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Autore: Lely_1324    16/09/2014    3 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parigi 28 Giugno  8:30 a.m.

Si risvegliò lentamente, controvoglia, eppure spinta da un’urgenza, come se qualcuno la chiamasse al di là della coltre del sonno.
La prima immagine che percepì fu quella del volto di lui, dei suoi occhi che la fissavano e quasi la trafiggevano. Quel maledetto giovedì era dunque arrivato.
Lei ricambiò il suo sguardo con occhi dolci e tristi.
Nessuno dei due aveva voglia di parlare: d’altra parte, c’era da dirsi tutto e niente. Anche volendo, le parole non sarebbero bastate.
Mano a mano che il torpore la abbandonava, Jen sentiva sempre più forte il peso di quel momento: cominciò a sbattere più volte le palpebre, e ad inghiottire i primi singhiozzi che le salivano in gola.
Colin le appoggiò l’indice sulle labbra, supplicandola: “No..hai già pianto abbastanza stanotte. Non voglio ricordarti in lacrime”.
Jen annuì, posando baci leggeri sulle sue dita.
Lui si fece ancora più vicino, e le sussurrò: “ Dimmi come vuoi essere amata.”
“Come?” esclamò Jen, confusa.
Colin si passò una mano sul viso, in quel suo gesto tipico: “Ho bisogno di fare ancora l’amore con te prima di prepararmi e chiamare il taxi…sinceramente non penso riuscirei ad andarmene senza poterti stringere ancora una vota...voglio che tu mi dica come vuoi essere amata.”
Jen si portò la mano di lui sul cuore: “Amami come se fosse l’ultima volta.”
“È l’ultima volta” rimarcò lui con voce soffocata.
Jen: “Non ne abbiamo la certezza..forse Jeanne e Paul si incontreranno ancora”. Neanche lei ci credeva, ma lo aveva detto comunque per ricacciare indietro le lacrime. “Ti prego, amami come se fosse l’ultima volta.”
Colin sospirò pesantemente, e tolse la mano dal suo seno segundo con la punta dell'indice il percorso umido che una lacrima aveva lasciato sul volto di Jen.
Lei chiuse gli occhi e si dispose supina, aspettando.
Lui si chinò, e intraprese quel viaggio
 Raggiunse la zona cava della gola con la pelle ruvida del dito, prima di muoversi lungo la clavicola destra, lungo la spalla e lungo il fianco del collo: ad un certo punto, quando lui si trovava con il dito a pochi centimetri dal suo orecchio, lei annaspò. A quel punto le torturò quella zona, fino a quando lei non annaspò nuovamente, prima di sostituire il tocco del dito con quello delle labbra, facendola gemere in modo molto delicato e piegare la testa, incerta.
Le baciò delicatamente le palpebre chiuse, umide per le lacrime trattenute, mentre tracciava con le dita leggeri percorsi sul suo ventre pallido. Poi le sue labbra si spostarono su una tempia, e da lì giù, a seguire la curva della nuca, dove il profumo di lei era più intenso. Inspirò, sentendo crescere il desiderio: ma questa volta non avrebbe avuto fretta.
Si piegò ancora di più in avanti: millimetri li separavano ancora, prima che lui sollevasse la mano destra e tracciasse con l'indice il percorso, tracciato dal dito sinistro, muovendosi stavolta sul suo lato. Lei rabbrividì, quando con la pelle ruvida del dito, lui le arrivò a metà strada lungo la clavicola.
Poté sentire il corpo di lei tremare, nonostante la piccola barriera d'aria, che c'era tra di loro: poté avvertire il suo bisogno, il suo desiderio, che si stava propagando verso di lui e che lo stava supplicando di toccarla, senza aver bisogno di parlare. Tutto di lei chiedeva di lui: il calore del suo corpo, il suo sapore, che gli era rimasto in bocca, il suono dei suoi respiri brevi e rapidi, il rossore della sua pelle e il suo profumo, che gli aveva riempito le narici.
Non voleva andare via, e lei non voleva che se ne andasse.
Ma non poteva destare dei sospetti, non poteva rischiare che si venisse a sapere.
Voleva tenere questa cosa per sé.
Voleva tenere lei per sé.
La sentì muoversi appena sotto di lui:
"Tu non vai da nessuna parte” le disse sull'onda di quei pensieri, stringendola leggermente, per riaffermare la frase appena detta.
“Mai” mormorò lei
Colin s’accigliò leggermente al suono di quella singola parola.
In quel momento, con calore di lei che lo avvolgeva, riuscì ad ammettere a se stesso che quella donna sembrava essere la cosa più bella che gli fosse mai potuta capitare.
I loro occhi s’incontrarono.
E subito compresero che questo sarebbe stato qualcosa di totalmente diverso da tutte le altre volte che l’avevano fatto e forse da tutte le altre volte che l’avrebbero fatto.
Si prese il suo tempo, toccando ed accarezzando con reverenza ogni singola parte del corpo di lei e baciandola, come se avesse avuto tutto il tempo di questo mondo, prima di scivolare dentro il suo calore e muoversi con colpi meticolosamente lenti perché il ventre di lei conservasse la traccia di quell’amplesso inappagato. Forse era crudele da parte sua, ma voleva che quello splendido corpo di donna continuasse a sentire la  mancanza dei suoi dolci trapassi.... di lui, di lui soltanto.

