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Autore: sbriashi    15/09/2014    1 recensioni
Juliet Lewis è una trentenne inglese che vive a New York, lavora come cameriera in un ristorante e pensa che l'uomo perfetto non esista. Ma quando tornerà a Brighton per il compleanno della sua migliore amica si accorgerà che si sbagliava e la sua vita subirà una svolta inaspettata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I pensieri scorrevano nella mia mente mentre me ne stavo seduta su quel treno ad osservare le gocce di pioggia che scivolavano lungo il finestrino. Sospirai e continuai a fissare il nulla. Era passato solo un giorno ma sentivo già la mancanza di New York. Vedere Rosie finalmente felice e soddisfatta della propria vita era una cosa stupenda, eppure mi dava un senso di malinconia. Io ero sola, completamente sola. Forse non era la città che mi mancava, era la convinzione che il mio vero amore si trovasse là, in un altro continente.
 
Quando entrai dentro il locale respiravo a malapena. Le luci erano quasi inesistenti e gruppi di persone mi venivano addosso ogni secondo facendomi barcollare. Mi feci strada tra la folla spingendo e strattonando qua e là quando finalmente intravidi il tavolo al quale era seduta Rosie insieme ad altre persone. Come se avessi il paraocchi mi diressi verso la mia migliore amica abbracciandola ed ignorando tutti gli altri presenti.
«Buon compleanno! Benvenuta nel mondo delle trentenni!» esclamai provocandole una risata.
«Grazie di essere venuta, significa molto per me.» sussurrò avvicinandosi al mio orecchio. Io le sorrisi, e guardandola capii che era a dir poco commossa. Mi chiedevo come avrebbe reagito al mio regalo.
«Ehi, merito anche io un abbraccio!» Harry mi venne incontro ed io non potei fare altro che abbracciare anche lui. La serata stava iniziando bene dopotutto.
«Se devo abbracciare tutti allora voglio essere pagata per ogni abbraccio» scherzai. Il mio amico scoppiò a ridere, dopodiché mi invitò a sedermi tra lui e Rosie.
Una volta sistemata e seduta alzai lo sguardo ed ovviamente mi ritrovai proprio di fronte a Tom Hiddleston. Gli accennai un sorriso mentre lui me ne mostrava uno dei suoi più belli.
 
Mangiammo qualche stuzzichino e poco dopo iniziammo a bere qualche cocktail ma io già sapevo che sarei dovuta andarci piano. Non prendevo una sbornia da quando mi ero trasferita a New York e l'ultima volta ero tornata a casa fermandomi a vomitare almeno quattro volte lungo la via di casa. Ma quelli erano i bei vecchi tempi, quando io e Rosie stavamo fuori tutta la notte in cerca di divertimento.
Alla fine ordinai soltanto un Cosmopolitan, da vera newyorkese che pensavo di essere. Rosie perse il conto dei bicchieri mentre Luke cercava di fermarla invano, Harry ci andò leggero e Tom non toccò nessun tipo al alcolico. Ma che problema aveva? Era astemio? Eppure sembrava sentirsi a proprio agio tra gli schiamazzi di Rosie e della maggior parte degli invitati.
Fu in quel momento che gli rivolsi la parola.
«Tom, non bevi?»
Lui sollevò la testa verso di me con uno sguardo un po' sorpreso.
«Non mi piace molto, preferisco rimanere sobrio. E tu? Ti è bastato solo un drink?»
Strinsi le labbra in un sorrisetto ed annuii.
«Diciamo solo che non voglio rischiare.» aggiunsi.
Ridacchiò e basta, senza rispondere. Io invece mi resi conto che avrei dovuto dare subito il regalo alla mia migliore amica o più tardi sarebbe stata troppo ubriaca. Sfilai una busta bianca dalla mia borsa e poi la porsi a Rosie che si trovava accanto a me. Dalla sua bocca uscì soltanto un "oh" di sorpresa e delicatamente prese la busta con le sue mani.
«È per me?» domandò sghignazzando. Io annuii e le sorrisi.
«È un regalo particolare quindi spero che ti piaccia.»
Una volta aperta la busta tirò fuori due biglietti, da prima li guardò confusa e poi con occhi luccicanti. Sapevo che ne sarebbe stata felice.
«Andata e ritorno per New York? Sei pazza, Juliet Marie Lewis?»
La sua espressione era un misto fra lo stupore, la serietà e la contentezza. Non sapeva ancora quale emozione scegliere.
«Li ho prenotati per il mese prossimo ma se vuoi cambiarli è possibile, puoi venire a trovarmi quando vuoi.»
Rosie si fiondò su di me abbracciandomi forte, mentre con una mano teneva stretti i biglietti.
«Ti voglio bene. Mi dispiace se in questi quattro anni spesso e volentieri ho cercato di odiarti, é solo che non potevo credere che tu te ne fossi andata via senza di me. Eravamo così unite, ricordi? Non potevo stare senza la mia migliore amica. Ma poi ho capito: New York era la tua vera vita, non eri veramente felice qua. Ecco, sappi che io voglio solo il meglio per te. Mi dispiace.»
Mentre l'ascoltavo con il cuore in gola, lei iniziò a piangere ed io ovviamente non potei fare altrettanto.
«Sei fantastica.» le dissi abbracciandola. Sì, quella sera c'erano stati decisamente troppi abbracci.
 
