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Autore: Jane Stevens    14/09/2014    1 recensioni
"Oh perfetto ora sento pure le vo...
la frase mi muore in gola:c'è un tipo piuttosto strano che galleggia in aria seduto su una nuvoletta dorata.
I suoi occhi sono bellissimi:viola glicine"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un genio dagli occhi color glicine

900 d.C.
Tre uomini confabulano tra loro intorno ad un piccolo tavolino su cui è appoggiata una vecchia lampada, seduti su cuscini enormi e colorati.
L'espressione preoccupata che hanno è l'unica cosa che li accomuna: non potrebbero essere più diversi.
Il primo è alto e magro con il viso scavato e affilato, la sua veste e il suo turbante sono blu come la notte, quasi neri e non porta gioielli al conrario dell'uomo che vi è alla sua destra: è vecchio e paffuto con una lunga barba bianca e molti anelli dall'aria pesante sulle sue dita,lui è vestito tutto in rosso.
Il terzo uomo è vestito tutto in verde e ha una barbetta nera, simile a quella di una capra.
La cosa più importante che c'è in quella sala è proprio la lampada antica in ottone che è posata sul tavolino:la utilizzeranno per imprigionare il Genio che minaccia di distruggere la loro grande e ricca città...


Oggi
Che noia, che barba, che noia!
E' da due dannatissime ore che giro senza una meta in questo piccolo mercatino delle pulci con mia mamma che si ferma ad ogni bancarella ad ammirare il più insignificante portachiavi.
Vaghiamo ancora per un po' quando qualcosa cattura la mia attenzione:è una vecchia lampada in ottone simile in tutto e per tutto a quella di Aladino.
E' l' unica cosa carina che ho visto così per passare un po' il tempo rimango ad osservarla ammirando le decorazioni e i bassorilievi che ci sono:sembra molto antica.
Decido di comprarla, la donna che cura la bancarella me la da mettendola in un sacchettino,intanto mia mamma mi raggiunge e insieme ritorniamo a casa.
Vado nella mia camera e ripongo la lampada bene in vista sulla scrivania, rimango ad osservarla fino quando mi chiamano per la cena.
Un raggio di sole mi sveglia e borbottandogli contro maledizioni irripetibili mi alzo e metto le mie ciabatte.
Arrivo in cucina sbiascicando un 'buongiorno' accompagnato da uno sbadiglio gigante. 
Mi siedo strisciando la sedia sul pavimento ricevendo un'occhiatccia da mia sorella, la ignoro ridacchiando.
Lei scuote la testa sorridendo mentre spalma la marmellata su una fetta biscottata e mamma ci raggiunge versando il latte nella sua tazza.
Finta la colazione mi alzo altrattanto rumorosamente e mi dirigo in camera per vestirmi. Mentro giro per la stanza saltellando cercando di mettere pantaloni e maglietta lancio una calza,rigirando per la stanza la ritrovo sulla scrivania proprio sopra la mia lampada.
La prendo tra le mani e la sfrego cercando di vedere meglio le decorazioni e subito esce una nuvola dorata, spaventata lascio cadere la lampada e corro fuori dalla camera chiudendo la porta e appogiandomi contro di essa.
Mia sorella intanto sta passando per il corridoio e mi guarda confusa io grido:"Non sono da rinchiudere!Non sono da rinchiudere!Smettila di guardarmi così!" e rientro in camera sbattendo la porta sotto il suo sguardo sconvolto. Rimango a fissare la porta sbuffando finchè non sento una voce:"Così sì però che sembri una da rinchiudere..." 
"Oh perfetto, ora sento pure le vo...   la frase mi muore in gola: c'è un tipo seduto con le gambe accavallate su una nuvoletta dorata che galleggia in aria, è piuttosto strano.
Ha i capelli argento, due occhi viola glicine ed è vestito con abiti d'altri tempi. "Hei!Io non sono strano!" perfetto, pure un genio permaloso, e io che credevo di averle viste tutte!Legge pure nel pensiero,forte!Voglio farlo pure io. Cerco di trattenere una risatina mentre le vedo sistemersi i capelli allo specchio ma non ci riesco e scoppio in una fragorosa risata sotto il suo sguardo stizzito, da primadonna.
"Allora, primadonna, cosa ci fai qui?"
"Innanzitutto non osate più chiamarmi con quel nomignolo obbrobbrioso e in secondo luogo, sono qui solo perchè mi avete chiamato." replica sempre con quello sguardo, ho capito si e no la metà di ciò che ho detto ma non ho capito come ho fatto a 'chiamarlo' visto che non mi sono messa a gridare 'primadonna!' per tutta casa come se stessi -appunto- chiamando qualcuno.
"E smettetela di chiamarmi così!"
"Scusate, primadonna, ma se voi,di grazia, non mi dite il vostro reale nome non posso fare a meno di appiopparvi un nomignolo più che adeguato..." non posso fare a meno di replicare con un sorrisetto ironico mentre lui mi fissa sempre con astio e stizza come se fossi un insetto fastidioso che per qualche motivo non può schiacciare.
Ma 'sto tipo ha solo un'espressione?
"Mi chiamo Axel e no, non ho solo un'espressione ma questa è quella che uso con le persone odiose come voi!"
Fa un'adorabile odioso broncio e incrociando le braccia al petto si volta dall'altra parte.
