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Autore: Ombra1983    17/09/2014    2 recensioni
Storia ambientata durante il libro "Il Portale delle Tenebre" (ultima parte di "A Storm of Swords" in originale, sul finire della quarta stagione televisiva). Cosa sarebbe successo se Sansa Stark si fosse trovata sola a Nido dell'Aquila, senza Ditocorto, ma comunque al centro di uno dei suoi intrighi dai risvolti inaspettati?
Una storia romantica scritta da un ragazzo ma dal punto di vista di una ragazza, un piccolo "what if ?" nel meraviglioso mondo de Il Trono di Spade.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully, Nuovo personaggio, Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sansa e sir Simon passeggiavano sul prato uno vicino all'altro, così vicini che sarebbe bastato allungare leggermente la mano per toccarsi ma, allo stesso tempo, cosi lontani dato che nessuno dei due avrebbe compiuto quell'atto. Sansa pensava che il cavaliere fosse bloccato dal suo senso dell'onore e poi, in fondo, perchè avrebbe dovuto toccarla? Per quanto riguardava lei, la giovane Stark provava un senso di calore alle guance pensando alla mano di sir Royce che l'accarezzava ma ... ma in fondo al suo cuore era confusa. Cos'erano quelle emozioni che la veniva a trovare quando lui le era vicino? Erano gioia, paura, serenità e dubbio tutte insieme, alle volte era preponderante una ed alle volte un'altra. Ogni tanto era la gioia a trionfare ed allora apriva il suo cuore al giovane cavaliere, raccontandole tutto ciò che la sua identità segreta di Alayne Stone le permetteva, mentre a volte era la paura ad avere la meglio ed allora era gentile e cortese ma teneva il suo cuore stretto al guinzaglio.
"Sono confusa, è normale" pensava spesso "Tanto più che quella lettera mi ha anche consigliato di stare in guardia".
Quel giorno però era un giorno speciale: lui l'aveva portata fuori da Nido dell'Aquila all'alba, percorrendo tutta la lunga strada della discesa per la valle. Dopo ore erano giunti in fondo alla montagna dove sorgeva la fortezza e lui l'aveva condotta a cavallo lungo i prati ed i boschi circostanti.
La giornata era tiepida e l'aria era piena del profumo dei fiori e della resina. Sansa aveva indossato un bustino color viola e nero. Aveva anche pensato che le sarebbe piaciuto averne uno verde e nero ma poi era rimasta raggelata pensando che quelli erano i colori di casa Lynderly e che probabilmente la ragazza triste ne aveva uno.
Non sapeva nemmeno il suo nome.
Però quel giorno i brutti pensieri erano banditi: sir Simon aveva fatto rallentare il cavallo e lo aveva legato ad un albero, poi aveva aiutato Sansa a scendere e l'aveva condotta per un sentiero dentro ad un bosco, passeggiando accanto a lei in un silenzio rotto solo dal vento, dal cinguettare degli uccelli e dal rumore degli scoiattoli.
Poi, improvvisamente, la giovane Stark aveva sentito la voglia, forse il bisogno, di sentire anche la voce di lui ... le piaceva cosi tanto quando sir Simon le raccontava le cose! Cosi gli chiese semplicemente se volesse discorrere e lui, ovviamente, acconsentì.
Procedettero lungo quel sentiero inoltrandosi sempre di più nella selva, mentre sir Simon le raccontava di tutti gli argomenti che sapevano essere i di lei preferiti: le raccontò alcune parti dell'antica leggenda di Jackie il paggio e del suo amore proibito, le raccontò della giovane cameriera della locanda che si innamorò del suo principe ed altre cose ancora.
Persa tra quelle parole, Sansa non si accorse nemmeno di avere sulle labbra delle parole, che le uscirono fuori senza nemmeno rendersene conto: "Vorrei che voi mi raccontaste queste cose in camera mia, la sera, prima di addormentarmi".
Sir Simon rimase di sasso, non se l'aspettava. Anche la giovane Stark rimase di pietra, presa dall'imbarazzo.
"Accidenti cosa ho detto? Praticamente è come se l'avessi invitato in camera mia la notte!" pensò.
Immediatamente cercò le parole per scusarsi e per dirgli che si era espressa malamente quando lui, invece, armò un sorriso sulle proprie labbra e le disse: "Sarei onoratissimo di farlo mia signora e non temete poiché al termine del racconto saprò ritrovare la via della mia camera".
Sansa arrossì. Automaticamente stava per dirgli "Non dovete" ma lo tenne per se: non poteva metterlo in imbarazzo fino a quel punto e poi in effetti, gentilezza a parte, lui avrebbe dovuto mantenere le distanze, come l'onore gli imponeva.
