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Autore: TheMask    17/09/2014    2 recensioni
Questa fan fiction è una What if sui personaggi principali del Death Note.
Mi sono chiesta: se anche loro andassero al liceo, come passerebbero le loro giornate?
E' un po' OOC, me ne rendo conto e chiedo venia, ma spero possiate gradirla ugualmente! :)
Fatemi sapere che ne pensate se vi va!
estratto --->
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“COSA INTENDI DIRE?”
“Quello che ho appena detto.”
“NON CI SPEREREI SE FOSSI IN TE! E ORA ESCI DI QUI!”
“E perché dovrei?”
“PERCHè SE NO VENGO LI E TI STRAPPO I BULBI OCULARI!”
“Mi sembra un’ottima risposta” rispose infine il ragazzo, lievemente preoccupato per i suoi bulbi oculari.
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Fissavo uno scantinato illuminato quasi a giorno dalle finestre in alto, che davano probabilmente sulla strada sopra di noi, pieno zeppo di… quadri.
Appesi e appoggiati alle pareti, impilati l’uno sull’altro. Un cavalletto illuminato, sotto una delle finestrelle, ospitava una tela ancora incompleta.
Ma non era solo questo a farmi sentire come se qualcuno mi avesse calciato fuori dal mondo per proiettarmi in un sogno strano e surreale.
Tutti i dipinti raffiguravano, ora chiaramente, ora in modo quasi astratto, due volti femminili, che si alternavano nella stanza dando e restituendo molteplici sguardi.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Beyond Birthday
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BUONGIORNO GENTE! Come va? Spero che non siate troppo traumatizzati dal rientro a scuola!
Forza e  coraggio, ce la possiamo fare! IO CREDO IN NOI!!
Ok. 
No, sono terrorizzata, voglio morire e oggi ho disegnato un impiccato sul banco con una faccina felice e la scritta ' LUI CE L'HA FATTA, NON VEDETE COM'E' ALLEGRO ORA?!' 
Lo so, lo so, sono matta. LO SO.
Anyway, stranamente non sono passati lustri dall'ultima volta che ho pubblicato *sono fiera di me*, quindi tanti dolcetti a me!
DOLCETTI!
Sono molto provata dalla scuola. MOLTO. 


Mina



Il concerto era continuato in un crescendo continuo ed esponenziale di energia. A pochi minuti dalla pausa, quelli che già si erano presentati come animali di scena, cominciarono a dare davvero l'impressione di essere una band professionista.
La batteria, il basso e la chitarra rimbombavano nelle orecchie di tutto il pubblico, felice di esserne assordato. La voce di Jen si sollevava e si abbassava, cambiava continuamente.
La chitarrista e il bassista tenevano egregiamente il palco, con la sincronia di due fratelli e senza doversi neanche guardare.
Le canzoni erano articolate, d'effetto, potenti. Tutti ne rimasero colpiti.
Furono richiesti innumerevoli bis. L'ultima canzone la suonarono con la forza della disperazione e dell'adrenalina, inserendo un improvvisato solo di batteria e basso che ridusse Jack e Matt sul punto di esalare l'ultimo respiro.
Quando posarono gli strumenti le ovazioni del pubblico si alzarono quasi quanto il volume della loro musica.
I ragazzi sorrisero e salutarono, balzando poi giù dal palco.

- FANCULO AL GIORNO IN CUI MI HAI FATTO METTERE I TACCHI JEN! - urlai mentre mi cambiavo, all'indirizzo della bionda.
Lei rise per tutta risposta, infilandosi un paio di jeans attillati pieni di catene e una canottiera rosso fuoco.
-Non c'è niente da ridere nel rischiare di uccidersi! -
- E piantala, stavi benissimo – ridacchiò.
Io mi cambiai con un paio di pantaloni enormi neri e una maglietta verde all'ombelico. Saltata in un paio di anfibi mi catapultai fuori in cerca di aria fresca.
Dio, volevo uscire subito. Possibilmente con Beyond. Possibilmente con una birra.
Il concerto era andato davvero alla grande, ma appena scese la botta di adrenalina aveva cominciato a cedere il posto alla stanchezza e al caldo.
Intravidi Matt e Jack sommersi dal pubblico, ma riuscii ad evitare tutti.
Mi fiondai al bancone e presi due birre, concedendomi poi un respiro prima di andare alla ricerca di Beyond.
Ma quando mi girai un paio di occhi blu mi inchiodarono al mio posto e una mano mi si posò sulla spalla.


