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Autore: njaalls    17/09/2014    3 recensioni
Loro non sono stati baciati da te
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Loro non sono stati baciati da te



 
Chloë ha lo smalto consumato, i biondi capelli malamente legati in una coda improvvisata e una tuta anonima che striscia per terra e, al ritorno a casa, dovrà metterla a lavare.
Chloë è ingenua, è quello che gli altri vogliono da lei e non riesce proprio a ribaltare questa situazione. È la figlia educata e pacata, la ragazza che aiuta le persone in difficoltà e cerca sempre di fare meglio per non deludere le aspettative altrui, ma ora che si trascina goffamente, gli occhi spenti e le labbra serrate è forse solo stanca e vorrebbe diventare più sicura di sé, capace di eludere da obblighi e vincoli, che alla fine è sempre lei ad imporsi, prima che lo facciano gli altri, perché È giusto così. Devo farlo e dovrebbe in realtà solo lasciare perdere.
Chloë è distratta, la testa tra le nuvole e le mani sfilate che vorrebbero solo stringerne altre, possessive, indipendenti e che le sappiano procurare le farfalle nello stomaco.
La coda penzola sulle sue spalle, i sacchetti della spesa sono pesanti, perché la dispensa era vuota e i suoi sarebbero tornati solo il giorno successivo e non era proprio il caso di far trovare loro la cucina deserta. E l'ha fatto per l'ennesima volta.
Il cielo è nuvoloso, la pioggia è fastidiosamente impertinente, ma lei cammina veloce e cerca di tornare a casa il prima possibile, perché sua sorella è lì da sola, con la febbre e dovrebbe tenerle compagnia.
Chloë è serafica e non presta mai attenzione a cosa la circonda, se ha altro da fare, altro a cui pensare, ed è semplicemente in quei suoi castelli per aria e ha più volte provato a distruggerli, ma senza mai riuscirci.
Zayn ha un parka verde militare e il cappuccio alzato, più per estetica che per necessità, anche se odia i capelli bagnati e quando tornerà a casa dovrà mettere a stendere quella roba umida, che gli si aggrappa addosso.
Zayn è sicuro di sé, spavaldo e molto più maturo di quello che sembra, perché è cresciuto in una famiglia piena di donne bisognose di rispetto e la vita a scuola non è stata affatto facile. È stato forgiato dal tempo e dalle esperienze, dagli insulti lasciati alle spalle e dai pugni quando tutto è arrivato a sfiorare la soglia dell'accettabile.
Zayn ha un mondo tutto suo, gli piace dormire e stare sotto il piumone caldo che porta la sensazione di tranquillità di cui ha bisogno, ama i fumetti e ne disegna parecchi, a volte, ma non li fa vedere mai a nessuno, nemmeno alle sue sorelle, ed è quello il punto il cui la sua sicurezza ha un crollo. Poi chiude tutto e rimangono solo disegni e lui rimane solo Zayn.
Le Nike sono svelte ed impertinenti sul marciapiede bagnato dalle gocce che scendo pretenziose dal cielo, vogliono essere guardate e a lui piace la pioggia, come l'odore della terra bagnata.
Zayn è altrettanto veloce e vorrebbe solo cercare un riparo provvisorio, perché non riesce ad accendersi una sigaretta e a casa è vietato fumare, le spalle sono dritte e larghe, ma la testa è bassa, poi guarda a destra e a sinistra, gli occhi catturano i fiori delle aiuole e i colori dei petali bagnati.
Va tutto bene, gli piace, ma ha una sigaretta stretta tra le mani e ha un disperato bisogno di nicotina.
Chloë e Zayn vengo da due parti opposte, gli sguardi distratti, un angolo che svoltano senza nemmeno pensare che possa esserci qualcuno che cammina come loro, la testa bassa, o la mente altrove, e le mani di Chloë abbandonano inevitabilmente le buste e si aggrappano ad un parka verde militare, mentre gli occhi di Zayn si scontrano con uno sguardo stanco e sbadato, che è costretto a reggere, mentre sostiene un corpo goffo che sta per scivolare giù.
Chloë respira a stento e non si muove, le nocche e i polpastrelli bianchi per lo sforzo che sta facendo nel trattenersi al ragazzo e dovrebbe dire qualcosa, ma la situazione la imbarazza e avrebbe preferito fosse chiunque, ma non lui e il pensiero delle sue tende scostate ogni sera la imbarazzano di più.
Zayn è a corto di parole e vorrebbe solo mettersi più comodo, senza doverla tenere in quella posizione un po' precaria e traballante, ma se non è lei a fare la prima mossa e riacquistare equilibrio, crede che entrambi potrebbero cadere perché si sta reggendo a lui con una tale forza che un po' ne è stranito.
