Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: StarFighter    13/09/2014    7 recensioni
AU_Anna è al suo primo anno di college alla NYU ed è alla disperata ricerca di qualcuno che le faccia compagnia alla scoperta di tutti i divertimenti che New York ha da offrirle. Ma per quanto si sforzi, non riesce ad instaurare un rapporto d'amicizia con chicchessia: la sua coinquilina, Merida, a stento le rivolge la parola e i suoi compagni di corso si ignorano l'un l'altro. L'unica che potrebbe iniziarla ai piaceri della città che non dorme mai, è sua sorella Elsa, che vive lì da molto più di lei; ma Elsa, che non vede da tre anni, si rifiuta di incontrarla, adducendo scuse su scuse.
Anna non sa spiegarsi il suo comportamento e quando la sua vita prende la piega che si aspettava, decide di volerla lasciar perdere. Ma il destino la conduce da lei, rivelandole i suoi 'sporchi piccoli segreti', e Anna non sarà più tanto sicura di voler scoprire i piaceri nascosti di New York city.
(Crossover con altri film Disney).
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Jack, Frost, Kristoff
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Capitolo 5: Frozen Heart

 

E il loro primo vero appuntamento c’era stato, eccome. Due giorni dopo il loro fortuito incontro, ed il cervello di Anna, da allora, era andato in vacanza su una nuvola rosa di zucchero filato. Era tutta sospiri sognanti e occhi persi nel vuoto a costruire castelli in aria. Nemmeno i disastri di Merida erano riusciti a riscuoterla dal suo buon umore: la scozzese aveva rotto la sua tazza preferita, le aveva fatto restringere il suo maglione rosa cipria, regalo di Elsa, e aveva lasciato i suoi vestiti sporchi sparsi in giro per l’appartamento. Lei non aveva fatto una piega: aveva ripulito tutto, pezzo per pezzo senza fiatare, canticchiando sottovoce una sdolcinata canzone d’amore; aveva scrollato le spalle alla vista del maglione diventato della misura di un neonato e aveva raccolto i vestiti della coinquilina, portandoli nella lavanderia nel seminterrato del palazzo.

Merida le aveva tastato la fronte per sincerarsi che non avesse la febbre e poi l’aveva scossa energicamente per le spalle: “Ritorna in te, Santo Cielo! Dove l’hai messa Anna, quella che si arrabbiava per ogni minima cosa?”- le aveva urlato qualche giorno dopo il famoso appuntamento.

-“Ma di cosa parli? Ehi, mi stai facendo male!”- si lamentò,non riuscendo a sottrarsi alla presa dell’amica.

-“Si può sapere che cos’hai in questi giorni? Sembra tu viva su un altro pianeta.”- Merida mollò la presa, rimanendo davanti a lei, ridacchiando sorniona.

-“Si!”- sospirò-“Sul pianeta del vero amore.”-

-“No, direi più sul pianeta degli idioti innamorati persi.”- sbottò-“ Ma che diavolo ti ha fatto questo Hans, il lavaggio del cervello?”-

Anna si lasciò cadere sul divano, stringendosi le ginocchia al petto, sospirando per l’ennesima volta.

-“Soffri d’asma?”- le chiese Merida.

-“Che?”- fece, colta di sorpresa.

-“Non fai altro che tirare lunghi sospiri inquietanti, da quando sei tornata da quell’appuntamento!”- puntualizzò, facendo rinvenire per un momento Anna, dai suoi sogni ad occhi aperti.

-“Oh, Mer. Non puoi immaginare quanto lo ami…”- mugugnò in un cuscino che aveva stretto al petto, stringendolo forte, arrossendo come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta.

-“Che? Ma non lo conosci che da pochi giorni! Come puoi dire di amarlo? E non cacciarmi fuori quelle scemenze del colpo di fulmine, del vero amore e dell’essere fatti l’uno per l’altra. Non attaccano con me!”- le disse, sedendosi sul tavolino basso tra il divano e la tv, di fronte all’amica, che continuava a tenere la faccia rintanata nel morbido cuscino-“Dev’esserci qualcos’altro, per forza: raccontami dell’altra sera.”

