Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: ponfo    14/09/2014    7 recensioni
Liam fissa il ragazzo che tiene la sigaretta fra le dita, respirando velocemente. Guarda un attimo gli amici che continuano a camminare ignari lungo la strada, le ombre dei loro corpi lunghe sull'asfalto. Espira con uno sbuffo e chiude gli occhi, seguendo la schiena del moro, le mani dentro le tasche chiuse in un pugno. Entrato nel vicolo, lancia uno sguardo al lampione che continua a frizzare, illuminando a scatti. Alla fine si zittisce, spegnendosi definitivamente. E' completamente buio. Liam deglutisce, indeciso se tornare indietro. Riesce ancora a vedere la sagoma del ragazzo poco avanti. Fa un altro respiro profondo e fa un passo.
E' da lì che inizia a cadere nel vuoto.
[Liam/Zayn] [Harry/Louis] [Niall/Josh] [39.2k]
[AliceInWonderland!AU] [RobinHood!AU] [ PeterPan!AU] [SnowWhite!AU] [SleepingBeauty!AU]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

“Strange maze, what is this place?
I hear voices over my shoulder
Nothing's making sense at all
Wonder, why do we race?”
Painting Flowers, All Time Low

 

 

 

Liam sorride appena, grattandosi il mento, in imbarazzo, "Non mi fate ridere. Proprio per nulla," esclama, abbassando lo sguardo. Il rumore della gente intorno a lui che ride e beve si mescola all'ultima canzone di Katy Perry, quella con i gelati che si muovono.

Harry gli dà una gomitata, facendo l'occhiolino e trattenendo le risate. Louis tiene il braccio dietro le sue spalle con fare possessivo, una birra nell'altra mano, "Il nostro buon vecchio Payno che non avrà mai una fidanzata. Liam, da amico, quand'è stata l'ultima volta che sei uscito con una ragazza, diccelo sinceramente," domanda, posando la bottiglia sul tavolo. Il blu dei suoi occhi è leggermente annacquato dal troppo alcool.

"Ma che ti frega, a te, per la miseria," risponde sbuffando sonoramente ed appoggiandosi al divanetto di pelle. Nota una ragazza che chiacchiera con un'amica e che continua a fissarlo, arrossendo. Scosta lo sguardo, riprendendo in mano il bicchiere di rossa.

"Magari cerca un ragazzo, Lewis," interviene Niall staccandosi dalla bocca di Josh per riprendere fiato. Le guance chiare sono chiazzate violentemente di scarlatto ed i capelli dorati, ad inizio serata acconciati in una cresta, sono ora sparati in ogni direzione possibile. Josh non è messo meglio.

Intreccia la mano con quella di Josh e raggiunge la ciotola al centro del tavolo per prendere una manciata di noccioline e schiaffarsele in bocca. Liam contorce il naso alla vista della bocca aperta dell'amico mentre parla.

"Insomma, a forza di stare con noi quattro può essere passato dall'altra sponda," aggiunge divertito, facendo scoppiare a ridere Harry che ora sta strofinando il naso sul collo di Louis con nonchalance. Sono veramente disgustosi.

"Oh, no, ti prego! Lee, eri rimasto l'ultimo che poteva mandare avanti la specie ingravidando una dolce fanciulla! Non ci spezzare il cuore così," si lamenta Louis mettendo il broncio. Josh ha chiuso gli occhi e si è accasciato sulla spalla di Niall, praticamente addormentato.

"Primo, smettetela. Secondo, siete tutti e quattro disgustosi. Tre, non mi farò più convincere ad uscire nelle vostre 'serate fra amici e assolutamente senza momenti di coppia' come mi avevate promesso. Mi sento un maniaco che osserva due coppie che stanno per infilarsi a letto! Fa vomitare."

Niall ed Harry scoppiano a ridere all'unisono, il biondo batte le mani sul tavolo come se avesse sentito la cosa più esilarante dell'Universo. Harry si contiene, soffocando le proprie risate nell'incavo del collo del fidanzato a cui è praticamente seduto sopra. Louis lo guarda con un ghigno cospiratore.

"Andiamo, su, su," proclama, facendo spostare Harry e scrollando le spalle di Josh che comincia a scuotere la testa contrariato, "Forza, Joshy. Sveglia, Bella addormentata nel bosco, dobbiamo andare," insiste, usando entrambe le mani per cercare di svegliare il biondo. Quello grugnisce e cinge il busto di Niall con le braccia in un vano tentativo di auto-salvataggio. Niall ride, sguaiato e con le guance che non sembrano intenzionate a perdere il loro colore acceso, "Amore, forza, dobbiamo alzarci." Josh sbuffa e lentamente apre gli occhi, non mollando la presa sul ragazzo.

"Dove andiamo, sweetcheeks?" domanda Harry con gli occhi grandi e la bocca umida per il cocktail che ha appena bevuto. Liam alza gli occhi al cielo. Se cominciano con i nomignoli è la fine, letteralmente.

Louis ghigna di più, tenendo lo sguardo fisso su Liam, "Ora lo vedrai," e lo spinge delicatamente per farlo uscire dal divanetto e mettersi in piedi. Harry traballa sulle sue gambe infinite e si appoggia al fidanzato di qualche tacca più basso. Se non fosse nauseato dalla serata, li troverebbe adorabili. Niall è costretto a trascinare Josh di peso; a quanto pare si è riaddormentato. Liam rimane immobile al proprio posto, la birra fra le mani. Louis alza un sopracciglio, trattenendo con un braccio un Harry ubriaco che ha cominciato a cantare le Spice Girls ad occhi chiusi.

"Payno, aspettiamo te, muoviti," esclama il ragazzo fissandolo intensamente. Liam beve una sorsata dal proprio bicchiere, deglutendo lentamente e sbuffando appena. Non ha voglia di alzarsi ed andare in un altro pub. Conosce Louis, vuole solo cercare qualcuna con cui potergli far passare la serata, tralasciando volontariamente il fatto che a lui non interessa cercare proprio nessuna. Vuole solo tornare in camera, dormire dalle otto alle dieci ore ed aspettare che quelli del trasloco arrivino. Magari domani mattina riesce a farci rientrare anche una ripassatina dell'ultimo capitolo di Storia per l'esame della prossima settimana e un buon Forrest Gump con un pacco di pop corn. Non suona male come Domenica.

Lo sguardo di Louis è pungente. Lo fissa insistentemente e Liam sa, sa fin troppo bene che non ha scampo. Quando Louis Tomlinson si mette in testa qualcosa, quel qualcosa sarà portato a termine. L'unico che riesce a farlo desistere dalle proprie pazze idee è Harry con i suoi occhi verdi a cui non sa resistere, ma dal modo in cui imita il balletto di Wannabe al momento, ogni speranza di Liam è persa. Alza la birra e "Alla tua salute, bambina," esclama, buttando la testa indietro e finendo il fondo del liquido rimasto. Si pulisce la bocca con la mano e si alza in piedi, stirando con le mani le pieghe dei jeans. Louis batte le mani soddisfatto e comincia a trascinare Harry con sé verso la porta. Niall con Josh attaccato poco dietro. Liam in fondo al gruppo.

"Era Winnie The Pooh quello che hai citato?" chiede Niall girandosi appena fuori dal pub. Liam lo guarda, sgranando gli occhi, e scoppia a ridere. L'amico lo fissa con occhi pieni di confusione, Josh russa piano con la bocca aperta e gocciolante di saliva sulla sua maglietta.

"Era Casablanca, Nì. Un grande classico," dice scuotendo la testa ed osservando con la coda dell'occhio Louis che cerca di far camminare Harry con le proprie gambe mentre questo non fa altro che ridacchiare come una ragazzina e scompigliargli i capelli biascicando quanto sia bello, bravo ed intelligente e quanto sia contento di averlo come ragazzo e quanto sia bello il suo - Riporta l'attenzione sul biondo.

"Anche Winnie The Pooh è un classico. Un grande classico," puntualizza ricominciando a camminare. Liam sorride, infilando le mani in tasca e seguendoli lentamente.

L'aria è fredda, ma non insopportabile. Un ragazzo ubriaco sbarella lungo la strada, sostenendosi con la mano sul muro ed urlando loro cose incomprensibili che lo fanno scoppiare a ridere e poi a piangere l'attimo dopo. Le chiacchiere senza senso di Harry sono talmente rumorose che pure essendo indietro di un bel po' di passi riesce a capirle perfettamente.

"E poi prendiamo un gatto e un cane, Lou! Almeno giocano con i nostri bambini- hic. Tu vuoi dei bambini con me, vero, LouLou? Tanti piccoli bimbi belli come te," farfuglia tra un singhiozzo ubriaco e l'altro. Louis non è messo molto meglio, ma almeno riesce a reggersi in piedi senza inciampare nei propri piedi. Anche se, a dirla tutta, Harry riesce ad inciampare anche da perfettamente sobrio. Annuisce con forza ad ogni frase del riccio e fissa attentamente la strada davanti a sé, "Poi ci sposiamo e compriamo una casa con il giardino almeno coltivo tutta la verdura e faccio mangiare sano i nostri figli e racconto loro le storie e facciamo l'amore nel prato," ridacchia agitando le braccia come un aeroplano, "Volooo."

Liam trattiene una risata e scuote la testa, divertito. Alza il naso al cielo, guardando le poche stelle che le nuvole fitte di Londra fanno vedere e chiude gli occhi, inspirando a pieni polmoni. La notte gli è sempre piaciuta più del giorno. Respira una, due, tre volte.

Lentamente, rialza le palpebre, dando un'occhiata davanti a sé. Louis ed Harry stanno sussurrando fra di loro con le fronti appoggiate l'una all'altra e camminano scompostamente, il braccio del liscio stretto saldamente ai fianchi magri del riccio. Niall trascina Josh che continua a russare pur muovendo i piedi. Come faccia, è un mistero. La musica dei locali vicini rimbomba nel silenzio della strada deserta. Un fischiettio inizia poco distante da dove si trova. Cerca con gli occhi chi sia l'artefice quando - oh. E' lui che fischia.

Un ragazzo vestito di nero è appoggiato al muro di un vicolo buio. La sigaretta accesa pende dalle dita, perdendo cenere che cade sull'asfalto sporco. Le labbra, increspate per fischiare, sono di un colore intenso, quasi bagnato, come se le avesse inumidite con la lingua. Il piede appoggiato al muro batte il ritmo di una melodia che Liam non riconosce, una che sa di conoscere, ma che ora non gli viene in mente. Il giacchetto di pelle è un po' troppo largo, arriva a coprire le tasche dei jeans; sa di vissuto con il suo nero sbiadito.

Il viso è quello che colpisce di più Liam. Affilato, magro con le guance scavate. Un velo di barba corvina come i capelli acconciati in una morbida cresta accentua gli zigomi, talmente definiti da risultare taglienti. Le ciglia, alla luce del lampione mal funzionante, sono così lunghe da creare una leggera ombra sulla pelle caramellata. Il naso è elegantemente sottile.

Si ferma in mezzo alla strada, stordito. Le gambe non collaborano, fanno di testa loro. Dice loro di andare, di seguire quei quattro pazzi, ma non si muovono. Sono piantate a terra. Il cuore comincia a battere velocemente nella cassa toracica. E' sicuro che il ragazzo possa sentire il rumore che sta facendo contro le proprie coste. L'ombra sformata di Liam si allunga sul vicolo, catturando l'attenzione dello sconosciuto. Alza lo sguardo.

Prevalentemente è nocciola, si vede con chiarezza anche dalla distanza in cui si trova, ma c'è qualcosa di più chiaro, forse bronzo che con la luce giallognola risalta, in netto contrasto. Il ragazzo lo guarda, alzando un sopracciglio. La sigaretta continua a bruciare in mezzo alle sue dita. Morde un labbro, impercettibilmente, e un angolo della sua bocca si solleva in un sorriso timido, facendo trattenere il fiato a Liam. Butta la cicca a terra, calpestandola con la suola e si gira ancora per dare un'occhiata al castano che lo fissa come una mummia, ogni muscolo immobilizzato. Sorride un po' di più, gli angoli degli occhi formano delle piccole rughe, e si gira di schiena, cominciando a camminare lentamente verso la fine buia del vicolo.

Liam lo fissa, respirando velocemente. Guarda un attimo gli amici che continuano a camminare ignari lungo la strada, le ombre dei loro corpi lunghe sull'asfalto. Espira con uno sbuffo e chiude gli occhi, seguendo la schiena del ragazzo, le mani dentro le tasche chiuse in un pugno. Entrato nel vicolo, lancia uno sguardo al lampione che continua a frizzare, illuminando a scatti. Alla fine si zittisce, spegnendosi definitivamente. E' completamente buio. Liam deglutisce, indeciso se tornare indietro. Riesce ancora a vedere la sagoma del ragazzo poco avanti. Fa un altro respiro profondo e fa un passo.

E' da lì che inizia a cadere nel vuoto.

 

o|o

 

La schiena gli sta facendo vedere tutte le costellazioni da quanto gli fa male. Prova a muovere le gambe. Almeno quelle funzionano, per fortuna. Si rotola, sdraiandosi a pancia in su, cercando di respirare. Sgranchisce le dita della mano e- foglie? Strizza gli occhi, coprendosi la vista con il palmo; il Sole che trapela dai rami è troppo forte. Sbatte le palpebre un paio di volte e mette a fuoco il posto in cui si trova.

E' un bosco.

Gli alberi spiccano alti verso il cielo, allargando i rami in un intrigato intreccio di foglie. Il piano su cui si trova è terra. Terra, terreno, insomma, come lo si vuole chiamare. Si mette a sedere, massaggiandosi le tempie che minacciano di scoppiare.

"Prova a ragionare, Lee," dice a se stesso, disegnando cerchi sulla propria pelle, "Come è possibile che dalla strada tu sia finito in un bosco?" La sua voce rimbomba fra i tronchi. Gli fa venire i brividi.

Ok, con calma. Stava seguendo quel ragazzo ed ha cominciato a cadere. Poi non ricorda più nulla. Forse l'ha stordito! Miseria, avrebbe dovuto pensarci. Che cretino. E' ovvio che sia stato stordito e portato qui, non c'è altra spiegazione. Ma - perché? Che senso ha portarlo in un bosco sperduto con niente intorno se non foglie e corteccia? Se avessero voluto derubarlo gli sarebbe bastato lasciarlo lì.

Tasta l'interno della giacca. Il portafoglio c'è ancora. Strano.

"C'è nessuno?" grida mettendo le mani a campana attorno alla bocca. Il vento fa riecheggiare la voce un paio di volte. "Maledizione," sbuffa prendendosi la testa fra le mani. Perché non ha seguito i suoi amici? Ora non si troverebbe in questa situazione. Sperduto, da solo, nel bel mezzo di un bosco disabitato e magari anche lontano da ogni tipo di contatto umano. Meraviglioso. Già s'immagina i titoli del giornale.

"Cadavere di giovane ventunenne trovato in un bosco dopo cinquant'anni."

Ok, un po' pessimistica come visione, ma, ehi. Con la fortuna che si ritrova è davvero solo come un cane in mezzo al nulla. Sbuffa sonoramente, mettendosi in piedi. La testa gira, facendogli perdere l'equilibrio. Respira più volte, per mantenere la calma, e si guarda intorno. Anche da un metro e ottanta di altezza la visuale è sempre la stessa. Vuoto assoluto.

Ha fatto lo scout, può cavarsela. Una volta è rimasto un'intera notte da solo nel bosco per una sfida e non è morto di paura. Ed allora aveva dodici anni! Di certo, alla veneranda età di ventuno, non si farà intimidire da un insulso boschetto foglioso. Nossignore.

Comincia a camminare, a caso. Segue qualche rumore, ma finisce sempre per trovare degli animaletti indifesi che lo fissano terrorizzati. Strappa un pezzo della maglietta e lo allaccia ad un albero come punto di riferimento. Dopo la terza volta che ogni sua missione di scoperta lo riporta al pezzo di stoffa bianca, si rassegna.

Morirà qui, a ventun anni, dimenticato dal mondo. Gli occhi cominciano a pizzicare per la voglia di piangere.

Tira su con il naso, stringendo i pugni. Non può essere debole. Se si fa prendere dalla disperazione, la speranza di sopravvivenza è inesistente. Prende un respiro profondo e dà un'occhiata al Sole. Sarà più o meno mezzogiorno. Riabbassa lo sguardo, ma - fumo. C'è una striscia di fumo che si alza da dietro le chiome degli alberi di fronte a lui!

Scatta in piedi, pulendosi le mani sui pantaloni e comincia a correre a più non posso. I polmoni bruciano per lo sforzo, ma non gli importa. Forse c'è qualcuno. Forse lo possono far tornare a casa. Forse non morirà! La mancanza di ossigeno è davvero l'ultimo dei suoi pensieri.

I rami gli tagliano la pelle delle braccia e anche un po' il viso, ha solo voglia di ridere e non sa perché. Si fa prendere dalla disperazione troppo facilmente, questo lo sa. La sua reazione è esagerata, ma non può farci nulla.

"Ehi," urla con il poco fiato rimasto, "Ehi!" L'ombra di una casa gli si profila davanti. La veranda, il giardinetto curato, il tetto di paglia. Sembra una casa delle fiabe. "Ehi! Aiuto! Aiuto," insiste ancora, avvicinandosi sempre di più all'abitazione. La figura di un uomo scatta in piedi dalla staccionata su cui era seduto.

"Chi sei?" urla di rimando la figura, mettendo le mani sui fianchi. La voce è - familiare.

"Mi sono perso," risponde Liam, rallentando il passo e poggiando i palmi sulle ginocchia per riprendere fiato. Il torace sta per scoppiare.

"Allora non sono il solo," ridacchia l'altro. Due calzature rosse, leggermente appuntite, gli compaiono d'improvviso sotto gli occhi. Le gambe sono fasciate da aderenti calze verdi. Liam sobbalza, alzando lo sguardo impaurito. Come diavolo ha fatto ad avvicinarsi così in fretta?! Si porta una mano al petto per lo spavento e la mascella gli tocca quasi terra per lo stupore.

"Louis?!" gracchia fissando ad occhi sbarrati l'amico. E' vestito interamente di verde, calze, maglia fermata sulla vita con una cintura di cuoio, cappellino con piuma rossa. Sembra...

"Il mio nome è Peter Pan, straniero," esclama chinandosi in un inchino, facendo svolazzare il cappello con la mano, "Temo di non conoscere questo vostro Louis." Liam deglutisce, scuotendo la testa. C'è un martello che gli sta perforando le tempie.

"Louis, non scherzare, per favore. Mi era preso un colpo! Credevo di essere stato abbandonato da quel ragazzo in mezzo ad un bosco," sbotta tentando di recuperare l'ossigeno utilizzato. Louis corruga la fronte, guardandolo confuso. Poggia di nuovo le mani sui fianchi.

"Straniero, il mio nome non è Louis, ma Peter Pan, nativo di Kensington Garden, ma attualmente messaggero del regno di Sua Maestà, la Regina di Cuori. Vi prego di non insistere." Il suo tono non è minaccioso, ma non permette di controbattere. Ha la mascella contratta e le sopracciglia aggrottate eppure rimane così infantile.

"Cosa vuol dire che sei il messaggero del regno di Sua Maestà, la Regina di Cuori?! Per favore, non prendermi in giro. Non sto capendo più nulla! Dove siamo? Harry? Dov'è Harry? Niall? Josh? Che fine hanno fatto?" chiede, girando la testa intorno a sé come un pazzo. Tutto quello che vede sono cespugli perfettamente curati e statuette di nani da giardino. Sette.

Louis lo fissa stranito. Si alza da terra e gli ricade davanti agli occhi. Il castano fa un passo indietro, terrorizzato.

"Cosa diavolo-?! Tu! Voli!" urla cercando un appoggio con la mano. Il ragazzo vestito di verde scoppia a ridere, "Certo che volo, straniero! Come credi che sarei potuto essere il messaggero del Regno senza saper volare? Magari andando a cavallo?” lo prende in giro, guardandolo estremamente divertito. Liam respira a scatti, il cuore gli è arrivato in gola. Gli si avvicina volando di nuovo, un'espressione preoccupata in viso. Liam casca a terra.

"Oh," mormora chinandosi verso di lui, "Voi avete paura di me," constata, osservandolo mentre indietreggia terrorizzato. Liam annuisce con gli occhi ancora sbarrati. Louis scatta in piedi, imbronciato.

"Non potete avere paura di me! Io sono Peter Pan! Non sono spaventoso!"

Liam deglutisce, stringendosi le gambe al petto. Lo hanno drogato. Devono avergli dato una droga pesante, qualcosa di allucinogeno. O forse è tutto uno scherzo! Lui e gli altri lo stanno prendendo in giro come al solito con uno dei loro scherzi! Ora Louis smetterà con questa farsa e gli riderà in faccia, come suo solito. Andranno a bere una birra e Liam si rinchiuderà a vita in camera sua. Eppure - come ha fatto a volare? Come diavolo ha fatto a sollevarsi letteralmente da terra, con niente attorno o attaccato o quello che diamine è, e librarsi in aria senza sforzo? Dove sono le videocamere? Sono in un teatro? Da qualche parte ci deve essere qualcuno che con qualche aggeggio è riuscito a farlo volare! Non è - possibile. E' tutto così reale! La consistenza delle foglie, il terreno, il vento.

"Louis, ti prego, se è uno scherzo, falla finita. Se mi volevi terrorizzare, ci sei riuscito. In pieno, alla grande! Sono fottutamente terrorizzato. Ti prego, basta," sussurra con la voce che trema e il cuore che batte forte. Louis si siede a gambe incrociate davanti a lui, il mento sorretto dalle nocche delle mani.

"Non so come farvi capire che il Louis che tanto vi ricordo, non sono io," dice con tranquillità, chinando la testa di lato. La pelle chiara è rosata sulle guance, come quella di un bambino. Gli occhi sono vivi, blu acceso.

"Oh, cielo, Peter! Che succede qui?"

Liam e Louis fanno scattare il viso verso la voce.

Harry.

"Harry;" esclama Liam scattando in piedi e buttandosi fra le sue braccia. Il ragazzo perde l'equilibrio e anche il cestino di vimini che ha in mano, facendo sparpagliare per terra un tappeto di more nere. Louis lo tira violentemente da una spalla, facendolo allontanare da Harry all'istante.

Il riccio ha gli occhi verdi sbarrati, esterrefatti. Le labbra rosse sono socchiuse e le sopracciglia toccano quasi l'attaccatura dei capelli. Liam sbatte le palpebre un paio di volte. E' un sogno. Deve essere un sogno. Non è possibile. Non - non ci può credere.

"Allontanatevi immediatamente, straniero," ringhia Louis coprendo il corpo di Harry con il proprio, un'espressione feroce in volto. Liam porta le mani ai capelli, disperato. La testa gli scoppia, ha voglia di piangere e desidera solo tornare a casa con i suoi amici che ora sembrano non averlo mai visto in vita loro.

"Pet, non essere maleducato," mormora Harry accarezzandogli una spalla con la mano affusolata. Sta guardando Liam con curiosità, i suoi tratti si sono ammorbiditi notevolmente, lasciando spazio ad un sorriso timido, ma dolce. Louis si morde un labbro, abbassando la testa. Annuisce appena e si mette accanto ad Harry che lo prende a braccetto, il cestino aperto dimenticato sul terreno polveroso.

"Pet, è un tuo amico?" domanda, sorridendo incoraggiante verso Liam. Il castano si copre il viso con le mani, cercando in tutti i modi di non scoppiare a piangere come una ragazzina.

"Non so da dove venga e non so chi sia," biascica Louis, guardando per terra con fare scocciato e muovendo con un piede alcune more. Harry alza gli occhi al cielo, divertito, e dà una spinta a Louis con la spalla.

"Beh, dobbiamo presentarci, no?" cinguetta il riccio, guardandolo con eloquenza Louis. Quello sbuffa sonoramente e "Io mi sono già presentato. Lui è Snow White," farfuglia con la voce a cantilena. Harry gli dà una gomitata nel costato.

"S-Snow White?!" balbetta Liam, fissandoli sempre più confuso e terrorizzato, "Intendi che- tu saresti Biancaneve?!"

Harry scoppia a ridere, coprendosi subito dopo la bocca rossa con la mano, ed arrossendo lievemente, "Nessuno mi chiama in quel modo. Tutti mi conoscono come Snow," mormora sorridendo. Louis sbuffa ancora, incenerendo Liam con lo sguardo. Il ragazzo prende un enorme respiro e chiude un secondo gli occhi.

"Quindi lui," inizia indicando Louis che si raddrizza immediatamente, quasi scottato dall'affronto del dito puntato contro, "sarebbe Peter Pan e tu saresti Biancaneve?" domanda tenendosi la testa con una mano. Harry annuisce, mordicchiandosi un labbro ed aggiustando il tessuto blu della casacca. Ovvio. Casacca blu, pantaloni gialli, fascia rossa fra i ricci. Perché non ci ha pensato subito? "E siamo nel regno della Regina di Cuori, erro?" continua, massaggiandosi la tempia. Harry annuisce di nuovo.

"Siete nel Regno di Malbera, terra di mezzo fra il Fiume dei Sogni e le Montagne della Notte," spiega staccandosi da Louis per chinarsi a raccattare le more. Il liscio si piega per aiutarlo immediatamente.

"Fiume dei Sogni, Montagne della Notte. Certo, tutto chiaro. Mi hai illuminato," commenta sarcastico Liam, poggiandosi all'albero vicino.

"Non sappiamo il vostro nome né da dove venite, straniero," esclama Louis con tono freddo. Si è rimesso in piedi e sta offrendo la mano ad Harry per sollevarsi. Liam lo guarda e sospira.

"Sono Liam e vengo da Londra, Inghilterra."

Louis ed Harry si guardano confusi tra di loro per poi riportare l'attenzione sul ragazzo.

"Non ho mai sentito parlare di questo strano regno," dice Harry, toccandosi il mento glabro, "E' aldilà della Valle delle Stelle, per caso?" Liam trattiene una risata ed annuisce vigorosamente, a casaccio. Il sorriso del riccio si allarga, "Ecco, perché non l'ho mai sentita dire. Non conosco bene quelle zone," spiega a Louis. Il liscio sorride, imbambolato, e Liam può scommettere che non abbia ascoltato una sola parola di quello che ha detto, ma piuttosto che non abbia fatto altro che fissargli le labbra in movimento. Tra questo Louis e quello di Londra non cambia molto, dunque.

"Se sei Biancaneve, dove sono i sette nani?" domanda lanciando un'occhiata alla casa. L'edera rampicante ricopre buona parte della parete frontale.

Harry ridacchia, sistemandosi un riccio sotto la fascia, "Oh, loro se ne sono andati da un pezzo ormai. Mi hanno lasciato delle loro riproduzioni in scala da mettere in giardino, però." Louis comincia a giocare di nuovo con un sasso per terra, escludendosi dalla conversazione. Liam aggrotta le sopracciglia, confuso."Vivevano con me finché il Principe non mi ha salvato," aggiunge, sorridendo con la bocca, ma non con gli occhi.

"Principe?"

Harry lo guarda con tenerezza, "Certo, il Principe Azzurro. Il Principe Nick, del vicino Regno di Andalasia. Lui ha spezzato l'incantesimo della mela e ora ci stiamo per sposare." Liam osserva Louis che si ingobbisce sempre di più come a cercare di sparire.

"Aspetta. Intendi Nick Grimshaw? Il tuo professore di Architettura? Alto, moro, faccia da cavallo?" Harry strozza un verso sorpreso, spalancando gli occhi. Louis smorza un sorriso.

"Come vi permettete?! Il Principe non ha - non ha la faccia da cavallo," esclama stizzito, un leggero rossore sulle guance. Louis bofonchia un "Eccome se ce l'ha," ma Harry sembra non sentirlo, troppo concentrato a guardare torvo Liam.

"Non siete per nulla gentile, anzi," mugugna, pulendo il cestino dalla terra e drizzando la schiena, "Con permesso." E comincia a camminare verso la casa a passo spedito, i ricci che ballano.

"Snow! Fermo," lo chiama Louis correndogli dietro. Harry lo fulmina e il ragazzo si ferma, facendolo entrare in casa sua senza aggiungere una parola. Si siede per terra a gambe incrociate e disegna sulla terra con un bastoncino, ignorando bellamente Liam. Le labbra sporte in un piccolo broncio.

"Mi dispiace, amico," mormora Liam sedendosi davanti a lui. Quello scrolla le spalle e continua ad ignorarlo, "Non è colpa vostra."

"Oh, per favore, dammi del tu. Mi sento un matusalemme se continui a darmi del voi." Louis ridacchia appena, tenendo lo sguardo basso. Gli occhi blu fissano quelle che sembrano mele disegnate sulla polvere. Si tiene il viso con il palmo della mano, appoggiandosi al ginocchio. E' così piccolo.

Liam si morde un labbro, poggiando il mento sulle nocche, "Sei proprio cotto, eh?"

L'altro sbarra gli occhi, fissandolo a bocca aperta. Le guance prendono immediatamente colore, passando dal rosa al carminio in una frazione di secondo, "Cosa dit-dici? Di che stai parlando?" domanda con tono quasi arrabbiato, peccato per la voce che trema. Liam sorride, guardandolo con uno sguardo di comprensione.

"Di Har-Snow. Biancaneve, lui, insomma. Ti piace proprio, mh?"

Louis serra la mascella, scuotendo violentemente la testa e riabbassando lo sguardo in fretta, gli zigomi sono talmente rossi che pensa a momenti possano prendere fuoco, "Non so di cosa tu stia parlando. Io e Snow siamo solo buonissimi amici, nulla di più." Liam annuisce, ridendo sotto i baffi e comincia a tracciare dei disegni sulla terra anche lui, "Come vi siete conosciuti, per la cronaca?" domanda guardando la figura di Harry dalla finestra, intento a fare qualcosa.

Il viso di Louis si illumina in un sorriso dolce, i capelli lisci nascosti dal cappellino verde, "Dovevo andare a portare un messaggio a Shrek e Fiona da parte di Sua Maestà, ma come al solito mi sono perso e sono finito qui." Liam ridacchia, notando gli occhi di Harry che lo scrutano da dietro il vetro e che, appena scoperto, si abbassano indifferenti, "Non ho un grande senso dell'orientamento, ma volo più veloce di chiunque altro in tutto il Regno," spiega con una punta di orgoglio nella voce. Vorrebbe dirgli che anche il Louis di Londra fa schifo ad orientarsi, ma si trattiene.

"Lo-Peter, ho bisogno di una mano. Sai a chi potrei rivolgermi per tornare a casa mia?"

Louis lo guarda, pensoso. Mormora qualcosa e con un "Ah" scatta in piedi, anzi in aria, e sorride entusiasta. "Vai al castello, dal Bianconiglio. Lui saprà di certo come farti tornare nel tuo Regno."

"Io non ho la minima idea di dove sia questo castello, però..."

Louis ghigna come a dire "E io qua, secondo te, che ci sto a fare?". Batte le mani e gli dà le indicazioni necessarie. Raggiungere il terzo pino, girare a destra e proseguire fino alla Torre di Raperonzolo. Girare a sinistra per due volte e andare dritto fino al castello. Facilissimo. Liam ce la può fare. Annuisce all'ennesima raccomandazione del ragazzo: non deve essere scortese, deve rivolgersi a tutti dando del voi ed inchinarsi educatamente. Ricevuto.

"Mi raccomando, sii educato, Leeann. In questo paese la gentilezza e la cortesia sono tutto."

"E' Liam, non Leeann," lo corregge annuendo. Louis sbuffa agitando la mano in aria, "E' uguale, su, su. Ora vai o arriverai a Sole calato." Lo spinge dalle spalle indirizzandolo verso la strada battuta, delimitata da una fila di tigli. Liam fa qualche passo in avanti per poi girarsi.

