Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Rivaleth    17/09/2014    3 recensioni
Malfoy ha solo trent’anni e tutto ciò che un uomo possa desiderare: potere, successo, soldi e donne. La sua vita è finalmente perfetta.
Ma si sa, i bei momenti sono destinati a durare poco, e lui stesso lo scopre a proprie spese il giorno in cui si ritrova alla porta il figlioletto di sei anni di cui non sospettava neppure l’esistenza. Il destino però non si accontenta solo di mescolare le carte in tavola, ma è deciso a prendersi gioco di lui…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Essere padre
 

Aveva sentito dire, dai colleghi e dai suoi amici, che un episodio come quello, chiamato comunemente “fuga di ribellione” sarebbe potuto arrivare. Lui stesso se ne era reso protagonista alla tenera età di quindici anni, quando era sgattaiolato fuori dal maniero contro la volontà di suo padre per poter partecipare a una corsa clandestina di scope e fare breccia nel cuore della sua bella –all’epoca Pansy-. Ovviamente in quell’occasione Lucius ebbe cura di farsi trovare sveglio per l’ora di ritorno, stimata intorno alle sei del mattino, avvolto nella vestaglia e con uno di quei malefici sorrisetti simili ai ghigni che il professor Piton dispensava a Neville Paciock quando pregustava insulti a profusione, commenti malevoli, voti spaventosi e un denso spargimento di lacrime per la bruciante umiliazione pubblica. Ecco, mentre Lucius provvedeva, con una dovizia lodevole, a “bacchettarlo” su sedere e palmi delle mani col bastone da passeggio, aveva raggiunto una dimensione dell’invidia del tutto nuova, ritrovandosi a pensare che avrebbe venduto l’anima al Diavolo per vivere cento giorni da Paciock che anche solo un’altra ora da Malfoy.
Ciò che però distingueva quella sua fase di ribellione da quella del pargolo, era per l’appunto che lui l’aveva vissuta intorno ai quindici anni, cosa che rendeva il virgulto straordinariamente precoce, con circa dieci anni d’anticipo. Delle due l’una: o era davvero più maturo di quanto sembrasse –ed era una opzione possibile visto il carattere solitamente mansueto, composto e maturo, nonché una non indifferente intelligenza e perché no, anche un notevole intuito e una ironia più adatta a un tredicenne che a un bambinello di sei anni-, oppure lo aveva fatto davvero imbestialire, il che era ancora più probabile, visto quanto gli aveva urlato addosso con tanto rancore. Tutto questo però non risolveva la situazione, perché il Marmocchio se l’era elegantemente filata, zampettando lungo la tettoia spiovente e raggiungendo terra tramite una ammirevole scalata sulla pianta di edera rampicante che avrebbe fatto debitamente sradicare una volta riacciuffato.
I primi attimi li aveva passati nella più totale disperazione, incapace anche solo di pensare a fare qualcosa per trovarlo e riportarlo a casa. Aveva tirato una serie di calci a una gamba del letto, per poi lasciarsi cadere sul bordo, prendersi la testa tra le mani, e perdersi in una sorta di autocommiserazione del tutto fuori luogo. Quando però (in preda all’ennesima perdita di autocontrollo, si era alzato nuovamente per tirare un ennesimo calcio al letto) aveva notato la fotografia che il bambino stava guardando poco prima che facesse irruzione nella stanza, il senso di spaesamento svanì.
Era la fotografia che gli aveva scattato vicino al pupazzo di neve costruito insieme.
Billy non l’aveva messa nell’album insieme alle altre, l’aveva incorniciata.
Il visino felice del bambino nella foto era bastato a farlo scattare. Si era precipitato fuori dalla stanza, lungo le scale, dritto al capanno dell’elfo. Aveva agguantato quella bestiola per un braccio, strattonandolo e chiedendogli se avesse visto scappare il bambino. Con sua enorme sorpresa, la bestia annuì, indicandogli la direzione in cui si era diretto e aggiungendo, quando gli venne sbraitato addosso perché diavolo non fosse corso ad avvertirlo, che il padroncino gli aveva ordinato di non dire niente.
Piccolo, furbo calcolatore.
In quel momento Draco ebbe di che pentirsi per avergli fatto seguire lezioni private con Matthews.
Si era nuovamente precipitato in casa, alla ricerca dello Specchio Comunicante, con cui aveva contattato i suoi genitori. Narcissa era subito accorsa nella speranza che fosse foriero di buone notizie come un perdono o giù di lì, quando apprese come invece stavano le cose per poco non gli lanciò una maledizione via specchio. Ciò che la trattenne, oltre a una notevole difficoltà tecnica dovuta alla possibilità che lui chiudesse la conversazione prima che la maledizione lo beccasse in fronte, rischiando di far saltare in aria lo specchio di lei, fu la mano bianca che Lucius le posò sulla spalla, per poi avvertire che avrebbe immediatamente cercato di mettersi in contatto con chi di dovere al Ministero, nel mentre lui avrebbe cercato Billy.
A quel punto non gli rimase che catapultarsi fuori casa, dimenticando addirittura di chiudere a chiave il portone e lasciando le finestre delle stanze da letto ancora aperte, una sorta di cortese invito per i ladri di turno che avessero deciso di tentare il colpo grosso per poi ritirarsi su qualche atollo ai Caraibi.
Girò in auto tutto il quartiere, inchiodando ogni volta in cui vedeva una testa bionda, anche se si trattava di bambini visibilmente più grandi del suo. Quando incrociava qualcuno di potenzialmente simile a Billy, un sussulto tradiva la sua emozione, per poi risprofondare nell’angoscia nell’avvedersi che non era la persona giusta.
In preda a un serio principio di panico si attaccò al cellulare, provando in tutti i modi a chiamarlo, senza ovviamente alcun successo. Ogni volta scattava la segreteria telefonica, tanto che se quel dannato coso non gli fosse servito per chiamare altre persone utili al ritrovamento del bambino, lo avrebbe di sicuro scaraventato fuori dal finestrino.
-Malfoy?- la voce di Potter era quanto di più assonnato potesse esserci alle dieci di sera –Cosa vuoi?
-Apri bene le orecchie Potter.- si incastrò il cellulare tra spalla e guancia, nel mentre provvedeva a sterzare bruscamente per non fare una frittata con un vecchio decrepito in fase di attraversamento pedonale. In un altro momento si sarebbe attaccato al clacson per segnalare quanto quel babbeo si trovasse in torto, ma al momento era troppo impegnato a disperarsi, mantenere il controllo al volante e parlare con lo Sfregiato –Mio figlio è scappato di casa.
