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Autore: __Fire__    18/09/2014    3 recensioni
Il Vecchio Mondo non esiste più. Le guerre l'hanno raso al suolo centinaia e centinaia di anni fa e solamente un piccolo gruppo di Innocenti è sopravvissuto e ha avuto l'arduo compito di ricostruire il mondo per renderlo perfetto.
Nel Nuovo Mondo non esistono azioni come rubare, uccidere, stuprare e persino fare del male è impossibile, questo perchè tutti noi abbiamo un microchip che inibisce queste azioni ed è solo grazie a questo che l'uomo è riuscito a vivere in pace e serenità per molti anni.
Il microchip ci ha dato la pace, inibendo l'indole cattiva e meschina dell'uomo, ma nessuno ama ricordare che il chip ha anche il potere di controllare le nostre menti e renderci bambole del Governo.
Ma il chip ha dei limiti...
Io sono Jean e su di me il microchip non funziona...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai con un forte mal di testa e una sensazione di nausea fortissima. La luce del sole sembrava accecarmi. Alzai un braccio proteggermi dalla luce e cercai di guardarmi intorno.

« Ti sei svegliata »

mi girai di scatto non appena sentii qualcosa toccarmi il braccio. Alzai lo sguardo e notai una figura sfuocata, i capelli scuri come la notte. Ci misi un po' di tempo a mettere a fuoco Rob e dovetti fare uno sforzo sovrumano per riuscire a placare il dolore alla testa che sembrava martellarmi.

« Dove sono? »

domandai portando una mano alla pancia, accarezzandola dolcemente, procurando l'interesse di Rob che subito spostò lo sguardo dal mio viso al ventre. Lo vidi accennare un sorriso alzando appena l'angolo destra della bocca e la cosa mi confondeva. Avevo imparato a capire che non era una persona facile da comprendere, aveva fin troppe sfaccettature e sbalzi d'umore troppo repentini da comprendere

« A quanto sei? »

chiese dopo qualche secondo di silenzio. Sotto di noi il furgone sobbalzò diverse volte facendomi saltare e aumentando il mio senso di nausea. Probabilmente mi stavano portando alla recinzione, al confine, doveva essere così per forza.

« Rispondi ad una domanda con una domanda? »

risposi io guardandolo negli occhi cercando di mettermi seduta, riuscendoci solamente dopo qualche minuto e con l'aiuto di una maniglia nel furgoncino. Ero stanca, la schiena doleva e facendo fatica persino ad alzare le spalle, eppure non mi sembrava di aver fatto niente.
Rob rise e si passò una mano tra i capelli neri facendomi rimanere a bocca aperta. Quel gesto...quel dannato gesto era lo stesso, identico, che faceva anche Blake. Le somiglianze stavano cominciando a farmi insospettire che tra i due ci fosse veramente qualche legame di sangue, forse anche lontano, ma dovevano conoscersi.

« Hai ragione, ma penso che tu abbia ormai capito dove stiamo andando »

disse lui avvicinandosi un poco a me, un sorriso rilassato sempre sul volto.
Che adesso fosse più contento? Dopotutto stava per far fuori la ragazza che aveva ucciso il fratello, avrebbe così spezzato il cuore e la mente di colui che l'aveva praticamente mandato al massacro. Rob sperava che Blake entrasse dentro la città per vendicarsi e così avrebbe avuto finalmente la vendetta che sembrava aspettare da troppo tempo.

« Sono incinta di quattro mesi ormai »

risposi io alla sua domanda con un poco di imbarazzo. Non capivo cosa gli potesse importare, perchè era così attaccato al fatto che io aspettassi un bambino. Sembrava quasi dispiaciuto di porre fine alla vita del piccolo e fin da subito aveva regalato gesti gentili a quella pancia ancora piena di vita

« Mi dispiace, lui non c'entra niente »

disse dopo qualche secondo provocando le mie risa. Erano state incontrollate e veramente sincere. Come poteva essere così ipocrita? Come poteva pensare che riuscisse a sopravvivere? Iniettandomi quel veleno e facendomi percorrere la foresta alla ricerca di Blake l'aveva praticamente condannato perchè anche se Blake avesse deciso di costituirsi sarebbe potuto essere facilmente troppo tardi.

