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Autore: MrsScarlett90    18/01/2005    13 recensioni
Harry ha dentro di sé il gene di un angelo; esso si risveglia ogni 5000 giorni dalla nascita dell’individuo che lo contiene, più precisamente al suo diciassettesimo compleanno. I DeathEaters (e non solo) di tutto il mondo lo cercano, tentando di usufruire dell’immenso potere del gene risvegliato per i propri scopi malvagi. Per la salvezza sua e dell’intero mondo, il ragazzo si ritrova a farsi proteggere delle uniche persone con cui non vorrebbe avere niente a che fare ma che, invece, devono salvarlo a tutti i costi. C’è solamente un piccolo, piccolissimo particolare: ogni volta che sente il profumo di una rosa bianca, si trasforma nell’angelo 'Maria Bianca'... solo che questo è una donna! Se a ciò ci aggiungiamo l’irresistibile attrazione che prova per Draco Malfoy, i membri del Angelic Woods, i protettori più sensuali che si possono desiderare e tanti, troppi nemici che vogliono sottrarre al ragazzo i suoi potere angelici, Harry è veramente nei pasticci.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'alleluja des anges - Chapitre I -

Harry ha dentro di sé il gene di un angelo; esso si risveglia ogni 5000 giorni dalla nascita dell’individuo che lo contiene, più precisamente al suo diciassettesimo compleanno. I DeathEaters (e non solo) di tutto il mondo lo cercano, tentando di usufruire dell’immenso potere del gene risvegliato per i propri scopi malvagi. Per la salvezza sua e dell’intero mondo, il ragazzo si ritrova a farsi proteggere delle uniche persone con cui non vorrebbe avere niente a che fare ma che, invece, devono salvarlo a tutti i costi. C’è solamente un piccolo, piccolissimo particolare: ogni volta che sente il profumo di una rosa bianca, si trasforma nell’angelo 'Maria Bianca'... solo che questo è una donna! Se a ciò ci aggiungiamo l’irresistibile attrazione che prova per Draco Malfoy, i membri del Angelic Woods, i protettori più sensuali che si possono desiderare e tanti, troppi nemici che vogliono sottrarre al ragazzo i suoi potere angelici, Harry è veramente nei pasticci.

 

L’alleluja des anges
Chapitre I
Poursuite nocturne

 

In tutta la sua dannatissima, odiosissima vita, quello era il compleanno peggiore del mondo. Diciassette anni mica si compiono tutti i giorni, no? Ebbene, lui sotto molti punti di vista era veramente sfortunato: ogni suo dannato, schifoso compleanno lo aveva passato davvero male.

 

E quel giorno non c'era eccezione alcuna: i suoi zii nemmeno si erano ricordati che, effettivamente, era il 31 Luglio, pertanto nemmeno un misero "Auguri" era uscito dalle loro bocche. Dudley, poi, era talmente preso dal suo nuovo hometheatre che era da tre ore buone che stava guardandosi Il Signore degli Anelli: Il ritorno del Re. Non ci capiva poi molto, e ciò era evidente agli occhi di tutti dato che saltava le scene con gli hobbit e guardava solamente la fidanzata del principe umano... massì, l'elfa... Harry non se ne intendeva molto bene, ma aveva capito che il suo obeso cugino adorava l'attrice che interpretava la donna. Bah, era un mistero umano. Così, non solo non si era potuto svegliare tardi (lo avevano buttato giù dal letto alle otto e un quarto), ma era stato anche costretto a potare il giardino, a pulire e lucidare tutta la casa e a lavare l'auto dello zio.

 

A compiere tutti quei lavori il ragazzo ci aveva messo un bel po' di tempo (aveva iniziato appena finito di farsi una doccia veloce e di sistemarsi), ma alle sette di sera, rientrando dentro la casa lucida dopo una ripassata pesante alla verniciatura della staccionata del giardino, tutto sporco di bianco e con una scheggia particolarmente dolorosa conficcata nella guancia (come ci fosse finita era un mistero perfino per lui), si ritrovò a sorridere. Finalmente era nella penombra fresca e tranquilla della villetta. Probabilmente non ce l'avrebbe fatta  resistere un minuto di più fuori, al caldo e seduto sopra l'erba secca. Posò il secchio vuoto di vernice con dentro il pennello nel ripostiglio del sottoscala e salì le scale, diretto in camera sua. Non aveva mangiato poiché aveva fatto tardi coi lavori, e dubitava che Petunia Dursley lo avrebbe accolto in cucina con un piatto caldo di pastasciutta fra le mani ossute. Sì, quelle sarebbero rimasti solamente sciocchi desideri.

