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Autore: Abby Down    14/09/2014    1 recensioni
Le statistiche sanitarie dicono che un uomo su quattro soffre di qualche disturbo mentale. Pensa ai tuoi tre migliori amici,se loro sono a posto,quello sei tu.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Da poche ore ho preso il mio farmaco, "un antipsicotico" come ha detto il dottore, tra cui altre varie parole in pieno stile Dottor Hous, che non ho ascoltato, sopratutto non trattandosi di quest'ultimo. 

Sono steso sul mio letto, con le tende chiuse, circondato dal buio, credo, vedendo solo nero,di non vedere nient'altro, lo ammetto quelle medicine mi hanno spaventato, se prese in gran quantità possono persino abbattere un cavallo, altro che dardi o fucili, le medicine per i pazzi sono l'evoluzione dell'estinzione dei cavalli. Posso solo sperare che l'olanzapina, il mio farmaco, non mi faccia rimanere secco solo dopo una pastiglia, per di più ha anche effetti collaterali, che per mia fortuna non sono ancora arrivati, tutti continuano a ripetermi di non preoccuparmi, quindi già per questo dovrei essere preoccupato.

Da piccolo odiavo il buio, non per i mostri che spaventavano l'infanzia di ogni bambino, e a volte anche la mia, per questo devo ringraziare mio padre e la sua mania dei film horror, ma sopratutto perché non vedevo niente, solo 
nero, quello mi spaventava perchè ero piccolo e pretendevo di vedere ogni cosa per tutto il giorno, quando si spegneva la luce lo faceva anche la mia immaginazione. Sapevo di dover dormire ma non ci riuscivo, era più forte di me. Questo ricordo mi invade la mente, poiché bensì io sia al buio, sto pensando a una marea di problemi e preoccupazioni. Vorrei tornare bambino in questo momento. 

Continuo a deglutire nel tentativo di inumidirmi la gola, la sento secca a mi infastidisce, da un po' di tempo mi sento stanco, come appena sveglio, ho gli occhi pesanti e per di più tra poco devo ritornare dallo psichiatra. 

Accendo il telefono per guardare l'ora, la luce dell' IPhone mi acceca temporaneamente, tra cinque minuti Karlie e 
Scarlett mi devono passare a prendere e non ho nessuna voglia di rincontrarle. 

":Justin" mia mamma entra in camera senza neanche bussare, apre le tende faccendomi accecare, la luce è ancora 
più fastidiosa  di quanto ricordi, impreco contro essa e mi becco una sgridata da lei ": Che ci facevi al buio?" Mi chiede girandosi verso di me ": Niente" le rispondo, che poi è vero. Sento dei passi e vedo la mia sorellina che arriva dall'alta parte del corridoio, davanti alla mia camera sul ciglio della porta ": Sei diventato Edward Cullen!" Ridacchia, si esatto Jazmyn sono diventato un vampiro. Aspetta, mi alzo di scatto con un colpo di reni ": Chi ti ha fatto vedere Twilight?" 

Ridacchia una seconda volta per poi girarsi e correre giù in salotto facendo ondeggiare i suoi codini castano chiaro. 
Chi ha fatto vedere a mia sorella un teen movie? La guardo finchè non scompare dalla mia vista, sposto subito lo sguardo su mia mamma. 

": Mi sa che per quello è colpa mia" dice colpevole ": Mamma!" Mi accascio di nuovo sul letto, ci manca solo che mia mamma si metta a vedere tutta la serie di Twilight. 

Chiudo gli occhi, ma sento subito il campanello suonare, poco dopo una porta aprirsi e poi la voce di mio padre ": Justin! Ci sono le tue amiche!"

Sbuffo e cerco di alzarmi controvoglia, barcollo lentamente fino alla porta vedendo mia madre ripiegarmi i vestiti. 
Mi sento spento, non sono qui mentalmente è come se il mio cervello fosse in stand bye. 

Faccio fatica le scale e vedo in salotto Scarlett e Karlie che mi salutano con un cenno palesemente in imbarazzo, non ricambio. 

Mi avvicino pesantemente a loro, so a cosa vado incontro, aspetta! C'è qualcosa che non va, mi giro velocemente cercando di avvicinarmi alle scale e andare su ": Hey, dove stai cercando di andare?" Mi chiede duramente Scarlett prendendomi il braccio ": Devo andare in bagno." Le sento sbuffare entrambe, prima di correre il più velocemente possibile verso il bagno. 