« Ti dispiace, ma non ci stai pensando due volte a ucciderlo »

dissi guardandolo negli occhi e con voce chiara, acuta e colpevole. Dubitavo che avrebbe capito, dubitavo che sarebbe tornato sui suoi passi perchè sembrava fin troppo concentrato sulla sua vendetta per preoccuparsi di una singola piccola vita innocente.

Lo vidi avvicinarsi con sguardo basso e quando fu abbastanza vicino potevo chiaramente sentire il suo respiro affannato e rapido. La sua mano salì dalla coscia fino al collo che strinse un poco facendomi male lì dove prima mi aveva morso.

« Cosa stai facendo? »

chiesi abbastanza impaurita. Si era avvicinato con l'intero corpo e potevo sentire il suo profumo da quanto era vicino, oltre che notare perfettamente quanto fossero ampie le sue spalle e perfetti i suoi pettorali. Le sue braccia nude erano forti e i muscoli sotto sembravano così tesi da poter esplodere sotto il sottile strato di pelle. Nonostante non facesse caldo e la pelle fosse scoperta, sulle braccia non aveva nessun segno di pelle d'oca, quasi fosse riscaldato da un fuoco interno.

Dischiusi appena le labbra e respirai profondamente inalando il suo stesso respiro mentre lui continuava ad accarezzarmi le braccia e il volto con dolcezza.
Un uomo che aveva questi momenti così calmi e dolci come poteva volere la mia morte?

Il suo pollice disegnò il contorno del mio labbro inferiore per poi togliere la lacrima solitaria che era sfuggita al mio controllo, bagnando la guancia. Avevo capito perfettamente quello che aveva in mente di fare, avevo capito che presto si sarebbe avvicinato quel tanto che bastava per posare le sue labbra sulle mie e a quel punto non sarei riuscito ad allontanarlo.

Mi aveva rivelato che mi avrebbe ucciso e mi aveva iniettato un veleno praticamente micidiale, eppure ero attratta da quel ragazzo così misterioso e complicato, un ragazzo che non riuscivo a decifrare, a comprendere e questo non faceva altro che aumentare l'attrazione che provavo per lui.

Successe tutto in un secondo.

La sua mano strinse appena la mia nuca e mi avvicinò a se cominciando a baciarmi con rabbia e passione. Non riuscii a trattenermi di fronte a quell'impeto così prorompente e ricambiai il bacio con altrettanta passione portando le mani al suo petto marmoreo.

Mi dimenticai di Blake, mi dimenticai di quello che mi avrebbe fatto a breve.

Le sue mani scesero alle cosce stringendole con forza mentre continuava a tenermi schiacciata contro un lato del furgoncino. Dovevo allontanarmi da lui, non baciarlo. Dovevo odiarlo, non amarlo.

Cominciai a tornare in possesso del mio corpo quando sentii la sua mano fredda sotto la maglia ad accarezzare il ventre e poi salire alla ricerca del seno.

« No... »

mormorai spingendolo via, passando il dorso della mano sulle labbra a cancellare quel bacio.

Rob rise e si passò l'indice appena sotto il labbro inferiore.

« Vorrei tanto non doverti uccidere »

disse dopo qualche secondo sorridendo e cercando di avvicinarsi ancora una volta, ma l'allontanai subito, il cuore che sembrava voler uscire dal corpo e la percezione di quello che avevo fatto che mi schiacciava. Non potevo credere di averlo baciato e sopratutto in quel modo che riservavo soltando all'uomo che amavo.