"Dai, scusa, mi dispiace..." gli dico fintamente dispiaciuta, cerca di trattenere un sorriso ma io lo vedo comunque.
"Perchè sei qui?Cioè, so che ti ho 'chiamato' io ma.. ora?cosa devo fare?" sembra pensarci su e poi dice:"Devi esprimere dei desideri che però saranno anche delle prove: se le superi io sarò libero altrimenti dovrò continuare a girare e a cercare qualcuno in grado di liberarmi..."
Nel suo sguardo c'è tantissima tristezza e allora decido di aiutarlo.
"Bene,iniziamo allora!" sembra allegro ma io vedo i suoi occhi lucidi e mi chiedo quante persone ha dovuto incontrare e tutte hanno portato dei fallimenti se ora si sta rivolgendo a me.
"Andiamo a fare una passeggiata!" lo guardo perplessa e lui sentendo i miei pensieri dice:"E' parte della procedura."
Esco dalla porta e ci avviamo verso il parco, non devo parlare con Axel ad alta voce altrimenti mi prenderanno per una pazza visto che lo vedo solo io. E' una giornata piuttosto ventosa e le foglie rosse, gialle e arancioni volano per il parco lasciando per terra un tappeto morbido e scricchiolante perciò mi stupisco al vedere una vecchia signora seduta su una panchina, i suoi capelli ormai bianchi volano nel vento e i suoi occhi azzurri sono acquosi e umidi come se si stesse trattenendo dal piangere. Mi avvicino a lei imbarazzata "Signora, si sente bene?" lei mi guarda stupita come se non fosse abituata a essere vista e, per l'appunto, mi guarda più che sconvolta e chiede:"Come fai a vedermi?Io sono morta." Wow, ora sono pure veggente! ALT, fermi tutti, ha detto che è morta? Ora parlo pure con la gente morta?
Mi ricompongo un attimo e nascondendo l'inquietudine le ripongo la mia domanda "Perchè sta piangendo?" lei sembra un po' interdetta e restia a parlare però, contro ogni mia aspettativa, inizia a raccontare:
"Era una giornata come questa quando sono morta, ventosa e uggiosa, mi ricordo le lacrime di mio marito e io che gli soridevo come per rassicurarlo anche se sapevo di non potrecela fare, una sola lacrima mi è scesa ma non perchè stavo morendo, perchè gli avevo promesso che per lui ci sarei stata, sempre che saremmo rimasti insieme e che non l'avrei mai abbandonato, non ce l'ho fatta, non ho mantenuto la mia promessa. E' questo il rimpianto che mi lega qui alla terra, oggi lui morirà, quando si è morti certe cose si intuiscono, vorrei solo poterlo accompagnare e tenergli la mano come lui ha fatto con me e mantenere la mia promessa..." 
Quando ha finito ho le lacrime agli occhi e sto per scoppiare a piangere. Lei mi sorride malinconica "Non piangere tesoro, non piangere..." mi giro verso Axel e gli chiedo se possiamo aiutarla lui mi guarda sorpreso come se non si aspettasse una domanda del genere ma annuisce poi dopo qualche minuto mi chiede:"Sei sicura di voler usare un tuo desiderio per lei?" io lo guardo stupita"Ma certo!Cosa credi? Non avrei mai il coraggio di lasciarla qui dopo che mi ha affidato i suoi ricordi più importanti!" lui mi guarda curioso ma si avvicina alla donna affiancandomi e bisbigliandole qualcosa all'orecchio e lei gli risponde indicando un grazioso cottage appena fuori dal parco.
Ci dirigiamo verso di esso e vi entriamo, la donna ci guida verso una vecchia camera da letto dove troviamo un uomo anziano pallido ed emaciato, coi capelli canuti.
Appena ci vede sgrana gli occhi e balbetta"M-margareth?" lei si avvicina a lui e gli sorride dolcemente prendendogli la mano. 
Lo guarda e  sussurra"Sono tornata per mantenere la mia promessa." 
All' uomo scende una lacima e, provato dalle emozioni, spira.
Dal suo corpo esce la luce che diventa il suo spirito e va accanto a quello di Margareth, entrambi ci sorridono e sussurrano un'unica parola che però vale più di mille:"Grazie" e poi scompaiono.
Mi giro verso Axel e senza dire una parola ritorniamo a casa.
Appena tocco il letto mi addormento.
Vengo svegliata la mattina dopo dal mio micio che zampetta allegramente sulla mia faccia facendomi ridere.
Solo dopo essermi vestita e aver fatto colazione noto la mancanza di Axel, sfrego la lampada e lo vedo uscire fuori nella sua solita nuvoletta dorata sbadigliando.
Appena noto i suoi capelli scoppio a ridere:son tutti spettinati e mi ha dato prova di tenerci tantissimo fin dal nostro primo incontro, infatti appena intuisce il motivo della mia risata corre davanti allo specchio e si sistema i capelli con la spazzola rosa che c'è lì. 
E' una scena piuttosto comica, perciò ho le lacrime agli occhi e riesco a smettere solo quando mi guarda come la primadonna che è.
Sbuffa come se si fosse rassegnato all'idea di essere chiamato così e non posso fare a meno di sorridere vittoriosa.
"Oggi faremo un viaggio nel tempo." lo annuncia come se stesse proponendo di andare a comprare una pizza mentre io lo guardo come se avesse detto di andare a scalare l'Everest in costume con un paio di spremute.
"No, ma... cioè sei serio?"   "Certo che sono serio!"
Infatti prende da non so dove un amuleto e pronunciando parole strane in un lingua che non capisco apre un vortice che ci risucchia e che ci fa finire 1100 anni fa...

