Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Leiron    14/09/2014    2 recensioni
Il fuoco distrugge, le fiamme cercano bramose combustibile da ardere; le lingue vermiglie portano morte e distruzione, riducendo in cenere quel che incontra il loro cammino. In questa storia però, il fuoco è padre, anima e corpo di una vita che da lui ha ripreso la voglia di toccare il cielo, innalzarsi verso di esso, e di spiccare il volo con le proprie ali di fuoco, verso il destino che l'attende.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Nuovo personaggio, Rhaegar Targaryen, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo
 


Costeggiando le Rapide Nere, prestando attenzione alla moltitudine di pescatori che si affollavano lungo la riva, si giungeva al Mercato del Pesce, tanto ricco di odori così come di varietà di fiume e marine che riempivano le reti degl’audaci uomini che avevano osato sfidare le acque del Continente Occidentale. Niryssa aveva percorso il Lungofiume, dopo essere uscita dalla Fortezza Rossa e, successivamente, era uscita dalla Capitale, oltrepassando la Porta del Fiume – o del Fango, così soprannominata dal volgo. Una Luna era nata, cresciuta ed infine morta, perché imparasse quella strada a memoria, con tutte le sue scorciatoie, ma ora anche il Mercato del pesce per lei non aveva più segreti. «La Pescheria non è rifornita a sufficienza», le aveva confidato Maice la prima volta, «Va’ al Mercato del Pesce, parla con Erynd e di’ che ti mando io.»

Maice era la capo cuoca della Fortezza Rossa, che si occupava di preparare, cucinare e sorvegliare quel che usciva dalla sua cucina. La donna era una quarantenne nubile, evidentemente sovrappeso ma con un’allegria che teneva alto il morale delle altre serve, impegnate nella realizzazione di gustosissime pietanze. La cuffietta bianca che copriva i suoi capelli castani, lasciava sempre penzolare un ricciolo ribelle sulla sua fronte, obbligandola a soffiarvici sopra, ottenendo solo un soffice rimbalzo del ciuffo.
Niryssa l’aveva trovata prima una presenza quasi invadente, anche a causa della sua incessante parlantina, ma con il passare dei giorni, la matrona si era rivelata una preziosa amica, l’unica che avesse ad Approdo del Re. Infatti, mentre aveva ben chiari gli impegni di suo padre – ormai Primo Cavaliere – era stata del tutto impreparata alla scomparsa di Arya, che si era volatilizzata insieme ad un certo Syrio Forel, suo maestro di danza. La ragazza passava intere giornate in compagnia di quell’uomo, e lei si domandava come potesse trovare tanto interessante quella disciplina che a Grande Inverno si rifiutava di praticare.
Sansa, invece, non poteva essere considerata sua amica. Le sue parole durante il viaggio di ritorno avevano anticipato ciò che avrebbe fatto una volta giunta ad Approdo del Re. Le sue attività consistevano nel passeggiare nei pressi della Fortezza Rossa, ed intrattenersi con i reali, oltre a ricoprire perfettamente il ruolo di Lady, ordinando a Niryssa di occuparsi personalmente di ogni suo bisogno. Sul suo volto appariva un sorriso soddisfatto ogni qualvolta notasse la sorellastra ansimante per la fatica.

E’ compito di una dama di compagnia lavare la propria Lady, occuparsi del suo meta-lupo e procurarle il pesce? Sansa si sta solamente prendendo gioco di me. Si ripeteva, mentre il Sole cocente dell’Estate continuava a splendere alto nel cielo, rendendo l’aria ancora più calda.

Si passò una mano sulla fronte madida di sudore, mentre l’altra reggeva il pesante cesto nel quale erano riposti degli argentati esemplari di Pesce Perlato, richiesti per la cena di quella sera. Accelerò negli ultimi metri che la separavano dalla residenza del Primo Cavaliere, e notò Arya impegnata in una pericolosa prova d’equilibrio nella quale teneva sollevata una gamba a mezzaria, alternandola all’altra, tesa e perpendicolare al palo di legno su cui poggiava. Guardò nella sua direzione e agitò una mano per salutare Niryssa, e quasi perse la stabilità. Rise, ma tornò immediatamente seria, concentrandosi nuovamente su un punto indefinito davanti a sé, per evitare di commettere lo stesso errore. Non molto in lontananza, si udivano le voci di due adolescenti che ridevano spensierate.