 

Beyond aveva subito provato a raggiungere la sua ragazza alla fine del concerto. Prevedendola, si era per prima cosa procurato due birre fresche, per poi affrontare la folla che lo separava da lei, o almeno da dove sperava di trovarla.
Stava per lanciarsi nella ricerca quando una mano si era stretta intorno al suo polso. Diede per scontato che fosse lei e si girò con un mezzo sorriso.
Un mezzo sorriso che gli si gelò addosso alla vista di Kendra dritta davanti a lui.
La ragazza era splendida quella sera, era letteralmente impossibile staccarle gli occhi di dosso.
Il candore della sua carnagione era messo in risalto da un vestito mozzafiato, nero, composto da un busto senza spalline che esaltava il suo fisico già di per se perfetto, chiuso sulla schiena da una serie di lacci e da una minigonna di tulle vaporosa. Indossava poi un paio di guanti di velluto che le arrivavano fin sopra il gomito, una collana argentata che calamitava lo sguardo proprio dove non si sarebbe dovuto posare e un trucco che rendeva quegli occhi due pozzi seducenti.
I capelli erano acconciati in una morbida treccia laterale, ma alcune ciocche corvine le scendevano sull'orecchio destro, esaltando gli orecchini discreti ma molto eleganti.
Per finire il rossetto acceso faceva spiccare la bocca fra i lineamenti delicati.
Beyond si era immobilizzato. Lei gli aveva evidentemente chiesto qualcosa e lui non aveva assolutamente idea di cosa.
Annuì, ad ogni buon conto.
Lei lo trascinò fuori mentre lui si dannava per essersi lasciato ingannare ad ogni passo che lo allontanava dalla sua ragazza.
Lei gli sorrise, osservandolo appoggiarsi rassegnato al muro.
- Posso? - chiese indicando una delle due birre che lui aveva in mano.
Beyond gliela porse.
Le stelle non si vedevano molto bene, schermate dalla luce del vicino lampione, ma tutt'intorno la città era immersa in una notte serena. Dall'interno del locale giungeva un forte vociare. Si chiese dove fosse Alma, se lo stesse cercando.
Kendra sorseggiò la birra e lo guardò intensamente.
Un campanello di allarme suonò nel cervello del ragazzo. Era decisamente troppo vicina. Stava per reagire, ma lei non si mosse più di così, quindi si limitò a guardare altrove e ad incrociare le braccia.
Lei alzò una mano e gli scostò una ciocca di capelli dal viso, sfiorandolo con la soffice stoffa dei guanti.
- Kendra... hai bisogno di qualcosa? Dovrei cercare Alma...-
Lei sorrise.

- Aki?! - sobbalzai.
- Avete suonato davvero bene, complimenti! Come ti senti? -
- Grazie mille, io sto bene! Stavo cercando Beyond, l'hai visto in giro? -
- Potrei averlo intravisto uscire poco fa, se mi segui ti accompagno. Attraversare una massa di gente può essere faticoso! - disse ridendo.
- D'accordo, grazie!- feci appena in tempo ad esclamare prima che lui mi prendesse per mano e si avviasse.

Kendra bevve un altro sorso di birra, senza mai staccargli gli occhi di dosso. Beyond era decisamente a disagio.
La ragazza gli prese una mano.
- Questa birra è davvero buona. Vuoi assaggiarla? -
Lui annuì, ma lei non gliela porse. Ne bevve invece un altro sorso e poi, in modo del tutto improvviso, tirò il ragazzo a se e lo baciò.
La bottiglia che lui aveva ancora in mano cadde e rotolò giù per il marciapiede.
Non si era neanche reso conto di quello che stava succedendo, di come cavolo fosse successo.
Per un secondo non si era neanche reso conto di chi era, che stava baciando.

Aki ed io riuscimmo ad uscire.
Gli lanciai un'occhiata per ringraziarlo, ma lo vidi sbiancare. Così seguii il suo sguardo e vidi Beyond e Kendra sotto un lampione intenti a baciarsi.
No.
Un attimo.
Riproviamo.
Seguii il suo sguardo... e vidi Beyond e Kendra sotto un fottutissimo lampione intenti a baciarsi.
Beyond e Kendra intenti a BACIARSI.

Un istante prima che Beyond spingesse via la ragazza augurandosi di schiantarla contro un lampione, risuonò un urlo per la strada deserta, sopra il parlare delle persone all'interno del locale.
- GRANDISSIMA PUTTANA! -
La grandissima puttana, ovvero Kendra ovviamente, si staccò subito da Beyond. I due si voltarono in direzione della voce simultaneamente e lei gli prese subito la mano, spaventata.
Beyond rimase paralizzato dal terrore.
La sua ragazza lo fissava con degli occhi così incendiati che non aveva dubbi sul fatto che l'avrebbero incenerito in un secondo, la mano ancora stretta in quella di Aki.
Sembravano essere davanti ad uno specchi difettoso.