-“Ma l’ho già fatto.”- le giunse la voce ovattata di Anna.

-“No,carina. Hai solo cacciato fuori urletti isterici, continuando a ripetere cose del tipo ‘oh mio dio, è l’uomo della mia vita’ oppure ‘è perfetto, è carino, è galante’ eccetera. Non mi dilungherò su tutti gli aggettivi che gli hai affibbiato, alcuni sono addirittura ridicoli per un essere umano del genere. Ma di quello che avete fatto, non hai detto una parola. È ora di sputare il rospo: non dirmi che siete arrivati al sodo, già al primo appuntamento?”- esclamò scioccata .

-“Ma per chi mi hai presa?”- Anna alzò la testa dal cuscino, tirandolo alla scozzese che lo evitò facilmente-“E poi Hans è un gentleman, non oserebbe mai avanzare tali proposte così presto. Al contrario si è comportato come un vero principe delle favole.”- puntualizzò con l’ennesimo sospiro.

-“Già, come quello del film che abbiamo visto qualche settimana fa? Ora che ci penso non si chiamava Hans anche lui? E indovina un po’: lui era carino solo all’apparenza, ma in realtà aveva delle idee deplorevoli in mente.”-

-“Ah-ah, molto divertente. Ma quello era un film per bambini. Hans è diverso!”- sbottò scocciata.

-“Non ne dubito…”- blaterò sottovoce, incrociando le braccia al petto.

-“E con questo che vorresti insinuare?”-

-“Niente, ma non vorrei che tu ti affezionassi troppo. Sai come si comportano quelli della sua stessa estrazione sociale. Tutti che girano nella Jaguar del paparino e che cambiano le ragazze, come cambiano la biancheria al mattino.”- le disse con la faccia seria.

-“Ah, ed è qui che ti sbagli!”- le rise in faccia-“Hans guida una Maserati.”

Merida la guardò per alcuni secondi senza dire niente e poi scoppiò a ridere, seguita da Anna: “Niente e nessuno ti farà cambiare idea su di lui, vero?”- le chiese alzandosi dal tavolino, scompigliandole i capelli.

-“Assolutamente no.”- ridacchiò Anna, scacciando la mano della coinquilina, cercando di aggiustarsi i capelli.

-“Bene, spero tu non ti sbagli sul suo conto. Mi dispiacerebbe vedere la mia svampita preferita, triste.”- le disse mentre entrava nella sua stanza.

-“Ehi!”- Anna la rincorse fin sulla soglia della stanza-“Oddio, scusa.”- si coprì gli occhi. Merida si stava svestendo.

-“Ah, non preoccuparti, entra.”-

Anna, la spiò tra le dita della mano che le copriva gli occhi, sospirando di sollievo quando vide che l’amica aveva indossato un’altra maglietta, con un paio di jeans strappati.

-“Dove stai andando?”- le chiese mentre curiosava tra la roba sulla sua incasinatissima scrivania.

-“Devo vedermi con Hic. Deve insegnarmi ad usare un programma di grafica per un esame che ho tra qualche mese. Meglio partire in anticipo, non si sa mai.”- le rispose, mentre infilava il suo portatile in borsa, assieme ad alcuni libri e blocchi da disegno.

-“Tu e Hiccup mi nascondete qualcosa. Ne sono certa. Cos’è questa storia dello studio? Di domenica pomeriggio per giunta! Potreste trovare una scusa migliore.”- la stuzzicò la rossa, mentre passava in rassegna alcuni oggettini carini, tra tutte le cianfrusaglie presenti in quella stanza. Ne prese uno: un semplice laccio nero, con un ciondolo a forma di orso-“E questo cos’è?”

