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Autore: Andy Grim    02/10/2008    1 recensioni
E se i personaggi di Candy Candy fossero vissuti 30 anni più tardi? E se la guerra che incombeva sullo sfondo non fosse stata la Prima ma la Seconda Guerra Mondiale?
E se la collega di Candy - Flanny Hamilton - avesse incontrato una persona speciale mentre faceva la crocerossina?
E se questo capitolo incontrasse il vostro favore e ne seguissero altri, cronologicamente successivi?
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9: Chi non muore si rivede

Capitolo 11: Cosa fatta capo avrà

 

UCPFH 11

 

 

“A

llacci, la cintura, colonnello: stiamo atterrando!” si fece udire la voce del pilota dalla sovrastante cabina di pilotaggio. Il baldo trentaseienne ufficiale si stiracchiò le membra con voluttà, prima di riporre nella sacca da viaggio il volume Life and Death of Julius Caesar, di William Shakespeare. Non che amasse particolarmente quel genere di letteratura “impegnata”, ma sapeva che trascorrere ore e ore sopra un apparecchio senza neppure impugnare la cloche lo riempiva di tensione per tutto il corpo, a meno che non si tenesse occupato con qualcos’altro. Purtroppo il C-63 Hudson[1] che lo stava trasportando non era a doppio comando e la dignità degli ormai “troppo” alti gradi che ornavano le sue spalline lo frenava dal pretendere che il tenente Samuel Dillinger, comandante ufficiale del velivolo, gli cedesse eccentricamente il posto.

Così, dopo aver memorizzato tutti i documenti che s’era portato appresso, non aveva trovato di meglio che “svagarsi” con quel libro, simpaticamente regalatogli dal compagno della sua “migliore amica acquisita”[2] in occasione del suo ultimo compleanno. Quel gesto, a onor del vero, aveva anche voluto essere una sorta di “riappacificazione” per il trascorso “malinteso” durante il primo incontro fra il miglior cacciatore dell’USAAF ed il miglior attore di teatro del momento. Al ricordo, il nostro asso si massaggiò nervosamente la mascella…

*Quel tizio ha sbagliato carriera… il pugile doveva fare!* pensò.

E meno male che nemmeno il marito di Flanny Hamilton era del tutto all’oscuro dei segreti della “nobile arte”, perché altrimenti il suo stato di servizio avrebbe potuto subire un’interruzione decisamente prolungata. Se l’era cavata invece con una giornata in osservazione, per altro in buona compagnia dell’individuo con il quale aveva avuto quell’energico scambio di opinioni. Dopotutto, quel periodo trascorso sul ring durante il terzo anno di West Point era servito a qualcosa!

 

***

Soffocando uno sbadiglio il colonnello Greason discese la scaletta che un aviere della base aveva sistemato celermente in corrispondenza del portello d’uscita. Una jeep si avvicinò al trasporto appena atterrato e un giovane ufficiale che sedeva accanto all’autiere si affrettò a presentarsi salutando militarmente: “Sono il tenente Robinett, colonnello. Benvenuto a Liberal!”

“Grazie, tenente… riposo. Sono qui per vedere il generale Walker.”

“Si accomodi, signore: ce la porto subito.”     

“Grazie!” rispose Andy prendendo posto nel sedile posteriore della vettura.

Mentre stavano procedendo verso la palazzina del comando, un rombo di motori fece alzare la testa al passeggero, che si vide sorvolare da un addestratore Cessna AT-17 in fase finale d’atterraggio, col motore destro fuori uso. Per quanto il passaggio fosse stato rapido, l’asso notò che l’elica interessata non era in bandiera[3] e le sue pale contorte si trascinavano dietro le frasche di una pianta, imitate dal carrello sottostante…

“Sembra che quel tizio abbia qualche problema…!” commentò il nostro amico.

“Spiacente, signore” si scusò Robinett “ma la strada più corta passa proprio sotto al circuito della scuola!”

