Don’t Know Where You Come From
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“Da quando sono uno dei tuoi, Stark?”
Tony si fa sfuggire un sorriso. Il
che ha del miracoloso, la sua espressione da un po’ è la gemella incazzosa del Grumpy Cat.
“Sei uscito fuori dai macchinari di
mio padre, Rogers: sei un marchio registrato Stark Industries dagli Anni
Quaranta.”
“Giuro su Dio, se trovo il tuo logo
sullo scudo o sulla divisa passerai il peggior quarto d’ora della tua vita.”
Il magnate morde il labbro inferiore
coi denti ed inspira una boccata d’aria, gli occhi socchiusi, la fronte
aggrottata nel miglior cipiglio meditabondo del repertorio. Il risultato è che
sembra il Pensatore in preda alla stitichezza o ad un brutto attacco di colite
fulminante.
“Sai, credo che ci siano giusto un
paio di momenti che potrebbero concorrere a…”
Non fa in tempo a finire la frase che
il Capitano ha sollevato le spalle dal muro e ha inclinato la testa, con
quell’occhiata da So esattamente cosa
stai pensando, smettila di fingere che Tony considera una irritante
manifestazione divina.
Non è umanamente possibile possedere
una così vasta gamma di espressioni paternali. Magari le prova davanti allo
specchio. O magari è solo il mal di schiena: il Capitano ha l’inquietante vizio
di doversi appoggiare ad ogni parete che incontra per strada. Quando assume uno
dei suoi accigliamenti da manuale, di solito si è appena staccato dal muro.
Brutta bestia, la lombaggine.
“Come sta?” chiede –E dallo sguardo
che gli lancia, deve aver captato i suoi pensieri alla stessa velocità con cui
decriptava le trasmissioni naziste durante la Guerra.
“Se la caverà.” Risponde Stark,
evasivo, tirandosi il lobo dell’orecchio in rapido un tic nervoso “E poi non può tirare le
cuoia prima di aver visto il finale di stagione di Dowton Abbey. Una questione
di principio o qualcosa del genere.”
Steve annuisce e Tony si domanda se
debba sempre, dannatamente annuire quando lui si mette a sproloquiare così.
Accondiscende? Lo compatisce? Che diavolo, ancora non gli si è ancora
scongelata la lingua dacché lo hanno tirato fuori dal banco frigo?
“Stai per fare qualcosa di altamente
stupido, vero?”
Ci deve essere un manuale di
istruzioni in giro, altrimenti Stark non è in grado di spiegarsi come
l’attempato in abiti civili davanti a lui abbia colto nel segno con tanta
facilità. Forse è la mia faccia, considera Tony, Non deve essere bello un Grumpy Cat incazzoso colto dalla
stitichezza -O da un attacco di colite fulminante.
“Andiamo, Rogers, quando mai ho fatto
qualcosa di stupido?”
“Ho letto i tuoi file e ho assistito
ad alcune delle tue prodezze: se vuoi te le posso elencare in ordine
alfabetico.”
Se Rogers comincia a fare battute, il
mondo è davvero alla rovescia. Oppure il Capitano si sta dimostrando un essere
umano, dopotutto.
Sebbene il mondo alla rovescia sia
un’ipotesi più convincente e plausibile.
“Lascia che venga con te.”
Steve si è girato a fissarlo dritto
negli occhi e ha uno sguardo così franco, deciso e sicuro che manca solo una
bandiera sventolante alle sue spalle. E’ patriottico da dare la nausea.
Ed è l’unico ad essersi fiondato lì
non appena si è diffusa la notizia dell’esplosione al Chinese Theatre.
Tony non sa come, non sa perché, non
sa neanche da dove.
Fatto sta che non ha neanche avuto
bisogno di chiamarlo. In macchina il cellulare ha semplicemente squillato e sul
display del cruscotto è comparsa la foto profilo del Capitano. Epifania mistica
o brutto segno che fosse, Tony per una volta ha evitato di inscenare la
pantomima della segreteria LMD e ha risposto. Cioè, in realtà ha soltanto
accettato la chiamata. L’altro non gli ha neanche permesso di emettere suono.
Arrivo.
Nient’altro. Il crepitio della sua
voce è riverberata nell’abitacolo dell’auto per un tempo non quantificabile,
fino a quando Stark non è sceso, abbandonando il guscio rassicurante di quell’unica
parola, più affidabile di qualunque promessa.
“Mi servi qui.”
“D’accordo.”
Il Capitano gli porge la mano.
E’ marziale nel compiere quel gesto, ma
la sua presa non ha niente di militare. Non sta obbedendo agli ordini, non sta marciando
al piffero di nessuno: è sua la scelta, sua la decisione di concedergli lealtà
ed amicizia. Di essergli leale. Di essergli amico, nonostante i dissapori,
la diversa visione delle cose, del palinsesto televisivo e quant’altro.
A dispetto di tutto, Stark non può
che esserne immensamente felice. E grato.
Steve è la sicurezza che esiste
ancora un po’ di umanità, in giro, anche se è un’umanità che porta le camicie a
quadri infilate in pantaloni beige ascellari.
“Vedi di non farti ammazzare, Tony.”
“Riposo, Capitano” Stark gli
indirizza un ghigno divertito, di traverso sulle labbra e tirato gli angoli “Un
trucchetto sfigato, una battutaccia ed è fatta.”
E poi un’altra cosa:
che tutti portino il badge. Ha una specie di fissa
E poi i miei non
faranno entrare nessuno, senza, okay?
Tony Stark – Iron Man
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