« Tradisci Blake...tradiscilo e salva te e il bambino, dimmi che non lo ami e che lo porterai da me in modo che lo uccida e lascerei voi due in vita e poi, se vorrai, potremmo costruire una nuova vita... »

sibilò facendomi venire la pelle d'oca. Girai il volto per non vederlo. Avrei potuto ingannarlo e scappare, dire che gli avrei portato Blake e così essere salva, ma in verità non tornare mai più da lui. Avrei potuto fare tante cose, ma non ebbi la forza di fare niente

« Tu non la tradiresti mai...questo silenzio lo conferma »

confermò dopo qualche secondo, quasi nell'esatto momento che il furgone si fermò. Il suo sguardo sembrava quasi dispiaciuto, sembrava amareggiato.

Le porte del furgone si aprirono e Rob saltò subito giù facendomi segno di seguirlo. Sapevo che se avessi resistito mi avrebbero fatto scendere con molta meno delicatezza di quella che lui mi stava riservando.

Ci trovavamo davanti alla barriera. Non l'avevo mai vista da così vicino, era enorme e lunghissima e non lasciava intravedere niente del mondo esterno.

« Sai quello che devi fare se vuoi rimanere viva...devi solamente tornare con lui e noi ti daremo l'antidoto, l'unico che può salvarti »

disse Rob, in mano una siringa piena di un liquido rosso come il sangue. Tremai alla sola vista e cercai di allontanarmi, ma quattro mai pesanti mi bloccarono, costringendomi a rimanere immobile mentre il ragazzo si avvicinava

« Non farlo... »

sussurrai quando fu abbastanza vicino da sentire. Lo vidi fermarsi per qualche secondo e guardarmi negli occhi. Ancora una volta i nostri visi si trovavano fin troppo vicini e il mio sguardo ricadde sulle sue labbra. Si avvicinò un poco e mi baciò, un bacio lungo e meno passionale del primo, un bacio quasi tenero che si da ad una persona a cui si vuole bene. Mentre le mie labbra erano impegnate sulle sue sentii un ago entrare lentamente nel mio collo. La testa cominciò subito a girare e sentivo le gambe improvvisamente molli

« Salvati, torna con lui... »

bisbigliò Rob prima di lasciarmi andare. Per qualche secondo non capii niente, tutto mi sembrava galleggiare, neanche fossi ubriaca.

Le mani degli altri due ragazzi mi spinsero fino alla porta che dava al mondo esterno. Ci misero pochi secondi ad aprirla e spingermi fuori facendomi finire in ginocchio. Non ebbi neanche il tempo di girarmi e cercare di fermarli che la porta era già chiusa ed io ero fuori.

 

 

Girovagavo per la foresta alla ricerca di qualsiasi traccia di umanità. Non sapevo dove cercare e cosa cercare, ma cominciavo a sentire la sensazione di bruciore scendere verso i polmoni e diventare sempre più forte.

Camminare si stava rivelando un supplizio e più di una volta dovetti appoggiarmi a rami per evitare di cadere a terra.

Non ero mai uscita fuori dalla barriera e mai avrei pensato che la foresta fosse così fitta e quasi impenetrabile. Guardai verso l'altro e a malapena vidi il sole che filtrava attraverso i rami degli alberi. Mi metteva una sorta di ansia non vedere quello che c'era al di sopra di quella cortina e non avevo nessuna arma che mi avrebbe difeso da tutti gli animali o mostri che si trovavano fuori dalla barriera. Non avevo idea di cosa potessi mai aspettarmi...sapevo solo che mi avrebbe ucciso presto probabilmente.

Sentii la testa girare e cominciai a traballare, le gambe non mi reggevano e la vista si stava offuscando.

« Blake...Blake »

lo chiamai guardando il cielo che si era improvvisamente rabbuiato e dopo nemmeno cinque minuti cominciò a piovere a dirotto. Rimasi per qualche secondo con il volto in alto, l'acqua che accarezzava il viso come una carezza, facendomi rabbrividire un poco.

