza lunghi per non passare inosservato tra la folla, il fisico allenato e scolpito sembrava essere stato forgiato appositamente per la guerra ed era coperto dagli indumenti che gli aveva prestato suo fratello per nascondere le cicatrici ancora un po’ doloranti.
La sua destinazione era un luogo decisamente fuori dal centro, nella zona sportiva, dove era situato lo stadio di football che per tre giorni sarebbe stato usato per il concerto dei Metallica.
Entrò da un ingresso secondario e già si vedevano i camion della band, la gente che faceva avanti ed indietro con casse ed altre attrezzature ; portavano più o meno tutti la stessa uniforme composta da una maglietta nera a maniche corte con la “M” saettata dei Metallica rossa dentro un cerchio anch’esso rosso, jeans e cartellino pass.
Lui doveva vedere il responsabile della sicurezza, alias, il suo nuovo capo e datore di lavoro ; non l’aveva mai visto in faccia ma quando gli avevano accettato il curriculum aveva sentito la sua voce, quindi andava bene lo stesso.
Ci concentrò ed alla fine individuò quella stessa voce che aveva sentito al telefono il giorno prima, solo un po’ più normale e non distorta della cornetta : un uomo alto e pelato, come per la maggior parte dei membri della sicurezza, massiccio e completamente vestito di nero.
-Scusi…- fece Kristoff alle sue spalle. – è lei il capo della sicurezza ?-
L’uomo si voltò e guardò attentamente Kristoff.
-Io sono Jack Sally. Capo della sicurezza. Tu ?-
-Kristoff Wolf. Sono qui per quel posto nella sicurezza.-
-Ah, gia. Ho letto il tuo curriculum : sei un marine con i contro cazzi, sei stato in Iran ed in Africa. Che ci fa uno come te qui ?-
Kristoff per un attimo si sentì confuso, forse perché non aveva capito bene la domanda che gli aveva fatto quel armadio.
-Uno come me ?-
-Si, insomma… sei un po’ troppo qualificato per questo tipo di lavoro.-
Abbassò gli occhi ed attraverso il viso di Jack rivide il volto del suo superiore…
Gli stessi occhi interrogativi, ma quelli del colonnello suo superiore erano anni luce più feroci e gli facevano a volte più paura dei massacri e delle guerre in generale.
 
Che ci fa uno come te qui ??
 
Credi davvero di poter sopravvivere a questo inferno ??
 
Credi sul serio di poter fare la differenza ??
 
