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Autore: NinfaDellaTerra    14/09/2014    1 recensioni
Fa freddo, ma Dudley, dal calduccio del salotto di casa sua, in compagnia di una bella fetta di torta, sembra non accorgersene più di tanto. Qualcun altro invece sì, e contribuirà a rendere poco piacevole il suo momento di quiete serale.
Ma non tutto si può risolvere con la prepotenza...
Storia partecipante al concorso "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior", indetto da pasionbertotti sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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 - Un avanzo di torta

I fiocchi di neve cadevano copiosi sul vialetto di fronte al Numero Quattro di Privet Drive. Dudley li osservava annoiato dal calduccio del salotto, la fronte appoggiata al vetro. Sul tavolo, i rimasugli della quarta porzione di dessert che Petunia, dopo appena un po’ di reticenza, gli aveva permesso di mangiare. Sì, si disse, il fatto che Harry si fosse tolto dai piedi era proprio una gran fortuna, perché la mamma adesso era di buonumore molto più spesso, e gli permetteva di mangiare tutto quello che desiderava. E, soprattutto, non aveva dovuto tenersi la riccia coda da maialino che quello strambo gigante gli aveva fatto comparire sul didietro. Nonostante Vernon continuasse a sostenere che si era trattato solo di un trucco, Dudley rabbrividiva ancora a quel ricordo.

Un improvviso rumore proveniente da fuori lo destò da questi suoi pensieri. Che cos’era stato? Sembrava una specie di lamento, o un gemito – no, un guaito.

Dudley si rizzò sulle ginocchia, cercando di vedere attraverso il nevischio. Scorse una piccola sagoma scura che si agitava convulsamente in strada; era quella cosa ad emettere quel suono curioso. Gli ricordò per un attimo uno di quei pupazzi di plastica per bambini con la pancia morbida. La guardò agitarsi e dimenarsi, fino a terminare la sua corsa disordinata proprio davanti al portone di casa Dursley.

Dudley non sarebbe stato di certo tanto sciocco da uscire fuori con quel freddo, ma dato che il suono si era fatto così forte da infastidirlo, risolse che sarebbe stato opportuno farlo smettere. Si avvicinò di soppiatto alla porta, e, afferrato il grosso ombrello nero di Vernon, la socchiuse appena, guardando fuori. La cosa si rivelò essere solo un cucciolo minuto e spelacchiato. Probabilmente, pensò Dudley, guaiva a causa del freddo pungente. Lo trovò veramente ripugnante, con quella sua pelliccia rada e gli occhi inespressivi; non si sarebbe mai sognato di toccarlo, quindi lo stuzzicò in malo modo con la punta dell’ombrello. “Vai via, bestiaccia rognosa!”

Per tutta risposta, il cane si spostò di qualche centimetro, ma rimase con tenacia ancorato allo zerbino. Più Dudley cercava di scacciarlo, meno l’animale si dimostrava disposto a muoversi, e continuava a guaire. La scena avrebbe avuto un che di spassoso, se qualcuno fosse stato lì per vederla.

Alla fine, Dudley non poté più sopportare di star perdendo quell’immaginaria battaglia, e aprì la porta completamente, deciso ad assestare un bel colpo sulla testa di quella bestiaccia. Il vento freddo gli tolse letteralmente il fiato, bloccandogli il braccio a mezz’aria e togliendogli dall’animo ogni velleità bellicosa. Chiuse di scatto la porta, appiattendosi dietro di essa e sfregandosi le mani intirizzite dal freddo.

Il cucciolo smise di guaire, e iniziò a ululare più forte che mai. Dudley si mise le mani sopra le orecchie, disperato. Se non avesse rischiato di farla arrabbiare, avrebbe svegliato sua madre per aiutarlo a far smettere quel supplizio. Oltretutto, il rumore era tale che avrebbe ben presto attirato l’attenzione dei vicini; avrebbero potuto pensare che quel cagnaccio fosse loro! Ecco, quello poteva essere un problema.

Un paio di imprecazioni particolarmente colorite provenienti dall’esterno gli rivelarono che, probabilmente, era solo questione di tempo prima che l’ululato svegliasse tutto il vicinato.

D’un tratto ebbe un’idea brillante. Corse nel sottoscala che una volta era stata la camera di Harry, e vi trovò una vecchia coperta pulciosa, consumata dall’uso; aprì la porta di scatto, e la gettò con malagrazia sul cagnolino ancora appollaiato sul suo zerbino. Quest’ultimo, ormai riparato dal freddo, smise improvvisamente di lamentarsi.

“Ecco fatto!” Dudley si complimentò con se stesso per la felice soluzione trovata. Osservò il cagnolino dalla finestra ancora per qualche minuto, di nuovo accovacciato sul caldo divano marrone del soggiorno. Poi, dopo aver aperto la porta un’ultima volta, si diresse verso la sua stanza sbadigliando sonoramente.

Il mattino dopo, Petunia gettò un urlo acuto nel trovare, proprio fuori dalla porta, una vecchia coperta lisa che non riconobbe subito come proveniente da casa sua. Sotto di essa non c’era nulla, se non qualche macchia e uno scarso avanzo di torta, che le risultò invece familiare al primo sguardo.

Sospirò, mettendo la coperta in un sacco della spazzatura. Avrebbe chiesto spiegazioni a Dudley dopo la colazione.

Note:

Eccomi qua. Era un sacco che non ci vedevamo, ah? Vi sono mancata? *.* :P

Scherzi a parte, dopo tanto tempo trovo la voglia/l'ispirazione di scrivere qualcosa. Ogni tanto salto fuori anch'io, come un funghetto nel sottobosco dopo una bella giornata di pioggia.

Riguardo alla storia: seguendo il tema del concorso (qui il link: http://freeforumzone.leonardo.it/d/10936838/Dai-diamanti-non-nasce-niente-dal-letame-nascono-i-fior-Multifandom-/discussione.aspx), ho immaginato un Dudley ragazzino, nconsapevole di cosa sia il mondo al di fuori della tracotanza e dell'invidia mascherata nella quale è stato cresciuto, ma che dimostra un piccolissimo slancio di gentilezza, un po' interessata, un po' no. L'avviso OOC come sempre non c'è perché mi sono sforzata di cercare di rendere il personaggio il più fedelmente possibile; se dovessero esserci carenze in tal senso, siete liberissimi di farmelo notare.

Che dire.... grazie a tutti voi che mi seguite, consigliate, date feedback, supportate. A presto!

  
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