Dovevo continuare a camminare, dovevo trovare Blake per...per cosa? Per dirgli che Rob mi aveva trasmesso un veleno e che solo lui aveva l'antidoto? Per dirgli che avevo baciato un altro ragazzo?Dovevo trovarlo per dirgli cosa? Che l'amavo. Quella era forse l'ultima cosa che avrei voluto dirgli e che aspettavo un figlio suo. No, forse quello era meglio non dirglielo, non volevo farlo soffrire ulteriormente.

Camminai ancora e ancora, la testa che vorticava sempre più velocemente e i polmoni che sembravano surriscaldarsi tanto che pensai potessi cominciare a sputare fuoco.

Cominciai a diventare stanca, le gambe andavano avanti solo per inerzia e ben presto, al primo ostacolo, caddi a terra. Potevo sentire l'odore forte del terriccio umido e delle foglie marce. Strinsi la terra e lasciai che le mani si sporcassero.

Dov'ero e dov'era Blake? Perchè ancora non ero riuscita a trovarlo? Che la foresta fosse così grande? Mi era sembrato di aver camminato per leghe e leghe, eppure ancora non l'avevo trovato e non avevo avuto nessun segno di abitazioni o laboratori per studi.

Mi aggrappai ad un tronco per riuscire ad alzarmi, ma non appena le mie mani toccarono la corteccia ruvida dell'albero sentii un serpente strisciare sul dorso della mia mano. Urlai e la tolsi immediatamente scrollandola, ma nonostante questo il serpente continuò a strisciare lungo il braccio, seguito da un secondo e da un terzo che strisciavano in tutte le parti del corpo, arrotolandosi su una coscia, sul braccio, intorno al collo facendomi urlare dalla paura e dal terrore che potessero mordermi o anche stringere fino a soffocarmi. Cercai di levarmeli di dosso, ma ogni volta che cercavo di farli staccare dalla mia carne questo mordevano. Continuai ad urlare e caddi nuovamente a terra, rotolandomi e cercando di toglierli dal mio corpo, ma ogni volta loro mordevano provocando bruciore diffuso e irresistibile tanto che alla fine decisi di stare ferma e lasciarmi mordere. Rimasi inizialmente immobile lasciando che i polmoni andassero a fuoco, ma poi cominciai a tossire e a contorcermi.

« Jean! Jean! »

una voce lontana, una figura imponente che si abbassava su di me e che mi sollevava dal freddo terriccio, due occhi chiarissimi e una cicatrice sulla parte sinistra di volto e poi il nulla.

 

 

Mi svegliai in un ambiente caldo, ero avvolta da coperte e vicino a me il fuoco scoppiettava ed emanava calore.

« Ti sei svegliata »

Era Blake ed era seduto di fianco a me, mi stringeva una mano con forza. Sorrise nel vedermi e mi passò la mano sulla fronte e non appena sentii che era fresca sospirai di sollievo.

« Blake... »

mormorai sorridendo appena, stringendo la sua mano con quanta più forza potevo. Sentivo ancora adesso i polmoni andare in fiamme e la testa girare.

« I serpenti...i serpenti mi hanno morso... »

mormorai cercando di trovare segni su mani e braccia, ma non trovai niente che graffi. Non capivo, li avevo visti, li avevo sentiti mordermi, ma non c'era nessun segno....

Guardai Blake, lo sguardo preoccupato, i capelli e la barba lunghi che gli conferivano un'aria ancora più misteriosa e poi quella cicatrice, quella che gli avevo fatto io il primo giorno che ci eravamo visti. Iniziava appena sopra la tempia sinistra e percorreva tutta la guancia fino al collo creando una specie di mezzaluna argentea. La somiglianza tra lui e Rob era lampante. Lo stesso viso dai lineamenti forti e virili, lo stesso fisico possente e forte e gli stesso colori...

