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Autore: germogliare    16/09/2014    1 recensioni
Mi sentivo morire dentro ogni volta.
Nessuno mi dava pace.
Nessuno mi conosceva davvero.
Ed ero solo, perché nessuno mi aveva mai capito.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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« Lou! E’ arrivato il piano! » La voce strillante di mia madre mi risuonò nelle orecchie, probabilmente dalla cucina.

Erano le  06.50 del mattino ed io avevo la sveglia alle 8.00.

Del suo grido avevo capito solo la parola “piano”, ovattata. Sbuffai e lanciai le coperte giù dal letto, ritrovandomi con i capelli appiccicati sulla fronte quando andai al bagno per sciacquarmi la faccia. Avevo sudato, segno di un incubo. Non ricordavo nulla, per questo alzai le spalle, infastidito. Ricordavo tutti i sogni, dai più strani ai più spaventosi. Li appuntavo sul mio libretto segreto, ogni piccolo dettaglio era segnato in ogni pagina. Anche quelli più intimi.

Forse non era molto sicuro tenerli scritti su un libro, meglio al pc, su un foglio word; io, però, mi sentivo comunque sicuro, col mio libro sempre sotto mano, nascosto nella tasca del giubbotto o nel mio zaino, che controllavo sempre.

Solamente quella volta, con Harry, mi era caduto. Solo lui lo aveva toccato, oltre a me. Lo aveva aperto, sfogliato, anche se per pochi secondi.

Tremavo al solo pensiero che qualcuno potesse leggerlo. Mi riscossi quando mia madre gridò ancora.

Strofinai gli occhi con le mie mani, uscii dal bagno, infilai le pantofole e scesi di sotto, mugugnando assonnato quando arrivai da mia madre.

« Che c’è, ma’? »

« Il tuo pianoforte è arrivato. »Ripeté, passandomi, premurosa, una mano tra i capelli per sistemarmeli meglio.

Alle sue parole sgranai gli occhi, la guardai incredulo e corsi in salone. Vidi il mio piano, il mio strumento, la mia unica ancora di salvezza: la musica.

Corsi verso il piano e quasi scivolai sul tappeto.

Mi sedetti sullo sgabello e lo aprii. Passai le mie dita sui tasti, sfiorandoli meravigliato, nostalgico. Mi era mancato, come fosse stato una persona.

Il mio unico vero amico era il pianoforte.

Chiusi gli occhi, concentrandomi solo sui tasti, sulle note da suonare, sulle dita che dovevo muovere.

Iniziai.

Le mie dita si muovevano come rapite da quella musica, da quelle note che uscivano lievi dal pianoforte, soavi o acute. Frenetiche e leggere, componevano  melodie che avevo scritto poco tempo prima. Scivolavano ripetutamente sui tasti bianchi, in seguito su quelli neri e così via, senza sosta.

Non capivo più nulla; ero rapito assieme alle mie dita dalla musica, dal pianoforte.

Non mi fermavo.

Non ci riuscivo.

Ero perso nel mio mondo parallelo, quello che ancora nessuno era riuscito a scoprire.

Passati dei minuti, però, mia madre mi fermò scuotendomi le spalle.

Deglutii.

Non mi ero accorto di nulla, solo delle mie dita doloranti.

Alzai il viso verso di lei, aprii gli occhi e sorrisi, soddisfatto e felice al contempo.

« Mi era mancato, in questi giorni, sentirti suonare. »

« A me era mancato suonare il mio piano. »

 

***

« Eddai, Louis. Non fare il timido e vai a parlarci. Non ti mangia mica. » Mi incitò Niall con una gomitata amichevole mentre tentavo di nascondermi con un libro aperto all’altezza del volto da Harry.

 

Avevo esplicitamente confidato a Niall che avevo una gran voglia di diventare amico del  ragazzo riccio, Harry. Gli avevo anche detto che nessuno si era avvicinato a me come lui aveva fatto prima d’ora e che poteva ben sembrare  il mio gemello, ma con carattere opposto.