"Già, il senso del dovere" pensò Sansa "Mi ha detto di si perchè vuole o perchè è obbligato dal suo ruolo?"
Sir Simon stava tornando a raccontare ma non parlava più di storie d'amore ma bensì dei draghi. Una volta Sansa gli aveva detto che avrebbe volentieri sentito altre storie sui draghi e lui evidentemente se l'era ricordato.
"Si ricorda ciò che mi piace" disse lei mentre la gioia prendeva posto nel suo cuore "Però ha smesso di raccontarmi storie d'amore, forse l'ho davvero imbarazzato troppo" proseguì nella propria mente lasciando il posto al dubbio.
Era confusa. Quando riuscì di nuovo a focalizzare i suoi sensi su ciò che sir Royce stava dicendo, lui era gia in mezzo al discorso:
"E quindi vent'anni prima del Fato di Valyria, i Targaryen presero i loro servitori ed un pugno di casate vassalle e si trasferirono nel continente occidentale, su Roccia del Drago, lontano da Valyria. Con loro portarono ben cinque dragoni, poiché i Targaryen erano una delle quaranta famiglia valyriane note come -signori dei draghi-, anche se non certo la più importante. Si dice che fossero guidati dalle visioni di una veggente della loro casata, che aveva predetto il misterioso cataclisma noto come il Fato e che aveva convinto i suoi parenti a lasciare quel territorio. Effettivamente ebbe ragione e loro coi propri vassalli furono tutto ciò che rimase dell'impero di Valyria. Si narra che i superstiti di quella nazione chiesero ai Targaryen di tornare indietro e di riformare Valyria ma ormai essi avevano altri progetti: con un pugno di uomini e con i draghi volevano unificare i Sette Regni e conquistarsi una nuova patria".
"Furono davvero armi cosi eccezionali i draghi? Non possono in fondo essere uccisi anche loro? Erano cosi pochi." chiese Sansa.
"Un drago è un terrore sputafuoco volante protetto da una spessa corazza di dure scaglie. E' capace di incendiare i corpi di un'intera brigata di soldati durante una singola planata sul campo di battaglia. Certo è una creatura mortale: centinaia di arcieri che lo bersagliassero potrebbero colpirlo negli occhi o riuscire a scalfire alla lunga le sue scaglie. Proprio per questo gli arcieri erano le prime vittime del fuoco del drago. Un'arma migliore erano la balliste: grandi balestre delle dimensioni di un grosso carro. Se erano presenti sul campo di battaglia, venivano bruciate prima ancora degli arcieri. Una volta tolte queste armi, anche un esercito sterminato non ha possibilità di uccidere un drago".
Sansa stava per fare un'altra domanda quando il sentiero nel bosco finì e lei strabuzzò gli occhi: davanti a lei c'era una radura piena di fiori di tutti i colori, enorme come la sala da banchetto della corte di Approdo del Re. Al centro del prato c'era un ruscello che lo divideva in due, nasceva da una piccola cascata al limitare della radura e poi si perdeva all'altra estremità nel bosco.
"E' bellissimo" sussurrò Sansa.
"Voi lo siete di più" fece sir Simon.
Dopo alcuni secondi, o forse alcune ore o alcuni giorni, lei si stava ancora chiedendo se lui l'avesse detto veramente. Arrossì da capo a piedi. Una volta, a Grande Inverno, aveva sentito due sguattere più grandi dire che non c'era imbarazzo maggiore che dire -Ti amo- mentre si fa sesso con una persona con la quale non si sta ufficialmente insieme, tuttavia Sansa dubitava che quell'esperienza potesse essere più imbarazzante.
"Voi mi turbate, cavaliere" disse.
"Non voglio turbarvi, voglio rendervi felice" rispose lui.
La portò in mezzo ad un mare di violette e lillà, dove si sdraiò schiena a terra aspettando che lei, più goffa a causa del bustino, lo imitasse. Rimasero la a guardare il cielo ed a riempirsi le narici del profumo dell'erba e dei fiori. Sembrava il cielo del Nord quello, il cielo sotto il quale lei era nata, il cielo sopra Grande Inverno: una stretta di malinconia prese Sansa.
"E' vero che voi parlaste a favore dell'unirvi alla ribellione di Robb Stark?" chiese.
Lui si voltò verso di lei e solo allora la giovane Stark si reso conto di quanto fossero vicini.
"Dovrei allontanarmi, sarebbe più dignitoso" pensò.
Non si mosse.