 

Sospirò e indossò un paio di jeans al ginocchio verde militare e una canottiera senza maniche blu scuro coi bordi bianchi, calzò ai piedi le sue fidate Nike nere (regalo di compleanno dell'anno prima) e andò in bagno a togliersi la scheggia dalla guancia. Mentre imbeveva il batuffolo di cotone nell'acqua ossigenata, rifletté seriamente sul suo compleanno. Nemmeno i suoi amici gli avevano scritto. Boh. Chi li capiva era bravo. Non che si aspettasse una festa a sorpresa in casa con tanto di festoni e palloncini colorati, ma almeno un augurio loro potevano pure darglielo. Insomma, mica sarebbero morti!

 

Dopo che si fu disinfettato il punto offeso, applicò un cerotto sullo stesso.

 

Eh sì, era una giornata schifosa. Sbadigliò, sfinito dal duro lavoro. Se voleva mangiare qualcosa di commestibile sarebbe dovuto andare al ristorante più vicino, altrimenti sarebbe morto di fame. Solo che ci volevano soldi e, perbacco, lui mica ne aveva in valuta Babbana. Nel mondo magico era ricchissimo, ma lì di soldi non ne aveva poi molti. Anzi, era proprio 'al verde'.

"E ora come faccio?" Sibilò rivolto al suo riflesso.

 

Se lo specchio appeso sopra al lavandino fosse stato magico gli avrebbe risposto e lo avrebbe aiutato, ma quello non era purtroppo il suo caso. Si scarmigliò i capelli e sbadigliò per la seconda volta. Avrebbe messo tutto in conto allo zio Vernon, e poi in qualche modo avrebbe pagato... Non sapeva come, ma ce l'avrebbe fatta.

 

Senza farsi notare dagli odiosi parenti (se i Dursley lo avessero visto la sua vita non sarebbe durata molto), sgattaiolò fuori di casa tramite la porta posta sul retro. Uscito all'aperto, inspirò profondamente. Sentiva che quella era la più grande cavolata che potesse commettere durante le vacanze estive. Ma doveva mangiare o no?

 

Sapeva per certo che il bar più vicino era a Choar Street, un vicolo buio e malfamato di Little Whining. Drogati, prostitute e gente simile avevano lì la loro residenza fissa, dato che la polizia non ci metteva mai piede laggiù. Forse perché c'era troppa brutta gente.

 

Porco mondo, perché si andava a infilare in situazioni simili? Si guardò un istante e scosse il capo. Non era un granché bello, pertanto nessuno avrebbe voluto infilarlo in strani giri. Quindi cosa andava a temere? Con quel pensiero un poco confortante s'incamminò verso Choar Steet. Superata Magnolia Road, si apriva ai suoi occhi un vicoletto sottile e abbastanza chiassoso, illuminato da poche, sporadiche, luci. Comunque i rumori che sentiva erano tutt'altro che confortanti: urla, rumore di botte, di oggetti lanciati per aria... Tutto laggiù odorava di fumo, spazzatura e alcol, la stessa aria pareva puzzare.

 

Harry laggiù non c'era mai stato, e non intendeva metterci piede. Chi se ne fregava, dopotutto, se non cenava per una volta? Da bambino era rimasto talmente tante volte senza cena, poteva benissimo rubare qualcosa dal frigorifero quando i Dursley sarebbero andati a dormire...

 

Sì, avrebbe fatto così. Non voleva cenare in un posto del genere e non poteva nemmeno allontanarsi più di tanto dai suoi parenti. Quindi, avrebbe mangiato alle tre di notte un po' di pane con Nutella. Prese così quella decisione, e gettò un'ultima, rapida occhiata al viottolo scuro e tetro, quasi ad assicurarsi che nessuno lo avesse notato in precedenza. Poi si voltò e prese a camminare molto lentamente verso casa.

 

Grosso, grosso errore.

 

Sentì le mani forti e possenti di una persona scaraventarlo letteralmente contro il muro, facendogli battere il naso contro la dura pietra. Meno male che portava le lenti a contatto, sennò i suoi poveri occhi non ne sarebbero usciti vivi dall'impatto forte e doloroso. Un dolore incredibile percorse tutto il suo naso, seguito da un inconfondibile crack e da un sapore metallico che s'insinuò nelle belle labbra. Mugugnò dal dolore e un po' dallo schifo. Sangue. Probabilmente si era rotto il naso. Ma chi era stato?