Tre uomini confabulano tra loro intorno ad un piccolo tavolino su cui è appoggiata una vecchia lampada, seduti su cuscini enormi e colorati.
L'espressione preoccupata che hanno è l'unica cosa che li accomuna: non potrebbero essere più diversi.
Il primo è alto e magro con il viso scavato e affilato, la sua veste e il suo turbante sono blu come la notte, quasi neri e non porta gioielli al conrario dell'uomo che vi è alla sua destra: è vecchio e paffuto con una lunga barba bianca e molti anelli dall'aria pesante sulle sue dita,lui è vestito tutto in rosso.
Il terzo uomo è vestito tutto in verde e ha una barbetta nera, simile a quella di una capra.
La cosa più importante che c'è in quella sala è proprio la lampada antica in ottone che è posata sul tavolino:la utilizzeranno per imprigionare il Genio che minaccia di distruggere la loro grande e ricca città...

riconosco la lampada dove 'abita' Axel e mi giro ma lui sfugge il mio sguardo, perciò mi rigiro verso la scena:
L'uomo in rosso è il primo a parlare:"Anya mi ha detto che Axel intende distruggerci tutti per motivi che non ha rivelato nemmeno a lei..." l'uomo in verde lo interrompe, sgarbato:"Questo ce lo hai già detto, ora spiegaci cos'hai intenzione di fare con quell'orribile lampada!" il rosso si prende un paio di minuti prma di rispondere
"Intendo imprigionare qui dentro Axel cosicchè solo una persona che ci tenga a lui possa liberarlo,ma chi vorrebbe mai bene ad un Genio, arrogante come lui per di più?" scoppia in una risata di scherno seguito subito dagli altri due.
 