-Come sarebbe a dire che è scappato?- domandò l’altro con uno sbadiglio.
-E’ scappato, dannazione! Ha tagliato la corda come un fottuto ninja! Abbiamo litigato e poi se l’è squagliata, e adesso non riesco a trovarlo.
-Ho capito.- adesso la voce dall’altra parte del telefono sembrava improvvisamente più recettiva –Manderò subito una pattuglia di Auror nella tua zona. Vedrai che riusciremo a trovarlo.
-Grazie.- buttò fuori, senza dargli poi il tempo di rispondere o mostrarsi allibito per quel ringraziamento. Il successivo a essere chiamato fu Weasley, al quale raccomandò di avvertirlo se Billy avesse provato in qualche modo –non sapeva come, vista l’assenza di poteri magici- a mettersi in contatto con lui.
Quando con Weasley concluse la conversazione, era arrivato nell’unico luogo dove il Marmocchio potesse arrivare in poco tempo e con il solo ausilio delle proprie gambe.
Uscì dall’auto senza preoccuparsi di estrarre le chiavi dal quadrante, per poi mangiare quei gradini che lo separavano dalla porta della casa. La sua mano calò con forza sul portone, per poi affondare un dito sul campanello.
Dall’interno udì una serie di voci, il che gli fece intendere che la Granger non fosse sola.
Difatti, nello spazio tra lo stipite e il portone, oltre a lei si fece intravedere l’Irlandese Bigotto.
-Malfoy.- la Granger sembrava sorpresa di trovarlo lì. E anche visibilmente irritata, visto che lo aveva apostrofato con l’usuale tono dispregiativo, senza peraltro invitarlo a entrare.
-Che cosa ci fa lui qui?- si intromise quel deficiente.
-Billy è scappato di casa.- Draco sperò solo di vedere un segno sul viso di lei che gli facesse capire di non doversi preoccupare, qualsiasi cosa in grado di sbriciolare ogni fibra di angoscia che lo stava divorando, anche un verso di sdegno o una recriminazione, purchè gli dicesse che Billy era lì con lei.
Invece l’unico sentimento che li illuminò fu l’improvviso allarme con cui accolse quella notizia.
-Non è qui.- mormorò atterrita.
-Oh no. No, no, no…- disperato, si portò le mani tra i capelli. Non aveva idea di dove diavolo si trovasse, adesso era ufficialmente terrorizzato.
-Da quanto è sparito?- la Granger lo afferrò per le braccia, scuotendolo con fervore per mantenerlo lucido e farlo ragionare.
Niente isteria, niente isteria, niente isteria...
-Due ore al massimo.- farfugliò confuso –Pensavo sarebbe venuto qui, ma...
-Adesso andiamo a cercarlo.- assicurò, per poi voltarsi verso l’Irlandese, il quale non parve particolarmente toccato dalla notizia che un bambino di sei anni potesse essersi perso a Londra.
-Ma non è un mago?- chiese infatti, sprezzante –La ritroverà da solo la strada di casa, quando ne avrà voglia. Se ne avrà voglia.- aggiunse maligno.
-Ha solo sei anni!- gli urlò addosso Draco, senza riuscire a restargli indifferente come avrebbe voluto –Ed è un Magonò, pezzo di imbecille! Niente poteri!
L’altro inarcò un sopracciglio, scettico.
-Immagino quanto allora uno come te potrà disperarsi per aver perso della spazzatura, eh?
Gli aveva lanciato una provocazione crudele, non rivolta a Billy, intesa a colpire solo ed esclusivamente lui, ma Draco non si fece problemi a fare una passo avanti e tirargli un pugno all’altezza dello zigomo, il tutto mentre la Granger intimava all’altro il silenzio, per poi mettersi a urlare furibonda contro di lui e trascinarlo verso la macchina per il colletto della giacca.
-Hermione!- O’Connor la fissava con occhi stralunati in cima alle scale, la mano poggiata sulla guancia ferita –Hermione torna qui!- ordinò con un’inflessione che la indusse ad arrestarsi, ma solo per voltarsi e mandarlo al diavolo.
-Che cazzo stai facendo, donna?!- sbraitò quando la vide imboccare il lato del guidatore.
-Sei chiaramente fuori di te, non ti permetterò di guidare in queste condizioni.- lo rintuzzò.
-Questa Ferrari non verrà guidata da nessuno all’infuori del sottoscritto.
-Ti conviene salire con le buone, se non vuoi farlo sotto Imperius.- minacciò, gli occhi che mandavano preoccupanti bagliori scarlatti. Controvoglia, si lasciò convincere. Nel mentre provvedeva ad allacciarsi la cintura riflettè su quanto in un altro frangente quegli ordini a professoressina l’avrebbero eccitato come un pivello di quattordici anni, e magari si sarebbe pure divertito a farsi bacchettare da lei a quel modo, ma al momento il nodo in gola lo distraeva troppo persino per fargli notare quanto tremenda e spericolata fosse la guida della Granger. Bruciò tre semafori e non rispettò uno STOP, la brava e irreprensibile ex Grifondoro, il tutto mentre provava anche lei a mettersi in contatto con Billy. Ovviamente, anche con lei scattò la segreteria.
Lo cercarono dappertutto, persino a casa di Matthews e di Linda, senza alcun successo.
Quando tornarono a casa di Draco, alle cinque del mattino, erano stanchi e disperati. Hermione spense il motore, e un silenzio cupo invase l’abitacolo.
-Draco.- mormorò dopo un po’.
Lui gemette, le mani affondate tra i capelli sconvolti, il cervello in pappa.
-E’ tutta colpa mia.- sussurrò –Ho detto delle cose...spaventose.
La mano gentile della ragazza si posò sulla sua spalla, accarezzandolo per dargli un po’ di conforto.
-Qualunque cosa tu abbia detto, lo troveremo, cosicché potrai dirgli che non pensavi niente di tutto ciò.
Draco si costrinse a soffocare il senso di sonnolenza che stava subentrando alla stanchezza.
-Puoi smaterializzarti?- domandò alla ragazza, la quale annuì, confusa –Allora torna a casa, così potrai avvertirmi se dovesse venire da te. Io devo ancora controllare l’orfanotrofio e la scuola elementare.
-Passo io dalla scuola.- si offrì immediatamente.
-No, tu sei una delle persone a cui è più affezionato. Potrebbe cercare di raggiungerti.
Scesero dall’auto, lui fu sul punto di afferrarla e trascinarla tra le proprie braccia per un abbraccio, un bacio, qualcosa che gli potesse dare la conferma di quanto ormai fosse lontano il litigio di quella mattina.