 

Si voltò, ma non fece in tempo a vedere l'individuo che lo aveva attaccato con tale furia e forza: egli, infatti, gli bendò gli occhi con un qualcosa.

 

"Silencio"

 

E, inevitabilmente, gli levò pure la voce. Che fosse un DeathEater? In fondo era andato piuttosto lontano da casa degli zii, pertanto potevano averlo trovato in quattro e quattr'otto.

 

Era nei guai.

 

Si sentì premere contro il muro, e il suo naso reclamò subito di cambiare posizione con una fitta particolarmente acuta che lo costrinse a cacciare un urlo. O meglio, l'effetto sperato era quello. Dalla sua bocca non uscì alcun suono.

 

"Ragazzi, eccolo qui!" Urlò una voce possente e grossa, molto grottesca nella sua enormità.

 

Un rumore di passi che si avvicinava e delle urla di giubilo giunsero distintamente alle orecchie del ragazzo, che non sapeva proprio come fare. Era immobilizzato da un corpo grosso quasi il triplo del suo, e i polsi erano bloccati da delle mani tozze contro al muro.

 

"Grande!" Esclamò una donna, la voce sottile e secca "Ora che facciamo?"

 

Harry stette ad ascoltare molto attentamente ciò che l'uomo che lo stava tenendo bloccato rispose. In effetti, loro cosa volevano da lui? Portarlo da Voldemort? No, lo avrebbero consegnato all'Oscuro senza alcuna ferita... e poi bastava Smaterializzarsi per raggiungere la residenza a molti conosciuta del Signore Oscuro.

 

"Il padrone ha detto che bisogna 'renderlo uomo', solo così non avrà più i poteri..."

 

Un momento... che intendeva dire con 'renderlo uomo'? S'impose di star calmo, ma la consapevolezza di quello che stava accadendo non lo facilitava poi molto. E di quali poteri stavano parlando? Ci capiva sempre di meno. E i polsi, in particolare quello sinistro, dolevano sempre di più assieme al naso. Non vedeva nulla, non capiva nulla. Era in balia completa del nemico, se così possiamo dire. E gli dava fastidio da morire.

 

"Chi se lo vuol fare gratis?"

 

"E io che ne so! Chi è qua frocio?"

 

Ecco, era come all'asta. Per loro non era altro che un giocattolo, una bambola per divertirsi una mezz'oretta. Non potevano essere venuti fin lì solamente per contenderselo, c'era qualcosa di più sotto. Lo sentiva che le persone attorno a lui erano molte, e tutti quei DeathEaters (perché, ne era sicuro, solamente loro potevano parlare di un Padrone) non si erano radunati solo per un'allegra scopata... beh, allegra mica tanto... comunque non solo per quello.

 

"Dai, su, mi propongo io!" Fu la voce acuta di un uomo a ridestarlo dalla moltitudine di pensieri.

 

"D'accordo, beh che in fondo il ragazzo non è male..." La voce burbera pronunciò quell'affermazione seguita da una pacca non proprio innocente nel fondoschiena del ragazzo, il quale arrossì furiosamente.

 

"Guarda che però ha il naso spaccato!"

 

"Il sapore del sangue è il migliore che ci sia." Concluse semplicemente il possessore della tonalità acuta.

 

Senza che nemmeno se ne potesse accorgere, qualcuno lo fece voltare bruscamente, storcendogli (apposta o per sbaglio non lo sapeva) il polso sinistro, ormai già malandato di suo. Sentì il fiato caldo di una persona sul collo, e s'impose a pensare a tutto ciò che non fosse la scena che stava vivendo. Quidditch. Sì, poteva pensare al Quidditch. Sentì che gli stavano levando la maglietta. Tentò di dimenarsi, ma un calcio potente allo stomaco gli fece sbattere il capo contro il muro e lo rintontì per una manciata di secondi. La maglia venne lanciata in aria (lo capì dal fatto che non sentì il contatto del tessuto contro la pelle e dalle urla eccitate di una donna), e l'uomo si chinò sul suo corpo. Non riusciva a tremare. Non aveva paura, ma solo schifo. Era schifato. Non sapendo dove colpire per difendersi poiché le bende gl'impedivano la visuale, mollò un calcio alla cieca. Questo, per fortuna, colpì il DeathEater sopra di lui. Lo sentì distintamente strillare e bestemmiare a destra e manca, e il ragazzo fece un sorrisetto soddisfatto. Probabilmente lo avevano preso per uno sprovveduto, ma nessuno aveva il diritto di toccarlo. Tentò di mettersi in piedi, ma qualcuno gli mollò una ginocchiata nella coscia destra, facendolo cadere per l'ennesima volta.