Guardo dispiaciuta Axel mentre mi chiedo se è vero ciò che dicono e noto che ha gli occhi lucidi, poi mi si accende una lampadina e gli chiedo:"Chi è Anya?" lui fa un sorriso amaro ma risponde:
"Era una principessa di cui mi ero innamorato, lei era bellissima, figlia di una regina araba e un genio, eravamo amici d'infanzia ma quando le ho confessato ciò che provavo per lei mi ha riso in faccia calpestando il mio cuore e si è inventata questa stora per 'non avermi più fra i piedi' così ha detto lei.  Mi ha attirato in quella lampada con l'inganno e lì ho capito cosa era successo ma ormai era troppo tardi."
Sto per piangere, questa storia è anche più triste di quella di Margareth.
Vedo una luce accecante e mi ritrovo in una stanza d'ospedale, mia mamma appena vede che apro gli occhi lancia un gridolino di gioia io, confusa, le chiedo cosa ci faccio qui.
Lei prende un bel respiro e mi racconta:
"Eravate in macchina, tu e tua sorella, guidavi tu ma la macchina ha perso il controllo e siete andate a sbattere.
Ora... ora l-lei... è in coma."  
inizio a gridare, spaventando i pazienti  "E' colpa mia, è colpa mia!Dovrei esserci io lì non lei!Non lei!" realizzo di stare piangendo solo quando lei mi sussurra di smettere.
Mi viene in mente solo ora ciò che ho visto e sentito nel viaggio nel tempo e giro la testa per cercarlo senza risultati.
Qualche ora dopo un medico mi dice che possono dimettermi e quindi recupero le mie cose e me ne vado.
Axel mi appare improvvisamente a fianco facendomi spaventare e senza lasciarmi parlare dice: "E'stata Anya, ha visto che cercavi di aiutarmi e ha fatto in modo che mentre eravamo indietro nel tempo tua sorella e il tuo clone vi schiantaste contro quell'albero, il tuo clone è morto ma la tua versione 'originale' è ancora viva e sei tu.
Ti rimane un'altro solo desiderio perchè per andare indietro nel tempo ne hai usato uno. Puoi usarlo o per salvare tua sorella o per liberare me..." 
Dopo questa riveazione torno disperata a casa mentre lui, rassegnato rientra nella lampada. Entro in camera e dopo essermi messa il pigiama mi addormento sul divano. Il giorno doppo mi faccio coraggio e decido di andae a vederla.
Appena entro nella stanza le lacrime mi si affacciano ma non le lascio scendere.
 Sono distrutta, sia emotivamente che fisicamente.
Non dovrebbe esserci lei su quel letto, dovrei esserci io.
Ma posso salvarla, o almeno questo è ciò che ha detto Axel, però così lui dovrà continuare a vagare dopo che ci ha creduto, dopo che ha creduto che l'avrei potuto salvare...
Non posso fargli questo, devo fare come Margareth:mantenere la mia promessa perciò devo liberarlo.
Lo vedo che mi si avvicina deciso, "Non lascerò tua sorella in coma,me ne andrò io così sarai libera di salvarla."
Mi sorride malinconico e svanisce poco a poco, sempre sorridendo, ma riesco a notare comunque una piccola lacrima impertinente che gli riga il viso.
Per due settimane ho sfregato la lampada nella speranza di vederlo apparire  e solo allo scadere di quest'ultime mi sono decisa ad usare il mio desiderio.
Ormai mi sono rassegnata al fatto che non tornerà perciò sveglio mia sorella e appena riapre gli occhi mi fingo sorpresa e vado a chiamare nostra mamma che mi consiglia di andare a casa così lei potrà parlare con i medici e io potrò andare a scuola, visto che è il primo giorno non vuole farmi mancare. 
Appena torno a casa stringo tra le mani l'amuleto che ha dimenticato qui e penso Vorrei che ritornasse libero

Il giorno dopo...

Mi siedo al mio banco con un'aria stanca e appena appoggio la cartella sento una voce familiare:"Scusi per il ritardo..." 
"Per oggi passi perchè è il primo giorno ma vedi di essere più puntuale." lo vedo sedersi di fianco a me; sta sorridendo della mia faccia sconvolta, probabilmente. I suoi capelli ora sono castani e più nella norma ma i suoi occhi sono inconfondibili e hanno attirato su di lui molti sguardi curiosi, sono di un colore bellissimo: viola glicine.
Dopo qualche minuto mi riprendo e gli sorrido felice
"Bentornato, primadonna."

                                               Fine









  
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