"Si ho parlato in quel senso" rispose sir Simon "Credo che avremmo dovuto unirci all'esercito del Re del Nord insieme ai Tully della Terra dei Fiumi. Re Joffrey era un tiranno che è stato salvato dal linciaggio del popolo solo grazie all'arrivo della famiglia Tyrell, inoltre era una marionetta nelle mani dei Lannister. E poi non riesco a credere che Eddard Stark fosse davvero un traditore: possono crederci i regni del sud ma non noi che lo seguimmo in battaglia".
Il cuore di Sansa ebbe un sussulto: sir Royce aveva combattuto con suo padre? Come era possibile. Ci mise un po a ricordare: lui era molto più grande.
"Vi riferite a quando la Valle di Arryn si schierò con gli Stark durante la ribellione di Robert Baratheon?"
"Si mia signora, all'epoca ero solo uno scudiero di quattordici anni e servivo sotto mio fratello maggiore, che era già cavaliere. Gli Stark del Nord, gli Arryn della Valle, i Tully di Delta delle Acque ed i Baratheon delle Terre della Tempesta mossero guerra tutti insieme contro i Targaryen, i Tyrell dell'Altopiano ed i Martell di Dorne, che erano supportati anche da un pugno di casate vassalle degli Arryn e dei Tully le quali erano rimaste legali ai Targaryen".
L'aria attorno a loro era tiepida e perfetta, le apri ronzavano di fiore in fiore facendo udire il loro rumore quando passavano vicine alle orecchie, l'erba punzecchiava delicatamente da sotto i vestiti.
"Siete stato in molte battaglie?" chiese Sansa, rompendo di nuovo il silenzio.
"Sono stato nelle retrovie di diversi scontri ma non ho dovuto combattere che contro gli esploratori e le avanguardie del nemico: non grandi scontri nel complesso".
"Siete stato sicuramente coraggioso" disse Sansa che, non sapeva perchè, ma riteneva ovvio che il giovane Royce si fosse coperto di onore.
"Fino a quel momento conoscevo la guerra solo dai libri, da ciò che avevo letto e che mi era stato raccontato. Trovarsi davvero davvero di fronte ad un fante nemico, anche alla periferia di una battaglia, è un'esperienza totalmente differente. Vi confesso che ebbi paura" rispose lui.
"Mi padre diceva che tutti provano paura e che a questo serve il coraggio" rispose lei.
"Lord Baelish dice questo? E' una persona saggia" fece sir Simon.
A Sansa si raggelò il cuore e si alzò di scatto a sedere: avrebbe voluto gridargli il suo vero nome e che suo padre era Eddard Stark ma si dovette fermare ... per la sua sicurezza lei doveva essere solo Alayne Stone, la figlia di Ditocorto.
"Qualcosa non va?" chiese il giovane cavaliere.
"Io ... vorrei andare a sedermi vicino al fiume" disse Sansa ma immediatamente dopo pensò "Vorrei metterti le braccia al collo e dirti il mio vero nome, vorrei potermi fidare totalmente di te ma non so se posso e questo dubbio mi lacera".
Si sedettero accanto al torrente. Sansa allungò le mani verso la fresca acqua che correva davanti a lei e si bagnò leggermente il viso.
"E' fredda" disse sir Simon.
"Sono una figlia del nord" rispose lei ridacchiando "Non mi fa paura questa temperatura".
"Del nord?" domandò lui "Ma non siete della Valle di Arryn?".
Sansa divenne un sasso in un secondo: si era tradita. Per lui era solo Alayne Stone, la figlia bastarda di Ditocorto, ed il cognome Stone veniva usato solo in quella parte di mondo, i bastardi del nord si chiamavano Snow.
"Si certo, intendevo dire che vengo dal nord della Valle" rispose lei.
Sir Royce annuì. Sansa lo osservò cercando di vedere se per caso fosse poco convinto ma in realtà era perfettamente tranquillo.
"Non ha dato importanza a quello che ho detto oppure è perso per suoi pensieri" meditò silenziosamente la giovane Stark.
L'assenza di parole tra loro durò quasi un minuto, poi lei udì un sospiro provenire dalla bocca di lui. Non un sospiro frutto di un brutto pensiero ma come la decisione da lungo attesa che diventa finalmente azione.
"Io credo che voi siate bellissima. Vogliate perdonare la mia impudenza ma lo penso davvero e non posso tacere" disse sir Simon tutto d'un fiato, quasi avesse paura gli mancasse il coraggio.
"Siete gentile" rispose Sansa. Poi pensò: "E' solo cavalleresco a dire così, niente più che una carineria verso la sua protetta".
"Io non voglio che voi pensiate che la mia sia solo una frase fatta" proseguì sir Royce "Io penso che voi siate una delle più belle dame che io abbia mai visto".
