Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    14/09/2014    3 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio molto presto, agitata da alcuni pensieri turbolenti che si sono presentati sotto forma di sogni sconnessi e poco sensati. Sono le sette e mezza (sì, per me è troppo presto), ho dormito solo quattro ore e mezza e devo iniziare un lavoro di hackeraggio non molto semplice, non potrebbe andare meglio. Anche se non è ancora suonata spengo la sveglia, così che almeno Jigen possa dormire quanto vuole. Ora che ci penso non credo nemmeno che starà tanto tranquillo quando si sveglierà, sarà complicato convincerlo a prendersi una pausa. Deve almeno lasciare il tempo alla ferita di cicatrizzarsi un po’, così che poi possa toglierli i punti e allora potrà combinare più o meno tutti i guai che vuole…dico più o meno perché sa benissimo che se mi fa preoccupare divento nervosa e quasi intrattabile, in parte perfino con lui. Appena avrà capito come affrontare Riez, e conoscendolo non gli ci vorrà molto, farà di tutto pur di trovarlo. So benissimo che non sopporta l’idea che quel povero pazzo mi voglia morta, so che è così preoccupato da volermi lasciare sola il meno possibile, anche se posso difendermi senza problemi. Per questo credo che non vorrà prendersela comoda almeno per qualche giorno, e se non lo convinco sono certa che farà saltare i punti combinandone una delle sue. Perché dovevo innamorarmi di un uomo così complicato? Ma infondo è inutile che parlo così, non ce la faccio ad arrabbiarmi con lui. L’unico oltre me che è già sveglio è Goemon, e la cosa non mi sorprende affatto. Mi faccio una cioccolata calda e mi prendo mezz’ora per svegliarmi sul serio. Il prossimo colpo sarà a Chicago, prenderemo una memory card (che sarà ovviamente protetta, ma dov’è il problema?) da una cassaforte della più grande banca della città per poi arrivare al tesoro grazie alle indicazioni contenute in essa. Come al solito devo innanzitutto arrivare allo schema di sicurezza e poi trovare il modo di neutralizzarlo. E’ questo il problema: ho sentito dire che non è per niente facile e che sia un lavoro lungo, alcune voi dicono anche che l’intero sistema di sicurezza della banca sia criptato. Il fatto che mi serva mezz’ora prima di arrivare alla mappatura del sistema di sicurezza è già un brutto segnale. Parte un’altra mezz’ora prima che riesca a capire la successione delle disattivazioni. Se si sceglie di disattivare per prima la misura di sicurezza sbagliata il pc verrà rintracciato e schedato dal sistema, impedendo così di poterci rientrare da quel dispositivo e l’unico modo che esiste per aggirare la cosa senza dover prendere un nuovo computer ci rallenterebbe troppo. Arrivo a disattivare momentaneamente metà del sistema quando sia Lupin sia Jigen sono svegli, sono due ore che sono sveglia e ho fatto molti meno progressi del previsto. Devo abbandonare per un momento il mio lavoro, ma non per una piacevole pausa.

“Bhe, io allora vado a cercare Riez”

E’ ancora più sconsiderato di quanto pensassi “Scordatelo. Ti ha già sparato una volta e per poco non ti ha mandato all’altro mondo, e poi non hai ancora capito come diavolo ragiona. Anche se lo trovassi mi spieghi poi che diavolo fai? Vuoi renderti utile? Bene, ma non far saltare quei maledetti punti”

“Non mi importa dei punti. Ha cercato di separarci. Di ucciderti. Quel bastardo deve pagare ogni singolo infarto che mi ha fatto prendere mentre cercava di ucciderti. Scusa, quando toccano le persone che per me sono tutto divento vendicativo”

Non posso negare che le sue parole abbiano fatto effetto su di me, ma cerco di rimanere irremovibile e convinta “Bene. Se osi solo muovere un muscolo o una parte del tuo corpo giuro che ti rifaccio i punti senza anestesia locale e farò in modo di non centrare subito la ferita”

Non so cosa gli faccia cambiare idea, forse il mio sguardo fra l’incazzato è il preoccupato, a volte non lo capisco “Ok dottoressa, non farò idiozie. Posso almeno muovere la bocca e baciarti?”