Più tardi gli invitati erano quasi tutti ubriachi ed urlavano agitandosi come animali. Anzi, forse gli animali erano più composti di loro. Meno male che Harry mi chiese di accompagnarlo al bar ed io non me lo feci ripetere due volte. Non potevo stare un attimo di più in compagnia di quegli spossati.
«Come va con Tom?» mi chiese il mio amico con quel sorrisino quasi malefico. Io gli lanciai un'occhiataccia e mi misi seduta ad uno sgabello del bancone.
«Che stai dicendo?»
Harry ridacchiò e buttò giù il suo drink.
«Vi siete guardati tutto il tempo stasera.»
Mi precipitai a rispondere ma lui fu più veloce di me e mi bloccò.
«No! Non cercare di negarlo, Juliet. Quando incrociavate gli sguardi le tue guancie andavano a fuoco e lui cercava di nascondere un sorriso.»
 Continuai a fissarlo in malo modo mentre lui mi sghignazzava soddisfatto della sua scoperta. Ma veramente Tom sorrideva quando mi guardava?
«Non c'è niente tra me e quell'attore.» non so perché ma non ero proprio del tutto convinta di ciò che avevo appena detto.
E se avesse avuto ragione Harry? Se veramente ci fosse stato qualcosa fra me e Tom? Eravamo così stupidi da non accorgercene? O forse non era così, semplice.
«Oh, andiamo! Non puoi mentire al tuo migliore amico.» insistette.
«Se mai accadrà qualcosa sarai il primo a saperlo. Contento?»
Alzò le mani in segno di resa ed io non riuscii a trattenere un sorriso pensando a quel "qualcosa" che sarebbe potuto accadere.
 
