Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: heliodor    17/09/2014    1 recensioni
Quando Anna viene rapita da un gruppo di piromanti, Elsa, Kristoff e il pupazzo Olaf si mettono sulle sue tracce. Aiutati da un capitano coraggioso e dal suo spericolato equipaggio, dovranno viaggiare fino ai confini del Mare Settentrionale, superando ostacoli e nemici di ogni genere, per raggiungere la Montagna di Fuoco e affrontare il suo Guardiano, una creatura mostruosa figlia delle fiamme e del terrore...
Burned è il secondo episodio della serie The Winter Queen.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Olaf
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Winter Queen'
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Una folata di vento spazza il ponte della nave. Gull rabbrividisce.
Kastelgaard gli getta addosso una coperta. ― Non prendere troppo freddo vecchio mio.
Gull ricambia con un sorriso.
Kastelgaard passa vicino a un paio di marinai che stanno arrotolando delle corde e gli porge un paio di coperte dal mucchio che porta sottobraccio.
Elsa guarda il cielo.
― Bella, vero? ― Kastelgaard si avvicina sorridente. ― L'aurora boreale, intendo.
Elsa distoglie lo sguardo.
― Prenda una coperta. Fa freddo e sarà sempre peggio mano a mano che risaliamo la costa.
La regina scuote la testa. ― Mai sofferto il freddo. A parte una volta.
Kastelgaard si appoggia al parapetto. ― Un effetto dei vostri poteri?
Elsa annuisce.
― Da quando avete questo dono?
― Ci sono nata.
― Deve essere bello avere il controllo sul ghiaccio.
― In verità è una gran seccatura. Oltre che un'enorme responsabilità. Inoltre devo anche governare un regno e, sapete, essere considerata una strega non aiuta affatto.
― Vi capisco.
Elsa lo guarda perplessa.
Kastelgaard indica il ponte della nave. ― Anche io devo governare questa nave. Ho la responsabilità su questi uomini e le loro famiglie.
― Non è la stessa cosa.
― No?
― Arendelle non è una nave.
― Un capitano è come un re sulla sua nave ― dice Kastelgaard sicuro. ― Dal primo giorno che sono salito a bordo ho cercato di conoscere il mio equipaggio. Vedete Gull?
Elsa guarda il marinaio al timone.
― A casa ha lasciato una moglie e due figlie piccole. Lyly e Franny. Vanno matte per la torta di lamponi, così la prima cosa che fa Gull quando sbarca è precipitarsi da un fornaio di sua fiducia per farsene fare una. E quel marinaio lì, Snout? ― Kastelgaard indica un tipo grassoccio intento ad affilare dei coltelli. ― Non fatevi ingannare dall'aria innocua. Prima di rigare dritto era nella ciurma di un famoso pirata. Lo abbandonarono su di un'isola deserta dove lo raccogliemmo. E quel tipo dall'aria smilza? ― Indica un marinaio alto e magro, il viso simile a quello di un furetto. ― Quello è Lahti. Da quando è salito a bordo non ha mai aperto bocca. I marinai dicono che abbia fatto una specie di giuramento prima di partire.
Elsa sorride e annuisce. ― Li conoscete uno per uno.
― Devo. Altrimenti non potrei fidarmi di loro. E loro devono fidarsi di me. Non posso fare tutto da solo.
― Ma avete appena detto che voi siete come un re.
Kastelgaard apre la bocca per dire qualcosa, ma viene interrotto dalla vedetta che urla: ― Ghiaccio in vista.
Davanti a loro, splendente dei mille colori dell'aurora boreale, si estende una lastra di ghiaccio che prosegue fino all'orizzonte.
― Fine del viaggio ― dice Gull cupo.
― Questa non ci voleva. ― Kastelgaard sale sul castello di poppa. ― È troppo spesso per spaccarlo. Maestà, voi non potete fare qualcosa? Scioglierlo come avete fatto ad Arendelle?
― Ho il controllo solo sul ghiaccio che creo, non su quello naturale*.
― Non possiamo far altro che invertire la rotta e tornare indietro ― dice Gull.
Kristoff e Olaf salgono sul ponte. Il pupazzo fissa affascinato la distesa di ghiaccio che si estende fino all'orizzonte. ― È bellissimo.
― Perderemo troppo tempo ― dice Elsa. ― Deve esserci un modo per spaccare quel ghiaccio.
Olaf salta sul parapetto, scivola su una macchia di umido e si inclina verso il basso. Per un attimo rimane sospeso nel vuoto agitando gli stecchetti che ha al posto delle braccia come se fossero le ali di un uccello.
Kristoff l'afferra per il collo prima che cada in mare. ― Dove credi di andare?
― A fare una passeggiata ― risponde il pupazzo sistemandosi un berretto di lana sulla testa. Ricamato nel tessuto viola spicca un sole giallo con sette raggi che si dipanano dal centro.
