Anime & Manga > Pandora Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Janta    17/09/2014    1 recensioni
Dal testo:
"Ma non pensi che il voler ricostruire il vostro mondo sia soltanto un desiderio egoistico?"
---------------------------------------------------------
Sono ricomparsa prima del previsto, eh xD
Questa è la mia prima storia a capitoli, spero che vi invogli a leggerla xD
A parte il prologo, è completamente ambientata in un nuovo mondo, dato che Jack e Glen sono entrambi riusciti nel loro intento di distruggere il mondo e la volontà di Abyss. Beh, non vi dico nient'altro altrimenti finisco per fare spoiler ^^"
[I personaggi sono i soliti, ma metto OOC per sicurezza, sperando però di non andare troppo fuori dai caratteri originali xD] [ElliotxAda, accenni lievi a JackxLacie, AlyssxJack con OneSided di Alyss, accenni lievi (ma tanto tanto lievi) a Elleo con OneSided di Leo]
Sia chiaro che è la prima volta che accenno lo shonen-ai, quindi non so se riuscirò a renderlo bene e.e
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ada Vessalius, Elliot Nightray, Gilbert Nightray, Leo Baskerville, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ada si risvegliò. Era stesa a letto, in una stanza che, dato il forte odore di disinfettante che regnava in quel luogo, probabilmente apparteneva ad un ospedale. Tentò di rialzarsi, per studiare meglio ciò che la circondava, ma quasi subito una fitta tremenda al fianco la bloccò. Si distese in fretta, tastandosi dove le faceva male, e con sua sorpresa non sentì più quello che pensava fosse un proiettile conficcato nella sua pelle.
Non ebbe tempo di pensare ad altro che una voce alla sua destra la attirò.
“Ti sei risvegliata, bene bene. Sai per quanto hai dormito? 8 ore. Ci stavamo preoccupando tutti!”
La bionda si voltò, e fissò la figura che le stava accanto con i suoi caratteristici occhi vuoti e privi di espressione. Era un ragazzo con degli splendidi occhi dorati e i capelli neri come la pece. Non si poteva certo dire che fosse brutto, ed era anche parecchio alto.
“Scusi, ma lei chi è?” Non sapendo bene a chi si stesse rivolgendo, aveva pensato di essere più rispettosa, decisione che giudicò evidentemente sbagliata, dato l'impulsivo rossore che comparì sulle guance dell'altro.
“Ah, no, non mi dare del lei, per favore. In fin dei conti non sono molto più vecchio di te. Comunque, sono veramente sbadato, non mi sono ancora presentato! Fin quando rimarrai qui in ospedale, sarò il tuo dottore. Ah, e mi chiamo Gilbert, da come puoi vedere su questa targhetta.” E, finendo la frase, indicò un piccolo cartellino che recava nome e cognome del suo interlocutore. Gilbert Baskerville. Ora che gliel'aveva fatto notare, pareva in effetti un po'troppo giovane per essere un dottore. Ad una prima occhiata, sembrava avesse appena finito l'università. E, cosa che la preoccupava ancora di più, aveva un volto dannatamente familiare. Passò un attimo, e Ada capì dove l'aveva già visto. In preda al panico, urlò.
“Tu! Sei stato tu ad avermi sparato!”
Così dicendo, fece per scappare, ma la fitta che aveva già avuto in precedenza la bloccò. Improvvisamente sentì la testa farsi pesante, e il “dottore” le si avvicinò, facendola sedere nuovamente, con dolcezza, approfittando del fatto che lei non riusciva a dibattersi. Poi, serafico, replicò. “Ma figuriamoci, io sono colui che ti ha operato. Chi te le ha messe altrimenti queste bende?”. E con un gesto delicato sollevò un briciolo della camicia di Ada, quel tanto che bastava per dimostrare la sua affermazione senza risultare imbarazzante, ma sul suo viso comparì comunque un po'di rossore.
La ragazza non sapeva come ribattere. Quel tipo aveva ragione, doveva essere stato lui a curarla, eppure lei era sicura che fosse la stessa persona ad averle sparato. Dato che se ne stava in silenzio, il dottore ne approfittò per replicare. “Bene. Ora sarai sicuramente stanca, è meglio che ti riposi prima che inizi l'orario delle visite. Abbiamo già contattato i tuoi genitori, e hanno detto che verranno il prima possibile a vederti. Hanno aggiunto anche che, visto l'impossibilità per loro di raggiungerti subito, hanno avvisato tuo zio, e hanno detto che verrà già oggi di sicuro, dato che vive nelle vicinanze. Tra un po'verrà anche l'infermiera a portarti una medicina. Bene, ora ti lascio. Se hai un problema premi il pulsante che trovi sul comodino e saremo subito da te.”
Ada, appena Gilbert ebbe lasciato la stanza, si voltò verso la finestra e si addormentò.
 