Merida si voltò verso di lei e lanciò uno sguardo a quello che Anna teneva stretto tra le dita: “È un regalo di mia madre. Diciamo più un monito: ‘guarda che sono sempre con te, quindi riga dritto’. A casa la chiamiamo mamma orso, per questo quel ciondolo. L’ha fatto lei.”- Merida sorrise pensierosa, mentre lo raccoglieva dalle mani dell’amica e se lo infilava al collo-“ Pensavo d’averlo perso, grazie per averlo ritrovato.”

-“Se mettessi un po’ d’ordine ritroveresti molte cose, compresa la maglia che mi incolpi d’aver preso senza chiedertelo.”- l’accusò Anna.

Merida le lanciò uno sguardo incredulo: “Dici sul serio? Tu vuoi fare la paternale a me sul tenere in ordine le mie cose? Mi sbaglio o tu sei quella che come armadio ha una sedia con decine di vestiti buttati alla rinfusa, che lancia le scarpe sotto il letto e che ha una scrivania così disordinata che sembra ci sia scoppiata sopra una bomba.”

-“Come non detto.”- Anna fece dietrofront-“Divertiti con Hic, non traumatizzarlo mi raccomando, è un così bravo ragazzo.”-

Nonostante fosse fuori dalla stanza, sentì distintamente i grugniti contrariati di Merida, e lo spostamento d’aria della scarpa che le volò dritta sopra la testa, mancandola per poco.

-“Io non nascondo niente a differenza tua: tra me e Hiccup non c’è nulla che non vada oltre il rapporto amici/colleghi di corso. Se dovesse mai esserci qualcosa sarai la prima a saperlo, non temere. Ma fino ad allora tieni la bocca cucita sull’argomento.”- le lanciò uno sguardo infuocato.

Anna si ritrasse sbuffando: “Perché tanta curiosità sul quello che ho fatto con Hans? Se proprio lo vuoi sapere ecco il sunto della serata: siamo andati a cena, a passeggiare sotto le stelle e poi mi ha riaccompagnata a casa, punto.”

-“Oh, ci voleva tanto? Sai, raccontata senza sospiri sognanti e parole sdolcinate, la vostra serata sembra essere stata davvero noiosa.”- ridacchiò, mentre si allacciava le scarpe ed indossava il cappotto.

-“Già, noiosa come il Big Bang.”-

-“Ci vediamo dopo, non so quando tornerò. Se hai bisogno, sai dove trovarmi.”- fece per uscire, ma Anna la fermò.

-“Uffa, io che faccio ora? Sai se Punzie è libera da Fitzherbert?”-

-“No, Flynn ha l’appartamento libero, il suo coinquilino è partito per le vacanze. Passeranno di sicuro una romantica serata…da soli.”- le fece l’occhiolino.

-“Oh mio dio, ma sono insaziabili!”- sbottò arrossendo Anna -“L’unica che non si divertirà stasera sono io, a quanto pare.”- constatò.

-“Il tuo principe azzurro dov’è?”- le chiese corrucciando la fronte.

-“Oh, lui ha detto d’avere un improrogabile impegno di famiglia, al quale non poteva assolutamente mancare.”-

-“Mm-mm.”- annuì Merida.

-“Dico sul serio…e ora cosa faccio?”- si lamentò, mordicchiandosi il labbro inferiore.

-“Hai l’appartamento tutto per te, puoi fare quello che vuoi: salta, canta, guarda la tv, gioca alla xbox, ordina da mangiare, leggi. Cose così.”- le propose.

-“Mmm credo che andrò da Olaf, per non restare da sola. Forse farò nuovi incontri, chissà.”-

-“Beh, buona serata allora.”- le fece l’occhiolino e chiuse la porta dietro di sé, lasciandola da sola nel bel mezzo dell’appartamento silenzioso.

Si guardò attorno, aspettando qualcosa che le rivoluzionasse quel tardo pomeriggio invernale: “E adesso che faccio?”- chiese al nulla.

Senza pensarci più di tanto, si precipitò in camera sua, tuffandosi tra i vestiti gettati alla rinfusa sulla sedia, tirando fuori un pantalone nero e un maglione rosso sgualcito. Li infilò saltellando, mentre correva in bagno a lavarsi i denti.