Il viaggio in macchina è silenzioso per ora, non sembriamo minimamente tre amici che hanno passato tre mesi di vacanze insieme, solo qualche settimana fa stavamo ridendo e scherzando, e probabilmente io mi sarei già fatto male un paio di volte; ora la tensione è palpabile. 

Vedo il grande edificio dell'ultima volta, il parcheggio è quasi pieno e stiamo facendo molti giri per trovare posteggio. Spero che intanto lo psichiatra si sia già dato alla pensione. Troviamo posteggio e io scendo dall'auto, ho in mente di entrare con molta calma ... sento altre due portiere sbattere per poi ritrovarmi Karlie e Scarlett di fianco ": Ma che fate?" Chiedo confuso. 
": Entriamo pure noi" mi risponde con non curanza Scarlett. 

": Non potete restare in macchina come l'altra volta?" Non voglio le baby sitter a presso. 

": Per favore Justin fanno quasi 40 gradi!" Mi supplica Karlie con la sua piccola voce in effetti fa veramente caldo e non posso certo farle friggere in macchina o nel parcheggio. Continuo a camminare come per acconsentire alla loro richiesta, anche perché avrebbero comunque fatto di testa loro. 

": Rimaniamo nella Hall" mi dice Scarlett vicino alla porta di vetro. L'edificio è enorme, con una grande hall stile albergo e un sacco di uffici legali e anche medici, il piano del mio psichiatra è il quinto, quindi entro in ascensore sperando di non ritrovarmi dentro con un matto. 

Nella sala d'attesa c'è pochissima gente, mi siedo nello stesso posto dell'altra volta, almeno credo che lo sia, sinceramente non me lo ricordo. Le sedie sono sempre comode e solo ora, fissando la parete, mi ricordo della segretaria, che l'ultima volta si è introdotta nella lista delle persone più antipatiche che abbia mai visto. 

Sbadiglio per la secondo volta in cinque minuti, sono insonnolito, comincia a girarmi la testa e sbatto le palpebre ripetutamente per riprendermi. Ad un certo punto sento la porta aprirsi facendomi sobbalzare e incuriosire su chi sia entrato, la sua faccia non mi è nuova, si avvicina velocemente nella mia direzione, ma che vuole? Mi si para davanti facendomi spaventare ": Sei sul mio posto" dice nervoso, ecco chi è! È lo strambo dell'ultima volta, mi sa che anche lui ha l'appuntamento il mercoledì. Continua a fissarmi, tremando leggermente. 

": Come scusa?" Gli chiedo : cosa cambia da un posto all'altro? 

": Sei seduto al mio posto" indica con un dito la sedia ": Quello è il mio posto." Ok probabilmente ci è affezionato, così cerco di alzarmi ma la sua voce tuona nelle mie orecchie ": Volevi farmi sedere lì, non è vero?!" Mi urla contro, ma che ho fatto ora? Strabuzzo gli occhi scioccato, noto che ormai tutti i presenti nella sala ci stanno fissando, che imbarazzo ... ": Cosa c'è in quel posto una bomba?" Urla ancora più forte. 

": No! Va bene cambio posto!" Finalmente questa "conversazione" è terminata, cambio velocemente posto con lui, sono ancora imbarazzato e spero che tutta questa gente si faccia i cavoli propri. 

Ovviamente sto ancora aspettando da un sacco di tempo e mi sento ancora in tensione al pensiero di rincontrare lo psichiatra, ho deciso di non rivelargli tutto, non c'è ne bisogno. 

Il tipo, differentemente dall'alta volta, sembra più calmo anche se in effetti è appena arrivato ": Justin" sento il mio nome improvvisamente, cerco di capire chi mi ha chiamato e vedo il tipo che mi fissa ": Ti chiami Justin, giusto?" Annuisco, è stato lui a chiamarmi ": Come ti chiami?" Cerco di fare conversazione, magari non è così male come lo fa sembrare, magari è come una specie di scudo, il suo sguardo si fa duro ": A te che interessa?" Mi ammonisce, ora anche lui è sulla lista dei più antipatici! Deciso di lasciar perdere con la conversazione, più che altro sembreremmo io  e mia mamma, lei che mi urla contro e io che sto zitto. 

": Mi chiamo Matt" dice quasi sussurrando, sorrido senza neanche sapere il perché, forse perché si è voluto "confidare" con me dicendomi il suo nome.

Il suo sguardo continua a spostarsi da me al pavimento, è palesemente a disagio, pensandoci bene non mi sono mai soffermato su di lui, avrà trent'anni  se non di più, capelli corti corvini e occhi marroni, una leggere barba incolta, non saprei dire se sia alto o meno, ma sicuramente più di me .... Mannaggia. 