La Rossa entrò nelle cucine, e immediatamente un insieme indefinito di odori le pervase le narici, ma uno risaltava particolarmente: maiale arrosto. La stanza rettangolare era luogo di battaglia, dove ognuna delle presenti impugnava la propria arma: coltello per le verdure, mannaia per la carne e mestolo per la zuppa. Stavano lottando contro il tempo per riuscire a preparare i piatti per la cena all’ora richiesta. In tutta quella confusione, a Maice non sfuggì la presenza della ragazza.

«Niryssa!» le disse, avvicinandosi «Eryn ti ha dato quel che avevo richiesto?»

Posò il cesto sul tavolo alla sua sinistra, e tolse il panno.

«Sì. Ti manda i suoi più calorosi saluti.»

Maice arrossì, e Niryssa fu sicura che fosse per l’uomo perché al rossore si aggiunse un timido sorriso.

«La prossima volta che dovrò mandarti da lui, ricordami di consegnarti una cosa.» Riuscì a farfugliare, prima di tornare alla sua pentola di zuppa.

La ragazza aveva ben capito cosa ci fosse tra i due, e il perché la cuoca la mandasse sempre da quell’uomo. Così, le si avvicinò, e candidamente sussurrò: «Credo che dovresti provarci.»

L’altra sospirò.

«Sono troppo vecchia per queste cose.»

«Non c’è un’età per sposarsi, Maice. Ho visto come arrossisci quando pronunci il suo nome.»

Maice smise di occuparsi della zuppa, e guardò Niryssa con i suoi occhi color nocciola, il volto cupo.

«Se Re Robert non avesse indebitato i Sette Regni… Allora sì, lo farei. Potrei vivere in una casa e sopravvivere con il pescato di mio marito.»

«Allora fallo.» La incoraggiò Niryssa

Maice scosse la testa, ed il ciuffo ribelle le rimbalzò sulla fronte.

«Quando l’Inverno arriverà, di pesci ce ne saranno sempre meno ed allora vivremmo di stenti. Sarei solo un peso per Eryn. Il Re, poi… Di certo non ci aiuterà, perché di oro non ce n’è più. Con questo lavoro, posso almeno sperare di riuscire a vederne un’altra, di Estate. Troverà il modo per indebitarsi ancora di più per avere sempre cibo nelle sue cucine.»

L’allegria che caratterizzava la donna era scomparsa, e sul suo volto era ora presente la consapevolezza di un’esistenza destinata a servire il Re per il quale provava pura repulsione. Prese il mestolo e continuò a mescolare meccanicamente in senso orario. Le successive parole le uscirono involontariamente dalla bocca, senza chiedere il permesso e noncuranti dell’effetto che avrebbero potuto provocare se udite da orecchie sbagliate.

«Se Rhaegar non fosse morto, avrei potuto sposarmi ed avere dei figli. Sai, piccola, lui avrebbe pensato al suo popolo. Invece, l’Usurpatore ha portato via molte vite. Sono fortunata ad essere sopravvissuta a quel massacro.» Bisbigliò

Niryssa si sentì quasi colpevole di averle suscitato quei ricordi così dolorosi, ma vide un’opportunità che cercava da molto tempo, e seppur consapevole che avrebbe allargato la ferita nel cuore della donna, decise di addentrarsi in quei racconti oscuri.

«Rhaegar era il successore di Aerys, non è così? So che era molto amato dal suo popolo.»

«Non da tutti.»

«Cosa vorresti dire?»

«Lord Tywin Lannister saccheggiò Approdo del Re, e Robert Baratheon ne fu solo che compiaciuto. Ricordo ancora quando un soldato dei Leoni d’Oro uccise la mia famiglia davanti ai miei occhi. Di me, poi, ne fece quel che voleva. Non ci crederai, ma quand’ero giovane avevo un bel visino, e fu grazie a quello che mi salvai, guadagnandomi la fiducia del re, che mi relegò nelle cucine.»

Il cuore di Niryssa perse un battito. Si pentì d’averle fatto scavare così a fondo nel suo passato, e di aver riaffiorato ricordi tanto terribili. Si convinse che tutto ciò fosse necessario per la sua causa, anche se il senso di colpa continuava a tormentarla…

«Maice, io… Mi dispiace, non credevo che avessi dovuto passare tutto questo.»