"In bocca al lupo con Snow, amico," lo saluta agitando la mano e con un sorriso sulle labbra. Louis arrossisce come un peperone e va verso la porta della casa senza dire nulla.

 

o|o

 

Naturalmente si perde. Ha seguito le indicazioni di Louis, ma dopo aver girato a destra al terzo pino, la Torre di Raperonzolo, proprio non c'era. Se un capanno abbandonato con dei corvi appollaiati sopra era la fatidica torre, beh, Liam deve rivedere tutte le sue conoscenze fiabesche.

"Che la forza sia con te," mormora fra sé, ridendo nel silenzio del bosco. Non che ci sia molto da ridere in fin dei conti. Era riuscito a trovare due dei suoi migliori amici che sembrano essere completamente impazziti e che si credono Peter Pan e Biancaneve, ma che almeno sono degli essere viventi ed adesso si ritrova di nuovo al punto di partenza; perso nel nulla, solo come un cane. Si siede per terra, cominciando a strappare fili di erba con rabbia.

Perché? Per quale maledettissimo motivo deve trovarsi in una situazione del genere?! E' stato un errore, un fottuto errore. Ha visto quel ragazzo e l'ha seguito e ok, non avrebbe dovuto, ma ora si merita tutto questo? Essere abbandonato nel nulla senza la minima idea di dove si trovi?! Ha voglia di sbattere la testa ripetutamente per terra. Magari scava una buca e riesce a tornare a casa.

"Ehilà!"

Liam alza lo sguardo immediatamente, ma non vede nulla.

"Voi, straniero!"

Ci risiamo. Di nuovo con lo straniero. Liam si guarda intorno. Ci sono solo alberi su alberi, nulla di più. Nessuno di più.

"Chi è?" domanda a voce alta, magari sta parlando con l'Uomo Invisibile. Ah-ah, non è divertente.

"Potrei farvi la stessa domanda, messere," ribatte quello da qualche parte vicino a lui. Liam continua a cercare, "Non ti - non vi vedo. Dove siete?"

Delle foglie cominciano a cadere seguite da un corpo, Liam fa un passo indietro, trattenendo il fiato. La figura si raddrizza, sfoggiando un sorriso smagliante.

"Mi presento, sono Robin Hood, il ladro gentiluomo," esclama inchinandosi e togliendosi il cappello color muschio. I capelli biondi spiccano notevolmente dopo che si è risistemato il copricapo con cura.

"Qua stiamo scherzando," bofonchia Liam, trattenendo le risate, "Io non ci posso credere. Non ci voglio credere."

L'uomo lo guarda confuso, tenendo la mano sul fodero del pugnale legato alla cintura, "Cosa vi turba, buon uomo? C'è qualcosa che non va?"

Liam alza un sopracciglio, ridendo senza un valido motivo. I nervi gli stanno cominciando a cedere, "Seriamente, Niall?! Mi stai davvero chiedendo che cosa c'è che non va?!" sbotta marcando le proprie parole con il movimento della mano. Il biondo corruga la fronte, guardandolo diffidente.

"Ora ti racconto: allora, eravamo al pub, anzi, ero, perché te non sei Niall e non mi hai mai visto in vita tua. Quindi, ero al pub con i miei amici e decidiamo di andare da un'altra parte e voi - loro, camminano tutti a coppiette e io rimango dietro, come al solito. Non che mi dia fastidio, non mi è mai importato, in fin dei conti," Niall si sta guardando intorno con un cipiglio sospettoso ancora nel volto, "E quindi sono solo soletto e vedo questo ragazzo, perché sì, Niall, era un ragazzo e non una ragazza, che fischietta e fuma una sigaretta sorridendomi appena e il cervello mi va in stand-by, senza motivo! Lo seguo come un deficiente e comincio a cadere nel vuoto. Mi sveglio da solo nel bosco, mi dispero per un paio di ore poi noto del fumo dietro degli alberi ed arrivo ad una casa, e indovina chi c'è?" Gli occhi celesti di Niall sono cupi, "Louis! Anzi no, Peter Pan come mi ha detto mille volte e Harry in versione Biancaneve! Con tanto di cestino delle more! Non si ricordano di me perché ehi! Io sono solo uno straniero che viene da oltre le Valle delle Stelle, che poi, seriamente? La Valle delle Stelle? Ma che nome sarebbe? Insomma, non sanno nulla di me eccetera e chiedo a Peter Pan come andare dal Bianconiglio che forse è l'unico essere vivente che sa come farmi tornare a casa, ma ecco che sbaglia a darmi le indicazioni e ora mi trovo qui con te che sei Niall, ma non sei Niall perché sei Robin Hood. Quindi, tutto ok. Va tutto a meraviglia," finisce praticamente urlando, il respiro affannato.

Niall lo guarda un attimo e in una frazione di secondo tutto è nero.

 

o|o

 

"L'hai ucciso, per la miseria!"

"Non l'ho ucciso! Respira ancora."

"Sei un pazzo omicida senza il minimo rispetto per le vite altrui! Avresti potuto ammazzarlo!"

"Avrei potuto, ma non è successo! Smettila di farne un dramma!"

Liam sbatte le palpebre, massaggiandosi la nuca. C'è un piccolo bozzo proprio al centro esatto della testa. Apre gli occhi, strizzandoli per la luce e cercando di capire dove si trovi. Vede una finestra, un armadio, un tavolo, uno specchio con un ragazzo sdraiato sul letto riflesso sopra e - e' lui! E' sdraiato su un letto! Si mette di scatto seduto, ma geme dal dolore alla testa, stringendo i denti.

"Cielo, si è svegliato," mormora preoccupata una delle due voci che lo hanno svegliato. L'altra scoppia a ridere, "Per fortuna era morto! Ti lascio al tuo lavoro, amico. Il mio, qui, è finito." Un ringhio è tutto quello che ottiene come risposta.

Liam si massaggia il collo, dolorante anche quello, e cerca di reggersi in una posizione seduta con l'altra mano poggiata sul materasso. Ogni singola parola rimbomba nella calotta cranica come un martello pneumatico.

La porta si apre lentamente. Il busto di un uomo compare piano piano da dietro la lastra di legno antico.

"Buongiorno," sussurra intimorito, entrando quasi del tutto nella camera dalle pareti rosa pastello. Liam non riesce a mettere a fuoco i lineamenti. Vede solo un'ombra nera che si avvicina lentamente a sé.

"Non riesco a vedert- vedervi," esclama leggermente impaurito, cercando la testata del letto per appoggiare la schiena, le linee dell'uomo si fanno piano piano più chiare. Ha le spalle piccole, coperte da qualcosa di rosso scuro.

"Avete preso una bella botta, temo. Ho dovuto darvi delle medicine per il dolore, ma danno un po' di stordimento come effetto collaterale, sono mortificato."

Liam annuisce piano, strizzando gli occhi per vedere meglio. Riesce a vedere il bianco di quella che sembra essere una camicia e l'oro di - una collana? Non riesce a distinguere bene, la vista è ancora confusa.

"Come vi sentite?" domanda l'uomo dopo un po'. La voce è realmente preoccupata.

Liam alza appena le spalle, deglutendo. Il fatto di non riuscire a decifrare gli oggetti lo sta facendo impazzire, "Cieco e dolorante."

Una risata cristallina gli arriva alle orecchie, interrotta subito dopo da un finto colpo di tosse. La figura rimane a debita distanza dal letto.

"Vedrete che a breve starete bene. Non è niente di grave. Robin ha la brutta abitudine di tramortire gli sconosciuti che appaiono minacciosi, mi dispiace."

Liam strozza nella propria saliva, "Tramortire? Minaccioso? Nia- Quel pazzo mi ha colpito alla testa perché mi credeva minaccioso?!" esclama allibito. L'oro della collana sta prendendo una forma rotondeggiante.

"Non la prendete come una cosa personale, è fatto così. Esagera, ma non lo fa con cattive intenzioni. Ha detto che avete cominciato a parlare velocemente, urlando di un certo Neil, qualcosa del genere, e di Peter Pan e Snow White. Credeva foste impazzito," spiega con semplicità Giacca Rosso Scuro. Finalmente il cerchio color oro si trasforma in un orologio.

"Siete il Bianconiglio! Voi! Il Bianconiglio!"

La figura sobbalza leggermente, annuendo con la testa, "Sono il Bianconiglio, in persona," mormora diffidente.

Liam sorride, ricominciando a respirare tranquillamente, "Dio, finalmente! Lou- Peter Pan, quello vestito di verde che vola, avete presente? Lui mi ha detto che voi sapete come farmi tornare a casa mia, a Londra!" Il viso dell'uomo si schiarisce mano a mano, rivelando dei capelli neri come la pece.

"Peter è un ragazzo, la maggior parte delle volte. Si fa prendere dall'entusiasmo. Sono dispiaciuto, ma non credo di conoscere questa vostra Londra e tantomeno di sapere come riaccompagnarvi lì, messere," dice giocando con l'orologio nervosamente. I tratti si fanno sempre più chiari. Guance scavate, occhiali sul naso affilato, un velo di barba sul mento.

"Sei il ragazzo del vicolo," mormora Liam con un filo di voce, inudibile, riuscendo finalmente a vedere con chiarezza. Il ragazzo si sta mordendo un labbro, fissando a terra, "Che mi venga un colpo!" Il moro alza lo sguardo, confuso.

"Scusate?"

Liam scuote la testa, sorridendo amaramente, "Niente, nulla di che, scusate. Dicevo che voi siete il ragazzo del vicolo, quello che mi ha portato qui."

Gli occhi nocciola del ragazzo da dietro le lenti sono sempre più confusi, "Non capisco di cosa stiate parlando, messere."

Ovviamente anche lui non si ricorda di lui. Certo. Sbuffa, alzando le spalle, sconfortato, "Lasciate perdere, non potete capire."

Cade il silenzio per mezzo minuto, imbarazzante ed opprimente, poi il ragazzo parla di nuovo, "Sua Maestà la Regina di Cuori vi vuole parlare non appena vi sarete ripreso completamente." Liam alza lo sguardo, incrociando quello del Bianconiglio. Aveva ragione. In prevalenza nocciola, ma con punte rame vicino all'iride.

"Sono pronto."

L'altro è preso in contropiede, "Siete sicuro? Avete bisogno di riposo. Non dovreste sforzarvi," esclama con preoccupazione, le mani che giocano ancora con il cipollotto d'oro.

"Prima le parlo, prima torno a casa. Spero." Il moro annuisce, visibilmente in lotta con se stesso e va verso la porta, "Seguitemi."

La stanza dove viene portato è enorme. Lunghi drappeggi pendono dai muri, sistemati con cura accanto a finestre gigantesche che fanno trapelare il Sole calante in mille sfumature diverse. Un trono, in fondo alla sala, spicca in altezza. Mille intrecci di legno formano figure che Liam non riesce a riconoscere. La Regina è seduta con la gamba accavallata e lo fissa senza espressioni in viso. I lunghi capelli corvini scendono su una spalla, abbelliti da rose rosse come il sangue. Il viso è cadaverico, bianchissimo. La veste semplice, aderente e lunghissima, di un rosa pallido. Al collo un ciondolo d'oro con qualcosa di rosso disegnato sopra. Le labbra rubino si sollevano in un piccolo ghigno.

"Ben svegliato, straniero. Spero che le cure del nostro Bianconiglio siano servite a farvi stare meglio," dice con tono freddo, il sorrisetto sempre sulle labbra. Le sopracciglia sono sollevate, in segno di sfida e la mano sinistra sta frantumando qualcosa, poggiandosi con il gomito sul trono di legno. E' inquietante.

Liam annuisce, improvvisando un inchino disordinato e cercando di riprendere l'equilibrio, sbattendo forte le palpebre. Si schiarisce la voce ed infila le mani in tasca, "Sono state impeccabili, Sua Maestà. Mi sento infinitamente meglio." Gli occhi scuri della Regina lo fissano immobili, come pietrificati. Si solleva, mettendosi in piedi. La lunga veste la segue fedelmente mentre scende i gradini con grazia. Una guardia, anzi un quattro di cuori con la lancia, le porge la mano per aiutarla.

"Zayn," miagola la donna, lanciando un'occhiata al Bianconiglio che sta ora chinando la testa in segno di riverenza, "Robin Hood è già tornato alla foresta?" Il ragazzo annuisce debolmente, "Sì, Sua Maestà. Doveva sistemare delle faccende con Mago Merlino. E' scoppiata di nuovo la sala principale della sua torre."

Liam trattiene una risata, scuotendo la testa. Il viso delicato della Regina scatta immediatamente verso di lui, un cipiglio duro negli occhi neri come i capelli, "Cosa vi fa ridere, straniero? Trovate divertente il nostro regno?" domanda indispettita. Il Bianconiglio lo guarda con rimprovero, alzando gli occhi al cielo.

"Assolutamente no, Sua Maestà. Vi prego di scusarmi per la mia mancanza di rispetto."

La Regina sembra apprezzare, un sorrisetto compiaciuto sulle labbra perfettamente definite e velenosamente rosse, "Le vostre scuse vi fanno onore. Ma, sbadata me, non ci siamo ancora presentati," esclama con finta cordialità, Liam corruga la fronte, diffidente, "Io, naturalmente, sono Sua Maestà la Regina di Cuori. Questo," indica il ragazzo moro che tiene lo sguardo basso, "e' il Bianconiglio, ma puoi chiamarlo Zayn. Non gli dà fastidio, vero, tesoro?" Liam trattiene un conato di vomito nel vedere le mani candide della donna sollevare il mento del ragazzo, come si farebbe ad un bambino disobbediente. Zayn annuisce debolmente e la Regina sorride più compiaciuta, lasciando di scatto la presa e riportando l'attenzione su Liam, "Continuo a non sapere il vostro nome, temo."

Liam sorride appena, infastidito. Il viso di questa donna è uguale a quello di una bambola di porcellana, bellissimo, ma falso come pochi, "Sono Liam Payne, Sua Maestà."

La Regina annuisce come se già sapesse tutto e sporge le labbra con fare pensoso, "E cosa posso fare, io, per voi, messere Payne? Sono solo la regina di un piccolo regno in fin dei conti," dice sbattendo le lunghe ciglia. Liam stringe le mani in un pugno, l'irritazione in ogni fibra del corpo.

"Vorrei tornare al mio paese, Maestà. Speravo che la vostra irraggiungibile bontà mi concedesse tale favore," esclama, facendo un inchino sfarzoso, con un tono talmente falso da far venire voglia a se stesso di prendersi a sprangate. Zayn lo nota e lo fulmina, all'istante; la Regina sorride e basta e si gira, ritornando al proprio trono. Si siede in un fruscio di vesti e lo guarda, il divertimento chiaramente leggibile in volto.

"Oh, certo. Avete pensato bene. So come farvi tornare a casa, questo è certo."

Liam scatta in avanti, inconsapevolmente, ma si ferma subito. La trepidazione e la felicità lo stanno per far saltare come un pazzo, "Veramente?!" domanda speranzoso, un sorriso ampissimo in viso.

La donna annuisce, continuando a sorride di lato, e con melodrammaticità (non conosce Louis, lui sì che è il Re del Melodramma, anzi, la Regina), sbuffa, alzando gli occhi al cielo, "Sì, mio caro, so come farvi tornare a casa, ma non vi sembra presuntuoso pretendere un favore da me senza avere niente da offrirmi in cambio?"

Liam si acciglia. Dà un'occhiata a Zayn, ma il ragazzo continua a tenere lo sguardo basso, ignorando la conversazione. Incrocia le braccia al petto e "Cosa vorreste in cambio, Sua Maestà? Non ho niente da offrirvi con me," esclama, guardingo. La Regina sorride fra sé, guardandosi le unghie con aria scocciata.

"Snow White sta per sposarsi, il matrimonio è fra esattamente sette giorni. Il Principe Azzurro arriverà fra poco per vedere i progressi e, naturalmente, per sposarsi. Purtroppo, uno dei miei fidati organizzatori si è infortunato, lasciando tutto il lavoro nelle mani del Bianconiglio. Non dubito della sua bravura, ma le cose da fare sono talmente tante che una sola persona non può essere in grado di portarle a termine. La mia proposta è questa: voi aiuterete Zayn ad organizzare il matrimonio e dopo la funzione, io vi rimanderò a casa vostra."

Liam la continua a fissare, non convinto, "Non credo di essere in grado di potere aiutare, non ho mai fatto una cosa del genere e -" serra la mascella, aggrottando le sopracciglia, "Chi mi dice che manterrete la promessa?"

Zayn emette un verso stupito, alzando di scatto la testa e fissandolo con gli occhi sbarrati. La donna sorride, ridacchiando, "Mi piace come pensate. Siete scaltro. Beh, come io mi fiderò di voi affidandovi l'organizzazione del matrimonio, voi dovrete fidarvi della mia parola," spiega stendendo il braccio per guardarsi la manicure rossa fuoco. Zayn lo sta ancora fissando esterrefatto. Si morde piano l'interno di una guancia, pensando.

L'atteggiamento della donna non gli piace, minimamente. E' strano, c'è qualcosa che non quadra nel modo in cui si comporta. Non lo convince. Eppure è la sua unica speranza. Vuole solo tornare a casa, in qualche modo. Sette giorni sono tanti, lo sa bene, ma lei non sembra intenzionata a fare altrimenti. Sempre meglio aspettare un po' che per sempre, no?

"Ok, accetto," esclama guardandola intensamente. Gli occhi scuri della Regina si posano sui suoi, compiaciuti. Le labbra rosse si sollevano, mostrando i denti bianchissimi.

"Zayn vi mostrerà la stanza per il vostro soggiorno qui e risponderà a qualsiasi vostra domanda. Vero, tesoro?" dice, ghignando verso il ragazzo moro. Zayn piega la testa, con rispetto, ed annuisce, "Ai vostri ordini, Maestà."

Sospira, soddisfatta, e muove la mano, facendo loro segno di lasciarla sola, "Potete andare. Ho finito," esclama con una punta di fastidio.

Liam la fissa un'ultima volta prima di seguire Zayn che, inchinatosi, si è incamminato verso la porta dalla quale sono venuti. Scuote la testa, consapevole. Sarà una tragedia.

 

o|o

 

"Questa è la vostra stanza, gli inservienti puliscono ogni giorno quindi per qualsiasi vostra necessità basterà che chiediate a loro. Se, per qualche motivo, mi desideraste per informazioni, la mia stanza è in fondo a quel corridoio," spiega velocemente Zayn, muovendo la mano per indicare, "I pasti sono rigorosamente a mezzogiorno e alle sette di sera. Per la colazione vi basterà chiamare un cameriere e questi ve la porterà direttamente in camera. Tutto chiaro?" La sua faccia è fredda, dura. L'espressione di apprensione che fino a venti minuti fa aveva in volto è completamente scomparsa. Lo guarda con - rabbia?

"Siete arrabbiato con me, Bianc- Zayn?" domanda Liam mordendosi appena un angolo del labbro inferiore. Il ragazzo non batte ciglio, resta fermo alla soglia della porta, senza entrare.

"Assolutamente no, messer Payne. Ora, se mi volete scusare, ho degli impegni che mi aspettano." Si gira in fretta e comincia a camminare verso il corridoio che li ha portati fino alla camera di Liam, un enorme stanzone con mobili e quadri sfarzosi.

"Aspettate!" Zayn si volta, lentamente, l'impassibilità negli occhi nocciola. "Siete sicuro? Sembrate molto arrabbiato," tenta Liam grattandosi il retro del collo, in imbarazzo. Il moro alza un sopracciglio, chinando appena la testa di lato e fissando un punto indistinto a mezz'aria.

"Mh, vediamo. Forse ha a che fare con il fatto che siete stato un villano con Sua Maestà insinuando che non fosse donna di parola. Non so, fate voi," sbotta con tono velenoso, le mani sui fianchi come una madre che fa la ramanzina al figlio piccolo. Liam sbarra gli occhi, sorpreso.

"Siete arrabbiato con me perché avevo dei dubbi?" chiede, confuso. Un piccolo verso incredulo scappa dalle labbra scure del ragazzo, "Oh, no, assolutamente! Ma chi vi credete di essere, straniero? Avete mancato di rispetto ad una regina, per diamine! Non avete un minimo di senso di educazione?!" esclama inviperito, la voce più alta di un'ottava. Le guance sono leggermente arrossate, gli occhi furenti.

"Siete il suo amante, per caso?"

Le parole gli escono di bocca prima che riesca a trattenerle. Si copre le labbra con le mani, sbarrando gli occhi. La mascella di Zayn tocca praticamente terra.

"Come vi permettete, insolente buzzurro?!" gracchia con la voce strozzata. Gli zigomi sono ufficialmente rosso rubino, "Vi potrei far sbattere in gattabuia per un'insinuazione del genere! Siete incredibile! Io- sono senza parole!"

Liam si morde un labbro, infilando le mani nelle tasche dei jeans sporchi di terra, "Francamente me ne infischio" mormora, sorridendo appena. Zayn si immobilizza, ferito. Le narici leggermente divaricate per la rabbia, "No, no, scusatemi. E' solo la citazione di un film! Non volevo offendervi," si affretta a precisare. Il moro aggrotta le sopracciglia, guardandolo fra l'offeso e il confuso, "Cos'è un film?"

Liam quasi sobbalza, trattenendosi dallo scoppiare a ridere, incredulo, "Mi volete dire che - che non avete mai visto un film in vita vostra? Niente Via col Vento, Frankestein Junior, Pulp Fiction, Rocky Horror Picture Show? Niente di niente?" domanda esterrefatto. Il moro scuote appena la testa, con il mento alto. Lo sguardo orgoglioso, ma fragile dietro la montatura nera.

"Mamma mia, siamo messi male. Dovrò farvi un corso intensivo di film - cioè, dovrò raccontarveli dato che qua non sapete nemmeno cosa sia, un film," borbotta, accarezzandosi il mento. Zayn apre la bocca per ribattere, stizzito, ma un tonfo sordo cattura l'attenzione di entrambi. Gli occhi nocciola del moro si sbarrano e in una frazione di secondo comincia a correre, svoltando l'angolo del corridoio.

"Ehi," esclama Liam, correndogli dietro. Gira anche lui e si ferma all'ultimo secondo per evitare di andargli addosso, un ragazzo è sdraiato per terra, immobile. Spalanca la bocca, scandalizzato: è morto.

Zayn si mette in ginocchio accanto al cadavere e comincia a scuoterlo dolcemente da una spalla, "Sleepy, forza," mormora con un filo di voce, apprensivo. I capelli corvini gli cadono sugli occhiali rendendolo più infantile. Liam distoglie lo sguardo dal suo viso, puntandolo sulla chioma bionda che è rivolta verso il soffitto, la faccia spiaccicata sul pavimento.

"Sleepy, dai. Svegliati," insiste Zayn scuotendolo con un po' più di forza. Il cadavere fa una specie di rantolo, muovendo una gamba. E' vivo! Liam butta fuori un respiro. Si appoggia al muro, non sapendo che fare, ed osserva silenziosamente mentre il ragazzo a terra inizia a muovere arto per arto. Prima le gambe, poi le braccia. Il viso è ancora coperto dalle ciocche quasi bianche mentre il corpo muscoloso si fa forza con i bicipiti per alzarsi.

Zayn si rimette in piedi, sorridendo timido, lo sguardo fisso sul ragazzo che sta cominciando a stirarsi. La mascella maschile si apre in un enorme sbadiglio rumoroso. Liam solleva le sopracciglia, sorpreso.

"Josh," sussurra quasi fra sé, fissando la camicia e i pantaloni talmente aderenti e nivei da abbagliare. Assomiglia ad un angelo in tenuta casual. Escludendo l'assenza di ali. Zayn scatta verso di lui con lo sguardo, curioso.

"Liam, vi presento il Bello addormentato nel bosco, soprannominato Sleepy. Sleepy, questo straniero è Liam Payne da Londra," dice il moro, giocando nervosamente con l'orologio che porta al collo. Josh si gira verso Liam con le palpebre basse per il sonno e la testa che pende un po' a destra un po' a manca. Sporge la mano in segno di saluto. Liam la unisce con la propria, ma appena tocca la pelle del ragazzo le ginocchia di questo tremano, facendolo quasi cadere a terra, ad occhi chiusi. Lo sorregge mentre Zayn si affretta a sostenerlo per la vita. Lancia un'occhiata a Liam da dietro gli occhiali e si morde un labbro scuro, un'espressione mortificata in viso.

"E' narcolettico. Cade addormentato ogni tre per due," spiega cercando di rimettere in piedi la figura imponente di Josh, nuovamente addormentato, "Mi- " guarda a terra, imbarazzato, "mi potreste aiutare a portarlo nelle sue stanze? Diciamo che non è proprio un fuscello e da solo di certo non ce la farei."

Liam annuisce, sorridendo appena, e facendosi passare un braccio del biondo dietro al collo mentre Zayn fa lo stesso. Camminano lentamente fino ad arrivare davanti ad una porta chiara che il moro apre con un piede. Con fatica posano il corpo incosciente del ragazzo sul letto a due piazze, sollevandogli le gambe pesanti come massi. Josh gli è sempre apparso così sottile e leggero. Appena questa faccenda inverosimile finirà, gli dirà di mettersi a dieta.

"Signor Bianconiglio! Signor Bianconiglio," urla qualcuno a gran voce. Zayn scatta verso la porta, osservando fuori, il volto preoccupato.

"Maledizione," bofonchia ricominciando a mordicchiarsi il labbro, "Devo andare, mi stanno cercando. Voi - voi potreste restare con Sleepy almeno finché non si sveglia nuovamente? Ve ne sarei eternamente grato," gli domanda con occhi supplichevoli. Liam abbassa lo sguardo, annuendo.

"Sì, sì, andate. Non c'è problema."

Il sorriso di Zayn illumina tutta la stanza da quanto è largo, "Siete molto gentile, grazie infinite," esclama spingendo la lingua contro i denti, "A più tardi." Scompare in una frazione di secondo, così velocemente da non permettere a Liam nemmeno di rispondere.

Sbuffa, sedendosi per terra a gambe incrociate, e poggiando il mento sul pugno chiuso. E' la cosa più assurda che gli sia mai capitata in vita sua. Ancora più assurda di quella volta che suo padre si scordò il vestito di Santa Claus a Natale e fu costretto ad improvvisare con delle lenzuola rosse stinte che la madre usava per i cani. Sembrava la peggior squillo della peggiore periferia della peggiore città di tutto il Mondo. Davvero raccapricciante.

Comincia a giocare con il labbro inferiore, facendolo sbattere contro i denti con un rumore umidiccio. L'immagine di Harry in pantaloni gialli gli torna in mente, rubandogli una risata. E' davvero fuori dal normale. Non riesce a crederci. Com'è possibile che sia finito nel mondo delle fiabe? Com'è possibile che i suoi quattro migliori amici siano diventati delle specie di principesse o eroi improvvisati? Proprio non riesce a capirlo. Potrebbe essere un sogno, davvero, ma è tutto così dannatamente reale. I mobili, le finestre, i materassi. Li può toccare, li può sentire. Un sogno non può dare queste sensazioni, ne è certo. Non può darti l'odore di cannella di un ragazzo moro o la brillantezza dei suoi occhi quando sorride. Semplicemente non può arrivare a tanto. E se fosse tutto vero? Se, mettiamo caso, esistesse davvero questo mondo dove ora si trova, cosa deve fare? Davvero non lo sa. E' così confuso che vorrebbe gridare per la frustrazione.

Sbuffa ancora, più rumorosamente, e gratta con le unghie la terra incastrata nella suola delle Vans. Chissà se hanno notato com'è vestito. Loro sono tutti imbellettati, con le giacche, i vestiti lunghi e le calzamaglie, mentre lui - beh. Lui è vestito come una persona normale.

Josh scatta a sedere con uno respiro strozzato, la mano sul petto. Liam si alza in piedi, attento a non spaventarlo.

"Ehi, vi ricordate di me?" tenta, sorridendo debolmente. Il biondo lo fissa con gli occhi sbarrati e il fiato mozzato, annuisce appena, "Ho sognato che stavo cadendo," mormora, impaurito. Liam ridacchia, alzando le spalle, "Succede anche a me. Se siete fortunato finite addirittura in un mondo di ragazzi vestiti come donne."

Josh lo guarda confuso, scuotendo la testa e massaggiandosi le tempie, "Comunque sono Sleepy o Slee, come preferite. Mi dispiace per non essermi presentato da solo, ma, come dire, ero un po' impossibilitato."

Liam ride, appoggiandosi con la mano alla colonna di legno del letto a baldacchino, "Non vi preoccupato. Avevo inteso."

Josh gli concede un sorriso accennato per poi guardarlo con il viso più rilassato sulla faccia della Terra, "E datemi del tu, vi prego. Siamo troppo giovani per queste formalità da palazzo." Il buon vecchio Josh.

"Quanto ti capisco e, naturalmente, la cosa è reciproca. Sono Liam e basta, niente messere e che so io."

Il ragazzo si sistema meglio sul materasso, ridacchiando, i capelli biondi sono scompigliati un po' in una cresta, un po' sulla fronte, "Comunque, non ti ho visto prima. Da quanto sei qua?"

Liam incrocia le braccia al petto, appoggiandosi con la spalla, "Due ore? Più o meno." Josh emette un verso sorpreso, gli occhi color castagna aperti e curiosi.

"Oh, curioso. Robi-" si interrompe, mordendosi un labbro, "il Signor Hood mi ha detto di un certo straniero che ha trovato nel bosco, presumo che sia tu."

Annuisce guardando incuriosito il rossore sulle guance del ragazzo, "Io in carne ed ossa, per quello che rimane. Quel pazzo mi ha stordito ben bene per portarmi qua," bofonchia stizzito.

Josh lo guarda giocherellando con le dita in grembo, "Scommetto che non l'ha fatto apposta. E' molto fedele al proprio mestiere, quando vede qualcosa che può anche solo vagamente minacciare il Regno parte all'attacco senza ragionarci troppo. E' fatto così: un po' rude ed impulsivo, ma con un gran cuore, ti assicuro," mormora con tono delicato, lo sguardo improvvisamente basso. Liam sorride sotto i baffi, mordendosi l'interno della guancia per evitare di fare qualche commento azzardato.

"Hai già conosciuto la Regina?" domanda d'un tratto Josh, fissandolo con uno sguardo indecifrabile. Liam stringe i pugni intrecciati sul petto, "Sì," risponde secco. Il biondo alza un sopracciglio insieme ad un angolo della bocca rosa.

"Non è stata una bella esperienza?"

Stringe un po' di più le mani per evitare di sbraitare su quanto quella donna gli puzzi di marcio. Come minimo anche Josh, anzi, Sleepy-Josh è un lecchino, fedele a Sua Maestà, proprio come Zayn. Non gli conviene essere sincero, rischia troppo grosso. Mettersi contro una Regina subdola e dai ghigni perfidi non gli sembra una mossa intelligente.

Opta per una scrollata di spalle, "Oh, no. Sua Maestà è - deliziosa," sibila, stirando un sorriso. Josh ridacchia, inclinando di poco il viso.

"Beh, credo tu sia praticamente l'unico a pensarlo in tutta Malbera."

Liam solleva le sopracciglia, guardandolo diffidente, "Intendi..."

"Che nessuno la sopporta, esattamente. E' un'oca spocchiosa e malefica che si diverte a tenere le persone appese ad un filo come marionette. Tutta sorrisi finti e 'tesoro' o 'mio caro'. Odiosa."

"Quindi non sono l'unico ad averlo notato," mormora, guardandolo stranito. Forse è una trappola. Ha visto abbastanza film per sapere le tattiche dei cattivi. Subdoli bastardi.

