grazie per aver intrapreso questo viaggio con me, è stato un autentico piacere.

Buzzing strings.

 (x)

Ad Alice, che è una costante.

America starnutisce 4 volte, appena sveglia.
Anche se non ha il raffreddore o il termosifone non è impolverato, starnutisce per liberarsi del peso della notte, della lunga apnea.
Sua madre glielo ripete da quando aveva 6 anni che ha la capacità di ammalarsi solo schioccando le dita, ma questo non l'è mai interessato.
E forse quando i Phantom Planet aprivano l'ennesimo episodio di The O.C un po' cantavano di lei, delle sue gonne corte, giacche di pelle velate e della vita troppo California per il South England. 
E se c'è una cosa che le piace, in quei giorni che sanno da Mayday Parade e fumo da primo tiro, è girare sotto la pioggia. Indossa la felpa di American Apparel, quella con la macchia di acrilico sulla tasca destra- colpa della vena artistica di una sua casuale amica- e il cappuccio pesante, ed esce.
Se piove tanto o abbastanza perché si formino pozzanghere, va nella via-non-via parallela a casa sua in cui in cemento è steso a buchi, e si mette a saltare da un cratere all'altro, giocando a un immaginario campana.
Se i capelli le stanno bene, non si lascia di certo sfuggire quest’occasione miracolosa e porta fuori l'ombrello tanto grande che potrebbe tenere un'intera famiglia. Lo regge malamente sopra la testa, più per sentirsi apposto con se stessa che per ripararsi.
È il quarto giorno di fila che piove quando America sta saltando da una pozzanghera all'altra.
Ed è mentre valuta se andare a destra o a sinistra, il ciuffo di capelli fuori dal cappuccio già umido e arricciato, la cuffietta destra penzolate e Derek Sanders in quella sinistra che chiede a qualcuno di rimanere, che lo sente.
Si limita a dire "Excuse me", e un'inglese sente subito l'inflessione diversa, di qualcuno che arriva da lontano.
Alza la testa, scosta il ciuffo che le bagna la guancia e lo guarda.
Lo sa che non è una casualità.
Non le sorride, più per istinto di sopravvivenza che per un eccesso di serietà.
C’è la pelle abbronzata di Luke, la pettinatura costruita con la solita minuzia, ma un ciuffo è scappato al gel, e penzola sulla fronte, seguendo i passi.
C’è la pioggia, una camicia in flanella, 3 settimane meno un giorno di assenza e un colore d’occhi talmente azzurro che il cielo ha deciso di ingrigirsi, forse per il momentaneo imbarazzo.
E ci sarebbe anche un ombrello in bilico, se America non l’avesse lanciato, spazientita e istintiva come il solito, prima di corrergli incontro e salutarlo come si deve.
Tra loro non ci sono mai stati ciao o a presto, però questo potrebbe diventare un ottimo modo di salutarsi.
E sente Luke ridere e portarsela al petto, stretti quasi fossero uno, mentre l’anellino freddo e al sapore di pioggia le sfrega sul labbro inferiore.
Ce ne hanno messo, di tempo.
“Hey, me lo dai il tuo numero di telefono?”

E’ un Lunedì mattina quando America, distesa a letto- e non sola-, sente in radio la nuova hit dei 5 Seconds Of Summer, già prima in qualsiasi chart possibile ed immaginabile.
English Love Affair.
“Dio, quanto sei prevedibile” lo sveglia, ridendo.

Quindi, è finita.
Onestamente ho un po' i lacrimotti, perchè questa ff è stata un passaggio importante, nella mia estate, e non potrei essere più felice dei riscontri che ho ricevuto.
Non è la fine effettiva; fra poco arriverà la tanto nominata OS, e ritrovarvi anche lì mi farebbe un gran piacere, dato il valore affettivo che ha per me.
E' l'ultimo mio spazio personale, e lo uso per ringraziarvi davvero dal profondo e lanciare un auguruio per il miglior anno scolastico possibile.
Grazie infinite, da me, Luke e America.

Buona fortuna per il futuro,
Viola