 

"Brutto figlio di puttana!" Strillò la voce grossa e rozza, seguita a ruota dalle esclamazioni poco gentili degli altri DeathEaters "Sei uno scemo, non sai nemmeno farti un moccioso? Ora ti faccio vedere io..."

 

Probabilmente le ultime affermazioni non erano rivolte a lui. Doveva tentare di scappare, ma con una benda che gli coprivano gli occhi e il corpo di un energumeno che lo bloccava, l'impresa era impossibile. Senza contare che quando provò a muovere la gamba una fitta, dovuta probabilmente alla botta, gli fece rimpiangere di essersi mosso. Di quel passo non sarebbe riuscito a tornare a casa, ma qualcosa doveva pur fare...

 

Solamente quando l'uomo lo legò e gli slacciò i jeans si accorse della gravità della situazione. Dato che la possibilità di andarsene era da scartare, non avrebbe dato loro la soddisfazione di vederlo impaurito. Non aveva paura. In breve rimase solamente coi boxer bianchi, e le urla aumentarono. Arrossì furiosamente e tentò l'ultima fuga, peccato che un pugno ben assestato al labbro inferiore, il quale iniziò a pulsare parecchio. Era finita.

 

Quando poi la mano dell'uomo giocherellò con l'elastico dell'indumento intimo, perse ogni speranza. Dannazione ai suoi zii che lo avevano tenuto a digiuno! Dannazione a lui che era stato così scemo da allontanarsi da casa! Era il suo compleanno, dannazione... nemmeno in un giorno come quello lo lasciavano in pace...

 

Poi uno sparo. E non sentì più il corpo del DeathEater sopra di sé. Provò a muoversi, con scarso risultato dato che la gamba gli doleva parecchio, ma udì distintamente delle grida. Grida di dolore. Altri spari, insulti, botti... Non ci capiva più nulla, si sentiva quasi uno stupido.

 

Qualcuno lo afferrò per la vita e senza troppa difficoltà lo fece alzare, poi la stessa persona gli tolse la benda. Harry spalancò gli occhi, shockato. Si guardò attorno: tanti corpi incappucciati coprivano la strada, il sangue imbrattava il viottolo e le pareti. Sangue umano. Con uno scatto si voltò, incrociando un paio di occhi grigi e freddi. Quelli del suo salvatore. O no? E il ragazzo avrebbe riconosciuto quello sguardo altezzoso fra diecimila: Malfoy?!

Pensando di essere rimasto in boxer di fronte a Malfoy, arrossì furiosamente e calò lo sguardo. Nel frattempo lo Slytherin estrasse la bacchetta e la puntò alla gola del Gryffindor; questi si ritrasse, ma si rilassò non appena sentì l'altro mormorare:

 

"Finitus"

 

"D-du che sci fai qui?" Domandò il ragazzo moro a quello biondo. Notando che, dato che il naso era rotto, parlava utilizzando una nota nasale, arrossì ancora di più. I capelli dello Slytherin sotto la luce della luna sembravano oro puro, accomodando quasi con dolcezza le iridi grigie. Quelle iridi, per una volta, non lo stavano squadrando dall'alto in basso, pronte a piegarsi in una smorfia derisoria o accusatoria. No, quegli occhi non tradivano alcuna emozione.

 

"Ti sto salvando il culo, Sfregiato." Malfoy sventolò con noncuranza la pistola che aveva fra le mani. Un momento... pistola?!

 

"Ma... ghee sgherzo è guesto?" Esclamò riluttante.

 

Era un figlio di DeathEaters, voleva la sua morte senz'ombra di dubbio (sennò perché far entrare nel campo da Quidditch un Ippogrifo durante i suoi allenamenti al sesto anno?). Allora perché l'aveva salvato? Cosa lo aveva spinto ad uccidere suoi 'amici' solamente per salvarlo?

 

"Stai sanguinando." Continuò il biondo senza prestare attenzione alla domanda posta dal ragazzo. Indicò tranquillo il naso sanguinante del moro, il dito sottile teso in una dura constatazione. Parlava lentamente, quasi fosse una cosa che accadesse tutti i giorni "Tieni questo..." Gli passò un panno beige sporco, probabilmente lo stesso utilizzato dai DeathEaters per bendargli gli occhi.

