Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: EleNicka_MM    14/09/2014    2 recensioni
Una figura umana uscì dal muro di tempesta. Sprigionava vento e ghiaccio dalle dita. Con un solo movimento della mano mandò Skye a cozzare contro il parabrezza di un'auto, davanti alla quale si accasciò priva di sensi. May premette il grilletto, ma una fortissima folata di vento le fece sbagliare mira. Il proiettile colpì la schiena fasciata dalla giacca nera di fronte a lei. Coulson crollò sull'asfalto, esanime. May urlò
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Start Over: the serie'
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« Quanto manca? »

« 40 ore. Phil rilassati, la troveremo? »

« Come faccio, eh? Skye, spiegamelo, non so come fare. E' colpa mia, solo e soltanto colpa mia. Dovevo tenerla al sicuro, dovevo proteggerla, invece non riesco a fare altro che farla soffrire! »

« Non è colpa tua. »

Skye prese le mani di Coulson e lo fece sedere sul divanetto di fronte alla grande scrivania del suo ufficio. Era tutta la notte che stavano lavorando, per capire dove potesse essere Audrey Nathan.

Simmons, seguendo le dritte di Fitz su come utilizzare alcune delle macchine del laboratorio analizzò qualsiasi cosa potesse aiutarli nel ritrovamento. Ma niente: non c'erano impronte, tutto era stato sterilizzato e trattato in modo da non lasciare tracce e tutti gli elementi che avevano a loro disposizione erano troppo comuni per essere ricondotti a qualcuno: l'inchiostro sul biglietto apparteneva ad una penna comprata al discount, la scatola era una semplice scatola da imballaggio.

« Hai scoperto qualcosa riguardo al virus? » chiese Coulson a Skye, indicando con una mano il laptop.

« Niente, ma ci sto lavorando. E' qualcosa di mai rilevato prima, simile a molti tipi di virus messi insieme, ma diverso da qualsiasi virus conosciuto » disse lei, controllando il proceso della ricerca dal palmare collegato ad un altro computer.

« Come un cocktail di droghe? » chiese Coulson

« Esattamente! Disattiva tutte le funzioni del pc e si attiva non appena il driver sul quale è caricato viene attivato, però non è un virus normale »

La porta si spalancò, rivelando May: « Abbiamo trovato il posto! Ha appena cambiato casa, da quindici giorni al massimo, per quello che non la trovavamo! I documenti sul quale ci appoggiamo non sono quelli dello S.H.I.E.L.D e quindi non sono ancora aggiornati. »

« Dove si è trasferita? » chiese Coulson, guardando May con un luccichio speranzoso negli ochi.

« A Lewiston, due ore e quaranta minuti di volo da Portland, esattamente dove siamo adesso. Il tuo amico alieno si è già teletrasportato, o cosa diavolo sa fare, per andare a disattivare la trappola. »

May, poi si allontanò di corsa, urlando che sarebbero atterrati fra cinque minuti.

Dieci minuti dopo una Lexus nera, con a bordo Coulson, Tripp, Skye e May sfrecciava sulla piccola stradina piena di buche che portava a casa della signorina Nathan.

O meglio, che portava a dove sarebbe dovuta esserci la casa della signorina Nathan.

La strada era interrotta da un grosso cratere fumante. Al centro di questo il corpo di Thor, inerte.

Tutti si precipitarono al centro del cratere.

Tripp cercò il battito dell'uomo, che era molto debole.

« Simmons! Mi ricevi? » chiese Coulson

« Certo, signore. » gli rispose una voce dall'auricolare.

« Abbiamo trovato Thor, al centro di un cratere situato nell'esatto punto dove avrebbe dovuto esserci la casa di Audrey. E' svenuto! »

« Avvicini l'auricolare al suo orecchio! » disse Simmons.

Coulson obbedì. Dopo qualche secondo arrivò la risposta di Simmons: « La biologia asgardiana non è uguale alla nostra, ma basandomi sulle proporzioni fra eseri umani e asgardiani, posso dire che sta bene, è solo svenuto. »

Infatti, poco dopo, l'asgardiano aprì gli ochhi.

« Tutto bene? » chiese Coulson preocupato

« Sì, sto bene. » rispose Thor alzandosi.

Poi iniziò a raccontare cos'era successo: poco dopo essere arrivato sul posto e aver disattivato il dispositivo che provocava la “prigione di luce” era riuscito ad entrare nella casa. Lì, aveva trovato Marge Athanay e Audrey Nathan. Erano imbavagliate e legate insieme. Dopo averle liberate un uomo gli era saltato addosso. Sembrava umano, ma aveva una forza disarmante.