"Se non l'avessi notato, saresti stato il primo, ti assicuro. Tutti fingono di amarla alla follia, perché così pretende lei, ma se ci fosse qualcuno con del vero coraggio, a quest'ora sarebbe cenere sotto terra."

Liam rimane colpito dalle sue parole. Il tono è furioso, ferito. Non sta mentendo. Odia veramente la Regina e gli è facile credere che anche il resto del Regno lo faccia a sua volta, proprio come gli ha appena detto. Non è difficile immaginarsi il perché. Quella donna ha davvero un qualcosa, un'aura intorno a sé, che fa drizzare i peli delle braccia. Anche il più ingenuo se ne accorgerebbe, poco, ma sicuro.

"Da quant'è sul trono?" domanda dopo che Josh gli fa segno di mettersi comodo sulla seggiola lì vicina. Si siede velocemente, appoggiando il gomito sul bracciolo.

"Sono ventun anni." Il castano alza le sopracciglia, sorpreso.

"Ventun anni?!" esclama con stupore, "Ma sono tantissimi! Come - com'è possibile?! Al massimo avrà venticinque anni! Non può essere diventata regina a quattro anni!"

"Non ne aveva quattro. Era già adulta quando è salita al trono. Nessuno sa la sua età esatta e nessuno prova nemmeno a cercare di scoprirla."

Liam annuisce, accarezzandosi il mento mentre dà un'occhiata fuori dalla finestra; si sta facendo sera.

"Re Robert e sua moglie, Liz, hanno governato prima di lei, ma sono morti in un incendio insieme all'erede al trono, lasciandola nel testamento, come successore," continua Josh, abbassando il tono della voce, "Ma io in realtà non dovrei nemmeno dirti queste cose, quelli che ne parlano non fanno mai una bella fine."

"E Zayn? Cioè - il Bianconiglio? Che ruolo ha in tutto questo?"

Josh lo guarda, incuriosito, incrociando le gambe sul piumone candido, "Zayn? Mi stai chiedendo velatamente se sta con la Regina?" domanda con un sorrisetto compiaciuto.

Liam strozza nella propria saliva, scuotendo con forza la testa, "No, no, no! No! Assolutamente," si affretta a negare, "Volevo solo sapere se è tipo - che ne so - una specie di assistente?"

Il biondo ridacchia, "Se per assistente intendi la cotta secolare di Sua Maestà, beh, sì. E' il suo assistente preferito. Non che Zayn ricambi, intendiamoci. Penso che sia solo troppo educato per farle capire che non gli interessa minimamente.”

"Tu come lo sai?" domanda frettolosamente, guadagnandosi un'occhiata incuriosita.

"Lo so, tranquillo," risponde con un sorriso divertito. Si passa una mano fra i capelli arruffati e all'improvviso cade su un fianco, russando con forza.

Liam alza gli occhi al cielo e si alza, mettendogli un cuscino sotto alla testa. Va verso la porta e, con un'ultima occhiata a Josh che si è trasformato in un vero e proprio trattore, esce dalla stanza, sorridendo un pochetto.

 

o|o

 

Ha appena iniziato a fare colazione quando un bussare insistente lo distrae dal cornetto fumante che ha in mano.

"Avanti," esclama dando un morso. La pasta si scioglie in bocca da quanto è soffice. La testa di Zayn fa capolino. I capelli sono acconciati in una cresta, non più morbidi sulla fronte. Gli occhiali sulla punta del naso accompagnati da un rossore leggero sugli zigomi.

"Buongiorno, Liam. Mi dispiace interrompervi durante colazione, ma c'è un piccolo problema che dobbiamo risolvere il prima possibile," dice, abbassando lo sguardo. Liam annuisce, infilandosi tutto il cornetto in bocca, e scende da letto cercando la maglietta. Si è rifiutato di dormire con la stessa maglia che ha visto boschi, personaggi improbabili e streghe malefiche. Ha dormito in mutande, ripromettendosi di cercare un posto dove poter lavare i panni il giorno seguente. Zayn muove le punte delle scarpe, osservandole attentamente.

"Dove sono i miei vestiti?"

Il moro lo guarda, arrossendo di più ed indicando una sedia, evitando i suoi occhi, "Vi hanno portato degli abiti puliti," mormora con voce stretta. Liam segue la direzione delle sue dita, scorgendo una camicia bianca e dei pantaloni grigio chiaro.

"Oh, ok."

Un leggero colpo di tosse da parte di Zayn, "Vi aspetto fuori." E la porta si chiude con forza. Liam corruga la fronte, confuso, e si veste velocemente, riuscendo a bere anche un sorso di tè.

Quando esce, Zayn è appoggiato al muro, l'attenzione sulle lancette dell'orologio che si rigira fra le mani. Alza lo sguardo per un secondo e tossisce di nuovo, "Siamo in ritardo, in ritardissimo. Forza, andiamo!" Liam gli cammina dietro, anzi gli corre dietro, dato che il moro sta camminando ad una tale velocità che se incontrasse una persona sulla propria via, sicuramente la travolgerebbe senza nemmeno accorgersene.

"Zayn! Zayn! Rallentate il passo, per la miseria! Non riesco a starvi dietro," esclama acciuffandolo per la spalla coperta dalla giacca rossa. Il ragazzo si gira di scatto, schiarendosi la voce in uno "Scusate," e sistemandosi gli occhiali con le mani, le guance ancora baciate dal rossore.

"Come mai tutta questa fretta? Mi spiegate cos'è successo?"

Zayn si morde appena il labbro, ricominciando a camminare un po' più lentamente (non molto), affiancando Liam, "Pocahontas aveva dato la propria disponibilità per i fiori, ma - beh, ha avuto dei problemi e ora siamo completamente scoperti. Nemmeno un misero giaggiolo, nulla di nulla. Siamo messi piuttosto male dato che mancano cinque giorni al matrimonio, ma non sono esageratamente preoccupato,” mormora, spingendo la porta che dà sul giardino, l’aria fresca del mattino lo fa rabbrividire.

“E quindi? Come avete intenzione di fare?” domanda, cercando di mantenere il suo passo che è tornato quello iniziale. Zayn alza la mano, salutando una guardia ferma all'entrata dell'enorme cancello di ferro. Questa gira la chiave e li fa passare senza battere ciglio.

“Beh, mi sembra ovvio. Stiamo andando a cercarli nel bosco.”

Liam si ferma pochi passi fuori dal giardino del castello, confuso, “Cosa intendete per 'andiamo a cercarli nel bosco'? Non andremo di certo con i cestini di vimini a raccattare tutti i fiorellini più carini e profumati. Mi sembra un po', come dire, una perdita di tempo, non credete?”

Il moro ridacchia, velatamente, e continua a camminare (correre) verso l'inizio di quello che sì, sembra proprio un bosco. La coda della lunga giacca svolazza indisturbata, “Ovvio che no, non siate ingenuo. Dobbiamo solo cercarne qualcuno che si intoni con i colori del matrimonio e poi portarli alla Fata Turchina perché ne faccia fiorire altri.”

Liam non si stranisce nemmeno più per l'assurdità della frase. Superano un gruppo di pini altissimi, immergendosi subito dopo nella selva più fitta che Liam abbia mai visto. Le piante si richiudono dietro di lui, facendolo sobbalzare, “Cos-?!” gracchia, preso alla sprovvista. Non riesce più a vedere il castello. La risata di Zayn è chiara e sinceramente divertita, le spalle si sollevano appena.

“Non avete mai visto la Foresta della Regina? Gli alberi si richiudono per impedire agli sconosciuti di entrarvi.”

“E noi come usciremo da qui?!” esclama, fregandosene di mascherare la preoccupazione nella voce. L'idea di rimanere di nuovo nel bosco gli fa venire la pelle d'oca. Almeno ci sarebbe Zayn, pensa per un attimo, ma scuote col tale violenza la testa che il pensiero scompare all'istante. Ansia, bosco che si richiude, non cosa buona!

“Ci sposteremo quando avrete bisogno di uscire, messere,” dice un albero. Un fottutissimo albero! Liam strozza un grido, sbarrando gli occhi e fissando il fusto nodoso che ha appena parlato.

“Oh, calmatevi,” ridacchia il moro spostando delicatamente un ramo che gli intralcia la strada, “Sembra che non abbiate mai visto un albero parlante, per la miseria.”

“Perché non l'ho mai visto!” urla in risposta, cercando di riprendere a respirare normalmente , il cuore gli batte in gola per lo spavento. Zayn si gira, gli occhiali sulla punta del naso e uno sguardo curioso negli occhi nocciola. Oggi c'è una punta in più di rame, nota.

“Non avete alberi parlanti nella vostra Londra?” Liam nega con la testa, riprendendo un po' di contegno. Il moro lo guarda notevolmente interessato.

“E quindi da voi gli alberi stanno zitti?” Oh, cielo.

“Ovviamente,” esclama, incredulo. Dietro il ramo che Zayn sta tenendo con la mano affusolata riesce ad intravedere dei cespugli di rose rosse.

“Ma che strano,” mormora raggiungendo il roseto, Liam poco dietro, “Mi annoierei troppo, penso, se abitassi a Londra. Gli alberi sono così interessanti. Chiacchierare con loro è un vero piacere.”

Liam vorrebbe ridere. Gli alberi che chiacchierano gli mancavano davvero alla lista di cose assurde degli ultimi due giorni. In grado di assurdità, sono subito dopo i cucchiaini che girano il tè autonomamente. Anche quello gli ha creato un notevole colpo al cuore, stamattina.

“Naturalmente parlate con gli alberi, cosa mi aspettavo. Siete una specie di fatina che sprizza brillantini da ogni singolo ciuffo di capelli,” constata velenoso. Zayn aggrotta le sopracciglia, offeso, e senza dire una sola parola si gira ad osservare i fiori profumati; il colore della giacca identico a quello dei boccioli.

“Non tutti sono dei palestrati con muscoli sulle braccia grossi quanto una mia coscia, sapete?” lo rimbecca dopo un po', il naso immerso ad annusare. Liam solleva un angolo della bocca, ghignando, “Avete, per caso, appena insinuato che ho un sacco di muscoli che avete, prontamente, notato?”

Zayn scatta con la testa verso di lui, arrossendo precipitosamente, le labbra schiuse in sgomento, “No! Non - non li ho notati! Cioè, sì, è un po' impossibile non farlo, ma non in quel senso! Non ti ho osservato o che so io!”

Il castano incrocia le braccia al petto, sorridendo divertito, “Se non lo avessi fatto, mi sarebbe dispiaciuto, sinceramente. E -” aggiunge, piegandosi ad osservare un piccolo fiore blu che si nasconde fra le foglie scure del roseto, “Preferisco quando mi dai del tu. Non ti dà noia se lo faccio anch'io, vero?”

Il ragazzo si schiarisce la voce, stirando con la mano la camicia bianca, ed annuendo flebilmente, girandosi di nuovo a scrutare i fiori. Il rossore non scompare per un po' dagli zigomi.

Passano venti minuti abbondanti in silenzio. Liam finge di guardare dei fiori ai piedi di un albero mentre Zayn zampetta da un cespuglio all'altro sfiorando ogni pianta con una delicatezza disumana. Le dita sollevano i petali, accarezzandoli appena e sorridendo. Liam non capiva all'inizio, ma poi si ero conto che sì, Zayn sta sorridendo ai fiori. Li guarda con dolcezza, un'espressione compiaciuta negli occhi. Compiaciuta, ma non spocchiosa. Sembra parlar loro con lo sguardo, sussurrare segreti con quelle iridi nocciola.

“E' bella, Londra?” domanda d'un tratto, dandogli le spalle. Liam si gira verso di lui, scrollando le spalle anche se non può vederlo, “E' particolare. Non so se ti piacerebbe,” risponde disegnando cerchi per terra.

“Non essere prevenuto, non mi conosci, non sai cosa mi piaccia e cosa no,” precisa con la voce leggermente stizzita.

“Beh, intanto so che già ti troveresti male perché gli alberi non parlano.” Zayn ridacchia piano, girandosi finalmente verso di lui.

“Quello è vero, ma scommetto che ci sono tante cose stupende. Da come sei apparso stupito quando l'albero ha parlato mi immagino che la situazione da te, insomma, la vita sia molto differente, sbaglio?” Si siede accanto a lui, a gambe incrociate; le ginocchia a distanza sufficiente da evitare il contatto. Tiene in mano un piccolo fiore bianco.

“Lo è, non sai quanto...”

“Qual è la cosa che più ti piace del tuo regno?” chiede con curiosità, la trepidazione di un bambino negli occhi. Sorride appena e Liam deglutisce, distogliendo lo sguardo e puntandolo sul proprio dito che gira senza meta sul terreno.

“Forse le serate a passeggio per il centro, dopo che ha piovuto. O il cinema! Quello dietro casa mia. E' piccolissimo, cade a pezzi, ma è quello il bello. Quando guardi il film ti senti - a casa? Più o meno. E' come se gli attori fossero persone che vedi ogni giorno. Sa di familiare, è stupendo.”

Zayn lo guarda annuendo, mordicchiandosi un labbro, "Oh," esclama Liam, dandosi dello stupido, "Tu non sai cos'è un cinema, naturalmente." L'altro ridacchia scuotendo la testa, debolmente.

"Certo, errore mio," si scusa, tentando un sorriso. Zayn ricambia subito, ampiamente. "Comunque, il cinema è una stanza dove vai insieme ad altre persone per guardare una cosa chiamata film ovvero, mh. Beh, è una storia che certa gente registra con degli attrezzi, emh - magici? Mettiamola così, ecco." Si gratta il retro del collo, osservando il moro. Gli sta sorridendo, rapito. Le guance alte, la lingua dietro i denti.

"E' fantastico! E che storie sono?" domanda poggiando il mento sui pugni. La pelle caramellata brilla alla luce del Sole.

"Dipende, ci sono vari tipi..."

"Quello che ti piace di più?" incalza non smettendo di sorridere. Liam abbassa lo sguardo, imbarazzato.

I suoi amici, quando parla di cinema, se ne escono con il solito "Sei un nerd, Leeyum. Tappa quella fogna." Li adora, davvero, ma proprio non capiscono la magia di un lungometraggio. Zayn, invece. Lo osserva entusiasta, pende dalle sue labbra. Si fa spiegare cosa significhi "fantascienza", il genere preferito di Liam, ed emette un verso stupito quando gli descrive i droni di Star Wars. La bocca in una perfetta o durante la spiegazione dei supereroi. Annuisce vigorosamente, incitandolo a continuare, la cresta che si muove in perfetta sincronia con la testa. Gli parla del fumetto e di com'è fatto, ma Zayn non sembra voler accettare che, in fin dei conti, un disegno ed un fumetto non siano la stessa identica cosa. Discutono sui Fantastici Quattro e sugli Avengers. Il moro è rapito da ogni singolo argomento, il viso illuminato e curioso. Ad un certo punto, è lui che comincia a raccontare: aneddoti di corte, storie sulle disavventure del povero Peter Pan, le buffonate di Robin Hood. Ha un tono tranquillo, caldo. Avvolge Liam con parole pronunciate perfettamente, mai strascicate, le labbra che si muovono come a ritmo di una ballata notturna. Spesso ride coprendosi il viso con una mano, gli occhi bassi e piegati ai lati. Quando li rialza, ogni santa volta, Liam è costretto a spostare lo sguardo.

"Quello! Quello lì! Fiammella Verde. Mi piace lui," esclama soddisfatto dopo che Liam gli ha fatto la lista dei supereroi per la seconda volta; l'ombra delle foglie sul viso. Il castano si trattiene dallo scoppiare a ridere.

"E' Lanterna Verde, non fiammella," lo corregge, divertito. Zayn sporge il labbro in un piccolo broncio, scrollando le spalle e "Uguale," borbotta. Si rigira fra le mani il fiorellino bianco.

"Insomma, alla fine Londra non è così male in confronto, no? Non abbiamo alberi che parlano, ma c'è Lanterna Verde." Zayn ridacchia, inumidendosi le labbra ed annuendo.

"Anche se Lanterna Verde è solo un disegno."

"Un fumetto, Zayn! Non un disegno."

Zayn alza gli occhi al cielo, "Sì, mi hai corretto mille volte, ma per me la differenza è poca. Non ne ho mai visto uno! E da come me lo hai descritto è simile ad un disegno," insiste caparbiamente.

"Come vuoi, mi arrendo," sbuffa, trattenendo l'ennesimo sorriso. Ha scavato una piccola buca con il ramoscello che ha trovato accanto a sé.

Un sospiro leggero, quasi inesistente, lo distrae dal suo accurato lavoro di escavatrice. Alza lo sguardo sul moro che si sta guardando le mani.

"Non ti mai sentito, mh - oppresso, da Londra? Non hai avuto la voglia di andartene, visitare posti, conoscere nuove persone?" domanda con poca voce, le lunghe ciglia che accarezzano le guance mentre il cipollotto ticchetta incessantemente.

"Credo che tutti ad un certo punto sentano questo bisogno. La voglia di esplorare, scoprire. E' umano, immagino."

Zayn si morde un labbro, pensieroso, come se stesse combattendo se ribattere qualcosa o no. Passa un minuto e poco più prima che apra di nuovo la bocca, "Sì, ma - tu. Hai voglia di andartene?"

La sincerità nel suo tono è spiazzante, "Sì, certe volte sì. Altre no. A Londra ci sono i miei amici, l'Università, i miei posti, ad esser sinceri. Non so se sarei in grado di abbandonare tutto e tutti e ricominciare da capo da qualche altra parte del mondo. E' un grande passo, insomma."

Il ragazzo alza lo sguardo, puntandolo su di lui. Il nocciola e il rame sono mescolati senza definizione sotto la luce insistente dei raggi.

"Io vorrei andarmene, sai," mormora con un sorriso amaro, "Spesso penso a come potrebbe essere la mia vita fuori da questo regno, in uno dove nessuno mi conosce, nessuno conosce il Bianconiglio. Amo questa gente, sono la famiglia che non ho mai avuto, sono - meravigliosi. Ma - ci sono giorni in cui guardo fuori dalla finestra e dico 'voglio esplorare il mondo. Voglio vedere posti, girare, divertirmi. Essere Zayn e basta, non Zayn il Bianconiglio'. E'... Non so se capisci, è stupido," si affretta ad aggiungere, sostenendosi il viso con una mano, il palmo poggiato sulla fronte, "Non so nemmeno perché te lo sto dicendo. E' solo una mia stupida idea e -"

"No," lo interrompe Liam, convinto, "Non è stupido, assolutamente," Zayn lo guarda diffidente, "Non so quello che fai qui, nel Regno, ma - credo che tu abbia molte responsabilità. Mi dà questa impressione, almeno. E' normale che tu voglia fare esperienze, dovresti, anzi devi farne. Non puoi rimanere sempre il Bianconiglio solo perché gli altri lo vogliono. Sii Zayn e basta, se è quello che vuoi. Gli altri possono andarsene a quel paese, se non sono d'accordo, non credi?"

Un sorriso intenerito si forma sulle labbra scure. Scuote la testa, ridacchiando, "Non posso, Liam. Tu la fai facile, ma non sai com'è la vita qua. Se sei in un certo modo, rimani in quel certo modo. I cambiamenti non sono ben visti a Malbera," dice con tono illeggibile. Il fiorellino danza lentamente fra un dito e l'altro.

"Vai via, allora. Cambia regno, o che so io. Scappa, vola, nuota, naviga o boh. Semplicemente fatti una vita nuova," esclama infervorato, muovendo le mani in aria per enfatizzare. L'occhiata che gli arriva è truce.

"Ti ripeto che non è semplice. Secondo te, se avessi potuto, non me ne sarei già andato? Non faccio discorsi tanto per fare, Liam. So il fatto mio e so che, per ora o forse per sempre, non posso andarmene. Non ci sono possibilità per me, all'infuori di questi confini. Nella vita reale, a differenza dei tuoi film, non c'è sempre il lieto fine."

Liam apre la bocca, colpito. Nella vita reale, a differenza dei tuoi film, non c'è sempre il lieto fine. Ma cos-?

Vorrei...Un amore che sia tutto per me. Io sogno...la felicità...”

Il castano alza lo sguardo, incontrando quello egualmente stupito di Zayn, “Chi-?” inizia, guardandosi intorno, ma la voce soave lo interrompe.

“...che un giorno verrà. Quel giorno so che mi dirà...'Amore, son qua'."

Il moro si alza in piedi, sistemandosi la giacca sul busto magro. Strizza gli occhi dietro la montatura nera mentre Liam si alza a sua volta, “Oh” mormora con un sorriso nella voce, “E' Snow.”

Liam segue il dito con cui Zayn sta indicando e - beh. C'è Harry circondato da animali del bosco che canta e sorride allegro. Due uccellini sono sulla spalla mentre poco distante, tranquillamente, un orso grosso quanto una casa, siede, poggiato con la schiena all'albero. Harry non sembra preoccupato dal fatto che l'essere potrebbe divorarlo con un solo morso, anzi. Gli si avvicina e gli accarezza la testa continuando a danzare con le sue gambe infinite e femminee. La bestia si china per ottenere più coccole e fa un verso simile a delle fusa.

“E' incredibile come la sua voce incanti ogni singolo animale. E' davvero meraviglioso,” sussurra Zayn al suo orecchio, come per non disturbare la magia. Liam rabbrividisce quando il suo alito caldo gli sfiora la pelle. Sa di caramelle alla fragola.

“Ho un amico che gli somiglia terribilmente, a Londra,” risponde con un sorriso. La voce di Harry qui o a Londra ha lo stesso effetto sugli esseri viventi. Più o meno. In città è un po' difficile che un grizzly si sieda ad ascoltarlo compostamente, ma questi sono dettagli. Si morde un labbro, mentre un'altra strofa della canzone nasce dalle labbra rosse ciliegia del riccio. Sposta un po' lo sguardo e nota un animale verde, interamente verde. Cerca di mettere a fuoco.

“C'è anche Peter, guarda,” esclama con entusiasmo Zayn, sempre tenendo la voce bassa. Il castano ridacchia sotto i baffi. Louis, con il suo indecente completo da Peter Pan, ha lo sguardo perso, completamente. Fissa i movimenti di Harry, ondeggiando con lui a ritmo della canzone, e sorride, come un ebete. Tiene le mani sulle cosce, seduto a terra a gambe incrociate ed è felice. Circondato da animali selvatici, grossi come abeti o con corna alte come un grattacielo, lui è felice. Il più felice sulla faccia della Terra. Ha uno sguardo rilassato, pacifico. I capelli castani, coperti dal cappellino verde, arruffati; le scarpe rosse che spuntano da sotto le ginocchia.

“Dovremmo andare a salutarli,” dice il moro convinto, cominciando a spostare dei rami per facilitarsi il passaggio. Liam lo ferma prendendolo per una spalla e facendolo girare verso di sé. Si mette un dito davanti alle labbra e fa cenno con il capo di osservare ancora i due ragazzi. Zayn aggrotta le sopracciglia, sporgendo inconsapevolmente il labbro inferiore. Lascia la presa sui rami e segue Liam che gli fa segno con la mano di stargli dietro. Si mettono dietro ad un cespuglio di boccioli viola melanzana, accovacciati. Vedono bene ed è praticamente impossibile che i due canterini riescano a scorgerli.

“Cosa stiamo facend-”

“Shhh,” bisbiglia Liam rimettendo il dito davanti alle labbra, “Osserva in silenzio.” Zayn corruga di più la fronte e con uno sbuffo porta l'attenzione sulla coppia.

Harry è brillante nei suoi pantaloni giallo limone. E' un colore così inusuale e pacchiano che a molte persone sta malissimo, ma a lui. A lui sta perfettamente. E' di così netto contrasto con la casacca blu e i morbidi ricci castani che Liam, per la prima volta in vita sua, si rende davvero conto di quanto Harry sia bello. Con i suoi boccoli, senza verso e sempre arruffati, ma spesso tenuti fermi da fasce colorate; le labbra carnose e rosse, sorridenti ogni singolo giorno; gli occhi verde smeraldo, il naso magro, le gambe lunghe, il busto ampio. Harry è sempre stato principesco, a modo suo. Un gigante con le gambe di un cerbiatto appena nato, come dice sempre Louis con l'amore negli occhi blu. E ha ragione. Eccome se ce l'ha. Anche in versione Biancaneve, Harry è scoordinato, ma elegante. Gira su se stesso, incespicando nei propri piedi, e rimane comunque delicato e stupendo da guardare durante la sua danza senza senso. Sorride, pieno di vita, e spesso di avvicina a Louis, tirandogli scherzosamente una guancia, scoppiando a ridacchiare come una ragazzina. La mano dinoccolata a coprire la bocca aperta. Gli si siede accanto, continuando a cantare con la sua voce profonda, ma delicata come poche al mondo, guardandolo intensamente. Louis lo osserva a sua volta, estasiato. Le labbra rosa socchiuse, in adorazione; le iridi blu che brillano come non mai.

Ed è in quel momento che Liam capisce proprio tutto. Il presentimento della prima volta finalmente fondato.

Rivede Harry e Louis, quelli di Londra, non Snow e Peter. I loro sorrisi complici davanti ad un caffè nel bar dell'Università quando tutta la gente intorno a loro parla ed urla per far sentire che sì, esiste, mentre loro si guardano, incuranti di tutto, e semplicemente innamorati.

“Sono innamorati,” mormora a nessuno in particolare con un sorriso intenerito, il cuore che si stringe alla vista dei due ragazzi.

“Di chi parli?”

Liam lo fissa, leggermente stupito,con un sopracciglio sollevato ed il sorriso ancora sulle labbra, “Di loro due, ovviamente,” esclama lanciando un'occhiata oltre il cespuglio. Zayn apre appena la bocca, incredulo, e sposta gli occhi dalla coppia a Liam, aggrottando subito dopo le sopracciglia, “Ma che stai dicendo?!”

La risata forte di Louis li distrae, attirando l'attenzione su di sé. Harry è chinato su di lui mentre gli solletica la pancia, facendolo contorcere come un bambino, un'espressione dolce in viso.

“Non sono innamorati! Snow ama il Principe Azzurro,” insiste, scuotendo velocemente la testa, “Sono solo ottimi amici. Hai frainteso!”

Liam lo guarda ghignando, “Ti assicuro che non fraintendo proprio nulla. Quelli sono gli sguardi di due persone innamorate, non di due amici, fidati.”

Zayn continua a scuotere il capo con insistenza, “Ti dico di no, smettila. Sono solo amici,” sbotta con irritazione, facendogli spalancare gli occhi per lo stupore. La voce è perentoria.

“Guarda i loro sguardi, Zayn! Guarda come si sorridono! Come fai a dire che sono solo amici? E' ridicolo! Due amici non si comportano in quella maniera!”

Zayn lo fulmina, drizzando la schiena. Strappa un fiore viola dal cespuglio, stringendolo in un pugno insieme a quello bianco. Comincia a camminare verso il castello, da dove sono venuti. Liam guarda un'ultima volta gli amici che ora si stanno abbracciando fra le risate, entrambi con gli occhi chiusi e i sorrisi sulle labbra, e corre dietro al moro.

“Ehi! Mi spieghi che ti prende? Stavamo solo parlando! Non c'è bisogno di fare una scenata e guardarmi male. Se non condivido le tue opinioni non puoi arrabbiarti con me! E' un atteggiamento infantile e sciocco!”

Zayn si blocca, girandosi a scrutarlo con un cipiglio serio, “Non osare darmi del bambino,” sibila puntandogli un dito contro.

“Non vuoi che ti si chiami bambino, ma gli atteggiamenti che hai appena avuto sono quelli, Zayn. Non negarlo,” ribatte, sostenendo il suo sguardo torvo. E' abituato alle sfuriate di Louis, due occhi inferociti non lo sfiorano nemmeno.

“Non sai nulla, tu! Come ti permetti di darmi del bambino?! Non conosci questo posto, non conosci me, né Peter o Snow. Li hai visti due volte in vita tua e pretendi di sapere le dinamiche del loro rapporto. Ti permetti di dire: 'oh, guarda, sono innamorati', quando a malapena sai come si conosciuti! E anche se ti dico che stai sbagliando, hai la faccia tosta di insistere! Smettila di essere così presuntuoso, Liam. In questo regno, chi si crede onnisciente, non viene trattato bene, ti avviso!”

Liam rimane a bocca aperta. Il moro ha le guance rosse, le mani che tremano e gli occhi furenti e - lucidi.

“Puoi dire quello che ti pare, arrabbiarti, offendermi, gridare, ma io rimango della mia opinione. So riconoscere il vero amore quando ce l'ho davanti agli occhi,” dice con tono tranquillo, ma convinto. Zayn, semplicemente, scoppia a ridere.

Vero amore? Ma da dove vieni, Liam? Il mondo dei sogni? Non esiste il vero amore, ragazzo mio. Apri gli occhi e cresci.”

“Sei mai stato innamorato te, mh?” domanda con la mascella stretta. Zayn sbatte le palpebre un paio di volte, sorpreso, “Come immaginavo, no. Con quali basi, allora, pretendi che io ti creda e che, come dici tu, cresca? Hai le prove che il vero amore non esista? Ne sei così sicuro? No, perché non ti sei mai nemmeno innamorato,” esclama, aprendo le braccia, “Io l'ho visto, Zayn. I miei migliori amici sono la prova vivente che esiste al Mondo un amore così puro da riuscire a superare ogni ostacolo e periodo nero, e rimanere sempre sincero. Li ho visti attraverso lutti, delusioni, litigi, eppure stanno ancora insieme. Hanno sempre lo stesso sguardo innamorato di quando ci uscivo insieme le prime volte, nulla è cambiato. Ancora si accarezzano le guance sorridendo e si sussurrano sdolcinatezze nell'orecchio, fregandosene della gente che li circonda. Se durerà per sempre? Non lo so, me lo auguro. So solo, con certezza, che quello che loro hanno è vero amore e su questo non intendo cambiare opinione neppure se mi torturi o mi minacci con gli occhi.”

Zayn serra la bocca, respirando dal naso con gli occhi duri, “Dici solo un sacco di sciocchezze, Liam,” ringhia, stringendo i pugni lungo i fianchi.

“Tu hai paura,” insinua il castano osservando la reazione dell'altro. Quello stringe di più i pugni lungo i fianchi, “Di cosa hai paura, Zayn?”
“Non sai nulla, Liam. Non sai davvero nulla di questo paese, fidati,” ripete con voce bassa, “Le cose che sono in un modo non possono essere cambiate. La strada è solo una. Solo una,” mormora, prendendo in mano il cipollotto, “E' tardi, tardissimo. Dobbiamo tornare al castello.” Si gira, ricominciando a camminare velocemente.

“Aspetta,” lo chiama, facendolo fermare un'altra volta, “Le cose non hanno una strada sola, Zayn, ma molteplici. Siamo noi a decidere che direzione dar loro,” spiega, abbozzando un sorriso sincero.

Zayn sorride di rimando, amaro, e lo guarda un attimo, “Vorrei pensarla come te. Lo vorrei davvero.” Gli alberi si aprono al loro passaggio ed il castello è di nuovo di fronte ai loro occhi.


 

o|o


 

Ci sono giorni in cui Liam si sveglia felice, senza un preciso motivo. La luce del Sole lo fa sorridere, il letto vecchio e scomodo della sua stanza non è così male e semplicemente la giornata comincia bene. Ingrana da subito.

Oggi non è uno di quei giorni, per sfortuna. Si sveglia fra coperte morbide e soffici che sanno di pulito, la testa non gli fa male e c'è un piacevole silenzio, ma tutto questo gli fa salire solo di più il nervoso. Scosta il piumone con rabbia e mette i piedi per terra, sbuffando sonoramente. Guarda il grande orologio appeso sopra la porta; sono soltanto le nove di mattina. Si mette in piedi perché forse una doccia gli farà andare via dalla pelle questa terribile irritazione con cui si è svegliato.

