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Autore: _Veronik_    17/09/2014    1 recensioni
-sei un angelo?- chiese Ujin ad un centimetro da quel ragazzo sovraumano, quasi divino.
-qualcosa del genere- sussurrò lui.
I loro volti quasi si sfioravano e potevano entrambi sentire i respiri e i battiti del cuore dell’altro.
Era tutto così strano. Come se lui non fosse davvero lì. Lì dove? Ujin se lo chiedeva. Non sapeva dove fosse o come ci fosse arrivata. Sapeva solo che il suo cuore batteva troppo velocemente e il suo respiro si faceva sempre più affannato. Mentre i battiti di lui erano come una melodia. Una melodia bellissima da cui Ujin si faceva cullare. Avevano entrambi gli occhi socchiusi ed erano fermi a pochi centimetri dal corpo dell’altro senza dire nulla.
Solo il suono dei loro cuori che battevano all’unisono.
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Ehilà gente!
Questa è la mia prima ff nella sezione SHINee!
Spero vi piaccia!
Baci :** _Veronik_
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonghyun, Key, Nuovo Personaggio, Quasi tutti, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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5 Dove sono?

 Il ragazzo le si avvicinò lentamente, allungando la mano destra come a darle il benvenuto o come se volesse semplicemente toccarla, mentre lei, quasi tremando, indietreggiava incerta.
-tranquilla. Non voglio farti del male- le disse lui per rassicurarla continuando a sorriderle.
Ujin indietreggiò finché la sua schiena andò in contatto con il pianoforte, bloccando così i suoi passi. La ragazza continuò a ripetersi che stava solo sognando e che non si sarebbe dovuta preoccupare di una possibile trasformazione del suo sogno in incubo, poiché a momenti si sarebbe svegliata tra le braccia del suo ragazzo.
Taemin si avvicinò fino a sfiorarle il viso con le dita; ciò provoco in Ujin un sussulto, ma non come nei sogni delle notti precedenti, questo sembrava ancora più reale. Alzò lo sguardo che fino a quel momento aveva rivolto verso il basso e incontrò quello che le rivolgeva il ragazzo da quando si era voltato, perdendosi così nei suoi occhi. Rimasero fermi per un po’, finché, sempre sorridendo, Taemin ritirò la mano volgendo gli occhi altrove, quasi imbarazzato ma felice allo stesso tempo, e  interrompendo così il legame inspiegabile ma magico che si era creato tra loro, grazie ad un semplice e timido sguardo reciproco.
-sono felice che tu sia finalmente qui, Ujin- disse il ragazzo una volta che lei ebbe calmato il battito del suo cuore.
-dove sono?- chiese preoccupata.
-nel mio mondo- le rispose il ragazzo aprendo la grande finestra che dava al balcone e facendole segno di avvicinarsi.
Ujin seguì Taemin fuori dalla porta; una volta sul balcone, si ritrovò ad osservare il paesaggio ed il cielo chiedendosi come avesse fatto a non notarlo prima. Davanti a lei si distendeva per centinaia di metri un prato azzurro con riflessi verde acqua; erano in una zona collinare e Ujin notò poco più lontano, nell’altura di fronte, un palazzo, non di quelli moderni come i grattacieli, ma uno di quelli in pietra che somigliano a castelli medievali. Si chiese se anche l’edificio in cui si trovavano in quel momento presentava una descrizione simile e ne ebbe la certezza solo quando guardò attentamente il balcone e le mura che le erano accanto.
Poi si perse ad osservare il cielo. Era qualcosa di  spettacolare. Era azzurro come sempre ma aveva sfumature rosa e arancioni come se fosse l’alba o il tramonto; ma non fu questo a far restare Ujin sbalordita. Ciò che la fece incantare  furono le tre lune disposte a distanze diverse, e di conseguenza di dimensioni differenti, e i due pianeti che occupavano gran parte del cielo stellato, nonostante non fosse buio; infatti le piccole lucine erano appena percepibili. La luna con le dimensioni maggiori era circa sei volte più grande di quella che Ujin vedeva ogni sera dalla sua finestra. I due pianeti, rispettivamente verde chiaro e arancione fecero nascere in Ujin emozioni che non aveva mai provato; era stupita e spaventata allo stesso tempo e, nonostante quest’ultima emozione,continuava a sorridere come una bambina.