Ricordo solo ora che Lupin è qui. Non rispondo e torno a lavorare sul computer. Noto dal riflesso sullo schermo che sono abbondantemente arrossita. Smetto di farci caso e cerco di concentrarmi di nuovo sull’ordine delle disattivazioni. Quando arrivo al primo sistema di protezione della cassaforte mi rendo conto che verremo rallentati “Maledizione”

Lupin dà un’occhiata da lontano “Problemi col sistema di sicurezza?”

“Già, i sistemi della protezione intorno alla cassaforte non hanno un preciso ordine di disattivazione da seguire, ma in compenso si possono disattivare solo dai computer di controllo della banca, gestiti dai sorveglianti”

“Quindi questo significa che dovrai esserci anche tu e che il nostro piano di disattivazione a distanza salta completamente. Verrai schedata prima del previsto” Non riesco a capire cosa ci sia dietro a quella leggera amarezza nella voce di Jigen in questa sua ultima considerazione

“Bhe questo non è detto. Dovrei andare nella banca prima del colpo e installare un sistema di controllo a distanza, ma per farlo dovrei infiltrarmi fra gli addetti alla sicurezza. Ma di questo passo fa tempo a guarirmi la spalla”

“In ogni caso il nostro piano di controllo a distanza fa comodo ed è più sicuro, anche nell’ipotesi che tu venga con noi. Certo non puoi andare alla banca da sola, ti serve qualcuno che ti copra mentre lavori” Lupin riflette per un breve attimo, e quel sorrisetto che gli si stampa sul viso non mi convince molto “Potrei regalare a te e a Jigen un viaggio di nozze di una settimana a Chicago”

“U-una settimana!? Non ti sembra un po’ troppo? Mi basterebbero due giorni per infiltrarmi e installare il sistema”

“Bhe ho pensato che siete abbastanza affiatati per occuparvi anche di altre questioni che richiedono molta fiducia nella persona con cui si lavora. Per essere breve…vi occuperete di tutti i preparativi per il colpo”

“Aspetta, affiatati? A cos’alludi? Non stiamo insieme…certo sono preoccupata, ma è normale visto che è quasi morto per salvarmi”

“Primo: sotto pressione non sai mentire. Secondo: tutte i tuoi tentativi di negare l’evidenza sono inutili per un semplice motivo”

“Q-quale?”
“Hai ancora la fede al dito” a queste sue parole tocco istintivamente l’anello “Ciò vuol dire che per te è come se foste sposati per davvero. Una settimana mi sembra il minimo che vi posso concedere, ma non preoccuparti, prima o poi farò di meglio”

Gli tiro il cuscino che avevo preso per usarlo come schienale, visto che ero seduta sul davanzale “La prossima volta ti tiro dietro qualcosa di più pesante”

Visto che non posso continuare con l’hackeraggio mi ascolto un po’ di musica da YouTube, mi è venuta una voglia improvvisa di canzoni in versione nightcore. Dopo qualche minuto salgo e vado a mettere a posto le mie cose, cominciando anche a pensare a cosa devo portare con me a Chicago oltre alle munizioni. Prendo dal kit di pronto soccorso quel poco che potrebbe servirmi, il kit intero lo porterà Lupin al suo arrivo. Per quanto riguarda il guardaroba lascio in valigia l’essenziale, porto solo un paio di jeans, ossia quelli che sto indossando ora. Da una delle tasche interne salta fuori uno dei miei ciondoli, quello della Statua della Libertà. L’ironia della sorte vuole che quel ciondolo sia un regalo che mio padre m’ha fatto poco prima di morire. Sembra quasi che abbia scelto il luogo dove soccombere. E’ strano pensare che quel ciondolo abbia vent’anni. Non so cosa mi porta a farlo, forse nostalgia di casa o di mio padre, ma metto la collana. Mi viene improvvisamente voglia di un Manhattan Dry, anche se sono solo le dieci del mattino. Grandioso, sono a Tokyo da un paio di giorno e ho già nostalgia di New York. Nonostante tutti i problemi, nonostante alcuni ricordi spiacevoli, amo la mia città. New York è casa mia, anche se non ho esattamente in me il ritmo frenetico della grande mela. Me la prendo un po’ più comoda, si può dire che sono tendente alla pigrizia. Uno degli esempi lampanti è racchiuso nel fare le valigie: non comincio con largo anticipo (minimo due o tre giorni prima della partenza) per evitare di tirarmi all’ultimo momento, ma per poter fare le cose con più calma. Questo è un difetto che devo correggere al più presto, con il mio nuovo stile di vita potrebbe non essere raro dover partire all’improvviso.

