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Autore: Slvre99    16/09/2014    3 recensioni
Cosa succede se mettiamo insieme Merida, la ribelle, Jack, lo spirito della neve, Hiccup, il cavaliere di draghi e Rapunzel, la sognatrice? Risultato? Tante one shot per tutti i gusti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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N. A. Eccomi qua! A scrivere qualche parolina prima di iniziare la mia prima one shot. Inizio col dire che questa sarà un Hunger Games AU e che ho sempre voluto pubblicarla, ma per vari motivi, (timidezza, timidezza e ancora timidezza), non sono riuscita a mostrarvela prima. Per chi non conoscesse l'universo di Hunger Games i primi righi sono citati da wikipedia a posta per lui. 
Concludo con l'auguravi buona lettura e 
che Odino mi aiuti a non farmi venire un attacco di panico. 
« E possa la fortuna sempre essere a vostro favore. »



Uccidere o morire

"In seguito ad un passato tentativo di rivolta, ogni anno da ciascun distretto vengono scelti un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games, un combattimento mortale trasmesso in televisione."

Il vento gelido soffiava tra gli alberi innevati dell'arena. I tributi erano infreddoliti dalla tempesta di neve che si stava per abbattere sulle loro teste. Quello fu un l'anno glaciale per tutti i poveri ragazzi sorteggiati. Gli strateghi avevano in mente già da tempo un'arena piena di neve e ghiaccio e finalmente il presidente Snow gli diede il consenso per metterla in pratica. C'erano gia state edizioni sul deserto, nei climi tropicali e nelle foreste, ma nessuno si era mai divertito far capitare grandine e bufere vedendo dei ragazzi congelarsi lentamente. 
< Non guardarmi con pietà > mormorò il ragazzo cosparso di lentiggini rivolto verso il cielo dell'arena. Parlava con il cielo di continuo, esattamente come faceva nel distretto 3. Sperava che le telecamere fossero rivolte verso di lui per far sentire i suoi pensieri alla famiglia che lo guardava angosciata da casa. Suo padre si aspettava molto da lui, era abbastanza fiero che fosse stato estratto nella mietitura, però la madre era preoccupata, sapeva che Hiccup non era pronto per gli Hunger Games eppure lo salutò dicendogli che avrebbe potuto vincere. 
< Forse un giorno potrei tornare a casa, però il mio tempo ha i minuti contati. > sussurrò abbassando il capo. Questa frase sperava che nessuno la potesse sentire. Nemmeno il suo amato gatto Sdentato, a cui era molto affezionato, non la doveva sentir pronunciare dalla sua bocca. Tuttavia il moro continuava ad atteggiarsi alla si può fare. Infatti proprio un giorno fa aveva costruito un sistema per vedere dove fossero tutti i tributi superstiti dal bagno di sangue iniziale. Proprio quello che aveva visto fabbricare dal suo mentore prima di entrare nell'arena. Chissà ora dove fosse quella testa pelata del mentore. Non aveva ricevuto nemmeno un paracadute e questo sapeva che poteva significare che nessuno aveva scommesso sulla sua sopravvivenza. Doveva morire ecco il suo destino. 
Il suo stomaco brontolò e lo fermò dal pensare altri momenti dolorosi della sua esistenza. Nello zaino che era riuscito a recuperare trovò un pezzo di pane e dei pezzetti di carne essiccata. Prima di addentare i denti nel pane guardò il suo rilevatore di tributi per sapere se ci fossero altri ragazzini assetati di sangue nei dintorni.
< Nessuna pedina di Capitol da queste parti... > sussurrò scrollando le spalle. 
< Beh, a parte me. > finì con un tono ironico e staccò un morso dalla fetta di pane. Si guardò nuovamente in torno, per accettarsi che qualche ibrido non salti fuori interrompendo la sua misera cena. Niente si muoveva nella neve in quel momento, persino i pini coperti da uno strato di neve erano immobili alla sua vista. Nessun suono, nessun movimento, il nulla. 
