Ho deciso di
postare subito anche il primo capitolo.
Secondo…: la
prima parte potrà sembrarvi un po’ noiosa perché
sarà una rivisitazione(più o meno)della
storia principale, ma con qualche errore intenzionale qua e là.
E terzo…vi lascio prima che mi linciate
perché continuo a rompere.
Baci…Baci…Rain!!!
1.
Verso il baratro.
“ …non so come sia li
da te, ma qui le cose non fanno che peggiorare.
Siamo ormai al limite, tra poco tutto crollerà
inesorabilmente, e dubito che potremmo far qualcosa per impedirlo; siamo
stanchi anche noi, e da quel che ho potuto capire nemmeno tu e gli altri potete far qualcosa.
Vorrei poterti rassicurare, come fanno tutte le mamme,
ma questo non è il mio ruolo. Proprio no!
Forse non sono stata una buona madre per te, anzi!
C’ero poco o quasi mai, e tu sei cresciuta con
tua sorella; Shizuka è una brava ragazza, ma non era pronta per
crescerti: quello era compito mio!
Non so perché ti sto dicendo tutte queste cose,
forse perché sento che la fine si sta avvicinando anche per noi, forse
perché non ho più la forza di una volta… Non
c’è la faccio più a combattere. Tutto sta
diventando…troppo! E non riesco più a
reggerne il peso.
Mi dispiace, davvero!
Mamma.”
Appoggiò la lettera
sul letto e sospirò lasciandosi cadere sopra quest’ultimo.
Era stanca, lei come sua
madre era stanca.
Non potevano fare miracoli,
non era nelle loro capacità, eppure ci avevano provato così a
lungo che l’illusione di poterci riuscire era diventata una realtà
solida e ben definita, e ora che tutto si stava lentamente sfasciando davanti
ai loro occhi, si rendeva conto ch’era stato
tutto inutile.
Tutti gli anni passati a
lottare, a ricostruire quello che la guerra non faceva che
distruggere…era stato davvero tutto vano?
Inutile sforzarsi per
ottenere un mondo migliore?
Assurdo lottare contro tutto e tutti per qualcosa in cui si crede?
Tentativi vani!?
Anni buttati nel cesso!?
No, non voleva credere che
fosse così, perché altrimenti la sua presenza era sbagliata; lei
non c’entrava nulla…davvero???
Eppure non riusciva a staccarsi da lì, da quel luogo
a cui erano legati tanti ricordi, belli e brutti, tristi e felici.
Non che fossero
stati anni facili quelli passati là dentro, ma ciò che
aveva vissuto valeva più di qualsiasi cosa al mondo.
E ora…solo i ricordi
rimanevano di quella vita che tanto aveva amato, di quel qualcosa per cui tanto aveva lottato; sputare sangue e mentire per
andare avanti, per continuare sulla strada che si ha scelto.
[Persino sua madre si era arresa!!!]
Ma era davvero giusto così?
Era così che doveva
finire?
Si alzò di scatto dal
letto e andò alla finestra per osservare il cielo stellato di quella
notte.
Il tenero luccichio sembrava
quasi volerla compatire, farle capire che era ora di mollare, di dire
basta…di lasciarsi andare all’oblio.
“ No!” sibilò
a denti stretti mentre la rabbia le montava dentro.
“ Io non lo accetto!”
Un movimento fluido, rapido e
invisibile.
Lo specchio rotto,
l’immagine incrinata.
E il sangue…rapido e silenzioso a sporcare la
purezza.
[Non c’è nulla da fare…
…la purezza non esiste…!
E se c’è…poco ci vuole ad
insozzarla…]
Guardò la sua immagine
nello specchio rotto.
I minuscoli
frammenti di vetro sparsi su tutto il pavimento, schegge di una vita ormai alla
fine.
[Non c’è modo di riparare lo
specchio…
…non si può riportare indietro
qualcuno…]
Frammenti di
un’esistenza che tale non era mai stata.
Proprio come quel mondo che
tanto aveva voluto proteggere: mai libero nella sua eterna maledizione;
imprigionare qualcuno per proteggersi, sacrificare qualcuno per continuare ad
esistere.
Non era giusto, ma era vero.
[E la verità non è mai
giusta…
…è
crudele…è questa la sua natura…]
Eppure era stata proprio lei
a voler continuare quella pazzia, quella vita che richiedeva continuamente
nuove vite, nuovi sacrifici di innocenti.
Se almeno fossero morti loro…
Cosa sarebbe importato?
Cosa sarebbe cambiato?
Nulla!