Niall a quell’affermazione aveva alzato un sopracciglio, confuso, ma in seguito mi diede una pacca sulla spalla e sorrise, per poi dirmi ‘ Anche io penso che sia un tipo a posto. Non come quello Zayn, il bulletto. Stai attento che potrebbe farti diventare lo zimbello della scuola come aveva fatto con me.’

Mi avevano rassicurato e spaventato al contempo quelle parole.

Era successo quella stessa mattina, durante la lezione di matematica, ed ora mi ritrovavo a nascondermi da Harry come un ladro.

Con mia sfortuna ma con grande piacere, fu lui ad avvicinarsi a me e mi tolse il libro dalle mani, cercando di leggere la prima frase.

« Ma come fai a leggere con il libro storto? » Rise lui, capendo il mio intento.

« Io non mi sono accorto! Giuro, giuro … Vero Niall? »

« Non mettermi in mezzo. » Accennò una risata, scuotendo il capo.

« Stavi cercando di nasconderti da me, per caso? » Chiese Harry con un tono divertito ed un sopracciglio alzato.

Scossi la testa e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, le mie Vans. Notai proprio in quel momento le scarpe del riccio, delle Converse basse e bianche. Osservai le sue gambe lunghe fino a ritrovarmi faccia a faccia con il ragazzo.

« No? Strano. Direi proprio che lo stavi facendo! Tentativo fallito, piccola castagna! » Continuò lui con un ampio sorriso stampato sul suo volto. Restai a fissare i suoi denti bianchi tra le sue labbra che schiuse per ampliare di più quel sorriso, rosse e screpolate, e la sua lingua che ci passò lentamente sopra per inumidirle.

Niall mi diede una gomitata sul braccio e mi riscossi, tentando di dire qualcosa.

« E-Ehm … Castagna? »

« Sì, sei una piccola castagna. Sei castano, no? Quindi sei una castagna. »Rise con quel suo timbro roco e il mio stomaco si restrinse assieme al mio cuore che iniziò a battere più velocemente.

« Oh … Sì, certo. Castagna. » Mormorai fingendo di aver capito le sue parole. Mi ero, in verità, concentrato troppo sui suoi occhi che mi avevano decisamente preso.

 

«Guarda chi si rivede! I due piccioncini.» esclamò sprezzante il ragazzo moro, Zayn, quando si avvicinò a Niall, posando il gomito sopra la sua spalla destra. Niall si scansò subito e il ficcanaso sbuffò infastidito.
« Che vuoi, Malik? Sempre a rompere le palle? » Cominciò Harry con un tono pacato ma con un pizzico di strafottenza nei suoi confronti.

« E tu sempre a civettare, Styles? Sai, prima ti ho visto flirtare con un ragazzo di quinta. »

Mi girai verso Niall, con il desiderio di scomparire il prima possibile da quel posto. Decisamente patetico, Harry. Il giorno prima ci stava provando con me – visibilmente – e già il giorno successivo flirtava con un altro!

Strinsi i pugni prima di guardare con delusione Harry e dirigermi verso il bagno, dove andai per sciacquarmi il viso. Nemmeno fosse il mio ragazzo. Anzi, nemmeno fosse mio amico.  Sospirai sentendomi il più ridicolo della terra in quel momento, perché la mia gelosia non era sostenuta da nulla ma il mio stomaco, alle parole del moro, era finito sottosopra. 

 

Una settimana dopo.

 

Evitavo Harry da cinque giorni, dopo l’entrata di Zayn con quella confessione su di lui.

non mi andava di essere preso in giro in quel modo, di nuovo.

Ero andato al bagno durante l’ora di matematica perché la mia testa stava scoppiando, quindi mi ero rinfrescato il viso e la fronte con un po’ di acqua fresca.

Qualche istante dopo la porta del bagno si aprì e comparve Zayn con un ghigno che curvava le sue labbra rosse. La sua mano sistemò le ciocche dei suoi capelli corvini e con due passi rapidi fu dietro di me, mentre l’acqua ancora scorreva dal rubinetto.
Lo osservai  nel riflesso dello specchio di fronte a noi prima di chinarmi nuovamente sul lavandino per sciacquarmi il viso una seconda volta.