I minuti continuano a passare lentamente sulla lancetta dell'orologio, mi sto francamente annoiando. Un piccolo lamento sfugge da Matt, oddio, mi sa che rifarà come l'altra volta, si massaggia le mani con fare convulsivo, non posso sopportarlo un'alta volta, sentendomi particolarmente in confidenza con lui tento di aiutarlo ": Hey amico, tutto bene?" Gli chiedo avvicinandomi. Mi guarda male, molto male ": Fatti gli affari tuoi" mi rimprovera. Ci sono rimasto male, ecco cosa succede a essere gentili! Con il broncio mi rilasso sulla sedia, maledicendomi della mia figura di merda. ": Ho detto fatti gli affari tuoi!" Ripete alterando la voce, ma lo sto facendo! Lo guardo stupito socchiudendo la bocca, cerco di risponderli ma lo ripete di nuovo, ok ora mi deve spiegare che ho fatto! 

": Si può sapere che ti ho fatto ora?" Urlo a mio volta, mi sono rotto di sentirmi rimproverare per cose che non ho neanche fatto, mi giro completamente verso di lui, come fanno il resto delle persone in sala, bravi guardatemi difendermi. 

": Sei fastidioso, continui ad impicciarti nei miei affari" ma che faccia tosta, mi sto cominciando ad incazzare ": Ti ho chiesto solo il tuo nome e sr stavi bene quando ti trucidavi le mani!"  ": Che succede qui?" La segretaria si è avvicinata, stiamo urlando anche fin troppo in effetti. 

": Io non voglio il tuo aiuto!" Sembra fregarsene della terza presenza urlante qui a fianco a noi ": Perché?" Urlo istintivamente ": Perché le persone sono sempre pronte ad accoltellanti alle spalle!" Tuona per tutta la stanza, mi pietrifico a questa sua risposta, " le persone sono sempre pronte ad accoltellanti alle spalle..." 

La porta dello psichiatra si apre, esce fuori una ragazza, probabilmente quella dell'ultima volta, questa volta è più calma, scompare dalla sala dopo poco. 

": È il tuo turno ragazzo" dice la segretaria, annuisco distrattamente avviandomi verso la porta. 

": Justin" dice una volta entrato ": Dott Prinsloo" sono ancora fermo in piedi, il suo sguardo mi comunica di non perdere tempo, sono d'accordo con lei, mi siedo sull'amata poltrona rossa ": Che ne dici..." Fa una breve pausa guardandomi aggrottare la fronte ": Riprendiamo dall'ultima volta?" Va bene, riprendiamo il racconto... 

": Il The Parker era uno dei miei posti preferiti. Era un bar che dava su una spiaggia di Palm Springs, era sempre affollata per questo non ci ero mai entrato, ma quel bar mi aveva attirato fin da subito, forse per quello stile un po' anni 80, il menù con il delfino e le macchine per le granite in esposizione. 

Presi subito un cocktail alla frutta, il Shake shake, adoravo i nomi ripetuti, ne provai altri ma quello rimase il migliore, ormai almeno due volte a settimana andava il pomeriggio per prendermi il mio amato drink. 

Mi ritrovavo sotto l'ombrellone, rigorosamente, del mio bar preferito, faceva caldo e facevo fatica a non addormentarmi soprattutto da seduto, il cielo azzurro e il rumore delle auto in strada facevano contrasto al mio stato d'animo. Era sempre tutto noioso, con la solita routin e con tutti i miei programmi, tranne però l'ombrellata che mi ero beccato due giorni fa, avevo dovuto fare anche dei controlli per capire se ... diciamo... se era tutto a posto, a ripensarci vi venne da ridere malgrado il dolore. 

Guardavo i passanti e la strada, notai soprattutto una ragazza, seduta sul muretto bianco che si allungava per tutto il marciapiede, era veramente bella, anche se era un po' lontana. Notai i suoi capelli marroni scuro, quasi neri piuttosto corti, le arrivavano poco sopra il seno, volevo vederle gli occhi, ma era troppo distante per capire. Continuavo a fissarla quasi incantato, sembrò accorgersi di me quando mi sorrise timidamente, ricambiai ampiamente sorridendo a mia volta come un coglione. Saltò con un piccolo balzo giù dal muretto per poi camminare lentamente nella mia direzione sempre guardandomi con un piccolo sorrisetto sulle labbra, erano verdi, i suoi occhi erano di un magnifico verde. 

