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Autore: Lely_1324    14/09/2014    3 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parigi 25 Giugno  11:00 a.m.

Sollevò lentamente le palpebre, ammiccando per la luce fastidiosa che aveva invaso la stanza. Sentì il proprio corpo dolorante, sudato, la pelle vischiosa..o meglio, invischiata ad un’altra pelle di un corpo che giaceva sotto di lei e la circondava. Ma non provò un senso di fastidio, di disagio: anzi, sistemò meglio il ventre sull’addome di lui e strusciò piano il viso sul suo petto. Sentì il cuore battergli a intervalli regolari, mentre il respiro gli sollevava leggermente il torace: era meravigliosamente addormentato. Jen pensò che non si era mai sentita così bene in tutta  la sua vita: era la prima volta che sperimentava questo senso di totale, languido abbandono..i pensieri ovattati, il cuore calmo , una sensazione di calda euforia  che le scorreva ancora nelle vene regalandole piccoli brividi di piacere.
Tuttavia, dovette lasciare quel morbido talamo per dare un’occhiata alla sveglia e raggiungere in fretta il bagno: doveva essere sul set nel primo pomeriggio. Prima di entrare nel box doccia, si concesse uno sguardo prolungato nello specchio: Colin non aveva mentito sull’intenzione di lasciarle dei segni. Aveva stretto in maniera così possessiva i suoi fianchi da lasciarle i lidivi. E poi c'erano i segni della sua barba sulla pelle chiara del suo collo. Avrebbe dovuto truccarsi da sé prima di raggiungere il camerino, sperando che la propria make-up artist fosse distratta e silenziosa come di consueto. Finita la doccia, si avvolse nell’accappatoio e rientrò in camera. Il suo amante la stava contemplando dal letto, con i capelli arruffati e un sorriso fra il timido e il beffardo. Jen non seppe resistere all’impulso di raggiungerlo di nuovo. Si sedette sul bordo del letto, regalandogli uno sguardo profondo che lui comprese immediatamente: quello sguardo voleva dire Io sto bene, tu stai bene? . Le rispose aprendosi in un dolce sorriso e percorrendola in tutto il corpo con i propri occhi cobalto, come a volerla ringraziare per ciò che era stato suo. 
Colin: “A che ora vai al lavoro?”
Jen: “All’una e mezza..tu..tu che farai?”
Colin: “Io non avrei impegni fino a venerdì”
Jen: “Ti fermerai a Parigi?”
Colin:”Solo se vorrai”
Jen: “Si, lo voglio” con un sorriso radioso.
“Allora credo che mi trasferirò nella tua camera. Un letto singolo non è adatto a quello che ho in mente” le rispose, con un guizzo degli occhi.
Jen abbassò lo sguardo, e disse confusamente: “Meno male che di giorno lavoro, così avrai solo la notte per riempirmi di lividi..sempre che io te lo conceda ancora! Non sei proprio il principe azzurro, sai?” e nel pronunciare queste parole, non potè non pensare a Sebastian.
Colin  intuì i pensieri di lei, e un’onda di preoccupazione lo trafisse come una lama in pieno petto mozzandogli i respiro. Sciolse con circospezione l'accappatoio di Jennifer, giocando con l'orlo di spugna, e lasciò vagare lo sguardo su i suoi fianchi che conservavano l'impronta indelebile della loro passione. Cerco il suo sguardo, ma lei glielo negò. Allora si sporse in avanti fino a sfiorare con le labbra la sua pelle, indugiandovi e lasciandovi caldi baci che tracciavano un sentiero immaginari sul suo addome. La sentì tramare sotto il proprio tocco. Si volse una seconda volta verso di lei nella vana speranza di incontrare i suoi occhi, che tuttavia trovò chiusi.
Colin: “ Perdonami, ti prego” disse in un sussurro. Una supplica. Una preghiera.
Soffiò quindi delicatamente sulla pelle inumidita dal passaggio delle sue labbra facendola rabbrividire. Fu a quel punto che sentì le mani di lei sulle sue spalle allontanarlo delicatamente 
Jennifer: " Se continui così non credo uscirò presto da questa camera..." 
Lui le sorrise complice.
Colin: " So che non puoi resistere al mio fascino, tranquilla, lo capisco.." 
Jennifer ricambiò il suo sorriso, grata che avesse stemperato l'atmosfera tra di loro.
Jennifer : " sappi signor O'Donoghe che so benissimo tenerti in riga.”
Colin: “Non credo proprio.”
Jen: “Perché?”
Colin: “Perché stanotte sono stato l’unico a dettar legge” e con nonchalance si accese una sigaretta. Oh, la stava provocando apertamente. E volutamente.
La mente di lei fu attraversata da flash della notte passata: avvampò per quelle immagini e si sentì punta nell'orgoglio per l’arroganza di lui, così con un gesto deciso gli sfilò la sigaretta dalle dita e poi la spense nel posacenere poggiato sul comodino.
Colin:” Che fai?”
Jen: “Comincio a dettare la mia, di legge. Niente fumo in camera.”
Colin: “Riaccendimene un’altra. E non toccare più le mie Malboro" 
Jen: “Se non ubbidisco, che fai? "
Colin: “Non ti ho forse detto che ho ricevuto una rigida educazione irlandese? Posso sempre recuperare i vecchi metodi di punizione..” la prese per i fianchi, e la rovesciò sul letto. Lottarono per alcuni secondi come due ragazzini, mentre il risentimento cedeva il posto ad una dispettosa allegria. Infine lui riuscì a immobilizzarla, distesa a pancia in giù sul materasso,  e le alzò l’accappatoio: Si concesse qualche secondo per far vagare lo sguardo per tutta la lunghezza delle sue gambe e infine  le diede un piccolo morso sulla coscia, appena sotto i glutei.
“Ahi! Mi hai morso davvero!” gridò Jen in tono semiserio.
“ Giusto per ricordarti che so mordere anch’io” le rispose di rimando, ammirando soddisfatto i leggeri segni impressi nella carne.
“Ancora con questa storia?! Ti ho già chiesto scusa per il tuo povero labbro e..” s'interruppe di colpo, perché sentì la fronte di lui che si appoggiava sulla sua schiena, mentre le infilava una mano tra le cosce.
“Colin..devo vestirmi, fare colazione..devo andare sul set...” cercò di protestare, ma sentì che i seni e il ventre cominciavano a tendersi per il desiderio: gemendo piano, non potè fare a meno di separare le cosce, e invitare la sua mano da musicista a proseguire quella melodia. Chiuse gli occhi e si lasciò invadere da quel mare di sensazioni, mentre il respiro  di lui le scaldava la schiena e le sue agili dita si inoltravano in sentieri che aveva appena cominciato a conoscere.