“Sappi che abbiamo l’aereo domani mattina alle sette” Jigen si accorge del ciondolo e mi si avvicina senza distogliere lo sguardo da quella piccola Statua della Libertà

“Giuro che se andremo a vivere insieme a New York ti regalerò un fiore da Central Park ogni sera”

“Togli quel se e sostituiscilo con un quando”

“Quando smetterai di dire a Lupin che non stiamo insieme?” sento come un peso sul cuore.

Non volevo che se la prendesse, volevo solo allontanarmi le battute di Lupin per un po’, ma ora che ci penso il mio piano non avrà successo. Non riesco a godermi a pieno il bacio che segue dopo pochi secondi le sue parole. Lupin sta cercando Jigen, credo per il colpo di Chicago, così rimango sola. Mentre finisco di preparare la valigia più velocemente che posso ho un pensiero fisso nella testa: devo rimediare alla cosa. Non capisco perché in questo periodo continuo a fare piccoli casini. Lo so che forse qualcuno starà pensando che la cosa non è tanto grave, ma ho provato sulla mia pelle cosa voglia dire accumulare piccole delusioni, per un po’ sopporti, ma prima o poi cedi. Non auguro niente del genere a nessuno, tanto meno voglio procurare una sensazione del genere a qualcuno, soprattutto se ci tengo. So anche cosa voglia dire sentire che la persona che ami in realtà non ci tiene a te, per questo faccio molta attenzione a come mi comporto e appena credo di aver fatto qualcosa di poco gradevole ho subito voglia di rimediare. E’ più forte di me, e poi sono stanca di distruggere ogni cosa bella che ho. Già, ma c’è il rischio che accada se continuo a portarmi dentro il mio segreto. Non so cosa mi trattenga dal confessarlo, ho in me una dannata paura che non riesco ad affrontare, mi immobilizza, e la cosa mi dà abbondantemente sui nervi. Cerco di concentrarmi il più possibile sulla valigia e su cosa ancora devo metterci. Me ne sto un po’ da sola fino all’ora di pranzo e poi entro nel sistema di video sorveglianza della banca, per cominciare a studiare l’ambiente e chi ci lavora. Annoto il collocamento dei sorveglianti e alcune cose che possono esserci utili per infiltrarci fra loro. Ho la testa che va per le sue, così alla fine mi ritrovo ad annotare quella che potrebbe essere una tabella di marcia: passeremo la prima giornata fra i sorveglianti e studieremo l’ambiente interno della banca, così da sapere meglio come muoverci durante il colpo. Fra il secondo e il terzo giorno studieremo le migliori vie di fuga dalla banca al nostro nascondiglio, così da averne il maggior numero possibile. Ora che ci penso il furto è già noto a tutti anche se manca una settimana, paparino avrà già fatto preparare un piano d’azione per arrestarci. Questi schemi d’azione vengono sempre scritti prima del giorno di applicazione e vengono di nuovo citati nel rapporto che segue. Attualmente questi passaggi burocratici vengono archiviati digitalmente nel server dell’Interpol. Tecnicamente potrei entrare e violare quel file, così da sapere come agire senza troppe difficoltà, anche se con mio zio è tutto relativo. Questo lavoro di hackeraggio lo tengo per il quarto giorno, non credo che Zazà abbia già un piano sufficientemente efficace, ci riflette molto prima di ufficializzare le sue idee visto quanto ci tiene ad arrestare Lupin. E poi…bhe, rimangono due giorni tutti per noi a quanto pare. So che Jigen ha vissuto diciamo ad intermittenza anche a Chicago, per lavoro. A volte Gavez lo ha mandato come supporto ad alcuni suoi soci in affari, Chicago è la seconda città dopo New York che maggiormente racchiude il suo passato. Chissà se scoprirò qualcosa in più del suo passato in questa occasione. Mi chiedo se anche a Chicago c’è qualcuno che lo vuole morto.
Passo quasi tutto il mio tempo da sola, riposandomi un po’ prima di affrontare un altro lungo viaggio in aereo e una sveglia che suona impazzita verso le cinque e mezza. Ascolto per la maggiore canzoni jazz, a volte con una melodia malinconica. Non so perché continuo a ripensare al nostro primo incontro in assoluto, quello in cui ho fangirlizzato senza contegno per come spara. Il tempo passa, ma sono sempre la stessa. Smetto di fare l’associale solo dopo cena, quando rimango a vedere la Tv con Jigen e Lupin. Non do molta importanza a quello che c’è prima del film, sono parecchio persa nei miei pensieri malinconici. Non so perché ma mi viene in mente quando avevo improvvisamente fame e abitavo con mio zio. Mi diceva sempre di non prendere niente dalla credenza lontano dai pasti troppo spesso. A volte mi capitava che mi venisse fame proprio quando era in cucina. Riuscivo sempre a non farmi sorprendere anche se era molto vicino alla credenza. Quando ormai si accorgeva del mio passaggio era troppo tardi e avevo finito di mangiare ciò che avevo preso. Il tutto finiva con una risata. Già, questa è la nostra normalità. Vengo riportata alla realtà solo dal tocco leggero di Jigen sulla mia spalla. Quando Lupin va un attimo in cucina per prendere i pop corn mi bacia dolcemente il collo, sento il sangue affluire alle guance.