 

Harry afferrò lo straccio e se lo passò sul naso, poi lo esaminò con attenzione: era zuppo di sangue. E anche il quel momento stava perdendo quel liquido rosso, sia dal labbro precedentemente colpito che dal naso. Tenne il panno tra il setto, il quale doleva da impazzire, e il mento senza fare pressioni. Era la situazione più strana che potesse esserci, davvero.

 

Improvvisamente il biondo si voltò, poi trascinò Harry per un braccio e iniziò a correre, inconsapevole che al ragazzo doleva la gamba.

 

"Corri, ci stanno seguendo!" Poi bisbigliò, rivolto a sé stesso "Siamo nella merda... ma perché si è allontanato da casa?"

 

Il ragazzo moro lanciò un urlo, poi inaspettatamente crollò a terra: correre gli doleva troppo alla gamba, non ce l'avrebbe fatta.

 

Malfoy, probabilmente accortosi della situazione spinosa, si bloccò e lanciò un'occhiata dietro di sé. Non perdendo l'impassibilità che lo contraddistingueva da sempre, afferrò il moro e senza troppe cerimonie se lo issò nella schiena. Harry arrossì furiosamente non appena riprese la corsa forsennata, pensando alla posizione strana con cui si stava lasciando trasportare. Era attaccato come un koala alla schiena del suo peggior nemico, il quale aveva creato una vera  e propria sparatoria per salvarlo. Ma in che situazione si era andato a cacciare?

 

Inaspettatamente il biondo estrasse la pistola e la puntò contro un DeathEater che li stava inseguendo. Senza perdere la velocità acquisita, il ragazzo sparò un colpo alla cieca. O meglio, era quello che pareva a Harry. Voltando il capo, il moro poté notare che un corpo si era accasciato a terra, ricoperto dal sangue.

 

Non osò parlare, tanta era la paura che quella pistola, se mal puntata, potesse colpirlo da qualche parte. Sembrava comunque abituato ad utilizzare pistole, perché non si può maneggiare un'arma con tanta destrezza solamente dopo la prima volta che la si tiene in mano. Si vedeva che non era un novellino.

 

Nel frattempo, sempre coi DeathEaters alle calcagna, i due avevano raggiunto e superato Privet Drive.

 

"Ehi, dod bi beddi sgiù?" Domandò Harry con quella parlata nasale impacciata.

 

"No, non ti puoi fermare..." Ribatté l'altro col fiatone "...sai mica dov'è un edificio disabitato? Ormai più nei casini di così non ci potremo mai essere, quindi tanto vale tentare il piano B."

 

Draco aveva la strana abitudine di riflettere a voce alta, tuttavia continuando a parlare normalmente con il suo interlocutore (Harry in quel caso). Ciò confondeva parecchio il moro, il quale capì che lo Slytherin stava parlando con lui solamente quando egli gli mollò un pizzicotto nella gamba, esclamando, a ragione, che non poteva fare il giro del vicinato ancora per molto.

 

"Il nubedo nobe di Maggolia Doad, bi bade ghe scia didabidado... guando edo biggolo gi addabo a giogare, ba dod do de ha abidandi. Buò daddi ghe gualguno sci scia addado ad abidade..."

 

Si vergognava tantissimo a parlare in quel modo a Malfoy, tuttavia era (e l'aveva compreso) l'unica speranza di salvezza per loro due. D'altronde, se voleva salvarsi la pelle doveva pur collaborare, no? Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal ragazzo snello, che ripercorse all'indietro tutta Privet Drive, uccise qualche uomo incappucciato di qua e di là per aprirsi un varco e raggiunse il numero nove, un'enorme villa completamente disabitata.

 

Harry la riconobbe con malinconia: ci andava a giocare da bambino dopo la scuola, ed era stato l'unico bimbo che non aveva mai avuto paura della 'Casa dei fantasmi', come la chiama Dudley coi suoi amici. La sua prima impressione di quella casa enorme fu appunto che era bellissima nella sua tristezza. Fu, ed era tutt'ora, una persona particolarmente sensibile. Forse troppo.

 

Draco spalancò con l'ausilio della bacchetta l'enorme portone in mogano e, sempre con essa, richiuse la porta della casa buia. Subito un'ondata di odore di chiuso e di polvere investì le narici dei due, seguite da un senso d'inquietudine e di malinconia che aleggiavano quasi impercettibilmente nell'ambiente buio.

 

"Che posto strano." Commentò semplicemente il biondo tossendo per la polvere "Ti poso nella camera e guardo come sei conciato."