Lei si smaterializzò prima che potesse riuscire ad allungare la mano.
Esausto, si trascinò dentro la casa buia. Si era appena chiuso la porta alle spalle quando una strana sensazione lo fece trasalire.
Ebbe come l’impressione che qualcosa non andasse, una sorta di sesto senso che lo portò a impugnare più saldamente la bacchetta. Quando accese le luci della stanza, trovò che niente era fuori posto rispetto a come lo aveva lasciato. La sensazione sinistra però non lo aveva abbandonato. Lentamente salì le scale, ricontrollando per puro scrupolo la camera di Billy, e trovando anch’essa vuota come l’aveva lasciata.
Il colpo arrivò quando giunse nel suo studio. Un marasma di fogli, schede e appunti personali erano sparsi sul pavimento, insieme a sedie divelte, tende sbrindellate, quadri staccati dalle pareti. Il primo pensiero di Draco, prima ancora di chiedersi se il ladro se ne fosse quantomeno andato, fu accertarsi che il cassetto della scrivania non fosse stato toccato.
Lo trovò aperto, la serratura forzata brutalmente. Tutto il contenuto era sparito.
Che giornata di merda.

 

Difficilmente era capitato che Draco Malfoy perdesse completamente il senso della razionalità e il suo proverbiale controllo su ogni più piccolo aspetto della propria vita, lavorativa e non. A lavoro circolavano addirittura dei proverbi sulla calma tantrica che Draco Malfoy sarebbe stato capace di mantenere in ogni situazione, dal vedersi puntare addosso una bacchetta incline allo spappolamento del cervello fino alla più azzardata delle giocate a Poker, quando sapeva di non avere assolutamente niente in mano. Draco Malfoy era puro granito, una faccia marmorea che non tradiva mai la benché minima emozione. Era inespugnabile.
Quel giorno invece chiunque gli fosse passato accanto, anche solo per una frazione di secondo, anche solo per errore o sfortuna a trovarlo sul proprio cammino, si ritrovò ad affiancare una bestia fumante di rabbia, apprensione e perdita di lucidità. Era quasi difficile concepire un tale livello di sclero, ma diciamo che l’idea di affrontare un drago e un basilisco contemporaneamente poteva essere preferibile rispetto al dover rischiare di attirarsi addosso la sua attenzione.
Se fosse stato una donna, in quel momento nessuno avrebbe avuto dubbi sul fatto che fosse nel bel mezzo della sindrome mestruale, ma poiché era uomo –e soprattutto era Malfoy- un simile crollo del suo abituale aplomb era quantomeno inconcepibile.
Eppure Malfoy si attaccò al camino di casa sua alle cinque di quella mattina e ci rimase fino alle otto, destreggiandosi tra una urgente seduta con i suoi avvocati per discutere del furto di documenti top secret finiti nelle mani di chissà quali pazzi psicopatici a cui aveva probabilmente rovinato la vita e che speravano di rendergli il favore –e in tal caso ero sulla buona strada per riuscirci-, una poco piacevole chicchierata con Amelia, cui dettò per filo e per segno cosa avrebbe dovuto dire a tutte le persone che avrebbe dovuto incontrare quel giorno e che si sarebbero inevitebilmente vistesnobbare (e qui anche Amelia rischiò il tracollo nervoso vista la velocità supersonica con cui il suo Capo dettava gli ordini, subissandola al tempo stesso di tutta una serie di commissioni che avrebbe dovuto fare per l’indomani, sgridandola contemporaneamente per la sua evidente incapacità nel riuscire a fare due cose insieme), e un giro di telefonate via cellulare con Potter, Weasley e Granger, il tutto mentre ovviamente continuava la sua seduta via camino con segretaria e avvocati. Alle otto si smaterializzò, frustrato e inferocito con l’intero Creato, per sbucare nel ripostiglio delle scope della scuola elementare del figlio latitante.
Usò la smaterializzazione perché era indubbiamente più veloce della Ferrari, e anche perché era talmente imbufalito che sicuramente al primo sgarro di qualche demente al volante, avrebbe finito con lo speronarlo fino a fare accartocciare la sua vettura come una lattina di Idromele.
Parlò con la maestra, ma anche lei gli disse che Billy non era in classe, per poi domandargli se avesse già avvertito la polizia della sua scomparsa. Fu sul punto di tradirsi menzionando gli Auror, ma l’arrivo di Joe Walker e il suo conseguente strillo terrorizzato alla sua vista distrassero l’attenzione di entrambi.
Quando si materializzò nel cortile dell’orfanotrofio erano le otto e mezza, e ancora nessuno aveva avuto notizie del bambino.
Stava iniziando seriamente a dubitare sull’assenza di poteri magici dello scricciolo, visto che –dannazione- non poteva volatilizzarsi nel nulla e seminare addirittura una pattuglia di Auror. “Mi dispiace Malfoy, i ragazzi sanno rintracciare persone che in un modo o nell’altro lasciando dietro di sé una scia di magia, anche del tutto inconsapevolmente. Ma Billy, lui non ha magia, e cercare di ricostrire i suoi spostamenti è molto più complesso, perché bisogna seguire il metodo di indagine babbano”. Quelle erano state le confortanti parole di Potter quando lo aveva chiamato per sapere se ci fossero stati sviluppi.
Mrs Smith lo accolse nel proprio ufficio con la stessa apprensione di una nonna verso il proprio nipote dopo aver confessato di non mangiare da circa due giorni.
-Billy non c’è.- disse portandosi una mano sul cuore –Non è qui che ha provato a tornare.
-Ci deve essere un maledetto posto dove possa essere andato.- esclamò esasperato.
Si abbandonò sulla sedia davanti alla scrivania dell’istitutrice, gli occhi sgranati e fissi nel nulla, un fastidioso ronzio nel cervello come preludio all’imminente collasso.
Proprio in quel momento, il cellulare nella tasca della giacca prese a vibrare. Con movimenti febbrili, lo estrasse, leggendo il nome sul display: Hermione.
-Dimmi qualcosa di buono.- implorò strofinandosi nervosamente gli occhi con le dita di una mano. In risposta ricevette solo un respiro spezzato.
-Draco...- la voce di Hermione sembrava provenire da una distanza enorme –Ho appena comprato la Gazzetta del Profeta e...e c’è un articolo su di te…
-Un...un articolo?- nessuno lo aveva informato che sarebbe stato scritto un articolo su di lui –Granger, non me ne importa, voglio solo ritrovare il Marmocchio e riportarlo a casa...
