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Autore: AlexiaZiam    16/09/2014    0 recensioni
Liam è un semplice ragazzino di New York, che vive nell'area di Brooklyn con sua madre. Non ha mai conosciuto suo padre, è morto quando era ancora in grembo e sua madre non ne parla spesso. La sua è grigia e monotona, ma lui non ha idea di che cosa nasconde la sua piccola e apparentemente insignificante esistenza. Non conosce la sua vera identità. Non sa che cos'è e che cosa è, e desidererebbe tanto scoprirlo. Ma ciò lo porterà ai confini dell'impossibile, in un mondo completamente nascosto agli occhi degli umani... Riuscirà a scoprire tutti i segreti che hanno sempre regolato i suoi quindici anni di vita?
Questa è una fanfiction fantasy, ispirata a Harry Potter, Percy Jackson e Shadowhunters... Spero che vi piaccia.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Givers





Capitolo1: Una gita a Manhattan...









Un folata di vento colpì all'improvviso il volto vitreo di Liam, costringendolo a chiudere gli occhi. Quella mattina tirava davvero molto, troppo vento per gli standard di New York. Solitamente lì l'aria era mossa da quella brezza leggera, quasi simile al sussurro di un vento più che un vento vero e proprio, ma il tempo nella città mutava facilmente, quasi come una moneta pronta a mostrare una faccia dopo l'altra in pochissimi secondi. E questo Liam lo sapeva bene. Per questo quando usciva non si dimanticava mai di mettere il suo berretto di lana caldo e perfetto per la stagione autunnale.
L'estate era finita da quasi un mese ormai, non per limiti veri e propri, visto che il 23 settembre era passato si e no da dieci giorni, ma per l'aria. Il caldo e l'umidità di Agosto erano stati presto sostituiti da una campana d'aria fresca che aveva avvolto città e dintorni. 
Il fiume era sempre agitato negli ultimi giorni, e poche navi trovavamo il coraggio di affrontare la corrente e la straordinaria forza dell'acqua.


Purtroppo con la fine dell'estate era iniziata anche la scuola, e il ragazzo, poverino, era stato costretto a tornare fra quelle aule bianche e tetre della Seven High School. Odiava la scuola più di ogni altra cosa. Ma non tanto per lo studio, più che altro per i ragazzi. Dalla terza media era diventato lo zimbello dell'intero istituto, a causa di un insignificante e alquanto imbarazzante episodio, che ora, come sempre, non ha affatto voglia di ricordare.
Ma per lo più lo prendevano in giro per un'altra ragione: lo ritenevano stupido a causa dei suoi bassi, se non bassissimi voti scolastici. Lui si sforzava, stava ore a studiare libri interi, ma poi il giorno dopo tabula rasa. Non ricordava più nulla. Zero spaccato. Come se durante la notte la sua mente fosse morta e poi rinata. E sua madre si sforzava di fargli frequentare corsi, su corsi di recupero, come se ulteriore studio e ulteriore fatica potessero aiutarlo... Ma era più che ovvio che questa strategia non funzionava. Al contrario finiva per farlo stancare ancora di più. 
Così alla fine il ragazzo lo aveva accettato, sapeva bene che era arrivato al secondo anno delle superiori solo grazie al professor Jonas, che se lo era preso sotto la sua ala protettiva. L'uomo infatti da sempre stravedeva per lui e, pur conoscendo i suoi problemi, nutriva grandi aspettative per il giovane ragazzo. 
C'era infatti una sola materia in cui Liam andava bene, anzi eccelleva, ovvero il latino, che guarda caso era la materia del Jonas. 
Neanche una persona conosceva il come, o il perchè, ma nessuno sapeva tradurre una versione così velocemente quanto lui. Era davvero un piccolo genio in quella materia, anche se molti stentavano a riconoscerlo come tale.
Matilda, la secchiona della sua classe con gli occhiali rosa e il naso aquilino, non accettava proprio che Liam prendesse voti più alti di lei nei compiti di latino. -Quanto hai pagato per quel voto?- chiedeva retoricamente, ogni volta che accadeva. Naturalmente i suoi compagni non aspettavano neanche un secondo di più a scoppiare in una fragorosa e sonora risata. Solo tre persone non osavano emettere alcun suono, come se le loro corde vocali si fossero improvvisamente annodate fra loro in modo indissolubile: lo stesso Liam, il professor Jonas, che faceva finta di non aver sentito come suo solito, e Louis.