 

Erano già sull'aereo, quando la voce di Levi, seduto accanto a lei, la attirò. “Allora, passati gli esami?”
Poi, fece il solito sorriso enigmatico della persona che nasconde qualcosa.
“Si si. E anche abbastanza bene, aggiungerei. Su, che altro vuoi chiedermi? Non mi parleresti mai per chiedermi qualcosa di così futile.”
“Ormai mi conosci troppo bene, Lacie, eh? Comunque, volevo chiederti... Ma sei sicura che ti vada bene anche se non ricordano nulla? Non ti è mai venuta voglia di spiegare loro come in realtà sono andate le cose nel nostro mondo?”
Lacie, capendo che con quelle domande si riferiva a Alyss, Oswald e Jack, lo fissò con i suoi penetranti occhi rossi e un ghigno che avrebbe interdetto chiunque, ma non Levi.
“Si, ci ho pensato parecchie volte. Però, se sapessero la verità, credi che si potrebbero comportare in questo modo? Credi che Alyss sorriderebbe così nel vedere Jack? E Oswald, l'hai osservato? Io non l'ho mai visto così felice. Sono sicura che consideri Jack un amico importante. Te la sentiresti tu al posto mio a rovinare un così bel rapporto?”
“Penso che non mi farei nessun problema a dirglielo.” rispose l'altro, serafico.
La figlia del diavolo sbuffò, rassegnata. “Ma non hai proprio un briciolo di sensibilità, tu?”
“Direi di no. Ma sto bene così. A me interessa solo il cambiamento, voglio soddisfare la mia curiosità e nient'altro. Per questo non gliel'ho mai detto, se è questo ciò che mi stavi per chiedere. Non mi interessa vedere la loro reazione alla scoperta della verità.”
“Capito.” Rispose la ragazza, offesa perchè Levi aveva già intuito la sua domanda prima che lei gliela ponesse. Detto questo, chiusero il discorso, e Lacie prese a pensare a Jack. Era un amore così strano, il loro. Sapevano entrambi di piacersi, eppure a nessuno interessava di mettersi insieme all'altro. A loro bastava la consapevolezza di amarsi reciprocamente. Sapevano che se si fossero promessi qualcosa di più dell'amore, lei ne sarebbe stata presto insoddisfatta, e lui si sarebbe invaghito ancora più di lei, cosa questa che a Lacie non piaceva. Le dava troppe attenzioni, quel biondo.


 

Elliot uscì sconsolato dall'ospedale. Era veramente arrabbiato per quello che era successo ad Ada, ma ciò che lo infastidiva maggiormente era il non poter fare nulla per lei. Non era nemmeno riuscito a parlarle perchè i medici avevano detto che aveva bisogno di riposo, e quindi l'orario delle visite era terminato senza che lui potesse nemmeno vederla.
D'un tratto, mentre camminava nelle strade innevate, sentì qualcuno urlare il suo nome, ma non riconobbe la voce. Pensò che forse stavano chiamando un'altra persona con il suo stesso nome, e quindi si stupì quando vide che il ragazzo da cui proveniva l'urlo si stava dirigendo di corsa verso di lui. Quando lo strano individuo gli fu vicino, Elliot esclamò: “Scusa, ci conosciamo?”. L'altro gli rispose, evidentemente preoccupato da quella domanda così ovvia per il biondo: “Certo! Non... Ti ricordi di me?”
“Assolutamente no. Sicuro di non aver sbagliato persona?”
“No, ne sono sicuro. Tu sei Elliot Nightray, non è così?”
Il biondo osservò che l'espressione del ragazzo mutava ad ogni sua risposta, e temette che se fosse andato avanti di questo passo, quell'individuo sarebbe caduto presto in preda al panico. Indossava degli strani vestiti che si usavano duecento anni prima, e, nonostante fosse buio, si potevano vedere chiaramente i suoi due grandi occhi violacei che sembravano costantemente in tempesta.
“Si, sono io. Ma come fai a saperlo? Io sono sicuro di non averti mai visto prima.”
In realtà, in questa affermazione si nascondeva una bugia, e questo lo intimoriva ancora di più. Il Nightray si ricordava bene di averlo già visto... Nei suoi sogni. Non avrebbe mai potuto scambiare quegli occhi viola per quelli di qualcun altro. Era certo che fosse il ragazzo che gli appariva in sogno tutte le notti, da quando aveva trovato quella strana foto e una spada nera nella soffitta di casa sua. Ma, più che sogni, quelli che lo tormentavano erano per la maggior parte incubi, spaventosi sprazzi di una vita che lui non si ricordava di aver mai vissuto. E, costante presenza in questi ultimi, c'era quel ragazzo, che lui aveva più volte chiamato Leo. La voce dell'individuo che stava di fronte a lui lo riportò alla realtà, ma ciò che disse servì solo a confermare i suoi sospetti. “Ma davvero non ti ricordi di me? Sono Leo, il tuo servitore!”
Un pizzico di disperazione nel tono dell'altro, e una certa curiosità da parte sua, impedirono ad Elliot di rispondere sgarbatamente come faceva di solito, per cui disse: “Okay. Se dici di conoscermi così bene, cosa sai di me? Ma non rimaniamo qui per strada, così poco vestito congelerai. Ti porto in un bar, così mi racconterai tutto con più calma.”

 

La stanza di Janta:

Allora, ecco a voi il terzo capitolo di questa storia a capitoli :D
E' un po'più lungo dei precedenti, e i prossimi conto di farli più o meno lunghi come questo, o anche di più x''
Spero vi piaccia, e soprattutto spero mi lascerete il vostro parere ^^

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pandora Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Janta