Parigi, 25 Giugno 11:00 p.m.

Colin" Mi dispiace"
Jen aspettò che il respiro si calmasse, e poi parlò: " Per cosa..?”
Colin “…mi dispiace privarti delle tue ore di sonno, dato che devi lavorare.”
Jen si girò dalla sua parte, baciandogli il braccio - Dio adorava quei bicipiti-: “Non avresti dovuto raggiungermi a Parigi allora!”
Colin: “Non sapevo che sarebbe finita in questo modo. Non credevo che mi avresti voluto qui, insieme a te..così.”
“Neanch’io lo avrei mai creduto..” rispose lei, con la mente assente.
“Cominci a pentirti?” chiese lui, esitante.
Lei sospirò, e si lasciò avvolgere dalle sue braccia. Non erano così sconsiderati da concedersi un’avventura senza portarne il peso della colpa. “In realtà, stavo pensando a Paul e Jeanne.”
Colin  nascose un sorriso nei capelli di lei: “Ultimo tango a Parigi?”
“Si..” continuò lei, assorta “ci ho pensato oggi, fra le strade della città. Io sono Jeanne.”
Colin: “Forse..ma io non somiglio affatto a Brando!”
Jen: “Jeanne si sta per sposare..ha un fidanzato che le vuole bene, la ammira immortalandola con la sua cinepresa..insieme stanno realizzando un film, che poi è la loro vita..poi Jeanne incontra questo straniero, quest’uomo enigmatico, e per la prima volta si prende una pausa. Smette di recitare, sospende le riprese. Si rifugia in un mondo parallelo.”
Lui le accarezzò i capelli, ascoltandola con attenzione e assimilando parola per parola quello che stava dicendo. “Dì un po’..devo cominciare a temere per la mia incolumità?” le chiese in tono scherzoso, cercando di alleggerire l’atmosfera che si era creata. Lei gliene fu grata, ma volle comunque finire il discorso:
“No, puoi stare tranquillo, non ho armi con me...sto soltanto dicendo che questo è il nostro mondo parallelo, l’occasione che ci è stata offerta..l’America è così lontana, stiamo qua finchè possiamo!”
Colin cercò di reprimere un brivido, sperando che Jen non si accorgesse del proprio turbamento. Dunque, lei era d’accordo a vivere fino in fondo quell’avventura, in clandestinità e senza pensare al domani. Anche lui sapeva che era la cosa migliore da fare: ormai, avevano trasgredito e tanto valeva godere della presenza dell’altro fino in fondo, prima che arrivasse l’ora dell’addio. Perché lui credeva che il loro sarebbe stato un addio: Jeanne non aveva voluto cambiare il proprio destino. E lui non era affatto come Paul.

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Salve a tutte! Siete meravigliose e non so come ringraziarvi per i vostri commenti!

Allora..per chi non avesse mai visto Ultimo Tango a Parigi..i protagonisti sono Paul (Marlon Brando) e Jeanne (Maria Schneider). Diventano amanti; il futuro marito di Jeanne è un regista alle prime armi, che sceglie la fidanzata come protagonista della sua pellicola..come dice Jen, quel film rappresenta la vita che stanno progettando assieme. Paul e Jeanne vivono una passione fuori misura, e alla fine a farne le spese è soprattutto Paul , che viene ucciso. (per questo Colin chiede se deve temere per la propria incolumità). 
Che sia un film senza senso o un capolavoro ormai fa parte della storia del cinema.
Grazie ancora di cuore, spero che il capitolo non vi abbia deluso.
  
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