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Autore: Leahia    15/09/2014    2 recensioni
AU ElliotxLeo, accenni lievi e trascurabili a varie coppie secondarie
Va bene, va bene. Questa fanfiction è definibile come "la mia mossa finale". Dubito che farò mai più una cosa così astronomicamente stupida. Ebbene, ci troviamo in una Londra (completamente inventata da me vi prego non vi crucciate su distanze e quisquilie simili) nella quale due giovani studenti dai caratteri a dir poco opposti si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, il tutto coronato da un'inquietante padrona di casa e una gang di amici abbastanza inusuali. Quali torture potrebbe inventarsi una sadica annoiata (alias me) per questi problematici coinquilini?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Lottie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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London’s Problematic Blackmails

Era la fine di maggio, l’aria andava scaldandosi ma ancora si manteneva a temperature molto gradev0li. Purtroppo Elliot e Leo non potevano godersi più di tanto quelle temperature gradevoli, perché erano più o meno barricati in casa a studiare. Non letteralmente, per quanto in realtà ci avessero anche provato, ma Lotty aveva minacciato di sfrattarli se non avessero tolto le assi da davanti alla porta, e quindi si limitavano a chiudere a chiave sperando che Lotty comprendesse che avevano altro da fare, invece di organizzare feste e cose simili. Lotty però era una ragazza veramente testarda e altrettanto reticente a comprendere che a volte le persone hanno bisogno del loro spazio, quindi spesso entrava in casa loro a proporgli divertenti uscite tutti insieme. Lo spettacolo però la costringeva spesso a fuggire senza nemmeno una risposta. Le tende erano quasi sempre chiuse, con uno spiraglio di luce appena sufficiente a vedere, e i ragazzi erano vicini alle finestre, appollaiati come avvoltoi, a borbottare frasi che potevano essere canzoni come maledizioni sataniche. Lotty, quindi, subiva gli sguardi a dire poco assassini dei due e scendeva, per nulla scoraggiata ma leggermente inquietata. Anzi, ogni volta che vedeva quel tipo di scene, la sua voglia di far fare qualcosa a Elliot e Leo aumentava esponenzialmente, tanto da farle studiare un piano, ovviamente con l’aiuto di Lerion e Leahia, che erano affezionate all’amica ma soprattutto curiose di vedere cosa succedeva tra Elliot e Leo. Le ragazze si trovarono quindi a prendere un the da Lotty, una mattina. Leahia aveva con piacere saltato la lezione, e aveva trascinato Lerion con sé, quindi possiamo dire che nessuna delle due aveva altro da fare. Lotty si sedette sconsolata nella poltrona.
-Ragazze, vi devo chiedere una mano- iniziò, afferrando la tazza di the- Vorrei organizzare qualcosa per far uscire quei poveretti, ma non so proprio che cosa...
-Ma perché non li lasci in pace e basta?- propose Lerion. Lotty la fulminò con lo sguardo.
-Tu non hai idea di cosa si celi dietro quella porta. Viene da svenire. Sembrano cinquantenni reclusi in qualche penitenziario di massima sicurezza, invece hanno appena diciannove anni e sono in casa mia. Ho il sacrosanto diritto di farli svagare.
Le altre due sospirarono. Le motivazioni, non tutte ma alcune sì, erano valide. E in fondo, anche loro erano universitarie, capivano cosa volesse dire barricarsi a studiare.
-Ok, e cosa potremmo fare per aiutarti?- domandò Leahia, mangiando un biscotto.
-Potremmo organizzare qualcosa... un giro in città...- fece Lerion, prendendo la sua terza tazza di the. Lotty alzò le spalle.
-È una buona idea, ma non so come potremmo convincerli.
-Un ricatto!- esclamò Leahia, illuminandosi. Lerion la guardò con disapprovazione.
-Non credo che...
-Non essere moralista- la interruppe Lotty, che si voltò poi verso Leahia- Ti ascolto.
-Potremmo nascondergli i libri e dirgli che non glieli rendiamo a meno che non si prendano un giorno di vacanza.
Lotty rimase entusiasta dell’idea, e persino Lerion dovette ammettere che era leggero, come ricatto, e non avrebbe creato molti problemi, a patto che i libri venissero restituiti vivi e vegeti. Così le tre salirono nella casa di Elliot e Leo e presero ogni libro scolastico che riuscirono a trovare, escogitando anche qualcosa per fregargli gli appunti quando sarebbero tornati.
