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Autore: Sweetie616    01/10/2008    3 recensioni
“Credi nei sogni, Viola?” Rimasi un attimo in silenzio. Non potevo non crederci, dal momento che stavo vivendo il mio. Dedicata alle Angels, al Gurten Festival, agli sguardi e ai sorrisi che hanno definitivamente annullato la mia sanità mentale XD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.

“Allora...dove andiamo?” chiesi, appena scesi dal traghetto.

Ville ci pensò su per un attimo. “Direi di iniziare da un posto che penso potrebbe piacerti!” sorrise. Passammo davanti ad un grande edificio bianco, l’unica chiesa al mondo che era anche un faro.

“Ci fermiamo qui?” chiesi.

“Magari dopo... il posto che dico io è un po’ più lontano” spiegò.

Ci fermammo davanti ad una casetta in legno, proprio in riva al mare. Suomenlinna Lelumuseo , diceva il cartello.

“Significa museo dei giocattoli” sorrise Ville, davanti alla mia espressione perplessa.

Le si illuminarono gli occhi: sembrava una bambina in un negozio di caramelle. A quanto sembrava, avevo visto giusto. Iniziammo a camminare tra le vetrine, il pavimento di legno che scricchiolava leggermente sotto i nostri passi, mentre Viola guardava estasiata le case delle bambole, i peluche, i cavallucci a dondolo, i giocattoli di legno. Avevamo trovato un’altra passione in comune, a quanto sembrava.

“Ville, guarda qui!” mi chiamò, guardando incantata un enorme orso di peluche. “Non è stupendo?”

“Se vuoi puoi anche abbracciarlo, c’è scritto lì!” sorrisi. Viola non se lo fece ripetere due volte, e si accoccolò immediatamente tra le zampe dell’orso.

“E’ morbidissimo!” esclamò “Mi fai una foto?” chiese poi, porgendomi la sua macchinetta. Di nuovo era riuscita a sosprendermi. Non mi era mai capitato che una ragazza mi chiedesse di farle una foto, di solito era il contrario.

“Solo se mi fai un po’ di posto tra le braccia dell’orso” ridacchiai. Si spostò un po’, leggermente imbarazzata. E la foto la scattai ad entrambi, sorridenti tra le braccia di un enorme orso di peluche.

“Caffè?” chiesi, mentre uscivamo dal museo.

Annuii. Camminammo un po’, fino ad arrivare ad una casa gialla seminascosta tra gli alberi, un piccolo caffè dall’aria antica. Ci sedemmo ad un tavolino appartato, vicino alla finestra, sorseggiando i nostri caffè. Il paesaggio era bellissimo: una collina di un verde intenso, che digradava fino al mare e intorno a noi, solo il rumore delle onde e dei gabbiani.

“Credi nei sogni, Viola?” chiese Ville ad un tratto, mentre guardavamo entrambi fuori dalla finestra. Rimasi un attimo in silenzio. Non potevo non crederci, dal momento che stavo vivendo il mio.

“Credo...credo di sì...” mormorai “perché me lo chiedi?”

“Ora mi prenderai per pazzo” rise “No,anzi ...sei una mia fan, sai perfettamente che lo sono!”

“Non ho mai creduto che tu fossi pazzo” lo rassicurai, senza però riuscire a trattenermi dal ridere insieme a lui.

Alzò un sopracciglio. “Davvero?”

“Ho una mia teoria sulle cose apparentemente folli che dici!” sorrisi.

Mi guardò perplesso. “E quale sarebbe, questa teoria?”

“Prima devi spiegarmi perché ora dovrei prenderti per pazzo” ricordai.

“Giusto...” abbassò lo sguardo. “Viola, io....ti ho sognato”

“Eh?” Sbattei le palpebre. Ah, tutto qui? Se avessi dovuto considerarlo pazzo per avermi sognato una volta.... io cos’ero, visto che lo sognavo tutte le notti da circa un paio d’anni?

“No, credo di non essermi spiegato bene... io ti ho sognato un paio di mesi fa...senza averti mai vista prima. Poi ti ho vista al concerto a Berna e...poi qui...”

Spalancai gli occhi, e nemmeno a dirlo, il mio cuore andò a mille. Per un attimo fui tentata di provare a respirare in un sacchetto di carta, come fanno nei film, per vedere se il mio respiro sarebbe tornato regolare. Cercai tuttavia di mantenere sotto controllo le reazioni assurde del mio cervello....e del mio stomaco che si era di nuovo attorcigliato.

“A Berna, hai detto?” chiesi. La domanda che mi perseguitava da quella sera stava per avere risposta, forse. “Guardavi davvero me?” chiesi, quasi in un sussurro.

“Non riuscivo a staccare gli occhi da te, è diverso...e non so nemmeno io il perchè” sorrise, guardando in basso. La tipica espressione che mi faceva tremare la terra sotto i piedi ogni volta che la vedevo. E ora la stava rivolgendo a me.

“E...e cosa avresti sognato?” mormorai.

Incredibile a dirsi...Ville arrossì! “N...non credo che ti farebbe piacere saperlo”

Per tutta risposta, scoppiai a ridere.

“Siamo pari allora! Perché io non credo ti piacerebbe sapere i sogni che faccio io su di te!” dissi, arrossendo vistosamente. Perché quando sono nervosa parlo senza rendermi conto di ciò che dico?

Fece un sorrisetto compiaciuto, poi, accorgendosi del mio imbarazzo, cambiò discorso.

“Dunque, quale sarebbe la tua teoria sulla follia di Ville Valo?” mi chiese, con un’espressione buffissima.