La cuoca sorrise tristemente, rispondendole: «Non importa, ormai è trascorso così tanto tempo… A volte è importante ricordarsi quanto si è stati fortunati. Non tutte sono sopravvissute alla vergogna che provavano, e così hanno preferito un’altra, oscura, via… Le più anziane, invece, sono state inviate a gestire l’Orfanotrofio nel Fondo delle Pulci, ma, se possibile, quella è una prigione ancor peggiore della mia, perché sono state lasciate morire, in mezzo a quella povertà…»

Niryssa capì che non doveva chiedere altro quando la matrona si asciugò una lacrima che iniziava a bagnarle la gota.

Maice scosse nuovamente la testa, come se si fosse appena risvegliata da un brutto sogno.

«A proposito, prendi gli avanzi del maiale e dalli a quei poveri meta-lupi. Sono animali possenti, ma anche molto docili, se ti ricordi di nutrirli.» ordinò, mentre riempiva il secchio di latta con i resti della macellazione.

Niryssa si diresse verso il recinto dove erano tenute Lady e Nymeria, quando sentì la voce della matrona appena accennata, ma ugualmente ben udibile.

«Neanche loro meriterebbero di vivere in una gabbia…»
 
***
 
Ned si trovava in quella sala ormai da ore, a discutere dei problemi che affliggevano i Sette Regni del suo amico e sovrano Robert Baratheon. Anche quel giorno, il Re non era presente, ed era quindi suo compito parlare in sua vece, cercando di divincolarsi tra i numerosi tentacoli degli uomini che chiedevano più soldati per proteggere le proprie mura, denaro per le merci vendute alla corona. Ma sapeva che di oro, ormai, non ce n’era più. Il re aveva dilapidato il tesoro lasciato da Aerys II, sperperando le monete in sontuosi banchetti, tornei e gioielli - certamente non destinati ad arricchire il collo della Regina.
Ned posò lo sguardo alla sua sinistra, sul cuscino ricamato in oro che sedeva sullo scranno, prima di dare l’ordine di procedere con l’illustrazione del successivo argomento.

«Questo punto dell’Ordine del giorno, riguarda la casata dei Fossoway della Mela Verde, mio signore» iniziò Lord Varys in toco pacato «A seguito di una piccola sommossa ad opera di alcuni contadini, il raccolto è andato perduto. Chiedono al Re di rinviare il pagamento delle tasse per questo mese, in attesa del recupero degli spazi agricoli.»

«Accordato.» Assentì

«Per i prossimi trenta giorni, il nostro buon Re dovrà fare a meno dello stufato di patate, purtroppo.» Sogghignò Lord Baelish

«Tutti noi dovremmo» replicò l’eunuco. «Temo che non ne sarà entusiasta.»

Ned non capiva come, anche dopo un’intera giornata trascorsa nella Sala del Concilio, quei due avessero ancora voglia di scherzare. Lui si limitava ad accogliere o negare delle richieste, ma Petyr Baelish e Varys non mancavano occasione per ridere e fare del sarcasmo.

«Qual è la prossima richiesta?» domandò

Questa volta fu il maestro del conio a parlare, e dopo essersi schiarito la voce lesse una pergamena che teneva tra le mani.

«Re Robert vuole istituire un banchetto, in onore dell’Estate»

Persino al Primo cavaliere risultò una futile scusa, ma continuò ad ascoltare

«Cento maialini da latte, quaranta cinghiali e vino in quantità. Tra le altre cose, ovviamente.»

«Non possiamo permettercelo.» Gli occhi di Ned erano ridotti ad una fessura, ed il suo tono deciso

«Ovvio che no, mio Lord» si disse d’accordo Petyr Baelish «Ma vostra maestà mi ha nominato per un motivo ben preciso. Riesco a compiere grandi magie, e ad esaudire i suoi desideri.»

«Il denaro che riusciresti a procurare, farebbe indebitare il Regno ancora di più, Lord Baelish. Re Robert farà a meno del suo banchetto.»