-Per quello non ce ne sarà bisogno- disse inaspettatamente Lerion- Basterà che una di noi gli prenda le cartelle da sotto il naso e le vada a nascondere mentre la altre due spiegano le condizioni.
Lotty e Lerion la guardarono ammirate, e Leahia batté gentilmente una mano sulla testa di Lerion.
-Sono fiera di te... non vuoi ricattarli, e poi escogiti un furto...
-Già, siamo tanto fiere di te...- aggiunse Lotty, a mani giunte. Le due si meritarono, forse, la raffica di insulti che gli spedì Lerion. Comunque, si decise che sarebbe stata Leahia a rubare le cartelle perché aveva la mano più svelta delle altre due, e quindi non rimaneva che aspettare l’ora nella quale i ragazzi sarebbero tornati. Come da copione, i ragazzi ignari entrarono in casa chiacchierando, e quasi non si accorsero di Leahia che velocemente gli sfilava le cartelle e fuggiva chiudendosi in casa di Lotty.
-Che cavolo succede qui?- domandò Elliot, quando vide le altre due che li placcavano.
-Credo che vogliano ucciderci- affermò Leo, appoggiandosi alla porta dopo averla chiusa. Elliot lo guardò assassino, poi sospirò.
-Okay, perché ci avete rubato le cartelle?- disse allora Elliot. Lotty prese un respiro.
-Non solo. Vi abbiamo preso le cartelle e anche tutti i libri che erano a casa vostra.
-Avete fatto cosa?- scattò Leo, molto meno serafico di prima. Lerion mise le mani avanti, come per difendersi.
-Nulla di male. Soltanto, Lotty ci ha detto che state sempre chiusi a studiare. E non vi fa bene. Quindi per oggi vi prendete una vacanza. Solo per oggi. Stasera vi rendiamo i libri e potete continuare a giocare ai detenuti per quanto volete.
-Ma voi non potete!- protestò Elliot.
-E invece l’abbiamo fatto- incalzò Lotty.
-E visto che adesso abbiamo tutto noi non avete altra scelta che fare quello che vi diciamo- soggiunse Leahia, appena uscita da casa di Lotty.
-Così però sembra che ci teniate in ostaggio...- commentò Leo. Leahia sorrise.
-Non siate sciocchi. Vi chiediamo solo di riposarvi un po’- fece Lerion, conciliante. Elliot e Leo si guardarono negli occhi, per valutare la situazione. Ormai riuscivano a parlarsi senza neppure parlarsi. Si capivano.
-D’accordo...- sospirò Elliot.
-Siamo in vostro potere...- fece Leo.
-Fate di noi quello che volete...- continuò Elliot. Lotty fece un gesto brusco con la mano.
-Mica vogliamo fare di voi i nostri schiavi sessuali! Su, allegria, si mangia al ristorante. Offro io!
Le altre ragazze sospirarono eloquentemente e tirarono fuori i portafogli, suscitando il rossore di Lotty e le risate di Elliot e Leo. Comunque, appena furono tutti pronti, il gruppetto uscì e si diresse al ristorante più vicino.
-Avete intenzione di chiamare altre persone?- domandò Leo, teso. Lerion scosse la testa.
-Ancora non abbiamo progettato nulla, ma credo proprio di no.
Elliot e Leo parvero enormemente sollevati. Elliot in fondo era contento che per un pomeriggio sarebbe potuto stare con quelle quattro L. Forse non si sarebbe annoiato.
-Avete mai notato che tra noi io sono l’unico con il nome che non inizia per “L”?- disse Elliot. Tutti lo guardarono per un paio di secondi.
-Non esattamente- fece Lotty- Io mi chiamo Charlotte.
-Ma nessuno ti chiama Charlotte...- le ricordò Leo. Lei ci pensò un po’ su e poi annuì- E inoltre, Elliot, anche tu hai due “l” nel nome. Poteva andarti peggio.
Elli0t sbuffò, contrariato, e dette una leggera gomitata a Leo, che ridacchiò.
-Come se fosse la stessa cosa...