Si guardò allo specchio e fece un verso disgustato: aveva un’aria terribile, doveva assolutamente rimediare. Okay, non doveva fare colpo su nessuno perché lei aveva già il suo Hans, ma la sua faccia pallida e i suoi capelli spettinati, erano un crimine contro il genere femminile. Raccolse i capelli in due morbide trecce, si passò un leggero velo di ombretto sugli occhi e concluse con tocco di mascara. Si guardò ancora una volta e annuì alla se stessa riflessa: “Così va meglio, ragazza.” 

Raccolse in un angolo la sua borsa e ci buttò dentro tutto quello di cui avrebbe potuto aver bisogno. Poi raccattò un libro che Rapunzel le aveva prestato qualche giorno prima, consigliandoglielo calorosamente. Se non avesse incontrato nessuno di interessante, almeno si sarebbe potuta rintanare in un angolo del pub a leggere.

Infilò i suoi stivaletti nuovi di zecca, il cappotto e la sciarpa, e uscì di casa fuggendo dal silenzio, pronta a gettarsi tra il chiacchiericcio della gente.

Anche se il pub di Olaf distava pochi isolati dal suo appartamento, e avrebbe potuto tranquillamente raggiungerlo a piedi, decise che per quella volta avrebbe preso la metro. Aveva voglia di arrivare presto alla sua meta, per rifugiarsi al caldo. Le strade erano gelide, spazzate da folate di freddo vento del nord, che le schiaffeggiavano, senza troppe scuse, le guance arrossate.

Per una volta, fu piacevole ricevere dritta in faccia l’aria afosa e maleodorante della metro, che le procurò un piacevole brivido lungo la schiena.

Durante la breve corsa, cacciò dalla borsa il libro prestatole e cominciò a leggerlo, per intrattenersi. Non l’aveva mai sentito nominare e ad essere totalmente sincera non leggeva spesso, ma le rare volte che lo faceva preferiva buttarsi su romanzetti romantici e strappalacrime, scritti discretamente. Questo non era uno di quelli di certo, non era niente di che, anzi avrebbe quasi osato dire che era piatto e scritto male, ma Rapunzel aveva tanto insistito nel darglielo, le aveva detto che le avrebbe svelato un mondo. Si era fidata e aveva promesso di leggerlo al più presto. Non aveva nemmeno cercato la trama su internet, né aveva letto la quarta di copertina per avere ulteriori informazioni.

Insomma, si era gettata alla ceca in questo libro “rivelazione”: Cinquanta sfumature di grigio.

-“Vedrai, ti piacerà.”- le aveva detto una ragazza seduta proprio di fronte a lei, che le aveva rivolto un sorrisino divertito.

-“Ne dubito.”- le aveva risposto Anna, ricambiando con un timido sorriso.

Un volta arrivata alla sua fermata, aveva letto appena quattro pagine. Lo chiuse gettandolo di nuovo nella bolgia che chiamava borsa, e si apprestò a scendere.

Una volta in strada osservò distratta le vetrine illuminate dei negozi, pensando a cosa stesse facendo Hans in quel momento.

Forse anche lui si sta annoiando a morte e sta pensando a me.’ Sospirò, sorridendo tra sé.

Quando entrò nel pub, l’accolse il rumore delle voci di decine di persone,per lo più uomini, intenti a gridare contro il megaschermo appeso su una parete: come aveva fatto a dimenticarsi della partita di campionato? Di solito anche a lei piaceva guardare le partite, seduta comodamente sul divano, con il telecomando in una mano e una fetta di pizza nell’altra; ma da quando usciva con Hans, i suoi interessi erano stati messi in ombra dalla voluminosa presenza del ragazzo. Fu tentata di fare dietrofront e di tornarsene al suo appartamento ma, prima che potesse fare anche solo un passo, la voce squillante di Olaf la bloccò sul posto: “Anna!”- le fece segno di accomodarsi in un posto libero al bancone.