- Ehi amico!- La voce di Louis fece rizzare la testa a Liam. I suoi occhi color nocciola andarono a puntarsi in quelli azzurri del moro, esattamente un attimo prima che facessero la loro stretta di mano. Era qualcosa di semplice, non come quei saluti incomprensibili che usano spesso i ragazzi. Un doppio "cinque" e poi una spallata. Niente di complicato. - Come va?
Un sorriso timido comparve sulla bocca di Liam.- Bene Lou. A te?
- Alla grande. - rispose Louis con la sua solita espressione da burlone stampata sul volto. Ma stavolta dietro quell'apparente allegria si celava qualcosa altro, qualcosa di ben più spaventoso. - Ieri non ti ho visto alla festa... C'eri?
Il ragazzo deglutì un po' troppo sonoramente. - Oh si... Si, che c'ero...
Sapeva che mentire al suo migliore amico non avrebbe condotto a nulla di buono, ma non poteva certo ammettere di essersi di nuovo comportato da asociale. Louis non glielo avrebbe perdonato.
L'espressione dell'altro si fece improvvisamente grave e un sorriso sghembo comparve sul suo volto, come un sole immerso fra le nuvole. - Ah si! Ora che ci penso, mi sembra di averti visto tracannare un paio di birre vicino al bancone.
- Eh si!- Liam si porta una mano sulla pancia. - Ieri ci sono andato giù pesante.
- Liam- lo richiamò l'amico, sorridendogli quasi con un brivido di compassione. - Tu non hai mai bevuto in vita tua e le tue bugie fanno talmente cagare, che mi stai facendo venire la diarrea seduta stante.
"Ed ecco arrivare il lato arrabbiato di Louis" pensò Liam, stringendosi nella felpa. Lo aveva sgamato, come ogni volta d'altronde. Il suo miglior amico aveva uno strano radar per le bugie. Riusciva a capire se stavi mentendo con un singolo e semplice sguardo dei suoi occhi di ghiaccio. E in realtà i suoi occhi somigliavano davvero a due cubetti di ghiaccio, pronti a sciogliersi sul suo viso come gelati al sole. "Prepariamoci alla sfuriata..."
- Liam me lo avevi promesso... Dovevi venire...- si lamentò, piegando leggermente il viso verso destra. Gli occhi erano ridotti a due fesssure, le braccia leggermente contratte come per trattenere un improvviso impulso di rabbia.
- Lo so... Ma...
- Ma cosa? Ok?- Fa una pausa come per riprendere fiato. Sia l'uno che l'altro non amavano la situazione in cui si stavano per catapultare. - Non puoi rimanere chiuso in casa dalla mattina alla sera ad aspettare il grande esordio della tua vita... Tutta la scuola ha partecipato a quella festa. Tutti!- ripetè come se non avesse capito. - Tutti tranne Matilda. Vuoi diventare una specie di "Matildascepolo"?
Liam fece per rispondere, ma il suo amico lo fermò agitando minaccioso l'indice della mano destra. Quando faceva così, significava davvero che era incazzato nero. E Liam lo sapeva fin troppo bene, aveva sperimentato ogni singola parte e più piccola sfaccettatura dell'umore di Louis, che ormai non si sorprendeva più neanche quando passava direttamente dalla versione "Heidi ti sorridono i monti" a quella dell'assassino di Scream.
- Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, sappi che la risposta è "assolutamente no, ma che cazzo! Ti sei montato la testa per caso?"
Liam non potè fare a meno di ridacchiare vedendo ancora una volta il lato comico e divertente del suo migliore amico. Louis sapeva sempre come far ridere o tirare su di morale le persone, e questo era la cosa che probabilmente più apprezzava di lui.
- Comunque facciamo finta che non abbia mai detto nulla del genere. E lasciami valutare la scusa che avevi ideato per spiegarmi tutto stamattina.- continua con un sorriso quasi cattivo, stampato sul volto come inchiostro sulla carta.
Liam fece spallucce.- Che senso ha dirtela, se già sai che sto mentendo?
- È solo per valutare la tua capacità di ingegno.
Liam sbuffò sonoramente.- Va bene. Pensavo di dirti che mia madre aveva il doppio turno in ospedale e così sono dovuto rimanere a casa a badare alla signora Dorothy.
- Ecco questo è il tipo di risposte con cui capisco quanto tu abbia davvero bisogno di me- Louis sorride. Un sorriso divertito e a tratti malizioso, il suo sorriso di sempre. - Comunque- riprende come per cambiare discorso. - Sei pronto?
- Per cosa?- chiese un po' confuso. Tutta la faccenda della festa lo aveva costretto a stare sveglio gran parte della notte per pensarci. Andarci o non andarci? Questo era il vero dilemma. Ed ecco che quando lo aveva risolto, ne arrivava un altro: cosa dire a Louis? Come fare a trovare una scusa che vada giù anche a lui?
- Pronto? Per la gita, stupido...- rispose Louis dandogli una leggera pacca sulla spalla. - Ma si può sapere che hai stamattina?
- Niente è solo che non ho fatto colazione, quindi sto un po' scombussolato...
- Non hai fatto colazione?- chiese stranito. Per Louis ogni singolo pasto era importante quanto la propria vita. Guai se ne saltava uno! 
Liam si grattò la nuca imbarazzato. Erano fermi davanti al piazzale della scuola, tutti li stavano fissando.- No...
- Vuoi il mio caffè?- chiese porgendo il bicchiere di carta che aveva tenuto per tutto quel tempo in mano. Era di Starbucks, Louis adorava quel posto e ci andava ogni volta che era possibile. Spesso ci portava anche Liam, che però prendeva sempre la stessa cosa: un frappuccino al caramello.
- Nono grazie.
- Dai, come farai a sopportare un'intera giornata a Manhattan?- chiese, continuando a muovere il caffè davanti al ragazzo come per stuzzicarlo. - Per di più andremo al museo di Stoia Naturale... Sai che palle!
- Va bene- Liam afferrò il caffè velocemente, più per farlo stare zitto che per vero interesse. Un alone di sorpresa brillò sul viso di Louis, come una lucciola nella notte. Non si aspettava una reazione del genere, nessuno, nemmeno lui stesso se lo sarebbe aspettato. - Mi hai convinto.
- Comunque- continuò il suo migliore amico mettendogli un braccio sulle spalle. - Giusto per dirtelo. Ieri alla festa ti sei perso delle bombe da paura...
- Louis!- lo richiamò Liam, guardandolo esasperato. Ogni sua conversazione finiva su questo: bombe. E tutti noi sappiamo cosa si intende per "bombe". 
- Che vuoi? C'erano delle ragazze molto carine...
Liam scosse la testa imbarazzato e allo stesso tempo contrariato. - Possibile! Che ogni discussione che facciamo finisca su questo!
Ma in realtà Liam non era tanto arrabbiato per quello, ma per qualcos'altro. Qualcosa di ben più nascosto e oscuro, sepolto nei meandri della sua mente come una bara in un cimitero. Nessuno lo sapeva, nemmeno Louis, che era il suo migliore amico più o meno dalla quinta elementare, e nessuno doveva saperlo. Era già abbastanza preso di mira scuola, non aveva bisogno di un'altra ragione per convincere i ragazzi a prenderlo in giro. Non voleva aggiungere alla sua schiera di soprannomi: "Cocco di Jonas" o "Idiota del terzo piano", anche quello di "Ricchione di turno". Perchè? Perchè sapeva che se qualcuno lo avesse saputo, probabilmente quello sarebbe stato il suo nuovo titolo...