« Magari era sotto l'effetto del siero Extremis? » chiese Tripplett a Thor.

« No, impossibile » disse Skye, esaminando la scena dell'esplosione « I rilevamenti termografici non corrispondono. E poi, nessuno sarebbe sopravvissuto restando così vicino al punto dell'esplosione. Nemmeno un asgardiano »

« Dove sono le due donne? » chiese Coulson.

Thor sorrise: « Sono salve. Fortunatamente ad Asgard ho ancora degli amici. Forse è meglio se vi aggrappate tutti a me, dobbiamo fare un piccolo viaggetto. »

Tutti obbedirono. Coulson e Tripp afferrarono saldamene le braccia di Thor e presero per mano May e Skye, che si unirono come per formare un grande girotondo. Quando tutti furono posizionati, Thor sorrise rivolto al cielo e in un attimo, tutto il gruppo fu inghiottito in un fascio di luce arcobaleno.

#

« Mio caro Heimdall, non so di quanti favori ti debba ancora ripagare, ma questo è uno dei più grandi »

Heimdall sorrise: « E io non so quante volte abbia tradito il giuramento fatto al mio re per salvarti lo scalpo, amico mio! »

Poi Heimdall guardò i nuovi arrivati: « Salve a tutti, agenti dello S.H.I.E.L.D. Direttore Coulson, è un piacere fare la sua conoscenza »

Coulson gli strinse la mano. Heimdall poi ricominciò: « Odino sa che siete qui e vuole vedervi al più presto. Le due donne stanno bene, ora Lady Sif e le ancelle di palazzo si stanno occupando di loro. »
« Ci potete accompagnare da loro? » chiese Tripp al guardiano.

« Certamente. Thor, sono nella stanza della guarigione »

La squadra si incamminò di corsa per raggiungere il palazzo. Quando entrarono, vennero investiti da un'ondata di occhiate e bisbigli incomprensibili, probabilmente rivolti all'arrivo di Thor a palazzo dopo tanti mesi con quattro terrestri dietro.

Arrivati di fronte alla porta della stanza della guarigione, trovarono Lady Sif intenta a dare indicazioni ad un'ancella. Non appena vide Thor, l'ancella si inchinò profondamente e poi scappò via, quasi intimorita.

« Thor, eccoti. » disse Lady Sif « Le due donne si sono appena addormentate. Erano molto scosse. »

« Possiamo vederle? » chiese Coulson.

« Certo, ma fra poco. Ora lasciatele riposare. Prima Odino vuole vedervi. »

Thor fece per incamminarsi giù dall'ampia scala, ma Sif lo fermò: « No, vuole parlare solo con loro. Li accompagnerò io. »

#

La sala del trono era spettacolare!

Tutta rivestita di marmo, le grandi colonne sembrava scomparissero direttamente nelle nuvole.

Il sole splendeva attraverso le immense finestre, che ricoprivano entrambe le pareti della lunghissima sala, e proiettava le loro ombre sul pavimento immacolato.

In netto contrasto con l'illuminazione della sala, al fondo di essa il trono era immerso nell'oscurità.

Avvicinandosi, Coulson notò una strana ombra che si agitava sul trono. Una figura alta e slanciata, un profilo che gli era famigliare.
Certo che fosse un prevedibile scherzo della sua immaginazione continuò imperturbabile a camminarr verso il trono.

« Eccovi i compagni di Thor, Mio Re » disse Lady Sif inchinandosi.

La squadra la imitò.

« Grazie, Lady Sif. Ora puoi andare » rispose Odino, come sempre maestoso e imponente, seduto sullo scranno dorato.

« E così » introdusse Odino, non appena le guardie ebbero
chiuso le porte dietro Lady Sif « Voi siete gli umani con cui mio figlio vive sulla Terra. E lei deve essere Phil, figlio di Coul » aggiunse poi, rivolto a Coulson « Voglio ancora scusarmi per tutti i dolori che Loki le ha procurato. »

« Vi ringrazio, signore. E vi ringrazio anche per aver accolto ad Asgard queste due donne. » rispose Coulson.

Odino scese dal trono e si avvicinò agli ospiti del palazzo: « Da qui vi ho osservati,  con l'aiuto di Heimdall, il guardiano.

