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Autore: MaryMelody98    16/09/2014    2 recensioni
[Opera Lirica]
Lucia, giovane nobile appartenente ad una famiglia in decadenza, si innamora del nemico mortale della sua famiglia, Edgardo Ravesnwood. Nel momento in cui suo fratello verrà a conoscenza del loro amore, vi saranno mille travagli che porteranno la fanciulla alla pazzia e al delitto.
Amore, inganno, paura, odio, follia... questa è la loro storia
Tratto dal capitolo 2 “Regnava nel silenzio”:
“Avevo giurato vendetta eterna al tuo sangue, alla tua stessa famiglia, in nome del mio povero padre. Lo giurai sula sua tomba… Ma quando un giorno ti vidi, ignaro del tuo nome e della tua esistenza mi innamorai di questo viso e di quest’anima d’angelo. L’ira tacque da allora, ma il mio ingiurioso voto non è stato infranto… Potrei compirlo ancora se volessi!”
“Placa la tua ira! Edgardo, Calma il furore che è dentro di te! Non ti basta la pena che soffro ogni giorno per te?... Vuoi anche che muoia di spavento? Cedi, cedi al sentimento della passione che ci lega inesorabilmente, lascia fuggire ogni risentimento… Ogni tuo e mio giuramento che abbiamo fatto, è amore puro…”
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sventurata scelta


Il grande salone delle feste del Castello Ashton era addobbato di ogni sfarzo per il lieto evento che si sarebbe svolto da lì a poco, tutti erano accorsi da ogni dove per accorrervi. Le voci sulla fortuna di quel matrimonio e della bellezza dei due sposi non avevano pari, anche i nemici più infimi delle due casate per la curiosità della vista erano giunti ponendo l’ascia di guerra. I risultati tanto aspettati da Lord Ashton non avevano tardato ad arrivare, il suo progetto già prima di aver avuto luogo, si stava compiendo. Gli ospiti rimanevano incantati dalla meraviglia ai loro occhi: i dipinti alle pareti degli antenati tanto gloriosi della famiglia come per magia sembravano prendere vita, gustose prelibatezze esotiche si trovavano sparse sul lungo tavolo, fiori di ogni genere ornavano anche gli angoli più remoti della sala. Un brusio pieno di lodi e invidia sempre più crescente popolava tra le figure elegantemente vestite, tra queste ve ne era una che si distingueva non solo per lo sfarzo, ma soprattutto il fine portamento: era Arturo Bucklaw. L’alto giovane indossava un magnifico abito da cerimonia bianco e dorato, con perle, oro e fastosi ricami, sulle sue spalle vi era un morbido e imponente mantello color della senape, però a catturare l’attenzione di tutti non era di certo quello.

Pur essendo un giovane di appena ventotto’anni aveva vissuto, viaggiato e conosciuto, tutto del suo aspetto lo faceva intendere: i capelli neri come le nubi scure nelle tempeste dei mari che aveva solcato, occhi celesti come il cielo sereno che contemplava da vincitore, bocca sinuosa, mascella possente. Si poteva semplicemente affermare che fosse la figura di Lucia impressa in un uomo di onore come lo era Arturo, tutte lo volevano al suo fianco tranne la sventurata giovane che gli era stata promessa.

Da una delle numerose porte secondarie uscì Enrico in tutta la sua altezzosità, anch’egli indossava un abito assai ricco, e dopo tanti anni aveva avuto modo di sfoggiare l’enorme spilla degli Ashton con sopra impresso il suo simbolo d’onore: una rosa avvolta da spine. Arturo, voltandosi, vide il futuro cognato andargli incontro; i due si abbracciarono senza riserve, come se fossero fratelli che da tempo erano stati separati e dopo mille guerre e tormenti si rivedevano esulando di gioia.

“Oh! Enrico…” iniziò Arturo lusingato “ancora per poco la tua stella sarà circondate dalle tenebre, la farò risorgere ancor più luminosa e bella che dal principio. Tu mi porgi la mano, stringi il mio cuor col più dolce degli affetti… Qui, oggi ti vengo amico, fratello e difensore della tua casata e del tuo onor. Ma dov’è la mia dolce sposa? Quanto a lungo devo ancora aspettare per incontrarla?”

Il giovane porse quest’ultime due domande con fretta ed eccitazione che smascherava la sua felicità per ciò che gli aveva concesso: Lucia e il suo amore. Enrico sapeva che Arturo sarebbe rimasto di stucco quando avrebbe visto sua sorella come uno spettro, ma doveva pur rincuorare quell’animo furente che solo un giovane poteva possedere.

