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Autore: dracodraconis    14/09/2014    5 recensioni
questa breve storia tiene conto delle due trilogie di "the mortal instruments", quindi potreste trovare alcuni spoiler o alcune piccole imprecisioni.
ho immaginato l'epilogo della storia di Jace e Clary... e quello che verrà dopo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Clary si guardò allo specchio del bagno e seppe che era giunto il momento.
 
Si spazzolò i capelli oramai del tutto bianchi, li portava ancora lunghi, e tornò in camera da letto.
 
Jace la stava aspettando tra le lenzuola, le braccia intrecciate dietro la testa con un’aria noncurante che il trascorrere dei decenni non aveva saputo cancellare: sembrava assorto nei suoi pensieri e fissava il soffitto mordicchiandosi un labbro.
Lei sapeva muoversi senza far rumore, dopo una vita di allenamenti e combattimenti, ma volle deliberatamente segnalare la sua presenza.
Lui a quel punto, riscosso, girò gli occhi e la guardò.
 
Sapeva. Sapeva come lo aveva saputo lei.
 
-Ci siamo-, fu tutto quel che disse Clary e lo vide annuire, solo una volta, serrando appena la linea della bocca.
 
Gli scivolò accanto, sotto le lenzuola e strati di calde coperte; anche se il sangue di angelo li aveva tenuti a lungo in vita e li aveva fatti invecchiare senza gli acciacchi tipici (non dimostravano assolutamente la loro età), erano diventati  freddolosi e provavano un grande piacere a stare accoccolati nel calduccio del letto.
Jace le passò un braccio intorno alle spalle e se la tirò più vicino, osservandola con adorazione palese negli occhi ambrati. E forse un guizzo appena accennato di malizia.
“Oltre ottanta anni che siamo sposati e ancora mi guarda come quella prima notte nella caverna”, pensò Clary e fece uno sbuffo divertito.
-Cosa hai da ridere, Clarissa Adele Morgenstern Fairchild Fray Herondale?-, chiese Jace.
Era un loro oramai collaudato modo di prendersi in giro: chiamarsi con tutti i loro nomi  e cognomi (Jace in questo la batteva, sembrava che nella sua vita avesse collezionato identità).
Ma lei non era più Fray da tanto tempo. Era stata Fray e poi Morgenstern, e ora il suo cognome era Herondale e non pensava più al passato da tanto tempo.
Da molto loro erano soltanto il signore e la signora Herondale, shadowhunters dai trascorsi burrascosi ed avventurosi, adesso in pensione; abitavano nella casa che era appartenuta ad Amatis: Luke, dopo la morte della sorella, non aveva mai voluto abitarci e l’aveva lasciata a loro due.
Il lupo mannaro tra quelle pareti provava solo dolore, ma per Clary, nonostante tutto, era il posto dove per la prima volta aveva dormito con Jace e dove si stavano godendo una vecchiaia tranquilla, che a pochi di loro spettava.
“Una vita di cicatrici e sangue”, aveva detto Hodge.
ISABELLE.
Il nome dell’amica le venne in mente come una bolla d’aria che sale in superficie.
Isabelle era morta tanti anni prima durante una missione: Simon, suo marito e suo parabatai, era impazzito di dolore quando glielo avevano detto ed erano servite le forze di dieci cacciatori per impedirgli di buttarsi anche lui nel covo di demoni che aveva visto la fine della donna che amava.
Il giorno dopo era sparito insieme alla loro bambina e nessuno lo aveva più sentito, spezzando il cuore di Clary, che però nei mesi successivi aveva ricevuto alcune cartoline anonime con disegni infantili in cui riconosceva la mano della piccola Sophia; che all’età di dodici anni si era presentata da sola alla soglia della casa di Amatis: Clary e Jace l’avevano accolta ed adottata ed ora era diventata una donna, una spietata cacciatrice di demoni. Non parlava mai di suo padre e aveva la furiosa gioia di vivere dei sua madre Isabelle.
-Clary, mi stavi ascoltando?-
-No-, ammise lei, rannicchiandosi contro di lui. Un paio di giunture protestarono, ma non ci fece caso.
-Ti stavo chiedendo se hai paura-, ripeté Jace.
Lei soppesò la risposta.
-No-, rispose alla fine. -Sono solo un po’ curiosa di sapere come sarà dopo-.
-Tu che hai visto angeli e demoni superiori di persona ti chiedi com’è?-, la voce di lui aveva una sfumatura incredula. -Tu meglio di tutti dovresti sapere che paradiso ed inferno esistono-.
-Sono stata in una dimensione infernale-, precisò lei.  -Ma non sono mai stata in paradiso-.
-Ah, pensavo che in quel pomeriggio che passammo sul prato a Regent’s Park, a Londra, tu in paradiso ci fossi arrivata-.
-Scemo-, ridacchiò lei; poi tornò seria. -So che il paradiso esiste. Ma mi chiedo, sai, come sia… Per gli umani-.
Jace le scoccò un’occhiata che trasmetteva bene il suo pensiero: ma noi non siamo proprio umani.
-Oh, smettila-, esclamò lei, facendo finta di arrabbiarsi.
Lui la baciò.
 