Più tardi proposi di uscire a fare due passi, non avrei potuto sopportare di rimanere in quel posto ancora a lungo. Nessuno mi rispose dato che erano tutti impegnati a fare baldoria nel peggiore dei modi. Si comportavano come degli adolescenti impazziti e la situazione stava degenerando.
Ad un certo punto presi Harry per un braccio e lo trascinai verso l'uscita ma lui iniziò a ribellarsi.
«Ehi! Che stai facendo?!» urlò quasi.
Mi voltai cercando di nascondere il mio nervosismo con un sorriso assai finto.
«Ce ne andiamo.» risposi con tono deciso.
Strattonò il braccio facendomi perdere la presa.
«No!» protestò.
Lo fissai adirata e infastidita dal fatto che non avesse voluto assecondarmi. Sarei rimasta sola a deprimermi per tutta la serata?
«Preferisci rimanere qua? In mezzo a quel branco di imbecilli?»
Sembrò tranquillizzarsi e successivamente la sua voce risuonò calma.
«Juliet, è il compleanno della tua migliore amica. Questo lo capisci?»
Gli lanciai un'occhiata un po' confusa. Dove voleva arrivare?
«Non sei a New York, non sei più da sola. Se adesso te ne vai ferirai i sentimenti di alcune persone. Smettila di essere egoista per un po'. Lo sei stata per quattro anni, adesso basta.»
Se ne andò dagli altri ed io rimasi spiazzata, incapace di fare o dire una sola parola. Harry non si era mai permesso di dirmi cose del genere. Mai. Pensai che fosse stato l'alcol a fare uscire quelle parole dalla sua bocca ma evidentemente le pensava davvero. Non potevo più trovare scuse, come potevo aver pensato anche solo per un secondo di andarmene dalla festa di compleanno della mia migliore amica? Senza avvertirla, oltretutto. Mi sentii uno schifo. Voltai lo sguardo verso il nostro tavolo ma una figura si posizionò davanti a me bloccandomi la visuale. Sussultai appena mi resi conto di chi si trattasse.
«Stai aspettando qualcuno?» mi chiese Tom con quel suo solito sorriso che mi faceva venire i brividi. In senso buono ovviamente.
«Uhm?» feci finta di non capire, ancora distratta dalle parole di Harry.
«Ti ho chiesto se stavi aspettando qualcuno.» ripeté facendo un passo verso di me.
Mentre lo guardavo negli occhi mi sforzavo di non sorridere come un'ebete, purtroppo il caro Mr. Hiddleston mi faceva questo strano effetto.
«No, stavo solo... Io...» non riuscii a dire nient'altro. Mi portai una mano sulla faccia e sbuffai.
«Che succede?» mi sentii toccare un fianco e rabbrividii. Ci stava provando con me od era veramente interessato ai miei problemi?
Alzai lo sguardo e vidi un Tom seriamente preoccupato.
«Mi sembra di essere tornata al liceo.»
Lui mi guardò con sguardo interrogativo.
«Sono tutti ubriachi fradici ed io mi sto annoiando a morte.» spiegai.
«Ti sbagli: io sono sobrio.»
Ridacchiai e scossi la testa. Aveva ragione: lui era sobrio. Io però non avevo alcuna intenzione di passare la serata con Tom. O meglio, una parte di me non vedeva l'ora di farlo ma qualcosa mi diceva che se fosse successo non ne sarei uscita viva. Quell'uomo aveva così tante potenzialità, poteva tranquillamente essere l'uomo perfetto ed io non volevo deludere Logan. Non potevo innamorarmi di Tom Hiddleston e non sarebbe successo. Fine della storia.
«Forse è meglio che io torni dagli altri.» ancora una volta pronunciai quelle parole senza esserne convinta. Maledetti attori famosi irresistibili.
«Ti va invece di fare due passi?» il suono della sua voce mentre formulò la domanda sembrò davvero innocente e questo mi fece andare nel panico più totale.
«Okay» fu tutto ciò che riuscii a dire.
 