“Giungerà, giungerà ben presto da te… Non rallegrarti troppo amico mio, perché se in lei scorgerai un’afflizione dell’anima è causata dal solo dolore per non avere oggi accanto a sè la madre morta”

Gli occhi di Lord Bucklaw si incupirono a quelle parole, ma ciò che fece raggelare il sangue del suo compagno fu più lancinante di quello che immaginava.

“Enrico, sai bene che io non mi ritirerei mai da ciò che ti ho promesso, dal prendere in moglie Lucia, ma devo sapere.” Lord Ashton si irrigidì, aveva compreso di cosa stava parlando dal suo tono.” Corre voce che Edgardo, l’ultimo dei Ravenswood, posò lo sguardo sulla bella figura di Lucia. È vero?”

Senza il minimo sentimento l’altro rispose “Sì, è vero, quel folle ha osato”

“E lei, Lucia, ha ricambiato quello sguardo?” domandò serio.

Enrico stava per rispondere di no, mentendo anche dopo la scena a cui aveva assistito prima di quel falso giubilo, per rassicurare la sua unica fonte di salvezza dal precipizio, ma fortunamente qualcosa accadde. Lo stupore si diffuse in tutto il salone, un silenzio tombale era calato da padrone, tutti gli occhi puntati in direzione di una bianca figura che aveva appena varcato la soglia dell’imponente portone di legno: era Lucia avvolta in un sontuoso abito nuziale.

Man mano il mormorio ricominciò a diffondersi tra gli spettatori che contemplavano ed esaminavano la giovane con piacere immenso. Lucia indossava l’abito da sposa della madre, ancora bianco e candido, con le antiche perle risparmiate dall’insufficienza di denaro ed elaborati pizzi che la circondavano riempiendo il vuoto della sua mente. I capelli erano stati gelosamente raccolti, lasciandole scoperto il viso pallido e smunto, con le guancie scavate; un lungo ed etereo velo la perseguitava ad ogni minimo passo con lo strascico di seta che le appesantiva l’andatura.

Quando tutti ammiravano la futura sposa, Arturo compreso, solo il preoccupato fratello temeva che non sarebbe apparsa bella almeno il necessario. Con dietro la fedele Alisa, la fanciulla scese incerta i tre gradini coperti dal velluto rosso di un tappeto, per poco avrebbe retto a quell’esame, sarebbe crollata improvvisamente se suo fratello non le si fosse avvicinato sospingendola con una mano sulla vita. La avvicinò ad Arturo, sentendo sotto la stoffa i brividi che le percorrevano violenti la schiena.
“Ecco il tuo sposo, sorella…” esclamò con cautela.


La giovane fece per arretrare alla vista del suo sposo, spaventata, inorridita allo sguardo pieno d’amore di lui che estasiato la osservava con tutta la sua tenerezza. Con l’astio ritornato, Enrico accostò le labbra all’orecchio velato di bianco.

“Sciagurata! Vuoi perdere l’unico caro della tua famiglia? Vuoi bruciare nelle fiamme dell’Inferno?”le sussurrò minacciandola.

Con lo sguardo assente e sospirando di fatica, si liberò dalla stretta nemica del suo stesso sangue e accolse la mano di Bucklaw nella sua. Sussultò a quel contatto, la sua pelle fredda come il ghiaccio e quella di lui calda come le braci, tremò, e qualche lacrima di tristezza fu ritirata dalle palpebre violacee.

“Spero mio bene, che accoglierai con tutto l’animo i voti, la fede e la costanza del mio amore per voi, Lucia”

La sposa lo guardava impietosita, vedeva che pur essendo destinata ad un matrimonio combinato la fortuna le aveva sorriso, per così dire. Vedeva sfocati i bei lineamenti dell’uomo, riconosceva che fosse molto bello, ma non lo amava nonostante il grande sentimento per lei si manifestava in ogni sguardo e gesto che Arturo le dedicava.

Enrico lentamente si avvicinò ad un tavolo al suo fianco, su cui vi era un foglio finemente decorato da cui traspariva tutta l’importanza che celavano le parole impresse con l’inchiostro nero: il contratto di matrimonio. Firmandolo per primo, Lord Ashton venne subito seguito dal giovane che pose anch’egli la sua firma sotto la sua, l’unica che mancava era quella della giovane. Lucia sorretta dalle mani della sua damigella e del vecchio Raimondo, avanzava verso lo splendente patibolo dorato ansimando.


Oh cielo… Io vado al sacrificio… il mio nome sarà la mia condanna eterna pensò quando prese fra le deboli dita la bianca piuma d’oca.


Il precettore la osservava timoroso di un crollo di quell’anima pietosa dinanzi a tutti, pregava di resistere, di avere speranza ma invano.

“Coraggio, non  esitare: scrivi!” sussurrò una seconda volta il padrone di casa alla vittima.