Serrò gli occhi per ricordarsi il frastuono che c'era nel suo distretto di provenienza. Lo scricchiolio di utensili in metallo, il suono di una matita che disegna attentamente uno schizzo su un foglio, il miagolio di Sdentato. Ogni singolo elemento che gli ricordasse casa faceva venire in lui un sapore amaro in bocca. Non avrebbe più sentito la voce arrabbiata di suo padre ne il suono delle risate di sua madre. Chi poteva fermare gli Hunger Games? Nessuno, ecco la risposta, nessuno. 
Basta pensare! Doveva smetterla di annegare in quel mare di ricordi. Smetterla di compiangersi pensando a casa. Diede un ultimo morso a quel tozzo di pane e lo rinfilò nello zaino, poi prese l'ascia che aveva lasciato incustodita al suo fianco e la fece roteare tra le sue dita. Quell'arma non aveva mai visto sangue. Il ragazzo l'avrebbe usata solo in caso di protezione da attacchi. 
< Uccidere o morire. > sorrise al solo pensiero di quella frase. Accanirci come cani rabbiosi solo per restare in vita. Che cosa stupida e allo stesso tempo orribile. Dove aveva sentito quella frase? Quel frammento gli era sfuggito dalla sua mente, come lui sfuggiva alla morte. Tante volte aveva pensato a mettere fine lui stesso alla sua vita, solo per non dare preoccupazioni ad altri tributi di doverlo uccidere. Perchè non farlo? Sarebbe tornato nel distretto 3 dentro una bara metallica e sepolto in rettangolo di terra periodicamente ricoperto da fiori di ogni colore. 
< Ragazzo Lentiggini! > lo chiamò con un tono di sfida nella voce femminile. 
Lui si voltò sfrecciando in piedi e puntandogli l'ascia rivolta verso la testa della bionda che si presentava davanti. Per colpa dei suoi ricordi aveva perso la cognizione del tempo e non si era accorto che un gruppo di favoriti si spostava nella sua direzione. A risvegliarlo dai suoi pensieri fu proprio la ragazza del distretto due. Aveva già parlato con quella persona alcuna volte prima di entrare nell'arena. Si ricordava soprattutto il suo andare sempre con i ragazzi più cattivi e prepotenti di lui. Non le era sembrata pacifica dal primo momento, sapeva che si era offerta volontaria. Volontaria per cosa? Morire? La mente dei bambini dei distretti favoriti era continuamente martellata su cosa avrebbero dovuto fare durante il corso della loro vita. Per questo si allenavano continuamente a combattere con spade, archi, tridenti, asce, lance e coltelli.   
< Strano che sei ancora vivo. Mi dispiace profondamente metter io fine alla tua vita. > ghignò sfoderando due spade. Il moro non le rispose, perchè sprecare altro fiato solo per buttare giù una frase compiuta. 
< Cos'è? Ti hanno tagliato la lingua? > chiese ridacchiando e facendosi sempre più vicina. Questo era il momento giusto per pianificare un piano d'attacco. Colpirla nel suo punto debole lasciandola senza vita sulla neve fresca. Questo era il momento giusto per usare la sua arma. Uccidere o morire. 
< Pensi veramente di poter batterti con me? Oh lentiggini, sei pieno di sorprese. > esclamò prendendosi beffa di lui. 
< Avanti, Astrid, uccidimi! > gridò lasciando le sue gambe tremare. La bionda annuì e si lanciò contro di lui portandosi la spada in avanti. Hiccup con tutta la forza delle sue braccia spinse via la lama e muovendosi con agilità le colpì con potenza la schiena. Astrid schivò facilmente il fendente e si preparò ad infilzarlo in testa, ma lui la colse di sorpresa facendo roteare l'ascia nella sua direzione. Essa cadde sulla neve ed il moro spinse via la spada dalle sue mani. Così la bionda gli sferrò un calcio sul naso rompendogli un setto nasale. La prima goccia di sangue scivolò a terra sporcando quel manto bianco. Un altro calciò lo fece scivolare impedendo a lui di contrattaccare. Astrid si alzò in piedi usando lo sterno di Hiccup come bersaglio per i suoi pugni. Uno dopo l'altro si battevano su di lui più dolorosi di semplici coltelli. Con le ultime forze spinse via la ragazza e la bloccò poggiandosi di peso sopra di lei. La bionda non sembrava arrendersi e tempestò il cranio del lentigginoso con una testa a dir poco violenta. Lui cadde a terra reggendosi la fronte dal dolore e vide la furia del due riafferrare una spada e puntargliela alla gola soddisfatta. 
