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Autore: Lely_1324    17/09/2014    4 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo. Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio”. 
Patrick Süskind, Il Profumo






Chicago 7 Luglio  1:30 p.m.

“Ti è piaciuto l’arrosto, tesoro?”
“Si mamma, era tutto buonissimo.”
“Davvero signora..a Los Angeles non mangiamo mai così bene, neppure al ristorante!”
“Oh caro..il mio genero è sempre troppo gentile!”
Judy sorrise alla figlia, accondiscendente e orgogliosa: non avrebbe potuto scegliersi un fidanzato migliore. Jen ricambiò con il  suo solito, dolce sorriso, e nessuno  si accorse dell’ombra che le aveva oscurato gli occhi.
Le riprese del film erano finalmente terminate, e lei stava trascorrendo qualche giorno a casa dei suoi, prima che si riaccendessero le luci di un altro set..un set che condivideva col suo futuro marito, e con un uomo che neppure lei sapeva più come definire. Quel set  aveva segnato la sua vita, ed era stato per lei una casa faticosa ma accogliente: ora, non sapeva più niente. Continuava ad aggrapparsi ai punti fermi della sua esistenza...il suo fidanzato, il matrimonio da organizzare, la sua famiglia, gli impegni di lavoro da rispettare..ma il suo mondo interiore si era dissolto come un castello di sabbia, e lei non sapeva più se un giorno avrebbe riconquistato la propria serenità.
David: “Tesoro..tutto bene?”
Jen: “Certo papà! Sono solo un po’ stanca”.
Judi: “Non avresti dovuto accettare quel ruolo! I preparativi per le nozze sono ancora in alto mare, e fra pochi giorni dovete pure riprendere il telefilm..ragazzi miei, il tempo stringe!”
“Smettila, mamma. Ho tutto sotto controllo”.
La graziosa signora rivolse alla figlia uno sguardo preoccupato: le aveva risposto con voce alterata, e questo non era da lei. Jen si morsicò il labbro, e cercò di rimediare:
”Scusa mamma..non potevo rifiutare quel ruolo, è un’occasione importante per la mia carriera.”
“E poi così ha avuto una valida scusa per rivedere la nostra città, vero amore ?” esclamò Sebastian, strizzando l’occhio alla suocera.
Amore…Dio come suonava male detto da lui.
“Proprio così!” rispose lei, dissimulando le proprie emozioni con una risata cristallina.
“Vive l’amour!” la voce di suo fratello suonò bonaria ma ironica “scusa sorellina, ma troppo zucchero mi guasta la bocca. Resto fedele alle mie ragazze” e sfilò dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di Malboro.
David: “Daniel, vai fuori a fumare..sai che le nostre donne non sopportano l’odore del fumo!”

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“Eh no! Vai fuori a fumare..sai che non sopporto l’odore del fumo!”
“Non ce la faccio a raggiungere il terrazzo..mi hai completamente prosciugato”. Le baciò la fronte, e lei ricambiò con un finto broncio:
“Stai violando ancora le nostre regole di convivenza”.
“Devo darti ragione..” ammise Colin “ma a un condannato non si rifiuta l’ultima sigaretta.”
Condannato. Condannato a partire. Condannato a lasciarti. Condannato a rivederti insieme a quell’altro, giorno dopo giorno. Condannato a guardare negli occhi mia moglie senza poter abbassare lo sguardo per la colpa. Condannato ad amarti..sempre.
Jen gli sfilò la Malboro dalle dita, e fece un tiro, aspirò lentamente, incatenando gli occhi malinconici a quelli di lui, e buttando fuori il fumo con grazia.
Colin: “Anche tu violi le regole..ti avevo detto di non toccare le mie Malboro, ragazzina"
Jen: “Ma a una condannata non si rifiuta l’ultima sigaretta”.

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Eccolo che ritornava, il suo odore, il suo profumo: qualcosa di unico e di indescrivibile con una nota amara data dal tabacco...a lei ricordava l'acqua profonda del mare...
Jen sorrise dolcemente a suo padre, che si avviò in veranda dietro a Daniel. Stavolta quel sorriso era sincero: il suo  profumo si era risvegliato in lei, e ora le blandiva il cuore e le sfiorava la pelle, e lei temeva quasi che anche gli altri potessero sentirlo.


Dublino 7 Luglio  7:30 p.m.

“Abbiamo finito? Stanno chiudendo!” protestò con voce lagnosa. Si appoggiava svogliato al carrello come un qualunque padre di famiglia in un qualunque supermercato del centro.
“Si..” replicò Helen, controllando il biglietto della spesa “andiamo a recuperare Rebecca e poi ci avviciniamo alle casse.”
Colin sterzò a destra, e s’infilò nella corsia dalla quale proveniva la voce di sue figlia.
Rebecca: “Mamma  hai preso il bagnoschiuma?”
Helen: " Si tesoro, quello alla vaniglia.."