Sciagurata me... disse dentro di sé  impregnando l’ultimo spazio vuoto della carta con l’inchiostro  Ho condannato la mia sorte ora!


Suo fratello prese nei polmoni una gran quantità d’aria, la sua salvezza era ormai definitiva e senza sosta; Lucia faceva segno di mancare, si era fatta ancora più pallida, sembrava un cadavere ritornato in vita. Gli applausi e le esclamazioni di gioia si fecero sentire nonostante la tragica vista di quel’angelo bianco, ma nessuno sembrava curarsene; risate, espressioni sorprese e congratulazioni si mischiarono al chiasso che proveniva da dietro la porta, grida umane a stento trattenute. Gli invitati ricaddero presto nel muto silenzio dell’incredulità, apparteneva ad un uomo quella voce quasi demoniaca, chi mai poteva disturbare un così lieto evento? Si pensava.

L’unico strepitio udibile a tutti fu di un gruppo di dame che sdegnate si lasciarono scappare: “Che fragore, chi osa disturbarci in siffatta maniera?”

La porta si aprì e al cospetto dei nobili apparve una figura coperta da un mantello da viaggio e un grande cappello da cui spiccava una piuma bianca che copriva il suo volto. Con furia indicibile dal quel corpo risuonò “Edgardo!”, e la sua voce fu seguita dall’eco di ognuno che pronunciava quel nome maledetto.

Lucia, rimasta immobile al suo posto, osservava quelle care sembianze come se fossero state l’ennesimo scherzo della sua mente, ma vedeva che tutti coloro che erano lì con lei erano rimasti di stucco: lui era tornato, questa volta era vero. Colpita dallo sconvolgimento del suo cuore, la fanciulla cadde svenuta senza alcun segno di vita sul volto, Alisa con altre Dame vennero in suo soccorso cercando disperatamente di farla risvegliare scuotendola leggermente. In quella situazione Enrico si ritirò nei suoi pensieri appoggiandosi al tavolo di legno, volgendo lo sguardo prima a Lucia, poi al suo furioso acerrimo nemico, sconvolto da quell’apparizione.


Chi mi può fermar dal mio furore e dal brandire la mia spada su tale ignobile? Ho sentito un grido disperato dalla misera che portai fino a questo punto. Che cosa ho fatto? Il mio sangue… Io l’ho tradita ed ingannata! Sta tra la vita e la morte!... Ah, sento già il dolore del rimorso riempirmi il petto e il cuore!


Anche Edgardo pensava osservando la scena  dinanzi ai suoi occhi.


Cosa mi frena in un momento tale?... Chi ha fermato il mio spirito arso dalla rabbia?... La guardo, lo spavento e il dolore che le si sono dipinti sul volto  sono la prova del suo rimorso, il rimorso dell’ingiustizia che ha compiuto contro di me! Si trova tra la vita e la morte… ma quando incrocio la visione del suo volto non posso fare almeno di arrendermi all’amore. Nonostante tutto i ti amo ingrata! Sì, ti amo ancora!

Intanto Lucia si era rinvenuta ed alienata vagava nel buio della sua mente, di nuovo.


Speravo che la morte avesse troncato la mia vita, ma nulla… perché Morte non vieni da me ? Perché?... Vivo ancor per subire il mio tormento eterno! Vorrei piangere, ma non posso… Ah! Non ne sono capace perché ho consumato tutte le lacrime che una vita terrena possa piangere!


Durante tutto ciò, il fedele amico e protettore di Enrico, Nomanno, era sgusciato fuori dalla sala senza farsi notare. Aveva fatto chiamare i cavalieri al suo comando in modo che cacciassero via l’intruso, da lui tanto odiato quanto dal suo padrone. Ora, rientrato, aveva fatto accerchiare Edgardo che nemmeno si era accorto del pericolo, tanto era assorto ad ammirare la sposa. Solo la voce dell’uomo lo risvegliò da quella trance.

“Vattene via, sciagurato! Se non farai quanto detto il tuo sangue sarà versato!” alla minaccia i cavalieri puntarono le spade verso l’intruso.

“Morirò allora, ma col mio scorrerà anche altro sangue!” rispose Edgardo sguainando anch’egli la spada.

Preso dalla forza di volontà quando tutti rimanevano di pietra dinanzi alla strage che si sarebbe compiuta tra poco, Raimondo con le sue flebili membra si interpose tra il giovane minacciato e le guardie della famiglia che serviva da lungo tempo.

“Rispettate la potenza di nostro Signore!” esclamò autoritario “In suo nome vi comando di deporre le armi e l’ira! Pace, pace!... Egli odia coloro che compiono il delitto mortale!E ricordate di chi spada ferisce, di spada perisce!”