A quel punto, intervenne il maestro Pycelle, che sollevò la mano incartapecorita e flebilmente disse: «Credi a me, Lord Stark: il nostro Maestro del Conio riuscirà a fare grandi cose, per questa festa. La carne è fatta per essere consumata ed il vino bevuto. Finché c’è abbondanza, dobbiamo approfittarne.»

Tutti i membri del Concilio ristretto si dissero d’accordo, e Ned voleva evitare che quel discorso si dilungasse ulteriormente, perciò rispose: «Accordato.», mentre Petyr Baelish gli fece un cenno del capo, sorridendogli.
Era il momento di discutere l’ultimo punto, prima di abbandonare la Sala. La questione era molto spinosa, ed in quel momento anche il Ragno tessitore ed il mago si fecero più seri. Fu il primo a prendere parola. La sua voce era candida e tremendamente cortese, ma tradiva un’inquietudine a causa dell’argomento di cui avrebbe trattato.

«Miei signori, ho ricevuto notizie dall’Oriente, da uno dei miei uomini. Certo, la notizia potrebbe non sorprendervi, ma è bene che ve la esponga: Daenerys Targaryen, sorella di Rhaegar, è andata in sposa ad un Khal.»

Il Primo Cavaliere unì le punte delle sue dita, appoggiandovisi le labbra chiuse. Varys guardò gli altri membri del Concilio, ma nessuno parve sorpreso dalla notizia. Questo perché, prima di arrivare al fulcro della questione, l’eunuco stava esponendo dei problemi marginali.

«Sappiamo che la ragazza, sedicenne, è la legittima erede al Trono di Spade, dopo la scomparsa di suo fratello Viserys. Questo, se considerassimo Robert come un Usurpatore.» Insinuò «Ma, ovviamente, per noi tutti egli è il solo sovrano dei Sette Regni. Daenerys però potrebbe pensarla diversamente.»

«Varys, parla chiaramente.» Gli intimò Lord Stark

«Come desidera, Lord Stark. Dunque, il nostro sovrano ha deciso di evitare che questa convinzione si rafforzi in lei, facendola congiungere con i suoi amati fratelli.»

«Avresti intenzione di uccidere la ragazza, Varys?»

«Lord Baelish, non io. Il re. Robert ha suggerito di aggiungere alla coppa della Targaryen una miscela chiamata “Bacio della notte”. Lord Stark, lei che ne pensa? Posso far eseguire l’ordine, come richiesto da sua maestà?»

Le voci erano ben chiare, definite; ma la mente dell’uomo era focalizzata su un’altra ragazza: sua figlia Niryssa. Se Robert avesse scoperto di lei, avrebbe delegato un assassino per eliminarla, come stava cercando di fare con la Targaryen? Un giorno disse che quei bambini altro non erano che genia del drago, ed avere i loro corpi inermi davanti a sé lo aveva quasi esaltato. Anche Daenerys doveva lasciare il mondo dei vivi? L’uccisione di quegli infanti, non era stata commissionata da lui, ma ora forse intenzionato a rimediare?

«La ragazza non deve essere toccata.» sentenziò

«Ma… mio Lord. E’ il volere del Re.»

«Il Robert che conosco io avrebbe preferito scendere in campo, piuttosto che avvelenare il nemico. E la ragazza non costituisce alcuna minaccia.»

Ne dovrò discutere con Robert, senza dubbio. Assassinare una ragazza… Non è da lui, non è il Robert che conoscevo. Che questi anni sul Trono lo abbiano fatto diventare un codardo?

«Quindi, possiamo dire che l’ordine è annullato?» domandò confuso Varys

«Annullato.» Rispose Ned

«Allora, il Concilio ha terminato di discutere le questioni del Regno, ed è libero di lasciare la Sala del Concilio.» Dichiarò il Maestro Pycelle. Lord Baelish lo aiutò ad alzarsi, mentre gli altri membri si incamminavano verso la porta, ansiosi di respirare aria fresca e non la stantia che permeava quelle mura. Ned rimase per alcuni minuti seduto, riflettendo su ciò che avrebbe detto al suo vecchio amico, che sembrava ora così diverso. E non solo nell’aspetto.
 