Jace aveva sempre creduto che sarebbe morto bello, giovane ed in un bagno di sangue.
Bello lo era ancora, modestia a parte; giovane non più e le probabilità di morire in un bagno di sangue erano diventate scarse e remote.
Alla fine la vera sfida non erano stati i demoni, ma la vita stessa.
Crescere, maturare, veder mutare la fiamma della gioventù nella brace della vecchiaia; essere padre, essere uomo, essere l’uomo di Clary.
Clary. La amava e la desiderava anche ora che aveva oltre novanta anni, anche ora che sapeva che la clessidra stava esaurendo al sua sabbia.
La accarezzò con più audacia e le sorrise ammiccante.
-Scommetto che ci sono un paio di rune che potremmo tracciarci addosso…-
Clary fece un risolino divertito e corse a prendere lo stilo.
 
Dopo l’amore restarono svegli a lungo, abbracciati, a rievocare la loro vita: una favola a tratti orribile, ma con un lieto fine.
Poi ad un certo punto nella voce di lui passò un’ombra.
-Potremmo non finire nello stesso posto, sai-, esordì con aria di chi sta tirando fuori le parole a fatica. -Cioè, con tutto quello di sbagliato che ho fatto…-
Clary sbatté gli occhi stupita nella penombra della stanza: mai avrebbe pensato che nel cuore di Jace albergassero ancora quei dubbi; glielo disse.
-No…-, tentennò lui. -Ma in questo frangente…-
-Stupido. Ti verrò a cercare, come sempre. Ti cercherò, Ti troverò e ti riporterò con me-.
-Ti amo, Clary-.
 
Si addormentarono stretti stretti.
Nella notte i loro cuori smisero di battere simultaneamente.
L’aria uscì dai loro corpi per l’ultima volta all’unisono.
 
“Allora è così, cioè, essere morti”, si disse Clary.
Sentirsi addosso tutta la saggezza dell’età e tutta la passione dell’adolescenza.
Camminava spedita su un sentiero che le ricordava una delle valli di Idris, dove una volta lei e Jace erano andati a fare un pic-nic: finendo con il mangiare niente e facendo invece tanto sesso all’aria aperta.
Jace!!!
Dov’era? Non stava con lei?
Che fosse davvero finito…  Altrove?
Iniziò a guardarsi intorno selvaggiamente, percorrendo il sentiero avanti ed indietro.
Iniziava a disperarsi ed invece lo scorse quasi subito: lui era poco oltre una curva, che si guardava intorno attonito.
Appariva giovane, come quando Clary lo aveva incontrato la prima volta al Pandemonium e le aveva ricordato un leone, bello e mortale.
Quando la vide il suo sorriso si trasfuse di gioia, amore e forse un po’ di stupore.
La chiamò, con quel tono di tenerezza e passione che solo il suo Jace sapeva avere insieme.
-Clary-.
E lei seppe che adesso sarebbe stato davvero per sempre.


  
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