Cosa avrebbe pensato suo padre di questa prestazione penosa? 
" Quanta vergogna ci hai recato! " provò ad immaginare le parole di suo padre. Ma davvero aveva immaginato il suo unico figlio con una corona sopra la sua testa e festeggiamenti in suo onore?
Forse era troppo doloroso immaginare Hiccup con una lancia conficcata nel cuore, ma ,notizia dell'ultima ora, la realtà è dolorosa! 
< Forse sarebbe meglio farti a pezzi. > sorrise sgranando gli occhi la furia. Al moro bastò un gemito di dolore per esprimere il suo parere sulla affermazione della bionda. La ragazza con gesto veloce provocò un taglio profondo sulla sua gamba sinistra. La morte peggiore che potesse capitarli. Fatto a pezzi da una ragazza. 
Giusto in tempo una freccia scoccata da qualcuno colpì il cuore di Astrid, la quale cadde a terra all'istante. Hiccup non fece nemmeno in tempo a vedere il volto del suo salvatore che cadde in preda ad un attacco di sonno. Le ultime cose che vide furono delle chiazze di sangue sulle sue mani e un ombra armata di arco e frecce dirigersi verso di lui. 


< Sono morto. > pensò velocemente da do una spiegazione logica a quello che era successo. 
< Svegliati, lentiggini! > esclamò una voce dolce. Sicuramente era morto e immaginava la voce di sua madre. Quella voce era così vicina al suo cuore esattamente come quella di una mamma. 
< Che ci fai qui? > chiese immaginando di essere in una tomba diretta al distretto tre. 
< Non fare lo sciocco! Svegliati ti ho detto! > lo rimproverò facendogli fischiare le orecchie. Il ragazzo provò ad aprire gli occhi e fu accecato dal sole intenso che gli era proiettato contro. 
< Dove mi trovo? > domandò sentendo il freddo attraversare il suo corpo. Il ragazzo si rispose da solo ammirando la neve candita che gli sfiorava il viso. Non era morto, ma poteva ancora esserlo. Quella ragazza dalla voce angelica lo aveva salvato. Come poteva sdebitarsi? 
< Grazie. > disse freddamente ritrovando la forza di alzarsi in piedi. 
< Dovevo ucciderla, prima che mi uccidesse lei. Non l'ho fatto per salvarti. > precisò aiutandolo ad alzarsi. Il moro non appena poggiò il piede ferito sulla neve imprecò lamentandosi. Non sarebbe riuscito a muovere un passo con la gamba in quelle condizioni. 
< Perchè non hai ucciso anche me? Uccidermi prima che ti uccidessi io. > domandò il lentigginoso rimettendosi seduto. 
La mente della rossa si fermò un attimo pensando a qualche risposta fredda, che non desse segni di debolezza in nessun modo. Doveva sembrare un vera dura per poter sopravvivere. Anche lei aveva una famiglia a cui necessitava il suo bisogno.
< Tu non l'avresti fatto con me. > mormorò mordendosi la lingua. 
Solo pietà. Pensò Hiccup fissandole gli occhi di un blu intenso. Si ricordava vagamente di lei. Sembrava che provenisse dal distretto 12, però non era del tutto sicuro. Non era una ragazza con cui farebbe amicizia facilmente, stava sempre per conto suo senza dire una parola. Era tanto misteriosa quanto graziosa. Come una rosa che per proteggersi usa le spine. Fragile e tenace. 
< Mi chiamo Hiccup. > sorrise il moro cercando un argomento per conversare. 
< So chi sei... Riesci a camminare? > domandò raccogliendo lo zaino rosso che conteneva le sue frecce. 
< No. Qual'è il tuo nome? > esclamò osservandola far scomparire ogni traccia che potesse portare a loro. Quella domanda mandò su di giri la rossa. Come poteva chiedere qualcosa di così personale come un nome? Non si sono mai parlati e solo perchè lei gli aveva risparmiato la vita si sentiva in obbligo di fare conversazione. Al distretto 12 aveva imparato a non dar molta confidenza alle persone. Aveva rispettato quella frase per tutta la sua vita e ora quel lentigginoso pensava di farle saltare ogni piano? Avrebbe dovuto ucciderlo quando ne aveva la possibilità. In questo momento sarebbe stato più difficile giacché è in forze.