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Si svegliò sola nel letto.
Aveva dormito poco e male, forse solo qualche minuto...era quel tipo di sonno agitato e non ristoratore.
Quando sentì il rumore dell'acqua scrosciare nella doccia, la realtà la colpì bruscamente.
Era giunta l'ora. Pregò di riaddormentarsi e svegliarsi quando lui se ne fosse già andato. O meglio di risvegliarsi e trovarlo al suo fianco.
Quanto desiderava abbracciarlo, sussurragli “Ti amo” e pregare che non finisse mai ma era esattamente questo ciò che temeva sarebbe accaduto. 
Non riusciva a sopportare nemmeno l’idea di perdersi un solo secondo con lui:il pensiero del dolore che, sapeva, avrebbe provato quando lui se ne fosse andato, le dilaniava il cuore.

Così decise di vivere il momento, di godersi il tempo che aveva a disposizione con lui e di addolorarsi delle proprie perdite quando le avesse effettivamente perse.
Si alzò da letto e cercò qualcosa da indossare.
Il giorno prima non gli era dispiaciuto che lei  indossasse la sua camicia, per cui sperava che non ci fossero problemi se avesse fatto lo stesso anche oggi.

Si sentiva completamente a proprio agio  coperta dai suoi vestiti, come se fosse vicino a lui, anche se così non era, e allo stato attuale delle cose lei aveva bisogno di tutto il conforto che poteva trovare.
Prese la prima camicia che ebbe a portata di mano e se la premette contro il volto.

Respirò profondamente.

Anche se la camicia era pulita e profumava di detergente, c’era qualcosa di unicamente suo impregnato nello spesso cotone.

La indossò dalla testa, respirando ancora profondamente a occhi chiusi, per apprezzarne a pieno il profumo.

Ma anche così lei voleva di più del suo odore. Voleva lui.
Si diresse a passo svelto verso il bagno.
Lui si era infilato sotto la doccia, in spaventoso ritardo. Quando l’aveva vista entrare, le aveva lanciato uno sguardo supplice, lo sguardo di chi avrebbe voluto non può:  il tempo era scaduto.
Lei sorrise ed allungò una mano, per prendere il sapone.
Iniziò a lavargli il petto e le braccia con movenze lente e circolari, mentre gli sfiorava il volto e il collo con baci bagnati, graffiandogli occasionalmente il petto con le unghie perfettamente curate. Si mosse su e giù lungo la sua schiena con carezze lunghe e profonde.
" Vaniglia?" le aveva sussurrato sulla labra " non credo sia molto virile..." Lei aveva riso e lui aveva chiuso gli occhi per poter apprezzare meglio quel suono ormai così familiare ed indispensabile per lui.  Aveva mentito  su quel suo bagnoschiuma alla vaniglia: ormai quell’odore gli piaceva, perché faceva parte di Jen. Il profumo di vaniglia, troppo dolce di per sé, si mitigava magnificamente a contatto la sua pelle candida andandosi a sposare con quell’aroma tipicamente suo, così dolce e femminile,che la pelle di lei conservava in maniera indelebile. Quell’odore delicato, languido e  inebriante  si intensificava lungo il profilo dei seni, diventando assolutamente irresistibile.
Le prese il sapone dalle mani, accarezzandole la pelle dal collo fino all'inarcatura della schiena. Ripose il sapone sullo scaffale e prese lo shampoo, versandosene una buona quantità sulla mano, prima di muovere le lunghe dita tra i suoi capelli.

Con i seni premuti contro il petto, Colin riuscì a sentirla fare le fusa, mentre la massaggiava, muovendo gentilmente le dita  ed applicandole una pressione calmante contro la nuca. Lei gemette lievemente, quando lui con i pollici le accarezzò le tempie, ricoprendole poi di baci.
Lei era come una chitarra: con un tocco leggerissimo riusciva a farle produrre dei suoni dolcissimi.Ma le mani di lei non rimasero ferme: presero lo shampoo  ed iniziarono a muoversi tra i capelli di lui, molto più corti e sottili.

Lui rimase sorpreso da quanto belle furono quelle sensazioni.
Si baciarono delicatamente, accarezzandosi con tocchi provocanti e leggeri come un battuto d’ali.
Lacrime calde iniziarono a bagnare le guange di Colin, mescolandosi all'acqua che scorreva sul suo viso.
Si baciarono in modo dolorosamente lento: lui mosse le mani, che erano sulla vita di lei, su e giù lungo i suoi fianchi; lei fece vagare le proprie lungo le spalle e la schiena bagnata di lui.

Lui l’avvolse tra le braccia e poggiò la testa tra i suoi seni, tranquillizzato dal suo ritmico respiro e dalle sue dita, che gli si mossero tra i capelli.

Ringraziò il cielo che quel profumo vanigliato gli si fosse incollato addosso e lo avesse  avvolto come un manto confortante mentre si richiudeva la porta alle spalle, lasciandola sola, in accappatoio, a piangere sul loro letto, senza abbandonarlo neanche in aeroporto, dandogli la forza di prendere quel maledetto volo per l’America.
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Come per miracolo, lo avvertì distintamente anche in quel supermarket  affollato, e si sentì subito meno solo.
  
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