Capii che era stata una mossa troppo azzardata.

Afferrò saldamente i miei fianchi con le mani e avvicinò il mio bacino al suo.

 Di scatto mi alzai, totalmente imbarazzato e paonazzo in volto. Non riuscii a liberarmi che già mi trovai rinchiuso in uno dei bagni, la schiena contro la porta che lui aveva chiuso a chiave. Mi guardò negli occhi e con un sorriso beffardo si leccò le labbra per inumidirle.

Quando lui le posò  sulla pelle scoperta del mio collo, potei sentirne la saliva. Chiusi gli occhi e portai le mani sul suo petto per stringere alle dita la sua maglia, cercando di levarmelo di dosso in ogni modo possibile. Ma le spinte, le suppliche, le mie unghie conficcate nel suo braccio non erano molto di aiuto,  in quel caso.

« Ti prego, Zayn, basta! » gridai con gli occhi lucidi, dimenandomi per cercare di sfuggire ai suoi baci. Mi spinsi contro la porta del bagno e strinsi le mie mani in un pugno quando i suoi denti si appropriarono della mia pelle ed iniziò ad aspirarla, non fermandosi nonostante le mie grida; consapevole di quello che voleva crearmi sulla pelle, ormai al limite dell’esasperazione, lo lasciai fare, così ebbi un livido rossastro alla base del collo e lui, con un ghigno malefico, uscì dal bagno e mi lasciò, accasciato contro la parete sudicia  a piangere.

Finite le lacrime, mi alzai da terra e mi sistemai i capelli castani. Uscii,  dirigendomi ai lavandini bisognoso di un’altra rinfrescata. Allo specchio osservai per bene il livido e sospirai per bloccare un singhiozzo che necessitava di uscire.

Con un nodo alla gola, l’umiliazione alle stelle e una giornata ancora da concludere, uscii a testa alta da quel bagno che ora celava  un ricordo da dimenticare.

 

« Lou? »

 Sussultai, quando una mano mi toccò la spalla. Subito mi voltai con gli occhi sgranati. Avevo coperto il collo con una sciarpa – chiesta alla signora della segreteria scolastica – così da non destare a nessuno sospetti, men che meno a Niall che ora si grattava il capo con un sopracciglio corrugato. « Cosa fai con quel foulard da nonnetta? » mi prese in giro, circondandomi le spalle con un braccio finché non arrivammo all’uscita di scuola a pochi passi da noi. « Ho mal di gola. » mentii, sistemandolo meglio.

Finalmente erano finite quelle ore micidiali e potevo tornarmene a casa a riposare.

 

 

Erano le due di notte quando il mio cellulare squillò ed imprecai.

Avevo un bisogno colossale di dormire una notte intera.

Decisi di ignorarlo, ma lo schermo continuava a lampeggiare, così presi il cellulare e lo voltai.

Suonò ancora una volta. Sospirai e mi avvinghiai alle coperte.

Non smetteva.

Mugugnando, presi il cellulare e scorsi la barra per lo sblocco,  strabuzzando gli occhi alla vista del destinatario di quei messaggi.

Harry.

Rapidamente premetti sullo schermo touch la voce ‘Apri’ e vidi i messaggi uno sotto l’altro.

Li aprii.

Ore 02:03:  “Hei, Lou. E’ da un bel po’ che non ti incrocio a scuola, successo qualcosa? Stai poco bene? Harry. xx

Ore 02:10: “Lou, so che starai dormendo ma … rispondi!! Ho bisogno di sapere cos’hai. Harry. xx

Ore 02:21: “Okay, scusa. Ora non ti assillo più, buonanotte castagna. Sogni d’oro. Har xx

Risi per quell’ ultimo messaggio e nonostante io ce l’avessi,  in qualche modo, con lui, ero felice di aver ricevuto dei suoi sms nei quali si avvertiva la sua preoccupazione per me.