< Sono Mer- Merida. > brontolò con amarezza. 
< Cosa pensi di fare? > proferì il moro scontando che ormai erano alleati. 
Un altra fitta colpì la ragazza. Lei non aveva nessun alleato, tantomeno voleva averlo. Ora avrebbe dovuto aiutarlo e sopportarlo fin quando non l'avrebbe uccisa nel sonno. Che brutta idea lasciarlo vivere. 
< Uccidi o muori > si disse arricciando il naso. 
< Ascoltami bene, ragazzo lentiggini! Io ti ho risparmiato la vita non per farmi un alleato. > rispose con un ghigno tra i denti. 
Hiccup rimase spiazzato dalla sua risposta. Merida lo aveva salvato, tuttavia non voleva avere tributi intorno a lei. Se solo sapesse che tutte quelle invenzioni del moro potrebbero salvarle la pelle. 
< Dove credi di andare? Io potrei anche esserti d'aiuto non trovi? In due siamo più forti. > espose il moro provando a fare qualche passo senza scivolare a terra. 
Anche sta volta Merida non seppe cosa dire. Era affezionata a quel ragazzo. L'aveva seguito per tutta l'arena proteggendolo con le sue frecce. Ora perchè lo stava abbandonando al suo destino? Forse si poteva fare un strappo alla regola. Forse avrebbe aiutato il lentigginoso. Forse il suo cuore non era del tutto di pietra. 
< Trovaci un riparo per la notte io vado a cacciare. Ci rivediamo qui prima che cali il sole. > espose la rossa senza bisogno di girarsi a fissarlo negli occhi. Non si sarebbe certo fatta ingannare dalle sue iridi verdi. 


C'era un motivo perchè quella ragazza dai riccioli rossi non voleva alleati. Sapeva che se si sarebbe affezionata troppo ad qualcuno ucciderlo sarebbe diventato sempre più difficile. Così attendeva che qualcun altro uccidesse quelli a cui teneva, come al ragazzo del 12. 
Solo che con Hiccup era diverso, si sono parlati pochi minuti e già sentiva di doverlo proteggere. 
< Niente sentimenti. > esclamò rivolta a se stessa. 
Con la neve cacciare risultava molto difficile e ben presto le ore passarono. Era quasi il tramonto e lei non aveva preso nemmeno uno scoiattolo o qualche uccello. Tornare a mani vuote significherebbe saltare la cena, a meno che Hiccup gli offrisse qualche fetta di carne essiccata. Lei che per tutto il tempo si credeva imbattibile nella caccia sta volta è stata sconfitta dalle condizioni meteorologiche. Sicuramente gli strateghi si divertono a non farle arrivare nemmeno qualche leprotto per farla nutrire oppure la volevano morta. Fare la dura non aveva portato ad altro che alla sua morte. Nessuno voleva un vincitore senza emozioni e per questo che gli strateghi avevano deciso di eliminarla. Ucciderla per il suo carattere. 
Come si sarebbe sentito suo padre alla notizia della morte di Merida. Lei e il padre erano tanto legati. Andavano a caccia insieme e tiravano con l'arco. Anche sua madre starebbe male alla sua morte, ma dopo l'ennesima litigata non credo che piangerebbe poi così tanto. 
Pensando alla sua famiglia non si accorse che ormai il sole era calato e il clima si faceva sempre più freddo. Ripercorrendo i suoi passi tornò da Hiccup che l'aspettava sorridendo apertamente. 
< Come è andata la caccia? > chiese sussurrando. Merida notò subito un sistema che permetteva di reggersi in piedi senza appoggiare del tutto la gamba ferita. Era come se avesse dei bastoni di legni posti intorno al piede. Non sapeva bene a cosa potessero servire, ma sembravano abbastanza resistenti. In oltre poggiava le mani dietro la schiena come in attesa di far vedere una sorpresa per lei. Aveva fatto molto quel giorno, invece la rossa si malediceva per non aver portato nemmeno qualche erba o bacca da sgranocchiare. 