***
 
Le dita dolevano, ed ogni movimento risultava assai difficile. Legare nastri, stringere corpetti e sistemare le acconciature di Sansa aveva richiesto molto più tempo di quello che si aspettasse, e anche dopo aver provato diversi abiti, la Lady sembrava insoddisfatta del proprio riflesso allo specchio. Una stoffa grigia con cuciture argentee e motivi che richiamavano i fiocchi di neve della sua terra natale costituivano l’abito che, con disappunto, continuava a lisciarsi all’altezza dei fianchi.

«Non credo che quest’abito risalti la tua bellezza» la adulò Jeyne «dovresti provarne un altro»

Alludeva chiaramente all’unico che Sansa non aveva ancora provato. Era sepolto dalla miriade degli altri che aveva scartato, e Niryssa andò a prenderlo.

«Ti ringrazio Jeyne. Questa sera voglio indossare qualcosa che stupisca il mio Joffrey.» Si voltò in direzione dell’amica, e sorridendo disse: «Ho visto mio padre che si dirigeva verso la stanza di Re Robert. Sono sicura che avranno parlato del mio fidanzamento con Joffrey.»

Niryssa slacciò i nastri che tenevano stretto il vestito, e tolse l’abito finemente lavorato per farle indossare l’altro.

«Ne sei sicura, Sansa?» domandò Jeyne

«Certo che sì. Ho notato che la Regina Cersei, in questi ultimi giorni, mi riserva particolari attenzioni. Avrà già parlato con mio padre. E’ solo il Re che mi separa dal giorno più bello della mia vita, ma sicuramente non avrà obiezioni nel farmi sposare suo figlio. Ahia! Sta’ attenta!» urlò Sansa

Niryssa, nell’udire il nome del Re, aveva tentato di contenere il suo disgusto nei confronti di quell’uomo, ma sapere che molto probabilmente Sansa e Joffrey si sarebbero uniti in matrimonio, l’aveva davvero innervosita, e così aveva istintivamente stretto eccessivamente i nastri. Cosa poteva uscire dal seme di quel ragazzo e dal ventre di lei? Niente di buono, ne era sicura. Aveva visto come il principe si divertiva nell’osservare la macellazione degli animali. Il terrore nei loro occhi lo esaltava. E Niryssa aveva iniziato a temere il giorno in cui sarebbe salito sul Trono di Spade.

Quando terminò la vestizione, osservò i volti delle due ragazze: sorridevano, e la Lady era particolarmente soddisfatta di come le donasse l’abito.

«E’ davvero bellissimo. Con questo, Joffrey non avrà occhi che per me.» Disse compiaciuta

Niryssa era turbata da come gradisse i colori sulla stoffa, perché invece di preferire il grigio ed il bianco – propri della sua Casata -, i suoi occhi brillavano per il Rosso e l’Oro che indossava sempre il principe. I colori dei Lannister.

«Niryssa, va’ a chiamare i servi e di’ loro che sono pronta per la cena.»

«Certo, mia Lady.» Le rispose, con un lieve inchino.

So quanto ami che ti risponda con rispetto, Sansa. A Grande Inverno io e Jon ci limitavano ad ignorarti, ed ora che puoi esercitare il comando e darmi ordini… Oh, adori assegnarmi anche i compiti più infimi, non è vero?

Una volta avvertiti i servitori, le tre ragazze vennero accompagnate nella Sala Piccola, dove i membri della famiglia Reale e degli Stark - con il loro seguito – stavano già desinando e gustando il maiale arrosto, affogato nella zuppa che, ore prima, la cuoca Maice aveva preparato. Sansa, invece, aveva il suo piatto di Pesce Perlato ad attenderla.
Sansa si sedette vicino al suo Joffrey che la guardò piacevolmente sorpreso per quella scelta di colori. Anche alla Regina Cersei piacque. Jeyne e Niryssa, invece, occuparono due posti in un tavolo differente, destinato ad una parte degli uomini di Ned Stark, tra cui il padre della prima, Vayon Poole. La ragazza non parve molto contenta di consumare il pasto in compagnia di quegli uomini. Le sue iridi erano infatti costantemente indirizzare al tavolo dei reali, in particolar modo verso Sansa Stark.
Si portò svogliatamente una fetta di maiale alla bocca, mente continuava ad osservare la sua Lady.

«Non è giusto, non è affatto giusto.» Esordì, capricciosa

La Rossa si finse interessata. La divertiva la superficialità di Jeyne, e quindi le diede corda.