*  *  *








La guida si sistemò i capelli biondi cotonati con un veloce gesto della mano. Era buffa con quella capigliatura un po' alla Margaret Thatcher, e infatti gli studenti non stentarono a iniziare subito a prenderla in giro. Neanche Liam non riuscì a trattenere un risolino divertito, e Louis gli diede subito una pacca sulla spalla per farlo smettere. La sua risata era troppo forte, la donna avrebbe potuto sentirla.
Stava spiegando da quasi un'ora qualcosa a proposito di uno scheletro di dinosauro, una copia ovviamente. A quanto pare era una specie onnivora, ma nè Liam nè Louis, così come tutti gli altri ragazzi stavano prestando attenzione a ciò che stava dicendo. Tutti stavano facendo o pensando a qualcos'altro. C'era chi con la scusa di andare in bagno, si andava a fumare una sigaretta o anche qualcosa di più pesante; e chi invece guardava il soffitto come se stesse aspettando l'illuminazione divina.
Liam e Louis invece parlottavano segretamente fra loro, ridacchiando per le battute sul personaggio della guida. Era una signora troppo buffa per non poterci scherzare sopra, e questo, soprattutto Louis lo sapeva bene.
- Potete seguirmi da questa parte?- ci chiede gentilmente con voce stridula e quasi a paperella. È da quasi due ore che ripeteva quella frase, l'unica che Liam ascoltava veramente, visto che ogni volta che serrava quella bocca anche solo per un attimo, si preparava al saluto, che, purtroppo, non arrivava mai. In quel momento desiderava con tutto se stesso essere da un'altra parte... 
Ma dove? 
Il gruppo mal unito si diresse in un'altra sala: la stanza dei primati. C'erano scimmie, oranghi, gorilla, babbuini e qualsiasi altra specie appartenente alla categoria. Naturalmente erano tutti inbalsamati, e li fissavano immobili come statue con i loro occhi spenti; occhi che un tempo erano stati animati dal brivido e la luce della vita.
Liam distolse subito lo sguardo. Non riusciva a sopportarlo. Non riusciva proprio a credere a quanto avessero sofferto quei poveri animali, solo per diventare delle misere attrazioni. "Bravate umane!" pensò, sentendo già il sapore di disgusto risalire lungo la gola, come vomito. 
La guida iniziò a illustrare le diverse "mummie animali" di quella stanza una per una, soffermandosi soprattutto sulla loro dieta e il loro istinto. Liam non prestò molta attenzione. Non riusciva a digerire neanche una di quelle parole. La donna parlava al presente, ma secondo lui avrebbe dovuto usare il passato. Perchè? Perchè quelle creature non avrebbero più fatto o visto nulla di quello che diceva. L'uomo le aveva private dell'unica possibilità che avevano...