-“Hey Olaf, come vanno le cose da queste parti?”- lo salutò, mentre si sedeva sullo sgabello traballante.

-“Alla grande e tu invece, è un po’che non ti facevi vedere da queste parti! Non è che mi tradisci con la concorrenza?”- le chiese facendole l’occhiolino.

-“Perché, tu hai anche una concorrenza?”- rispose ingenuamente, sporgendosi sul bancone.

Olaf rise di gusto, mentre sistemava dei bicchieri sulle mensole dietro il bancone: “Allora, tutta sola stasera?”

-“Chi ti dice che non stia aspettando i miei amici?!”- fece un sorrisino enigmatico.

-“Anna, per favore…tu che aspetti loro?! Non si è mai sentito.”-

-“Beh…si sono sola soletta, anzi no, sono in compagnia di questo libro.”- e tirò l’oggetto incriminato fuori dalla borsa, mostrandoglielo.

Olaf spalancò gli occhi e per poco non si strozzò per le risate: “Non ti facevo tipa da certe letture…audaci.”-

-“Audace? Ma di che parli, questo libro è banale e per niente intrigante, lo leggo solo per far piacere a Punzie.”-

-“Ma sai almeno di cosa parla?”- le chiese alzando un folto sopracciglio nero.

-“Mmm, in realtà no. Sono arrivata appena a pagina quattro, perché?”-

-“Beh, niente, non voglio rovinarti la sorpresa. Quando lo avrai finito ne riparleremo.”-

-“Sembra quasi che tu lo abbaia letto.”- lo rimbeccò lei.

Olaf arrossì violentemente, rimanendo muto per almeno dieci secondi, cosa molto strana per lui: “N-no, affatto, ma so di cosa parla e se tu non lo sai, beh vuol dire che negli ultimi mesi hai vissuto su un altro pianeta!”-

-“Può darsi…”- sussurrò tra sé e sé.

-“Piccoletto, da questa parte. Un altro giro per me e il mio amico.”- un omaccione sulla quarantina, interruppe la loro chiacchierata, sbracciandosi sopra la folla, sovrastando con il suo vocione il rumore del locale.

-“Scusami, il dovere chiama.”- si scusò il proprietario.

-“Va pure non preoccuparti…”- cominciò, ma Olaf era già fuori portata d’orecchio-“…chi si muove da qui.”- concluse aprendo il libro e cominciando a leggere da dove aveva interrotto.

Dopo aver letto altre tre pagine, cominciò a ricredersi su quel libro tanto misterioso, facendosene un’opinione diversa.

Qualcuno si frappose tra lei e la luce del faretto appeso di fronte: doveva essere Olaf di ritorno.

-“Ascolta Olaf, potresti portarmi il solito?”- chiese senza alzare lo sguardo dalle pagine fitte.

Olaf non rispose, ma l’ombra non si spostò dal libro. Forse era Ariel: tremenda gaffe chiamarla Olaf, ma perché non diceva nemmeno una parola?

-“Scusa Ariel pensavo fossi…”- Anna alzò spazientita lo sguardo sul suo interlocutore e rimase con la bocca spalancata nel bel mezzo delle sue scuse.

E questo chi cavolo è?!- pensò tra sé, quando le sinapsi del cervello ritrovarono il contatto, dopo il breve blackout. Lasciò vagare lo sguardo sul ragazzo che le stava davanti, sui suoi occhi scuri, di un colore tra il caramello e il cioccolato al latte; sui capelli biondi che gli ricadevano scomposti sulla fronte e soprattutto sui bicipiti scolpiti che nascondeva sotto una maglietta nera con il logo del pub.

-“Ehm…tu non sei Ariel.”- riuscì a dire.

-“A quanto pare.”- le rispose seccamente il tizio.

-“E nemmeno Olaf.”- proseguì.

Il tizio sbuffò scocciato: “No.”

Silenzio.

-“Chi sei allora?”- continuò imperterrita.