Non funziona. Gocciolante ed ancora più infastidito acchiappa i vestiti puliti che gli hanno messo sulla sedia (non riesce a capire come, dato che è sempre stato in camera) e dopo essersi vestito, esce, sbattendo la porta dietro di sé.

Il corridoio è deserto, nessuno che cammina, corre o fa qualsiasi altra cosa. Sembra che tutti siano spariti. Gli unici rumori che sente sono quelli che vengono da in fondo alle scale, nella sala del trono. Scende i gradini lentamente, annoiato, ed entra nella sala dando un'occhiata in giro. Del Bianconiglio nemmeno l'ombra.

Degli elfi lo superano trasportando pile e pile di piatti che superano la loro altezza di diversi centimetri, “Scusate, permesso. Di grazia, spostatevi. Attenzione!”

Liam si sposta, mettendosi in un angolo ed osservando la quantità assurda di elfi che si muove velocemente all'interno della stanza. C'è chi sposta seggiole, chi sistema tavoli, chi parla in piccoli gruppi animatamente. Qualcosa gli cade sul piede, facendolo gemere di dolore.

“Oh, cielo! Scusatemi, messere! Scusate,” si affretta a dire un elfo chinandosi a raccattare quello che sembra un piccolo candeliere di metallo.

“Non fa niente, non è successo nulla,” biascica, mordendosi la lingua per il dolore. Piccolo sarà stato piccolo, come candeliere, ma fa male lo stesso, per la miseria.

“Sono mortificato, messere. Mi dispiace da morire, scusate. Scusatemi,” ripete il ragazzino, rosso fino alla punta delle orecchie appuntite. Liam gli sorride, scrollando le spalle, “Tranquillo, non mi ha fatto male.” L'elfo annuisce, debolmente, guardandosi le scarpe.

“Se posso fare qualcosa per farmi perdonare, vi prego, ditemelo.”

“Hai visto per caso il Bianconiglio?”

La testa del ragazzo scatta, fissandolo stupito, preso in contropiede, “No!” esclama troppo in fretta, “Non so dove sia.” Il castano corruga la fronte, “Sei sicuro?” insiste notando il labbro che si sta mangiucchiando nervosamente.

“E' con la Regina,” mormora come se fosse un segreto, “Nelle sue stanze.” Liam solleva le sopracciglia, sorpreso.

Oh, grazie. Capisco.”

“Messere - Io, non vi ho detto niente, vero?” Liam annuisce, uscendo dalla stanza di fretta. L'irritazione ancora più accentuata. Normalmente, quando è a Londra, per far passare una giornata no, si concede un film nel suo cinema preferito. Con un bel lungometraggio anni '20, riesce a sorridere un po' di più, niente di eccezionale, ma comunque qualcosa. Ora, in questo paese senza senso e senza film, la giornata si profila catastrofica. Che poi a lui, non interessa se il Bianconiglio è l'amante o meno di quella megera. Josh può avere ragione o no, la sua vita e la voglia di tornare a casa rimangono uguali. Soltanto che - boh, lo infastidisce. All'inizio aveva creduto che Zayn fosse schiavo, fedele come un cane alla Regina, eppure ieri. L'impressione che gli ha dato è stata completamente diversa. Non hanno parlato della Regina, ma dietro ogni sua frase, dietro ogni “non sai come vanno le cose qui,” gli è sembrato di sentire un vago accenno alla donna. Probabilmente si è sbagliato. Zayn è il leccapiedi di quel mostro.

Risale le scale, intenzionato a passare il resto della giornata per i fatti suoi. Non ha libri da leggere o film da guardare e questa non è una cosa positiva, proprio per nulla. Sempre meglio fissare il soffitto però che passare del tempo con elfi sbadati o con persone sgradevoli. Senza fare riferimenti a nessuno, naturalmente.

Perso nei propri pensieri, continua ad andare dritto anziché girare a sinistra, verso camera sua. La voce della Regina gli fa drizzare i peli delle braccia.

“Oh, Zayn. Non avevo dubbi che saresti stato in grado di trovare i fiori in tempo record. Sei sempre così efficiente,” miagola con un ghigno nella voce. La porta dalla quale si intravede l'orlo del suo vestito rosso e lungo è socchiusa. Zayn è in piedi, di fronte a lei, coperta dal legno, che la guarda senza espressioni in viso.

“Grazie, Sua Maestà. Siete molto gentile,” mormora il moro, chinando il mento in segno di riverenza.

La donna scoppia a ridacchiare, maliziosamente, “Ti prego, dammi del tu. Almeno quando siamo soli.”

Liam trattiene un conato di vomito, pronto a girarsi ed andare a marcire fino a domani nel letto, quando lo sguardo di Zayn si inclina appena, scorgendolo. Alza le sopracciglia, sorpreso, ma continua a fronteggiare la Regina con educazione, non mostrando con il resto del corpo la minima sorpresa. Liam resta immobile nel proprio posto, gli occhi incollati a quelli di Zayn.

“Per il matrimonio gradirei che ti vestissi con gli stessi colori che indosserò io, Zayn,” riprende a dire la donna, muovendosi nella stanza, l'orlo del vestito non più visibile a Liam. Il Bianconiglio annuisce, silenziosamente e mentre la Regina esclama “Saremo gli unici vestiti di rosso, ma per fortuna sta perfettamente ad entrambi,” accenna un sorriso timido verso Liam. Gli occhi brillanti e curiosi dietro gli occhiali, un angolo delle labbra rivolto appena verso l'alto. Il castano sente uno strano vuoto ai polmoni, qualcosa che decisamente non va, e ricambiando senza convinzione il sorriso, gira sui tacchi e se torna indietro. La voce della Regina continua a blaterare, elettrizzata.

Quel giorno, pranza prima di tutti. Va in cucina e con poco sforzo riesce ad ottenere una bella tazza di tè fumante e del cibo caldo. Lo porta in camera ed avvisa uno degli elfi che incontra per strada di dire al Bianconiglio che a pranzo non ci sarà, inventandosi, come scusa, di non sentirsi molto bene e di preferire rimanere a riposare. Chiede di dire pure che non vuole essere disturbato.

Il messaggio sembra arrivare forte e chiaro perché per l'intero pomeriggio nessuno viene a bussargli alla porta. Evidentemente il suo contributo a questo matrimonio non è poi così indispensabile. E' per l'ora di cena che, sfortunatamente, si trova costretto ad uscire dal proprio covo. Lo stomaco brontola e, soprattutto, non può rischiare di irritare la Regina non partecipando ad uno dei suoi soliti pasti dove non fa altro che vantarsi ed apostrofare ogni cameriere con “mio caro”. Non che abbia voglia di andarci, ovviamente, ma ha come la sensazione che se saltasse anche la cena, la donna glielo farebbe pesare, lamentandosi. Meglio evitare il problema in anticipo. In fondo basta che si concentri sul cibo che ha di fronte e stacchi ogni spina dalla conversazione. Non è difficile farlo, essendo abituato ai monologhi filosofici di Harry ubriaco. E' una questione di concentrazione, si ripete.

Esce dalla stanza, sbuffando per la milionesima volta nel giro di dieci ore. La teina non ha aiutato a fargli passare il fastidio, come al solito. Anzi. L'ha solo accentuato. Forse è solo estremamente insofferente, oggi.

“Shhh, fai piano,” ridacchia Josh, divertito. Liam si gira, guardando dietro di sé, ma non lo vede. Una risposta, presumibilmente, viene soffocata contro qualcosa. Non riesce a distinguerne le parole.

“Ho detto di fare piano,” insiste Josh fra le risate, accompagnato dal rumore di mobili che vengono spostati. Liam nota una scala a chiocciola per la prima volta da quando è qui. Una luce flebile trapela dalla porta in fondo ai gradini di ferro battuto. Incuriosito, comincia a salirla, facendo meno rumore possibile. Magari porta alla stanza delle torture. Guardando accuratamente la Regina, Liam non ne rimarrebbe poi così stupito.

Lo scricchiolare del legno gli fa drizzare le orecchie. I gradini sono di ferro, non può essere di certo lui a fare rumore. Alza gli occhi; viene dalla stanza delle torture.

Arrivato in cima alle scale, spinge lentamente la porta.

Niall?!” esclama a bocca aperta, la mano ancora sul pomello dorato. Due teste bionde scattano verso di lui, con gli occhi sbarrati.

Merda,” impreca Niall, raccattando la casacca verde da terra e cercando di coprire contemporaneamente il proprio busto latteo e Josh seduto su un tavolo con i pantaloni slacciati.

“Dio, mi dispiace, scusate, io -” farfuglia, rigirandosi velocemente per uscire.

“Aspetta,” lo ferma la voce di Josh in un attimo, “Aspetta un attimo, per favore.”

Si gira, imbarazzato, grattandosi il collo. E' la seconda volta, in due anni che Niall e Josh stanno insieme, che li becca mezzi nudi e con le mani l'uno sull'altro che vagano dappertutto. Teme che se ricapitasse un'altra volta ancora, non riuscirebbe più ad uscire di casa. In fondo si tratta di due dei suoi migliori amici!

“Mi dispiace, non volevo. Non sapevo che - beh. Eravate qui? Decisamente ignaro della situazione, ecco,” farfuglia tenendo lo sguardo basso. Sente il rumore di vesti che frusciano; si stanno rivestendo.

“Non è colpa tua. Siamo stati sciocchi noi,” dice Josh scendendo dal tavolo con le guance in fiamme, “Ecco, se - se puoi non dir-”

“Dovete stare zitto,” sbotta Niall sistemandosi i capelli arruffati con una mano. Josh gli dà una gomitata nel costato, “Robin! Sii cortese, per diamine! E' colpa nostra se ci ha beccato, siamo stati sciocchi a venire qui.”

Robin. Ah già, non sono Niall e Josh di Londra, ma Robin Hood e il Bello Addormentato nel bosco di Malbera, che sciocco. L'altro sbuffa, alzando gli occhi al cielo ed incrociando le braccia al petto.

“E' stata colpa mia, assolutamente. Avevo sentito dei rumori e sono salito senza pensare e - niente, non avrei dovuto. Scusate, vado via.”

“No, davvero, aspetta,” esclama Josh di nuovo, “Dovremmo, mh. Parlarti. Emh, spiegarti? Se vuoi, naturalmente.” Niall sbuffa più forte, bofonchiando un “Anche del tu. Si danno pure del tu.”

Liam si morde un labbro, annuendo debolmente, “Per la cronaca, preferisco il tu al voi,” butta lì, guardando il biondo infastidito. Quello grugnisce, scocciato.

Il viso di Josh è ancora rosso quando inizia a parlare, gli occhi fissi a terra, “Beh, ecco. Ti starai chiedendo cosa stavamo facendo...”

“No, in realtà no. Proprio per nulla. Mi sembra che fosse piuttosto chiaro e non gradirei i dettagli, senza offesa.”

Il ragazzo ridacchia, muovendo il piede scalzo per terra, “Credo che tu sappia che io sono sposato.”

Liam alza le sopracciglia, sorpreso. Josh sposato? Con qualcuno che non è Niall? Ah, già. Malbera non Londra. Comunque, Josh che tradisce il marito? Proprio non ce lo vede. E' sempre stato un ragazzo così calmo, quasi un perbenista. Non se lo aspettava.

“Non lo sapevo, no,” dice maledicendosi per aver salito le scale. Intorno a sé ci sono scaffali e scaffali di libri colorati. Una biblioteca. Beh, almeno l'imbarazzo di questo momento ha portato una scoperta sostanziosa. Più tardi tornerà a perlustrare il posto. Si sente una specie di agente segreto.

“Sono sposato con Filippo da due anni, da quando mi ha salvato dalla torre, in pratica. E - mh. Gli voglio bene, davvero, con tutto il mio cuore. Forse l'ho pure amato all'inizio, ma - siamo troppo diversi. Lui è musone, sempre serio ed imbronciato, mentre a me piace scherzare e ridere. Non ci trovavamo. Come sposi. Da amici invece le cose vanno a meraviglia e -”

“Quindi sei divorziato, in pratica?”

Josh e Niall si guardano confusi, “Cosa è il 'divorziato', scusa?” domanda, inclinando appena la testa. Liam continua a mordicchiarsi il labbro.

“Divorzio, non divorziato. E' un pratica che, beh. E' quando ti separi da una persona con cui eri sposato. Non siete più marito e moglie o - marito e marito, nel tuo caso.”

Josh apre la bocca, sorpreso, “Esiste una cosa del genere, nel tuo paese?!”

“Beh, sì? Da voi no?”

I due ragazzi scoppiano a ridere, fragorosamente. Ad un certo punto vede pure una lacrima formarsi agli angoli degli occhi di Niall da quanto si sta scompisciando.

Oh - oh, no! Per carità! Ti - ti immagini la Regina se qualcuno sciogliesse il matrimonio?” chiede Niall a Josh, sostenendosi con una mano al tavolo di legno. L'altra è poggiata sullo stomaco scosso dal riso. Josh ride un po' più forte, strizzando gli occhi, e cerca di calmarsi, respirando spezzato.

“S-scusa, è che - fa davvero ridere questo 'divorzio'! Qui se uno facesse una cosa del genere probabilmente verrebbe cacciato via a calci!”

Liam spalanca gli occhi, interdetto, “Mi vuoi dire che dovrai sempre essere sposato con questo Filippo anche se non vi amate più?” Josh smette di ridere, annuendo piano, “Ma - non è giusto! La Regina sa che non vi amate? Non può fare qualcosa?”

Il ragazzo scoppia quasi a ridere di nuovo, “E' la Regina in prima persona a non volere. I cambiamenti non sono proprio la cosa che preferisce, diciamo.” Niall ha spostato lo sguardo sulla grande finestra di vetro, le braccia ancora sul petto, gli occhi persi nel vuoto.

“Ma perché?! Se non vi amate nessuno può costringervi a stare insieme!”

Josh sospira, “Senti, io e Filippo siamo in ottimo rapporti. Non ci amiamo più, è vero, ma siamo costretti a rimanere sposati. Fa schifo come cosa? Sì, è orrenda eppure dobbiamo fare così. In fondo ci basta dormire nella stessa stanza, tenerci la mano in presenza della Regina e darci un bacio di fronte alla folla, nulla di più. Lui ama un'altra ragazza e io -,” si gira, sorridendo timidamente verso Niall, “Amo lui.”

Liam guarda i due ragazzi, spostando gli occhi da uno all'altro, “Quindi siete sposati perché siete costretti, ma avete vite separate?” Josh annuisce, tentando un sorriso, “E vuoi vivere tutta la tua esistenza così?”

Josh deglutisce, riabbassando lo sguardo a terra, “Non è che voglio. Semplicemente, non posso fare altrimenti. Sono già fortunato ad avere Niall ed essere in ottimi rapporti con Filippo. Non posso fare l'ingordo e pretendere tutto.”

Liam dovrebbe fregarsene. Non ne vale davvero la pena. Conosce questi due a malapena e, anche se somigliano terribilmente ai suoi migliori amici, la loro vita non lo riguarda. Possono essere sposati, con quattordici figli, scapoli, avere un harem o quel che pare loro. A lui non deve interessare.

Eppure non ci riesce. Sua madre glielo dice sempre che è troppo emotivo, si fa prendere dalle sensazioni e non riesce più a ragionare da adulto. Si infervora e diventa sostenitore delle cause più assurde ed impossibili come quella volta che è stato immobile davanti ad un canile che doveva essere abbattuto, ributtando in strada a morir di fame tutti i randagi, con altri quattro pazzi per un'intera notte. Sono i sentimenti, che lo fregano. Ne è fin troppo consapevole. Ed ora, in questo preciso momento, sa che dovrebbe salutarli, dir loro che non dirà niente a nessuno e rinchiudersi in camera. Ma non ci riesce. Dovrebbe farlo perché è più facile e crea molti meno problemi eppure rimane lì, stoico, le mani sui fianchi e la rabbia dentro. Perché è ingiusto! Da fare schifo. E lui non può sopportare una cosa del genere. Loro non devono sopportare una cosa del genere.

“Non dovete sopportare una cosa del genere! Dovete fare qualcosa!” esclama, stringendo i pugni. Niall e Josh lo guardano, stupiti. Non si è accorto di aver puntato un dito contro di loro nel parlare. Troppo infervorato, già.

“Io -,” inizia Josh cercando l'approvazione negli occhi del compagno, “Sei gentile a mh, stare dalla nostra parte, ma, davvero, non possiamo fare niente. Le cose non si cambiano, qui a Malbera.”

Liam sbuffa, massaggiandosi le tempie. Deve lasciar perdere, si ripete nel cervello, non sono affari suoi, “Mi dispiace, ragazzi. Davvero,” mormora con la sincerità più assoluta, gli occhi fissi nei loro. Niall, per la prima volta da quando l'ha conosciuto, gli sorride di cuore.

“Lo sappiamo, Liam, e ti ringraziamo, sei davvero gentile. Non ci resta che sperare che prima o poi qualcuno le cambi, queste cose, no?” dice Josh ridacchiando. Liam sorride e li saluta, scendendo le scale per andare a cena. Cerca di non pensare a loro per tutta la serata.


 

o|o


 

La notizia che il Principe Azzurro sarebbe arrivato dopo pochi giorni dal suo arrivo al castello, gli era completamente sfuggita di mente. Se ne era letteralmente dimenticato. Così, quando la mattina del quarto giorno, entrando nella sala del trono e si trova due occhi marroni puntati contro, rimane un attimo imbambolato.

“E tu chi saresti?” lo apostrofa un uomo alto e magro, le spalle piccole nascoste da sfarzose imbottiture celeste chiaro. Il resto del completo è intonato; scarpe, calze, cappello piumato. Fra tutti i tipi strani che ha visto in questi ultimi giorni, lui sembra davvero il più cretino.

“Sono Liam. E tu?”

Il tizio fa uno sbuffo sorpreso, carezzandosi i capelli dietro al collo. Alza il mento e lo guarda con aria di superiorità, “Sono il Principe Azzurro, naturalmente.”

Naturalmente una bella sega, gli vorrebbe rispondere, ma si morde la lingua ed annuisce, “Lo sposo quindi. Ti faccio i miei auguri,” dice sarcastico, mettendo su un sorriso falsissimo. L'uomo alza un sopracciglio aprendo la bocca per ribattere con qualcosa quando Louis entra nella sala volando.

“Oh! Liam,” esclama con un sorriso, dall'alto dei suoi tre metri abbondanti dall'altezza, “Nick,” aggiunge con una smorfia non appena nota l'uomo di fronte a Liam, il tono della voce completamente cambiato, “Che piacere rivedervi.”

Nick non lo degna di uno sguardo, osservando il proprio riflesso nel grande specchio che tiene in mano, “Non posso dire altrettanto, Peter Pan.” Louis stringe gli occhi, lanciandogli un'occhiata di fuoco che l'altro non può vedere, troppo distratto ad aggiustarsi un boccolo esagerato che gli ricade sulla fronte. Scende a terra, concedendo un piccolo sorriso a Liam.

Nicholas! Finalmente!” Tutti e tre si girano verso il trono dove la Regina con accanto (naturalmente) il Bianconiglio è appena comparsa, “Credevo che non sareste mai arrivato,” dice melodrammatica con un ghigno sulle labbra rosse. Il principe infila lo specchio nella cintura e si lancia letteralmente verso la donna con una mano tesa. Quella scoppia a ridacchiare dietro il palmo bianco.

“Ho avuto degli imprevisti, Sua Maestà, perdonatemi. Siete meravigliosa quest'oggi, non che sia una novità, in fin dei conti,” risponde mettendosi in ginocchio e facendole il baciamano, gli occhi sollevati verso di lei e le labbra a sfiorare la pelle. Le budella di Liam si rivoltano per il ribrezzo.

“Come siete esagerato, suvvia,” miagola lei ritirando con scena il braccio a sé e sfiorandosi il viso lentamente con le altre dita. Zayn guarda fuori dalla finestra, imperturbabile. Il naso è sollevato a mezz'aria e gli occhi sono stanchi. Esausti, quasi. Gira la testa, guardando la sala ed incontra Liam e Louis, salutandoli con un leggerissimo sorriso.

“Quel Bianconiglio, dovrebbero farlo santo, per la barba di Merlino. Se fossi al posto suo, avrei ucciso quella strega da un pezzo,” sussurra Louis chinandosi al suo orecchio. Liam apre la bocca, sorpreso.

“Ma - non ti piace la Regina?” domanda, abbassando il tono della voce e tenendo d'occhio la donna e il Principe. Louis ridacchia lievemente, “Quando troverai qualcuno a cui piace realmente la Regina all'interno di questo regno, fammi un fischio.”

“E Snow arriverà fra due giorni per sistemare definitivamente i dettagli del vestito. Vi posso dire, tesoro, che gli sta divinamente,” cinguetta la sovrana, pizzicando la guancia di Nick. Louis si irrigidisce sul posto, le mani strette in pugni lungo i fianchi.

Oh, immagino, Sua Maestà. Snow è incantevole con qualsiasi cosa addosso,” dice ghignando divertito, “ma scommetto che lo sarà ancora di più senza.” La Regina ridacchia, fingendosi scandalizzata e spingendolo leggermente dalla spalla, esclamando un malizioso “Nick! Per Dio, contenetevi.”

Liam è schifato. Davvero tanto. L'uscita infelice di Nick ha confermato senza ombra di dubbio la sensazione che ha avuto a primo impatto: è un coglione con i fiocchi e i controfiocchi. Louis sembra notarla a sua volta e non rimanerne troppo felice. Digrigna i denti, abbassando la testa, e, mormorando uno “Scusa,” esce dalla stanza di corsa. Lo guarda imboccare le scale per il piano superiore e sente i piedi pizzicare dalla voglia di inseguirlo, calmarlo. Dà un'occhiata alla coppia che ancora starnazza e che sembra ignorare totalmente la sua esistenza. Perfetto, pensa, ed esce anche lui, seguendo il percorso che ha appena fatto Louis. Prima di svoltare l'angolo, si gira per osservare se i due hanno notato qualcosa, ma quello che vede sono solo gli occhi curiosi di Zayn che lo fissano da dietro la montatura nera; il viso leggermente inclinato di lato.

Scuote la testa ed imbocca il corridoio, camminando al doppio della velocità per raggiungere l'altro ragazzo, “Louis,” lo chiama controllando la voce. Si batte il palmo sulla fronte, “Peter! Sono Liam. Dove sei?”

“Vattene, Liam. Non è giornata.”

Louis è seduto con la schiena contro il muro, la faccia nascosta in mezzo alle braccia. Il castano si siede accanto a lui, in silenzio.

“Ti ho chiesto di andartene. Che c'è? Non capisci la mia lingua?” sbotta velenoso, girando il viso per fulminarlo. Liam ridacchia. Louis rimane sempre il solito acido.

“L'acidità non ti porterà da nessuna parte con me, amico. Sono abituato a molto peggio.” O alla stessa cosa, in fin dei conti, perché anche se con un vestitino verde e la capacità di volare, Peter rimane uguale a Louis, di carattere. Sono la stessa persona con nome e vestiti diversi, è arrivato a stabilire. Non cambia molto dal suo migliore amico di Londra al ragazzo che non vuole crescere che ha davanti adesso.

Louis sbuffa, indispettito, “Vattene, veramente. Non voglio essere scortese più del dovuto, ma ho davvero bisogno di stare solo.”

Liam scrolla le spalle, poggiando la testa al muro, “Io non credo. Tu hai un enorme bisogno di sfogarti con qualcuno, fidati,” ribatte rilassando una gamba sul pavimento. Un altro sbuffo da parte di Louis.

“Non ho bisogno proprio di nulla,” bofonchia reimmergendo la testa un po' più in mezzo alle ginocchia, spuntano solo la punta del cappellino e la piuma colorata. Liam chiude gli occhi, godendosi il silenzio. Se conosce bene il suo pollo, fra tre, due, un-

“E' un mostro,” biascica Louis dal suo piccolo rifugio, “Non ha un minimo di cuore. Nemmeno in quella massa assurda di capelli, fra tutti gli strati di quei vestiti. Nulla! Niente di niente.”

Sorride fra di sé, giocherellando con il lembo della camicia bianca che gli hanno dato oggi, “Parli della Regina o di Nick?”

“Di Grimshaw, ma la descrizione calzava perfettamente anche per quell'altra bestia,” sibila, drizzando la schiena e cominciando a fissare davanti a sé, “Lo odio. Lo odio così tanto, non hai idea.”

“In realtà un'idea me l'ero fatta, su quanto l'odiassi. Non è che passi, diciamo, inosservato, ecco,” ridacchia girando la testa per osservarlo; sta guardando il muro con tale intensità che a momenti potrebbe scavare un buco. Si toglie il cappello di scatto, stringendolo in un pugno con rabbia.

“Non capisci. E' un - uno stronzo! Ecco! L'ho detto! Un maledetto stronzo che tratta Snow come un pezzo di carne e niente di più. L'hai sentita la sua battutaccia? 'Scommetto che lo sarà ancora di più senza',” borbotta in una piuttosto realistica imitazione di Nick, “Lo vuole sposare solo per portarselo a letto. Dio, che rabbia che mi fa!”

“Beh, era davvero una battuta infelice, è vero. Cos-”

“Che poi non sa nulla di Snow, ti rendi conto?! L'ha visto due volte in vita sua! Quando lo ha salvato con quel maledetto bacio e quando quella maledetta megera ha concesso loro questo maledetto matrimonio, maledizione,” lo interrompe, agitando le braccia. Liam richiude la bocca, mordendosi un labbro, “Snow lo ama senza sapere com'è fatto! Non l'ha visto quand'è con le altre persone, come si comporta! E' follemente innamorato solo perché in quelle due occasioni in cui si sono visti, Nick è stato quasi umano davanti a lui. Lo ama e crede seriamente che vivranno per sempre felici e contenti e mi si spezza il cuore a guardarlo sorridere quando racconta del suo matrimonio perché io -,” si interrompe all'istante, deglutendo e facendo una smorfia inferocita, “Lasciamo stare.”

“No, dimmi,” lo incalza Liam, sporgendosi verso di lui con il busto, “Tu cosa? Cosa provi? Come ti senti?”

Il ragazzo stringe di più i pugni, scuotendo la testa, “Niente, non sento nulla. Sono solo arrabbiato.”

“Non ti credo. Proprio per nulla. Sei un pessimo bugiardo, te l'hanno mai detto, Peter?”

Louis lo incenerisce con gli occhi, le guance arrossate per la foga con cui ha appena parlato, “Non sai nulla, Liam. Non ti permettere di darmi del bugiardo.”

Liam ride, “Ma in questo regno non sapete far altro che dirmi che non so nulla di niente e che non mi posso permettere di fare le cose? Sembra che ogni singola persona che incontro mi sappia ripetere all'infinito solo e soltanto questa frase. Beh, mi dispiace per voi, ma non funziona. Non saprò come funzionano le cose qui a corte, ma gli occhi ce l'ho e so riconoscere una persona innamorata. Tu lo sei, Peter. Dimmi di no quante volte vuoi, arrabbiati e trattami male, ma so che sei innamorato di Snow, che tu lo voglia o meno.”

Il viso di Louis si sgretola in una frazione di secondo. Gli occhi blu si allargano e Liam vede subito tutta la tristezza che hanno dentro, l'amarezza, lo sconforto. Gli si stringe il cuore nel petto quando il ragazzo si prende la testa con le mani tremanti e mormora, “Non volevo. Ho - ho cercato di non innamorarmi, ma - tu l'hai incontrato, anche se per poco. Hai visto com'è, come sorride e tutto sembra più bello. E quando parla con la sua voce bassa, lentamente. Così lentamente che ti viene voglia di dormire, ma non lo fai perché vederlo parlare di una cosa che gli piace è la cosa più bella che esista perché sorride tutto il tempo, con le fossette sulle guance, e la luce negli occhi. C'ho provato, Liam. Sono serio. Mi sono detto che non potevo, che le cose non potevano andare in quella maniera, ma- è semplicemente successo e ora sono incasinato fino al collo perché si sta per sposare con l'uomo che ama e io non posso fare assolutamente nulla perché è così che deve andare.”

“Sai, vero, che non è innamorato di Nick?” dice Liam poggiandogli una mano sulla schiena, in un tentativo di conforto. Lo sguardo dell'altro scatta subito sul suo, confuso, “Lui non è innamorato di Nick, ne sono convinto. Dice di esserlo, ma credo stia solo cercando di convincere se stesso.”

Louis apre la bocca come un pesce. La richiude all'istante, guardandolo interrogativo e diffidente, “Che diavolo stai dicendo, Liam? Lui ama Nick. Me l'ha detto mille volte. Lo sposa fra tre giorni! Come fai a dire che non dice la verità?”

Liam alza le spalle, sorridendo piano, “Ha detto anche a me di essere innamorato di lui, ma non gli ho creduto nemmeno un secondo. Una persona realmente innamorata non parla con quel tono. Era dolce, sì, forse addirittura affettuoso, ma innamorato? Proprio per nulla.”

“Lo hai visto una volta sola. Come fai ad esserne così certo? Non farmi ridere, per favore,” sbuffa, stendendo entrambe le gambe sul pavimento; gli occhi chiusi.

“Ho visto anche te una volta sola eppure ho capito subito che ne eri innamorato.” Louis sbuffa di nuovo, cercando di ignorarlo, “Penso ami un altro, in realtà,” butta lì con nonchalance. Il ragazzo sbarra gli occhi, guardandolo preoccupato.

“Dici- Intendi un altro che non è Nick?!” domanda con la voce piccola, affranta, lo sguardo identico a quello di un bambino. Liam annuisce, trattenendo un sorriso, “Ma allora - chi?!

“Lo conosci bene,” dice semplicemente, drizzando le orecchie. Gli è sembrato di aver sentito rumori di passi, ma può sempre aver sbagliato. Louis si sta mangiando le unghie, pensieroso, quando la realizzazione gli si dipinge in viso, atroce.

“Di Robin Hood?!”

Liam questa volta non riesce a non ridere, “No, scemo! Ma figurati! Però si veste come lui, questa persona,” aggiunge, ghignando divertito. Louis aggrotta le sopracciglia, confuso, “Non è possibile, Liam. L'unico che si veste simile a lui sono - oh.”

“Già, Peter. Oh,” ripete, sorridendo agli occhi stralunati del ragazzo. Questi incomincia a scuotere la testa, “No, no, no. Non è innamorato di me, assolutamente. Ne sono certo. Me ne sarei accorto! Lo conosco da due anni! Non lo è, ti sbagli, Liam.”

Il castano sbuffa, alzando gli occhi al cielo, “Non te ne sei accorto perché eri troppo distratto a guardarlo come un dio sceso in terra, Peter. Quel ragazzo è innamorato di te almeno quanto lo sei tu di lui, dammi retta.”

“No, no. Smettila di dire queste sciocchezze. Lui ama Nick! Non me! Sposerà lui, non me,” insiste, cocciuto.

“Amico, ascoltam-”

Peter Pan.”

Entrambi girano la testa, sorpresi. Zayn li sta fissando con un cipiglio duro e le braccia conserte, “La Regina richiede la tua presenza all'istante,” ordina perentoriamente. Louis si schiarisce la voce, rimettendosi il cappello ed alzandosi in piedi. Fa un cenno di saluto con la testa a Liam e mormora un “Bianconiglio,” prima di scomparire a passo spedito verso la sala del trono.

Gli occhi di Zayn sono furiosi, lanciano scintille da quanto sono arrabbiati. La mascella è bloccata e lo sta fissando, intensamente.

“Posso fare qualcosa per te?” domanda sfacciato Liam, alzandosi da terra e pulendo i pantaloni con le mani. Il moro emette un verso tra lo stupito e lo scandalizzato, “Ti permetti pure di fare l'arrogante, Liam? Con me? Non sono io quello nei casini, ti vorrei ricordare.”