-Non capisci, Draco!- lo interruppe bruscamente –Qualcuno ha saputo di Billy, l’articolo parla di lui! “Draco Malfoy e il figlioletto Magonò che fa rabbrividire la società magica”- disse ad alta voce, leggendo il titolo dell’articolo.
Una volta, per sbaglio, giocando a Quidditch Goyle aveva battuto un bolide con una forza sovrumana da bacio, mandandolo ad atterrare però sull’unico punto proibito nel raggio di chilometri, e cioè i gioielli di famiglia di Draco. Ricordava con un dolore bruciante all’inguine i giorni passati in Infermeria, chiuso in un silenzio ostinato per paura che parlando avrebbe udito una vocina bianca gorgheggiare leziosamente.
Ecco, in quell’istante la sensazione fu pressappoco la stessa.
Improvvisamente ebbe la chiara visione di sé stesso sotto a un ponte, a mendicare ai babbani, mentre il prestigioso nome dei Malfoy veniva bandito dal mondo magico.
A momenti sarebbe scoppiato a piangere come un pivello.
-Dimmi che non è vero.- sfiatò a corto di parole. E gli fu chiaro che cosa il ladro penetrato in casa sua poche ore prima fosse andato a cercare nel suo studio. Il test di paternità di un figlio sconosciuto, di cui mai si era sentito parlare, insieme al certificato di adozione, certificato su cui erano riportati luogo e giorno di nascita del bambino e...
Un momento.
-Nessuno di quei documenti riporta la condizione di Billy.- disse ad alta voce, interrompendo bruscamente il filo del proprio compianto.
-Come dici?- domandò Hermione, convinta forse che fosse definitivamente sbroccato dopo quella notizia.
-Qualcuno è entrato in casa mia e ha forzato il cassetto dove tengo i documenti di vitale importanza.- spiegò precipitosamente –Ma in nessuno di quelli viene detto che Billy è un Magonò.
Senza darle neanche il tempo di rispondere, chiuse la comunicazione e uscì dall’ufficio di Mrs Smith, seguito dalla donna che lo pregava di fare attenzione, informarla su ogni sviluppo e non commettere gesti inconsulti. Su quell’ultimo punto avrebbe avuto molto da ridire, visto come si presentò a casa della prima persona che poteva aver spifferato le sue faccende private ai giornalisti della Gazzetta.
Un maggiordomo dall’aspetto molto curato e molto gay venne ad aprirgli la porta, forse richiamato dal soave martellare del suo pugno contro il doppio strato di legno intarsiato.
-Chi ho il piacere di annunciare, Sir?- domandò cordiale.
Draco gli rifilò un’occhiata sdegnata, entrando senza neppure rispondergli e dirigendosi a passo spedito verso la stanza di lettura dove tante e tante volte si era impossesato di quel corpo perfetto e sinuoso.
Difatti, anche stavolta, Miss Dewitt se ne stava comodamente seduta su una poltrona, stretta tra le mani niente di meno che la Gazzetta del Profeta.
-Tu!- ruggì Draco –Come hai potuto farlo?
Helena gli rivolse uno sguardo consapevole, per nulla turbata da quell’inaspettata irruzione. Sembrava anzi che lo stesse aspettando.
-Non sono stata io.- replicò leggera –Ma sapevo che prima o poi sarebbe saltato fuori.
-Tu avevi tutte le ragioni per...
-Per farlo?- lo fermò con uno stizzito gesto della mano –Se avessi voluto rovinarti lo avrei fatto diverso tempo fa. La verità è che tu hai bisogno di un capro espiatorio perché non vuoi ammettere a te stesso che certe verità, quando sono così scomode, prima o poi si verranno a sapere. Solo che tu non eri preparato al peggio.
Gli porse le pagine del giornale incriminate, due ampie pagine nella sezione della cronaca rosa, con un dettagliato articolo scritto da Rita Skeeter in persona.
“Tutte sognano il principe azzurro, ma a conti fatti in poche lo preferiscono al bello e dannato, e perché no, pure un po’ perfido, di turno. Così come molte hanno ordito trame e stratagemmi per accalappiare lo scapolo d’oro d’Inghilterra -il biondo e slanciato Draco Malfoy, ultimo (o quasi) erede di un’antichissima famiglia Purosangue, dove alla fama dei Black si uniscono le ricchezze dei Malfoy-una sola fortunata è riuscita ad arraffarselo, lasciandogli come pesante testimonianza di una notte d’amore un fardello di sei anni (nella foto) che lui ha tenuto nascosto all’intera comunità. Perché un uomo potente come Malfoy avrebbe bisogno di nascondere un bambino? Perdere il titolo di scapolo d’oro può essere dura, ma niente che le sue pingui camere blindate non possano risolvere. A quanto pare, le ragioni sono ben più pressanti, legate a questioni di lignaggio, sangue e onore. Fonti certe affermano che il piccolo Malfoy sia un Magonò. Se fosse vero, e probabilmente lo è, visto come tutto sia stato passato sotto silenzio, ciò getterebbe un’ombra sulla sua Casata. Dopo la perdita di credibilità subita in seguito alla fine della Guerra, dopo la riprovazione sociale e l’affossamento della reputazione, anche l’ultimo motivo di orgoglio, un sangue puro come l’oro zecchino, sembra destinato a venire lordato da un ospite non gradito nella famiglia. Il bambino, cui è stato imposto il nome William, è figlio di Astoria Greengrass, defunta moglie di Malfoy nonché secondogenita di due famosi Mangiamorte deceduti nel corso della Guerra. Ad oggi non abbiamo molte altre notizie su di lui, visto l’assoluto stato di segretezza in cui è vissuto fino ad ora. Quel che sicuramente da motivo di pensare che a breve farà la sua prima apparizione pubblica è l’attuale donna con cui il famoso padre si è recentemente accompagnato: Hermione Jean Granger, ex eroina di guerra e da sempre fervente avversaria di Malfoy, infatti, sembra aver deposto l’ascia di guerra a favore di un più amichevole rapporto all’insegna di feste e frivolezze (nella foto i due celebri personaggi immortalati alla Festa di beneficienza all’Hotel St Hermin’s poche settimane fa), e sebbene nessuno dei due abbia ancora confermato una relazione, né abbiano più dato spettacolo, voci sempre più insistenti sostengono di averli visti romanticamente insieme in un intimo pub in Diagon Alley, luogo in cui forse è scoccata la scintilla. Il fatto che adesso il ricco rampollo si sia trovato a essere padre di una creatura non tanto pura, deve averlo portato a riconsiderare la sua posizione in merito ad altre creature non tanto pure, ma comunque assai graziose. Del resto a chi non farebbe piacere avere come dama per un ballo la bellissima Hermione, famosa, ricca, potente, un’ottima “passaporta” per riconquistare la stima della comunità magica, e chi non vorrebbe accasarsi con Draco Malfoy, l’uomo più desiderato della Gran Bretagna, secondo solo a Harry Potter secondo la rivista Magic Spell, nonché sicuro porto per ottenere un titolo di marchesa altrimenti inarrivabile? Poco importa che fino a pochi anni fa la stessa Hermione uscisse con Ron Weasley e con uno sconosciuto babbano, professando l’odio verso le chiare discriminazioni di cui esponenti dell’alta aristocrazia londinese –Malfoy in primis- si facevano fieri portatori. I tempi cambiano, le persone e gli opportunismi pure.”