Decisi di rispondergli con un “Sto bene, Harry.. Grazie per la tua preoccupazione, magari domani ci incontriamo in mensa, okay? Ti devo spiegare delle cose. Buonanotte, ora. Louis xx” .

Certo il giorno seguente, in ogni caso, non gli avrei confessato della brutalità di Zayn.

 

Il giorno dopo.

« Hey, Lou! » con una pacca sulla spalla Harry si avvicinò. Gli sorrisi timidamente, ricambiando il suo saluto. « Ciao. » mi sistemai la sciarpa – diversa da quella precedente – aprendo il mio armadietto; lui mi guardava con un sorriso ammiccante e quelle fossette incavate ai lati del suo viso. « Allora cosa devi spiegarmi, ragazzo notturno? » domandò, scrollando i  riccioli castani con un gesto del capo. « Ti ho detto che te lo spiego a pausa pranzo. » replicai, prendendo il libro di Storia dell’arte, e ponendoci sopra la merenda per l’ora successiva. « Non fare il misterioso. » mormorò, seguendomi mentre procedevo verso l’aula d’arte. « Non ti dirò nulla, Harry. » « Scoprirò anche il motivo della sciarpa in piena estate, Lou. » e con questo, se ne andò via, lasciandomi sospirare.

L’ora di arte non passò velocemente e fu apatica, come stavo diventando io a causa della mia professoressa. Quando la campanella suonò, mi risvegliai e con il libro e la mia merenda, me ne uscii dalla classe dirigendomi verso il cortile.

Andai a sedermi sotto un albero imponente sotto il quale c’era molta ombra e, dopo aver poggiato le mie cose, cominciai a guardare la gente che passeggiava nel giardino.

Ragazzi che si spingevano l’un l’altro scherzosamente, ragazze che ridacchiavano  lanciavano gridolini alla vista del ragazzo per il quale avevano una cotta, solitari che leggevano un libro, giocavano con il loro cellulare o che solo, come me, si guardavano intorno prima di mangiucchiarsi la merenda.

Suonò di nuovo la campanella, così mi alzai da terra.

Nel momento in cui mi stavo per avviare all’entrata della scuola, un dolore al polso mi colpì e mi ritrovai scagliato contro il tronco dell’albero, dalla parte opposta a quella dove stavo seduto.

Una voce bassa e maligna riempì le mie orecchie. « Ciao, Louis. »  

Mi convinsi di aprire gli occhi, tanto sapevo chi era. « Come sta il tuo collo? » mi sussurrò, tenendo bloccate le mie mani contro quel tronco che mi stava graffiando la schiena. Respirai velocemente, voltai il capo dalla parte opposta. Lui alzò le mie braccia in modo da avere più autorità su di me, sul mio corpo. Non risposi, mi limitai a chiudere di nuovo gli occhi per non vedere quello sguardo scuro come la pece che mi terrorizzava. « Allora? Non rispondi? Hai paura di me? »  altre domande sussurrate, quell’ultima parola sottolineata con un accenno di scherno nel tono. Scossi la testa, mi dimenai con le braccia ma la sua forza era tale da bloccarmi del tutto, senza lasciarmi via d’uscita.

Cercai di gridare ma mi bloccò entrambi i polsi con una mano e con quella libera mi chiuse la bocca. Sgranai gli occhi e lui avvicinò il suo viso al mio. « Non ti conviene gridare, frocetto. » asserì.

Con il batticuore, cercai in qualsiasi modo di liberarmi da quella stretta e quando l’idea di colpirlo al basso ventre con un ginocchio mi venne in mente, lui mi stava già martoriando il collo con le sue labbra.

Nonostante ciò, con l’adrenalina che mi si era formata in corpo, colpii il ragazzo e scappai via – di nuovo –, le lacrime agli occhi.

Trascorsi le ore successive rinchiuso nello sgabuzzino del bidello e quando questo entrò, mi urlò contro di uscire di lì. Sperai non mi rincorresse con la scopa che aveva in mano, altrimenti mi avrebbe ucciso nel corridoio.
Mi rifugiai nel bagno.