Non aveva idea del perché di tutto ciò o di come fosse possibile, e per un momento dimenticò che la risposta era semplice: era tutto un sogno. Ma osservando il paesaggio, mise questa convinzione in un angolino lontano della sua mente, per godersi il momento e sentirsi almeno per una volta dentro una fiaba. I due pianeti erano lì, fermi, il più piccolo in alto nel cielo mentre l’altro, l’arancione, aveva dei grandi anelli ed era davanti a lei, lì dove la linea dell’orizzonte lo divideva in due, mostrando ad Ujin solo una metà. In un attimo si ritrovò la mano del ragazzo sulla sua, poggiata sul muretto in pietra del balcone, e la sua voce incerta accarezzarle le orecchie.
-ti piace?- chiese guardandola speranzoso.
-molto- rispose sincera mentre le labbra di lui si allargavano a formare grande un sorriso –il cielo è…- cercò di continuare senza trovare le parole giuste -…qualcosa di spettacolare- concluse.
-si, è diverso dal vostro cielo- disse lui.
-che ora sono? È l’alba o il tramonto?- chiese lei disorientata.
-qui non ci sono ore, minuti… è l’alba, è sempre l’alba- le rispose.
-in che senso?- continuò lei confusa.
-non c’è il sole che nasce, eppure è l’alba; è la luce che sale, ma in realtà non lo fa davvero- disse guardandola e cercando di spiegarle –è sempre l’alba perché è come se il tempo si fosse fermato; questo pianeta non gira, quindi tecnicamente non posso essere certo che questa sia un alba, ma mi piace pensarla così-
-come non gira? Ma allora, metà pianeta non brucia? E l’altra? Non gela?- continuò Ujin con le sue domande.
-non brucia poiché non c’è il sole, c’è solo la luce e questa non brucia. Riscalda ma non brucia. E l’altra metà non sarà il luogo più caldo al mondo ma non gela; non saprei perché, non mi sono mai posto domande del genere. Credo ci sia abbastanza calore che viene sprigionato dal suolo da non far creare il ghiaccio. O forse è l’effetto serra. Sinceramente non ne ho idea- disse lui ridendo.
E la sua risata era il suono più piacevole che Ujin avesse mai sentito. Ora non era più spaventata; era a suo agio parlando con quel ragazzo per placare la sua curiosità verso cose per lei inspiegabili o fisicamente impossibili. Come poteva esserci luce senza esserci un sole? La ragazza non se lo spiegava, non si spiegava molte cose, come il fatto di essere lì in quel momento, invece di essere al Rifugio con il suo ragazzo e i suoi amici. Si, perché Ujin, pur sapendo di sognare, viveva la cosa come se fosse vera, come se quel posto fosse reale. Forse per divertirsi un po’, per lasciare andare via almeno per una volta tutte le sue preoccupazioni e per lasciarsi trascinare dal suo subconscio in un mondo a lei totalmente nuovo e sconosciuto.
-comunque sia, per quanto possa essere bella l’alba anche senza sole- iniziò a dire ridendo per la cosa assurda che aveva appena detto –credo che dopo un po’ me ne stuferei; cioè, che brutto deve essere vedere sempre lo stesso cielo dalla finestra, non poter vedere il cielo azzurro quando è sereno, o le stelle luminose della notte- finì senza staccare gli occhi dalla strana alba.
-per vedere ciò basta spostarsi un po’ da qui. Non è molto distante. Vedi, noi siamo nel mezzo di ciò che vorresti vedere; un giorno ti ci porterò, ti piacerà sicuramente il cielo stellato che c’è qui. È magnifico- disse felice all’idea di mostrarle le cose a lei ignote.