Al ristorante mangiarono bene, e Leahia, tra la sorpresa generale, non fece nulla di così sconsiderato. Ovviamente furono lei e Lerion a pagare il pranzo, perché Lotty aveva lasciato il portafoglio a casa, cosa che suscitò le risate di tutti per l’ora successiva. Londra, anche di maggio, era bellissima. Calda ma non troppo, piena ma non abbastanza da dare fastidio. Elliot era sempre più convinto che fosse stata davvero un’ottima idea, quella di prendersi una vacanza, e anche Leo, a giudicare dalla spigliatezza ancora maggiore del solito e dal grande sorriso che si era dipinto sulle sue labbra, sembrava pensarla allo stesso modo.
-Adesso che avete intenzione di fare, carceriere?- domandò Elliot, sereno. Lotty lo guardò quasi arrabbiata.
-Non so. È il vostro giorno di vacanza, noi ci assicuriamo solo che non abbiate ricadute e non andiate a chiedere asilo da qualche professore di passaggio.
Alla fine decisero di andare tutti in biblioteca. Lotty si sarebbe annoiata, ma avrebbe trovato qualcosa da fare, ad esempio attaccare bottone con qualche bel sapientone in giro, ignorando Elliot che le ricordava che era fidanzata con Vincent.
-Mi capirà- dichiarò soltanto, quando vide un ragazzo intento a scegliere un volume poco lontano. I quattro scossero la testa, rassegnati, e andarono a prendere qualcosa da leggere. Il pomeriggio corse veloce, tra storie di eroici cavalieri, sguatteri inetti, imprese grandiose, lamentele della bibliotecaria perché “una strana ragazza con i capelli rosa non capisce che siamo in una biblioteca e quindi si deve parlare piano”, castelli enormi, strade pericolose e incredibili dichiarazioni. Purtroppo verso le sette Lotty venne buttata fuori, e gli altri decisero, seppur a malincuore, di accompagnarla.
Lotty: Mai vista una persona tanto scortese.
Leahia: Guarda che è stata colpa tua, Lotty cara.
Lotty: Non è vero!
Leo: Sì che lo è.
Elliot: La prima regola delle biblioteche è “non si parla ad alta voce”
Lerion: E tu non l’hai rispettata. Ma nemmeno un po’.
Lotty: Voi sì?
Tutti: Sì.
Lotty: E allora siete noiosi come quella tipa! Perché non parlate?
Leahia: O mio Dio, Lotty, non puoi chiedere a qualcuno perché non parla.
Dopo la quinta o la sesta volta che questa conversazione veniva ripetuta quasi senza cambiamenti, Lotty si arrese al fatto che aveva i quattro amici più noiosi della terra, ma si consolò quando passarono vicino ad un negozio che esponeva una quantità disumana di rossetti.
-GUARDATE CHE CARINO QUELLO LÌ SANTO CIELO DEVO COMPRARLO!
-Passo- fece subito Elliot.
-Vai da sola- rincarò Leo.
-Io non vengo- disse Leahia.
-Non contare su di me- affermò Lerion. Lotty guardò tutti e il suo sguardo si fermò sulle ragazze, illuminandosi di qualcosa. Qualcosa di inquietante.
-Loro due li posso capire...- esordì, e le ragazze indietreggiarono impaurite- Ma voi siete donne come me... quindi verrete!
E le afferrò per i polsi trascinandole nel negozio. Elliot e Leo rimasero fuori da soli.
-Quante volte è successo?- domandò Elliot.
-Succede ogni volta che usciamo insieme...- rispose Leo. Elliot fece un mezzo sorriso e arrossì all’ambiguità che assumeva per lui quella frase. Gli sarebbe piaciuto davvero tanto poter uscire con Leo. Ma non poteva. Non riusciva a dire nulla... non era nemmeno tanto sicuro di cosa avrebbe detto... Sospirò, e Leo lo notò.
-Tutto bene?- chiese. Elliot arrossì istintivamente. Leo si preoccupava per lui...
-Sì, tutto bene, credo...- replicò il Nightray. I due rimasero in silenzio per tutto il resto del tempo che Lotty e le altre poveracce stavano dentro al negozio, ovvero circa mezz’ora, un vero record di brevità negli standard della Baskerville. Quando uscirono, Lotty aveva una bustina con qualcosa dentro (né Elliot né Leo osarono pensare che fosse il rossetto, poiché entrambi sapevano perfettamente che la ragazza era capacissima di comprare qualcosa di completamente diverso da ciò per cui era entrata) e le altre due sembravano appena uscite dai lavori forzati. Entrambe avevano le mani e i polsi coperti di segni rossi.
-Vi siete tagliate per la depressione?- scherzò Leo quando ricominciarono a camminare.