“Le pare, tenente? Con quanto è preziosa la benzina!” ribatté sorridendo Greason, per poi girarsi all’indietro per osservare la manovra finale di quell’allievo. Trainato dal solo motore sinistro, il velivolo si mantenne però abbastanza equilibrato, grazie all’azione degli alettoni e dei flaps. Facendo prima toccare la ruota di destra e poi quella di sinistra, danneggiata, il pilota rullò tranquillamente verso il parcheggio, mentre altre frasche che avvolgevano i piani di coda frusciavano allegramente.

“Non sapevo che qui s’impartissero anche lezioni di giardinaggio!” motteggiò il colonnello.

“Dev’essere quel cadetto di Chicago” disse ancora Robinett “avrà violato di nuovo la quota minima di volo… quello schizzato finirà per farsi cacciare!”

“Capisco!” commentò Andy finendo di osservare l’atterraggio *Possiede una mano discreta, però…!*

La jeep si arrestò finalmente davanti al comando della base e Robinett accompagnò il superiore nell’anticamera dell’ufficio del comandante.

“Solo un attimo, signore: vedo se il generale può riceverla.”

“Bene!”

Il tenente bussò alla porta dell’ufficio e, non ricevendo risposta, l’aprì discretamente. Quasi subito si poté sentire una voce potente che stava parlando al telefono…

“Certo che mi rendo conto, Henry… ma se potessi sbatterlo fuori, credi che non l’avrei già fatto?! Ti ricordi chi sono i suoi parenti? A parte che, senza la loro quota per il Prestito di Guerra, fabbricheremmo la metà degli aerei che ci servono, quelli sarebbero capaci di metterci contro mezzo Senato…”

Accortosi d’un tratto della presenza dell’aiutante, l’uomo tappò il microfono con la mano e chiese, piuttosto nervoso: “Cosa c’è, Robinett…?”

“Il colonnello Greason è qui, signore!”

L’altro fece cenno di far entrare l’ospite e, mentre quest’ultimo varcava l’ingresso, il brigadier-generale Elliot Walker, direttore della scuola di volo avanzato di Liberal, nello Stato del Kansas, concluse la sua conversazione: “E non venirmi a parlare di incidenti fortuiti…!! Sei pazzo o ti fa ombra la mia carriera?! Senti, credo che la cosa migliore sia di fargli superare il corso. Poi, semmai, ci penserà il nemico a levarcelo dalle balle… sì, ci sentiamo.”

Soffiando, il comandante sbatté violentemente la cornetta sul telefono, facendo volare qualche scheggia di bachelite. Poi alzò lo sguardo sul nuovo arrivato, che lo stava salutando impeccabilmente: “Si accomodi, colonnello!”

“Grazie, signore!” rispose Greason, sedendosi.

“Com’è andato il viaggio fin qui?”

“Piuttosto noioso, se me lo consente.”

“La capisco” il superiore si sforzò di sorridere “non è proprio da lei fare il passeggero su un aereo da trasporto, eh?”

“Cosa vuole, generale… in effetti sono molto più a mio agio quando siedo ai comandi. Non che non mi fidi dei miei colleghi, ci mancherebbe. Tuttavia…”

“Lei assomiglia molto a suo padre, sa?” lo interruppe Walker volgendo il capo verso una fotografia che lo ritraeva assieme ad un commilitone su un campo di volo del 1918 “eravamo insieme nella Lafayette[4]… e spesso lo vedevo cupo e pensieroso. Ma, una volta che s’infilava nell’abitacolo del suo Bebè,[5] diventava un altro. A proposito, come sta…?”

“Abbastanza bene, grazie!”

“Spero abbia fatto in tempo a passare da casa, mentre veniva qui.”

“Purtroppo no… ma conto di farlo nel tornare in Inghilterra.”

“Sua moglie è ancora là?”

“Sì, esercita sempre al St.Julian Hospital, presso Norwich.”

“E lei come ha fatto, in tutto questo periodo, a non farsi seguire anche nel Mediterraneo?” insistette il generale, mostrando un certo divertito interesse.