-non vedo l’ora- disse sorridendo per poi tornare ad ammirare il cielo.
-vogliamo rientrare?- chiese Taemin dopo un po’.
Ujin avrebbe voluto chiedergli ancora molte cose riguardo il misterioso cielo, sui pianeti che lo occupavano e sul paesaggio che gli faceva da sfondo, ma decise di voler anche esplorare la casa e chiedergli dello strano corridoio buio. Così rientrò seguita dal ragazzo.
-come faceva a suonare da solo in pianoforte?- chiese appena dentro la stanza, osservando lo strano strumento bianco.
-magia- rispose lui ridendo.
Ujin ricambiò il sorriso senza insistere e iniziò a guardarsi in torno. Si avviò verso la grande libreria impolverata e diede uno sguardo. C’erano tutti i maggiori filosofi, poeti e scrittori di tutti i tempi del mondo, il suo mondo. Molti nomi non li conosceva ma era certa che erano del suo “pianeta”.
-allora sei un alieno- disse Ujin ripensandoci –o magari gli angeli vivono in un altro pianeta?!- si chiese ragionando.
Le venne subito in mente il suo ultimo sogno e questo la spaventò nuovamente. Taemin se ne accorse e cercò di distrarla.
-vieni, ti faccio fare il giro della casa- disse toccando delicatamente la mano della ragazza, che quasi senza accorgersene se la fece afferrare e si fece trasportare verso la porta da dove, non sapeva quanto tempo prima, era entrata.
Quando il ragazzo posò la mano sulla maniglia e l’aprì, quello che comparve dietro ad essa non fu il lungo corridoio buio che Ujin aveva attraversato per arrivare al salotto, ma un semplice corridoio come tanti, illuminato da una finestra infondo a destra. Ujin volse lo sguardo al volto di Taemin, come in cerca di risposte, ma questo si limitò a sorriderle, così decise di non fare domande. C’erano solo tre porte in legno, una per ogni parete, ad eccezione di quella con la finestra; Teamin aprì la porta a sinistra, in fondo al corridoio e gli mostrò quella piccola stanza con i muri in pietra da cui partivano delle scale che portavano al piano inferiore.
-ci sono solo le stalle- disse indicando la scalinata che scompariva nel buio.
Stalle? Taemin aveva dei cavalli? Si chiese la ragazza, ma la sua attenzione si soffermò sulle due grandi porte che si trovavano in quella stanza vuota.
-cosa c’è dietro quelle porte?- chiese Ujin prima di seguire il ragazzo nuovamente nel corridoio.
-nulla di importante- rispose lui quasi infastidito per poi tornare a sorridere come se niente fosse,  accompagnandola nella nuova stanza dietro la terza porta del corridoio.
Questa era un’altra sala, ma più moderna dell’altra. C’era un divano in pelle nero al centro della grande stanza e di fronte sul muro c’era un televisore di circa cinquanta pollici; c’era anche uno stereo su uno scaffale lì vicino e due grandi casse scure. Sul lato della stanza da cui era entrata c’era una scrivania ed un computer che doveva essere molto costoso, pensò la ragazza. Sia la parete destra che quella sinistra della stanza erano occupate da due grandi vetrate come quella della sala precedente. Ujin si avvicinò a guardare fuori: c’era un grande prato azzurro. Corse all’atra finestra: un altro prato. Come era possibile che ci fosse il giardino se nel salotto precedente c’cera un balcone? A che piano dell’edificio si trovavano? Ujin era molto confusa.
-questo è un altro salotto. Come vedi c’è la tv e quando vuoi puoi vederla, anche se io preferisco l’altra stanza- la informò Taemin per poi avviarsi ad una delle due porte ai lati della tv che Ujin non aveva notato. Aprì quella a sinistra per informarla della cucina,  per poi passare alla destra. C’era un altro corridoio, più lungo dell’altro e con più porte. Era tutti bagni molto grandi e lussuosi o camere anch’esse  molto spaziose e con un arredamento antico simile alla stanza in cui si era svegliata quella mattina, sempre se si poteva definire tale, dato che in quel luogo magico e misterioso il tempo non esisteva. Arrivarono alle ultime due porte, l’una di fronte l’altra.