-“Kristoff.”-

Ancora silenzio.

-“Sei un chiacchierone a quanto vedo.”-Anna cercò di smorzare l’imbarazzante silenzio-“Lavori qui, Christofer?”- gli chiese, recuperando un po’ della voce che aveva perso.

-“È Kristoff, per la precisione. E si, lavoro qui.”-

-“E da quando?”-

-“Da ieri.”-

-“E dov’è Ariel?”- chiese ancora, guardando l’espressione del tizio cambiare da scocciata ad alterata.

-“Ma cos’è questo, un terzo grado?”- sbottò, facendo sobbalzare Anna sullo sgabello. Kristoff si accorse subito della tremenda figuraccia che aveva fatto, quando Anna abbassò lo sguardo sul suo libro chiuso.

-“Ascolta”- cominciò  per attirare di nuovo la sua attenzione, ma si bloccò non conoscendo il suo nome.

-“Anna.”- rispose prontamente lei, con un sorriso.

-“Ascolta Anna, scusa per la risposta brusca, ma è stata una giornata un po’ pesante e non sono proprio in vena di chiacchierate.”-

-“Oh, okay scusami tu.”- si affrettò a dire, mentre si sistemava una ciocca di capelli inesistente dietro l’orecchio.

-“Allora?”- chiese lui.

-“Allora, cosa?”- fece lei guardandolo fisso negli occhi.

-“Cosa ti porto?”-

-“Oh, ma certo”- ridacchiò nervosamente, dandosi mentalmente della stupida-“un…un Vodka Lemon!”- esclamò, sollevata di essere riuscita a trovare il nome di uno dei tanti tipi di drink che le giravano nel cervello in quel momento.

-“È il tuo ‘solito’?”- gli chiese lui, mentre le porgeva un sottobicchiere.

-“N-no, ma mi ci voleva qualcosa di più forte di una birra,stasera.”- disse sovrappensiero, sedendosi meglio sullo sgabello.

 Le preparò con mani esperte quello che aveva chiesto e si incantò ad osservarlo: “Sei bravo.”- gli disse mentre lui le porgeva il bicchiere.

Kristoff scrollò le spalle, sena dire nulla.

Anna invece, non ce la faceva a rimanere in silenzio e per di più, la curiosità di conoscere qualcosa in più su di lui la stava uccidendo.

-“Sei un barman?”-la buttò li, per fare conversazione.

-“Oh certo, è l’aspirazione della mia vita rimanere per sempre dietro un bancone a servire uomini molesti e donne depresse.”- le rispose, incrociando le braccia al petto.

-“Sei ironico, vero?”- le chiese lei turbata, girando la cannuccia nel bicchiere.

-“Certo.”- rispose solo.

Anna continuò a concentrarsi sul liquido giallognolo del suo bicchiere, sorseggiando pian piano, arricciando il naso al sapore aspro dell’alcool, che le bruciava la gola. Cercava, senza molto successo, di ignorare gli occhi di lui, puntati su di lei, provando a convogliare la sua attenzione verso le pagine del libro che aveva aperto di nuovo. Con un’occhiata veloce si assicurò che lui non la stesse ancora fissando, ma sfortunatamente  incrociò i suoi occhi socchiusi. Una strana sensazione le fece contorcere lo stomaco e le mani cominciarono a sudarle, appiccicandosi poco graziosamente alla copertina del libro.

-“Cosa?”- gli chiese, ricominciando a respirare. Non si era resa conto di star trattenendo il fiato.

-“Credo… di averti già vista da qualche parte.”- le disse, scrutandola attentamente.

-“Impossibile, mi ricorderei di te.”-disse lei senza pensarci-“Ehm, cioè non che tu sia una persona così particolare da ricordare, ma tu ecco…sei…sei”- cominciò a blaterare, gesticolando ampiamente verso di lui, mentre il viso le andava in fiamme. Poi affondò la faccia nell’incavo delle sue mani, incapace di fare o dire altro per tirarsi fuori da quella situazione imbarazzante: perché continuava a dare fiato alla bocca senza pensare prima di parlare? Era un suo difetto congenito, ce lo aveva da quando era nata e non poteva fermalo dal rovinarle la vita!