Solo quando ero già entrato mi ricordai di quello che era accaduto lì qualche ora prima.

Zayn. Io. Il bagno. Quel bagno. Le sue labbra. Il mio collo. Il succhiotto. Quel succhiotto che ora mi stavo sfiorando con due dita. Le mie suppliche. Il suo ghigno. Quel ghigno che curvava così spesso le sue labbra.

Mi fermai con il labbro inferiore tremolante a fissare quella stanza e con un respiro profondo cercai di calmarmi.

Avvertii delle mani enormi afferrare i miei fianchi.

Chiusi gli occhi, preso dalla paura che potesse essere ancora lui. « Ciao, piccolo. » udii una voce roca, calda ma tranquilla, un soffio tiepido sul mio collo. « Non mi saluti, castagna? » qualcuno dietro di me. A quelle parole, capii che non era il ragazzo moro bensì Harry, a cui fra l’altro dovevo delle spiegazioni. Ed era quasi ora della pausa pranzo.

« H.. Harry? » esitai prima di pronunciare il suo nome; lui si spostò davanti a me. Lo guardai in volto, era sorridente e gli occhi gli brillavano, le fossette incavate sulle sue guance e i suoi soliti ricci soffici che gli ricadevano sulla fronte. Rapidamente lo strinsi a me in un forte abbraccio, desideroso di recuperare la sicurezza che avevo giorni prima.

Lui ricambiò l’abbraccio con la mia stessa forza.

Potei sentire il profumo di lui invadermi le narici e un piccolo sorriso curvò le mie labbra. « Che succede, Lou? » sussurrò vicino al mio collo; quando sentii la sua stretta allentarsi sui miei fianchi, alzai gli occhi verso i suoi e, vedendo la sua espressione di confusione, abbassai lo sguardo velocemente, imbarazzato. « Lou? Volevi spiegarmi che hai trovato un fidanzato? E’ questo, vero? »

Percepii il suo sguardo perforarmi il capo, quando mi pose con tono freddo quelle domande.

Io scossi la testa e, coprendomi il volto con le mani, cercai di dargli una valida risposta per non rivelargli la vera ragione di quel livido sul mio collo. « Harry, no! Nessun fidanzato, n-non è quello che credi. » « Louis, mi hai evitato per una settimana intera, cosa dovrei pensare? Dimmelo. Oltre a non sapere come stavi, ti trovo con un succhiotto sul collo! Anche appena fatto, vedo. » mormorò, pensando di avere delle basi di cui incolparmi. « Eppure ti credevo diverso, Lou. Magari è stato Zayn? Parla tanto ma alla fine si sa che è frocio anche lui, come noi. » scosse la testa, mentre si passava una mano tra i capelli, pettinandoseli all’indietro. « Sì, è stato lui, ma non è come credi! » ribattei, spostando le mani dal mio volto per guardarlo nei suoi occhi verdi, ora pieni di delusione. « Quindi è il tuo nuovo ragazzo. » parlò, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. « Non è il mio ragazzo, Harry … » bisbigliai, sentendo le mie ginocchia cedere per quella poca forza che mi rimaneva in corpo. Non ero dell’umore giusto per discutere, né con lui né con nessun altro. « Sentiamo che hai da dire, allora! » sbraitò, agitando le mani verso l’alto.

« Conosci Zayn più di me … dovresti intuire che non sono il suo ragazzo ma che mi ha procurato questi lividi con la forza. » cercai di restare calmo ma il mio respiro si fece veloce, il mio cuore cominciò a palpitare rapidamente. Mi guardò da capo a piedi, e, senza dir nulla, se ne andò via. Uscendo dal bagno mi diede un’altra occhiata. Non compresi il suo comportamento fino a quando udii uno schiamazzo provenire dal corridoio.

Corsi fuori dal bagno e notai una massa di studenti accerchiare due persone: Harry e, ovviamente, Zayn. Tentai di farmi spazio tra la folla per arrivare davanti; quando vidi Harry con le mani strette sul colletto della maglia di Zayn che ghignava a quella reazione – sicuramente soddisfatto del suo lavoro .