-questa è la mia stanza- disse Taemin cortese come sempre girando la maniglia e facendola affacciare.
Non era molto diversa dalle altre. Era grande e spaziosa, aveva i muri color crema e un grande letto matrimoniale a baldacchino al centro. Qualche mobile qua e là, ma il resto della stanza appariva affascinante e spoglia allo stesso tempo. Quando il ragazzo aprì l’ultima porta Ujin rimase sconvolta; come era possibile? come era possibile che fosse la stessa camera in cui…?
-questa è la tua stanza- disse Taemin interrompendo i suoi pensieri.
Era impossibile; quando si era svegliata e aveva preso coraggio per uscire dalla camera, al suo esterno aveva trovato solo un lungo corridoio buio, non quello illuminato da un alba interminabile.
-probabilmente sarai stanca, se vuoi riposarti fai pure; o puoi guardare la tv, fai come preferisci. Puoi usare qualsiasi bagno e se cerchi vestiti puliti il tuo armadio è stato riempito- le sorrise Taemin –ora io devo uscire a sbrigare un po’ di cose; tornerò presto; fai come se fossi a casa tua. Quasi dimenticavo, di qualunque cosa tu abbia bisogno puoi chiedere a Miyom-  le disse indicando una giovane donna, probabilmente poco più grande di lei, che era appena apparsa da dietro la porta.
Quest’ultima le rivolse un profondo inchino in segno di rispetto e si mise a sua totale disponibilità, mentre Taemin si allontanava dalla stanza. Ujin congedò la donna in completo da governante e si stese sul letto a pensare.
Dove era finita? E come? Questo sogno in fondo non le sembrava tanto orribile. Il cielo era fantastico. Il paesaggio era fantastico. Lui era fantastico. Era stato molto gentile a mostrargli la casa, anch’essa bellissima. Cosa che al primo impatto non le era sembrata affatto. Quel corridoio buoi le metteva ancora i brividi.
Si alzò impaurita dal letto e lentamente si avvicinò alla porta della stanza. Allungò la mano tremante e la poggiò sulla maniglia dorata mentre molto lentamente la abbassava; con la stessa velocità aprì di poco la porta e ci si affacciò ad occhi chiusi. Quando lì aprì, i suoi occhi scuri vennero accolti dalla luce proveniente dalla finestra del  corridoio che aveva attraversato poco prima. Ancora sorpresa e piena di domande fece un sospiro di sollievo e rientrò in camera. Improvvisamente un altro dubbio la catturò. Si avvicinò alla finestra e si affacciò. La prima volta che lo aveva fatto, appena si era svegliata in quel fantastico mondo, non aveva scorto nulla di strano in quel paesaggio, eppure in quel momento Ujin poteva ammirare benissimo il colore verde acqua del prato, le lune e i pianeti di quello strano cielo. Non sapeva esattamente che domande porsi per quante ne aveva. Fatto stava, che decise di rimandare le paranoie ad un altro momento e provare a godersi il sogno finché fosse durato, per vedere cosa sarebbe successo.
Ancora immersa nei pensieri decise di fare una doccia nel bagno più vicino e tornò in camera per cambiarsi. Una volta scelto un vestito lilla a mezzemaniche che le arrivava sopra le ginocchia si ristese sul grande letto dove ben presto Morfeo la raggiunse, accompagnandola nel reale mondo dei sogni.

Quando riaprì  gli occhi era ancora nella grande camera da letto dove si era addormentata. Si alzò lentamente e uscì dalla stanza. Quanto aveva dormito? Difficile dirlo in quello strano ma affascinante mondo, dove la luce dell’alba sarebbe entrata per sempre da dietro le tende delle finestre di quell’edificio. Si avvicinò alla porta che dava al salotto e la aprì attraversandola. Si guardò un po’ attorno quando un rumore alle sue spalle la fece voltare; Miyom entrò dalla porta che conduceva all’altro corridoio facendole un inchino.