 

Aveva pronunciato quest'ultima frase con la sua solita freddezza, ma nello sguardo prima impassibile c'era molta preoccupazione. Harry tentò di scendere, ma la presa del biondo dietro la schiena era ben salda. Stranamente Malfoy dentro quell'abitazione tossì molto, forse era allergico o qualcosa di simile. Comunque quando il moro gli domandò se stesse bene, lui gli rispose con un gelido e secco:

 

"Cazzi miei."

 

Beh, oltre ad essere allergico e bravo con le pistole, non dimostrava di essere molto fine. Al moro le parolacce avevano sempre dato fastidio, e sentir parlare in maniera così scurrile quel ragazzo lo scocciava parecchio. Decise di non pensarci soprattutto, e forse unicamente, poiché gli era debitore. Se non lo avesse salvato, a quell'ora... Beh, non voleva nemmeno rammentare l'episodio di mezz'ora prima.

 

"Dimmi dove posso trovare un letto." Sbottò Malfoy freddo.

 

"Beh, al biado di dobda bendo." Rispose Harry diventando viola nel volto sporco di sangue.

 

Ogni volta che parlava si sentiva abbastanza stupido, inutile negarlo. Quell'accento nasale gli stava malissimo, e oltretutto non era affatto piacevole pronunciare parole utilizzando in gran parte bi e di. Insomma, poteva capire come si era sentito Neville all'Ufficio Misteri due anni prima.

 

Salirono le scalinate scricchiolanti della villa, e poi, sotto indicazioni del moro (che non sembrava, ma conosceva abbastanza bene la villetta), entrarono in un'ampia stanza. La polvere e le ragnatele regnavano incontrastate nell'ambiente che una volta doveva essere stato sfarzoso ed elegante. Un letto polveroso tuttavia ancora ben fatto, dallo schienale di legno con rifiniture d'oro puro. Una sfarzosa specchiera era posta accanto alla porta, e un enorme armadio copriva la parete sinistra della camera.

 

Senza dire una parola il biondo appoggiò con estrema cura l'altro ragazzo al letto polveroso poi, sempre tossicchiando, allungò un dito verso il naso di Harry. Iniziò a sfiorarlo con delicatezza nei movimenti sinuosi e calcolatori, e l'altro mugugnò per il dolore non appena sfiorò un punto determinato dell'osso.

 

"È rotto." Disse semplicemente, la bocca incurvata in un sorriso amaro "Come te l'hanno fatto quei figli di puttana?"

 

"Bi hanno sbaddudo gonddo un buddo."

 

"Si vede, è gonfio e sanguina." Si allontanò e gli porse lo straccetto zuppo di sangue "Continua a tenere questo, dopo vado a vedere di sotto se l'impianto idrico è utilizzabile."

 

Harry annuì e si appoggiò allo schienale dell'enorme letto a due piazze. Afferrò con la mano sinistra la stoffa sporca, ma una fitta improvvisa al polso lo costrinse a farla cadere. Chiuse gli occhi com'era solito fare quando qualcosa non gli andava, maledicendo la sua sfortuna. Quando quel DeathEater gli aveva storto il polso per ben due, forse tre volte, gli aveva lasciato come 'ricordo' il dolore. Malfoy probabilmente aveva notato che effettivamente qualcosa non andava, e probabilmente aveva capito senza troppa difficoltà cosa non andasse nel Gryffindor.

 

Senza rigiri di parole, gli afferrò il polso indolenzito facendogli sfuggire un gemito di dolore.

 

"Quei bastardi ti hanno conciato veramente bene, eh?" Ironizzò sprezzante.

 

Quel disprezzo, e lo si vedeva negli occhi grigi in quel momento scintillanti dal furore, non era rivolto al ragazzo che era sdraiato nel letto. Tutt'altro, era veramente arrabbiato nei confronti dei DeathEaters stessi.

 

Malfoy gli esaminò tentando evidentemente di non fargli male il polso senza dirgli una parola. La furia traspariva da quello sguardo di ghiaccio. E stranamente, mentre gli sfiorava il punto indolenzito, Harry si sentì tranquillo dopo quegli attimi di terrore. Lo Slytherin aveva su di lui un potere calmante, quasi rassicurante. Era quasi piacevole farsi accarezzare da quelle mani sottili e sinuose, quelle stesse mani che sapevano trasformarsi in armi micidiali non appena impugnavano una pistola.

 

"Mi sembra solamente slogato, ma non ne sono certo." Disse dopo un po' di minuti passati ad esaminargli il polso offeso.

 

"Gradie." Disse Harry d'impulso.