E quello era solo il pezzo riguardante Billy ed Hermione. Il resto era tutta una ricapitolazione delle fasi deprimenti della sua vita dalla nascita fino ai trent’anni, righe in cui veniva insinuato con malignità quanto di fatto si trovasse a ricoprire quell’incarico al Ministero solo grazie ad agganci e raccomandazioni, per poi tacciarlo di misoginia, assassino mancato e altre qualità poco lusinghiere. La foto di Billy –quando la vide per poco non tirò un cazzotto contro la parete- era quella col pupazzo di neve che lui stesso aveva preso in mano solo poche ore prima. L’altra, quella con la Granger, era invece quanto di più patetico avesse mai potuto vedere: in primo piano spiccavano i volti sorridenti dei conti di Edimburgo, chiaramente i soggetti protagonisti della fotografia. Dietro di loro, in quello che lui avrebbe definito addirittura terzo piano, si intravedevano con enorme difficoltà due figure sgranate in cui solo un genio con la vista d’aquila avrebbe potuto identificare lui ed Hermione, peraltro a una distanza di sicurezza discreta, senza mani intrecciate o chissà quale atteggiamento compromettente.
-Sigaretta?- offrì Helena con squisita nonchalance.
Draco appallottolò il giornale, per poi scaraventare la palla di carta ottenuta nel caminetto della stanza, dritta tra le fiamme. La sua ospite non fece una piega davanti a quel gesto un tantino nevrastenico.
-Queste informazioni mi sono state rubate stanotte.- sibilò irato, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, seguito dallo sguardo mansueto della donna –Qualcuno è entrato in casa mia.
-E pensi che sia stata io.- considerò mollemente, aspirando una boccata di fumo –Solo che stanotte io non ero a Londra.- aggiunse rivolgendogli un mezzo sorriso storto.
-E puoi darmene la prova?
-Certamente, mio malfidato ex amante.- si alzò in piedi, uscendo dalla stanza per poi tornare con un biglietto che sembrava essere l’invito a un matrimonio –Ero all’addio al nubilato di una mia cara amica, a Liverpool. Sul biglietto troverai l’indirizzo del night club dove abbiamo passato la nottata, insieme ad aitanti, giovani ballerini.- ammiccò maliziosamente –Mi avranno vista una dozzina di persone, ma comunque basterà chiedere di Kevin e farti raccontare per filo e per segno come abbiamo piacevolmente trascorso la nottata.
-Immagino.- commentò mellifluo. Ci aveva contato che fosse lei la responsabile da crocifiggere. Evidentemente si era dimostrata più leale di quanto fosse lecito pensare.
-Supererai anche questa, tesoro.- disse Helena con una certa frivolezza –Mandami un invito per quando terrai la tua vendetta privata verso chi ha osato sfidarti. Adoro gli spargimenti di sangue.
Quando Draco lasciò l’abitazione aveva iniziato a piovere, e spirava un vento gelido che faceva venire voglia di barricarsi in casa, davanti a un fuoco caldo, anziché ibernare per strada. Sconsolato, disperato, non poté far altro che andare a cercare rifugio dall’unica persona che avrebbe potuto restituirgli qualche attimo di pace.
Quando si materializzò in casa di Hermione, fu sorpreso di non trovare una barriera che lo sputasse in qualche cassonetto della spazzatura, visto come erano andate recentemente le cose tra loro due.
Non solo, ma la ragazza sembrava che lo stesse aspettando, visto come non appena udì il rumore della materializzazione corse in salotto e lo abbracciò con forza.
-Hai saputo niente?- domandò quando lui la strinse con altrettanto trasporto. I ricci gli solleticarono il mento, e fu una sensazione meravigliosa.
Averla lì, contro il suo torace, a sentire il calore e la dolcezza che sprigionava il suo corpo, era come un balsamo rigenerante per i suoi nervi a fior di pelle.
-No.- rispose stancamente –Non so più che fare, a parte sbattere la testa contro qualche spigolo per essere stato così fottutamente imbecille.
-Non parlare così.- lo blandì lei, scostandosi quanto bastava per poterlo guardare negli occhi –Hai una pessima cera, vieni a bere un po’ di tè caldo.
-Non ci riesco.- mormorò nervoso –Devo andare a cercarlo, devo dirgli che mi dispiace...
-Lo cercheremo insieme, Malfoy. Per adesso lascia fare agli Auror e a Harry. Vieni di là, bevi qualcosa di caldo, rifocillati e poi andremo anche in capo al mondo se dovesse servire a trovarlo.
C’era qualcosa di così morbido nel suo tono di voce, quella nota latente di dolcezza e promessa, così rassicurante addosso a lei, che non potè fare a meno di lasciarsi guidare in cucina come un malato in convalescenza. Si sedette su uno sgabello davanti al ripiano al centro della stanza, proprio nel punto in cui tempo prima, in un momento di gioia ed eccitazione, l’aveva issata sul mobile, pronto a impremere a fuoco un bacio sulle sue labbra seriche.
-Ecco.- la giovane gli mise davanti una teiera e una tazza di un servizio a ghirigori fantasiosi, per poi versargli del tè al limone bollente.
-Devo capire chi mi ha sottratto i documenti.- esordì avvicinando le mani alla tazza, sentendo con piacere il calore che si irradiava dalla porcellana alla pelle –E devo trovare Billy. Hermione gli scoccò un’occhiata obliqua.
-Non penserai che...- cominciò, ma lui la interruppe.
-Non essere paranoica.- disse lapidario –Lo so che tu non faresti niente che possa nuocere alla sicurezza del piccolo, anche se ti ho dato valide motivazioni per farlo. La verità è che non merito il tuo aiuto.