Alle parole del vecchio, tutti intimoriti riposero l’armi, il silenzio giaceva nuovamente, l’unico rumore che si sentì furono i passi di Enrico che si affrettavano verso la figura di Edgardo con sguardo bieco.

“Allora Ravenswood, cosa ti porta al mio castello? Cosa ti ha fatto avere tanto coraggio da permetterti di varcare la mia soglia?”gli  domandò truce.

“La mia sorte, il mio diritto di marito… sì: Lucia giurò a me la sua fedeltà eterna” rispose con tuta la sua fierezza.

“No! Tu non hai alcun diritto! Questo amore di cui parli non ha alcuna speranza di esistere! Ella è di altri, non tua” tuonò Bidebent senza che nessuno se lo aspettasse.

“Di altri…No! No! Questo non è possibile!”

“Deh… Mira tu stesso”, gli porse il contratto appena firmato .

Lo lesse repentino, sospirando ad ogni frase finchè non fu scosso dalla vista di qualcosa.

“Sono parole scritte di tuo pugno quelle che leggo e mi mostrano la tua firma…” si rivolse a Lucia “Che cosa ti prende? Tremi? Ti confondi? Rispondimi! Son tue cifre queste? ”la voce si era fatta maligna.

“Sì…” ammise la fanciulla chiudendo gli occhi per la vergogna.

“Tieni allora! Riprenditi il pegno del tuo amore, mostruoso angelo! E rendimi il mio!”

Buttò con disprezzo l’anello nuziale che si erano scambiati il giorno del loro addio, nulla più contava quell’oggetto per Edgardo se non poteva avere il suo amore, la sua Lucia che lo aveva meschinamente tradito..

“Lasciami almen un tuo ricor…”


“Rendimelo!” disse non lasciandola finire la sua frase, Lucia pose l’anello che ancora portava al dito nelle mani dell’uomo che tanto aveva amato e che amava ancora in quell’istante. “Hai tradito il cielo e l’amore! Maledetto sia l’istante che di te mi rese amante… Amante della tua stirpe corrotta, traditrice, abominevole! Dovevo fuggire da te non appena ti vidi la prima volta…  Possa Iddio punirti nel più crudele dei modi!...Ah!”.


Gettò l’anello che gli era stato dato e in segno di spregio e lo calpestò con espressione posseduta dal Diavolo.

“Esci! Corri più lontano che puoi Edgardo! Quella tua testa così fiera lo sarà ancor di più quando cadrà staccata dal tuo corpo… Solo in questo modo il tuo oltraggio sarà lavato!”

“Trucidatemi! Fate uno scempio del cuore di un’anima tradita come la mia! Date la dolce vista del mio sangue su questa soglia così addobbata, fatelo per l’empia che osai amai! Calpestando il mio cadavere, lei s’appresserà all’altare più lieta!” gridò facendo cadere la spada e offrendo il petto ai nemici.

Lucia era caduta in ginocchio sentiti quegli accenti così addolorati e pregava, pregava che Edgardo trovasse la ragione, tornasse in sé in quel dolore che aveva colpito entrambi. Teneva le mani intrecciate sul petto, alzò lo sguardo implorante ad Alisa, Raimondo e alle Dame che le avevano prestato soccorso: voleva dirgli di farlo tacere, di fargli smettere il suo atroce supplizio, ma non ne aveva la forza.

“Edgardo”, ora era Alisa a parlare, compresi i pensieri della fanciulla “Allontanati, accetta lo stato delle cose, rispetta lei se dici di averla amata così tanto! A volte un grave tormento apre le porte alla gioia più grande… Pensaci!”

Raimondo sosteneva senza tregua la sua alunna, le altre Dame impietosite da tanto strazio la circondarono, aiutandola a nascondere le lacrime che sgorgarono dai suoi occhi mentre le guardie e tutti gli ospiti incalzarono il suo amore perduto senza dargli via di scampo e di libertà dell’animo.                                                                                                                                                                                                                           



Angolo autrice:
Salve a tutti quelli che leggono la mia storia...Bene, si è giunti ad un punto essenziale della storia: EDGARDO è RITORNATO, ed ora????? Si vedrà... C'è l'introduzione di un nuovo personaggio: Bucklaw, che pensavo davvero come un Ian Somerhalder del passato, Enrico invece come Henry Cavill....Vorrei dei vostri pareri perchè il capitolo non mi convince moltissimo, sopratutto nell'esposizione... Anche se lo trovo molto monotono in realtà ha un grande significato poichè Lucia mostra in questo momento di non essere proprio in sè, e chissà cosa accadrà... Il prossimo capitolo sarà il più importante e significativo... Per non perdere tempo, ho deciso di non continuare la mia storia se almeno in questo capitolo non ci saranno 4 recensioni....
Detto ciò, grazie per la lettura <3 <3 <3                                     
                                                                                                 
   
 
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