< Il clima mi ha impedito di cacciare. > raccontò sbattendo i piedi sulla neve. Il moro non disse niente e le mostrò cosa aveva dietro la schiena. Con una mano reggeva le zampe di un grassoccio coniglio bianco e nell'altra aveva qualche piccolo animaletto. Come aveva fatto ad avere un sistema più efficace del suo? Gli strateghi volevano che lui sopravvivesse, era ovvio. Pensò. 
< Non preoccuparti e ora seguimi che ti mostro il riparo per la notte. > esclamò facendole vedere una grotta coperta parzialmente dalla neve. 
< Ottimo lavoro, lentiggini. > sorrise la rossa verso di lui. Per la prima volta Hiccup si sentì fiero del suo risultato. Sperava solamente che suo padre avesse assistito alla scena. 
< Ora riposa qualche secondo, mentre io cucino qualcosina. > esclamò. 
Insolitamente Merida si fidò ciecamente e andò a riposare nella caverna, era fin troppo stanca per pensare a cosa potrebbe accadere. Si sdraiò sul sacco a pelo che era riuscita a recuperare alla Cornucopia e si addormento in fretta. 


Il risveglio fu molto piacevole. Si era addormentata senza neanche fare cena, ma non sentiva fame. Era particolarmente in forze e non c'era pericolo che qualcuno potesse attaccarla in quel momento. Era felice. Non felice come lo era quando c'era un nuovo dolce nel forno, no, in quel momento si sentiva stranamente allegra al sol pensiero di stare con il moro lentigginoso. 
Qual era il motivo di tutta quella energia? Poteva solo trattarsi di qualche sbalzo di umore che aveva per colpa degli aghi inseguitori. Uno stratagemma efficace per uccidere qualche tributo favorito. Gli aveva suggerito quella trappola la piccola ragazzina del 9. Una biondina troppo dolce per partecipare a questi giochi. Ci aveva parlato solo una volta e riconosceva in lei che era dolce sincera e molto timida. Tremava mentre le provava a parlare con la ragazza dai riccioli fiammeggianti, però era comprensibile giacché quasi tutti tremavano quando vedevano la rossa. La loro conversazione fu molto insolita. 
< Sono sicura che vincerai tu. > le tornò in mente la prima frase che le disse la bambina con gli occhi verdi. Di lei aveva perso ogni traccia, poteva essere viva come poteva stare per morire. Un'altra anima innocente da strappare alla vita. Se non sbagliava si chiamava Rapunzel. 
Quel viso armonioso le ricordava anche un'altro tributo molto solitario. Un tipo glaciale, che ti si gelava il sangue se lo guardavi negli occhi. Gli piaceva stare da solo e indisturbato. Aveva serie possibilità di vincere anche lui. Abile con la spada, come era abile con qualsiasi altra arma. 
Ma oltre ad essere un ragazzo solitario era anche molto burlone. Sembrava essere l'unico a cui piaceva solo la compagnia della ragazzina del 9. La guardava con uno sguardo che sembrasse non riservare a nessuno. Se si fosse davvero innamorato sicuramente sarebbe morto per lei e i tributi potrebbero sfruttarlo come punto debole dell'albino. 
< Il mio nome è Jack e vengo dal distretto 5 > si sentì ripetere le parole che aveva detto all'intervista con Caesar. 
Non si era accorta che con la morte di Astrid erano rimasti in vita circa 7 o 6 tributi e gli strateghi stavano architettando il gran finale. Un orrendo lieto fine ad un capitolo della sua vita, che poteva essere l'ultimo. Assassinata da qualche ibrido o tributo. Ed ecco che il mal umore tornò scalpitando nella sua mente. Si era anche dimenticata che doveva piacere agli sponsor per non morire di fame o di freddo. Come potrebbe attirare l'attenzione su di lei? Ci stava pensando per troppo tempo, così lasciò che l'idea venisse a se, come una missiva al suo cervello. 
< Finalmente sei sveglia, Mer. > la sorprese Hiccup con dolcezza. Il moro aveva fatto capolino giusto in tempo per vederle illuminare gli occhi. 
< Quanti tributi sono rimasti? > chiese. Il moro la fisso ricordando tutti i nomi dei ragazzi che aveva visto con il suo radar speciale. Flynn Rider del 1, Jack ed Elsa dal 5, Rapunzel dal 9 e loro due. 