Sapete, dopo tutto ciò che è successo per colpa di uno degli uomini che ho cresciuto, ho capito che era meglio aiutare il secondo il più possibile per evitare che commetta gli stessi errori del fratello » . Parlò con un tono duro e amaro, pieno di rimpianto ma anche di rabbia, forse per aver fallito con la sua missione di padre.

« Sono felice che Thor abbia degli amici fedeli come voi, in grado di tenere a bada il suo carattere impulsivo e facendolo ragionare. Sappiate che di qualunque cosa abbiate bisogno, vi basterà alzare gli occhi verso il cielo e un aiuto da Asgard lo otterrete sempre »

Le porte si aprirono e Lady Sif entrò nella sala. Dopo essersi inchinata davanti al suo re, disse: « Le due donne si sono svegliate. Ora potete parlare loro. »

La squadra si congedò da Odino. Non appena le porte si chiusero, Loki si asciugò una lacrima. Si stava rendendo finalmente conto che aveva sbagliato completamente tutto nella vita.

Però non c'era più tempo per cambiare.

#

Skye entrò nella stanza che Sif le aveva indicato. Audrey Nathan e Marge Athanay erano coricate dentro a due letti.

Non appena Audrey la vide sorrise: « Sapevo che c'era il vostro zampino in questa faccenda. Comunque potevate mandarlo prima il fustacchione con il martello. Anche se avrei preferito fare la conoscenza di Captain America: l'agente Coulson me ne parlava sempre, quando... beh.. » aggiunse tristemente.

Skye le sorrise di rimando, poi prese posto ai piedi della donna.

La signora Athanay, ovviamente non abituata alle faccende dello S.H.I.E.L.D. guardava Skye e Audrey con sguardo interrogativo.
« Stia tranquilla signora Athanay.  Qui con noi è al sicuro, siamo agenti dello S.H.I.E.L.D. »

Visto che la signora Athanay non sembrava più rassicurata rispetto a qualche minuto prima, Skye aggiunse: « Lei ha mai sentito parlare di Thor? » le chiese
« Ovviamente,  dopo tutto quello che è successo a New York,  chi non sa chi è Thor? » rispose Marge.

« Ecco » continuò Skye « So che può sembrare strano, ma ora siamo ad Asgard, il suo pianeta natale » .

La signora Athanay annuì.

« Ora vorrei chiedervi una cosa. Lo so che è presto, ma è essenziale che tutto ciò che ricordate non vada perso. Devo sapere com'era fatto l'uomo che vi ha rapite» disse Skye invitandole a parlare.

« Era alto. » disse Audrey « Non siamo mai riuscite a vedere molto di lui. Era sempre vestito con una tuta grigia e un passamontagna. L'unica cosa che sono riuscita a notale è stato un tatuaggio, su entrambi i polsi. Era una specie di cerchio verde, con dentro uno strano simbolo. Non sono però riuscita a vederlo bene. Sembra quasi un fiore. »

Marge Athanay non aggiunse niente, era troppo scossa. Piangeva, ripensando agli orribili momenti della prigionia. Skye disse loro che sarebbero pariti da li a poco tempo. Poi uscì dalla stanza.

« Come stanno? » chiese May non appena la vide.

« Bene. Sono molto scosse, però qualcosa mi hanno raccontato. »
Poi Skye si guardò in torno.

Come intuendo la sua domanda, Tripplett disse: « Non si è neanche avvicinato al corridoio. Parlaci tu, sei l'unica che riesce a farlo ragionare, di questi tempi. »

Skye percorse tutto il corridoio che ospitava tutti gli appartamenti per gli ospiti. Trovò Phil che guardava fuori da una delle grandi finestre.

« Dovresti andare a parlarle » gli disse Skye.

« Non deve sapere che sono con voi » rispose lui, con tono piatto.

« Spero che tu stia scherzando. »

« Te l'ho detto, la metterei solo in pericolo e la farei soffrire. »

«Beh, sai, visto gli ultimi sviluppi, è stata peggio da quando non la vedi più... »

« Si, ma soffrirebbe scoprendo che le ho tenuto nascosto che sono ancora vivo »

« Sai Phil » disse poi Skye accalorandosi « Così sembrerebbe che sei tu quello che non vuole soffrire. Sembra che tutto ciò che hai appena detto serva per non ripensare a New York. »
Coulson si girò verso Skye: « Come puoi... »

« Oh, si eccome! Non ti importa se lei si senta abbandonata, non ti importa se lei sta male perché ha perso il più grande amore della sua vita. Ti importa solo sentirti libero di crogiolarti in questo stato da povero uomo solo contro il mondo. Il problema è che non riesci ad andare avanti. Io sto andando anvanti, gli altri stanno andando avanti, Fitz si è svegliato, May è tornata ad essere quella di prima ma tu sei l'unico che è rimasto fermo. »
Coulson si arrabbiò: « Mi stai dando del codardo? »

« Si, Phil Coulson. Ti sto dando del codardo, ma non nella divisa: codardo in tutto il resto. Vuoi ritornare indietro a quando eri il GMan che andava a rompere le balle a Stark segregandolo in casa, ma non sei più quella persona. »

Skye se ne andò di corsa.