-le serve qualcosa signorina?- le chiese cordiale la donna.
-no, grazie. Credo, accenderò la tv- rispose Ujin facendole un sorriso.
-ok; qualunque cosa le serva-
-Taemin è già tornato?- chiese improvvisamente la ragazza interrompendo la governante.
-no signorina, quando tornerà le lo farò sapere- le disse la donna prima di rivolgerle un altro inchino e voltarsi verso la porta da dove poco prima era entrata.
-Miyom!- chiamò la ragazza.
La donna si voltò nuovamente verso lei prima che continuasse.
-puoi chiamarmi Ujin- le disse sorridendo.
La donna le sorrise a sua volta annuendo. Fece un ultimo inchino prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle e lasciando Ujin sola nella stanza.
Quando sarebbe tornato Taemin? Si chiese avvicinandosi al divano nero e sedendosi. Prese il telecomando e accese la grande televisione. Fece zapping tra canali notando stupita che erano tutti “terrestri”; nel senso che quelli erano i canali che vedeva ogni giorno dalla tv di casa sua. Si chiese come facesse a prendere il satellite a migliaia di anni luce di distanza. Altra domanda senza risposta da aggiungere alla lunga lista di cose inspiegabili. Ma infondo era un sogno, no? Fermò la tv su un film che aveva visto migliaia di volte, ma che almeno poteva essere certa che le sarebbe piaciuto. Mentre osservava le scene senza dare molta importanza al contesto generale della commedia, non si accorse che la porta alle sue spalle si era aperta e da lì era entrato Taemin che si sedette accanto alla ragazza. Lei sussultò quando si accorse del ragazzo che aveva fatto capolino nella grande sala e che ora le sorrideva dallo stesso divano in cui era seduta lei.
-ehi- la salutò sorridendo.
-ehi- rispose lei imbarazzata ma stranamente felice della sua presenza.
Chiacchierarono un po’ del più e del meno mentre la ragazza scopriva un lato di lui molto dolce e simpatico.
-come mai la prima volta che mi sono affacciata alla finestra della mia camera il paesaggio era normale?- chiese finalmente.
Il ragazzo rise sotto i baffi e rispose incerto.
-avevo paura che ti saresti spaventata e volevo spiegarti io dove ti trovavi così ho fatto fare un incantesimo alla finestra affinché tu vedessi un panorama terrestre- spiegò lui mentre la ragazza constatava che in realtà non sapeva ancora dove si trovasse.
Poi elaborò le sue parole. Un incantesimo?? Come era possibile?
“È solo un sogno” si ripeté per la millesima volta.
Così lasciò cadere lì il discorso, non entrando nei particolari.
-ti sei annoiata mentre ero via?- le chiese lui dopo un momento di silenzio.
-cos..?! oh no tranquillo- gli rispose Ujin tornando alla realtà dopo essersi incantata nuovamente sul ragazzo.
-scusa se ti ho lasciata sola in casa, ma avevo da sbrigare un paio di cose urgenti. Ma tranquilla, mi farò perdonare- disse sorridendo -potremmo andare ad osservare le stelle, che ne dici?- le chiese gentilmente anche se le sembrò più un’affermazione che una reale domanda.
-sarebbe fantastico- rispose felice la ragazza prima di tornare in camera a cambiarsi.

 

 

 

NOTE AUTORE:
Sono tornata!!
Dopo tanto tempo.. scusatemi >.<
Ecco finalmente conosciamo Taemin!! In un nuovo e lungo capitolo!
Commentate per farmi sapere cosa pensate della storia. Non sapete quanto mi rende felice leggere le vostre recensioni!
Alla prossima ;)
Baci :** _Veronik_

  
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