Draco Malfoy si voltò di scatto. Non calzava un'aria impassibile come sempre, anzi: pareva, e probabilmente lo era pure, molto sorpreso. Lo guardò shockato: "Di che?"

 

"Di abemi dalbado... de non boddi addibado du, dadei bedamende binido male." Ribatté impacciato il moro, le guance tinte di rosso e gli occhi che luccicavano dall'imbarazzo e dalla timidezza.

 

Normalmente era un tipo orgoglioso, e non aveva mai ringraziato veramente qualcuno. Che strano gioco del destino; Malfoy, la persona che aveva sempre odiato, era stato il primo ad avere l'onore di ricevere i suoi ringraziamenti. Abbassò lo sguardo, impacciato ma non pentito del gesto commesso.

 

Stranamente Malfoy glissò abilmente l'argomento: "Ti fa male da qualche altra parte?"

 

"Un bo alla gabba, ba dod è diende." Rispose con una vocina fievole indicando con timidezza la coscia destra, le guance imporporate dalla vergogna di trovarsi in boxer con il suo nemico di sempre.

 

Lo Slytherin passò una mano nel punto in cui si era posato l'indice della mano del Gryffindor. La gamba era decisamente gonfia e vantava di un bel segno violaceo a metà coscia.

 

"Credo che sia la botta." Constatò glaciale il ragazzo.

 

"Ah..."

 

Il silenzio nella camera piombò improvvisamente e fastidiosamente. Harry era decisamente troppo imbarazzato per parlare, e non aveva il coraggio di chiedere che cosa poteva indossare e per quanto sarebbe rimasto in quella casa.

 

Pensò ai suoi zii. Chissà se se n'erano accorti che se n'era andato via. Probabilmente no, l'avrebbero creduto a letto a dormire per la troppa stanchezza. In effetti non ci sarebbe stato nulla di cui stupirsi, era così stanco... Sbadigliò portandosi la mano destra alla bocca. Poi un flash lo colpì all'improvviso. Scrutò con curiosità Malfoy, che rimirava con interesse i pavimenti in legno della camera, e chiese:

 

"Goda bolebado da be? E du gobe bai edi lì?"

 

Il biondo sussultò impercettibilmente. Se era rimasto stupito dalla domanda inaspettata, non lo diede a vedere. Fissò con incredibile intensità il moro, che ricambiò lo sguardo con estrema e naturale timidezza.

 

"Il punto è che..." Iniziò, ma non terminò mai quella frase: i DeathEaters avevano fatto irruzione nella stanza, iniziando a sparare incantesimi a destra e manca.

 

Dimostrando una prontezza di riflessi a dir poco impressionante e un sangue freddo invidiabile, il ragazzo biondo estrasse dalla fibbia dei jeans a vita bassa la pistola e sparò tre colpi decisivi ad un uomo incappucciato. Egli tentò di avanzare verso il letto, ma non riuscì a raggiungerlo: in breve crollò al suolo, morto.

 

"Brutto bastardo, ora ti faccio vedere io..." Esclamò un DeathEater dalla corporatura particolarmente grossa e massiccia facendo per salirgli addosso.

 

Malfoy era circondato, doveva fare qualcosa per ricambiare l'enorme favore che gli aveva fatto. Si guardò disperatamente intorno, trovando ciò che cercava: un enorme, pesante, polveroso e particolarmente prezioso vaso di notte. Lo afferrò con il braccio destro e, ignorando le proteste vivide del suo polso, lo scagliò con precisione sulla testa di uno dei due uomini incappucciati, quello che gli pareva più robusto.

 

Il tempo parve essersi fermato per tutti: i presenti osservavano, il biondo compreso, Harry con sommo stupore, il quale aveva le lacrime agli occhi dal dolore che provava al polso. Poi lo sguardo generale si posò sul personaggio colpito, che cadde al suolo in breve, svenuto, un rivolo di sangue che gli partiva dalla tempia sinistra e che andava a bagnare il pavimento.

 

"Maledetto figlio di puttana, non ti è bastata la lezione che ti abbiamo dato prima? Ne vuoi ancora?" Strillò una donna ammantata.

 

Il suo gesto quasi folle non era servito a niente: i DeathEaters avevano preso lui e Malfoy. E chissà cosa gli avrebbero fatto... A quel pensiero Harry iniziò a tremare nel letto, quasi impercettibilmente.

 

Malfoy provò a sparare, ma evidentemente le munizioni erano terminate.

 

"Cazzo..."