Più della rabbia, improvvisamente, quella situazione mi fece male. Come un doloroso e inaspettato pugno nello stomaco. Una secchiata d'acqua gelida addosso.
Che solo dopo un attimo spiazzante venne sommerso dalla rabbia.
Kendra non ebbe il tempo di fare niente. Le fui addosso con una velocità che stupì anche me.
E in un attimo la bella bambolina bianca e nera non era più stretta a Beyond, ma per terra, le braccia alzate sul volto per proteggersi da me.
Beyond sembrava troppo shockato per poter fare alcunché, Aki non si era mosso.
Non la sfiorai fino a che non abbassò cautamente le braccia.
A quel punto le strinsi fulmineamente il collo Le sue mani tentarono subito di allontanarmi senza successo, graffiandomi i polsi.
- Non provare mai più ad avvicinarti a lui. - le scandii, fissandola a due centimetri di distanza.
Improvvisamente però Aki mi tirò via da lei, mettendosi fra me e gli altri due.
- Tenta di calmarti, ok? -
- Levati dal cazzo Aki! -
Mi sbarrava determinato la strada, tenendomi le spalle con fermezza.
- Guardami! -
Lo guardai.
- Adesso calmati. -
Era decisamente troppo da sopportare, così decisi di tirargli un pugno che lo scalzò via come una mosca e senza curarmi della fine che poteva aver fatto avanzai.
Kendra era stata tirata su da Beyond, subito scostatosi come se avesse paura di toccarla.
E faceva anche bene.
Lei mi fissò terrorizzata. La cosa non mi impedì di tirarle un calcio in pieno viso, augurandomi di romperle quel bel nasino una volta per tutte e mandandola a terra. Mi risolsi poi a tentare almeno di sfondarle un paio di costole prima di fermarmi dal tirarle calci. La ragazza rimase a terra singhiozzante.
Fu a quel punto che mi voltai verso Beyond, certa che in pochi secondi, con tutta la rabbia che avevo addosso, mi sarei trasformata in una specie di mostro.

Beyond non aveva ancora ripreso il controllo delle sue azioni.
Aveva intravisto Aki scivolare via, la sua ragazza che pestava Kendra...
Improvvisamente gli occhi di questa, ferma davanti a lui, lo riportarono alla realtà.
Cos'aveva fatto?
Come aveva potuto?

Lo sguardo fisso nel suo era pieno di quelle domande, pieno di sgomento.
Riuscì a leggere qualcosa che bruciava sotto quella rabbia, che faceva male ad entrambi.
Non aveva idea di cosa dire, di cosa fare. Ogni movimento avrebbe scatenato una reazione negativa. Ogni parola sarebbe stata sbagliata.
Gli occhi della ragazza di fronte a lui si stavano riempiendo di lacrime.