*  *  *









L'aria di Central Park era fresca e... libera. Cosa strana per un parco sepolto nel bel mezzo della città. Ma, in effetti, forse era proprio quello il suo scopo: purificare l'opprimente atmosfera di città, depurarla da tutte le scorie tossiche umane.
Liam e Louis camminavano l'uno affianco all'altro, lo sguardo fisso sulla massa di ragazzi davanti a loro. Erano sempre gli ultimi della fila, sempre, ad ogni "visita didattica" a cui partecipavano. E la principale ragione di ciò era l'estrema lentezza di Tommo. Ma a loro non dispiaceva. Al contrario ne erano quasi contenti, almeno così gli altri ragazzi non avrebbero preso in giro Liam.
- Allora ti è piaciuta l'uscita di oggi?- chiese Louis, scompigliandosi leggermente i bei capelli castani, sottili come fili di cotone e morbidi come seta. Non che Liam li avesse mai toccati... 
Liam sbuffò sonoramente, provocando una fragorosa risata da parte di Louis. Quel suono riempì l'aria, sovrastando persino le urla di tutti gli altri ragazzi.
- Oh come ti capisco amico mio...- Louis appoggiò il braccio sulle spalle dell'amico, stringendolo affettuosamente. Liam gli sorrise riconoscente, anche se non amava molto questa "azzeccosità" nei suoi confronti. - Io avrei preferito essere ricoverato in ospedale per appendicite acuta, piuttosto che stare tre ore là dentro.
- Su non esagerare...
- Oh non sto esagerando. Un'appendicite acuta è molto meglio di stare a sentire quella versione svitata di Margaret Thatcher.
- Chi?
- Non fa niente Liam... Non fa niente...- disse Louis dandogli qualche leggera pacca sulla spalla. Per lui era strano che il suo migliore amico non conoscesse quella donna visto che è stata praticamente la prima signora a diventare primo ministro in tutto l'occidente.
L'insegnate li richiamò per distribuire i pranzi a sacco. Naturalmente loro furono gli ultimi e si beccarono i due sacchetti più schifosi e rotti. Dentro come al solito c'erano: un panino mezzo ammuffito, una bustina di patatine quasi sempre alla cipolla, il che faceva vomitare e una bottiglietta d'acqua.
Si andarono a sedere su una panchina di fronte al laghetto, lontano dagli altri in modo da poter parlare tranquillamente. Stettero in silenzio per un bel po' comunicando solo con sguardi e sospiri. Il pane e le patatine finirono per diventare il cibo per oche e papere, che molto curiosamente si erano avvicinate a loro, attratte dalla speranza di mangiare. Si spingevano sino a toccare i piedi dei due ragazzi, tanto che se avessero allungato una mano avrebbero potuto accarezzarle.
- Strano modo per sfruttare il cibo della mensa!- commentò Liam con tono divertito.
Louis sgranò gli occhi come se avesse appena visto un angelo.- E tu lo chiami cibo? Per me sono i residui della spazzatura del martedì.
- Perchè proprio il martedì?- chiese Liam. Ingurgitò un morso del panino stretto fra le mani, ma se ne pentì subito. Sapeva di formaggio andato a male da mesi, non che avesse mai mangiato qualcosa del genere. Le sue erano soltanto ipotesi, un po' come d'inverno si ipotizza di stare ore e ore nell'acqua di mare, e d'estate di stare rannicchiato al caldo sotto le coperte.
Louis scrollò le spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.- Perchè il martedì il menù segna broccoli avariati e pizza stantìa...- Addentò il panino, già buttato per metà alle anatre. - Questa roba fa davvero schifo. E dico "schifo" per evitare di dire parole impronunciabili in questo paese.
Liam ridacchiò solo pensando a quante parolacce fosse capace di dire Louis in una singola frase. Probabilmente avrebbe potuto entrare nel guinness dei primati... Quel ragazzo ne conosceva davvero tantissime, troppe per la sua età.