-L’avremmo anche fatto...- iniziò Leahia.
-Ma questi in realtà sono solo le prove dei rossetti di Lotty...- concluse Lerion.
-E come mai non li prova sulle sue, di mani?- chiese Elliot. Lerion lo guardò con sguardo mesto.
-Me lo sono chiesta anche io, sai?
-E nessuna di noi due è riuscita a trovare una risposta soddisfacente- fece Leahia. Lotty fece un versetto stizzito.
-Ve l’ho già detto, l’ho fatto perché faceste qualcosa!- protestò. Lerion alzò le spalle.
-Visto? Nessuna risposta soddisfacente.
Lotty non parlò a nessuno per il successivo quarto d’ora, quando alle ragazze venne in mente la genialata.
-Gente, tra poco è ora di cena. Che si fa?- domandò Lerion.
-Ci rendete i libri e tornate da d0ve siete venute?- propose Leo. Le tre ragazze lo guardarono male.
-Avevamo detto “stasera”. Stasera deve finire- ricordò Lotty e le altre due annuirono. Elliot e Leo erano in minoranza. Per quanto sia Lerion che Leahia fossero decisamente in disaccordo con Lotty e persino tra loro su un numero impressionante di cose, quelle tre erano imbattibili se erano insieme. Un po’ come conquistare tutta l’Asia a Risiko o il Parco della Vittoria e il Viale dei Giardini a Monopoli. È quasi impossibile che tu ci riesca, ma se ce la fai hai quasi vinto. Ecco, loro erano così. E purtroppo Elliot e Leo erano uno dei pochissimi argomenti nei quali tutte e tre esprimevano la stessa opinione.
-Che ne dite se facciamo un pic-nic? Possiamo andare nella collinetta qui vicino- propose Leahia. Le altre due annuirono, e a Elliot e Leo, dopo che gli fu ricordato degli ostaggi, non rimase che trovarsi d’accordo con loro.
-Entriamo tutti nella macchina di Lotty?- domandò Lerion. Lotty annuì, ma disse che se avessero voluto qualcosa di abbondante si sarebbero dovuti stringere un po’. Ma non importava. Andarono a comprare tutto quello che serviva: salumi, panini, pasta fredda e una quantità a dire poco titanica di antizanzare, citronelle e granellini per allontanare le formiche. Alle otto e mezzo erano sulla collinetta, pronti a preparare il pic-nic. Elliot e Lerion avevano insistito perché mangiassero su un tavolo e non in terra, anche se questo secondo gli altri significava ammazzare il vero significato del pic-nic, e apparecchiarono. Il sole calava lentamente, lasciando spazio a quel crepuscolo fresco ma non troppo, arancione ma non forte. Quella brezza leggera che ti fa venir voglia di chiudere gli occhi e ascoltare le foglie che si muovono e le api che rientrano negli alveari in vista della notte. Quando, alla fine della cena, fece buio, Leahia era sovreccitata.
-Sapete perché sono contenta di essere nata a giugno?- domandò quando ebbero sparecchiato.
-No, perché?- rispose Leo. Leahia batté le mani.
-Ci sono le lucciole!
La ragazza propose quindi di andare a cercare le lucciole, e la proposta non fu declinata da nessuno, fu anzi accolta con molto entusiasmo. Persino Elliot e Leo si scordarono dei loro libri. Elliot aveva sempre adorato le lucciole. Erano degli esseri che lo affascinavano, perché producevano luce propria eppure non erano belli. Aveva sempre creduto che produrre una cosa bella fosse prerogativa degli essere belli, mentre le lucciole smontavano tutta la sua teoria. Erano l’eccezione. Erano degli esseri piccoli e insignificanti, e riuscivano e rendere le prime notti estive il periodo dell’anno che Elliot aspettava di più. E poi Elliot era una persona davvero romantica, e le lucciole accendevano molto questo lato di lui. Era buio, ma non troppo. Andarono in un punto della collina dove non c’erano lampioni e rimasero a lungo a contemplare la quantità infinita di stelle sopra di loro, in silenzio. Erano tante. Erano argentate, erano bellissime. La luna era una falce appena accennata, come un segno fatto per sbaglio. Elliot guardò Leo. Era anche lui perso nella maestosità, nella grandiosità del ciel0. Era bello. Come le stelle. Era felice, e Elliot ne era felice. Dopo poco anche Leo si voltò verso di lui, sorridendo. Poi assunse un’aria preoccupata.