L'ha vista fino alla sera prima, alle prese con la spazzatura da buttare e un cane un po' disubbidiente, e gli è sempre sembrata una ragazza tanto bella quanto sgraziata -ne ha la conferma- e priva di forza d'animo. E come tutte le sere, i loro sguardi si sono incrociati, Zayn l'ha salutata con un cenno convinto d'educazione e lei ha risposto, solo dopo essersi guardata le spalle, gli occhi alla casa, con una mossa del capo quasi impercettibile.
Come ogni sera, è tornata dentro e Zayn non sa delle tende scostate, della schiena poggiata al cornicione della finestra e degli occhi che conoscono il suo profilo meglio di quello di sua sorella. E Chloë ha sempre desiderato poterlo raggiungere, sedersi al suo fianco e stringergli la mano per presentarsi, ma per molteplici motivi non lo ha mai fatto. E, ora che sono faccia a faccia, parole non ci sono e vorrebbe solo chiedere scusa e scusa ancora, ma non può e non riesce a proferir nulla.
«Ciao» e il suo alito sa di caffè ed è caldo, Chloë dovrebbe rispondere, ma le sue mani sono sul suo corpo e da vicino è molto più attraente di quanto ricordasse. La sua voce risuona nella sua mente come un riecheggio continuo, che si accavalla poi a quella molto più familiare di suo padre, che seria invita le proprie figlie e la moglie a non trattare con i nuovi vicini e Chloë ricorda il giorno del loro trasloco, tre ragazze simili e dai tratti orientali che scherzavano e parlavano ad alta voce delle camere che avrebbero occupato e poi, affacciata alla sua finestra, i loro occhi si erano incontrati come in quel istante, ma solo più lontani, e lui aveva distolto lo sguardo, mentre cingeva le spalle della sorella maggiore, entrando subito dopo i genitori.
Chloë da quel giorno butta la spazzatura tutte le sere e Zayn, come da copione, sede su quei gradini con la sigaretta tra le labbra, ormai certo della sua comparsa. Non si è mai sbagliato e «Ti prego» inizia, con una smorfia sfrontata. «Mettiti in piedi o mi trascinerai giù con te»
E «Scusami» è la prima parola che Chloë gli rivolge ed è la prima da sempre, da quando due mesi prima si sono trasferiti nella casa accanto. Così le sue dita sfilate salgono fino alle sue spalle e Zayn si lascia usare come appoggio e quasi gli dispiace non ritrovarsela più a due centimetri di distanza, quando lei si allontana.
Ma «Ti aiuto» dice e Chloë vorrebbe ringraziarlo, ma non lo fa, intanto che Zayn si abbassa e in fretta raccoglie le buste e quello che si è rovesciato, senza però passarlo alla bionda, il cui naso è diventando rosso per il freddo e i capelli sono già zuppi a causa della pioggia. «Stai andando a casa?»
«Sì» ed è un sussurro impercettibile e dovrebbero davvero mettersi al riparo, sennò il giorno dopo saranno loro con la febbre e l'idea di sua sorella a casa malata, la riporta a suo padre e alla richiesta esplicita di non parlare con Zayn e la sua famiglia. L'idea di infrangere le regole, dando confidenza a quel ragazzo che di sbagliato non ha proprio nulla, la eccita a tal punto, che si ritrova ad annuire con un mezzo sorriso, non appena lui le propone di aspettare per scampare alla pioggia, così da tornare a casa insieme.
Chloë è attenta quando segue Zayn verso la tettoia di una residenza abbastanza grande da coprirli entrambi, bada a dove mette i piedi e prova a non inciampare a causa del marciapiede bagnato e non finirgli quindi contro. E mentalmente è troppo fragile e quel ragazzo non le procura nemmeno un barlume di lucidità, ma lo ringrazia balbettando quando si fermano e ha portato le buste al posto suo.
Per Chloë il silenzio è imbarazzante, semplicemente perché è Chloë e lei e i ragazzi non hanno mai avuto grandi rapporti, probabilmente per il suo essere troppo chiusa e spaventata dai giudizi altrui e per il fingersi la ragazza che gli altri vogliono vedere e stare a sentire, senza mai scendere davvero in campo.
E per Zayn il silenzio è solo silenzio, qualcosa di assolutamente indifferente, che gli permette di fare quello che vuole -pensare, fumare o vedere la sua vicina di casa arrossire e torturarsi le mani- e non gli da fastidio, anzi, ne approfitta per offrirgli una sigaretta -che rifiuta con impaccio- e stringersi nella sua compagnia, molto più che con quello che hanno sempre e solo condiviso, con occhiate e cenni del capo.