- Ad ogni modo Liam devo parlarti di una cosa...- Il suo tono si fece improvvisamente serio, il sorriso sul suo volto diminuì enormemente di ampiezza. 
Si girò verso di lui, gli occhi color nocciola fissi in quelli di ghiaccio del suo migliore amico.- Si certo dimmi Lou...
- Ecco... Io... volevo sapere la vera ragione per cui ieri... non sei venuto alla festa...- La sua voce tremò in molti punti, quasi come un edificio pronto a collassare sui suoi stessi pilastri. "Strano" pensò Liam, ritornando a posare lo sguardo sull'acqua verde del laghetto." Louis non mi è mai sembrato così insicuro."
- Te l'ho detto- rispose, con un po' di svogliatezza. - Non ne avevo voglia.
Mangiò un altro pezzo del panino, lasciando che fosse l'orribile sapore a distrarlo dal crescente senso di colpa che si aggrappava alla sua gola come un naufrago su un pezzo di legno. Non si sentiva a suo agio a mentire al suo migliore amico, così come a tutte le persone presenti sulla faccia del pianeta.
- Non sei mai stato un bravo bugiardo...
- Non mi importa- rispose freddamente. Le parole sfuggirono alle sue labbra, fredde e tagienti come chicchi di grandine. 
Louis riportò i suoi occhi gelidi e preoccupati sul suo viso, ma lui non si girò. Odiava guardarlo quando aveva quell'espressione. Perchè? Perchè in fondo sapeva che aveva ragione.- E invece dovrebbe importarti...
- Senti Louis- sbottò Liam, alzando il tono di voce. Ma rimpianse subito la sua reazione, visto che ora tutti lo stavano guardando. "Ecco Liam!" si rimproverò. "Adesso avranno un'altra ragione per prenderti in giro". - Non sono affari tuoi quello che faccio o non faccio- sussurrò più piano che potè, tanto da credere che nemmeno Louis lo avesse sentito. Ma il povero ragazzo lo aveva sentito bene, molto bene...
- Lo so Liam, ma...
- Niente "ma" Tommo!
- Io mi sto solo preoccupando per te...
- Lo so, e lo apprezzo. - Sospirò, tentando di calmare la sua ira interiore. Fare discorsi del genere col suo migliore amico lo faceva sempre innervosire. Odiava essere considerato un diverso, o comunque essere aiutato. 
- Ma allora perchè mi tratti così?- La voce di Louis apparve leggermente spezzata. Le parole di Liam l'avevano spaccata come uno stuzzicadenti in una mano.
- Io ti sto trattando come ho sempre fatto, Lou.
- Sai Liam a me non pare proprio.- Il suo tono si fece più insolente. Liam si alzò di scatto, per svogare la rabbia nei movimenti. Perchè glielo chiedevano tutti, si chiese, Louis doveva sicuramente aver parlato con sua madre. Anche lei gli ripeteva la stessa domanda da più di due mesi, e il piccolo ragazzo conosceva perfettamente la risposta. Aveva quindici anni, ma già era più che sicuro sulla sua sessualità. Ed era anche sicuro sulla difficoltà che costerà accettarla e magari conviverci.
- Negli ultimi giorni sei molto strano- continuò, fissandolo dal basso della panchina e anche se Liam non riusciva a vedere i suoi occhi, scorgeva lo stesso la preoccupazione che vi era sepolta. - Non parli, ti chiudi in casa, non vieni alle feste... Che cosa ti sta succedendo?
Ed ecco la risposta che il ragazzo tanto sperava di non ricevere. Come poteva la gente accorgersi immediatamente di una differenza, si chiese. Lui non aveva mai avuto la capacità di cogliere le "diversità" e di analizzarle. Non la aveva mai avuta e mai l'avrà.
Senza dire altro, Liam si alzò e a grandi e veloci passi, iniziò a camminare lungo la sponda fangosa del lago, incurante degli sguardi curiosi delle persone intorno a lui. - E ora dove stai andando?- La voce di Louis gli sembrò solo un flebile sussurro, ma era sicuro che avesse urlato.