― Tu non vai da nessuna parte.
― Peccato. ― Olaf, deluso, se ne va a testa bassa. ― Mi sarebbe piaciuto pattinare su quella enorme lastra di ghiaccio.
― Sarà per la prossima... un momento. ― Il viso di Kristoff s'illumina. ― Che cosa hai detto?
Olaf allarga le braccia. ― Che se avessi un paio di pattini me ne andrei a pattinare. Sei sordo per caso?
― No, ma tu sei un genio. ― Kristoff lo afferra e poi lo abbraccia.
― Ehi, non prenderti troppe confidenze.
― Vieni, andiamo a dirlo a Elsa.
Kristoff sale i gradini a due alla volta. Sul castello di poppa, Elsa e Kastelgaard discutono tra loro.
― Vi dico che non possiamo farcela.
― Ma se provassimo a...
― Ho avuto un'idea ― dice Kristoff depositando Olaf in mezzo ai due.
― Ehi ― protesta il pupazzo. ― È una mia idea.
Elsa si tocca la fronte con la mano. ― Kristoff, ti prego, stiamo discutendo di cose importanti.
― Maestà... Elsa, prima sentite la mia idea ― dice Kristoff entusiasta.
― Sentiamo ― dice Elsa spazientita.
― Costruiremo una slitta.
Elsa lo guarda incredula. ― Una... slitta?
Kristoff annuisce. ― Una slitta, certo. Ma grande quanto questa nave. Metteremo dei pattini...
― Pattini ― ripete Elsa atona.
― ...sotto il fondo della nave.
― La chiglia ― lo corregge Kastelgaard.
― Esatto. E con quelli scivoleremo sul ghiaccio.
Elsa scuote la testa. ― È l'idea...
― Migliore che abbia mai sentito ― dice Kastelgaard entusiasta. ― Ma come faremo a costruire i pattini? Non abbiamo abbastanza legno.
― Li faremo di ghiaccio.
― Ghiaccio? E come intendi fare? ― domanda Elsa
― Li farete voi, maestà... Elsa.
― Io? Non credo di esserne capace.
― Avete costruito un palazzo di ghiaccio. Che ci vorrà mai?
― Palazzo di ghiaccio? ― domanda Kastelgaard incredulo.
― Ma dovranno essere enormi per... ― Elsa scuote la testa.
Kastelgaard allarga le braccia, gli occhi spalancati. ― Avete costruito un palazzo di ghiaccio?
Elsa annuisce. ― È una lunga storia.
― Dovete raccontarmela ― la incalza Kastelgaard.
― Un'altra volta ― taglia corto la regina. ― Ora pensiamo ai pattini. Kristoff, visto che sei tu l'esperto, mi dirai come fare. E speriamo che funzioni.
― Funzionerà ― dice il montanaro sicuro.
***
Sostenuta da grandi pattini che brillano sotto il cielo, il Canto del Mare scivola sul ghiaccio. Spesse travi dello stesso materiale assicurano la chiglia della nave alla slitta.
In piedi sul castello di poppa, i capelli scompigliati dal vento, Elsa sorride.
― Visto? ― grida Kristoff entusiasta. ― Ha funzionato.
Kastelgaard guarda il cielo. ― Tempo un giorno e l'avremo superato. Incredibile.
Gull fa girare la ruota del timone. ― Come faccio a governare la nave?
Kastelgaard indica gli alberi. ― Con le vele. I miei cugini e io lo facevamo da piccoli. Costruimmo una minuscola zattera senza timone e usammo le vele per mantenere la rotta.
Gull scrolla le spalle. ― Sempre che il vento continui a spirare nella direzione giusta.
***
― Quanto odio avere sempre ragione ― dice Gull. Il marinaio è appoggiato con la schiena al parapetto della nave, le braccia incrociate sul petto.
Vista da lontano, il Canto del Mare sembra un enorme cetaceo arenato sul ghiaccio. Le vele sono immobili, fatta eccezione per una debole brezza che ogni tanto le agita.
― Tranquilli ― dice Kastelgaard. ― Il vento si alzerà di nuovo. È solo una questione di tempo. ― Guarda preoccupato l'orizzonte.
― Se fossimo in acqua almeno potremmo sfruttare la corrente ― dice Gull.
― È tutta colpa mia ― dice Kristoff triste.
Elsa fa per dire qualcosa ma il montanaro lascia il castello di poppa.
― Non è colpa di nessuno ― dice Kastelgaard sedendosi accanto alla regina.
― A volte Kristoff è molto duro con se stesso.
Kastelgaard distoglie lo sguardo. ― Voi due siete...
Elsa arrossisce. ― Noi? Oh, no. No, no. Lui e mia sorella sono... insomma...