Parigi 28 Giugno 10:00 am

“Mia” sussurrò lui in modo primitivo e possessivo, nell'allungare una mano, per avvolgere entrambi i loro corpi con il piumone.

Lei in risposta gli graffiò scherzosamente il petto con i denti
“La tua possessività si sta di nuovo manifestando” gli disse lei, sorridendogli compiaciuta.
“sei mia” - le mormorò in tono calmo e basso, che le fece nascere una pozzanghera di calore nel ventre.
Dopo aver emesso  delle parole intellegibili nell'aria mattutina Jennifer si riaddormentò tra le sue braccia, avvolta dal suo corpo e cullata dalle sue carezze, scivolando in un stato di beata incoscenza ,mentre lui con la mano le premeva contro il ventre piatto, tenendola stretta a sé.

Gli piaceva riuscire a dormire con lei.
Gli piaceva quella calda vicinanza che era stata assente nella sua vita.
Si era quasi dimenticato di quanto calore potesse generare un altro corpo e non si era reso conto di quanto fosse stato freddo, fino a quando non si era svegliato col caldo corpo di lei, premuto contro di sé, quella mattina

Si sporse oltre la sua spalla per intercettare con lo sguardo la radiosveglia posta sul comodino.
Il display a caratteri verdi intermittenti segnava le dieci.
Sospirò pesantemente, e dopo essersi concesso di godere del calore di lei ancora qualche istante, si diresse verso il bagno con l'intenzione di fare una doccia.
Arrivò fino alla porta prima di fermarsi al suono di un delicato lamento proveniente dal corpo nudo che aveva lasciato nel letto.

Girandosi fu leggermente scioccato da quanto piccola e vulnerabile lei sembrasse rannicchiata nelle lenzuola di quel grande letto. Un’immagine ben lontana dalla donna che aveva imparato a conoscere ed amare.
Lei si lamentò ancora.

Lui sospirò pacatamente e ritornò di fianco al letto.

Piegandosi su di lei, sistemò un grande cuscino su cui farle appoggiare la schiena, dove alcuni minuti prima c’era stato il suo petto.

Lei emise un miagolio, corrugando leggermente la fronte.

Le accarezzò i capelli senza pensarci, ma fu sua la decisione di piegarsi in avanti e di posarle un bacio sulla fronte sussurrando – “Shh, va tutto bene Jen”

Lei mugolò dolcemente, distendendo la fronte, mentre cominciava ad addormentarsi in modo più profondo.
 
Quella doccia fu una delle cose più difficili che avesse mai  scelto di  fare.
  
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