 -Io… sono tornato da poco dalla mia ultima spedizione in Afganistan, sono in congedo temporaneo e mi serve qualcosa per… distrarmi. Ecco.-
Jack gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise, poi gli fece segno di seguirlo e così fece senza discutere per niente ; la disciplina militare non gli era mai piaciuta, ma era troppo abituato ad eseguire ordini e non replicare troppo spesso.
-Quello che devi sostituire lavorava a stretto contatto con la band, ma ha avuto un incidente e tu capiti a proposito.-
-Davvero ? E’ caduto mentre camminava ?-
-No, un pazzo gli ha lanciato un bidone in testa.-
-Sempre meglio che beccarsi una bomba a mano tra le costole…- sussurrò credendo che Jack non l’avesse sentito.
Camminarono per un angusto corridoio pieno di gente, ed il marine capì che quelli della sicurezza si differenziavano dai tecnici per la maglietta nera e per il pass attaccato ad una cintura speciale con un revolver.
-Quindi, io devo semplicemente proteggere questi tizi… Metallica…-
-Se vuoi ridurre la cosa all’osso, si.-
-Dev’essere davvero un lavoro sporco.-
-Un lavoro sporco che ha mandato in ospedale un povero bastardo !!- esclamò all’improvviso il capo della sicurezza voltandosi di scatto. – vedi di non darti troppe arie, marine.-
-Non voglio darmi arie… dico semplicemente che ne ho visti fin troppi di lavori sporchi… non volevo mancare di rispetto a quel “povero bastardo”.-
L’espressione di Kristoff era sempre piatta, vuota, non mostrava mai dei chiari segni di vita, non si riuscivano a scorgere le sfumature dei suoi occhi a causa di tutti quei ciuffi di capelli che gli cadevano sulla frinte, delle evidenti occhiaie nere e tutti i muscoli facciali si rifiutavano di mettersi in moto : aveva il volto di chi non gli importa più nulla di nulla.
Arrivarono direttamente al palco dove c’erano quattro uomini più vecchi di Kristoff che suonavano qualcosa di molto strano, una musica che non aveva mai sentito prima… stranamente graffiante, incredibilmente potente, che gli fece venir voglia di tornare alla guerra…
-Ehi, Jack, che ci fai qui ??- chiese uno di loro smettendo di suonare, uno alto e biondo con i capelli corti ed un pizzetto, le sue braccia erano ricoperte di tatuaggi e portava solo una giacca senza maniche sulla pelle nuda.
-Vi ho portato il vostro uomo.-
-Ah, il marine.- disse un altro da dietro la batteria.
-Si, esatto.-
Kristoff salì sul palco e li esaminò distrattamente, perché in realtà non gli importava nulla di chi fossero loro, voleva solo svuotare la mente da tutto, anche se significava dover lavorare per gente che non conosceva.
-Io sono James, piacere di conoscerti.- disse il biondo porgendogli la mano e sfoggiando un gran sorriso con tutti i denti che aveva, Kristoff non aveva mai visto un sorriso radioso come quello di quel uomo e la cosa gli parve strana.
-Tenente Kristoff Wolf delle forze operative dei marines, forze speciali.- rispose a menadito senza stringergli la mano ; ormai sapeva così bene il suo status nell’esercito che non ci pensava più quando si doveva presentare.
Non era mai solo Kristoff.
Per la maggior parte dei casi era il Tenente Wolf.
James rimase leggermente di sasso e si mise la mano in tasca.
-…Kristoff ? Hai origini tedesche ?-
-Del nord della Germania.-
-E che ci fai qui, marine ?- domandò il chitarrista togliendosi la chitarra “Dracula” dalla spalla sinistra.
-State diventando ripetitivi… questa è una domanda vecchia.-
-Perché ?-
-Perché si. Non vi riguarda.-
Si voltò per andarsene, era stanco di gente ficcanaso, ma una mano dalla pelle olivastra gli afferrò il polso coperto da un cappotto imbottito di pelliccia e lo fece voltare.
-Aspetta solo un attimo, noi…- cercò di dire il bassista nel tentativo di tranquillizzarlo, ma quel suo gesto gli riaccese solo il suo istinto da soldato : gli afferrò il braccio con la mano sinistra e lo butto a terra con la destra tenendolo per il collo.
-Ma che fai… ?- gli chiese sotto la sua stretta d’acciaio.
Jack fu più veloce della risposta di Kristoff e gli puntò il revolver alla tempia.
-Okay, amico, ti do un secondo per lasciarlo.-
-… amico… io non sono tuo amico…-
Kristoff si alzò lentamente e poi prese il braccio di Jack e lo tirò verso si sé, tirandogli un violenta testa sul naso da cui fuori uscì un fiotto di sangue viscoso.
Sulla fronte del marine c’erano alcune tracce di liquido rossastro che gli scesero lungo la faccia e gli macchiarono le punte dei capelli e solo in quel momento si accorse che erano arrivati tutti quelli della sicurezza ; avrebbe potuto batterli seduta stante.
Sapeva che quelli non erano uomini con un addestramento.
Sapeva quali mosse usare per metterli col culo per terra.
E sapeva soprattutto che non poteva muovere un dito per fare nulla.
Dietro di lui James e Lars avevano soccorso il loro compagno Rob e guardavano Kristoff come si fa con gli alieni, in modo incredulo e pieno di timore.
-Non posso…- sussurrò a testa bassa.
-Che cosa non puoi fare ??- gli chiese James prendendolo per le spalle e girandolo per costringerlo a guardarlo.
-Non posso combattere… non qui…-
-E allora perché hai attaccato Rob ???-
-…-
-PERCHE’ ???-
-Non ti voglio rispondere.-
Lo spinse lontano.
Così come era arrivato, se ne andò senza dire nulla.
Decise con se stesso di non tornare lì dentro, di non mettere più piede in quel posto e di non guardarli più in faccia, era un soldato dopo tutto ed era capace di eseguire degli ordini, anche se se li imponeva da solo.
Non camminava veloce.
Non gli fregava nulla.
Solo fuori dallo stadio il suo istinto gli suggerì di scattare lontano, il più possibile, e così fece, non si accorse neanche che Lars e Rob erano dietro di lui e lo guardavano sparire all’orizzonte.
-Che tipo strano… ?- disse semplicemente Lars.
-Più che strano, io direi disturbato.-
-Da dov’è che viene ?-
 