-“Ora mi ricordo!”- esclamò lui, puntandole un dito contro.

Lei lo fronteggiò con la faccia rossa, osservando la sua espressione contrariata, e solo allora qualcosa le balenò nella mente: una colonna che non era una colonna, parole ringhiate a denti stretti, l’aria malsana della metro, odore di caffè versato, occhi scuri arrabbiati…

-“Il tizio del caffè!”-  urlò saltando quasi giù dallo sgabello.

-“L’imbranata della metro.”- confermò lui, sporgendosi sul bancone per guardarla meglio.

-“Ah, vedo che vi siete conosciuti!”- li interruppe la voce gioiosa di Olaf, mentre loro si voltavano a guardarlo-“Spero ti abbia trattata bene, Anna. Sai, lui tende ad essere un tantino brusco, non è vero cugino!”- disse, battendogli una mano sulla spalla, mentre Kristoff abbassava lo sguardo colpevole.

-“Oh, ehm si si, non preoccuparti è stato…molto gentile.”-rispose, guardando di sottecchi il diretto interessato, accennando un sorriso tirato.

-“Bene. Non vorrei interrompere la vostra chiacchierata, ma lì c’è bisogno di te.”- disse indicando dei tavoli in fondo al pub.

-“Affatto, non sono in vena di chiacchierate.”- rispose subito Anna, ripetendo le parole che lui le aveva detto qualche minuto prima.

-“S-si, vado subito.”-Kristoff, scattò sull’attenti, rivolgendole uno sguardo strano, mentre si allontanava.

Se Olaf non fosse stato li a guardarla, gli avrebbe di certo fatto una linguaccia, ma si contenne.

-“Ciao Christofer,è stato un piacere conoscerti.”-gli disse invece, sventolando una mano nella sua direzione, con il sorrisetto di una bambina pestifera.

-“Si chiama Kristoff.”- la corresse Olaf.

-“Lo so.”- disse semplicemente lei, mentre riprendeva a bere, sorridendo tra sé. L’idiota della metro, chi l’avrebbe mai detto.

-“Ma allora perché…”- cominciò Olaf.

-“Lui lo sa.”- tagliò corto, facendogli l’occhiolino.

Olaf si strinse nelle spalle, non capendo cosa c’era tra quei due che non andasse.

-“Allora, dov’è finita Ariel e come mai l’hai rimpiazzata con… tuo cugino!? Sul serio Kristoff è un tuo parente? Non vi assomigliate per niente. Cioè tu sei…e lui è…”- okay,aveva di nuovo parlato senza filtrare i suoi pensieri. Stupido cervello difettoso!

Olaf rise, intuendo le sue parole: “Perché io sono basso, emaciato ma bello, mentre lui è alto quasi due metri, ha il fisico di un giocatore di football, ma è brutto…lo so, lo so è questo che stavi per dire, vero?”-

Una risatina nervosa scappò dalle labbra di Anna, mentre si torceva una treccia con le mani tremanti, tremendamente imbarazzata.

-“È una lunga storia, ma comunque si, siamo imparentati in un certo modo.”- spiegò senza scendere nei particolari.-“Ariel se n’è dovuta andare. A quanto pare non aveva diciotto anni, ma quindici, ed era scappata di casa.”- fece una pausa quasi teatrale, sospirando e scuotendo il capo-“Il padre è uno dei magnati più influenti di Wall Street e quando ha scoperto che la figlia intratteneva una relazione con il figlio di uno dei suoi rivali economici, ha sbarellato. Lei pensava di poter sfuggire al controllo paterno e di poter tirare avanti con un lavoro da cameriera, certa che il suo principe azzurro sarebbe venuto a salvarla dalla situazione in cui si era cacciata, ma lui invece si è appena fidanzato con un’altra…povera Ariel era distrutta quando lo ha saputo.”