“Beh, ho cercato di convincerla che sarebbe stata più utile dov’era, dato che si tratta del centro più importante per l’assistenza medica al personale dell’Ottava” si compiacque di rispondere il marito di Flanny “non sarebbe servito a niente parlarle delle mosche, della sabbia e delle incursioni nemiche sulle retrovie… ma le assicuro che è stata dura!”

“Me lo immagino” annuì bonario il generale “ma per fortuna ce l’ha fatta…”

“Già… ma non da solo” l’asso si slacciò il bottone di una delle tasche pettorali della giacca ed estrasse una foto che porse fieramente al generale “per dirla tutta, mi ha dato una mano lui…!”

Elliot Walker poté osservare l’immagine di una Flanny felicemente spossata, seduta dentro un letto d’ospedale, mentre reggeva nelle braccia un fagottino contenente un marmocchio placidamente addormentato. Ai lati del suo capezzale, un’infermiera bionda coi codini e un’altra con la chioma castana[6] se lo divoravano cogli occhi…

“Beh… congratulazioni, Greason” esclamò allora il generale col migliore dei suoi sorrisi “e quand’è avvenuto l’atterraggio?”

“Ho ricevuto il telegramma a Comiso, il 10 Settembre… subito dopo il rientro da una nostra sortita in appoggio all’Operazione Avalanche.[7]

“Per cui, facendo una botta di conti” continuò Walker, sornione, grattandosi il mento “il fattaccio sarebbe avvenuto giusto giusto poco prima che venisse formato il suo Distaccamento[8] e lo spedissero in Algeria… ci ho azzeccato?”

Andy Greason arrossì sembrando accusare il colpo, ma poi ritrovò subito la sua ferrea dignità: “Con tutto il rispetto, signore, non vorrà accusarmi di avere messo incinta mia moglie con l’unico scopo d’inchiodarla sul suolo britannico, vero?!”

“Mai parlato di un unico scopo” ribatté maliziosamente l’altro, rendendogli la fotografia “come si chiama il nuovo campione?”

“Si chiama Paul” al neo-papà passò un velo di commozione sugli occhi “e ho potuto conoscerlo soltanto a fine Novembre, quando siamo ritornati a Norwich. Maledetto il mestiere…!”

“E maledetta la guerra… a proposito, com’era in Sicilia?”

“Caldo… in tutti i sensi!”

Il generale sospirò: “Temo che presto farà altrettanto caldo in Nord Europa… anche se non in senso meteorologico!”

Greason annuì prontamente: “Sì, signore. È appunto per questo che mi trovo qui.”

“Lo so… Washington mi ha informato sulla prossima costituzione della nuova Forza Aerea Tattica che opererà principalmente sulla Francia occupata. Devo congratularmi anche per questo, colonnello: spiccheranno presto le stellette, sulle sue spalline!”

A quelle parole, Andy non seppe trattenere un moto di nervosismo: “Pare proprio di sì… mi auguro che al Pentagono sappiano ciò che fanno!”

Walker sorrise ancora, compiaciuto: “Hap Arnold non è uno stupido, amico mio… e se Spaatz ha indicato lei per questo ruolo, significa che non c’è nessuno di più adatto. Del resto, dal giorno in cui le affidarono la prima squadriglia, ha sempre tirato fuori il meglio dai suoi uomini.”

Greason si lisciò i capelli, distogliendo con modestia lo sguardo: “Fortunatamente ho sempre potuto godere della loro fiducia.”

“Forse guadagnato sarebbe il termine più esatto… ad ogni modo, cosa posso fare per lei?”

Il colonnello raddrizzò le spalle: “Ecco… stiamo racimolando il personale di volo per il nuovo gruppo da bombardamento pesante. Dobbiamo completare l’ultimo equipaggio, ma ci manca ancora il pilota. Non ne avrebbe uno pronto da cedermi?”