Volevo picchiarlo. Volevo sfondarlo di pugni e di calci e strappargli la pelle di dosso.
Volevo davvero.
Ma quegli occhi completamente perduti mi bloccavano. Mi spiazzavano.
Sentii i miei inumidirsi, contro la mia volontà. Avrei dovuto odiarlo a quel punto.
Tentai di tirargli un pugno, ma non c'era forza. Lui mi fermò la mano con delicatezza.
No.
Non mi doveva consolare.
In un ultimo scatto di rabbia gli tirai un ceffone che gli voltò il viso.
E un attimo dopo qualcuno mi stava allontanando da lui. Mi resi conto che sia la mia band che la sua erano accorse. Jen, con Aki di fianco, mi stava dicendo qualcosa, tentando di tranquillizzarmi probabilmente.
Jack aveva tirato su Kendra con l'aiuto di Mattia, mentre la band di Beyond lo circondava.
Fissai Aki con odio per qualche secondo, ma lui parve non accorgersene. Non sentivo neanche le parole della cantante.
Improvvisamente Mattia mi si proiettò davanti, spostando senza fatica gli altri due. Non disse assolutamente niente. Dopo una lunga occhiata però mi mise un braccio sulle spalle e cominciò a camminare, portandomi con se, lontano da tutto.
Sapevo che Beyond mi stava guardando, ma non mi voltai fino a che non girammo l'angolo.
I nostri passi riecheggiavano nelle strade deserte, sempre più udibili man mano che il casino del locale si disperdeva.
Quando non si sentirono altro che quelli, sincronizzati e costanti, Mattia si fermò.
Si era cambiato anche lui con una maglietta dei System che gli andava un po' larga. Glie l'avevo regalata per il suo compleanno, mi ricordai.
- Hey... - azzardò, guardandomi.
Io abbassai lo sguardo e sospirai, abbattuta.
-Vorrei poterti dire che non avrei voluto colpirla. - sussurrai.
- Senti, non mi devi spiegare cosa è successo... se l'hai picchiata probabilmente avevi le tue ragioni.-
Annuii. Improvvisamente sentivo il mio corpo svuotarsi di energia e la stanchezza riversarmisi addosso.
- Dimmi solo... se tu stai bene. Ok?-
Non risposi. Volevo solo sedermi.
Mi alzò il viso con una mano, osservandomi preoccupato.
- Posso anche riempirlo di calci se la cosa ti fa stare meglio. - scherzò.
Sorrisi di rimando, con poca convinzione.
- Scusami... non so neanche cosa... non dovresti essere qui... tu dovresti goderti la festa e tutto e invece-
- Ma non dire cazzate, sai cosa me ne frega della festa! Non ti lascerei mai qui da sola, idiota. -
- Io... grazie Mattia... -
- Figurati... quasi vent'anni di amicizia valgono pure qualcosa, no? Conta sempre su di me.-
Lui lasciò passare un attimo di silenzio, dandomi il tempo di respirare a fondo. Sentivo improvvisamente un nodo alla gola, faceva quasi male parlare.
- Menomale mi hai portata via... - sussurrai combattendo con quel nodo.
Ed eccole. Le lacrime.
Dio, ho sempre odiato piangere. Una cosa decisamente da evitare. Per fortuna, almeno, sapevo che Jen mi aveva fatto un trucco a prova di pianto da genio qual'era.
Quando Mattia si accorse che stavo piangendo sorrise dolcemente e mi abbracciò forte.
Mi nascosi in quell'abbraccio. Mattia era sempre stato come un fratello per me, mi conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva sempre cosa stavo pensando, poteva prevedere le mie reazioni e sapeva sempre quand'era il momento in cui avevo bisogno di lui.
Io ero sempre stata troppo orgogliosa per chiedergli di aiutarmi, ma lui l'aveva fatto ugualmente, molto più di quanto avrei mai potuto sperare.
Grande e grosso com'era, non era mai stato capace di difendersi. Alle elementari e alle medie ero sempre io a difenderlo con le unghie e coi denti dalla cattiveria dei coetanei che vedevano in lui solo un gigante solitario e triste.
Pian piano era diventato molto estroverso al liceo, fino a diventare il simbolo di un movimento attivo. Non un collettivo, più un modo di vivere la scuola. Era popolare per le sue follie. Quella di far piovere volantini in cortile, all'occupazione, era una delle più sobrie.
Auto-ironico, riflessivo e con una dialettica spiazzante si era fatto strada ovunque senza offendere mai nessuno.
Con me era sempre lo stesso. Era sempre stato così.
Perché anche se forse non sapeva rispondere agli insulti ed era un pacifista perso, nessuno avrebbe saputo starmi vicino come lui quando la mia famiglia si era distrutta.
Avevo smesso totalmente di studiare e di curarmi della mia vita in quel periodo. Ma lui mi aveva tirata fuori dalla merda. Così, senza farsi problemi, senza chiedermi nulla in cambio.
Mi aveva aiutata sempre.
Ci eravamo abituati l'uno all'altro al punto di non renderci conto di quanto ci fossimo vicendevolmente necessari. Se un giorno non ci sentivamo neanche per messaggio, la mattina dopo in genere ci chiamavamo, automaticamente.
Nascosi il volto contro la sua maglietta, tentando di trattenere il pianto.
Sentivo le sue braccia intorno a me, confortanti come sempre.
Passammo così qualche minuto, fino a quando non riuscii a riprendere il controllo di me.
A quel punto fui io a staccarmi.
- Grazie Mattia, davvero... -
- Sempre al di Lei servizio, ma'am -
- Sei credibile come un cavallo con le ali, lo sai? -
- Guarda che Pegaso ESISTE! -
- Certo.... tu lo sai che quella sera avevi bevuto e che-
- SO QUELLO CHE HO VISTO! - (ndr: citazione da Scrubs tutta per Cleo ;p)
Ritornammo indietro parlando tranquillamente.
Presi un respiro profondo prima di voltare di nuovo l'angolo. Fuori dal locale ci aspettavano Jack e Jen, ma non c'era l'ombra di nessun altro.
Ci salutarono con la mano.
- Gli altri? - domandai cupa.
- Sono tutti andati via. - disse Jen.
Jack giocava con le bacchette.
- E noi che facciamo? -
Ci guardammo per un attimo in silenzio.
- Beh- esordì quindi Jen – hanno tentato di rovinarti un'ottima serata, quindi propongo di dormire tutti insieme a casa mia! Chi ci sta? -
Jack lanciò una bacchetta e la riprese al volo, il che equivaleva a un sì, a nome di tutti.

 


 

  
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