Anna annuì distratta solo parzialmente interessata alle sventure della ragazza, mentre con gli occhi seguiva le mosse di Kristoff, che si aggirava con la grazia di un elefante tra i tavoli del pub, con un’espressione frustrata sul volto, davvero esilarante secondo lei.

Non durerà nemmeno una settimana - pensò tra sé.

-“Kris aveva bisogno di lavoro e io di un aiutante, quindi ho preso due piccioni con una fava.”- continuò Olaf, riscuotendola dai suoi pensieri.

-“Mmh, capito.”- commentò, finendo il suo drink e mettendosi in bocca un cubetto di ghiaccio- “Me ne porteresti un altro o qualsiasi cosa tu mi consigli, ma che abbia un tasso alcolemico un po’ più alto di una Coca Cola.”- gli chiese, spostando verso di lui il bicchiere, ormai pieno solo di ghiaccio semi sciolto.

-“Sicura di reggere?”- le chiese con un sopracciglio alzato.

-“Ma certo…dovrò pur svoltarla questa serata, e se non sono almeno brilla la partita perde d’interesse per me.”- disse indicando il megaschermo alle sue spalle.

-“Non sapevo ti piacesse il football.”-

-“Sono molte le cose che non sai di me.”- gli disse a bassa voce, avvicinandosi a lui.

-“D’accordo. Allora ti preparo un Frozen Heart.”- Olaf cominciò a tirar fuori, dall’apparentemente infinita riserva di super alcolici alle sue spalle, diverse bottiglie colorate.

-“Frozen Heart?”- chiese lei, sporgendosi per vedere quello che stava facendo l’amico. Olaf annuì sorridendole, mentre con gesti esperti versava e dosava le quantità dalle varie bottiglie- “Mai sentito.”- sentenziò, risistemandosi al suo posto.

-“Ti fidi? È un drink di mia invenzione.”- le disse infine, porgendole un bicchiere con i bordi ghiacciati e un liquido denso e del colore del cielo terso-“Pronta? Quando l’avrai assaggiato non potrai tornare più indietro.”-  

Anna prese il bicchiere tra le mani, osservando i ghirigori del ghiaccio lungo i bordi, e ne odorò il contenuto. Poi con un sorriso disse:“Olaf, si vede che non mi conosci: sono nata pronta!”-

 

 

 

NdA: Salve, salvino gente! Come ve la passate? Era da un po’ (tanto!) che non aggiornavo questa ff, e quindi mi sembrava ora di farlo XD So che va un po’ a rilento e che le situazioni sembrano sempre le stesse, ma non la scartate dopo la lettura di questo capitolo, perché vi prometto che l’azione ci sarà e anche i colpi di scena…se potessi dirvi quello che viene dopo lo farei, però poi non avreste più nessun interesse nel leggere quindi…dovete aspettare! ;) Sono lenta nelle pubblicazioni, direi quasi eterna, ma non lascio mai una cosa incompiuta, quindi con un po’ di pazienza arriveremo alla fine anche di qst ff!

Piccolo spoiler: nel prossimo capitolo vedremo davvero cosa aveva da fare Hans…e ci sarà anche Elsa.

Comunque volevo precisare che io non ho MAI letto “Cinquanta sfumature di grigio”,quindi il giudizio di Anna sul libro non è il mio! Il Frozen Heart è un drink a tema che ho inventato al momento e se esiste davvero, non ne sapevo nulla, giuro XD Ovviamente con quello che scrivo non voglio invogliare al bere e nemmeno esaltare l’alcool, anzi disapprovo il bere con tutta me stessa…fatelo anche voi, mi raccomando! Ma mi serve far bere Anna per esigenze di trama ;)

Okay, dopo la paternale vi incito a farmi vostre considerazioni su questo capitolo (non siate troppo cattive/i, sono debole di cuore!) e se avete idee per il seguito della storia sottoponetemele :)

Baci, ci si legge alla prossima!! *.*

   
 
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