“Vuoi davvero saperlo?” chiesi.

Ville annuì. “Mi piace sapere cosa pensano di me le fan!” rise. “Beh...alcune fan! Ad altre riesco a leggerlo in faccia, quello che pensano!”

Alzai gli occhi al cielo. In effetti sì, il pensiero principale era proprio quello.... anche se nel mio caso era un po’ diversa, la cosa. Non gliel’avrei mai detto, ovvio, ma a me Ville ispirava principalmente coccole. Era un po’ tipo l’orso di peluche, avrei passato una giornata intera ad abbracciarlo. Sorrisi. E meno male che era lui, il pazzo...

“Ok... io penso che Ville Valo sia folle solo quando qualcuno gli fa delle domande sgradite! Quando non vuoi mostrarti per quello che sei veramente, ti nascondi dietro risposte che possono sembrare totalmente assurde, prive di senso e...anche un pò irritanti, diciamolo pure!” dissi, uscendo dalla modalità pensieri strani.

Mi guardò improvviasamente negli occhi... e il mio cuore mancò un paio di battiti.

“Davvero pensi questo?” chiese.

“Sì...” mormorai.

“Comincio seriamente ad avere paura...” mormorò.

Dovevo chiederglielo, a questo punto. “Ho visto giusto?”

“Fin troppo!” ridacchiò “Questa cosa è inquietante! Prima sogno di baciarti, poi ti incontro e sembri conoscermi alla perfezione...”

Lo guardai perplessa, sbattendo le palpebre più volte, tanto che Ville non riuscì a nascondere un sorrisino imbarazzato. Ha sognato di baciare.... me?

Ecco, l’avevo detto, il danno ormai era fatto. Uscimmo dal caffè, e Viola camminava silenziosa accanto a me. Non so cosa avrei dato per sapere cosa le stava passando per la testa. Mentre camminavamo vicino a quelle che lei aveva definito ‘le case degli Hobbit’, ci sorprese un temporale... uno dei tipici acquazzoni estivi, tanto frequenti in Finlandia. Istintivamente presi Viola per mano e corremmo a ripararci sotto un arco di pietra.

“Temo che dovremo stare qui per un po’” le dissi. “Quando inizia a piovere così, non si sa mai quanto può durare”

Alzò le spalle. “Non importa, a me piace la pioggia”.

“Anche a me... quando sono a casa, all’asciutto, con un libro in mano e un bel cd in sottofondo” sorrisi.

Viola rabbrividì.

“Hai freddo?” chiesi.

“Un po’... ancora non ho capito come devo vestirmi, qui!” sorrise.

“Ti abituerai in fretta, vedrai!” sorrisi. Ma mi resi presto conto che Viola non doveva abituarsi...era qui in vacanza. Non sarebbe rimasta ad Helsinki, sarebbe tornata a casa sua, in Italia, al caldo. E tutto sarebbe rimasto solo un sogno. Sospirai. La conoscevo da così poco, eppure... perchè mi faceva così male, l’idea di vederla andare via?

“Vieni qua, ti presto un pezzetto della mia giacca!” sorrise. Era diventato improvvisamente pensieroso, ma non ne capii il motivo. Mi accoccolai accanto a lui, che subito mi avvolse braccia e giacca intorno.

“Meglio?”

Annuii, sperando che non si accorgesse di quanto batteva forte il mio cuore.

Solo un esperimento, nient’ altro: la mia teoria, contro quella di Migè....o almeno questa fu la giustificazione che diedi a me stesso quando tentai di baciarla. Avvicinai il mio viso al suo.... e lei si allontanò.

“N---no, Ville...non farlo” mormorò, confusa.

“Scusa... io...” cercai di giustificarmi. Io non devo dar retta agli amici idioti, ecco cosa!

“No, scusa tu ma...” sorrise, abbassando lo sguardo “Non voglio che vada così, Ville...”

La guardai, con un’espressione interrogativa che la fece sorridere di nuovo.

“Magari tra poco mi troverai a sbattere la testa contro il muro per questo ma…se mai deciderò di baciarti, sarà perché voglio baciare Ville...solo Ville, non il cantante della mia band preferita…”

Rimasi di nuovo piacevolmente sorpreso: Ville 10-Migè 0. Vittoria schiacciante.

Avevo visto giusto... di nuovo.

Sorrisi. “Vorrà dire che dovrò tenerti d’occhio, e far sì che tu non distrugga il muro a testate! Cosa direbbero i finlandesi? E’ sopravvissuta ai russi, non può certo essere distrutta dalle testate di una ragazza italiana che ha appena rifiutato un bacio di Ville Valo!”

Scoppiammo a ridere entrambi.

Nel frattempo, aveva anche smesso di piovere. Le presi la mano e continuammo a camminare così, le nostre dita intrecciate. Dopo tanto, troppo tempo, mi sentivo a mio agio tenendo qualcuno per mano.

It is the summer of my smiles

flee from me Keepers of the Gloom.
Speak to me only with your eyes

It is to you I give this tune.
Ain't so hard to recognize

These things are clear to all from
time to time.

Led Zeppelin- The rain song

Lithi: grazie, come sempre!!^^ questo capitolo l'hai già letto e...sì lo so, Viola è polla XD

Glo:ecco l'aggiornamento!! in realtà è pronto da una vita, ma la pigrizia ha vintoXD

Sisko: sì beh ormai c'è poco da dire XD Ti dirò comunque che preferisco il Valo ai berliinimunkki ahahaha

   
 
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