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Autore: fiorinatinelcemento    16/09/2014    1 recensioni
Riley Coleman è una ragazza inglese ritrovatasi in Australia all'inizio del 2013 a causa del lavoro del padre, psicologo in una clinica di recupero per persone drogate o alcolizzate. Qui, il padre intreccerà una relazione con una donna in cura, Jenna, che nella loro vita porterà il figlio adolescente, Ashton. Quando Jenna andrà via lasciando un vuoto nella vita del figlio e del compagno, Riley si ritroverà a mettere da parte il cinismo che la caratterizza e a provare ad essere da sostegno per i membri della sua inusuale famiglia. Ignara di come una cosa del genere, per la prima volta, scuota Ashton dalla sua perenne chiusura emotiva, si ritrova in qualcosa più grande di lei, mentre nella sua vita entrerà silenziosamente un'altro ragazzo, Luke.
Lei si ritroverà in mezzo ai due, ma questa storia non è una favola a lieto fine. Qui si racconta di diversi modi di amare, di sentimenti provati per la prima volta, di come si impari a lasciare andare, delle volte. E' così che si racconta la vita, è così che va, a volte.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 3.
I thought it was a good idea.                                 (13 Dicembre 2013)


Ashton’s point of view.


Dalla quasi rissa a scuola era passato solo un giorno, io non avevo il coraggio di guardare in faccia Riley, quindi mi limitavo a portarla a scuola al mattino, in moto, tenendo a bada i miei bollenti spiriti quando Brandon o qualcuno dei suoi amici osava aprire bocca sulla nostra situazione familiare. Riguardava noi, non lui, non i suoi amici. Riguardava solo me, Riley e suo padre.  A scuola avevo le mani legate, un passo falso e sarei finito in presidenza con una sospensione che avrebbe determinato la mia bocciatura. Mi ero ripromesso di dare una lezione a quel bastardo, prima o poi lo avrei fatto. La mia situazione scolastica, però, doveva rimanere in quell’equilibrio precario almeno finchè non avrei finito con i test di recupero. Mi ero dato allo  studio anche per evitare che Riley si mettesse nei guai per me. Prima avrei risolto i miei problemi, prima lei avrebbe smesso di difendermi così ostinatamente. Non ho mai pensato di meritare molta comprensione, in realtà. Mia madre mi aveva lasciato a casa loro, avevo praticamente invaso i loro spazi, mi mantenevano come se Edward fosse quello che diciotto anni prima aveva messo incinta Jenna, il tutto con l’amore di una famiglia in mezzo. Edward Coleman non era un uomo dai grandi gesti affettuosi, ma sapeva come far capire a qualcuno che ci teneva, la prova era l’avvocato che aveva chiamato per ottenere la mia custodia. Mi domandavo spesso se, una volta ottenuta, avesse voluto darmi il suo cognome. Ashton Coleman mi suonava bene.

Avevo sentito di una festa giù in spiaggia, quella mattina a scuola. Era venerdì, in Australia era consuetudine passare il fine settimana in spiaggia, o almeno a Watson’s Bay. Il bello di abitare in una delle zone residenziali costiere di Sydney era questo: avevi accesso ad ogni tipo di festa si svolgesse ad un isolato da casa tua. Riley non mi era mai sembrata una da festa, ma comunque le avrei chiesto di accompagnarmi. Volevo sdebitarmi con lei e farle passare una bella serata, magari avrebbe perso un po’ di quel cinismo che non tardava a manifestarsi tramite le sue battutine acide. Il pensiero delle sue parole taglienti mi fece sorridere, era una delle cose che preferivo di lei. Le lingue biforcute erano una piaga per alcuni, ma non per me. Almeno ero certo che dicessero ciò che pensavano, invece di qualche balla per compassione.


Come spinto dai miei pensieri, mi ritrovai davanti alla camera accanto alla mia, la porta era chiusa. In un’altra occasione sarei entrato senza neanche bussare, ma Riley si era insolitamente guadagnata il mio rispetto e non volevo rischiare di invadere il suo spazio. O peggio, non volevo rischiare di entrare mentre stava per cambiarsi, anche se una scena del genere e le sue conseguenti battutine mi avrebbero fatto ridere non poco. Quando si arrabbiava le si formava una piccola ruga fra le sopracciglia da ginger, lo avevo notato nel tempo trascorso insieme e durante le lezioni. Mi aveva offerto di sedermi accanto a lei durante i corsi che avevamo insieme, così si sarebbe accertata che seguivo le lezioni.