«Cosa non è giusto, Jeyne?»

«Che non mi permettano di sedere a quel tavolo. Lì, dov’è Sansa.» Le rispose, indicando con l’indice

Quando la ragazza vestita di oro e rosso rise – probabilmente ad una battuta del principe – lo sguardo di Jeyne si fece ancora più cupo, triste.

«Desidererei tanto essere al suo posto. Sognavamo entrambe di avere un principe innamorato di noi, come nelle ballate e nelle poesie. Ora, sono rimasta la sola ad immaginarlo. Sansa ha trovato il suo eroe, io invece ho il grandissimo onore di cenare tra gli uomini di Ned Stark.»

Ora Niryssa capiva perché il lento cambiamento nella ragazza. Aveva modificato alcuni suoi comportamenti, assumendo quelli dell’amica. Sperava che, divenendo più simile a lei, avrebbe attirato l’attenzione del figlio di qualche re. Ma nel suo animo, era anche germogliato il seme dell’invidia, che cresceva, cresceva, cresceva…

«A me non dispiace affatto essere qui.»

«Certo che no, perché questo è il tuo posto. Non potresti aspirare a niente di più.» Disse malignamente.

E’ perché sono una bastarda, non è così? Pensò. Le parole che uscirono dalla sua bocca, però, furono diverse.

«Non ho mai desiderato un principe, anzi. Essere relegata nelle mura di un castello sarebbe il mio incubo peggiore. Preferirei farmi nominare cavaliere, e girare il mondo. Dimostrerei il mio valore con l’acciaio.»

«Cavaliere?» ripeté stupita «Quello è il destino degli uomini. Le donne - le regine – usano l’astuzia al posto delle spade. Una lady non ne impugnerebbe mai una. Arya, sfortunatamente, è un’eccezione.»

«Credo tu ti stia sbagliando, Jeyne. Arya prende lezioni di danza da quando siamo arrivati ad Approdo del Re.»

«Ti stai per caso riferendo alle ore che trascorre con Syrio Forel? Ho visto Arya mentre era con lui, e si esercitavano in un duello.»

Niryssa rimase stupita di fronte a quella verità, ma fu felice che la sua sorellina non si fosse piegata davanti alle regole della capitale. Guardò verso il tavolo dov’era seduta e le sorrise. Inaspettatamente Arya sembrò percepirlo, e si voltò nella sua direzione, agitando la mano in segno di saluto.
Arya continuava a combattere per il suo sogno, e lei avrebbe dovuto fare lo stesso. Nei giorni che sarebbero seguiti, avrebbe cercato il momento opportuno per riuscire ad avanzare verso la tanto desiderata verità.
 
***
 
La strada era fangosa e più volte aveva rischiato di scivolare, attirando l’attenzione degli abitanti del Fondo delle Pulci, ed era proprio ciò che stava cercando di evitare. Aveva celato la sua chioma in una cappa, la quale faceva parte di una mantellina marroncina, senza alcun dettaglio. Mentre a Grande Inverno i capelli rosso fuoco non destavano sorpresa tra i servitori, qui chiunque notasse quel colore così inusuale non poteva fare a meno di osservarla, mettendola a disagio. Così, aveva preferito adottare un piccolo trucchetto per evitare che occhi indiscreti si posassero su di lei.
La via che stava percorrendo era stretta e a causa della struttura delle baracche, la luce del Sole illuminava ben poco. Forse non era un male, dato che si potevano notare escrementi ai lati del percorso, coperti alla bene e meglio con un altro strato di fango. Fortunatamente, Niryssa era quasi arrivata a destinazione, operando una piccola deviazione al programma che Sansa le aveva ordinato di seguire. In un vicolo, un’altra struttura si erigeva sul terreno della collina di Visenya; era decisamente più grande delle altre, con due piani e probabilmente con fondamenta solide, visto che non pendeva come le altre. La Rossa vi si avvicinò e, varcata la soglia, venne accolta da una folla urlante di bambini che indossavano stracci, ma apparivano più felici di quelli che portavano tessuti pregiati di cui aveva fatto la conoscenza in passato.

«Pane! Pane!» urlò un bambino dai capelli corvini.