Il brigadiere Walker scosse la testa, dopo aver velocemente smanacciato fra le sue scartoffie: “Temo di non poterla aiutare… tutti i migliori elementi usciti dall’ultimo corso sono già stati assegnati ai reparti dell’Ottava e della Quindicesima. Rimangono solo piloti di seconda scelta, che verranno destinati ad unità ausiliarie… quelli non scartati, naturalmente.”

“Capisco” rispose Andy, visibilmente deluso “potrei vedere ugualmente quella lista?”

“Ma certo” rispose il superiore, passandogliela “però sarà difficile che possa trovare qualcuno che faccia per lei.”

“Non si può mai dire…!” mormorò l’asso, scorrendo il foglio con attenzione.

In effetti non c’era molta trippa per gatti. Accanto ai nomi di tutti gli ufficiali piloti non respinti (che avrebbero svolto incarichi a terra, quando non fossero stati trasferiti alle unità dell’Esercito) c’erano già le rispettive destinazioni… a parte uno, sul quale il nostro eroe spalancò gli occhi, dopo aver frugato nella memoria.

“E questo…?” chiese, alzando il foglio davanti a Walker, con l’indice destro su un nome che, pur non risultando fra gli scartati, aveva ancora l’assegnazione in bianco.

Il generale fece un gesto di disprezzo: “La classica mela marcia da buttare nella spazzatura. Sto appunto cercando un sistema indolore per liberarmene…!”

“È quello di cui parlava al telefono quando sono entrato?”

Walker annuì con un ghignò, compiacendosi dell’acutezza del futuro parigrado: “Centrato, Andy: la sua mira è sempre all’altezza della fama!”

“Però non dev’essere proprio da buttare, visto che non l’avete scartato.”

“Per essere giusti, tecnicamente non lo sarebbe” dovette convenire il superiore, allargando le braccia “ma come disciplina è un vero disastro. Per non parlare dei requisiti morali: scarsissimo rispetto per i superiori, non un briciolo di patriottismo, non…”

“Vediamo se ci azzecco un’altra volta… si tratta per caso di quel fenomeno atterrato prima con un motore solo, dopo aver fatto provvista di verdura?”

“Sì, maledizione” ammise il generale, appoggiando il capo sul pugno chiuso “mi stavo giusto dimenticando della sua effimera considerazione per le norme di sicurezza!”

Dopo essere rimasto qualche istante a rileggere le generalità del soggetto in questione, Andy confessò pacatamente “Beh, se devo essere sincero… anch’io, da pivello, ho commesso qualche stupidaggine… ed è grazie a una di queste se ora sono felicemente sposato!”

“Erano altri tempi, Greason” obiettò severamente il superiore “ora stiamo combattendo una guerra mondiale e non possiamo più permetterci di tollerare certi atteggiamenti da scapestrati…!”

“Non lo discuto, signore” convenne il nostro amico, alzando le spalle “ma allora non capisco proprio che ci faccia ancora qui!”

“E invece dovrebbe comprenderlo, se ha sentito cosa dicevo all’apparecchio…!”

“Sì, in effetti ho sentito…” si batté le mani sulle cosce “…bene. Col suo permesso, ora dovrei proprio andare.”

Il comandante della Scuola di Volo avanzato di Liberal si alzò, imitato da Andy, che strinse calorosamente la mano portagli dal generale: “È stato un piacere conoscerla di persona, Andy… mi rallegro ancora per la sua futura promozione e auspico il miglior successo alla sua nuova Forza Aerea. Ah, dimenticavo: i miei più sentiti omaggi per la sua signora e i miei migliori auguri al nuovo venuto!”

“Troppo gentile, signore… posso approfittarne per chiederle un ultima cortesia?”

“Con piacere. Mi dica…”

“Vorrei che mi facesse assegnare quel pilota.”

Il generale strabuzzò gli occhi: “Quello scriteriato? Ma vuole scherzare…?!”

“No, signore. Vede, forse le sembrerò precipitoso, ma credo che possa fare al caso mio.”

“Ma non ha sentito che cosa le ho detto? Le sue note caratteriali sono pessime: come potrebbe affidargli altri uomini?”