< Precisamente 6 tributi. > rispose sicuro di se. 
< Ci sono alleati? > domandò stropicciandosi gli occhi. 
< Flynn ed Elsa è probabile che non siano alleati con nessuno, mentre per Jack e Rapunzel sono sicuramente amici e questo porta ad un punto di debolezza per lui. > proferì velocemente. La rossa rimase nuovamente spiazzata sulle informazioni che aveva il moro. Non si aspettava risposte così perspicaci. 
< Anche tu avresti come punto debole me... > mormorò tra i denti il lentigginoso lasciandola sola. 


< Come si chiama questo fiore? > richiese al ragazzo senza smettere di sentirgli ripetere seccato ogni cosa sapeva su quel piccolo bocciolo. 
< Bucaneve. > rispose Hiccup indicandolo. Quel fiorellino cresceva sulla neve molto bene. Merida avrebbe sempre voluto imparare qualcosa in più su i fiori, ma non aveva tanto tempo. Mattina caccia, pomeriggio baby sitter ai fratellini pestiferi e infine andare a dormire. La sua giornata era emozionante come un muro bianco. 
< Sono bellissimi. > sorrise mostrando tutti i denti. 
Hiccup sapeva benissimo che non poteva permettersi di fare il romantico nell'arena, ma quella ragazza lo completava. Così con il suo coltellino tagliò il gambo del fiore e glie lo sistemò dietro un orecchio. I suoi capelli sembravano come gocce di sangue, il suo sangue, versato sulla neve bianca. La cosa più bella che avesse mai visto. 
< Proprio come questo fiore sbuca nella neve tu hai fatto capitolino nel mio cuore. > pensò velocemente. No, quella frase non andava bene da dirle. Sembrava troppo sdolcinata e falsa. Sapeva che un momento o l'altro lei lo avrebbe dovuto freddare e non poteva permettersi di farle provare sentimenti positivi nei suoi confronti. 
< Uccidi o muori. > ripeté la prima cosa gli passò per la testa in quel momento. Quella frase stonava proprio, ma il lentigginoso sentiva che era il contesto adatto. Parlavano sempre di un amore negli Hunger Games. Sapeva nel profondo che la rossa non provasse altro che semplice pietà verso di lui, ma si divertiva ad immaginarla abbracciata a lui sussurrando il suo nome. 
< Che cosa? > chiese Merida alzando un sopracciglio. 
< Uccidi o muori. Siamo pur sempre negli Hunger games e se mi avessi lasciato uccidere da Astrid  non saresti morta al pensiero che toccherà a te uccidermi. >  ripeté abbandonando i suoi pensieri. 
BENG! 
Quello che la ragazza dai capelli fiammeggianti temeva. Morire dentro era molto più doloroso di una morte esteriore. Cosa poteva impedirgli di non usare quell'arco proprio adesso? Ucciderlo prima di affezionarsi troppo a lui. Tagliare quel legame che li univa.
< Non ho intenzione di ucciderti. > enunciò Merida spingendosi ad ammirare gli occhi colmi di speranza del moro. 
BENG! 
Un altro colpo andò a segno. Quegli occhi, quei maledetti occhi verdi la guardavano con ammirazione. Lui era pronto a qualsiasi cosa per ripagare il suo debito con lei. Ma era sicuro che il suo modo di proteggerla si trattasse solo per quel favore che gli fece con Astrid? No, andava ben oltre, però non poteva renderla debole in quei giochi. Lei era la spietata ragazza dal distretto 12, quella che ha preso 11 nelle sessioni private, mentre lui era solo una semplice pedina manipolata da Capitol City per renderlo pieno di incubi. Lui non era lei e questo lo sapeva. Se qualcuno dei due avrebbe potuto vincere quell'edizione era proprio la sua amica. 
< Ci sono dei Bucaneve nel distretto 3? > domandò cambiando argomento. 
< Si, ma questo non significa che non ne senti la mancanza. Ci sono tante persone nel 3, però a volte mi manca una sola. > sorrise balbettando. 