Liam corruga la fronte, “Casini per cosa, di grazia? Non mi sembra di aver fatto nulla di sbagliato.”

L'altro ride, sarcastico, “Certo che non hai fatto nulla di male! Tu fai tutto perfettamente! Sei talmente ottuso e presuntuoso che non ti accorgi nemmeno dei disastri che crei!”

Liam stringe i pugni, guardandolo male, “Sempre meglio ottuso che succube di una persona orrenda e senza cuore,” ringhia, fronteggiandolo. Zayn sembra sinceramente sorpreso dalle sue parole.

“Cosa -? Come ti permetti?! Stai insinuando che la Regina sia una persona orrenda?” sbraita, puntandogli un dito contro; gli occhiali sono scesi sulla punta del naso sottile.

“Non lo insinuo, mio caro. Lo affermo.”

Zayn sta fumando dalle orecchie. Apre la bocca in cerca di qualcosa da rispondere, ma la voce esce sempre spezzata, “Io - tu. Sei - sei una capra,” praticamente strilla, dandogli una spinta. E' talmente debole che non lo smuove di un millimetro.

“Hai il coraggio di difenderla pur sapendo com'è? Beh, complimenti. Sei un vero servo di Sua Maestà la Regina di Cuori,” sbotta, guardandolo schifato.

“Non sai n-”

“Non so nulla, io. Lo so. Ormai me l'hai ripetuto cento volte in quattro giorni, non ti sembra di aver sprecato abbastanza voce, finora?”

Zayn si riaggiusta gli occhiali, rosso in viso per la rabbia, “Sei uno sciocco, stupido ragazzino che crede di conoscere tutto e tutti quando in verità non ha la più pallida idea di come sia la vita. Sei così convinto che Peter e Snow siano innamorati l'uno dell'altro che saresti in grado di mandare a monte un matrimonio programmato da mesi solo per questa tua sciocca convinzione. Non puoi dire a Peter quelle cose, lo capisci o sei troppo chiuso nella tua bolla mentale? Snow ama Nicholas e con lui si sposerà. Peter Pan non c'entra nulla in tutto questo!”

“Peter c'entra eccome,” esclama Liam, furente, “E' innamorato di Snow e Snow lo è di lui! Non è giusto che debba guardarlo sposarsi con un uomo che non lo ama e che lo vuole solo nudo nel letto! Non posso permettere una cosa del genere!”

“Non è così che vanno le c-”

Smettila di dire così!” tuona con tutto il fiato che ha in corpo. Zayn si immobilizza, a bocca aperta, “Solo perché tu hai paura del cambiamento non puoi impedire al resto del mondo di essere felice! Sei solo un egoista ed un codardo, Zayn!”

Il moro lo guarda con gli occhi sbarrati, lucidi. Abbassa lo sguardo, mordendosi un labbro con forza. Liam riprende fiato, sorpreso della propria reazione. E' arrabbiato, furente per l'esattezza. Zayn lo sta facendo impazzire, ma - si sente in colpa. Guardando il capo chino del ragazzo di fronte a lui, si sente una bestia per aver urlato come un pazzo ed averlo attaccato.

“Senti, mi dispiace, non vol-”

La testa mora si solleva, lo sguardo impassibile, “Il pranzo sarà anticipato di venti minuti, oggi. Non fare ritardo,” dice freddamente. Non gli concede il tempo per scusarsi che gira sui tacchi, andandosene velocemente.

Liam è semplicemente troppo allo stremo delle forze per seguirlo e chiedere perdono come sarebbe giusto. Decide in quel momento di passare il resto della giornata in biblioteca.


 

o|o


 

Il quinto giorno è un susseguirsi di eventi. Non ha un attimo di tempo per fermarsi a ragionare che si trova già fuori dal castello, a seguire il Bianconiglio che cammina alla velocità di una lepre. Bianconiglio, lepre. Pessima battuta.

“Hai intenzione di spiegarmi perché mi hai buttato giù dal letto alle otto di mattina senza darmi un motivo valido?”

Zayn tiene la bocca serrata, camminando davanti a lui, impettito. Le uniche parole che gli ha rivolto da stamattina sono state “Dobbiamo andare, muoviti. Hai dieci minuti per raggiungermi al cancello.” E non l'ha nemmeno guardato in faccia, preferendo restare fuori dalla porta dopo aver bussato per cinque minuti abbondanti nel tentativo di svegliarlo.

“Zayn, per favore. Mi dispiace per ieri, seriamente. Sono stato scortese e non era mia intenzione offenderti.”

Continua a camminare senza girarsi, ignorandolo del tutto. Stanno percorrendo una strada battuta ai limiti del bosco da circa venti minuti. Quindici dei quali Liam non ha fatto altro che fare domande al moro senza ottenere risposta. E' infastidito dal fatto che non gli stia parlando? Forse. Si sente in colpa? Un pochetto.

Ok, forse un po' più di un pochetto, ma - non era sua intenzione offenderlo, ieri. Stavano litigando e Zayn è così cocciuto, sembra avere dei paraocchi con scritto sopra “le cose non posso cambiare”. Sempre a ripetere quella frase ogni tre per due e - gli sono saltati i nervi. Vedeva rosso dalla rabbia e ha alzato troppo il tono, esagerando con il peso delle parole. L'ha ferito, lo sa perfettamente. Lo sguardo fragile con cui l'ha guardato subito dopo, non gli è sfuggito, anzi. Lo stomaco si stringe ancora al pensiero, ma - ehi! Non è colpa sua! Zayn continuava ad insistere ed insistere e lui ha risposto a tono e basta, ecco.

“Ti prego, rispondimi. Dimmi qualcosa!”

“Vai a farti fottere,” sbotta girandosi di scatto e fulminandolo con lo sguardo, le sopracciglia aggrottate. E - seriamente? Liam scoppia a ridere, tenendosi la pancia e scuotendo la testa, “Te lo concedo, me lo merito, sì.”

“Eccome se te lo meriti. Sei stato uno stronzo!” Liam annuisce, consapevole, e lo raggiunge velocemente, “Non dici niente? Accetti le offese senza difenderti?”

“Te l'ho detto, me lo merito. Difendersi sarebbe infantile.”

Zayn si mordicchia un labbro, alzando le spalle e sbuffando, “Ok, sì. Va bene, ora sono meno arrabbiato,” mormora riprendendo a camminare a passo normale.

“Seriamente? Quindi posso ricominciare ad offenderti?” domanda con un sorriso di scherno in volto.

“Non tentare di nuovo la ruota della fortuna, amico. La prossima volta non sarò così clemente,” risponde guardandolo fra il serio e il divertito, dandogli una leggera gomitata. Liam alza lo sguardo da davanti a sé a lui e il fiato gli si ferma in gola. Un sorriso sincero è dipinto sulla faccia di Zayn e si rendo conto che - è bellissimo. Che le mani prudono dalla voglia di accarezzare quel viso delicato, color del caramello, e che le sue labbra sono rossissime e lucide di saliva. Meravigliose. Deglutisce, riportando l'attenzione sulla strada.

“Insomma,” dice schiarendosi la voce che si inceppata, “Dove stiamo andando, di preciso?”

“Dalla Fata Turchina, per i fiori.”

“Ah, certo.”

Il silenzio cala di nuovo, ma è diverso da quello dei precedenti venti minuti. Non sono pause interminabili fra una domanda di Liam e l'altra, sempre senza risposta. Questo è pieno, ricolmo, traboccante di imbarazzo. Ogni tanto Zayn dà un leggero colpo di tosse, mormorando una frase a caso sul tempo o su un fiore che hanno appena superato. Nulla di più.

“Oh, guarda. Sono alstroemerie. Erano anni che non ne vedevo una.”

“Mi piacciono molto i tuoi capelli così,” blatera Liam, arrossendo fino alla punta delle orecchie e fissando la terra sotto i propri piedi. Lo stomaco dà una piccola stretta. Cosa? Mi piacciono i tuoi capelli?! Ma che ha bevuto?! La vergogna lo assale, facendolo arrossire ancora di più. Sente la faccia andare in fiamme e non ha il coraggio di guardarlo. Zayn si gira, arrossendo a sua volta, e guardandolo stupito. Si passa una mano fra il ciuffo nero, oggi portato all'indietro in una specie di criniera, e tossisce ancora, nervosamente, “E a me piacciono i tuoi.”

Di sicuro l'ha detto per gentilezza. Stupido, stupido Liam. E' che...E' possibile scoprirsi attratto dai ragazzi a ventun anni? Perché, insomma, a lui le ragazze piacciono, sono sempre piaciute, ma ultimamente. Si è trovato ad osservare i propri amici abbracciarsi, baciarsi e volere lo stesso. Due braccia forti che lo stringano, parlare ad un appuntamento di cose da maschi, passare le mani su spalle larghe e petti piatti. E' stupido come pensiero e si sente stupido a pensarlo eppure non riesce a farci niente. Più guarda Zayn e più si rende conto che è - omosessuale? Bisessuale? Diamine, non lo sa. Sa soltanto che l'idea di stare con un ragazzo con barba, muscoli e - beh, mascolinità, non lo schifa. Forse ha ragione Niall: a forza di stare con loro quattro ed annusare omosessualità dalla mattina alla sera è stato influenzato. O forse no. E' così confuso. Cinque giorni fa si stava facendo una risata con Louis che lo sfotteva dandogli del gay (da che pulpito, poi) e ora si trova in mezzo ad un bosco con un ragazzo che trova - bello. E non bello tipo “Ehi, sei una bella persona, mi piace passare tempo con te.” No, lui lo trova bello bello. E' bello quando sorride con la lingua contro i denti, quando gioca con il cipollotto al collo per il nervoso, quando parla di qualcosa che gli piace e gli occhi gli si illuminano, quando è confuso e corruga la fronte con un piccolo broncio sulle labbra rosse. Zayn è proprio bello e la cosa gli sta facendo venire voglia di strapparsi i capelli. Se non l'avesse seguito in quel maledetto vicolo, se non si fosse fermato ad ammirarlo mentre fumava quella sigaretta, ora sarebbe a casa, ad aspettare il nuovo compagno di stanza, con un pacco di pop corn e un film Marvel sul pc. Invece si trova qua, davanti ad una casetta fatta di paglia, con fiori in ogni angolo del giardino ed una signora anziana, piccola come un bambino, che annaffia, canticchiando, mentre il ragazzo più bello che abbia mai visto in vita sua, ma che sembra ignaro di essere la creatura più attraente al Mondo, si avvicina a questa per salutarla.

“Fata Turchina, è un piacere rivedervi,” mormora con tono delicato. Tutti i tratti del viso ammorbiditi. Liam sposta lo sguardo su un vaso colorato.

La donna ridacchia, divertita, “Oh, Zaynie, ti prego, dammi del tu. Tutte le volte la stessa storia. Sei mio figlio e mi fai sentire così vecchia e malandata!”

“Ma non lo siete - sei! Sei la duecentottantenne più vitale che abbia mai visto!” Liam strabuzza gli occhi. Duecentottantenne?!

“La carineria non ti servirà a conquistarmi, baldo giovanotto. Mi sono arresa anni fa quando venivi in pieno pomeriggio a portarmi mazzi di fiori per farti raccontare storie,” esclama la fata, tendendo le braccia rotondotte per un abbraccio. E' così minuta che quando Zayn si china per stringerla fra le proprie braccia con un sorriso affettuoso, quasi scompare dalla vista di Liam. La stretta dura una decina di secondi nei quali il castano si fissa le punte delle scarpe con attenzione. Non vuole osservarli. Sente che è un momento troppo intimo per essere disturbato, non vuole intromettersi.

“Ti vedo sempre più striminzito, Zaynie. Che c'è? Quella ti tiene a pane e acqua perché non può spendere in cibo? Immagino che i suoi vestiti assurdi costino metà delle tasse che versiamo ogni anno. Per non parlare delle stregonerie che si fa per non invecchiare! Verranno minimo quanto tutta la mia casa più il giardino e me dentro come cuoca,” esclama con le mani sui fianchi del vestito giallo che indossa. Ha delle macchie di terra sulle guance paffute. I capelli bianchi sono tenuti a bada da una fascia limone. E' tenera.

Sua Maestà la Regina mi offre tutto quello di cui ho bisogno, Fata. Non ti preoccupare. Ho solo tanto stress sulle spalle ed immagino questo contribuisco a non farmi ingrassare. Sto bene, comunque.”

La donna sbuffa, alzando gli occhi al cielo, “Chissà quante responsabilità ti darò, quella lì. Non capisce proprio nulla.”

Fata,” la ammonisce con tono dolce, “Per favore, sai come la penso. Smettila di essere così ostile nei suoi confronti, ti prego.”

“Sì, sì,” cantilena muovendo le mani, “So come la pensi, ma la mia proposta di trasferirti da me è ancora valida, lo sai. Ho troppe stanze libere da quando Pinocchio si è sposato. E poi sei l'unico che ascolta davvero le storie che racconto!”

Zayn ride, affettuosamente, e si piega per darle un bacio leggero sulla guancia, “Grazie, sei la migliore.” La donna sorride, fingendo di allontanarlo infastidita, ma il modo in cui gli rimane accanto, il braccio che raggiunge a malapena quello piegato di Zayn, dice tutt'altro. Gli occhi celesti si posano su Liam per la prima volta, incuriositi.

“E questo bel ragazzotto chi sarebbe? Il tuo fidanzato?” domanda, sorridendo compiaciuta mentre scruta Liam da capo a piedi. Zayn sbarra gli occhi, tossendo violentemente, ed affrettandosi a rispondere, “No, no, no! Assolutamente! Non - non è il mio fidanzato!Viene da un posto chiamato Londra. Andrà via fra due giorni, dopo il matrimonio,” ridacchia nervosamente, rosso in viso.

Liam rimane un attimo stordito. Ok, non sono fidanzati, ma non c'è bisogno di infervorarsi così. Anche se lei pensasse che, insomma, stanno insieme, non sarebbe così terribile, no?

La fata guarda un attimo Zayn, divertita, per poi iniziare a scrutarlo di nuovo, “Sei proprio un bel ragazzo, complimenti,” esclama sorridendogli, facendolo ridacchiare, “Vero, Zaynie?” Liam abbassa lo sguardo, ma con la coda dell'occhio vede che Zayn ha - annuito? No, si sta sbagliando.

“Insomma, bimbo mio, di cosa hai bisogno? Immagino che non sia una semplice visita alla tua vecchia Fata Turchina, eh?”

Zayn ridacchia, ancora un po' rosso in viso, “Mi conosci troppo bene, ormai.”

“Eh, lo so. Sei fregato. Su, forza, sputa il rospo e dimmi quella megera cosa vuole da me questa volta,” sbuffa dandogli un pizzicotto sul braccio che fa sorridere Liam. Sono proprio madre e figlio.

“Cercherò di ignorare l'appellativo infelice che hai dato a Sua Maestà. Comunque, dovresti far fiorire questi due fiori,” dice porgendole i fiori un po' flosci che hanno raccattato due giorni fa, “in egual numero, per il matrimonio di Snow a cui, naturalmente, parteciperai, vero?”

La donna alza gli occhi al cielo, “Lo farò solo perché me lo chiedi te, ma pretendere che venga anche al matrimonio è esagerato, bambino.”

Zayn mette il broncio, “Per favore! So che non hai un buon rapporto con la Regina, ma fallo per me! Per Snow! Adori quel ragazzo, vuoi che nel giorno più bello della sua vita non ci sia la favolosa Fata Turchina?”

“ 'Giorno più bello della sua vita' accostato a 'matrimonio con Nick Grimshaw' è davvero senza senso,” esclama, dando un'occhiata a Liam che sta trattenendo una risata. Questa donna è una forza della Natura.

“Fata,” uggiola Zayn, abbassandosi ad abbracciarla stretta, “Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego -”

Ok! Ok,” esclama lei allontanandolo da sé, “Ci farò un pensierino, ma non ti prometto nulla. Sei fortunato che ti ami con tutto il mio cuore, Zayn.”

Il sorriso del moro è splendente, Liam deglutisce piano, “Grazie, Fata!” esulta coprendole il viso tondo di baci leggeri. La donna ridacchia scacciandolo con le mani.

“Su, su, vattene via, non ti voglio più vedere, verme corruttore!”

Con un altro rumoroso schiocco sulla guancia, Zayn raddrizza la schiena, un sorriso trionfante sul volto, “Posso usare un attimo il bagno? Poi scompaio, te lo giuro.”

“Vola! Hai tre secondi netti prima che venga a cercarti con il forcone! E sai che ne sono capace!”

“Il fatto che so perfettamente che potresti davvero farlo, mi preoccupa,” risponde ridacchiando mentre corre dentro la casa. La fata scuote la testa, sorridendo, e si gira verso Liam.

“Allora...” inizia con un ghigno curioso, “Non sei il suo fidanzato?”

Liam si strozza con la propria saliva, ridacchiando e cercando di respirare contemporaneamente, “N-no! No, no!”

La donna non sembra convinta e dal suo metro e cinquanta di altezza continua a scrutarlo diffidente, “Quindi vieni da Londra.” Annuisce semplicemente, “La conosco, bella città.”

Il castano la guarda sorpreso, “Seriamente?! Sei la prima che non strabuzza gli occhi al solo nome,” spiega ridendo. La fata ride con lui.

“Beh, sono un tipo particolare. Penso che tu l'abbia capito ormai,” dice scrollando le spalle; le guance sono piene come quelle di un bambino.

“Sei davvero simpatica. Non credevo che la madre di Zayn fosse così, mh. Diversa da lui, ecco.”

La risata che accompagna la sua frase è realmente sentita, “Madre? Oh, no, ragazzo. Non sono sua madre, sfortunatamente. Gli voglio bene come ad un figlio, ma non siamo imparentati. Zayn è orfano.”

Oh,” mormora perché - oh davvero. Zayn è orfano? Non lo sapeva. In realtà non sa nulla di lui eccetto il fatto che sembra l'unica persona in questo regno a non odiare del tutto la Regina. Però. Non si aspettava che non avesse i genitori. Non sa nemmeno perché. In fondo tante persone non hanno i genitori solo che...Lui non sembrava il tipo, se così si può dire.

“Li ha persi quando era molto piccolo, non li ricorda nemmeno,” aggiunge la donna con tono triste, “Abita in quel castello da sempre e pur stando con quella è cresciuto in maniera perfetta. Intelligente e buono di cuore, tutto quello che si può chiedere in una persona, insomma. E non è nemmeno brutto,” esclama ridacchiando e fissandolo intensamente, facendolo arrossire.

“Sai,” continua, sorridendo con fare materno, “Forse mi sbaglio o forse no, ma ho come la sensazione che tu sia proprio una bella persona. Una che riesca a far sorridere il mio piccolo Zaynie.”

“Oh, io - mh. Grazie?” balbetta, grattandosi il collo, in imbarazzo.

“Ti dico solo una cosa, ragazzo. Non prendermi per la vecchietta che fa le ramanzine o che so io, perché proprio non lo sono. E' un semplice consiglio da adulta attempata ad adulto giovane, ok?” Liam annuisce, incerto, “Ecco, spesso dietro ad un aspetto forte, c'è un cuore fragile.”

“Cosa intendi? Ti riferisci a Z-”

“Fata, ma il nuovo colore dei muri del salotto è spettacolare!” sbotta Zayn con un sorriso fino alle orecchie. La donna si gira verso di lui, ridendo, e Liam non ha più l'occasione di parlarle.


 

o|o


 

“C'è abbastanza cibo per sfamare una nazione, Zayn,” esclama dando un'occhiata dentro il cestino di vimini.

Il moro ridacchia, sollevando l'altra parte del panno a scacchi e guardare sotto, “Beh, Fata è fatta così. Ogni volta che venivo a trovarla mi preparava questi pranzi immensi. Con talmente tanto da mangiare, non hai idea,” risponde prendendo un panino e porgendoglielo con un sorriso timido. Liam sorride per ringraziare e comincia a scartarlo, guardando l'acqua che scorre accanto a loro, limpida. La luce del Sole è filtrata dalle foglie degli alberi.

“E' davvero un personaggio. Ci sei molto unito, vero?” domanda addentando il pane, poco distante ci sono degli uccellini che cantano spensierati.

“E' la madre che non ho mai avuto,” mormora con un filo di voce, lo sguardo basso sul cibo, “Mi leggeva storie su paesi sconosciuti, facendo comparire la neve o la pioggia quando il racconto diceva così. Era meraviglioso. Passavo interi pomeriggi a casa sua, seduto a terra mentre lei raccontava. Mi ha cresciuto, insieme alla Regina, in pratica. Anche se non ne va molto fiera.”

Liam si gira a guardarlo. Ha un sorriso dolce in viso, un sorriso intimo, riservato e il cuore del castano comincia a battere più velocemente, senza motivo. Scuote la testa, cercando qualcosa che lo distragga dal viso perfetto di Zayn. Trova un pesce che naviga indisturbato e fissa gli occhi su di lui, “Quindi, la Regina è la tua matrigna?” La sua voce riecheggia intorno a loro, perdendosi. Gli occhi nocciola del moro sono fissi di fronte a sé, ora.

“Non esattamente,” dice dopo un po', “O almeno, io non la vedo come tale. E' più - mh. E' l'unica che si è presa cura di me quando i miei sono scomparsi. Ero un semplice orfano, figli o della balia dei sovrani, mentre lei era l'erede al trono. Avrebbe potuto lasciarmi in un orfanotrofio, abbandonarmi alla mia sorte, ma - mi ha preso con sé. Non si è mai fatta chiamare mamma o madre, non l'ha mai preteso da me e mi ha sempre detto la verità, non nascondendo come i miei genitori fossero morti. Da piccolo forse ci stavo male perché non è molto, come dire, affettuosa? Ecco. E' fatta così e con il tempo l'ho capito e me ne sono fatto una ragione. Mi ha preso appena nato, dandomi tutto e non chiedendo niente in cambio. Mi ha nominato Bianconiglio ad undici anni, facendomi suo segretario personale, ed io ero così dannatamente entusiasta, capisci? Il piccolo orfano che diventava qualcuno. Era il mio sogno che si realizzava. Mi sentivo amato e l'adoravo in tutto e per tutto.” Ha la voce bassa, di chi si confessa, ma sta sorridendo appena, le mani strette intorno al panino come ad una àncora.

“Poi è cambiata. Così, da un giorno all'altro. Intorno ai miei quindici anni, ha cominciato ad impedirmi di andare a trovare Fata, inventando sempre scuse assurde. Ho provato a farmi valere, ma è stato inutile. Mi sono arreso, sfortunatamente, e ho smesso di venire qui a meno che non fosse per chiederle un favore da parte della Regina. Sono stato malissimo, ma non potevo darlo a vedere o sarebbe stata la fine. Non è una fan delle persone che soffrono intorno a lei, la irritano tantissimo,” il suo pollice accarezza l'altro in cerchi lenti, “Per i miei diciotto anni le ho chiesto di andare a fare un viaggio, come regalo, ma mi ha riso in faccia dicendo che era un'idea stupida e che stava organizzando già una festa. Non mi ha fatto aggiungere altro. Lo so che stai pensando, Liam: credi che sia un mostro senza cuore. Sai quanti altri me l'hanno detto prima di te? Hai idea di quanti mi hanno detto 'Zayn! Ma come fai a non odiarla? Non vedi che è perfida'? A migliaia, davvero. Ho perso il conto ormai. Io lo so che certe volte ha degli atteggiamenti un po' cattivi, ma è l'unica famiglia che mi è rimasta e non riesco a non volerle bene.”

Liam sbatte le palpebre un paio di volte, in silenzio. Il cuore batte forte dentro la cassa toracica, “Mi dispiace,” è tutto quello che riesce a mormorare.

Gli occhi del moro scattano verso di lui, morbidi, “Per cosa?” Perché per qualche strano motivo voglio baciarti, pensa.

“Per aver parlato male della Regina senza conoscerla. Non so nulla di lei, è vero, e non mi sarei dovuto permettere di esprimere un giudizio che in fondo era solo un pregiudizio.”

Zayn sorride, gentile. Una mano magra sfiora quella di Liam, lievemente, facendogli trattenere il respiro, “Non è successo nulla, non devi scusarti. So come appare agli occhi esterni quando si comporta in quella maniera; è semplicemente fatta così. I cambiamenti la rendono terribilmente sarcastica e beh, tu sei stato un bella novità a corte.”

Una bella novità. Liam gira la mano, con il palmo in alto, e quando Zayn la ritrae a sé, la riprende, intrecciando, senza guardarlo negli occhi, le dita. Un sospiro sorpreso raggiunge le sue orecchie. Stringe un po' la presa, sorridendo di nascosto, e non dice nulla.

Il cinguettare degli uccellini è insistente, tiene il ritmo del battito del suo cuore. Vorrebbe avere Harry accanto a sé, ora. Guardarlo nei suoi occhioni verdi, sempre dolci, e chiedergli che fare, come comportarsi. Probabilmente, il riccio gli metterebbe una mano enorme sulla spalla e gli direbbe “Fai come ti senti di fare, semplicemente. Non ragionare troppo sopra le cose o non combinerai mai nulla. Se mi fossi messo a pensare quella sera in cui ci ho provato senza pudore con Louis, a quest'ora non sarei fidanzato con il ragazzo più stupendo sulla faccia della Terra da ben cinque anni, Leeyum.” E Liam riderebbe perché se la ricorda bene quella sera in cui Harry si è buttato all'attacco. I sorrisi maliziosi che rivolgeva a Louis, le battute orrende che non avrebbero fatto ridere nemmeno un bambino e che però riuscivano a fare grugnire con noia il liscio che alzava gli occhi al cielo con un sorriso accennato.

Li ha sempre invidiati, ad essere sinceri. Harry e Louis sono due poli opposti che di conseguenza si attraggono. Hanno tantissime differenze eppure calzano. Funzionano alla perfezione e Liam vorrebbe la stessa cosa. Avere un rapporto tale da dire “Sì, a ventun anni, ho trovato la mia anima gemella.” Un po' presuntuoso come desiderio? Decisamente, eppure sa che, per esempio, Louis ed Harry si sono trovati e che probabilmente non si lasceranno mai. Per citare il buon vecchio Lou, Liam deve trovare quella persona che “sopporta me e il mio peggio come io sopporto il suo.” Perché in fondo una relazione è un po' questo: sopportare il peggio e gradire il meglio. Pensa sempre troppo, è questo il suo problema. Dovrebbe buttarsi, aprire le ali e volare, correndo il rischio di sfracellarsi a terra, perché è molto più bella la sensazione di libertà che si prova mentre si è in aria piuttosto della sicurezza di due piedi sul pavimento, no? Ora per esempio, basterebbe che si girasse di un po', piegandosi, e potrebbe baciare Zayn come vuole fare da tutta la mattina. Ma non ci riesce, ha come dei fili che lo tengono legato al masso su cui è seduto.

“Qual è il tuo ricordo più bello?” chiede Zayn sussurrando, la mano che suda stringendo un po' quella di Liam, facendo raddoppiare il battito del cuore. Deve darsi una regolata.

“Il ricordo più bello?” Il moro lo guarda con le guance infiammate e il labbro fra i denti, “Ardua scelta. Sono stato un bambino molto fortunato, a dirla tutta. Avevo ottimi amici e-” una famiglia stupenda “una camera piena di giocattoli, quindi stavo bene. Però se dovessi proprio scegliere, forse il mio ricordo più bello è stato quando mia sorella mi ha permesso di restare con lei a guardare le stelle dopo che avevo avuto un incubo. E' sempre stato freddissima con me, semplicemente perché lo è di carattere, ma quella notte mi tenne la mano tutto il tempo, accarezzandomi i capelli e raccontandomi le leggende di ogni costellazione. Morivo di freddo e di sonno, ma mi costrinsi a rimanere sveglio. La mattina dopo sembravo uno zombie eppure ne valse completamente la pena,” ridacchia posando il panino dimenticato accanto a sé, Zayn lo guarda con un sorriso dolcissimo, non si è accorto che mentre stava parlando, si è avvicinato di qualche centimetro a lui. “Il tuo invece, qual è?”

Zayn prende un respiro, continuando a sorridere, ma scostando lo sguardo sul ruscelletto, “Per il mio nono compleanno, Fata mi ha portato a fare un viaggio di un giorno per la prima volta in vita mia. Siamo andati qui vicina, ad Andalasia, ma è stata la cosa più bella che potessi desiderare. Non mi sono mai sentito bene come quel pomeriggio.”

“Sei proprio uno spirito libero tu, eh?”

Zayn sorride, amaro, tenendosi il mento con la mano libera, l'altra è ancora intrecciata a quella di Liam, ma entrambi ignorano la situazione, fingendo che non ci sia niente di diverso dal normale.

“Lo sarei, se potessi,” constata ridacchiando, triste. Le lunghe ciglia toccano le guance quando chiude gli occhi per un istante.

“Chissà,” mormora scrollando le spalle, “magari oggi non puoi, ma domani potresti.”

“Sei così ottimista, tu. Pensi sempre che tutto andrà come uno desidera. Un po' ti invidio. Vorrei avere anch'io la speranza che hai te.”

“La mia non è speranza, Zayn. E' convinzione. Io sento che prima o poi potrai fare quello che vorrai. Conosco solo qualche sfaccettatura di te, ma da quel che ho visto, so già che ce la farai. Sei troppo intelligente, buono ed entusiasta per fallire. Forse ti ci vorranno mesi, anni, millenni per raggiungere quello che vuoi, ma so che alla fine ce la farai. E' una specie di sensazione, non so,” mormora piano, tenendo lo sguardo a terra.

Zayn ha gli occhi grandi, sorpresi. Gli occhiali ombreggiano appena gli zigomi taglienti, nascondendo un po' del rossore. Lo guarda come se fosse pazzo, fuori di cervello. Le sopracciglia sono sollevate e la bocca leggermente aperta. Si sente un po' un cretino, a dirla tutta. Farebbe meglio a sotterrarsi sotto dieci metri di terra. Può chiedere una mano a qualcuno. Nel mondo delle fiabe dovrebbero essere tutti piuttosto altruisti e disponibili, no?

Lo continua a fissare, immobile. Probabilmente scoppierà a ridere fra poco. La situazione è abbastanza esilarante, Liam si rende conto. Fa per tirare via la mano e sciogliere la presa, troppo imbarazzato, ma il moro la stringe, fermandolo. Alza gli occhi su di lui, confuso. Deglutisce piano, quando nota che sono vicinissimi. Non sa nemmeno com'è possibile che si siano avvicinati così tanto, non c'aveva fatto caso. Ora però, manca un soffio e potrebbero baciarsi. Il cuore comincia a trottare come un cavallo impazzito. Si deve chinare solo un po'. Un millimetro e potrà finalmente dire se le labbra di Zayn sono morbide o screpolate per tutte le volte che se le mangiucchia. Solo un millimetro. Non stacca lo sguardo dai suoi occhi nocciola, ha le pupille dilatate e lo stanno facendo precipitare di nuovo nel vuoto. La tensione gli tira tutti i muscoli. Si china lentamente, chiudendo gli occhi e-

“Dobbiamo andare,” gracchia Zayn allontanandosi di scatto, ritirando la mano con violenza, “E' tardissimo. La Regina ci starà cercando, non possiamo farla aspettare.” Liam perde un po' la stabilità, scivolando leggermente in avanti, verso il posto in cui era seduto il moro. Si schiarisce la voce, arrossendo appena.
“Certo, andiamo,” mormora infilando di nuovo il panino con un singolo morso dentro il cestino. Zayn comincia a parlare velocemente, biascicando metà parole.