-E’ vero, tu non lo meriti.- disse lei, dopo un breve attimo di silenzio –Ieri mi hai trattata come se io fossi responsabile del litigio con tuo figlio. Mi hai cacciata di casa, non mi hai neanche dato il tempo di spiegarmi, né tantomeno hai cercato di capire come io mi sia sentita davanti agli insulti dei tuoi genitori. Ma questo non significa che io cancellerò con un colpo di spugna gli evidenti progressi che hai fatto da quando ci siamo incontrati, né tantomeno che ti abbandoni in un momento come questo. Voglio bene a Billy...- prese un profondo respiro –E voglio bene a te.
Gli rivolse un minuscolo sorriso, esortandolo poi a bere un po’ di tè. Il fastidioso nodo alla gola che si era formato come un piccolo gomitolo da quando lei l’aveva abbracciato, non riuscì a sciogliersi col calore di quel liquido ambrato, anzi, a ogni nuovo sorso sembrava ingrossarsi e rendergli sempre più difficoltoso il deglutimento.
Improvvisamente, dovette poggiare la tazza e strofinarsi rabbiosamente gli occhi per impedirsi di piangere davanti a lei.
-Ho detto delle cose orribili, Hermione.- sputò fuori, incapace di tenerle per sé un secondo di più. Aveva bisogno di essere sgridato, voleva sentirsi apostrofare con rabbia, e farsi dare dell’idiota, e condividere con qualcuno quel pesante macigno che gli opprimeva il petto. Così le raccontò di tutte le meschinità vomitate addosso a Billy la sera prima. Hermione lo ascoltò in silenzio, senza mai interromperlo, e quando ebbe finito di raccontare in modo sconnesso, lo guardò severamente, ma senza traccia di imminenti recriminazioni.
-Sai...- esordì lentamente –Una volta cattiverie del genere, per uno come te, sarebbero state solo ordinaria routine. Le avresti snocciolate con arroganza, e poi avresti fatto spallucce davanti ai sentimenti feriti di un bambino di sei anni. Quello era il Draco Malfoy che sarei riuscita a odiare. Oh, eri una persona così facile da odiare, ed eri così difficile da amare...- tacque, lo sguardo improvvisamente remoto, perso in qualche pensiero privato cui lui non avrebbe avuto accesso, nonostante quelle parole suonassero stranamente famigliari alle sue orecchie –Ma ora credo di riuscirci.- mormorò –Ora credo di amarti.
E improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, con la stessa velocità di un missile terra-aria, si ricordò quando e dove avesse giù udito quelle parole. La prima reazione fu di sputare tutto il tè addosso a Hermione, con conseguente strillo oltraggiato da parte sua, per poi assumere una faccia stile merluzzo al vapore, Paciock davanti a un compito di Pozioni, Weasley davanti a una donna nuda e via discorrendo.
Rivolse a Hermione uno sguardo stralunato, ricevendone in risposta uno vagamente intimorito.
-Perché non me l’hai detto?- domandò indignato.
-Perché non sarei dovuta essere io a ricordartelo. Mi avevi fatto una promessa!
-Ero ubriaco!
-Per questo ho pensato che non lo pensassi davvero, e non volevo crearti problemi o disagio.
-Granger, razza di sciocca! Io mi ubriaco minimo cinque volte a settimana, ma non per questo ogni volta dico a una donna che la amo. Che cazzo, non lo dico da sei anni!
La ragazza arrossì furiosamente, distogliendo lo sguardo e cominciando a riordinare alcuni magneti sul frigo che erano già perfettamente allineati.
-Guardami.- disse, chiamando a raccolta tutta la propria pazienza.
Timidamente, lei si voltò verso di lui.
-Per essere una donna adulta e intelligente, ti imbarazzi come una sedicenne.- la stuzzicò ancora vagamente irritato –Se ti dico che sono innamorato di te, vuol dire che lo penso. Il fatto che poi il giorno dopo dimentichi di ripeterlo, vuol dire invece che ero troppo ubriaco per tenerlo a mente. Ma non significa che non lo pensi ugualmente.
Una specie di singulto risalì dalle profondità della sua gola. Le labbra rosse di Hermione tremarono impercettibilmente, mentre anche lei adesso dovette strofinarsi rapidamente gli occhi.
-Io non aspiro a un titolo di Marchesa, tanto per la cronaca.- balbettò.
-Io me ne sbatto della stima della comunità magica, tanto per la cronaca.- ribatté con fervore –E me ne sbatto dell’opinione dei miei genitori.- si alzò dallo sgabello, marciando fino a lei e prendendole il volto caldo tra le mani.
-Voglio te, Granger, perché tu mi rendi migliore, e mi piace sapere di poter essere un uomo migliore di quanto sia stato fino ad ora. E so che non lo sarò se al mio fianco non avrò te e quel depravato di mio figlio.
Lei proruppe in una risata corrotta dal pianto.
-E francamente, mi sono rotto con questa dannatissima storia del sangue puro.- ci tenne ad aggiungere.
-Sono felice di sentirtelo dire.- sussurrò, per poi gettargli le braccia intorno al collo e baciarlo appassionatamente, con un’irruenza feroce e tenera che in un altro frangente l’avrebbe portato a sdraiarla sul ripiano e quel che doveva succedere, succedeva.
Il rumore del campanello li riportò bruscamente alla realtà. Rivolse a Hermione un’occhiata interrogativa, alla quale lei rispose stringendosi nelle spalle. Istantaneamente, come colti da un’improvvisa illuminazione, si fiondarono sul portone, pronti ad accogliere un’eventuale arrivo di Billy a braccia aperte, solo per vedersi accecare dai flash dei fotografi.
Un boato di esclamazioni e di domande esplose non appena furono visti assieme. In prima linea, a sparare domande a bruciapelo, c’erano i prediletti di Rita Skeeter, mentre la loro mentore doveva aver ritenuto saggio non farsi vedere da lui o Hermione per evitare di essere barbaramente privata di qualche organo.
Tipo la lingua.
-Avete qualche dichiarazione da rilasciare in merito alla vostra relazione?
-Perché William non è con voi?
-Come hanno reagito i coniugi Malfoy?
-Pensate che...
-…Vi sposerete?
-...E quando ci sarà...
-...Qualche bebè in arrivo?
Esasperato, Draco estrasse la bacchetta , e prima che quei disgraziati avessero anche solo il tempo di realizzare cosa stesse per fare e darsela a gambe, lui sbraitò un –Silencio!- che fece scendere un religioso silenzio tra la folla circostante.