“Beh, naturalmente bisognerà trovargli i compagni di volo più adatti… poi dovremo smussargli un po’ il carattere, ma credo di poterci riuscire. E poi, come le dicevo, sto cercando gli elementi giusti per completare i miei organici e mi manca appunto ancora un pilota.”

“E vuole Legan?! Lasci perdere, Greason: le creerà soltanto dei grattacapi!” obiettò ancora il generale, fissandolo con paternale preoccupazione.

“Saprò risolverli, signore e ne farò un buon comandante. Dopotutto la stoffa ce l’ha: saper atterrare senza conseguenze gravi con un aereo danneggiato è una requisito fondamentale per un pilota di bombardieri.”

Tentennando ancora il capo, il superiore radunò lentamente le sue carte e commentò: “Posso dirle una cosa? Per me, lei è matto…!”

“Può darsi, generale… tuttavia, quel tizio mi serve, se proprio non può darmi di meglio. Posso averlo oppure no?”

Al tono risoluto del suo interlocutore, Elliot Walker rialzò il viso squadrandolo ben bene mentre attendeva sull’attenti, con le mani dietro la schiena. Alla fine si rassegnò: “Ah… sì, sì… contento lei…!”

Riprese in mano il modulo e, accanto alla riga con la scritta Legan Neal, tenente aggiunse, nella colonna accanto: 22nd Bomb. Group, 1st Str. Wing, 10th AAF.[9] Poi firmò in calce il documento, vi appose il suo timbro e lo mostrò al suo ospite: “Soddisfatto?”

“Affermativo, generale. Le sono grato!”

“Non c’è di che…!” ribatté il superiore risedendo e appoggiandosi allo schienale della poltrona, con le mani intrecciate sulla pancia. Nonostante tutto, non poteva non assaporare la piacevole sensazione di pesare trenta libbre di meno.[10]

“Allora, arrivederci, signore!” concluse il colonnello Greason, salutando militarmente.

“Arrivederci… e buona fortuna!” replicò Walker, restituendo il saluto. Poi, come l’aquila americana raggiunse la porta, ebbe un ultimo scrupolino di coscienza: “Andy…”

“Sì, signore…?”

“É proprio sicuro di quello che fa?”

Dopo quello che parve un momento di sincera riflessione, l’asso degli assi dell’USAAF gli diede una risposta molto sincera: “No, signore. Arrivederci…!”

 

 



[1] Versione militare del Lockeed 14 Super Electra, aereo passeggeri bimotore da 15 posti.

[2] Ogniqualvolta l’apostrofava in quel modo alla presenza della moglie, quest’ultima - non si sa perché - storgeva impercettibilmente la bocca!

[3] Cioè con le pale rivolte lungo l’asse longitudinale dell’aereo, in modo da non opporre resistenza all’aria nel caso di un arresto del motore.

[4] Allude alla Squadriglia Lafayette, formata dai volontari americani dell’Air Service (l’aviazione statunitense dell’epoca) che appoggiavano le forze dell’AEF del generale John C. Pershing sul fronte francese della Grande Guerra.

[5] Nomignolo del caccia francese Neuport 17.

[6] Si tratta sempre di Natalie Venc, la sua perenne compagna di avventure.

[7] Lo sbarco di Salerno da parte della Quinta Armata del generale Mark. W. Clark, avvenuto il giorno precedente, subito dopo la rivelazione dell’armistizio con l’Italia, firmato 5 giorni prima a Cassibile.

[8] Il Greason Detachment era stato creato nel Gennaio 1943, subito dopo il disastro di Kasserine, aggregando al 444° Gruppo Caccia di stanza in Gran Bretagna (v. capitolo 10) un gruppo di aerei d’assalto e uno di bombardieri medi. In quell’occasione, Andy Greason era stato promosso tenente-colonnello.

[9] 22° Gruppo Bombardieri, 1° Stormo Strategico, 10a Forza Aerea dell’Esercito.

[10] Circa 13 chili e mezzo.

  
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