“Dobbiamo muoverci perché abbiamo troppe cose da fare. Ci sono da finire di aggiustare le decorazioni, guardare a che punto sono gli elfi con il menù, parlare con i sarti, deci-”

Liam scollega il cervello, raccattando il cestino e seguendolo verso la strada di ritorno. Non ascolta minimamente quello che dice, dando un'occhiata alle sue labbra solo ogni tanto per vedere se ancora si stanno muovendo. In pratica non si fermano per tutto il percorso. Quando il Bianconiglio lo saluta velocemente, una volta arrivati al castello, scomparendo in una frazione di secondo, Liam cerca di non essere irritato dalla faccenda. Non che lo volesse baciare così tanto, in fin dei conti. Scuote la testa, scacciando il pensiero di quelle labbra rosse, e concentrandosi solo su una cosa: fra due giorni sarà di nuovo a casa, dai suoi amici. Dalla sua vita.

Rientra in camera sorridendo.


 

o|o


 

Spesso si fa quelle classiche domande esistenziali che mandano nel pallone ogni essere umano: “Perché sono nato?”, “Qual è lo scopo della vita?”, “Perché le noccioline finiscono sempre troppo presto?” Insomma, quei dubbi che ti fanno arrovellare alla ricerca di una risposta fino allo sfinimento cerebrale. Normalmente fissa il soffitto e pensa, con le braccia dietro la testa. Pensa, pensa finché lo stomaco brontola così tanto da farlo alzare dal letto, costringendolo a nutrirsi e di conseguenza dimenticare la sensazione di panico che lo prende mentre cerca la soluzione.

Oggi però non riesce proprio a trovare la forza di mettere i piedi per terra ed uscire dalla proprio camera. Tutte le ossa sembrano fatte di gelatina, i muscoli non collaborano. Sbuffa, annoiato, e fissa intensamente il muro sopra la propria testa.

Perché è finito qua? Che senso ha lui in questo posto? Se davvero esiste qualcuno lassù o semplicemente il Fato, perché l'ha mandato a Malbera? Oh, maledizione. Non ha voglia di pensarci. Domani finalmente se ne andrà, tornerà nella sua stanzetta troppo piccola per due e potrà vedersi tutti i film che vorrà. Forse gli mancano più i DVD che tiene sullo scaffale che quei quattro imbecilli dei suoi migliori amici. Decisamente di più i DVD.

“E' arrivato! Muovetevi! Spostate quella roba da lì! Forza!”

Cosa diavolo sta succedendo? Voci dal corridoio continuano a gridare, infervorate. Ci sono rumori di cose che vengono spostate e di persone che corrono a destra e a manca. Liam si solleva a sedere con tutta la forza che gli è rimasta e contempla l'idea di arrivare fino alla porta e dare un'occhiata fuori, solo per vedere cosa stia realmente accadendo.

“E' qua! Dio! Siamo indietro! Veloci, veloci!”

Ok, deve andare a vedere. Riesce a mettersi in piedi, più o meno stabilmente, e va verso la porta, aprendola appena. Un elfo quasi gli va addosso.

“Cielo! Scusate, messere,” urla continuando a correre lungo il corridoio. Liam lo guarda stupito, ma è ancora più stupito quando vede le altre decine di elfi che trasportano roba di qua e di là con un'agitazione addosso talmente visibile da poter essere tagliata a fette.

Si mordicchia un labbro, indeciso se uscire o meno. Non dovrebbe interessargli quello che sta succedendo, ma è così dannatamente curioso. Alza le spalle, mettendo un piede fuori dalla stanza. Cammina lungo i muri cercando di non intralciare la strada. Nessun elfo sembra degnarlo di uno sguardo.

Scese le scale, gli è tutto chiaro.

“Liam,” lo saluta Harry con i boccoli che gli cascano sul viso. Louis gli è accanto con le guance rosse quanto la fascia che l'altro porta nei capelli, “Sono contento di rivedervi. Pensavo ve ne foste andato, ma Pet mi ha detto che state aiutando il Bianconiglio ad organizzare il mio matrimonio. Non potrei esservene più grato.”

Il sorriso che gli porge è brillante più che mai, ma - c'è qualcosa che non torna. Gli occhi non stanno sorridendo come la bocca. Sono cupi, tristi.

“Dammi del tu, Har- Snow. Ti prego.”

L'altro ridacchia appena, coprendosi le labbra con la mano grande, “Certo, Liam. Ti darò del tu.”

Louis alza gli occhi al cielo, muovendo svogliatamente il piede per terra. Le mani sono dietro la schiena.

“Quindi tutto questo baccano è per te?”

Harry annuisce, divertito, “Mi dispiace se ti hanno dato noia. Si erano scordati che sarei arrivato oggi ed è scoppiato il dramma, ahimé.”

In fondo al salone, riesce a vedere Zayn che sta parlando con una cameriera. La solita giacca rossa è poggiata su una sedia accanto a lui, vestito con una sola camicia bianca, a perfetto contrasto con la pelle scura. Deglutisce, portando lo sguardo a terra. Incrocia gli occhi blu di Louis che lo fissano curiosi.

Louis ha sempre capito tutto. Non sa perché, ma è sempre stato così. Quando stava con Danielle, i primi tempi, sapeva prima di lui che se ne era innamorato, che avrebbe dato l'anima per lei. Lo aveva guardato con questo sguardo, curioso, ma consapevole che gli dà i brividi da quando lo conosce. Gli dà fastidio che riesca a leggerlo così bene, che percepisca ogni suo minimo cambiamento. Si sente senza difese.

“Mh, capisco, certo. E scusate se vi ho interrotto. Stavate sicuramente parlando.”

Harry sospira piano, quasi impercettibilmente, “Non fa nulla. Volevo, mh. Volevo solo chiedere a Pet se-” Louis porta lo sguardo su di lui, un'espressione di speranza nelle iridi blu, “Se - vuoi farmi da testimone, Pet?”

Il sorriso di Zayn è accecante. Spinge la lingua contro i denti, quando sorride, e strizza appena gli occhi, rendendoli ancora più allungati. Liam deglutisce. E' bello, è vero, ma è solo quello. E' solo- che stronzate. Sa perfettamente che Zayn non è una testa di cazzo come vuole credere. E' vero, certe volte, ha degli atteggiamenti che non capisce, come quando sostiene qualsiasi decisione della Regina o insiste sul fatto che le cose non possano cambiare, ma - in fondo sa perché fa così. O almeno crede. C'è tanto confusione nella sua testa. Cerca solo di ignorare il batticuore che minaccia di strozzarlo ogni volta che vede il ragazzo. Domani tornerà a casa e tutto andrà bene. Niente coppie scoppiate che non possono stare insieme per motivi assurdi o innamorati che non si dichiarano per paura. Niente ragazzi dalla pelle caramellata. Meglio così.

Allora perché l'idea di non rivedere Zayn gli fa stringere lo stomaco?

Louis apre la bocca, ad occhi sbarrati. Una gocciolina di sudore gli cola lungo il viso. Fissa Harry che aspetta e deglutisce più volte. C'è una tale tensione nell'aria. Come quando tiri troppo un elastico ed aspetti, aspetti finché questo non scatta o si rompe. Louis sembra l'elastico che sta per rompersi.

“N-no, non posso,” mormora, scuotendo la testa vigorosamente, “Non posso, Snow. Non - non puoi farmi questo.”

Harry lo guarda confuso, quasi deluso. Ferito, forse, “Pet, ma cos-”

“No, Snow,” sbotta con gli occhi lucidi e i pugni stretti lungo i fianchi, “Non ti farò da testimone!”

Si gira di scatto uscendo dalla porta, la sua voce deve essere arrivata anche nella sala accanto perché Zayn è girato verso di loro con le sopracciglia alzate. Harry guarda Liam quasi con le lacrime agli occhi, “Ma - cosa. Cosa gli ho fatto?” balbetta con il labbro che trema.

Liam sospira; la situazione è più tragica di quanto credesse. Prende Harry per un braccio, facendolo sedere su uno scalino bianco. Si siede accanto a lui.

“Tu non hai proprio idea di cosa gli hai fatto, vero?”

Le iridi verdi si piantano su di lui, sbarrate. Scuote la testa, mangiucchiandosi un'unghia in attesa di una risposta, “Non - non ne ho idea. Non capisco. So che Nick non gli sta particolarmente simpatico, ma - credevo che per me-”

Ha la voce piccola. Roca e profonda come suo solito, ma fragile come un cristallo. Probabilmente se qualcuno lo sfiorasse ora si frantumerebbe in mille pezzi.

E' stanco, dovrebbe smetterla di interessarsi ai fatti altrui. Non c'entra davvero nulla qui e deve solo aspettare domani per tornare alla propria vita, quella in cui Harry e Louis stanno insieme da cinque anni e si amano come pazzi e in cui Josh e Niall non devono fare sesso in biblioteche nascoste per nascondersi dalla Regina che non vuole far divorziare il primo da un matrimonio che non vuole più. Dovrebbe davvero fregarsene, chiudersi in camera ed aspettare domani. Ma non ci riesce. E' più forte di lui. Non riesce a vederli così. Vederli ignorare di essere innamorati l'uno dell'altro e sapere che vivranno la loro vita separati per una stupida mossa. Siamo nel mondo delle fiabe e lui pretende il lieto fine. A costo di rinchiuderli in una stanza finché non confessano il loro amore reciproco e decidono di adottare una miriade di bambini. Liam farà aprire loro gli occhi.

“Ti sei mai chiesto perché non gli stia simpatico Nick?”

Il riccio abbassa lo sguardo, continuando a mangiucchiarsi l'unghia. Dal salone proviene la voce delicata di Zayn che sta forse ancora parlando con quella donna.

“E' un tipo particolare, il Principe. Hanno caratteri molto diversi e - beh. Non si stanno simpatici per questo,” mormora spostandosi una ciocca dietro l'orecchio.

“Mh, e non ti sei mai accorto di come si incupisce ogni volta che parli del matrimonio?”

Harry sbarra gli occhi, lasciando perdere la mano mordicchiata. Lo guarda stupito, “Si incupisce?”

“Oh, sì. Cerca di non ascoltare, giocherella con gli oggetti, guarda da altre parti. Si vede proprio che l'argomento non gli piace.”

“Io-” mormora il ragazzo, poggiando la testa alla ringhiera, “Non capisco perché...”

“Forse perché è geloso marcio.”

Harry emette un verso sorpreso e sbatte le mani sulle cosce, “E' geloso – di Nick?”

Dio, questi due sono davvero dei cretini patentati. Liam alza gli occhi al cielo, sbuffando, “E' geloso di te, Snow. Non di Nick. Lui lo fa solo arrabbiare.”

“Ma – non capisco. Perché?”

Sbuffa ancora, poggiando il mento sul pugno chiuso, “Mh, vediamo, forse ha a che fare con il fatto che lui sente esattamente le stesse cose che tu fingi di non provare nei suoi confronti?”

Il viso del ragazzo sbianca, avvicinandosi ad un colore cadaverico. Liam teme realmente che da un momento all'altro possa svenire. Dovrebbe imparare a ponderare le parole che usa. Meno irruenza.

“Non capisco di cosa tu stia parlando,” insiste il riccio, prendendo piccoli respiri sconnessi. Liam è davvero esasperato. Questa situazione in cui si è ficcato lo sta mandando al manicomio.

“Snow, per favore, non cominciare anche te a dirmi che sono impazzito e che non hai idea di quello di cui sto parlando. Ho capito che sei innamorato di Peter dalla prima volta che vi ho visto.”

Harry scuote la testa velocemente, bofonchiando, “No, no, non sai niente. Non hai capito proprio nulla.”

Se solo ora potesse tornare indietro nel tempo e lasciar perdere tutto questo. Ignorare i loro sguardi fin da quella prima mattina a casa di Biancaneve.

“Sai che ho ragione. Perché nessuno in questo maledetto regno sembra voler accettare di essere innamorato? E' così difficile?” domanda irritato. Dovrebbe andare a cercare Louis. Con molto probabilità al momento starà cercando un modo per suicidarsi. Lo sguardo che aveva quando Harry gli ha chiesto di fargli da testimone è stato mostruoso. Da brividi. Il panico più puro in un paio di occhi celesti.

“Non – non sono innamorato di Pet. Io. Io amo Nicholas, Liam,” mormora con la voce tremante. Non c'è la minima convinzione nel suo tono e la cosa è triste. Perché nessuno riesce ad ammettere i proprio maledetti sentimenti?!

“Come vuoi, amico. Io ora devo andare a cercare Lou- Peter e sperare di arrivare prima che si ammazzi per la disperazione,” esclama, mettendosi in piedi e pulendosi il retro dei pantaloni. Harry lo fissa intensamente, mordicchiandosi di nuovo le unghie.

“Non sono innamorato di Peter, non lo sono,” ripete come un macchinetta, come un disco inceppato. A Liam viene da ridere o forse da piangere, non ne è molto sicuro.

“Certo, Snow. Certo.”


 

o|o


 

Trova Louis seduto con le gambe penzoloni dalla ringhiera del balcone enorme che dà sul bosco. Le fa ciondolare meccanicamente, fissando l'orizzonte con le lacrime che gli rigano il viso. Si siede accanto a lui, in silenzio.

“Sapevo che saresti venuto. Dovrei esserne irritato, ma sono troppo stanco per esserlo.”

Liam annuisce, poggiando tutto il peso sui palmi stesi sulle mattonelle chiare del balcone; l'aria è leggera, oggi. Delicata, ma senza nessun odore particolare. Lo rattristisce un po'.

“Domani,” mormora, interrompendosi per un piccolo singhiozzo, “Domani non vengo al matrimonio.”

E' la cosa più sensata che Liam riesca a pensare. Se fosse stato al posto suo, se l'amore della propria vita si stesse sposando con un altro uomo e gli avesse appena chiesto di fargli da testimone, lui forse avrebbe reagito anche peggio. Avrebbe urlato e gli sarebbe scoppiato a piangere in faccia, forse. E' drammatico, molte volte. Più di Louis, quando ci si mette. E Louis è la Regina del Melodramma. Tutti lo sanno.

Però pur sapendo di cosa sarebbe capace in una situazione del genere, ha la faccia tosta di girarsi verso di lui e guardarlo con rimprovero, “Quindi lascerai che si sposi con Nick senza fare niente? Senza provare a fargli capire che sei innamorato di lui come lui lo è di te?

Louis lo guarda, inviperito, ancora le lacrime che scendono senza fine lungo le guance, “Credi che sia facile, Liam? Tu fai sembrare tutto così semplice e alla portata di mano, ma, apri gli occhi, non tutto è come sembra. Primo, lui non è innamorato di me; secondo, non posso fare una cosa del genere perché già il fatto di amarlo è sbagliato in sé, non mi immagino se provassi a mandare a monte il matrim-”

“E' sbagliato?! Ma chi diamine ti ha detto una cavolata del genere, Peter?! Amare una persona non è sbagliato, non può esserlo!”

Il ragazzo scoppia a ridere, amaramente, buttando la testa indietro, “Certo! Continua a crederlo.”

Liam si alza in piedi, mettendo le mani sui fianchi e guardandolo cupo. Cerca di essere intimidatorio e fargli capire quanto questo suo atteggiamento sia stupido, ma non sa l'effetto sia quello desiderato perché Louis non sembra per nulla intimidito. Comunque.

“Sei una – testa di rapa cocciuta, Lou- Peter. A questo punto potresti essere felicemente pronto ad andare all'altare ad aspettare l'uomo della tua vita anziché trovarti su un maledetto balcone a piangerti addosso come un bambino che non ha avuto regali per Natale. Sei – sei patetico, ecco!”

Deve averlo ferito a sufficienza perché scatta in piedi, puntandogli un dito contro il petto, trattenendo i singhiozzi di rabbia e tristezza. Liam si sente quasi in colpa nel vederlo così.

“Non sono patetico,” urla con la voce di chi piange, colpendolo sul petto con i pugni chiusi, “Sei uno stronzo, Liam. Così – così stronzo.” Cerca di abbracciarlo perché è pur sempre Louis. Il suo Louis e vederlo soffrire fa male, ma il ragazzo si allontana di scatto, come bruciato. Lo fulmina e tira su con il naso, asciugandosi gli occhi. Ha esagerato. Esagera sempre. Perché è così stupido?

“Sono stato stronzo, è vero, ma – voglio solo che tu sia felice, lo capisci?”

Louis scoppia a ridere di nuovo, cattivo, “Non mi conosci. Non siamo amici, perché lo fai?”

Perché tu in fondo rimani il mio Louis di sempre, con calze verdi e cappellino a punta, ma sempre il mio Louis.

“Non lo so. Non dovrei, hai ragione, ma vedere due persone che si amano così e che non fanno niente per vivere insieme, mi distrugge.”

“Non tutto va come vorremmo, Liam. Mi sembri abbastanza maturo per capire un concetto del genere. I tuoi sono desideri da bambino.”

Liam stringe i pugni, sentendo la rabbia cresce dentro di lui, “Lo dici tu a me, Peter? Tu? Il bambino che non vuole crescere? Davvero? Hai questo coraggio? Piuttosto ipocrita, da parte tua.”

Louis sorride, scrollando le spalle, “Alla fine forse, l'eterno bambino è cresciuto ed ha capito che non sempre si può amare chi si ama,” mormora e si solleva in aria, poggiando i piedi sulla ringhiera, dandogli un'occhiata, “Dì a Snow che mi dispiace.”

No. Non gli dirò un bel niente! Devi combattere per lui, non puoi arrenderti così,” esclama inferocito. Il sangue bolle e ribolle nelle vene nel vedere gli occhi sconsolati di Louis. Non è così che deve andare. Non va bene.

Il ragazzo scuote semplicemente la testa e “Digli che mi dispiace e che – che gli voglio bene,” dice, librandosi in aria. Liam lo vorrebbe prendere per una caviglia e sbatterlo a terra per tutta la rabbia che ha in corpo. E' un tale testardo. Perché non vuole capire che Snow lo ama?!

Fa per urlargli dietro di no, che non lo farà, ma è già troppo lontano. Un piccolo puntino verde in mezzo al cielo. E' furioso, davvero imbestialito. Deve cercare di calmarsi, di prendere grandi respiri e chiudere gli occhi.

La libreria è un posto miracoloso. In questa settimana ha scoperto che quando qualcosa lo fa alterare e nessuno dei classici metodi che usa a Londra funzionano per calmarsi, andare lì e stare anche soltanto a fissare fuori dalla finestra, immerso dal silenzio più totale, lo aiuta molto. Non ci ha mai visto nessuno, escludendo il fattaccio con Niall e Josh il giorno che l'ha scoperta. Lo sente come il suo posto personale, un rifugio tutto per sé dove nessuno può disturbarlo. In fondo, questa stanza è talmente grande e con talmente tanti scaffali enormi che anche se qualcuno entrasse, lui potrebbe tranquillamente nascondersi e nessuno se ne accorgerebbe.

Quando però ci entra dentro quel giorno, sa già che non servirà a nulla starsene seduto a cercare di raffreddare il sangue. Sta bollendo e ribollendo dalla rabbia e vorrebbe spaccare qualsiasi cosa che gli passi sotto le mani, urlare, sbraitare, tirare calci. E' talmente furioso, non riesce a ricordarsi l'ultima volta che lo è stato così tanto. Forse da piccolo, quando quel bambino aveva tirato un calcio ad Andy e lo prendeva in giro mentre l'altro piangeva a terra. Forse sì, è arrabbiato come quella volta.

Sbatte la porta dietro di sé, stringendo i pugni e chiudendo gli occhi. Prende un enorme respiro e, semplicemente, urla. Con tutto il fiato che ha nei polmoni.

Si ferma perché comincia a tossire per la mancanza di ossigeno, ma non si sente tranquillizzato nemmeno un po'. Ha ancora voglia di spaccare ogni oggetto che intralcia il suo cammino.

Non dovrebbe essere arrabbiato così, non ne vale la pena. Non può fare nulla, non è colpa sua se Harry e Louis, o meglio, Harry - Biancaneve e Louis - Peter Pan sono delle capre ottuse che non vogliono aprire gli occhi ed ammettere di essere innamorati l'uno dell'altro. Non c'entra davvero nulla e non dovrebbe prenderla così a cuore. Eppure non riesce a non essere così frustrato. Vorrebbe prenderli a sberle in faccia perché, davvero, sono dei cretini. Loro che possono, loro che hanno una tale fortuna: un'altra persona che li ama almeno quanto loro la amano, insomma, non è una cosa da sprecare eppure eccoli. Due imbecilli che continuano a negare a dire “No, non mi ama,” o “No, le cose non possono andare così.” Dio, che rabbia gli fanno. Sarebbe tutto così semplice se solo non fossero delle tali teste di coccio.

Forse il problema è lui, anzi. Sicuramente è lui, il problema. Dovrebbe lasciar andare, far fare loro quello che vogliono e fregarsene nella maniera più assoluta. Se ne va domani, la sua vita è lì, i suoi veri amici, felici e contenti, sono a Londra, non qua. Ed è anche la milionesima volta che se lo ripete, ma che non fa niente per seguire la propria saggia voce interiore. In altre parole, è un cretino masochista che al posto di semplificarsi la vita se la complicata senza motivo.

Sbuffa, saltando sul posto per cercare di scaricare la tensione. Non fa altro che aumentarla. Prova ad urlare un'altra volta, ancora più forte, ma è tutto inutile. Vuole solo strapparsi i capelli per la rabbia, davvero.

Si avvicina ad uno scaffale e appoggia la fronte contro dei libri. Non deve essere così arrabbiato, non ne vale la pena. Stringe i denti, cominciando a battere i pugni contro il legno, sempre con più forza. Il mobile comincia leggermente ad oscillare. E' piccolo e leggero, anche un bambino sarebbe riuscito a smuoverlo.

Con un ultimo calcio, si accascia a terra, prendendosi la testa fra le mani. Un pezzetto di carta che spunta fra due libri cattura la sua attenzione. Gli hanno insegnato a non essere maleducato e non sbirciare nelle cose altrui, ma - dai, non c'è nessuno qua e deve trovare qualcosa per distrarsi. Non ucciderà di certo nessuno ficcando il naso in un minuscolo pezzetto di carta.

Si guarda intorno per controllare che non ci sia davvero nessuno (ovviamente non c'è nessuno), e tira il pezzetto di carta che wow, si rivela essere un grosso pezzetto di carta piegato su se stesso accompagnato da altri grossi pezzetti di carta.

Attento a non rompere la carta ingiallita, apre lentamente i fogli e legge le prime righe. E' un certificato di nascita. Oh, buffo.

Scorre con gli occhi altre due righe e - aspetta. Raddrizza la schiena, rileggendo quello che ha appena letto, due, tre, quattro volte. Zayn, Liz, Robert. Sbarra gli occhi, coprendosi la bocca con la mano.

Porca miseria,” esclama con un filo di voce, lasciando il foglio accanto a sé, “Porca, porca miseria.”


 

o|o


 

Esce dalla biblioteca e si ritrova nel corridoio in una frazione di secondo, tutta la testa che pulsa. E' così impossibile, è – pazzia. Deve dirlo a Zayn, immediatamente. Perché lui non ci sta capendo più nulla e ha bisogno di avere delle risposte. Magari il moro sapeva già tutto, ma non gliel'ha detto per privacy, o qualcosa del genere. In fondo, il suo albero genealogico non è affar suo.

E' che lo sguardo che aveva quando gli ha detto che sua madre era morta nell'incendio, che la Regina l'aveva preso con sé, salvandolo dall'orfanotrofio, era sincero. Non gli stava mentendo, assolutamente. Eppure perché qua le cose non tornano? E' possibile che nessuno gli abbia mai detto nulla? Che nessuno sapesse niente? Improbabile.

Si morde il labbro, cominciando a camminare avanti ed indietro, a pochi metri dalla stanza del Bianconiglio. Deve bussare o non deve bussare? Sconvolgere il suo mondo mostrandogli questi fogli o tenersi tutto per sé? E' così maledettamente difficile.

“Ti sta a pennello, tesoro.”

Tutti i peli delle braccia di Liam si sollevano e sbarra gli occhi, sentendo lo stomaco stringersi. Aumenta la presa sui fogli e digrigna i denti. Non è una reazione normale, lo sa. E' quella donna che lo fa impazzire, nel senso brutto, però. Quando poi è con Zayn e fa tutte quelle moine è anche peggio. In quel momento proprio non ci vede più dalla rabbia. Gli dispiace e basta, è per questo. Non è geloso o boh. Gli dà solo fastidio come quella megera lo tratti come un cagnolino quando lui le vuole bene. Solo quello, maledizione.

“Aspetta, girati che ti aggiusto la giacca.”

“Maestà, faccio da me. Non vi state a scomodare.” La voce di Zayn è leggermente scossa, quasi preoccupata, ma la risata della Regina è più forte ed intimidatoria.

“Lo faccio con piacere, tesoro. Non mi scomodo per nulla, tranquillo.”

Perfetto, lo sta praticamente stuprando e lui è fuori dalla porta con dei cazzo di fogli che potrebbero stravolgergli la vita ed è costretto a sentire i miagolii di quella strega senza poter far niente. Di certo spalancare la porta esclamando “oh, scusate, volevo proprio interrompere,” non sarebbe la mossa più saggia. Non gli resta che aspettare e cercare di non morire soffocato dalla proprio bile.

La donna emette un verso soddisfatto e “Girati di nuovo,” gli ordina compiaciuta. Liam la prenderebbe a schiaffi talmente violenti da rigirarle la testa sul collo. Scivola con la schiena sul muro e infila i documenti dentro la tasca posteriore dei pantaloni. Deve aspettare e non far volare una mosca. Non sono affari suoi se lo sta violentando, Zayn gliel'ha detto chiaramente. Lei per lui è famiglia. Una famiglia che lo violenta però. Oh, per la miseria, basta. Non può farsi il sangue amaro per una questione del genere. Non – è il rumore di un bacio questo?!

“Maestà,” gracchia Zayn, scandalizzato. Liam può immaginarsi la sua faccia; gli occhi sbarrati e la bocca aperta per lo stupore. Si immagina anche la propria al momento; livida di rabbia, rossa fuoco. Stringe i pugni e deve davvero mordersi a sangue le labbra per evitare di sfondare la porta ed entrare quando la risatina della Regina gli arriva alle orecchie.

“Non mi guardare così, su. Sapevi che sarebbe successo, prima o poi.”

Un diamine! No. Non sarebbe dovuto succedere né ora né mai, per la miseria. Dovrebbe essere una specie di madre, non un'aspirante amante! Vede solo rosso, solo rabbia. Le mani gli vanno a fuoco dalla voglia di prenderla a pugni in quel ghigno diabolico. Si schiarisce la voce rumorosamente, sentendo la sorpresa nella voce di Zayn che emette un piccolo sospiro.

La Regina apre la porta dopo poco e lo guarda con un sopracciglio alzato, il solito ghigno sulle labbra rosse, “Liam, non sapevo foste qui. Io e Zayn stavamo – discutendo sul vestito per il matrimonio di domani,” dice, girandosi a guardare il moro che fissa insistentemente il pavimento, rosso quasi quanto la giacca che indossa, “Non sta benissimo, vestito così?”

Eccome se sta benissimo. La giacca è simile alla solita che indossa dalla prima volta che l'ha visto, ma i pantaloni sono aderentissimi, fasciano i fianchi magri come una seconda pelle e beh. E' davvero meraviglioso.

Liam deglutisce, fissando la donna con sguardo serio, “Vorrei parlare con il Bianconiglio, se Sua Maestà consente.” Gli occhi neri e gelidi della donna lo scrutano un attimo, per poi annuire svogliatamente e posarsi sul moro un'altra volta, “A dopo, Zayn,” miagola, ghignando e dando un'occhiata a Liam prima di cominciare a camminare lontano da loro. Sembra il pupazzo de La bambola assassina. Di porcellana, perfetta e sanguinaria. Lo fa rabbrividire.

Zayn tossisce, piano, sorridendogli timidamente, “Buongiorno.”

Perché ha voglia di sbattere la testa contro il muro? Zayn è così intimidito, piccolo, in questo momento. Lo vuole abbracciare, stringere più forte che può e – no.

“Ehi,” mormora, grattandosi il collo. L'imbarazzo è palpabile. Sembrano due perfetti sconosciuti che sono stati costretti a rivolgersi parola.

“Mi volevi parlare?”

“Mh-mh,” dice, continuando a guardare tutto tranne che gli occhi nocciola di Zayn. Al momento non può farlo, non ha la forza, “Ti ha baciato, vero?” domanda prima di riuscire a fermarsi. Il moro sussulta, sbarrando gli occhi ed raggiungendo il burgundi acceso. Resta in silenzio, ma annuisce appena, un piccolissimo cenno del capo.

“Non dovresti permetterle di fare così.”

Lo sguardo di Zayn è irritato. Perfetto, un altro punto per Liam. E' davvero un genio nelle conversazioni, questo ragazzo. Riesce a far imbestialire chiunque, ogni santa volta.

“Chi ti dà il permesso di dirmi cosa devo permetterle di fare o no? Chi ti ha detto che non lo volessi anch'io?” domanda piccato, togliendosi la giacca nuova di zecca e poggiandola sulla sedia accanto a lui. Liam non riesce a non ridere, purtroppo.

“Ma ti prego! Avevi una voce dopo che ho sentito lo schiocco del bacio! Sembrava che ti avessero strappato tutti i capelli dal nulla.”

Zayn sbuffa, incredulo, “Sei davvero incredibile, Liam. Cosa ne sai tu?!” sbotta, inferocito. Liam però sente che c'è qualcosa di più, che tutta questa rabbia non è per lui.

“Io so che tua madre non era la balia come ti ha fatto credere, ma la regina che è morta quella notte nell'incendio e che tuo padre era il re e che tu sei il legittimo erede al trono,” sputa, tirando fuori i fogli in una mossa sola e porgendoglieli. Il moro è sbiancato; prende i fogli con mani tremanti e li apre lentamente. E' impaurito, teme di aver rovinato tutto, di aver fatto un disastro, ma – Zayn merita di sapere la verità. Magari questi documenti si rivelano dei falsi e si faranno insieme una bella risata. Spera tanto che siano veri, però. E' brutto desiderare che Zayn abbia vissuto ventun anni della propria esistenza in una menzogna, ma sempre meglio tardi che mai, vero?

“N-no,” mormora il ragazzo con gli occhi incollati sulla carta, “Do- dove hai trovato questi fogli?”

“In biblioteca.”

“Vattene,” sussurra Zayn con un filo di voce tremante, “Vattene immediatamente da camera mia. Sei un pazzo, completamente fuori di testa. Vattene.”

Liam apre la bocca, stupito, e fa un passo avanti per raggiungere Zayn, ma questo ne fa uno indietro, fissandolo terrorizzato. Fa più male di quanto credesse. Perché Zayn è terrorizzato, da lui.

“Za-”

“Vattene,” urla con tutta la voce che ha, tirandogli i documenti addosso, “Sei un pazzo!”

Liam si morde un labbro, tentando ancora di avvicinarsi, inutilmente. Il ragazzo retrocede di nuovo, tremando, “Vattene,” ripete con le lacrime nella voce ora quasi inudibile, “T-ti prego.”

E' la goccia che fa traboccare il vaso. E' davvero spaventato da Liam e, beh. Liam non può sopportare una cosa del genere. E' davvero dolorosa. Raccatta i fogli, stringendoli fra le dita e vietandosi di piangere. Non sa nemmeno perché voglia piangere. E' stupido piangere. E' da persone deboli e lui non lo è. Lo fanno quelli che soffrono per amore e lui non soffre per amore. Respira profondamente per evitare di singhiozzare. Non gli è mai successa una cosa del genere. Piangere perché – perché non lo sa nemmeno lui. Si sente solo ferito, fragile, una foglia nel pieno di una tempesta. E quando lo guarda negli occhi, la sensazione peggiora. Gli sembra di cadere, cadere, cadere nel nulla. Nel buio più totale. In una voragine all'interno dello stomaco che lo sta inghiottendo. Scuote la testa e si gira, uscendo velocemente fuori dalla porta.