#

La porta scorrevole sbatté forte.

Coulson sollevò gli occhi dalla scrivania per guardare la donna stagliata sull'uscio.

« Ho bisogno di un congedo, solo pochi giorni... » disse Skye, incrociando le braccia sul petto.

Coulson riabbassò la testa e iniziò a scrivere al computer: « È per cosa è successo ieri? »
« Anche, ma non solo. In questo momento non sono più sicura di cosa sto facendo, ho paura che sua troppo per la piccola Mary Sue Poots. » Un sorriso amaro le comparì un attimo sul viso, mentre pronunciava il suo nome.

Coulson si alzò e andò a posarle un amano sulla spalla.
« Ti devo chiedere scusa, Skye. Avevi pienamente ragione, l'altro giorno: non ho il fegato per affrontarla, non ho il fegato per parlarle e fnisco sempre col farla soffrire » Skye non scostò la mano dell'uomo.

Aveva sbagliato a trattarlo in quel modo, però vedere come aveva di nuovo abbandonato Audrey senza spiegazioni, l'aveva fatta andare su di giri. Lui le aveva confidato di sentirla come una
figlia e lei, dalla sua parte, lo sentiva come la persona più vicina ad un padre che avesse mai avuto.

« Posso chiederti perché vuoi un congedo? » disse Coulson dolcemente
Skye arrossì: « L'altro giorno, dopo essere tornati da Asgard, ho traumatizzato uno dei poveri ragazzi di Rawell. Mi ha aiutato a far passare la rabbia e ci siamo scambiati il numero di telefono »
« Eheheheheh, qualcuno ha un appuntamento? » Coulson sogghignò « Come si chiama? »

« James Stone. Allora, me lo dai il permesso? »

« Certo, vai. Ce la caveremo anche senza di te per un paio di giorni »

Skye lo ringraziò: « Qualsiasi novità, io ho il telefono acceso »

« Ok, tranquilla. » Phil la guardò andare via. Era veramente preoccupato come se fosse sua figlia e il solo pensiero di non averla vicino gli faceva accapponare la pelle.
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Skye sorrise alla volta di un ragazzo appoggiato alla vetrina della caffetteria dove si erano dati appuntamento.

Era alto, muscoloso con i capelli corti e biondi, tagliati a spazzola e la barba incolta.

La guardò sorridente: « Passata l'arrabbiatura? »

Skye rise: « Si, e poi non conviene stare troppo arrabiati con il proprio capo »

Lui la guardò imbarazzato: « Allora entriamo? »

Lei annuì. Era veramente bello, con quegli occhi azzurri che sembravano un tutt'uno con il cielo. Lo trattenne per la maglietta e lo spinse contro la vetrina. James non sembrava affatto scontento di aver bruciato qualche tappa.

Si baciarono con passione per un tempo che sembrava infinito, le lingue aggrovigliate, mordicchiandosi le labbra e toccandosi dappertutto. Lei lo condusse fino al portone dirimpetto, nel palazzo in cui si trovava l'appartamento che lo S.H.I.E.L.D. le aveva assegnato. Infilò con difficoltà le chiavi nella toppa, con James che la toccava e la faveva rabbrividire, baciandola sul collo.
Si spinsero sul letto, inziando a svestirsi l'un l'altro. Lui le tolse la camicetta e iniziò a massaggiarle i seni, facendola di nuovo rabbrividire. Skye gli strappò la maglietta e i pantaloni di dosso e lo spinse sotto le coperte.
Fecero l'amore fino a quando il sole non tramontò. La prima volta per Skye dopo Miles.
Ma la volta migliore.
Sembrava quasi una cosa ultraterrena...

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-5...

-4...

-3...

-2...

-1...

BOOM!




[Angolo Autrice:
ecomi bellezze! l nuovo capitolo è online! Come al solito ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito, seguito, preferito la mia storia e in particolar modo la mia fedele consigliera  e amica Kibachan <3
Ci si vede al prossimo chappy.
Kiss,
Ele]
  
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