Qualche babbano di passaggio lanciò un’occhiata curiosa per quell’improvviso mutismo, salvo poi limitarsi a fare spallucce e proseguire per il proprio cammino.
-Rilascerò una breve dichiarazione.- annunciò Malfoy, facendo accendere di gioia gli sguardi di quei giornalisti più o meno professionali, ognuno dei quali si accinse ad avvicinare il proprio microfono il più possibile vicino alla sua bocca, del tutto dimentichi del fatto che li avesse costretti al silenzio.
-L’articolo dice il vero, io ho un figlio. Si chiama William, ma noi lo chiamiamo Billy, è nato il 19 settembre di sei anni fa, in un ospedale babbano. La mia ex moglie, Astoria Greengrass, non mi ha mai rivelato di essere padre, fino a quando non mi sono ritrovato il bambino tra capo e collo, con tutta una serie di doveri e oneri che non credevo dovessi accollarmi. Mio figlio, inoltre, è un Magonò. E sono profondamente orgoglioso di annunciare che non potrebbe importarmene di meno.
Sorrise davanti a quelle facce attonite.
-Billy mi ha insegnato tante cose su cui non mi sono mai interrogato. Mi ha insegnato a usare una TV babbana, a giocare a calcio, ad apprezzare le cose belle che la vita può offrire. Billy ha lottato con determinazione per poter andare in una scuola babbana, e io l’ho rispettato per questo, perché non si è fatto mettere i piedi in testa da un genitore autoritario e dispotico. Mio figlio ha aiutato suo padre a crescere, a guardarsi intorno, a capire che a volte è necessario chiedere aiuto, perché da soli non possiamo riuscire a fare tutto. E in questo mi è stata di grande supporto anche la qui presente Hermione Granger…- le rivolse un mezzo sorriso d’incoraggiamento –La quale mi ha permesso di non impazzire dietro a un bambino di sei anni che tutt’ora non sono in grado di gestire, insieme al sostegno e al supporto morale datomi anche da Harry Potter e Ron Weasley.
Se avessero potuto parlare, sicuramente sarebbero scoppiate urla ed esclamazioni scandalizzate.
-Adesso però, mi vedo costretto a fare un appello: mio figlio stanotte è scappato di casa, dopo aver avuto un brutto litigio. Lo sto cercando da oltre dodici ore, ma ancora non sono riuscito a mettermi in contatto con lui. Chiedo a chiunque lo veda, di mettersi in contatto col Ministero. La foto è già stata gentilmente diffusa sui giornali di questa mattina.- aggiunse ironicamente -Io...io voglio solo poterlo abbracciare di nuovo, e dirgli quanto mi dispiace per quello che ho detto. Grazie mille.
L’attimo prima che l’incantesimo si spezzasse, Hermione lo afferrò per un braccio, trascinandolo in casa e chiudendo a chiave il portone.
-Quello che hai appena detto...probabilmente sarà trasmesso in diretta radio.- boccheggiò esterrefatta.
-Lo spero.- ribadì –Più persone sentono il mio appello, più possibilità avremo di ritrovarlo, anche solo per la speranza di ricevere una ricompensa in denaro.
Il cellulare di Draco cominciò a squillare insistentemente. Hermione si sporse per vedere di chi si trattasse, non riuscendo a trattenere un lieve moto di delusione quando vide che era Potter.
-Sfregiato. Dimmi che lo hai trovato.
-Malfoy, lasciami dire che sono così fiero...così fiero di te...- attaccò con la solita nenia da padreterno commosso.
-Potter, se vuoi aiutarmi trova mio figlio!
-I ragazzi sono tornati a suonare alle case babbane del quartiere e nei bar della zona, mostrando la foto di tuo figlio, e a quanto pare abbiamo trovato un testimone che afferma di averlo visto prendere un taxi.
-Un taxi?!
-Già. Hai qualche idea su dove possa essere andato?
-Dannato Lucifero, no!- esclamò affranto.
L’istante seguente Hermione gli stava stringendo il braccio in una morsa talmente convulsa che a breve gli avrebbe bloccato la circolazione sanguigna. Ma non ebbe modo di farglielo notare, perché tutta la sua attenzione era stata catturata dallo sguardo di pura, trionfale certezza della ragazza.
-Come abbiamo fatto a non pensarci prima?- domandò tra sé.
-Di cosa stai parlando, cortesemente? Avrei una certa fretta...
-Dove avrebbe potuto andare se non dalla mamma?
Spalancò gli occhi, dandosi ancora una volta dell’idiota. Un idiota fatto e finito.
-E’ andato a Nottingham!


Arrivare a Nottingham tramite materializzazione, era qualcosa di estremamente comodo. Draco apparve elegantemente davanti a un bambinello di circa un anno, legato a un passeggino che la madre, in quel momento intenta a scegliere alcuni fiori al furgoncino dove lui e il Marmocchio aveva comprato i girasoli, stava oziosamente facendo oscillare avanti e indietro. Il pargolo, anziché mettersi a strillare, sgranò dapprima gli occhi, per poi profondersi in una serie di versi inarticolati e sbridolii piuttosto raccapriccianti che lui interpretò come segno di approvazione.
Restituendogli una specie di smorfia, e solo perché la mamma si era girata a sorridere allo sconosciuto che aveva appena fatto divertire il figlioletto, si avviò a passo di marcia verso il cimitero. La sua attenzione venne catturata da un taxi nero parcheggiato in una piazzola davanti all’ingresso. Lo puntò con passo risoluto, bussando al finestrino del guidatore.
-Mi dica.- domandò un uomo piuttosto anziano dai folti capelli grigi.
-Per caso lei ha portato fin qui un bambino di circa sei anni?
-Ci può scommettere.- rispose con un sorriso bonario –E’ suo figlio?
-Già.
-E’ un ragazzino sveglio. Mi ha fermato a un semaforo pregandomi di portarlo fin qui perché aveva bisogno di parlare con la sua mamma. All’inizio ho pensato che lui...beh…- fece ruotare un dito vicino alla testa, come per dire “sta fuori” –Ma lui ha insistito così tanto, aveva le lacrime agli occhi, e in cambio mi ha offerto tutta la collezione di videocassette Disney.- fece un sospiro pesante e intenerito –Tratte così lunghe non le faccio a meno di cento sterline, ma d’altronde sono un nonno, ai bambini non so dire di no.
-Tenga.- disse Malfoy, già alla ricerca del denaro babbano che si portava sempre dietro –Duecento sterline per il disturbo e la gentilezza.- e glieli piantò sul cruscotto interno, per poi lanciarsi a corsa dentro al cimitero, percorrendo il tratto di strada a perdifiato.
