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Autore: ShioriKitsune    18/09/2014    1 recensioni
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«Accetterai mai la verità?».
«La verità è molto relativa. Anche questo potrebbe essere vero. Lo è».
«È vero, ma non è reale. Sii in grado di cogliere la differenza».
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[Sasuke, Itachi]
["Il paradosso del Comma 22 riguarda un'apparente possibilità di scelta in una regola o in una procedura, dove in realtà, per motivi logici nascosti o poco evidenti, non è possibile alcuna scelta ma vi è solo un'unica possibilità."]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Paradosso del Comma 22
 

Sapeva che sarebbe arrivato questo giorno fin dal principio.

Stringe le sue dita ma sa già che manca poco.

La figura che gli è di fronte pare già essere meno nitida, dai contorni smussati e il sorriso che va' via via svanendo.

 

Perché devi andare via?

 

Si porta la mano libera al torace e stringe la stoffa, quando invece è proprio il cuore che vorrebbe afferrare e strappare via. I battiti sono accelerati, il dolore è troppo grande. Il buio è proprio dietro l'angolo ad attendere il crollo imminente.

«Per favore, per favore».

L'ha detto o l'ha solo pensato? Non riesce neanche ad udire la sua voce. È che c'è il groppo alla gola e il vuoto nel petto, le gambe troppo molli e la presa sulle dita dell'altro troppo rigida. Non c'è spazio per nient'altro.

 

Non lasciarmi, non di nuovo.

 

Sofferenza paralizzante che lo costringe a sprecare gli ultimi attimi, dita che scivolano dalle dita ed in un battito di ciglia Itachi non c'è più.

 

Sasuke si ridesta con il cuore che sanguina come se non fossero già passati anni.

Come se Itachi fosse morto in quel momento per l'ennesima volta, con il sorriso ancora vivido sotto le palpebre.

Allora Sasuke chiude gli occhi, imprime quel sorriso nella mente in ogni sua piccola sfumatura. È il calore della pelle che scotta ciò che fa più male. La sensazione di aver avuto il mondo in una mano ed esserselo lasciato scivolare via tra le fessure delle dita che la mano di Itachi avrebbe dovuto riempire.

Sasuke riapre gli occhi ed affronta la realtà di un altro giorno, vivendo la sua misera esistenza bloccato in un unico, singolo momento.

 

È sempre così, ogni notte. Si addormenta ed Itachi è lì.

Si avvicina mesto, le mani che tremano e gli occhi che lacrimano. Un'eterea ed inarrivabile figura, la luce che torna a splendere su quella landa desolata che è la sua esistenza stessa.

«Itachi».

Gli accarezza la soffice coda corvina con estrema delicatezza, lui gli da' ancora le spalle. Vorrebbe stringerlo, ma c'è sempre quella paura che un minimo movimento possa rompere l'idillio che lo costringe al suo posto. Rinuncia al suo sguardo, al suo sorriso, ma ha bisogno del calore che solo la sua presenza può donargli.

«Ci sono ancora troppe cose che dobbiamo fare insieme».

Sempre la stessa nenia, sempre le stesse suppliche. Sasuke si metterebbe anche in ginocchio, se ciò servisse a cambiare il finale di quell'incubo.

Itachi china il capo e si volta appena.

«Mi dispiace, Sasuke».

 

Ed è di nuovo un altro giorno.

Come si può descrivere la sofferenza della perdita? Quel senso di eterna malinconia, incompletezza, che come un masso sulla schiena spinge verso il basso e dal quale è impossibile liberarsi.

Sasuke non riesce ad abituarsi perché Itachi è presente ogni notte, rinnovando quella straziante impasse con puntualità estrema. Crudeltà, masochismo e bisogno irrazionale di quell'amore che brama con tutto se stesso.

Sasuke sa' che presto o tardi quello stesso amore lo spezzerà, lasciando di lui nient'altro che un corpo.

Itachi è in ogni parola non detta e in ogni gesto. In ogni pensiero coerente e non.

Itachi è dentro di lui così profondamente da far male e Sasuke non è forte come pensava di essere.

 

«Accetterai mai la verità?».

«La verità è molto relativa. Anche questo potrebbe essere vero. Lo è».

«È vero, ma non è reale. Sii in grado di cogliere la differenza».

Sasuke distoglie lo sguardo. Itachi ha il solito alone di luce intorno e lui ne è attratto come fosse la gravità stessa che lo spingesse, il ché non è esattamente errato.

Itachi non era stato un bravo fratello.

Itachi l'aveva abbandonato e aveva rovinato la sua esistenza, aveva ucciso i suoi genitori e i suoi parenti, l'aveva fatto diventare un mostro.

Itachi era sempre stato un ostacolo da superare, un rivale e un nemico.

Itachi era colui che più aveva odiato al mondo.

Ma Itachi lo aveva salvato in ogni modo in cui qualcuno può essere salvato o almeno ci aveva provato, perché salvare Sasuke si era rivelato più difficile del previsto.

Itachi lo aveva protetto e stimolato, lo aveva accolto e ascoltato.

Itachi era colui che più amava al mondo.

«Sasuke».

Sasuke si volta, il suo cuore perde un battito nell'udire il proprio nome sulle labbra del fratello.

La pelle è chiara come sempre, le occhiaie sono marcate e il sorriso gentile.

Come se fosse davvero lì in carne ed ossa.

«Devi lasciarmi andare».

Ma Sasuke questo non può farlo.

Allunga la mano ma Itachi non c'è più.

 

Si rifugia in quel mondo in cui Itachi gli parla e gli sorride, si consuma dentro e fuori ma va bene così, struggendosi per quell'amore che non può avere.

 

Devi lasciarmi andare.

 

Sasuke non ha mai udito niente di più sciocco.

Non può davvero aspettarsi che accetti il suo ultimo addio.

Non può davvero aspettarsi che gli vada bene così.

Sasuke sa' che c'è soltanto una cosa che davvero può fare: in fondo, non ha mai preso scelte giuste nella sua vita.

Lo fa per se stesso, perché è troppo egoista per rinunciare a quello che vuole così ardentemente. Lo fa perché è troppo debole e perché è un codardo. Lo fa perché non ha niente da perdere.

 

Itachi non è contento. «Non deludermi così, Sasuke».

Ma Sasuke sorride, dopo tanto tempo.

Itachi non sarà più solo una voce nella sua testa.

 

Tutto ciò che voglio è stare con te.

Non sei contento, niisan?

 

 

No, Sasuke.

Non lo è.





 

   
 
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