Niryssa si piegò sulle ginocchia, e dal suo cesto estrasse una lunga pagnotta appena sfornata. Sapeva che avrebbe trovato molte bocche affamate all’orfanotrofio, ed aveva pensato di comprare qualche pane in più.
Quando lo afferrò, il piccolo venne immediatamente circondato da altri orfani, che chiedevano di dividere quel che aveva preso. Ne diede altre alle mani che curiose cercavano nel suo cesto, intenerendosi per quei sorrisi innocenti.

«Bambini! Cosa state facendo?» domandò severa una voce femminile. Dal fondo della sala, apparve una donna, forse sulla venticinquina, che venne loro incontro, intimandogli poi di tornare nelle proprie stanze. Si rivolse infine a Niryssa, scrutando il suo cesto.

«Tu saresti…?»

«Lavoro nella Fortezza Rossa, sono qui per portare alla signora i saluti di Maice, la cuoca del re. Sarebbe venuta di persona, se non fosse tanto impegnata. Il re le dà molto da fare.» Sperò che la mancanza di dettagli non influisse sulla veridicità della sua versione agli occhi dell’altra.

La ragazza le rivolgeva ora uno sguardo indagatore, alla ricerca di qualche elemento che non la convincesse. Sembrò però crederle, e nonostante nutrisse ancora qualche dubbio sull’identità della visitatrice, la portò nella stanza della donna, che un tempo aveva gestito la struttura.
Salirono le scale, e si fermarono davanti alla porta in fondo al corridoio.

«Annyte è molto anziana, perciò la sua memoria lascia a desiderare. Non mi sorprenderei se non dovesse ricordarsi della tua Maice.» Le bisbigliò «Fa’ in fretta, perché tra mezzora devo darle il latte di papavero.»

«D’accordo.» Rispose Niryssa. «Ti ringrazio.»

Varcò la soglia della porta, ed una leggera folata di vento le mosse la cappa. Riuscì a tenerla ferma, e si mosse nella direzione dell’anziana Annyte. La donna era distesa nel suo letto dalle lenzuola vecchie e sbiadite, dal colore tendente al giallo, che avvolgevano il corpo in un abbraccio sicuro. Niryssa prese la sedia vicino alla finestra, e si sedette a fianco al letto. Pensò che stesse dormendo, quando flebilmente Annyte disse: «Lya, sei tu? E’ già ora del mio latte di papavero?» si guardò intorno, ma le tende oscuravano la stanza e la sua vista non eccellente le impediva di mettere a fuoco in modo definitivo il mondo intorno a lei.

«Lya arriverà tra poco. Io sono Niryssa Snow.»

«Niryssa… questo nome non mi dice niente, bambina. Mi spiace.»

L’anziana tese un braccio in direzione della Rossa, e lei afferrò la sua mano grinzosa, stringendola.

«Non importa, Annyte. Non è il mio nome che devi ricordare. Sono qui perché ho bisogno del tuo aiuto.»

«Ah! E come potrei mai? Sono ferma nel mio letto, e non posso muovermi.»

«Non serve che tu ti muova.»

«Allora sono tutta orecchi.»

Niryssa si avvicinò, e le raccontò la sua storia. Le disse che sua madre lavorava ad Approdo del Re, ma che non poteva trovarla consultando i registri della Fortezza. Parlò di come, il giorno del Saccheggio, un uomo salvò il suo destino e la prese con sé, crescendola come se fosse figlia sua.
Annyte sorrise, mostrando una dentatura tutt’altro che perfetta.

«Sarebbe meraviglioso se esistessero altri uomini pronti a prendersi cura di questi bambini.»

Poi la incoraggiò a proseguire, fino a quando Niryssa non arrivò a stringere tra le mani il suo ciondolo, tenendolo stretto, sperando che in questo modo potesse sentire più vicina la propria madre.
L’oggetto luccicò nello spiraglio di luce che aveva incontrato, e ciò non sfuggì all’anziana, che lo prese nelle mani, passando più volte l’indice sull’incisione.

«Questo è la sola testimonianza della sua presenza che rimane. Non ho altro.» Concluse amareggiata.

«Sei sicura che fosse una serva, mia cara?»