Merida si mordeva le labbra sentendo quelle parole. Il moro era una persona che gli mancherà più di tutti, ma non poteva lasciarsi ingannare dalle sue frasi. Questo era un momento troppo critico per la loro relazione da semplici alleati. Tuttavia per Hiccup la storia di essere alleati era solo una scusa per passare un po di tempo con lui. Da quando avevano stretto questo patto d'amicizia erano riusciti ad uccidere Flynn Rider. Il lentigginoso ricordava perfettamente le ultime parole di quel ragazzo: < Non siete l'unica coppia di questa edizione! > 
Avrebbe voluto interpretarle in qualche modo, forse riguardavano proprio l'albino del distretto 5 e la dolce ragazzina dai capelli color camomilla. Evidentemente anche loro non si erano fermati ad un semplice patto di alleanza. 
< Bacialo... > gridò il cuore della rossa. Come poteva pensare ad una cosa simile? Era davvero quello che voleva? Oppure poteva essere solo un semplice pensiero passato solo in quel momento? Lei non era il tipo di ragazza che si lasciava ingannare così facilmente da un ragazzo. Lei non voleva innamorarsi. Lei non doveva farlo. 
< Credo che sia l'ora di cacciare... > mentì la rossa cercano di svignarsela da quel momento di debolezza. 
< Va bene, Mer. Puoi almeno spiegarmi perchè continui ad aiutarmi? Sappiamo entrambi che prima o poi ci ritroveremo a lottare l'uno contro l'altro. > espose Hiccup con sicurezza bloccando la rossa. Merida continuò a mordersi il labbro sanguinante cercando di camuffare i suoi veri sentimenti. I suoi occhi erano spalancati verso il lentigginoso che la osservava intensamente. 
Esattamente in quel momento il mondo si fermò. Solo il dolce suono di un bacio riuscì a rompere ogni intenzione nel dividere quell'alleanza. Nessuno avrebbe potuto mettere fine sul loro amore, ma qualcosa aveva il potere di farlo: gli Hunger Games. 

***

< Mi chiamo Hiccup Horrendous Haddock III. Ho vinto gli Hunger Games. Vi state chiedendo come avessi fatto a poter riuscire a vincere? Ovviamente tutti sapete che quella ragazza dai capelli color fuoco mi ha salvato la vita ed io non sono stato in grado di fare lo stesso. > il moro posò il cartellino che gli aveva dato Dentolina prima di andare in scena. Il distretto 12 lo guardava con aria affliggente, come se gli stessero implorando di riportargli la loro Merida. Evitava d'incrociare gli sguardi della famiglia della rossa. Si rifiutava di credere di aver lasciato morire la ragazza vivendo in uno stato tra illusione e fantasia. 
< Lei avrebbe voluto tanto vincere... È solo colpa mia. Io continuo a rivederla nei bucaneve, nelle giornate innevate, io la rivedo in ogni persona. Non doveva morire. Troppo bella, troppo giovane. Di lei non resterà niente altro che un ricordo... > disse con voce fredda senza impedire ad una lacrima di scivolare sulla sua guancia. Vincere non era tanto bello come avrebbe creduto. Preferirebbe vivere una vita con Merida che cento senza di lei. Capitol City l'aveva privato del auo destino e lui avrebbe impedito che quel governo restasse indifferente. La tristezza lasciò spazio alla rabbia, la quale usò come intermediaria la bocca di Hiccup. 
< Non prometto che quello che sto per dire non abbia conseguenze disastrose, ma non mi lasciate altra scelta! > iniziò minaccioso. Poi incrociò lo sguardo sulla prima telecamera di ripresa. 
< Capitol City, io mi vendicherò. > enunciò rivedendo Merida in quei gesti. 
< ...e possa la fortuna e sempre essere al tuo favore. > finì con un tono di voce vendicativo. 


N. A. Rieccomi a chiedervi se vi sia piaciuto questa cosina. Spero solo di non aver tralasciato nessun errore di distrazione. La fretta di pubblicarlo mi sta sopraffacendo. Voglio dedicare la mia prima one shot ad una semidea che mi ha aiutato e sopportato nella pubblicazione. Ora questa persona ha già capito che sto parlando di lei. Grazie Lullaby99. 
Finisco col dirvi che basta una recensione fatta in dieci secondi per veder sorridere uno scrittore. Quindi bando alle ciance e recensite. Alla prossima! 


Slvre99  
  
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