“Devo tenere il broncio e andare a dormire a casa mia oppure posso finalmente baciarti in pubblico?”

“Siamo sposati, ricordi? Una coppia sposata dorme insieme…e poi soffro terribilmente il freddo”

Per una volta tanto me ne frego del fatto che Lupin è nei paraggi e lascio che sia il sentimento piuttosto che la ragione a guidarmi. Lo bacio fregandomene di tutto e di tutti. Quando tutto questo trapelerà ne verranno fuori di tutti i colori, voci, pregiudizi…o sclero o gli ignoro. Francamente la seconda opzione mi sembra la migliore. Non reagisco minimamente quando sento che Lupin sta tornando. A volte è bello essere menefreghisti, può essere utile “Smettetela due secondi di attorcigliare quelle lingue…”
Non so se avesse finito di parlare e francamente non gli interessa, gli tiro dietro il primo cuscino che mi capita a portata di mano “Ti avrei tirato dietro il telecomando, ma quello ci serve”
E anche questo problema è stato risolto. Non so cosa aspettarmi dalla settimana a Chicago che comincerà fra poche ore. Spero che i guai, che sicuramente per un motivo o per l’altro ci tireremo dietro, si presentino il più tardi possibile, così da lasciare il tempo alla ferita di Jigen di rimarginarsi e alla mia spalla di abituarsi di nuovo al contraccolpo che ancora mi provoca abbastanza dolori. La mia poca sopportazione del dolore è detestabile, a quest’ora potrei sparare senza problemi, ma come minimo devo stare tranquilla ancora domani. Già, non riesco a sparare con la sinistra, ho una mira pessima, non chiedetemi perché. Mi addormento praticamente subito, un po’ per la stanchezza che ho addosso e un po’ per la perenne sicurezza che la presenza di Jigen mi offre.

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Angolo autrice

Come al solito chiedo scusa per il mio ritardo, anche se è più leggero di quello dello scorso capitolo. Ho avuto gli esami di riparazione a fine agosto, ho fatto i miracoli per finire i tremiliardi di compiti delle vacanze che i miei carissimi prof mi avevano lasciato *pianifica la sua vendetta da tenere da parte quando si sarà diplomata*, una morte imporvvisa dell'ispirazione (?) e tre giorni fa ho iniziato la scuola...che prospettiva magnifica. Comunque, forse questo capitolo è un po' più breve e meno movimentato degli altri ma...questo è quello che è uscito dalla mia testolina. Rimedierò nel prossimo. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, e possa la buon sorte essere sempre a vostro favore c:
  
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