E Zayn non vuole interrompere quel silenzio, perché loro non si conoscono e non hanno molto da dirsi alla fine, preferendo quindi stare ad ascoltare il fruscio delle piante investite dall'incessante acquazzone che si è scatenato e guardare le macchine che gli sfrecciano davanti, senza nemmeno notarli.
Con grande sorpresa di se stessa, è Chloë ad interrompere il flusso di pensieri di entrambi e per la prima volta fa un passo avanti, colmando le insicurezze. «Mi chiamo Chloë, comunque»
E Zayn ridacchia appena, poggiato al muro, strizzando gli occhi e incastrando la lingua tra i denti. Adorabile, pensa lei, e ne ha la conferma quando con voce vellutata dice, «Sento il tuo nome più o meno una decina di volte al giorno»
«Ah, sì?»
«Tua madre ha una voce piuttosto squillante. Tua sorella è Lena, no?» e Chloë annuisce, ma la delusione le dipinge il viso e le fa abbassare lo sguardo, si sente avvampare. Sua sorella è Lena, sì, e lei si era illusa. Cosa si aspettava?
Ma Zayn, vivrà nel suo mondo fatto di film e stressanti problemi da nerd, fumetti e convention a cui mai andrà, ma è un bravo osservatore e Chloë prova a sfuggirgli, ora, come mortificata, e tenta di fare un passo indietro. Le allunga una mano e gliela piazza sotto il naso, sicuro, spavaldo e spaventato apparentemente da nulla, «Io sono Zayn, comunque» e sfoggia un sorriso che però lei non accenna nemmeno a voler ammirare.
Ed è allora, quindi, che Chloë regge il suo sguardo e, con occhi scuri e ammalianti, quasi la sottomette. Quelle iridi sono troppo per per i suoi banali occhi chiari e trasparenti come il mare e vorrebbe dire che sa quale sia il suo nome, perché le sue sorelle lo urlano per ogni sciocchezza -Zayn, dov'è la tua felpa? Ho freddo- e, giura Chloë, i loro giardini sono così vicini che lei origlia involontariamente e spesso ride piano delle sue risposte sarcastiche -Mamma, perché non compri vestiti anche a Waliyha?-, coprendosi poi la bocca con una mano.
Zayn cambia come il vento, Zayn un momento è allegro, la lingua tra i denti, e l'altro ha un muso così lungo da finire a terra. Zayn è di sani principi, ma non gli piacciono le storie serie, quelle che risucchiano fino all'ultimo barlume di indipendenza e libertà, Zayn è un tipo da feste solo il sabato sera e il resto della settimana dedito alla propria famiglia, ed essere questo tipo di ragazzo non gli dispiace.
E Zayn è anche curioso. Curioso di imparare roba nuova, leggere nuovi libri e conoscere nuove persone e Chloë lì che lo fissa, mentre non bada nemmeno a stringergli la mano, gli procura un senso di curiosità divertente che lo porta a non smettere di guardarla e, Chloë non lo sa, ma capita spesso che si fermi a guardarla mentre lei non se ne accorge, accucciata sul dondolo della veranda, un libro in mano e una cioccolata nell'altra e Zayn crede che a modo suo sia bella, anche dentro quella tuta deforme che ha addosso.
«I miei genitori, sai, mi hanno insegnato che si stringe la mano all'interlocutore, quando questo si presenta» e le stesse dita che stringono la sigaretta ormai consumata, la invitano ad essere garbata, spiccio e schietto, ma mantenendo comunque un tono educato. E Chloë si scusa, farfuglia e balbetta qualcosa di incomprensibile e poi afferra la sua mano grande, fredda e che non vorrebbe lasciare più e ci sono voluti due mesi, una pioggia scrosciante e due teste tra le nuvole per arrivare anche solo a presentarsi.
Zayn le fa mille domande e lei ripensa alle parole di suo padre, impresse nella sua mente come se ormai facessero parte, in qualche terribile modo, della sua persona e si domanda cosa direbbe se li vedesse in quel momento, insieme, seduti per terra, perché il tempaccio proprio non ne vuole sapere di alzare bandiera bianca e dare loro una via di fuga e, si chiede anche, se la pretesa dell'uomo non sia dovuta forse alle origini della famiglia. A quel punto diventerebbe patetico e ridicolo, si ripete Chloë, e lo è ancora di più trovarsi in una situazione di tempesta, quando, sigaretta finita e capelli portati distrattamente verso l'alto, Zayn ammette, con fare sicuro di volerle offrire un caffè, «Magari uno di questi pomeriggi» e le sorride e Chloë per poco non si abbandona con al testa all'indietro, ad una risata nervosa. Certo che vorrebbe. Osserva il suo corpo seduto per terra, le gambe lunghe e poi uno sguardo fugace al profilo della mascella ed è attraente, maledettamente attraente, ed è semplicemente statuario e crede di non aver visto mai ragazzo più bello e particolare.