«E’ ciò che mi hanno raccontato. Non ho mai avuto ragioni per dubitarne.» Rispose Niryssa perché mai avrebbe dovuto mettere in discussione le parole di Ned?

«Beh… Questo ciondolo è particolarmente bello. Sembra anche molto prezioso, e non credo che una serva se lo potesse permettere, a meno che…» Annyte sorrise maliziosamente «Tua madre doveva essere molto affascinante, per farsi regalare un oggetto del genere.»

Niryssa all’inizio non capì a cosa alludesse, ma poi sentì un fuoco crescere dentro, e quasi urlò.

«Mia madre non era quel tipo di donna!»

Anche se, in realtà, non sapeva chi proprio fosse.

Si ricompose, allontanandosi dal letto e assumendo una postura eretta. Annyte non poteva aiutarla, e lei si era solamente illusa che un’inferma potesse finalmente dare un nome a quella che lei chiamava “madre”.
In quel momento, si senti così stupida che iniziò a piangere, e pensò a Jon, che era così lontano da lei. Come avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo… Lui ora era alla Barriera, e non l’avrebbe mai più rivisto. Era sola, in quel dedalo di intrighi e misteri.
Una seconda folata di vento attentò alla sua cappa, e questa volta non fece in tempo a fermarne la caduta. In un attimo, la sua chioma rosso fuoco risplendeva, così come aveva fatto il metallo sconosciuto del suo ciondolo. Cercò di nasconderla prima che Annyte la vedesse, ma era troppo tardi: gli occhi velati la osservavano stupita.

«Ho visto solamente una volta un colore del genere, ragazzina. E ora sono sicura che tua madre non fosse una serva.» Balbettò incredula

«Che intendi dire?» Si avvicinò nuovamente per ascoltare ciò che aveva da dire.

«Ricordo che, quando potevo ancora muovermi e la mia vista era buona, vidi una donna con i capelli Rosso fuoco. Oh, all’epoca avevo circa cinquant’anni, e più che una donna lei era una ragazzina. Credo che si chiamasse Fenice. O almeno, così veniva chiamata.»

«Cosa significa Fenice, Annyte?»

«Non lo so. Ma so che io, quel giorno, non avrei dovuto trovarmi lì. C’era una parte della Fortezza nella quale noi non potevamo accedere. Solamente i Targaryen avevano il permesso di entrarvici. Ed è lì che la vidi. Era di spalle, ma potevo vedere come la sua chioma sembrasse un vero e proprio fuoco. Come la tua. E probabilmente era così bella che persino il principe Rhaegar se n’era innamorato.»

«Rhaegar…» ripeté Niryssa

«Sì, mia cara, proprio lui. Me ne accennò, una volta. Disse che qualcuno gli aveva rubato il cuore di Drago; una ragazza dai capelli color del fuoco. Sai, lo avevo visto crescere, quel ragazzo, ed ogni tanto mi confidava quel che gli passava per la testa. Però, quando raccontai alle altre quel che avevo visto, non mi credettero. Mi presero per pazza.» La voce di Annyte si era fatta sempre più fievole, e continuava a chiedere il suo latte di papavero per i dolori che stavano iniziando a tormentarla sempre di più. La Rossa le accarezzò la mano, e le disse che il latte sarebbe arrivato.
Niryssa si congedò, scendendo al piano di sotto ed avvisando Lya che la sua visita era terminata. La ragazza continuò a guardarla con sospetto, ma la ringraziò per aver trascorso del tempo con l’anziana, che era costretta al letto ormai da molto tempo.

Ti sono molto grata per l’aiuto che mi hai dato, Annyte. Ora so chi cercare, e dove. Si disse, incamminandosi verso l’uscita.




Ciao a tutti! Chiedo venia per aver aggiornato dopo più d'una settimana, ed aver così ritardato l'uscita del secondo capitolo. Qui vediamo Niryssa alle prese con gli ordini di Sansa, ai quali è costretta ad obbedire, ma che farebbe volentieri a meno di eseguire. Comunque, grazie anche agli incarichi che le ha assegnato, è finalmente riuscita a scoprire qualcosa su sua madre, e di certo ora vorrà saperne molto di più. Spero la lettura vi sia piaciuta, e ringrazio ognuno di voi che legge e recensisce!
Al prossimo capitolo. :)

Leiron


 
   
 
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