 

"Bene Mr Malferret" Iniziò un DeathEater famelico rivolto al biondo, il quale strinse i pugni in una silenziosa dimostrazione di furia "La sua ora è giunta... ma prima ci divertiremo un po' con Potty... no?"

 

"Non toccatelo! Non osate!" Urlò il biondo furibondo.

 

Harry arretrò, appoggiandosi allo schienale del letto e trascinando la gamba indolenzita. Ok, la sua ora era giunta. Probabilmente sarebbe finito molto, molto male. Ma perchè Malfoy si ostinava a proteggerlo? Poteva far finta di averlo difeso solamente per poi consegnarlo ai DeathEaters su un piatto d'argento e salvandosi così la vita, invece aveva lottato fino all'ultimo.

 

"Bene bene... ragazzi, immobilizzate Mr Malferret a qualcosa e riprendiamo dov'eravamo rimasti prima!" Strillò lo stesso DeathEater.

 

Due suoi 'colleghi' afferrarono Malfoy e, mollandogli un pugno nello stomaco, lo legarono saldamente ad una sedia trascinata in precedenza per lo scopo. Il ragazzo biondo tentò di dimenarsi, ma quando lo Schiantarono non potè più far nulla. Svenì senza rimedio.

 

Il Gryffindor venne preso da un enorme moto di terrore. Che giornata brutta... chiuse gli occhi, pregando che il suo salvatore si risvegliasse. Ma ciò era praticamente impossibile. Era contro le leggi della magia.

 

La speranza lo abbandonò, si sentì morire... e proprio quando il DeathEater si era sdraiato nel letto, una nuvola di fumo invase la stanza, seguita da un rombo di moto e da un grido eccitato.

 

I presenti sussultarono, e l'uomo mollò Harry come percorso da una scossa. Il ragazzo si mise seduto e guardò la figura che si stagliava tra le nuvole di fumo: era senz'alcun dubbio una persona in motorino, non c'era altra spiegazione... ma chi?

 

Distinse tra il fumo solamente una cosa dello strano individuo: mentre i DeathEaters si preparavano allo scontro, la persona aveva due iridi blu oltremare profonde e infinite...

 

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Petit angle de l'auteure

Mi sono detta "Massì, pubblichiamo questa fic quando pubblico il III capitolo di Crimson! Così, eccomi qua a tormentarvi con un nuovo lavoretto. Sempre H/D, sempre yaoi, solo che più 'dolce'. Anche se da questo primo capitolo non si direbbe (in tutte le mie fic Harry viene stuprato o ci va vicino!^^'), con l'allungarsi della vicenda tutto assume una piega più delicata e tenera.
Questo, in ogni caso, è il primo di una serie di inseguimenti armati. Io ne sono abbastanza soddisfatta, non so se sia piaciuto ma spero proprio di sì!
Draco Serial Killer ce lo vedo troppo! Dico io, lo abbiamo visto in così tante vesti che qualcosa di nuovo ci voleva, no? ^_____^ Quindi perché non farlo diventare un abile pistolero? Questo è ciò che mi è venuto fuori: freddo, cinico, tuttavia che dimostra una parvenza di umanità (sempre molto velata). Io ho tentato di non stravolgere il suo carattere meravigliosamente bastardo, quindi spero di aver raggiunto anche questo piccolo scopo.
Il raiting R è dovuto innanzitutto a molta violenza fisica (lo avete visto già in questo capitolo, no?) e psicologica (qui la vedrete andando avanti), ma non saranno presenti lemon. Mi spiace, ma la trama non lo permette. Rassegnatevi però a leggere una trama avvincente e originale rispetto ai soliti schemi!
Poi... hmmm... la scelta dei personaggi. Sono molto contenta che Erika abbia aggiunto il sistema di catalogazione in base anche ai pairing (secondo me è azzeccata, l'avevo proposta tempo fa pure io), ma Harry è, se così possiamo dire, l'unico protagonista. Il pairing segnalato è H/D come sempre, e Draco, effettivamente, avrà una parte fondamentale nella trama. Ma il tutto sarà raccontato sotto il punto di vista di Harry, pertanto Draco non è un protagonista.
Il ragazzo in moto... chi sa chi può essere? ^,^ Chi ha seguito e segue tutt'ora Crimson avrà già intuito chi è, ma... staremo a vedere!

Grâce à...

Ringrazio in anticipo coloro che commenteranno, grazie mille! Sapete meglio di me che più commentate più io scrivo (me scrive perché riceve tante belle recensioncine positive e perché è pervertita), quindi che aspettate? State ancora leggendo? Volate a commentare!

  
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