*  *  *






Si fermò sotto un salice dall'altro lato del laghetto, gli sembrava un posto perfetto per isolarsi. Le liane dell'albero arrivavano a sfiorare l'acqua sporca, completamente in ombra. Il tronco massiccio vegliava su di lui come un padre sul proprio figlio, e la panchina davanti a lui lo invitava a sedersi.
Appoggiò la schiena sul ruvido legno delle assi, e chiuse gli occhi, tentando di dimenticare tutto quello che era accaduto pochi attimi prima.
Perchè Louis doveva impicciarsi in tal modo, si chiese. Capiva che era il suo migliore amico, ma poteva anche farsi gli affari suoi.
Ma bastarono pochi secondi per capire che i discorsi nella sua testa erano insensati. La preoccupazione di Louis non doveva infastidirlo. Non doveva scatenare una simile reazione da parte sua, perchè era comunque una dimostrazione d'affetto. Ma quando si custodiva un segreto come il suo, persino le continue ingerenze della madre apparivano come frecce puntate verso il cuore. Frecce, che presto sarebbero scattate, facendoti crollare come il muro di Berlino fece a suo tempo.
"Sono uno stupido" si rimproverò Liam, mentre già pensava a un modo per chiedere scusa a Louis. Sicuramente Tommo lo stava cercando, e probabilmente, conoscendolo, non aveva neanche avvertito i professori. Si sarebbe allontanato esattamente come lui.
Si alzò dalla panchina deciso ad abbandonare quel posto e porre fine a quella reazione stupida e infantile. Non sapeva più neanche cosa lo avesse davvero spinto a scappare, quale profondo scorcio di sensazione avesse animato il suo cuore in quel momento. Nulla. Non sapeva più nulla, nè di se stesso, nè di Louis, nè di tutto quello che lo circondava.
Fece un passo per il ritorno, ma la coda del suo occhio captò qualcos'altro oltre all'erba verde, e alle oche che nuotavano felici nel laghetto. Una specie di schizzò d'acqua poderoso, alto quasi due metri, sicuramente non provocato da una semplice oca o da uno dei pesci del laghetto.
Si girò verso il punto dove l'acqua si era alzata, continuando a fissare le onde post-urto allontanarsi dal centro dell'impatto. Sembrava quasi che qualcuno avesse lanciato un sasso nell'acqua, un sasso grosso per provocare uno schizzo del genere. Ma, dato che non c'era anima viva nei paraggi, oltre lui e le oche, doveva sicuramente essersi sbagliato.
Lo schizzò si ripetè altre due volte, sollevando una colonna d'acqua sempre più alta. Scoss leggermente le liane dell'albero, che parve tremare sotto la potenza di quella cosa.
Liam si avvicinò alla superficie ora leggermente mossa dalle stesse onde post- urto, e tese una mano verso il liquido verdastro. Le dita indugiarono leggermente sulla superficie fredda e delicata. 
Poi qualcosa spuntò dai meandri oscuri del lago.





Spazio Autrice
Salve mi chiamo Alessia (ok questa presentazione era piuttosto banale, ma comunque...) e questa è la mia prima storia quindi per favore andateci piano con le recensioni.
In questo capitolo non si capisce bene cosa succederà ma vi avverto che per scriverla mi sono un po' ispirata a varie saghe fantasy come Percy Jackson, Harry Potter o anche Shadowhunters. Ma vi prometto di fare qualcosa di originale.
So che è solo il primo capitolo, ma potreste recensire per favore, giusto per farmi sapere cosa ne pensate del mio modo di scrivere o anche magari per darmi qualche consiglio per continuare. Ve ne sarei eternamente grata...
Baci


                                                                            Alessia










   
 
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