 
Kristoff viveva all’ultimo appartamento di un edificio con una grande terrazza giardino, era il lotto che costava di meno e lui si era adattato come poteva, non voleva tornare a casa e non voleva vedere Hansel, suo fratello.
Voleva solo stare da solo.
Lars ci era arrivato con un po’ di difficoltà dopo aver scalato ben sette piani di scale : c’era un bel tetto di mattoni rossi e legno invaso dall’edera, ma mancava una parete, quella che dava sul mondo esterno, non c’erano letti o tavoli con sedie, solo un’amaca con sacco a pelo, una cassa panca di legno e degli attrezzi da palestra.
Sembrava tutto molto provvisorio.
Non sembrava neanche una casa.
L’unico oggetto che faceva da arredamento era un albero di limoni recintato da un muretto di sassi grigiastri vicino all’unica finestra, emanava davvero un buon profumo.
In Danimarca i limoni non si poteva coltivare bene, ma in Canada era magnifici.
Si guardò un po’ in giro, il pavimento si pietra che sentiva attraverso le suole delle scarpe era caldo e vide che c’era l’impianto elettrico e di riscaldamento.
“Gli piace… la vita spartana…” pensò attento a tutto quello che vedeva.
La cassa panca vicino all’amaca era particolarmente invitante per la sua malsana curiosità e quindi ci sbirciò dentro : oltre ai vestiti, c’erano due revolver senza caricatore, e, sepolta sotto tutto, una divisa mimetica con il cappello ed un distintivo.
Mentre chiudeva il coperchio, proprio davanti a lui c’era attaccata con un po’ di nastro adesivo un foto di cinque ragazzi in divisa da deserto, uno di loro era Kristoff.
Sembrava felice in quella foto.
Il suo sorriso sembrava qualcosa d’impossibile da immaginare sul suo nuovo volto scuro.
Il rumore dei passi del marine, fecero chiudere la cassa panca a Lars, si sedette su di essa ed attese con il suo solito sorrisetto sulla sua faccia con occhi verdi.
Kristoff infilò la chiave nella toppa, ma gli bastò un solo giro per aprirla, e questo lo mise in allarme… l’aprì lentamente e poi usò il suo passo silenzioso per avvicinarsi.
Si vide davanti Lars seduto sulla sua cassa a casa sua.
-Coma hai fatto ad entrare ?- gli chiese senza esitazione.
-Una delle miei chiavi è la stessa della tua serratura.-
-Perché sei qui ?-
-Perché ti sei comportato a quella maniera oggi ?-
Kristoff odiava la gente che gli rispondeva ad una domanda con una domanda ma sentì di non riuscire ad odiare quel uomo così minuto, dai lineamenti ancora delicati e dall’odore familiare… gli ricordava la sua vecchia casa in Germania.
-Tu non sei americano.-
-No, sono di Copenaghen.-
-Si sente.-
-D’accento, vero ?-
-No, dall’odore. Sa di nord.-
Lars rimase incredulo.
Tantissima gente gli diceva che il suo era un odore orribile.
-Ho… letto il tuo curriculum. Forse se l’avessi fatto ieri, oggi ci saremmo stretti la mano.-
-Fa forse differenza ?-
-Molta.-  
Kristoff si voltò un momento per togliersi la giacca, le sue braccia che spuntavano da una maglietta nera senza maniche erano coperte di bende macchiate, sembravano molto vecchie e non emanavano un odore normale.
-Non mi va di essere compatito da voi.-
-Io non voglio darti pietà, perché non ne hai bisogno.-
-E allora perché sei qui ?- chiese alla fine esasperato, allora Lars si alzò e gli porse la mano, come aveva fatto James quella mattina.
-Per capire.-
-Capire cosa ? Disturbi post-traumatici ? Eccoti accontentato, ma ora vattene !!-
Aprì la porta ed attese che lui si muovesse, si alzò solo dopo averlo fissato per qualche secondo.
-Voglio solo dirti questo : oggi hai quasi fatto del male al nostro bassista Rob, nostro carissimo amico, e per di più hai rotto la testa a Jack. Qui non sei più in guerra.-
Qualcosa si gelò nelle vene del marine.
La strana sensazione di aver quasi ucciso gli fece ricordare troppe cose che cercava di dimenticare.
-So bene che qui sono al sicuro… ma se la guerra fosse solo nella mia testa… se fossi intrappolato in me stesso…-
-Allora, combatti.-
  
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