Sente i singhiozzi di Zayn, ma li ignora. Sente le proprie lacrime scendere, ma le ignora. Continua a camminare fino alla propria camera. Domani se ne andrà, lascerà qua tutti questi drammi e sarà di nuovo tranquillo, nella sua Londra. Un singhiozzo gli scappa, facendolo quasi strozzare. Alcune gocce toccano il pavimento, facendogli alzare la mano fino alla propria guancia, per sentirla bagnata. Erano anni che non piangeva. Forse sono solo stanchezza e rabbia che ha represso per troppo tempo e che adesso chiedono di essere liberate. E' questo di sicuro.

Si lascia cadere nel letto e piange finché non ci riesce più. Singhiozza, come un bambino, stringendosi su se stesso e soffocando le lacrime nel cuscino. Almeno dopo questa scenata si sentirà meglio. Tutti dicono che dopo aver pianto, ci si sente meglio, no?

Eppure lui si sente solo uno schifo. Molliccio e senza ossa, come un mollusco. Niente fiato e forza negli arti. Un'ameba, in pratica. Si sistema su un fianco, fissando fuori dalla finestra e cerca di costringersi a dormire. Tutto quello che però riesce a fare è rivedere nella propria mente lo sguardo terrorizzato di Zayn. E fa male. Troppo.


 

o|o


 

Mancano due ore al matrimonio e nessuno riesce a fare uscire Harry dalla propria stanza. Liam si è svegliato da esattamente dieci minuti e tutto quello che ha capito è che il futuro maritino si rifiuta di aprire la porta. Le sarte hanno provato a convincerlo, dicendogli di dover controllare lo smoking, ma il riccio ha categoricamente ignorato ogni singolo tentativo di persuasione. Zayn sta agitando le mani con ansia in aria e si morde il labbro mentre cerca di far uscire Harry dalla camera chiusa a chiave.

“Ti prego, Snow. Capisco il fatto che tu sia agitato per il matrimonio, ma fammi entrare. Voglio solo aiutarti, davvero.” Le sue labbra sono rossissime, oggi. Forse è dovuto al fatto che le sta mangiucchiando senza pausa da prima che Liam arrivasse, ancora in pigiama e ciabatte. Un'ondata di calore avvolge il castano. Con la camicia sbottonata di qualche bottone e una mano adesso fra la chioma corvina, è semplicemente stupendo. Una visione. Il ragazzo più bello che abbia mai visto. Oggi te ne vai, la sua coscienza gli ricorda. Ok, ha ragione. Oggi se ne andrà, ma può pur sempre ammirare un bel ragazzo. Non ha nessuna cattiva intenzione. Nessunissima che riguardi tale ragazzo mano nella mano con lui con le labbra in un sorriso. Assolutamente. E' una persona intelligente, non pensa certe cose, lui.

No,” risponde secco Harry aldilà della porta, “Voglio stare solo, Zayn.”

Il moro sospira, sconsolato, e lancia un'occhiata disperata a Liam. Non si parlano da ieri sera. Da quel maledetto bacio. Non che a Liam interessi chi Zayn baci. Non è geloso o cose simili. L'immagine gli fa solo rivoltare le budella, ma forse ha a che fare con il fatto che era scombussolato per la scoperta che voleva condividere con lui, ma che non ha potuto per – beh, quello. Zayn è solo uno sciocco mulo cocciuto. Al momento è la migliore offesa che gli viene in mente. Louis avrebbe saputo fare di meglio, di sicuro.

“Prova tu, per favore.”

Ah. Ora vuole pure che Liam gli faccia un favore. Dopo averlo trattato di merda, avergli urlato contro, avergli a malapena rivolto parola stamattina e avergli dato del pazzo psicopatico quando ha accennato al fatto che lui sia figlio dei vecchi regnanti, vuole pure un favore? Oh, non ha capito proprio nulla. Liam non si fa fregare da un paio di zigomi definiti o dalle ciglia nere più lunghe che abbia mai visto. Nemmeno per sogno. E' un uomo di sani principi.

Zayn lo guarda con lo sconforto più assoluto negli occhi nocciola. Liam è costretto ad abbassare lo sguardo, mordendosi un labbro. Maledizione.

“Snow, sono io, Liam. Posso entrare un secondo? Voglio solo dirti una cosa che riguarda quello di cui abbiamo parlato ieri.”

C'è una frazione di secondo di silenzio prima che la porta si spalanchi e il braccio potente di Harry lo trascini dentro, girando la chiave in fretta prima che Zayn riesca anche solo a capire cosa sia successo. Anche Liam è confuso il giusto.

Le guance del riccio sono opache, lunghe strisce di lacrime asciutte rigano gli zigomi chiari, rendendolo così piccolo ed infantile. Liam vorrebbe solo abbracciarlo stretto stretto e farlo singhiozzare come quando ha una lite con Louis a Londra e bussa alla sua porta alle tre di mattina con un sorrisino bagnato, un pacco di Tim Tam's come regalo per farsi perdonare della sveglia improvvisa. Anche senza biscotti al cioccolato, Liam lo farebbe sempre entrare in camera sua per consolarlo.

Snow -”

No, non guardarmi con quella faccia da cane bastonato, Liam. Per favore. Non ho proprio voglia di compassione, al momento. Non me la merito,” mormora sedendosi sul divanetto giallo ai piedi del letto matrimoniale. Le spalle sono curve, coperte dalla giacca nera dello smoking, e tutto il viso è dipinto nella più triste delle espressioni. Sta soffrendo come non mai, si vede chiaramente, “Cosa devi dirmi?”

Liam si morde un labbro, grattandosi la testa. Avrebbe davvero dovuto pensare a qualcosa di intelligente da dirgli prima di inventare quella balla.

“Immaginavo, non hai niente da dirmi. E io stupido che ti ho aperto. Va beh, pazienza.”

Non gli piace questo tono apatico che ha Harry. Non è da lui, non è da lui nemmeno in versione Biancaneve. E' un ragazzo sempre sorridente, gioviale, sereno. Una di quelle persone che se non sorridono vuol dire che davvero qualcosa di grave è successo. E non gli piace vederlo così. Fa male. E' come vedere uno di quei cuccioli di cane che uggiola perché gli manca la mamma. E' straziante.

“Mi puoi dire cosa succede? Vorrei aiutarti.”

La risata del riccio è sarcastica come poche. Scuote la testa, asciugandosi una piccola lacrima che rotola dall'angolo di un occhio e sorridendo amaramente, “Tutti voglio aiutarmi e nessuno capisce che non ne ho bisogno.”

“Quando uno piange, di norma, ha bisogno di aiuto, amico,” insiste sedendosi per terra, davanti a lui. Ha bisogno dei suoi spazi, sederglisi accanto non sarebbe la mossa migliore.

“Non sto piangendo,” biascica, abbassando il mento. Liam sorride appena, annuendo.

“Ok, non stai piangendo. Quelle che vedo non sono lacrime e non sei rinchiuso in questa stanza da tutta la mattina. Il cielo è a strisce e la Regina è una brava donna.”

Harry stavolta smorza un sorriso sincero, piccolissimo, quasi invisibile, ma un vero sorriso. Liam sorride a sua volta, “Ora che abbiamo constatato che non stai piangendo, puoi dirmi, gentilmente, perché una nuvola maligna si è posata sulla tua testa facendo cadere numerose gocce lungo le tue guance?”

Il riccio si morde un labbro, continuando a sorridere timidamente, “Non è niente, Liam. Sono solo ansioso, tutto qua.” Il sorriso si frantuma e si gira a guardare fuori dalla finestra, “E' solo ansia, davvero. Solo ansia.”

“A me sembra che tu lo stia ripetendo più per convincere te stesso che me.”

“Smettila di insistere, Liam,” sbotta, girandosi di scatto verso di lui e fulminandolo, tutta la fragilità stampata negli occhi. Il castano annuisce piano.

“Scusami. Vorrei solo aiutarti. Con tutto me stesso.”

Forse non era la cosa migliore da dire perché un secondo dopo Harry scoppia di nuovo a piangere, le spalle scosse da forti singhiozzi e le mani contro gli occhi per non farsi vedere. Liam, preoccupato, si alza velocemente e si avvicina provando ad abbracciarlo. Il riccio si scioglie contro di lui, facendosi avvolgere dalle braccia muscolose e stringendo con le dita il pigiama stropicciato.

“Non – non doveva andare così, Liam. Non era previsto, non volevo,” balbetta mentre cerca di respirare, “D-davvero, non volevo.”

“Cosa non volevi, Har– Snow?”domanda, accarezzandogli lentamente i capelli. Ad Harry di Londra piace molto quando lo coccola come un bambino mentre piange. Gli dice sempre che le sue mani sono fatte per accarezzare capelli. Chissà se anche Zayn la penserebbe nella stessa maniera. No, non c'entra niente, adesso. Anzi, né adesso né mai, ecco.

“Avevi ragione, Liam. Tu – tu hai capito tutto e io ti ho detto di no perché credevo di essere stato bravo a n-nasconderlo. Pensavo che nessuno se ne sarebbe mai accorto e – e te sei arrivato e me lo hai detto così, alla luce del Sole e ho avuto tanta paura perché non posso farlo, Liam. Non va bene, non posso,” mormora ingoiando le lacrime. Il corpo lungo è sdraiato quasi del tutto su Liam e il restante a malapena rientra nel divanetto. Poggia la guancia sui suoi ricci morbidi e chiude gli occhi.

“Devi dirlo a voce alta. Dopo starai meglio.”

“No, no,” piagnucola, scuotendo la testa ed aumentando la stretta sulla sua maglia, “Non posso, L-Liam. Non posso.”

“Provaci. Fallo per te.”

“Non p-posso. Non posso essere innamorato di Pet, Liam,” esclama, piangendo più forte. La voce è roca e trema come una foglia. Altri singhiozzi spezzati lo scuotono e Liam è praticamente certo che il suo pigiama sia completamente fradicio di lacrime. Continua a muovere la mano lentamente fra i suoi boccoli cioccolato.

“Shh, va tutto bene. E' tutto ok,” dice con un filo di voce.

Restano abbracciati così per un po'. Harry piange, cercando di essere il più discreto possibile e tentando di smettere ogni volta, ma ricominciando più forte di prima. Liam lo stringe di più e non dice nulla. E' il bussare delicato di Zayn che li fa separare, “Ragazzi, manca un'ora al – matrimonio.

Il riccio si stacca lentamente dall'abbraccio e si asciuga con la manica gli occhi, tirando su con il naso. Respira due o tre volte profondamente e si gira verso Liam, sorridendo amaramente, “Resta fra noi, vero?”

Liam annuisce semplicemente. No, gli vorrebbe dire, non rimane fra noi. Ma non può. Ha fatto quel che ha potuto, forse ha pure fatto troppo. Entrambi sanno di essere innamorati l'uno dell'altro, ma nessuno dei due farà nulla. Harry oggi si sposerà con Nick e Louis forse nemmeno ci sarà. Fa schifo, come situazione, ma non può davvero più fare nulla.

“Sposi Nick allora?”

Harry dovrebbe ridacchiare ed essere allegro ed arrossire dicendogli che ovviamente sposerà Nick, perché lo ama, perché loro sono destinati a stare insieme. Perché è così che vanno le cose. Ma non ride e il suo viso è tutt'altro che allegro. Lo guarda e quello che Liam vede nei suoi occhi non è amore o trepidazione. Non è ansia di sposarsi con l'uomo della propria vita. Quella che vede è rassegnazione.

“Ho mai avuto altre opzioni?” domanda, guardandosi allo specchio con le mani intorno al papillon.

No, non ha mai avuto altre opzioni. Nessuno sembra averne, in questo maledetto regno. Nessuno può amare chi vuole o fare quello che desidera. E' tutto un dover fare qualcosa per compiacere gli altri. E' una gabbia.

Mentre Harry asciuga per bene le ultime lacrime e sorride allo specchio, più finto che mai, per poi aprire la porta, Liam si domanda se anche Zayn prima o poi dovrà sposare qualcuno perché così vanno le cose. Se bacerà una donna o un uomo che non ama solo perché è giusto così. Ed è in quel momento che Liam si sente male, che ha bisogno di vomitare tutto quello che gli è rimasto nello stomaco dalla sera precedente. Perché Zayn lo guarda fisso, con i suoi occhi nocciola pieni di domande e lui capisce tutto. Capisce che per quanto non volesse, si è innamorato del Bianconiglio.


 

o|o


 

Le chiese bianche non gli sono mai piaciute. Ha sempre pensato che un bel verde acqua o un celeste chiaro o, perché no, un panna morbido fossero più adatti. Sua sorella Ruth si è sposata in una chiesa bianchissima, una di quelle in cui devi entrare con gli occhiali scuri quando dentro batte il Sole perché altrimenti non riesci a vedere. Questo posto non è da meno.

Le pareti sono immacolate, candide. Fanno quasi paura. Sanno di intoccabile e di sincero. Eppure l'unica cosa sincera che Liam riesce a vedere in questo posto sono le facce divertite dei bambini che scherzano tirandosi addosso manciate di petali rossi. Tutto il resto puzza di menzogna lontano un miglio. E' piuttosto triste, come cosa. I matrimoni dovrebbero essere un momento di felicità, vero? Tutti dovrebbero ridere, essere emozionati e scalpitanti, ma l'aria che si respira oggi non è questa. La folla che siede svogliatamente sulle panchine di legno sembra sapere perfettamente che è tutto una finzione, che Harry non è innamorato di Nick e viceversa. Forse Liam ha un'immaginazione troppo sviluppata e le espressioni nei loro volti sono di semplice noia. Chissà.

La Regina è seduta sul trono, il lungo vestito rosso mette in risalto la sua carnagione cadaverica, in tinta con i muri della struttura. E' sorridente, anzi, ghignante, e tiene in mano lo scettro dorato come un leone stringe la propria preda. Sintetizza in pieno il suo rapporto con l'intero regno: stringe tutti fra le proprie dita scheletriche e perfettamente laccate color sangue. Ogni tanto si china alla propria sinistra, facendo avvicinare Zayn con un movimento della testa. Il ragazzo si affretta ad andarle vicino e Liam si morde un labbro guardando lo sguardo perfido che ha la donna mentre sussurra, coprendosi la bocca, nell'orecchio di Zayn. Gli si stringe lo stomaco e sì, è gelosia. Ora può dirlo. Non è certo disastroso quanto il fatto di aver capito di essere innamorato di lui, in fin dei conti.

Com'è possibile, poi? Com'è possibile che si sia innamorato? Una settimana è troppo poco tempo, lui non crede nelle favole. Anche se, essendo da sette giorni, nel Regno delle Fiabe, forse un pensierino dovrebbe averlo fatto, alla fin fine. Ma non è questo il punto. Non – non può essere davvero innamorato di Zayn. Insomma, no, vero? Eppure perché diamine gli batte il cuore quando lo vede sorridere o sollevarsi gli occhiali con la punta delle dita? Perché vuole baciarlo e gli piacerebbe vederlo dormire accanto a sé, la notte, magari a Londra, strizzati nel minuscolo spazio del suo letto ad una piazza sola? E' piuttosto patetico e smielato, ne è consapevole. Ma non c'era qualcuno di famoso che diceva che è vero che sembra smielato, ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi? Forse era un cantante. Aspetta, no. Era una frase de Vi presento Joe Black. Bel film, bellissimo Brad Pitt.

La vita non è un film, però. E Liam non è di certo così fortunato da finire come Susan, la protagonista, e perdere un Brad Pitt che di lavoro fa la Morte e trovarne un altro ad una tavola calda. Liam ha sempre avuto una certa sfiga e questa settimana ne è la conferma schiacciante. Quale cretino riesce ad innamorarsi di un personaggio di una storia che è fedelmente fedele alla perfida sovrana, nonostante lo sia per ragioni che crede giuste perché non sa la verità? Naturalmente lui. Beh, ha davvero un discreto culo, in queste situazioni. Fra tre ore circa tornerà a Londra, nella sua camera disordinata e che ha decisamente bisogno di una imbiancata, con cosa? Ah già, il ricordo di un ragazzo dalla pelle caramello ed occhi nocciola, la tristezza di non aver avuto una possibilità, di non aver fatto nulla, e la delusione di non essere riuscito a far felici Harry e Louis del Mondo delle Favole. Meriterebbe un premio solo per il disgusto che si fa da solo.

“E' stata lei ad accendere il fuoco, quella notte,” mormora qualcuno dietro di lui. Si gira di scatto, spaventato, ma non c'è nessuno. E' in piedi alla destra dell'altare, di fronte a Zayn e l'unica persona che ha accanto è Niall. Sembra piuttosto perso ad osservare Josh che parla tranquillamente con un uomo bellissimo su una panchina. Non può essere stato lui a parlare.

“Quella notte, tutti dormivano e lei ha appiccato l'incendio che li ha fatti morire tutti. Non è successo per caso. Aveva organizzato tutto,” ripete la stessa voce, ora contro il suo orecchio. Rabbrividisce e si gira di nuovo, seriamente impaurito. Ha le allucinazioni? Oltre che stupidamente innamorato di Zayn, è diventato pure pazzo? Quante scoperte nel giro di sessanta minuti.

“Li ha uccisi perché voleva diventare regina.”

Liam sbarra gli occhi, sentendo una piccola risata proprio sopra l'altra spalla. Ma – chi è?! Di chi sta parlando e soprattutto dove diavolo è?!

“Chi sei?” mormora, tenendo d'occhio Niall. Non vuole che si giri e lo guardi come se fosse fuori di testa. Rischierebbe un'altra botta in testa. Questo Niall è piuttosto drastico con i pazzi.

“Ti potrei sembrare un gatto, ma non lo sono. Sono uno Stregatto Astratto.”

Liam scuote la testa. Ovviamente mancava lo Stregatto. E' sorpreso di non aver conosciuto ancora il Cappellaio Matto. Forse prima di andarsene avrà l'onore di incontrare anche lui.
“Oh, certo. Scusa se non ci ho pensato subito,” dice sarcastico, la voce gli muore in gola quando vede la mano della Regina accarezzare le guance di Zayn, velenosamente. E' come una pugnalata in pieno stomaco.

“Sai, potremmo farla arrabbiare sul serio,” esclama la voce da sopra la sua testa. Liam sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

“Guarda, amico, sono già nei casini da me, non ti ci mettere pure tu.”

La risata delle Stregatto è davvero divertita, “Fai finta di ignorare le mie parole, ma sai anche tu che è stata lei.”

“Non so di cosa tu stia parlando, vattene, per favore. Mi sembra di essere in mezzo a dei matti, per diamine,” sbuffa tenendo sempre il tono basso. Niall non lo degna di uno sguardo.

“Oh, non ci puoi fare niente, qua sono tutti già mezzi matti. La Regina è la prima. Ha ucciso i genitori di Zayn per prendere il trono.”

Il fiato gli si blocca nei polmoni, “Cosa hai detto?” domanda, immobilizzato. Non può essere vero.

“Io ero lì, quella sera. E' stata lei ad appiccare l'incendio. Voleva uccidere anche il principino, ma non ci è riuscita. L'ha preso con sé, scambiandolo nella culla con il bambino morto della balia.”

Probabilmente lo sapeva ancora prima che lo Stregatto glielo dicesse. L'aveva sentito quando aveva trovato quei documenti, quei nomi sbiaditi scritti sopra. La sua mente glielo aveva detto, forse, ancora prima di tutto. Ha visto il velo di terrore dietro gli occhi della Regina quando guarda Zayn, come se temesse che lui possa scoprire qualcosa. E' come un grosso puzzle, uno di quelli che richiedono giorni per essere completati e che più di una volta ti fanno venire voglia di mollare tutto. Perché certe volte i pezzi da unire sono facili, si trovano subito e combaciano perfettamente; altre volte ci vogliono ore solo per trovare qualcosa che possa vagamente andar bene e che alla fine, però, non è quello giusto.

Ora Liam ce l'ha davanti, il puzzle. Completo e perfetto, nessun pezzo mancante. Dovrebbe essere entusiasta e fiero di averlo completato. Eppure è solo ed esclusivamente terrorizzato. Perché tutto è chiaro, sì, ma è spaventoso. Perché riesce ad immaginarsi chiaramente la Regina organizzare un piano per uccidere i genitori di Zayn, tentare di uccidere anche lui, ma, non riuscendosi, inscenare la sua morte e tenerlo con sé per controllarlo. La immagina così bene e così dettagliatamente che lo stomaco si stringe in una stretta dolorosa. Ancora di più quando Zayn sorride timidamente alla donna, un'espressione vagamente affettuosa in viso.

Zayn è felice, no? La Regina è la sua famiglia, l'unica che gli è rimasta e lui la crede una brava persona. Come potrebbe distruggerlo così? Come potrebbe fargli cadere ogni certezza dicendo una cosa del genere? Dicendo “ehi, Zayn, quella che ti ha allevato e ti ha reso il Bianconiglio, in realtà è una pazza omicida che ha ucciso la tua famiglia e metà castello, cercando anche di uccidere te. Facciamo una piňata di consolazione?”

“Come – non posso dirglielo. Non so come fare, che strada devo prendere,” mormora, passandosi una mano fra i capelli. L'orchestra comincia a suonare la marcia nuziale mentre tutta la gente sulle panche si alza in piedi, girandosi verso le porte adesso spalancate a fare entrare l'aria fresca e la luce del Sole. Harry è in piedi, a capo chino, e con un mazzo di rose in mano, al centro esatto dell'entrata.

“Beh, tutto dipende da dove vuoi andare, ragazzo mio. Vuoi vedere Zayn felice o no?”

Alza lo sguardo verso Zayn. Il moro sorride appena, amaro, guardando Harry che cammina lentamente lungo la navata. Lo smoking nero fascia perfettamente le sue forme slanciate, facendolo apparire ancora più alto e magro. I ricci scuri sono sciolti, arrivano quasi fino alle spalle e sono morbidi sulla fronte rivolta al pavimento. Tutto di Harry urla tristezza.

“Cosa ha?” gli domanda Niall, dandogli una gomitata nel costato. Liam si piega un attimo, per il dolore, cercando di parlare. Questo ragazzo è veramente violento anche senza rendersene conto.

“Soffre per amore,” dice, massaggiandosi le costole colpite. Il biondo lo guarda un attimo, corrugando la fronte. Gli poggia la mano sulla spalla e sorride, malinconicamente.

“Non è tutto quello per cui siamo nati, soffrire per amore?”

Liam alza le sopracciglia e vorrebbe chiedergli cosa intenda dire, ma la voce della Regina lo distrae. Harry è ormai accanto a Nick che sorride sornione, lanciando occhiate poco discrete al fondoschiena del riccio.

“Popolo di Malbera, siamo oggi riuniti per partecipare all'unione di Snow White e del Principe Azzurro. Prima di iniziare con la cerimonia e dare la parola al prete, vi vorrei ringraziare con il cuore. Siete stati tutti estremamente gentili e garbati a presentarvi. Sono molto colpita e compiaciuta. Un popolo unito si nota da eventi del genere,” miagola con un le labbra color fuoco tirate in un ghigno agghiacciante. Le persone annuiscono in silenzio, tutte a capo chino esclusi Zayn, Nick, Liam e Niall. E' davvero frustrante vedere come questa gente abbia paura di lei.

“Direi che possiamo iniziare, prego,” dice facendo segno al prete di iniziare. L'uomo zampetta fino all'altare, inchinandosi davanti alla donna che ha portato la propria attenzione su Zayn, completamente. Liam è davvero irritato.

Il sacerdote comincia a parlare e niente gli è mai sembrato così senza senso. Questo tizio dovrebbe unire due persone affinché si amino fino alla fine dei loro giorni eppure non si rende conto che nessuno dei due interessati non è neanche vagamente innamorato dell'altro? E' davvero possibile che Liam sia l'unico a rendersi conto di tutto? Forse Zayn, con lo sguardo triste mentre guarda Harry che non si muove di un millimetro mentre la funzione procede, ha capito qualcosa. Non fa nulla, però. Sta fermo, al proprio posto, mordendosi nervosamente un labbro e giocando con le mani. E' così bello, Liam dovrebbe davvero evitare di guardarlo. Si fa solo del male.

“Se qualcuno ha qualcosa in contrario a quest'unione, parli ora o taccia per sempre.”

Liam guarda immediatamente l'entrata, ma di Louis nemmeno l'ombra. Le porte sono chiuse e due guardie stanno immobili ai lati. Le pareti sembrano chiudersi lentamente, schiacciandolo. Non ce l'ha fatta: non ha convinto Louis a combattere per Harry, non ha fatto finire almeno la loro storia con un lieto fine. Qualcuno avrebbe dovuto avvisarlo che il lieto fine non esiste nemmeno qui.

“Bene, Nich-”

“Io mi oppongo!”

Un verso di stupore collettivo riempie la chiesa, non appena la porta si spalanca, facendo perdere l'equilibrio alle due guardie. Gli occhi della Regina che prendono fuoco sono l'ultima cosa che registra, prima di girarsi verso l'entrata. Louis vola, atterrando in mezzo alla navata, con le mani sui fianchi e un sorriso convinto in volto, e fissa Harry che si è girato di scatto e che lo guarda con la bocca aperta e gli occhi spalancati per lo stupore, il mazzo di rose che aveva in mano è caduto per terra, disseminando pelati intorno ai suoi piedi.

“Io mi oppongo a questo matrimonio perché è senza senso. Perché Snow non si merita un mostro del genere, un uomo che lo vuole solo per il suo aspetto senza sapere nemmeno come gli piace stare fra i fiori in Primavera o accoccolarsi con il gatto davanti al camino d'Inverno. Un uomo che non lo ama in ogni singola cosa. Mi rifiuto di permettere un'unione del genere perché non devi sposare Nicholas, ma me. Devi sposare me perché ti amo come mai ho amato qualcuno in vita mia. Ti amo talmente tanto che l'idea di vivere senza di te e guardarti fra le braccia di un altro mi uccide. Ti amo perché sei l'essere umano più perfetto che io abbia mai conosciuto e perché amo ogni piccola cosa di te, dal modo in cui ridi per le battute più sciocche alla tua ossessione per la frutta di stagione. E ti amo più della sensazione di libertà che ho mentre volo, più della mia eterna giovinezza. Perché mi hai fatto innamorare di te al punto tale che non voglio restare bambino per sempre. Io voglio invecchiare con te, Snow White. Voglio vivere con te ogni singolo momento della vita finché non saremo più in grado di muoverci da quanto saremo vecchi!”

La folla lo guarda esterrefatta. Il silenzio è soffocante e Liam trattiene il fiato, stringendo le mani per l'agitazione. La faccia di Harry è illeggibile. Non riesce a capire cosa gli stia passando per la mente. Un dubbio lo attanaglia: e se avesse sbagliato tutto? Se Harry non amasse Louis così tanto da mandare a monte il matrimonio con Nick? Se avesse letto male, se avesse frainteso? Sarebbe tutta colpa sua. Avrebbe spezzato il cuore a Louis, facendogli rischiare l'ira della sovrana solo perché non è riuscito a starsene con le mani in tasca.

Harry butta fuori aria, sollevando ed abbassando le spalle, ad occhi chiusi. Li riapre lentamente e sta sorridendo. Sorride come lo ha visto fare sempre e solo con Louis, tutto il viso dipinto in un'espressione di felicità pura.

“Ti amo anch'io, Pet.”

Gli invitati ruggiscono, letteralmente. Ci sono urla di approvazione e alcune di dissenso, ma praticamente tutta la chiesa rimbomba con gli applausi dei cittadini di Malbera. Louis sgrana gli occhi, sorridendo come un pazzo. Scatta verso Harry che si sta muovendo a sua volta verso di lui con un sorriso gemello sulla bocca e si stringono ridendo l'uno nel collo dell'altro. Si allontanano di qualche centimetro e si fissano negli occhi. Sei tutto quello che voglio. Niente oltre a te.

Liam sorride, mordendosi un labbro, e i due avvicinano le labbra fino a baciarsi, dolcemente. Entrambi con le guance imporporate. Altri incitamenti arrivano da parte della gente seduta.

Silenzio!” tuona la Regina battendo lo scettro sul pavimento. Le grida scompaiono immediatamente, “Peter Pan, Snow White. Separatevi all'istante!”

Louis ed Harry interrompono il bacio, restando vicini. Harry con le braccia intorno al busto dell'altro che tiene le proprie dietro le sue spalle.

“Ho detto di separarvi, ora.”

I ragazzi la guardano seri, stringendo di più la presa, “No,” risponde Louis con rabbia.

La donna inspira rumorosamente, indurendo le dita intorno al bastone dorato. Gli occhi sono fuoco che cresce, le labbra si sono assottigliate fino a scomparire.

“Osi opporti al mio volere?” domanda gelida, alzandosi in piedi con il vestito rosso che fruscia ad ogni passo lento che fa verso di loro, “Osi disobbedire alla tua Regina, Peter?”

Gli occhi di Zayn trovano Liam. Sono in tempesta, preoccupati. Gli chiedono cosa devono fare, come devono comportarsi, ma - Liam non lo sa. E' immobile al suo posto, incapace di fare qualsiasi cosa. Non sa, non ha la minima idea. Vorrebbe solo andare da lui e stringerlo e dirgli che anche lui è innamorato come lo sono Harry e Louis. Dirgli quanto malefica sia la donna che l'ha cresciuto e stargli accanto, baciare via la triste consapevolezza.

“Tu non sei mai stata la mia Regina.”

Zayn si copre la bocca con le mani, fissando ora Louis che guarda la donna con sfida. La folla è silenziosa, quasi volatilizzatasi alle parole del ragazzo. La risata della Regina fa venire i brividi.

“Oh, davvero, Peter Pan? Non sono la tua Regina? Beh, peccato che sia io a decidere come vanno le cose in questo regno,” risponde, vicina a Nick che è zitto dalla comparsa di Louis, “Sono io che decido e, guarda un po', ho appena deciso che Snow sposerà Nick. Ora.”

No,” sbotta Harry, stringendosi al castano, “Non sposerò Nick. Amo Louis, non lui. Solo perché lo volete voi non vuol dire che io debba farlo! Sono libero di decidere di mia volontà!”

La donna ride ancora più forte, poggiando una mano delicata sul petto color della neve, “Piccolo, piccolo Snow,” dice con un ghigno divertito, “Sei convinto seriamente di avere arbitrio nella tua vita? Come sei innocente, Dio. Quasi stupido, direi.” Harry abbassa lo sguardo sulla maglia verde di Louis, ferito, mentre l'altro apre la bocca per ribattere. La Regina lo ferma con una mano in aria ed uno sguardo fulminante.

“Voi non decidete nulla, avete capito? Se io voglio che tu rimanga solo per tutta la vita, Snow, tu rimarrai solo. Se io voglio che metta su famiglia, adottando dieci figli, tu li adotterai. Capisci? Io decido e voi obbedite. Voglio che sposi Nicholas, Biancaneve, e così tu farai.”

Gli occhi di Louis sono battaglieri, “No. Snow ama me e sposerà me, non quello stronzo. Se non vuoi, non mi importa. Andremo via, in un altro regno. Uno dove la Regina non è una tale strega!”

Questa volta Zayn non riesce a trattenere il verso sorpreso che gli scappa dalla bocca. Fissa Louis, poi Liam. Louis - Liam, Liam - Louis. Sposta lo sguardo fra i due, senza parole. Liam freme dalla voglia di urlare quanto Louis abbia ragione. La donna alza un sopracciglio, assolutamente indifferente.