Sperai che si fermasse a parlare con me per complicità delle nostre occhiate, ma cambiò direzione a metà strada, girandosi dalla parte opposta, se ne stava andando, quando realizzai la cosa cercai di alzarmi il più velocemente possibile per raggiungerla e conoscerla, non volevo che se ne andasse, colpii per la foga il ginocchio sul tavolino rotondo -Cristo- sibilai, quando mi ripresi mi misi in mezzo al marciapiede per capire se fosse già andata. Era lontana e volevo raggiungerla, ma avrei fatto solo una figuraccia, che sfiga. 

-Hey!!- urlarono dietro di me, trovai due ragazze corrermi incontro : erano le terroriste dell'ombrellone. 

-Ciao- salutai per cortesia. Si fermarono davanti a me dopo la loro corsa, erano più basse di me, la bionda era la più piccolina ma erano entrambe proporzionate e a loro agio nei loro teli da mare. 

-Hai lasciato il tuo asciugamano l'altro giorno, in spiaggia-  mi fece notare ... Kelly? Mi porse poi il mio asciugamano rilegato -È vero grazie Kelly- preso da tutto avevo scordato l'asciugamano. 

-Mi chiamo Karlie- mi corresse, mi scusai in imbarazzo, ero una frana nei nomi -Immagino che ti ricordi il mio- disse Scarlett, come scordarlo! -Certo vedova nera- sdrammatizzai guadagnandomi una risata da Karlie e un colpo sul braccio da Scarlett. 

-Sai volevo scusarmi con te in un bel modo, ma dopo questa te lo puoi scordare- disse lei fingendosi arrabbiata, preso dalla curiosità non potei che chiedere di cosa si trattasse -Cioè?- dissi spruzzando curiosità da tutti i pori -Che te ne pare di...un giro in barca a vela?- mi chiede maliziosamente - Avete una barca a vela?-  -si- risponde subito Karlie con il suo fare gioioso che nelle poche volte che l'ho vista ho notato. 

- Io ho una barca a vela- la corresse Scarlett, ci pensai un po' su, non ero mai stato in barca a vela e forse tra meglio che stare inchiodato in un bar o a casa inghiottendo drink alla frutta e patatine, ma sembrava così faticoso -È faticoso?- chiesi innocentemente,loro semi esasperate mi guardavo nervose -Andiamo!- dissero quasi bello stesso momento, sbuffai -Va bene!- Sembravano felici di questa uscita, per me andava bene tutto tranne fare tutto il lavoro, anche perché non sapevo niente della barca a vela. 

-Perfetto, domani alle 10 al molo- constatò esaltata Karlie, si avviarono per andare via ma le fermai in tempo - Aspettare quale molo?- -Vicino alla spiaggia dell'altro ieri- mi risposero subito. Nel giro di dieci minuti la mia noiosa vita si stava trasformando in una figura di merda con una ragazza e un'escursione in alto mare, ma il mio drink poteva sollevarmi da tutto" 

Finii di raccontare ancora magnanimo sui quei ricordi, non era facile riassemblarli tutti, lontani ma permanenti ": Mi hai detto poco oggi Justin" constatò ": È vero" dico con voce spezzata, le emozioni di quel giorno si tramutano in rancore, nei miei occhi stanno per uscire piccole lacrime di questo sentimento ": Mancano ancora cinque minuti, voglio parlarti di una cosa" mi concentro su di lui per pochi minuti ": Io non sono qui per giudicarti ma per aiutarti, comprenderti, alleviare il tuo malore"   ":Per quello ci sono le medicine" rispondo brusco ": Io intendo quello emotivo" continua a tenere un tono di voce calmo e pacato, è veramente un uomo con tanto autocontrollo ": Sei mai stato dallo psicologo?" Cambia discorso ": Si tipo .... A tredici quattordici anni" rispondo vago. 

": Come mai?" Chiede ": Per i ragazzini a scuola" traumi adolescenziali portatemi via. 

": Vedi, io voglio far scomparire il dolore che provi ora come fece il tuo psicologo per quegli anni, ora sei suscettibile, menefreghista, mentre si vede che per la nostra tematica stai per scoppiare a piangere" ingoio il boccone amaro abbassando il capo, tutto quello che ha detto è verissimo e lo perfettamente.

È ormai passata un'ora, mi alzo dal mio posto, finalmente avrei pensato all'ultima seduta, ma ora sento di non avergli detto abbastanza per trattenermi un'altra settimana, davanti alla porto chiuso gli occhi volendo estraniarmi dal mondo: no Justin no, non è ancora il momento di arrendersi. 
  
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