« Fermo, Harry! » ma non sembrava volenteroso di ascoltare le mie parole. Forse non le aveva nemmeno sentite.

Mi avvicinai a loro con uno scatto rapido e afferrai i polsi di Harry, cercando il suo sguardo con il mio mentre Zayn se la rideva, tossendo per il poco fiato che gli era rimasto.

« Harry, per favore ... » implorai il ragazzo quando si voltò verso di me e scosse il capo, irremovibile. « Ti prego! » lo supplicai ancora; mi ritrovai con un braccio di Zayn che avvolgeva i miei fianchi. Mi voltai verso il moro e cercai di scacciare la sua mano, e quando vidi volare un pugno contro la mandibola di Harry, gridai spaventato e chiusi gli occhi. Lui lasciò il colletto di Zayn e si lamentò per il dolore, avvicinando una mano alla guancia e al labbro che, probabilmente, Zayn aveva colpito assieme alla mandibola.

Lui se ne andò sogghignando e mi fece l’occhiolino.

Io mi inginocchiai poiché Harry si era piegato e si era seduto sul pavimento per un giramento alla testa. Avvicinai la mia mano alla sua mandibola e gliela carezzai, presi un fazzolettino dalla mia tasca e pulii la sua bocca sporca di sangue con delicatezza, osservando i suoi occhi verdi che non smettevano di fissarmi.

Forse fissavano le mie labbra, ma non avevo ben chiara la sua intenzione.

Probabilmente, sotto i suoi occhi, stavo arrossendo. Sentivo un calore pervadere le mie gote e il suo sorriso intenerito ne fu la prova.

Tornò a fissarmi le labbra finché io pulivo le sue ma un sapore metallico pervase la mia bocca e non capii subito il motivo, ma poi mi resi conto che Harry aveva bloccato il mio viso con le sue mani enormi, che le sue labbra erano a contatto con le mie e davvero ci stavamo baciando.

Io ero in equilibrio sulle punte dei piedi, chino sul suo corpo, e lui mi sorreggeva, dato che aveva le gambe allungate. Ora ero certo del mio arrossimento totale.

Le mie mani tremavano, non sapevo in che posto posarle così optai per le sue spalle, un aiuto per sorreggermi. I miei occhi erano chiusi e sperai anche i suoi perché il mio imbarazzo era tale da rovinare tutto nel momento più bello.

 

 

 

Spazio autrice. 

Okay, premetto che è dal 23 febbraio 2014 che non aggiorno, ma questo capitolo l'ho scritto poco a poco durante l'estate e avevo poco tempo, per l'alternanza scuola lavoro che mi ha preso un mese delle vacanze, anzi un mese e mezzo. Poi scrivevo, ma l'ispirazione viene a mancare sempre di più. Ho già in mente tutto per questa storia, solo che scriverla non riesco. Non so se riesco a spiegarmi, ahah. Okay, non mi perdonerete, potrete tirarmi le scarpe in faccia, padellate e tutto.

Ringrazio chi mi segue da tempo, chi mi aiuta con la correzione, chi recensisce, chi tutto. Tutti.
Anche chi non legge, esatto. 

Attenzione: Ho cambiato titolo alla storia. Prima era Don't let me go, ovviamente perché la fine sarà riguardante il nome e.... Non vi svelo niente.
E' dura sopportare la mia fiction, lo so, perché nemmeno so se entro l'anno prossimo la finirò, rido. Per ora devo impegnarmi per gli esami e ne ho in mente un'altra che - ovviamente - scrivo a poco a poco, come questa.

Che dire, di nuovo, vi lascio con questa schifezzuola e spero vi piaccia. Accetto critiche e tutto. Spero di aver corretto abbastanza bene ( con l'aiuto, certo ) .

Buona scuola, anche se a me già sta ammazzando di ansia e nervoso.

Se volete scrivermi, contattatemi su: nextolarry ( twitter si intende. )
   
 
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