« Non c'era nessun serpente Amore, era un'allucinazione »

disse lui baciandomi la fronte e portando un'altra coperta per scaldarmi ancora di più. Nonostante il fuoco e le numerose coperte avevo freddo, un freddo che contrastava con il bruciore ai polmoni e alla testa. Blake posò la mano sulla pancia e io sorrisi sperando che potesse intuire qualcosa. Ero ancora indecisa se dirgli che ero incinta. Sapevo che sarebbe comunque stato impossibile salvarlo, era troppo piccolo per sopravvivere e se io morivo, lui sarebbe morto con me. Era questo che faticavo ad accettare, era per questo che continuavo a stringere i denti e resistere alla tentazione di lasciarmi andare e morire.

« Stai male...hai la febbre, sei rovente e hai dei segni sulla pelle strani io...non so che fare Amore per te... »

sussurrò lui accarezzandomi i capelli e la pelle sudata, lo sguardo accigliato e preoccupato. Accennai un sorriso e lo guardai negli occhi stringendo la sua mano con forza. Lui aveva già capito tutto prima ancora che parlassi. Beh dopotutto era una specie di dottore o qualcosa del genere. Non avevo mai capito il suo lavoro, troppi termini scientifici e difficili perchè me lo ricordassi, ma in sintesi era un dottore.

« Non è niente, sto bene, solo un po di stanchezza e la pioggia »

dissi con le lacrime agli occhi cercando di reprimere una smorfia di dolore.

Non ci aveva creduto ovviamente e lo vidi allontanarsi per trafficare con ampolle e boccette. Magari lui sarebbe stato capace di riprodurre l'antidoto, ma non avevo neanche una vaga idea di cosa mi avevano iniettato.

« Questo dovrebbe darti un poco di sollievo »

mormorò lui tornando indietro con una pezzuola imbevuta di qualche sostanza. Con riluttanza mi scoprii e alzai la maglia, scoprendo la pancia rotonda e le macchie che la ricoprivano. Era allora quelli i segni sulla pelle che lui mi diceva. Erano orribili. Sembravano quasi ematomi e vene ingrossate e ormai il ventre aveva preso colori come viola e rosso sangue. Blake sospirò qualche attimo prima di posare la pezzuola sulla pancia ed effettivamente qualche miglioramento ci fu.

« Non posso vederti così »

disse girandosi dandomi così le spalle. Potevo sentire il suo respiro pesante e vedevo le spalle alzarsi a singhiozzi. Era terribile quello che Rob gli aveva fatto, una delle punizioni più cattive che potesse inferirgli. Vedere una persona a cui teneva, una persona che amava, spegnersi e morire lentamente senza poter fare niente. Niente perchè non volevo che si sacrificasse per noi, non volevo che morisse per tenere in vita me e il bambino perchè avrebbe significato avere un'esistenza condannata a pensare a quello che avevo fatto.

« Blake...Blake, vieni qui, stai con me, ti prego »

sussurrai, la voce roca e dolorante. Volevo potergli stare abbracciata per quanto più tempo potevo, volevo imprimere nella mia mente ogni suo ricordo; il profumo, il calore, la sensazione di sicurezza, tutto quello che potevo.

Blake si girò ed entrò lentamente nel letto così riuscii a posare la testa sulla sua spalla e abbracciarlo forte, scaldandomi col suo stesso corpo. Mi mancava dormire con lui, mi mancava sentire il suo respiro vicino all'orecchio e la sua mano che mi accarezzava la schiena con dolcezza

« Perchè sei uscita...perchè non sei in città? »

chiese dopo qualche secondo stringendomi ancora più forte a lui, posando il mento sulla mia testa con dolcezza. Avrei dovuto dirgli qualcosa, avrei dovuto raccontagli qualche spiraglio di verità e metterlo in guardia

« é scoppiata una nuova guerra in città...sono riuscita a scappare per miracolo. A scatenare tutto è un ragazzo che si chiama Rob, ha attivato tutti i microchip e adesso c'è una taglia sulla tua testa »

risposi inventandomi qualche particolare, ma lasciando i dettagli importanti intatti. Blake conosceva Rob. Non appena gli avevo pronunciato il suo nome il suo corpo si era irrigidito e il respiro si era fermato per qualche secondo. Allora avevo ragione, tra loro due doveva esserci qualcosa, si conoscevano come minimo.