Ma nonostante ciò «Non credo sia il caso» è la sua risposta, data a malincuore, stringendosi le dita le une nelle altre e gli dispiace davvero.
«Sono i tuoi genitori il problema?» e lo sguardo eloquente di Chloë è chiaro e si chiede come faccia a saperlo.
Zayn si stringe nelle spalle. «Non abbiamo avuto un bel trattamento quando siamo arrivati» ammette e poi le sorride. «E devo dire che le nostre terrazze sono troppo vicine»
Chloë non sa che rispondere e nemmeno il suo sorridere divertito la aiuta, anzi, la fa sentire quasi in colpa, maltrattata e non le piacerebbe essere vista in quel modo terribile, solo per il colore della pelle, la propria religione e per la propria fede e suo padre li tratta come fossero delinquenti e probabilmente andrebbe su tutte le furie se Chloë dicesse lui di essere andata a prendere un caffè con Zayn.
«Mi dispiace» e si scusa per i sorrisi che sono stati troncati da quella richiesta folle e stupida del genitore, per tutte le volte che si è guardata le spalle prima di salutarlo con un impercettibile cenno del capo e si scusa per tutte quelle piccole mancanze, che di certo la famiglia di Zayn ignora, ma che fanno stare male Chloë per essere cresciuta in una famiglia così superficiale e bigotta. «Non ti da fastidio essere scambiato per un delinquente?»
«È così che mi reputano?»
«Non l'hanno detto francamente, ma non escluderei l'ipotesi che lo pensino» spiega e la pioggia sta lentamente cessando e Zayn si tira su e, per niente infastidito o preoccupato da quel discorso, invita Chloë a tornare a casa.
Probabilmente crederanno che non sia una compagnia adatta ad una ragazza come lei, sua madre le dirà di stare attenta e sua sorella troverà miliardi di difetti in Zayn, ma Chloë non ne vede per il momento, di difetti, e forse due caffè, un tavolino condiviso e della gente che li ignora, perché sono solo dei ragazzi, le mostreranno lati di Zayn che la infastidiranno a tal punto da seguire la richiesta del padre, seppur per motivi differenti. Né Chloë né Zayn però hanno intenzioni serie e lei è così impacciata, che il ragazzo si ripete, che camminare al suo fianco è un lavoro stressante e lui è troppo pigro per stare attento anche al suo equilibrio precario.
Ma poi arrivano, due case identiche di mattoni rossi, divise da un muretto basso e del medesimo colore e Lena apre la porta con un cipiglio scuro, non appena Zayn poggia le buste sulla veranda.
Chloë non si imbarazza, ne evita lo sguardo indagatore della sorella, anzi sostiene i suoi occhi e poi sorride a Zayn che, forse, accetterebbe anche di guardarle la strada ed evitarle cadute drastiche. E «La tua risposta?» domanda, con curiosità e sfrontatezza nei confronti di una Lena senza parole.
Così Chloë si stringe nelle spalle e strizza gli occhi, aprendo le labbra in un altro sorriso, più bello del precedente, se possibile.
«Mi piacerebbe, magari uno di questi pomeriggi» e Zayn ficca le mani nelle tasche dei jeans e crede che sia andata abbastanza bene e forse quel sorriso sarà la ricompensa più grande, quando il padre di Chloë busserà alla loro porta e pretenderà delle spiegazioni. Spera solo che la situazione non degeneri e che Chloë non ne diventi la vittima.
Alza una mano e «Ciao, Chloë» dice con voce squillante.
Magari quella sera si incontreranno di nuovo, la spazzatura da buttare, dei saluti caldi e sinceri nel freddo buio di marzo e, magari, divideranno lo stesso gradino davanti casa Malik. Quindi Zayn ripercorre il vialetto, ma senza dare le spalle a quella biondina sbadata e poi sua madre esce in giardino, chiamandolo apprensiva, nemmeno avesse dieci anni.
Chloë agita una mano, proprio mentre un «Ciao, Zayn» esce dalle sue labbra rosee e sorridenti.
Non è andata tanto male, si ripete.
  
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