-Billy!- urlò non appena scorse in lontananza la cappella –Billy!- si affacciò all’interno, e lui era lì, in piedi alla base della tomba di Astoria, e lo guardava con gli occhi umidi e tristi, e un broncio che avrebbe sciolto il più granitico dei cuori. Persino Severus Piton gli si sarebbe gettato ai piedi, a riempirlo di carezze e blandirlo con dolci paroline melense.
-Billy.- lo chiamò piano –Mi hai spaventato a morte.
-Credevo che saresti stato più contento senza di me.- sussurrò con voce incrinata.
-No, ti sbagli, non sai quanto. Io stavo impazzendo di paura senza di te.
Fece qualche passo, arrivando al centro della cripta e ingionocchiandosi, così da poterlo guardare meglio in faccia.
-Mentre ti cercavo, per chiederti scusa per le cose chi ti ho detto ieri sera, pensavo che se non ti avessi ritrovato non sarei mai riuscito a perdonarmelo. Tu neanche immagini quanto io ti voglia bene, perché non sono stato capace di dimostrartelo come avrei dovuto. Ti ho sempre spinto a conoscere la magia, ad amarla, a desiderarla, senza riflettere su quanto tu avresti sofferto vedendoti sbattere in faccia un mondo a cui, semplicemente, appartieni solo per metà...
Il faccino di Billy si intristì, e la bocca si abbassò in una smorfia di pianto.
-Non è colpa mia.- si scusò con una vocina sottile.
-Certo che non è colpa tua. Non è colpa di nessuno, ma io ero troppo impegnato a cercare di guarire la mia sciocca vanità ferita per poterlo capire. Adesso invece lo so, e comprendo perché la mamma non ha mai voluto che tu la conoscessi. Tu sei perfetto così come sei, con i tuoi bellissimi pregi, e non hai bisogno della magia per rendermi felice. Astoria lo ha capito subito, perché lei è sempre stata una donna formidabile, io ci ho messo molto più tempo perché sono un pomposo uomo arrogante, ma ti giuro, tesoro, ti giuro che ti voglio un bene dell’anima, e ho sbagliato a darti per scontato, è un errore che feci a suo tempo con tua madre, io sono duro per queste cose, ma ti voglio bene, e voglio che torni a casa con me.- il discorso cominciava a farsi piuttosto confuso, e le lacrime del bambino non lo aiutavano di certo a rimanere lucido. A dire il vero aveva una gran voglia di piangere anche lui.
-All’inizio non ti volevo, è vero, ed è anche vero che ti disprezzavo perché sei un Magonò, ma tu mi hai aiutato a ricredermi, e rivedere la mia posizione. Adesso per me sei solo Billy, la cosa più bella della mia vita, e non sarò mai abbastanza grato a tua madre per averti cresciuto così diverso da me, gentile, sincero, coraggioso, leale e tenace. Saresti il miglior Grifondoro che Hogwarts possa desiderare, ma io sono molto più contento che tu non abbia poteri magici, così non dovrò rinunciare a te per sette, estenuanti anni. E davvero, ti voglio talmente tanto bene che...la mia vita non è più vuota da quando ci sei tu.
Tacque, abbozzando un sorriso ridicolmente umido, perché ormai era inutile negarlo, si era messo a piangere come il bambino di fronte a lui. Solo che il Marmocchio aveva sei anni, lui trenta.
-Non è vero che sei un pomposo uomo arrogante.- disse Billy a voce talmente bassa che se non l’avesse visto muovere le labbra, avrebbe creduto di essersi solo immaginato quelle parole. Non fu sorpreso dal sentire che le prime parole del bambino erano subito state dirette a smentire la pessima opinione che qualunque individuo avrebbe avuto di lui. Era connaturato in Billy riuscire solo a vedere i lati più belli di una persona, ma era anche per questo che aveva imparato ad amarlo. Bastò tendere le braccia verso di lui per vederlo corrergli incontro e gettarglisi al collo con una foga tale che rischiò di rovesciarlo. Le braccia di Draco si chiusero intorno a quel piccolo corpicino, mentre cercava di darsi un tono per arginare il pianto. Un Malfoy non piangeva mai, dannazione!
Inaspettatamente, si mise a ridere istericamente.
-‘Fanculo i Malfoy!- esclamò ad alta voce, provando un enorme senso liberatorio.
-‘Fanculo?- domandò Billy con tono interrogativo.
-Non è una parola che avresti dovuto sentire, quindi non ripeterla.
Una risata altisonante richiamò la sua attenzione. Astoria era dentro alla sua fotografia, e riportava, come lui e Billy, i medesimi segni del pianto.
-Draco.- mormorò quando la risata si affievolì. Il suo sguardo si ammantò di dolcezza –Sono così orgogliosa di te. Questo è il motivo per cui ho scelto di affidare Billy a te. Perché sapevo che tu avevi il potenziale per diventare una brava persona e un buon padre. Hai aiutato Billy, e lui ha aiutato te. Vi siete salvati a vicenda. E sono così fiera...così fiera...
-Grazie Astoria.- mormorò piano -Per aver avuto fiducia in me.
Lei sorrise, inclinando il capo in un pacato gesto di riconoscenza.
-Adesso torniamo a casa.- disse Draco, accusando insieme al sollievo anche un senso di stanchezza non indifferente. Si chinò, raccogliendo da terra lo zaino dove il bambino aveva infilatto le videocassette Disney, e se lo caricò in spalla.
-Hermione è venuta a prenderci in macchina, probabilmente ci sta aspettando all’entrata. È ansiosa di vedere che stai bene.
-Ma io non voglio lasciare mamma.- uggiolò sporgendosi verso la fotografia.
Astoria si portò una mano alla bocca, a reprimere un singulto.
-Amore mio, io sarò sempre qui ad aspettarti, lo sai.
-Draco.- Billy gli rivolse uno sguardo intenso, e lui seppe che mai, mai avrebbe avuto la forza di deludere le sue aspettative.
-Tranquilli.- dichiarò estremamente tronfio –Ho un’idea.


**NOTE FINALI**

E anche il penultimo capitolo è postato! Il prossimo arriverà entrò lunedì sera. Ringrazio tutti coloro che non mi hanno abbandonata in questo lungo periodo trascorso lontano da EFP, è stato meraviglioso ricevere ancora recensioni così entusiastiche e calorose, davvero, il piccolo Billy che è in me si è commosso fino alle lacrime :’)

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rivaleth