Bussai.
“Chi è?”
Una voce dal tono leggermente allarmato mi rispose da oltre la porta.
“Tuo padre è a lavoro e non c’è nessuno a parte me, chi vuoi che sia?”
Trattenni le risate a stento quando un tonfo rimbombò dall’altra parte. Probabilmente pensava di essere sola a casa ed era rimasta in biancheria, i 30°C caratteristici di quel periodo si facevano sentire fastidiosamente.
Poco dopo venne ad aprire con una maglia enorme dei Beatles addosso, le arrivava più o meno sopra il ginocchio. Vista la sua altezza, doveva essere almeno una XXL.
“Prego, entra.”
Mi accolse con un sorriso cordiale. Sembrava più grande della sua età, in certi casi, ma quando voleva sapeva come divertirsi. Io rimasi alla porta per poco, poi avanzai di qualche passo e mi sedetti alla fine del grosso letto a due piazze. L’unica volta che avevo visto la sua stanza, era la notte di due mesi prima, illuminata di poco. Adesso era illuminata a giorno e un blu petrolio spiccava brillante sulle pareti, spezzato dal marrone dei mobili e dalle coperte verde smeraldo. Era l’ambiente più calmo che avessi mai visto, una piccola oasi.
Lei vide che mi guardavo intorno, quindi pronunciò il mio nome per richiamare la mia attenzione. Mi girai di scatto e scossi la testa, tornando in me.

“Ho sentito che stasera c’è una festa in spiaggia, volevo portartici.”
Non utilizzai insulsi giri di parole, preferii essere diretto. Lei mi guardò per un attimo come per chiedere perché stessi facendo quella proposta proprio a lei.


“Oh, avanti.”
La sua espressione non mi sembrò particolarmente convinta, ma non fece obiezioni e mi disse che si sarebbe fatta trovare pronta un’ora dopo, in salotto. Il mio sorriso si estese da un orecchio all’altro, e non era un eufemismo. Mi alzai, avvicinandomi a lei e accarezzandole una guancia prima di andare, anche io, a darmi una sistemata. Volevo provare ad abbattere qualche muro, per lei.

Riley’s point of view.

La proposta di Ashton mi aveva un po’ destabilizzata, ma avevo deciso di accettare. Uscire gli avrebbe fatto bene, magari avrebbe iniziato a socializzare un po’ di più. Io, almeno, avevo Calum e Mikey, lui aveva solo me, non pensavo che una sorellastra gli sarebbe bastata per tutta la vita. Negli ultimi mesi, però, aveva fatto passi da gigante. Invece di dovergli portare la cena in camera, mangiavamo insieme tutte le sere. Fra lui e papà, almeno uno dei due sembrava rispondere positivamente al mio comportamento, questo migliorava notevolmente il mio umore.

Dopo la doccia indossai un paio di pantaloncini a vita alta. Non erano aderenti come il modello rivisitato in chiave moderna, bensì dei veri e propri jeans degli anni ’90, leggermente sfilacciati e tagliati in modo coprire giusto un po’ delle mie cosce. Li avevo ricavati da dei vecchi jeans di mia madre che avevo trovato nella soffitta della nostra vecchia casa a Manchester. Papà disse che la mamma avrebbe sicuramente fatto la stessa cosa, eravamo uguali anche in quello.  Sopra i pantaloncini indossai una semplice maglia rosa, corta fin sopra l’ombelico e con delle frange che scendevano morbide sull’unica piccola fascia di pelle visibile, finendo sulla cintura dei pantaloncini. Infilai un kimono velato a fantasia sopra e dei sandali marroncini abbinati alla tracolla, anch’essa  con le frange che pendevano. Non utilizzai make-up ad eccezione del burro di cacao alla ciliegia, poi slegai i capelli e scesi in salotto. Ashton mi aspettava, indossava dei bermuda chiari e una maglia nera delle sue, con tanto di Vans di tela ai piedi. Risi per il beanie, presente nonostante il caldo, ma nonostante tutto gli stava bene. Lui sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si bloccò.



Salve tesori! Ecco qui un nuovo capitol, un po' di passaggio se vogliamo dirlo ma servirà a capire il prossimo. Vi ringrazio per ogni visualizzazione, recensione, messo in preferito. Siete preziosi e la storia va avanti principlamente grazie a voi. Che dire? Spero vi piacerà, anche perché nel prossimo capitolo potrebbe esserci il POV di Luke, per cui potremo capire qualcosa in più di lui. Un abbraccio, cari lettori!

   
 
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