« Lo conosci? »

chiesi alzando lo sguardo vero i suoi occhi di quella sfumatura così particolare che sembravano cielo e terra insieme. Blake fissò il muro per diversi secondi, completamente in silenzio tanto che gli unici rumori erano quelli della foresta, lo scoppiettio del fuoco e il rumore della piccola capanna di legno che sembrava quasi muoversi.

« No »

rispose dopo qualche minuto stringendomi forte a lui. Lo faceva spesso quando aveva paura che qualcuno potesse farmi del male. L'avevo fatto due anni fa dopo che aveva scoperto che avevo avuto un aborto spontaneo e l'aveva fatto qualche mese prima quando gli avevo detto che Josh sembrava ancora più depresso di quanto lo fosse prima.

« Riposati Jean, magari domani starai meglio »

ipotizzò il ragazzo stringendomi forte continuando ad accarezzarmi la schiena per cercare di farmi calmare. Sorrisi e annuì, alzando un poco il viso fino ad arrivare alle sue labbra che baciai con foga e disperazione. Non sapevo se sarei arrivata alla mattina. Ogni minuto che passavo sentivo i polmoni bruciare sempre di più e la testa diventare così leggera da rendermi difficile formulare un pensiero e parlare.

« Ti amo Blake, ti amo tantissimo »

mormorai sulle sue labbra accarezzandogli il viso con dolcezza. Lo vidi sorridere e accarezzarmi i capelli, scendere a baciarmi ancora le labbra con urgenza stringendomi forte a lui, accarezzandomi le cosce chiuse dentro i pantaloni attillati di pelle.

« Ti amo tantissimo Jean, non saprei cosa fare senza di te »

sussurrò lui facendomi scendere una lacrima solitaria. Ancora lui non lo sapeva, ma mi avrebbe perso presto e sarebbe stata una mia scelta quella di salvare lui. Perchè lui lo amavo troppo.

 

 

Mi svegliai urlando, una mano allo stomaco e l'altra che copriva il volto, il corpo messo in posizione quasi fetale alla disperata ricerca di una posizione che mi alleviasse il dolore, ma niente poteva far diminuire le fiamme che sembravano divorarmi dall'interno.

« Jean, dimmi cos'hai ti prego! Dimmi cosa posso fare per aiutarti! »

era Blake, in piedi di fianco al letto e con le mani nei capelli neri come la notte, lo sguardo disperato e le prime lacrime che cominciavano a scendere lungo le guance

« Il bambino...salva il bambino ti prego »

dissi ad alta voce prima di urlare nuovamente, rannicchiandomi ancora di più. Alla fine l'avevo detto, non ero riuscita a pensare a niente e quelle erano state le prime parole che mi erano uscite dalle labbra

« Ti prego salva lui...ti prego... »

mormorai a voce sempre più flebile, gli occhi che stavano facendo una fatica immensa per riuscire a rimanere aperti. Potevo vedere lo stupore e la disperazione di Blake, la sua mano corse alla pancia e tolse la pezzuola ormai secca che mi aveva messo solamente poche ore prima e andò a baciarla subito, le lacrime che scendevano ormai senza tregua.

« Perchè non me l'hai detto? »

chiese disperato, le labbra ancora premute sulla pancia ricca di segni ed ematomi. Non riuscivo neanche più a rispondere, la gola sembrava chiusa e bruciava come se ci avessero appena acceso un fuoco dentro.

« Non posso lasciarvi andare...non posso. Ti amo Jean, ti amerò fino alla fine dei miei giorni »

disse e mi prese in braccio. I muscoli non rispondevano più ai miei comandi e così rimasi inerte tra le sue braccia, la testa che ciondolava verso il basso, una mano ancora posata sul ventre e l'altra che cadeva senza vita. No, non doveva farlo, doveva fermarmi, ma non avevo neanche più la forza di parlare, tutto sembrava bruciare e presto persi conoscenza.  

   
 
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