Iniziammo a camminare lungo le vie di Londra e per un attimo mi sembrò di essere dentro ad un film. Uno di quelli classici, così romantici da farti salire il vomito. Io però non smettevo un secondo di pensare a Rosie, al fatto che me n'ero andata dal suo compleanno senza neanche salutarla. Infondo ero con uno degli invitati e forse dopo saremmo tornati alla festa. Forse.
Da qualche minuto ormai nessuno dei due osava aprire bocca e tra di noi regnava solo il silenzio, non uno di quelli imbarazzanti; un silenzio confortevole. Questa cosa mi diede del tempo per pensare a me, a come stavano andando le cose in quel momento. Non ero egoista come diceva Harry, ero soltanto confusa sul mio futuro, su cosa ne sarà della mia vita. Fare questo breve soggiorno a casa per me non era stato solo come concedermi una piccola pausa dal mio lavoro, era stato prendermi una vera e proprio pausa dalla mia vita. Pensavo a cosa ne sarebbe stato di me quando fossi tornata in America. Era davvero là il mio futuro? Si nascondeva a New York il mio "vissero per sempre felici e contenti"? Nonostante non ne fossi più così sicura, qualcosa dentro di me mi ostinava a credere che il mio vero amore si trovasse là.
«Sembri diversa dai tuoi amici.» Tom interruppe il silenzio.
«Che vuoi dire?»
Ci pensò un attimo prima di rispondermi, forse neanche lui era sicuro di ciò che stava dicendo.
«Che sei diversa. In senso positivo.»
«In senso positivo?» non riuscivo ancora a capire.
«Sì, mi piaci.»
Rimasi spiazzata ed incominciai ad arrossire. Che cosa pensava di fare?
«A quante altre ragazze lo hai detto?» gli chiesi sogghignando.
«Inclusa te?»
Annuii aspettando con ansia la sua risposta. Volevo fare in modo che per lui fosse difficile provarci con me e qualcosa mi diceva che ci stavo riuscendo.
«Beh...»
Fece finta di contare con le dita il numero delle ragazze, si fermò e posò lo sguardo su di me. L'azzurro dei suoi occhi brillava e risplendeva dentro i miei, come a illuminare quella notte così scura.
«Soltanto una.»
So cosa penserete: è un classico. Avrebbe dovuto baciarmi ed io sarei dovuta sprofondare fra le sue braccia e sentirmi la donna più felice del mondo. Mi dispiace deludervi ma non andò proprio così. Mi sarebbe piaciuto davvero fiondarmi sulle sue labbra, credetemi. In realtà riuscii soltanto a ridere, risi così forte che Tom quasi si spaventò.
«Non prendermi in giro, Hiddleston. Sono diversa, ricordi? Quindi non ci casco.»
L'attore ridacchiò per poi scuotere la testa divertito e continuare a camminare. Io lo seguii e per "consolarlo" gli diedi un leggero colpetto con il gomito.
«Sei in gamba, Juliet Lewis.»
 
Presto tornammo al locale dove si era svolto il compleanno e nessuno, tranne Harry, si era accorto della nostra assenza. Salutai velocemente Rosie, Luke e gli altri rimanenti per poi andarmene verso il mio albergo. Avevamo deciso di passare anche il giorno seguente a Londra, almeno non ci sarebbero stati problemi di orario con il treno per tornare a Brighton.
Quando finalmente mi buttai sul letto mi sentii più leggera, come avessi avuto un peso addosso per tutta la sera e che finalmente si era dissolto.
Ripensare alla mia passeggiata con Tom fu l'errore più grande che potessi fare. Fu in quel momento che il sorriso ebete che tanto temevo si fece spazio sul il mio viso. Riuscii perfino a sentire le famose farfalle nello stomaco.
Iniziai a pronunciare una serie di "no, no, no, no" come se potessero risolvere qualcosa, dopodiché mi misi sotto le coperte e cercai di dormire sgombrando la mente da qualsiasi pensiero. Le avrei soffocate quelle stupide farfalle, avrei fatto di tutto pur di resistere a quell'attore.

Maledetto Tom Hiddleston e le sensazioni meravigliose che mi faceva provare.

 

Eccomi quaaa! Non uccidetemi, vi prego. 
Ho iniziato a lavorare e beh, mi ha portato via tanto tempo ç_ç
Ma adesso sono tornata e cercherò di aggiornare con regolarità.
Anche se fra due giorni parto per Londra e quindi dovrò aspettare un altra settimana per aggiornare :(
PERDONATEMI! 
Ho deciso di dare due volti a Rosie Dean e ad Harry Thomas (in realtà già ce l'hanno perché sono persone vere, due miei amici di Brighton) 
ma per somiglianza ho dato a Rosie le sembianze di Lily Collins e quelle di Cory Monteith ad Harry.
Almeno adesso li avrete più chiari :)
Ringrazio chi recensisce, chi mette la mia storia fra i preferiti o le seguite ed anche chi legge silenziosamente <3
Grazie mille! Fatemi sapere se vi piace o meno :)
Un bacio grande!

-Mary
   
 
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