“Vuoi andare in un altro regno dove potrai sposarti con quell'altro idiota?” domanda fissandosi le unghie rosse e non degnandoli di uno sguardo, “Perfetto. Fate come volete, ma sappiate che vi troverò. E taglierò ad entrambi la testa per questo affronto,” Louis e Harry sbarrano gli occhi, impauriti, “Odio che la gente faccia le cose alle mie spalle, dovreste saperlo.”

“Non ti azzardare, brutta troia,” sbotta Liam, facendo un passo avanti. Zayn lo fissa come se gli fossero spuntate all'improvviso due teste, “Non dare a loro dei cospiratori solo perché vogliono sposarsi senza il tuo consenso. Quella che fa i raggiri alle spalle altrui, sei te. Non è vero, Principe Zayn?”

La chiesa impazzisce. Tutti fissano la scena con occhi sbarrati mentre la Regina stringe i piccoli pugni attorno allo scettro. Zayn trattiene il respiro.

“Cosa hai detto, straniero?” ruggisce la donna, puntandogli il bastone contro. Gli occhi sono feroci.

“Ho appena detto che dovresti ricordarti che Zayn, il tuo caro Bianconiglio, è il legittimo erede al trono. Figlio del re e della regina che tu hai ucciso appiccando l'incendio ventun anni fa, hai presente? Però, per la miseria, ti eri scordata del piccolo fagottino che dormiva nella culla, eh? Doveva morire anche lui, ma quando te ne sei accorta era troppo tardi. Non hai avuto il coraggio di ammazzarlo e hai pensato di tenerlo d'occhio, spacciandolo per il figlio della balia che era morta insieme ai sovrani. Erano tutti troppo affranti per la perdita dei regnanti per rendersi conto che il piccolo cadavere trovato nella culla non era in realtà il principe, ma il figlio della balia. Il principe era al sicuro con te, sotto le tue grinfie. E poi, per puro caso, spunta fuori il testamento reale che, chissà come mai, proclama te, cortigiana sconosciuta e non in vista, futura regina. Hai organizzato tutto alla perfezione, Regina. Sono davvero stupito della tua bravura.”

Zayn fa un passo indietro, gli occhi sbarrati e lucidi, “Cos-”

“Cosa ne sai tu?” ringhia la donna avvicinandosi pericolosamente a Liam, “Chi pensi che ti crederà? Sono solo teorie campate in aria. Fantasie di uno sciocco sconosciuto venuto da un posto inesistente!”

“Non sono fantasie, Meredith, ed entrambe lo sappiamo.”

“Eccome, Meredith. Io ti ho pure visto,” ridacchia la voce dello Stregatto poco distante da Liam.

Gli occhi della Regina si sbarrano, girandosi di scatto verso la piccola figura che si profila alla soglia del portone di legno intagliato, “Ho cercato per anni le prove che potessero dimostrarlo, ma non ci sono mai riuscita. Questo ragazzo le ha trovate e tu sai perfettamente che sono vere,” esclama la Fata Turchina, camminando lentamente verso di loro, percorrendo la navata. Harry e Louis, ancora abbracciati, stanno fissando, come tutti, esterrefatti e a corto di parole. Zayn è perso, ci sono piccole lacrime agli angoli degli occhi.

“Hai ucciso i genitori di Zayn e hai rubato il suo posto sul trono. Hai cominciato ad impedirgli di venire a visitarmi perché sapevi che io ero a conoscenza di tutto e che stavo cercando il modo di smascherarti. L'hai tenuto con te solo per controllarlo, per impedirgli di scoprire il mostro che sei.”

Le mani della Regina tremano intorno allo scettro, ancora puntato contro Liam. E' una frazione di secondo e la donna raggiunge una guardia sfilandole la spada dal fodero e prendendo Liam dalle spalle, spingendo la lama contro la sua gola. Sente il bruciore secco della pelle che viene leggermente tagliata.

“Se qualcuno osa avvicinarsi, lo uccido,” grida, continuando ad indietreggiare portandosi Liam dietro. E' dannatamente forte, il castano non se ne era reso conto. Potrebbe scostarla, quasi sicuramente, ma rischierebbe di essere troppo lento e permetterle di sgozzarlo senza pensarci un attimo. Il sangue gli si gela nelle vene ed è paura. Come mai in vita sua. Chiude gli occhi, cercando di respirare e di pensare positivo.

“Lascialo andare,” esclama Zayn fissandola, imbestialito, “Lascialo andare all'istante o ti ammazzo.”

La donna ride, beffarda, “Tu? Uccidere me? Ma per favore, Zayn. Non farmi ridere.”

“Se lo sfiori un'altra singola volta, ti strappo gli occhi a mani nude,” ringhia, avvicinandosi lentamente. La lama spinge di più contro la pelle, facendolo strozzare in cerca d'aria. Non ha mai visto Zayn così arrabbiato, gli occhi sono infuocati e la mascella serrata.

“Ho detto di non avvicinarsi, tesoro, o questo fiorellino finirà con la testa staccata dal resto del corpo.”

Le guardie sono immobili, inanimate, in attesa di un ordine da parte della propria regina. Harry e Louis trattengono il fiato, il terrore negli occhi. Josh ha le mani intorno alla bocca, spaventato, mentre Niall ha le sopracciglia aggrottate, poco convinto.

Il moro alza le mani, in segno di arresa, spostando lo sguardo da Liam a lei, “Se lo lasci andare, potrai fuggire senza che nessuno ti venga a cercare. Non ti cercherò mai più, ma devi lasciarlo andare.”

La donna ride più forte, “Certo, mio caro, secondo te io ti credo, mh? Non posso ancora credere che tu sia di stirpe reale. Ero fermamente convinta che il sangue blu fosse più intelligente. Mi sbagliavo, noto.”

“Quindi,” mormora mordendosi un labbro, “E' tutto vero. Tu hai ucciso davvero i miei genitori.”

Gli occhi neri della donna scrutano Zayn da capo a piedi, divertiti, “Sì, tesoro, li ho uccisi io e no, non sono minimamente pentita. I tuoi genitori erano sciocchi, sempre a pensare al bene dello stato, non sfruttando tutte le possibilità che il trono riservava loro. Era stupidi e dannatamente buoni. Mi facevano vomitare.”

Il nocciola delle iridi di Zayn si avvicina al colore del miele ed è furente, “Non osare parlare così dei miei genitori, stronza.”

Il rosso delle labbra della Regina si solleva in un sorriso fintamente innocente, “Oh, pasticcino, che brutte parole. Ti dà fastidio? Mi dispiace, non lo farò più, croce sul cuore,” dice odiosa, muovendo lentamente la spada sulla pelle di Liam. Brucia, brucia da morire, e Liam sa che fra poco lo ucciderà. Lo ucciderà ghignando.

“Meredith, lascialo,” intima Fata con tono calmo. Liam non capisce come possa essere tranquilla in un momento del genere. Forse perché lei non è quella che sta per morire.

Non mi chiamare Meredith!” sbraita inferocita, “Sono la Regina di Cuori!”

Zayn deglutisce, dando un'occhiata a Liam, mentre la donna urla. Il cuore di Liam batte forte, ma non sa perché. Forse perché Zayn lo sta guardando intensamente, preoccupato per lui, o forse per la spada tagliente attaccata al collo. O forse un insieme di entrambe le cose. Ti voglio far sapere che se tu sei l'ultima cosa che devo vedere, beh, a me basta così.

“Te lo dico un'ultima volta, lascialo e non ti farò nulla,” ripete Zayn con tono serio e uno sguardo convinto. Il cuore di Liam batte sempre più forte.

“Smettila di dire queste idiozie, Zayn. Non riusciresti a torcere un capello a nessuno. Sei così fragile ed insicuro,” ribatte quella ghignando.

“Lui non ci riuscirà, ma io ne sono capace alla grande.”

Niall spunta da dietro la schiena della Regina, facendole cadere la spada per lo spavento. Le punta a sua volta il pugnale al collo, stringendola con un braccio attorno alla vita. Liam si allontana all'istante, tossendo alla ricerca di aria, Zayn gli è subito vicino.

“Stai bene?” mormora piano, disegnando dei cerchi sulla schiena, gli occhiali sono scesi sulla punta del naso, mostrando chiaramente lo sguardo preoccupato. Liam annuisce, debolmente, con le guance tutte rosse per la mancanza di ossigeno. Intorno a loro ci sono grida, stanno portando via la Regina. Tutti urlano e sbraitano, ma Liam non riesce a sentire niente. Sente solo la voce soffusa di Zayn. E tutte le voci che ci circondano qui, scompaiono appena prendi un respiro.

Le braccia di Zayn lo stringono piano, il naso gli solletica il collo che ancora brucia un po' per il piccolo taglio, potrebbe morire anche così, fra le sue braccia. Sarebbe bellissimo.

“Mi dispiace. Avrei dovuto crederti, fin dall'inizio. Tutto questo non sarebbe successo.”

Liam chiude gli occhi, rispondendo all'abbraccio, “L'importante è che sia tutto finito. Nessuno si è fatto male e la Reg- Meredith avrà quel che merita. Sarai un ottimo re, Zayn.”

Il moro ridacchia appena, sciogliendo la presa con gli zigomi rossi, “Non credo di esserne in grado. Non sono nato per essere re.”

“Questo lo vedrai solo provando.” Zayn alza gli occhi su di lui, fissandolo in un modo che Liam non capisce. Gli fa mancare il respiro e battere il cuore troppo forte. Vorrebbe baciarlo e dirgli che è innamorato di lui, che ora le cose non devono andare per forza in un certo modo. Alza la mano, per sfiorargli la guancia, per fargli capire quanto sia pazzo di lui. E' convinto che anche con una semplice carezza se ne possa rendere conto. Il ragazzo abbassa lentamente le palpebre quando il palmo di Liam lo sfiora. Sorride dolcemente e si scioglie contro la mano.

“Zayn,” esclama Louis, tenendo per mano Harry, “Anzi, Re Zayn!”

Liam tira indietro la mano immediatamente. Il moro tossisce, imbarazzato e si gira verso la coppia, entusiasta. Ride, con la lingua contro i denti e Liam abbassa lo sguardo, mordendosi un labbro. Ha avuto la sua occasione e l'ha persa. Patetico.

Si allontana lentamente, sentendo lo sguardo di Zayn sulla schiena. Continua a camminare verso il portone, affollato da gente ancora esterrefatta che parla di quello che è appena accaduto. Si fa spazio, tentando di uscire, quando una mano piccola lo ferma dalla spalla.

“Sei stato molto coraggioso, ragazzo. Sono fiera di te, ma aspetta ancora un po'. Goditi la festa. Ti manderò io a casa, più tardi, so come fare,” esclama Fata sorridendogli teneramente. Liam annuisce, poco convinto. Aspettare un po' di più non cambierà la situazione, ma sinceramente non è ancora pronto ad andarsene. E' sciocco, sì. Dovrebbe strappare il cerotto in un colpo solo, ma non ci riesce proprio.

“Sì, ok, grazie.”

Quando Harry e Louis si baciano per suggellare il matrimonio sotto gli occhi di tutta Malbera, Liam sorride, felice per i due ragazzi. Niall e Josh si tengono per mano, accanto ai novelli sposi e stanno ridendo fra di loro, di nascosto. E' riuscito davvero a sistemare le cose. Tutti sono felici. Ed anche lui lo è. Lo è, davvero.

Fra poco sarà di nuovo a casa, fra le sue quattro mura scolorite. Con la sua mensola piena di DVD e le sue Domeniche passate con pop corn e film. Tornerà da un Harry e un Louis che non sono sposati, ma che si amano almeno quanto questi due che ora ridacchiano scambiandosi baci a fior di labbra. Tornerà da Niall e Josh che pomiciano perennemente e che lo fanno ridere anche se sono imbarazzanti e molte volte inadeguati. Insomma, tornerà dalla sua vita, dalla sua banda di amici che più che una banda è una famiglia e tornerà ai pomeriggi grigi della sua piovosa Londra.

E' tutto quello che vuole, quello per cui ha aspettato un'intera settimana. Perché allora si sente come spezzato? Come se mancasse qualcosa?

Guarda Zayn, seduto sul trono con fare impacciato, lo scettro in mano e il rossore sulle guance. Gli lancia un sorriso, il moro, e il cuore gli fa le capriole nel petto. Una, due, tre volte.

Perché se vuole così tanto andare a casa, il sorriso di Zayn gli fa venire voglia di restare qua per sempre?


 

o|o


 

“Pensavo di averti perso,” esclama Zayn da dietro le sue spalle. Liam continua a chiudere gli occhi, sorridendo piano. L'odore dei fiori è stordente. Così forte e pungente. Gli fa pizzicare il naso.

“Avevo solo bisogno di un po' di pace prima di tornare a casa,” risponde con poca voce. Il cinguettare degli uccellini è forte dalla panchina di marmo su cui è seduto e ha un po' freddo, ma non ha intenzione di alzarsi per andare a cercare qualcosa con cui coprirsi. E' il primo momento in ventiquattro ore in cui si può definire tranquillo.

Il silenzio accompagna Zayn mentre si siede accanto a lui.

“Te ne vai davvero?”

No, non me ne vado perché sono innamorato di te e ti voglio, dovrebbe dire, ma annuisce piano, stringendo le mani sulla superficie rigida. Sei così bello in questo vestito, adoro i tuoi capelli così.

“Non hai proprio intenzione di restare?”

Un piccolo sorriso gli nasce spontaneo, ma non ha la forza di aprire gli occhi per guardarlo. Come potrebbe guardarlo, ora? Quando ormai si è rassegnato ad andarsene senza dirgli nulla, senza fargli capire quanto lo ami. Vorrebbe piangere. Il momento di tranquillità è scomparso, “Non posso, Sua Maestà. La mia povera e triste Londra mi aspetta.”

“Certo,” mormora il moro con un filo di voce. Il rumore dei festeggiamenti è ancora forte. Il castello è illuminato e la musica raggiunge addirittura l'angolo del giardino in cui si è nascosto.

“E' stato proprio un bel matrimonio, Harry e Louis sono così contenti ed è tutto merito tuo, Liam. Tutta questa faccenda è merito tuo.”

Questa volta apre gli occhi, guardandolo dolcemente. Apri gli occhi e guarda come i nostri orizzonti si incontrano.

“Non ho fatto proprio nulla, Zayn. Ho solo dato una piccola mano e ho fatto aprire gli occhi a tutti.”

“Hai fatto davvero tanto e- io te ne sono grato infinitamente,” mormora guardandosi le mani sul grembo. La luce illumina il viso caramellato e gli occhi scuri, ora senza occhiali. Le lunghe ciglia sbattono lentamente. Sembra una statua greca. I contrasti perfetti, le luci meravigliose, lui stupendo.

Liam non risponde. E' più facile così, stare in silenzio e fingere che il sangue non si geli all'idea di lasciarlo per sempre. Basta sorridere un po' e cambiare argomento. Niall gli ha insegnato bene.

“Essere il re ti permetterà di andare per il Mondo. Sei contento?” Zayn sorride appena, tenendo lo sguardo basso ed annuendo piano, “Hai già in mente qualche posto che vorresti visitare?”

Il labbro inferiore del moro finisce sotto i denti, in tortura. Alza gli occhi scuri e le guance prendono colore velocemente, “Londra,” mormora in risposta.

Liam ridacchia, ignorando il battito veloce che il cuore ha preso. Non vuol dire niente che voglia visitare la città in cui abita. E' solo una meta turistica come tante, niente di più, “Oh, perfetto. Ti farò da guida, allora. Ti porterò in una fumetteria e finalmente capirai la differenza tra un fumetto e un disegno.” La risata di Zayn è timida, personale, “E poi? Solo Londra? Nessun altro posto?”

Zayn mormora talmente piano che la voce si confonde con il vento, “Ovunque tu andrai.”

E' come essere su una barca che sta per affondare. Quando vedi il mare che minaccia di inghiottirti e hai paura, ma poi vedi la scialuppa di salvataggio ed è adrenalina. Perché ti vuoi salvare e vuoi vivere, “C-come?” domanda, speranzoso.

Zayn ride di nuovo, “Diciamo che mi è venuta voglia di visitare i posti in cui tu ti troverai,” ripete timidamente, arrossendo sempre di più.

“Quindi mi seguirai? Tipo maniaco?” domanda scherzando. I palmi stanno sudando pericolosamente e sì, quello è il rumore del suo cuore nel petto.

Il ragazzo ride più forte, scuotendo la testa, “Sì, come un maniaco.”

“Beh, allora non mi preoccupo. Ora che sei re e hai tutto il regno ai tuoi piedi, non ho dubbi che riuscirai sempre a trovarmi, vero?”

“Se vorrai, ti troverò sempre, te lo giuro,” sussurra guardandolo serio negli occhi. Liam deglutisce, sorridendo di nascosto. E' la cosa più sciocca e sdolcinata che gli abbiano mai detto eppure è perfetta.

“Sì, voglio che mi trovi.”

La mano piccola del ragazzo lo sfiora, leggera come una piuma, e si posa sulla sua. La apre, intrecciando le proprie dita bianche con le sue scure. Prendi la mia mano, il mio cuore, la mia anima e io sarò solo tuo. Perché tutto deve essere così complicato? Perché non può dirgli che lo ama nella stessa semplice maniera in cui le loro mani combaciano?

“Mi ricordo di un ragazzo che mi ripeteva in continuazione che le cose dovevano andare in una certa maniera, che non potevano cambiare,” mormora guardando le propria dita tremanti. Zayn di certo deve essersene reso conto.

Il moro ridacchia, stringendo la sua mano un po' di più ed avvicinandosi, “Secondo me si sbagliava. Guarda un po' dove siamo finiti ora. Biancaneve che ha mollato all'altare il Principe Azzurro per Peter Pan, il Bello Addormentato che è fidanzato con Robin Hood, io re. Tutti si è stravolto eppure va benissimo così. Non mi sono mai sentito più a mio agio in tutta la mia vita.”

Liam annuisce, guardando davanti a sé un albero di noce, “E' tutto stravolto, hai ragione.” Forse quello stravolto più di tutti, è proprio lui.

“Sai quella storia, mh. Alice nel Paese delle Meraviglie?”

Il castano sbarra gli occhi, fissandolo, “Conosci quella storia?!”

Zayn ride, “Certo che sì. Sono uno dei protagonisti, cosa credi? Però non me la ricordo bene. Anzi, non mi ricordo bene il finale,” mormora con un sorriso imbarazzato. I capelli fanno ombra su metà del viso; il Sole ormai sta calando.

“Cosa non ricordi?” domanda deglutendo appena. Potrebbe baciarlo se solo si sporgesse.

“Alice alla fine non trova un principe?”

Liam lo guarda confuso, scuotendo la testa, “No, si sveglia e scopre che era tutto un sogno. Che non esisteva nessun Paese delle Meraviglie.”

“Ahh,” esclama il moro annuendo, “Certo. E se -” aggiunge fermandosi un attimo dopo, mordendosi il labbro. Lo guarda intensamente e prende un respiro profondo, “E se il libro non fosse finito in quella maniera? Se il Bianconiglio si fosse innamorato di Alice? Del suo modo di sorridere e del suo naso tondo e delle sue labbra piene e della sua testardaggine e di quella piccolissima voglia nocciola che ha sul collo. Lei come l'avrebbe presa, secondo te?”

Il cuore di Liam esplode dentro il petto, gli sembra di avere nello stomaco una miriade di fuochi d'artificio. Forse al puzzle mancava un pezzetto, in fin dei conti. Quello in cui Zayn è innamorato di Liam a sua volta.

“Probabilmente l'avrebbe presa piuttosto bene. Secondo me, anche lei era innamorata di lui.”

Zayn sorride, sincero. Gli stringe ancora la mano e dovrebbe fare male per quanta forza sta usando, ma davvero, non sente nulla se non il ritmo percussivo all'interno delle vene. Abbassa lo sguardo sulle sue labbra, mormorando, come se fosse un segreto, “E si sarebbero dati un bacio?”

Liam annuisce, mordicchiandosi un labbro, nervosamente,“Credo di sì.” E' tutto così in tensione. C'è l'adrenalina che vibra fra i loro corpi, fra i loro occhi uniti. E' bellissimo, Liam vorrebbe rimanere così per sempre.

Al diavolo,” dice, pianissimo, e prende il colletto della sua camicia, spingendo la proprio bocca contro la sua. Le labbra sono bagnate dalla saliva e scivolano contro le sue gentilmente, quasi nessuna pressione, una mano slitta dietro il collo come per non farlo scappare. Liam capisce in quell'istante che, davvero, avrebbero dovuto baciarsi dal primo momento in cui si sono visti. Ora che ci pensa non sa nemmeno perché abbiano aspettato tanto. Zayn si allontana, una mano ancora dietro il collo, l'altra stretta alla sua.

Lo guarda, un attimo che sembra un'eternità, ghignando compiaciuto, prima di mordersi un labbro e baciarlo di nuovo, un po' più convinto. Il vento è diventato freddo, la luce del Sole non riscalda più l'aria e piccolo brividi gli fanno tremare la schiena, ma non gliene può fregare di meno perché la lingua di Zayn sta spingendo contro le labbra, insistentemente. Le socchiude e l'altro mugola non appena spinge la lingua dentro la sua bocca. Sa di limone, stranamente, e di qualcosa altrettanto frizzante, forse arancia. Liam ne vuole di più.

Cerca di mettere la mano fra i capelli di Zayn, ma la posizione lo rende difficile; decide di appoggiarla sul suo fianco, tirandoselo più vicino, le ginocchia impediscono ai loro petti di attaccarsi. Quando la lingua di Zayn si muove contro la propria, non riesce ad evitare un sospiro pronunciato.

Zayn si allontana lentamente, le palpebre leggermente abbassate. Le labbra sono lucide e ci ripassa la lingua sopra. Liam sbuffa un po' d'aria fuori dai polmoni e cerca di tirarlo a sé per baciarlo ancora, ma Zayn lo guarda spingendo una mano contro il suo petto.

“C'è nessuno? Puoi aprire la porta, per favore?” dice, sorridendo. I contorni del suo viso si fanno un po' sfocati. Liam lo guarda confuso, stringendo la sua mano, “Diamine, dimmi che ci sei. Questo scatolone pesa un quintale,” insiste continuando a sorridere. I capelli cominciano a sgretolarsi, piccoli pezzetti volano nell'aria.

“Zayn, cos-?” domanda allarmato, cercando di portarlo al proprio petto, ma prendendo con la mano altro che fumo, nulla di consistente, “Zayn,” urla, vedendolo scomparire pezzo per pezzo, sempre con il sorriso sulle labbra. Il vento lo sta risucchiando, insieme a tutti i fiori intorno a loro, al rumore della festa, al colore del cielo al tramonto.

“Ehi, amico, sono fuori dalla porta!”

Liam scatta a sedere, il fiato completamente scomparso. Sbarra gli occhi e-

La sua camera. E' nella sua camera.

“No, no,” mormora portando una mano al petto e sentendo il battito del cuore impazzito, “Non è - non è possibile.”

“Sei sveglio? Oh, grazie al cielo. Puoi aprire la porta? Non ho le chiavi,” continua a ripetere una voce fuori dalla porta. Liam dà un'occhiata alla sveglia sul comodino. Sono le otto e tredici di Domenica 17. Com'è possibile?! E' stato una settimana intera a Malbera! Era Sabato 16 quando ha seguito Zayn in quel vicolo e - era tutto un sogno. Non è possibile, non - no. Non può essere stato solo un sogno. Zayn. Zayn era reale! Le sue mani, le sue labbra, il suo profumo, i capelli, il colore degli occhi, il sapore. Era tutto vero. Non uno sciocco sogno.

“Amico, ti prego. Lo so che è un orario improponibile, ma mi sono appena fatto tre ore di treno con accanto una bambina che urlava come una pazza e vorrei solo posare la mia roba.”

Liam scuote la testa, ignorando il groppo allo stomaco che si è formato. Vorrebbe solo nascondersi sotto le coperte e maledirsi per lo sciocco inconscio che si ritrova e che gli fa fare sogni così realistici ed accattivanti. Si sente uno schifo.

Scosta le coperte, ciabattando fino alla porta e girando il pomello. Si è anche scordato che oggi sarebbe arrivato il nuovo compagno di stanza.

“Oh, grazie! Sei un santo,” esclama Zayn sorridendogli a tutti denti. Liam apre la bocca come un pesce, immobilizzato.

“Z-Zayn...”

Il moro lo guarda incuriosito, annuendo, “Sì, sono io. E tu dovresti essere Liam, vero? La segretaria oltre a non avere il mio paio di chiavi si rifiutava addirittura di dirmi il tuo nome. Ma ti rendi conto? La gente è così strana.” Attraversa la stanza con passo sicuro, poggiando lo scatolone enorme sul letto libero. Mette le mani sui fianchi e dà uno sguardo veloce intorno a sé. Si avvicina alla mensola dei DVD di Liam, facendo un verso compiaciuto, “Uhh, vedo che andremo molto d'accordo. Hai praticamente tutti i miei film preferiti.”

Liam è fermo sulla soglia della porta con il pomello in mano, gli occhi sbarrati, “Ma – Tu, cosa? Perché sei qui?” domanda incespicando nelle proprie parole. Il ragazzo si gira di scatto, gli occhi nocciola brillanti più che mai senza le lenti degli occhiali. Passa una mano fra la cresta corvina e sorride, “Sono il ragazzo che condivide la stanza con te, no?”

“Ma...Sui documenti c'è scritto che è uno di nome Paul, non - non Zayn!”

Zayn ridacchia, alzando le spalle, “Non so che dirti, amico. La mia nuova stanza è la 345 e il mio compagno di stanza un certo Liam Payne. Se sei tu e non ho sbagliato a leggere, sono nel posto giusto.”

Liam lascia il pomello e nota che gli stanno tremando appena le mani, “Non capisco, davvero...Tu sei a Malbera...Non - ” biascica guardandolo confuso.

“Non so cosa sia questa Malbera. Sono di Bradford, periferia, ma pur sempre Bradford,” ridacchia, avvicinandosi di nuovo a lui, “Senti, ho altri quattro scatoloni in fondo alle scale più una valigia. Li vado a prendere e - tu intanto potresti semplicemente aprire questo qua e rovesciare la roba sul letto? Non c'è niente di fragile quindi puoi essere sgarbato quanto ti pare,” esclama, facendogli l'occhiolino e uscendo di nuovo dalla porta, fischiettando.

Liam è paralizzato. Ha in testa mille domande, mille dubbi. Le tempie martellano incessantemente. Ok, una cosa per volta. Aprire lo scatolone. Sì, lo può fare. E' una cosa semplice che non richiede troppo ragionamento. Ora non sarebbe davvero in grado di mettere in funzione anche una singola sinapsi. Le parole Zayn, Malbera, Bradford, compagno di stanza, qui in camera tua e mille altre vorticano alla velocità della luce.

Prende dalla scrivania le forbici e si avvicina al materasso bianco dell'altro letto. Taglia lo scotch marrone messo male e scorge una scritta su un lato. Roba a caso. Scuote appena la testa e lo apre completamente, capovolgendolo senza grazia. Zayn gli ha detto di fare così, no?

Poggia il cartone vuoto per terra e fa per girarsi, ma qualcosa cattura la sua attenzione. Il cuore gli salta in gola.

Sorride perché non può fare altro. Perché Zayn ha mantenuto la promessa.

Fra tutte le penne, i fogli e le cianfrusaglie varie, c'è un orologio d'oro. Un orologio da taschino.


 

Fine.


 

o|o


 

Note d'autore.

Già. Avevo detto che avrei scritto una AU!Fem, ma vi ho mentito e non l'ho fatto. Sono tornata con questa Ziam con (side)Larry e Nosh e non mi sento in colpa, tiè. Però vorrei raccontarvi come mai l'ho scritta.

Allora, normalmente sono più per la Larry con side di altre coppie, devo essere sincera, ma questa era appositamente fatta per partecipare ad un concorso indetto da Ziam is the w(g)ay che però, alla fine, per mancanza di partecipanti, l'ha annullato. Ci sono rimasta male? Ahimé, mi è dispiaciuto molto perché per scriverla ho avuto solo due settimane e le ho dedicato davvero tutto il tempo che avevo, letteralmente. Di norma per scrivere una storia di questa lunghezza ci metto uno-due mesi perché scrivo un pezzetto per volta e rileggo trecento volte finché non mi convince. Va beh, almeno ho scoperto di essere in grado di scrivere anche più in fretta, se mi concentro per bene. (Il risultato purtroppo è il solito, catastrofico.)

Lasciando perdere il mio povero cuoricino infranto, passerei alla storia in sé e per sé. La trama è quel che è, niente di eccezionale e sviluppata maluccio, ma ehi, sto cercando di migliorare quindi siate clementi ed apprezzate lo sforzo di una fanciulla. So di non aver seguito passo per passo le fiabe, ma è una AU e quindi posso fare quello che mi pare. Ecco.

Spero con tutta me stessa di aver reso gradualmente più intenso il rapporto Ziam e di non aver dato l'impressione che si siano innamorati subito perché, vi giuro, non mi frustate, c'ho provato. E odio che alla fine la gente si innamori così a caso, preferisco far finire le storie così con una specie di “Ehi, ok. Mi piaci, possiamo uscire insieme e fare tante capriole a letto finché non ci innamoriamo,” ma finisco sempre per far fare ai personaggi queste dichiarazioni d'amore infinite che mi fanno rivoltare le budella. Perché sono così strana? Bah.

E' stata lunga da leggere, lo so, ma non mi piace dividerle in capitoli. Sono abituata a leggere OS di 50k e passa parole, questa in confronto non è niente, dai.

In preparazione c'è una Larry con Louis padre. Vi danno noia i bambini per qualche strano motivo? Non mi frega. Io ce li metto lo stesso perché mi diverto. Non so quando sarà pronta perché ricomincia a breve la scuola ed è già stato un miracolo che abbia finito questa. Avevo in mente anche un altro progetto ovvero una Long, ma non so se ne sono in grado. Sarebbe molto impegnativa e tutte le storie con più capitoli che ho cominciato sono rimaste a muffire qui, coff coff. Il mio sogno più grande è ricevere una recensione chilometrica, anche negativa naturalmente, in cui mi si spiega tutto, ma che non contiene pezzi della mia storia solo per allungare il brodo ed ottenere più punti. Ah – ah – ah. Uh, e fatemi sapere come avete interpretato la fine. Sono curiosa di sapere.

Credo di aver finito con il mio monologo senza senso. Boh, mi sembra.

Ok, gente, alla prossima.

Ponfo From PonfoLand.

PS Ed Sheeran è un bravo uomo con le sue canzoni, ricordatelo sempre. E se qualcuno vende un biglietto per il suo concerto di Roma a Gennaio, mi contatti. Offro biscotti. E sì, sono mortificata. Avrei voluto inserire il Cappellaio Matto, Pinco Panco e Panco Pinco, il Brucaliffo e mille altri, ma non ho potuto. Ciao, Martina.

Ringrazio infinitamente tre persone che hanno reso possibile la realizzazione di 'sta roba:

Nextolarry per aver fatto il meraviglioso banner, aver sopporto il mio essere pignola e non avermi mandato a fanculo dopo la seconda volta che ti facevo cambiare qualcosa. Meriti un Nobel per la pazienza.

Miriana che ha ascoltato le mie lamentele. (Detta così sembra che io sia una che si lamenta sempre, ma non lo sono, giuro.) E per aver sopportato soprattutto le sclerate su mia madre, ahaha. Per quello davvero ti dovrei fare santa.

Iris perché nonostante la tua tattica di offrire aiuto in cambio di spoiler abbia più o meno funzionato, sei stato gentilissima ed hai sempre ascoltato le mie lamentele, dandomi consigli e dandomi musica da ascoltare. E' merito tuo se questa storia ha un titolo e non si chiama semplicemente “Storia”. Nonostante la tua sciocca persona, ti sopporto, apprezza il mio amore nei tuoi confronti.


 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: ponfo