Kastelgaard annuisce. ― Capisco. ― Fa una pausa. ― E non c'è un futuro re di Arendelle che vi aspetta alla reggia?
― Non ho il tempo per pensare a certe cose.
― Lo so, avete un regno da governare, le responsabilità...
Elsa sorride imbarazzata. ― Esatto.
― E tutti quei pretendenti?
― Un'idea di mia sorella.
― Deve volervi molto bene.
Elsa annuisce, l'espressione triste.
― Vedrete che la riporteremo sana e salva a casa. Avete la mia parola.
― A casa ci aspettano Weselton e la sua flotta.
― Risolveremo anche quello.
― E voi? Come mai siete corso ad avvertirmi del pericolo?
Kastelgaard si stringe nelle spalle. ― Era mio dovere farlo. Ho un debito con voi.
― Con me?
― Per essere precisi, con vostro padre. Vedete, molti anni fa l'isola dove noi Kastelgaard viviamo venne colpita da una grave carestia. Molte persone avrebbero sofferto la fame, così mio padre chiese aiuto a molti regni, ma uno solo rispose inviando il cibo necessario per superare l'inverno. Arendelle. Ero solo un bambino ma ricordo molto bene il giorno in cui le vostre navi giunsero portando la salvezza. Quando ne ho avuto l'occasione, sono venuto ad aiutarvi, come si fa tra buoni amici.
― Questo vi fa molto onore.
Kastelgaard si alza di scatto. ― Aspettate qui. Torno subito.
Elsa lo segue con lo sguardo mentre entra nella sua cabina. Dopo qualche secondo ne esce con un fagotto sotto braccio e lo srotola davanti alla regina.
Gli occhi di Elsa si spalancano meravigliati davanti al giglio dorato che campeggia in campo verde e viola. Il tessuto è liso e scolorito e si intravedono diverse toppe. ― Come... dove... ― dice Elsa con un filo di voce.
― Uno di quei capitani la regalò a mio padre come segno di amicizia ― spiega Kastelgaard.
― E voi l'avete conservata per tutto questo tempo?
Kastelgaard sorride imbarazzato e si accarezza la nuca. Sta per dire qualcosa ma un improvviso scossone, accompagnato da un rombo sommesso, lo fa voltare di scatto.
Gull è già all'erta sul castello di poppa quando Kastelgaard lo raggiunge. Lo scossone si è trasformato in una vibrazione costante.
― Guarda anche tu, capo ― dice il marinaio passandogli il cannocchiale.
Kastelgaard punta la lente verso l'orizzonte. Il rostro di una nave fende il ghiaccio sollevandolo e spaccandolo per crearsi un passaggio.
― Chi è? ― domanda Elsa allarmata.
― È Mangiaghiaccio. Ci ha trovati, non so come ma ci ha trovati.




*Questa è la prima nota in calce che metto in un racconto.
-Rullo ti tamburi-
Ok, scherzi a parte. Spero che nessuno di voi lettori storca il naso per questa piccola libertà poetica. Elsa ha o non ha il controllo sul ghiaccio "naturale" (cioè quello non prodotto da lei stessa)?
Forse è una questione di lana caprina (BEEEEE... zitta tu, torna nell'ovile), ma per me è importante. Voglio mantenermi il più fedele possibile al film e inserire questa limitazione non prevista mi causa molta sofferenza (SWISH... rumore di una lacrima solitaria che scende lungo la guancia).
Poiché nel film non compaiono ghiaccio e neve prodotti in modo naturale (tutto quello che si vede è frutto dei poteri ghiacciolosi di Elsa), ho dedotto che no, non ha alcun controllo sul ghiaccio non prodotto da lei medesima.
L'idea è meno campata in aria di quanto sembri e non è del tutto arbitraria.
Cerco di spiegarla in maniera semplice. In pratica, il ghiaccio prodotto da Elsa è esso stesso magico, quindi ne ha il pieno controllo perché condivide la stessa origine dei suoi poteri a differenza di quello naturale, che si forma in modo diverso. Inoltre, ciò introduce il concetto di equilibrio: Elsa non può sovvertire le leggi naturali (sciogliere il ghiaccio con la magia), ma solo intervenire su forze che ella stessa ha generato. È un concetto un po' contorto che non potevo certo inserire nel racconto, perciò ho deciso di esporlo in una nota. Non cambia niente ai fini del racconto, ma penso che potrebbe nascerne una discussione interessante.
Può darsi che in futuro gli autori di Frozen affrontino la spinosa questione (SPIN... rumore di una spina che punge un dito) stabilendo altrimenti. Io in ogni caso difenderò fino alla morte la mia decisione.
Se invece non siete d'accordo fatemelo sapere. Non cambierò niente ma ne terrò conto, fidatevi :D
Grazie per aver letto questo delirio :)

 
  
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