Sansa rimase interdetta, quasi che lui le avesse letto nel pensiero.
"E non è solo questione di bellezza" proseguì il cavaliere "Siete anche dolce ed intelligente e molto graziosa nei modi. Raramente ho ammirato una dama come io ammiro voi, mylady Stone".
"Stone ..." pensò Sansa "Per lui sono solo questo: Alayne Stone. Quanto vorrei che mi dicesse queste cose sapendo chi sono davvero".
"Siete arrossita" disse lui.
"Davvero?" chiese lei prendendo tempo e sperando che il rossore passasse.
"Mia signora, va tutto bene?"
"Va tutto bene" disse Sansa, mentendo. Non riusciva a fissarlo negli occhi, guardava a terra un delicato fiore di campo.
"Non è vero" rispose lui, allungando una mano verso di lei.
La toccò sulla spalla e quelle dita, delicate, furono come un macigno che sgretolò le difese della giovane Stark.
"E' che sono imbarazzata, per quello che avete detto prima".
"Se fosse solo imbarazzo non reagireste cosi, c'è qualcos'altro".
Sansa deglutì: "Io ho paura".
Ecco, l'aveva detto.
"Paura di cosa? Vi faccio paura io? Ho fatto qualcosa e non avrei dovuto?" disse sir Simon.
"Sono confusa, non so cosa sto facendo".
"Non volete che io vi dica queste cose ..."
"Non ho detto questo ma ho paura e non so come rispondere" disse Sansa sulla difensiva.
"Dite ciò che pensate".
"Io sono confusa!" disse lei alzando lo sguardo e fissandolo negli occhi "Voi non sapete se il vostro sentimento può bastare, io non lo posso sapere. Ho sofferto cosi tanto in passato ed ora non voglio più farlo. Non riuscirò a reggere altri giorni come quelli che ho passato".
Nella mente di Sansa tornarono in mente le torture di Joffrey ad Approdo del Re, la morte di suo padre Eddard, la notizia della morte dei suoi fratelli ... tutto insieme come un unico colpo.
"Pensate che vi farei del male? Io voglio farvi del bene" disse lui.
"Anche altri me lo dicevano" rispose Sansa, col volto sorridente di Joffrey piantato nella mente.
"Allora ditemi di smetterla, ditemi che non mi volete più accanto ed io me ne andrò. Chiederò che un altro sia il vostro cavalier servente e prenderò il disonore su di me" rispose Simon.
Per un attimo Sansa pensò di vederlo andare via, di uscire da quella situazione dicendogli che accettava quell'offerto, di mandarlo via ... senza che fosse più il suo cavaliere, magari vedendolo diventare di un'altra ... magari di lady Lynderly.
Senza che lo volesse, gli occhi le si riempirono di lacrime: "No, non voglio restate".
"Dite sul serio?"
"Io ... io penserei comunque a voi. Penserei a cosa fate, avrei il rimpianto che sareste andato via per causa mia".
"Avreste il rimpianto di non avermi più accanto?" fece sir Simon.
"Si, ed anche quello che ... potreste essere al fianco di qualcun'altra" rispose Sansa mentre una lacrima le cadeva sul viso.
Sir Royce le prese il viso delicatamente tra le mani e le sorrise: "Non c'è problema che non si possa risolvere parlando. Vi prego solo di non tenervi tutto dentro, mia signora. Io sono felice di quello che avete detto: io non voglio altro che rendervi felice. Non farò niente che non sia quello che volete, non chiederò niente in più di quello che voi vorrete darmi".
La giovane Stark sentì la mano di lui attirarla dolcemente verso il di lui viso. Avvampò sulle guance e sul collo di un rosso acceso.
"Voi ..." sussurrò senza sottrarsi a quella stretta "... voi avevate detto che non fareste niente che io non voglia".
Le loro labbra erano vicinissime e quel caldo rossore sul corpo di lei era sceso anche sulla pancia e più in basso.
"Infatti non avete che da dirmi di fermarmi" rispose lui in un sussurro.
Lei non disse niente e chiuse gli occhi, abbandonandosi totalmente a lui, senza difese.
Poi non ci fu più spazio tra le loro labbra.
Sansa sentì il brivido, il tepore, quella maliziosa umidità, la complicità e quel silenzio carico di significato.
E così dopo lunghi battiti dei loro cuori, si staccarono l'uno dall'altra e si fissarono sorridendo: non erano più un cavaliere ed una nobildonna in fuga ma un giovane uomo ed una ragazza ai quali non importava niente, in quel momento, del resto del mondo.
Avrebbero potuto essere gli ultimi esseri umani nei Sette Regni o essere i primi dei Primi Uomini, non sarebbe cambiato niente.
  
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