-Dove sono le altre?- domandò. Elliot si riscosse.
-Già! Dove sono?
Prese il cellulare e svelto chiamò Lotty.
 
Pronto?
“Ehi Lotty, dove siete?”
Bo, da qualche parte nella collina. Tu?
“Sono con Leo da qualche parte della collina che non è la parte dove siete. E adesso?”
E adesso sta’ zitto che stiamo guardando le lucciole. Ti richiamo tra un po’
“Lotty, asp-“
Tu... tu... tu...
 
Elliot riattaccò abbastanza irritato e spiegò la situazione a Leo.
-Quindi non ci resta che aspettare che richiami?
-Potremmo andare a cercarle- fece Elliot con poca convinzione. Leo fece per ribattere ma poi spalancò gli occhi.
-Elliot...- sussurrò, indicando il prato davanti a loro- Guarda...
Elliot si voltò dove aveva detto Leo. Tutto brulicava di piccole luci lampeggianti. Sembrava che alcune stelle fossero scese a farsi vedere da vicino. Si sentiva il frinire dei grilli e delle cicale, leggero. La brezza era piacevolissima, e lo spettacolo era splendido. Erano circondati da lucciole. Lucciole dorate, e quando luce scompariva ce n’era un’altra a prendere il suo posto. Sembrava un uragano, ma era tranquillo. Era lo spettacolo più bello che avesse mai visto. Si voltò verso Leo, estasiato, e vide che anche lui lo stava guardando, felice a sua volta.
-Perché ti sei levato gli occhiali?- domandò Elliot a bassa voce, quasi per non turbare le lucciole.
-Vedo meglio i paesaggi, in questo modo- spiegò Leo, e si avvicinò ad Elliot. Erano vicini. Elliot cancellò di colpo tutto il paesaggio intorno a loro. Leo era più bello di tutto quello. Gli accarezzò i capelli e l’altro rabbrividì, facendo un altro passo timido verso di lui. Elliot chinò il volto fino ad averlo a pochi centimetri da quello di Leo. Sentiva il suo respiro caldo contro la propria guancia. Il cervello gli era andato completamente in tilt. Non ragionava, non pensava. Doveva solo agire. Solo un minuscolo movimento in avanti, minuscolo, impercettibile...
E squillò il telefono. I ragazzi si allontanarono bruscamente, al limite possibile dell’imbarazzo. Elliot mise la mano in tasca e afferrò convulsamente il cellulare, rischiando di farlo cadere parecchie volte. Riattaccò pochi secondi dopo, balbettando che dovevano andare dove avevano cenato. Leo annuì e insieme, ma a distanza e senza parlare, si diressero al tavolo. Lì trovarono le tre ragazze, estasiate dalla magnificenza che la natura aveva loro offerto quella sera. Né Elliot né Leo parlarono. Si limitarono ad annuire, e, una volta tornati a casa, presero i loro libri e le ringraziarono in tutta fretta, per poi chiudersi in casa loro. Elliot non sapeva che dire, come esordire. Doveva succedere come era successo al luna park? Ma questa volta era stato diverso... era stato cercato...
-Buonanotte Elliot- sentì dire, e sentì chiudersi la porta della camera di Leo. Elliot si fermò. Quindi Leo voleva far finta di nulla? Ebbene, così fosse. L’avrebbe accettato. Si alzò e accarezzò lentamente la porta della camera dell’amico.
-Buonanotte, Leo...






The Corner of the Mad Lady
Buonasera miei cari! Dopo una settimana esatta, nel pomeriggio del primo giorno di scuola, ecco qui il nuovo (per voi) capitolo del mio pastrocchio. Mi diverto a torturare quei due, che posso dirvi. Ci ho messo circa mille anni per trovare il titolo, e tutt’ora non mi piace. Andiamo: “Problematici ricatti di Londra”? Ma davvero? Solo che l’alternativa era “Problematiche lucciole di Londra”, e quello era ancora più brutto, quindi ho scelto il meno peggio. Ah, se ve lo state chiedendo (ma anche no) la storia durerà ancora per qualche capitolo, quindi godetevi senza aspettare uno sviluppo serio Elliot cotto stracotto del suo coinquilino. Adoro Elliot. Comunque... non penso di avere altro con cui tediarvi. Ci si risente, magari, goodciao!
  
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