Ma…la loro esistenza…c’era un motivo
se erano lì, in quel momento, su quella Terra ormai al limite.
Troppo dolore…
Troppe lacrime…
Troppo sangue…
A tutto c’è un
limite, e forse questo era gia stato superato da
tempo!
[Come in un bicchiere stracolmo d’acqua…
…un’ultima goccia...e straripa rompendo
gli argini per lei creati…]
Il problema era proprio
questo: se gli argini si rompono, tutto finisce!
Esiste un limite, una linea
di confine che non va superata, eppure loro l’avevano
fatto gia da tanto tempo.
E ora erano sul ciglio del baratro.
Stavano guardando in faccia
l’abisso.
Ma…loro
potevano…loro non avevano
problemi a stare all’Inferno!
Erano gli altri, quelle
persone esterne, al di fuori, che rischiavano senza saperlo.
Quelle persone che loro…lei...aveva giurato di proteggere.
Sempre!
Ad ogni costo…
[Promesse non mantenute…
…colpe che si accumulano …]
Lanciò un’ultima
occhiata ai frammenti ai suoi piedi, piccole schegge che tali non sarebbero
dovute essere.
Scosse la testa sospirando
prima di voltarsi per andarsene.
Un altro gesto fluido della
mano e ciò che prima era distrutto ora era integro.
[Non si può riportare indietro
qualcuno…
…forse…]
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Yuki Cross non aveva mai sopportato la scuola ne, tantomeno, le terribili e
noiose lezioni ch’era costretta ad ascoltare solo per far contento
qualcun altro; quindi preferiva poggiare la testa sul banco e dormire,
incurante che, da un momento all’altro, il professore avrebbe potuto
chiamarla e sarebbe finita nei guai.
Al solito!
Non era certo un novità che non ascoltava le lezioni e dormicchiava
tranquillamente mentre gli altri ascoltavano o, più probabilmente,
facevano finta di ascoltare. Conosceva bene i suoi compagni e, da quando, pochi
mesi prima, erano arrivati dei nuovi compagni…bè…la classe
si era notevolmente movimentata, tanto che i professi avevano ben altro da fare
che controllare se lei dormiva o era sveglia.
“ Ehi. Yuki.” Una
gomitata da parte di Yori la fece aprire gli occhi di malavoglia.
“ Uhm…che
c’è? Che succede?” chiese la mora
sbadigliando e stiracchiandosi. “ È gia finita?” aggiunse
speranzosa guardandosi intorno con gli occhi ancora annebbiati dal sonno.
“ No, non è
ancora finita.” Le rispose, e il sorriso sparì dalle labbra
dell’amica. “ Ma il professore avrà un esaurimento nervoso
se quelli non si danno una calmata.” E
indicò quattro ragazzi che, indifferenti alle grida dell’insegnate,
si facevano…come dire…ah, ecco: si facevano i cazzi propri!
“ È da un quarto
d’ora che
“ E
io che dovrei fare?” chiese Yuki con voce ancora assonnata.
“ Come membro del
Disciplinare forse potresti dirgli qualcosa.” Le
fece notare Yori senza far caso alla mancanza di
reazione da parte dell’amica.
“ Bah…”
borbottò la mora riappoggiandosi al banco.
Tornò a sonnecchiare
beatamente, senza fare caso alle urla della
professoressa o agli schiamazzi dei suoi compagni o alle risate di chi
assisteva.
Yori alzò gli occhi al
cielo e tornò a leggere il libro che si era portata dietro: ultimamente
far lezione era così impossibile, che preferiva leggere qualcosa
d’interessante piuttosto che guardare l’insegnate del momento
diventare pazza per far stare in silenzio la classe.
SBAM
“ Ehi! La piantiamo?!” la voce calma e al contempo arrabbiata di Zero
fece piombare la stanza nel silenzio.
Si era alzato improvvisamente
e aveva sbattuto le mani sul banco in modo da farsi sentire.
“ Eddai.”
Esclamò una ragazza, proprio una di quelle che stava facendo confusione.
“ Non stavamo facendo nulla di male.”
“ Stavate disturbando
la lezione.” Ribatté zero seccato. “ E
questo è gia male.” E si sedette
nuovamente.
“ Ora potreste sedervi
anche voi cosicché la lezione possa
proseguire?”
E i quattro, anzi tre, fecero come gli era stato detto.
Ma prima di riprendere la
lezione, la ragazza che aveva risposto a Zero si
voltò brevemente verso Yuki e le sorrise furbescamente, come per dirle
qualcosa; lei, dal canto suo, sbatte le palpebre accigliata da quello sguardo.
Avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma lei si era gia
voltata e aveva preso ad ascoltare la lezione senza troppo interesse.
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La notte era scesa placida sul
Collegio Cross, e
Eppure, quella notte, non tutti erano presenti
nell’aula, non tutti si stavano comportando secondo i patti.
Maria Kurenai, nuova
studentessa della Night Class da pochi giorni, se ne
andava a zonzo per il cortile, allegra e con un sorrisino ingenuo tipico dei
bambini e, come nel suo caso, delle ragazzine viziate.
Saltellava da una pietra
all’altra, i capelli che si muovevano ad ogni suo balzo, e la divisa che
seguiva i suoi movimenti; le mani dietro la schiena e sul viso
un’espressione talmente ingenua da risultare
quasi falsa.
[Un fruscio e la notte non è
più tranquilla…]
“ Ti vedo
allegra.” Una figura se ne stava davanti a lei, nascosta nel buio,
appoggiata ad un albero, con le braccia incrociate sul petto e un piccolo
sorriso appena visibile dalla luce della Luna. “ Non dovresti essere a
lezione?” aggiunse la figura fingendosi curiosa.
“ Uff…ma li non mi diverto!” si lamentò Maria sbuffando
come una bambina. “ Sono tutti così compiti e seriosi in quella
classe. Non si può nemmeno scherzare che tutti ti guardano male.”
La figura rise sommessamente.
“ Lo sai che a volte i tuoi scherzi sono pesanti!?”
[Né domanda…né affermazione…
…in bilico tra l’una e
l’altra…]
Maria sogghignò
allegramente prima di riprendere a saltellare da una pietra all’altra.
“ Nemmeno i bambini si
comportano così!” sospirò la figura alzando gli occhi al
cielo.
L’altra non rispose, si limitò a fermarsi improvvisamente e ad
abbassare lo sguardo.
“ Ma
in fondo è meglio così, no?” chiese sussurrando, gli occhi
ancora fissi sul pavimento grigio. “ Meglio questo che
altro…giusto?”
Si era
fatta seria e concentrata, e quell’espressione, sul suo viso, stonava
troppo.
[La maschera perfetta che
s’incrina...
…la verità non è mai come
sembra…]
Lo sguardo da bambina
viziata, il sorrisetto infantile e i saltelli erano scomparsi e, guardandola in
quel momento, molti avrebbero stentato a credere che
fosse la stessa di pochi minuti prima.
“ Nessuno deve
sapere!” disse flebile la figura.
Maria sospiro scuotendo la
testa. “ Lui…lui sa…” sussurrò
chiudendo gli occhi un momento. “ Lui
lo sospetta gia.”
“ Non mi
stupisce.” Disse l’altra con voce pacata.
“ Me lo aspettavo; ad essere sincera, mi sorprendo che gia non abbia
detto qualcosa.”
“ Sta solo aspettando
il momento giusto.” La rassicurò acidamente Maria. “
Colpirà presto.”
La figura la guardò
per un momento e poi si strinse nelle spalle come se nulla fosse, come se quella
storia non la riguardasse veramente.
Poco le importava, oramai, di
come andavano le cose.
Sciocco, a dirla tutta,
pensarla così proprio in quel momento, quando la verità era ad un
passo dall’essere svelata e il baratro si apriva nero e minaccioso davanti
a loro.
[L’Inferno è sempre pronto a
spalancare le sue porte…
…accetta sempre nuovi sacrifici…]
“ Spero che non vada
come dici tu.” Disse dopo un attimo di silenzio. “ Lo spero
davvero.”
“ Forse…”
ma le parole non uscirono mai dalle sue labbra.
[Frasi uccise ancora prima di nascere…
…frasi soffocate prima di vedere la luce…]
La figura chiuse gli occhi e
sospirò stancamente.
“ Maria.”
Chiamò facendo alzare lo sguardo dell’altra. “ Spero davvero
che non faccia questo errore…”
Un soffio di vento…
…un soffio di vento e
lei gia non c’era più.
[Piccola, effimera creatura…
…piccola chimera senza Terra…]
Maria si voltò
tranquillamente, come se niente fosse stato, come se lei non fosse mai stata lì.
Chiuse gli occhi e quando li
riaprì la bambina infantile era tornata.
[Sorrisino e saltelli da bambina…
…la maschera ricompare…]
Fatto!!!!!!!!!
Com’era?
Piaciuto????
Fatemi sapere!!!
Alla
prossima…Baci…Baci…Rain!!!!