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Autore: Larryx    18/09/2014    1 recensioni
Quando nove mesi prima il padre gli aveva comunicato che avrebbe avuto un fratellino o una sorellina, lui aveva preteso di avere un fratellino.
Aveva cinque anni all'epoca e non vedeva l'ora di avere un compagno con cui giocare tutto il tempo e al quale insegnare a fare la lotta con i peluches.
Ma il povero padre non si aspettava di certo di essere travolto dalle domande del figlio.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dìs, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dove sei, Fili?

 

 

 

Truth is, sometimes I miss you so much I can hardly stand it.
-Cit.

 

 


 

Fili si trovava in sala d'aspetto con il padre, mentre la madre era in sala parto nel bel mezzo del travaglio.

Quando nove mesi prima il padre gli aveva comunicato che avrebbe avuto un fratellino o una sorellina, lui aveva preteso di avere un fratellino.

Aveva cinque anni all'epoca e non vedeva l'ora di avere un compagno con cui giocare tutto il tempo e al quale insegnare a fare la lotta con i peluches.

Ma il povero padre non si aspettava di certo di essere travolto dalle domande del figlio.

« Papà, ma quando arriverà il mio fratellino? » aveva chiesto impaziente subito dopo aver appreso la notizia.
« Presto »
« E dov'è ora? »
« Nella pancia della mamma! »
« E perché se l'è mangiato? » aveva risposto il piccolo, scandalizzato dal pensiero che la sua dolce mammina avesse potuto mangiarsi il suo fratellino.
La sua espressione aveva suscitato nel padre una grassa risata.

« Non se l'è mangiato. » Fili si era sentito leggermente confuso.

« E allora come c'è finito là dentro?! »
Il caro padre aveva sorriso nuovamente al figlio e gli aveva scompigliato leggermente i capelli.
« Ce l'ha messo un angioletto, Fili »
Gli occhi del bambino si erano riempiti di felicità.

« Posso vedere l'angioletto? »

« No, Fili, è timido timido, si nasconde »

« Sì, che bello! Giochiamo a nascondino! »
Fili, allegro, si era allontanato dal padre e aveva iniziato a cercare ovunque.

Quando, tempo dopo, la madre aveva iniziato a provare dolore a causa delle doglie, si era spaventato tanto e, in lacrime, era corso nel giardino in cerca del padre che stava potando le piante.

« Papà, papà! Un fantasma cattivone sta facendo tanto male alla mamma! »
Il padre, non capendo subito cosa il figlio stesse dicendo, era accorso subito dalla moglie e aveva capito come stavano le cose. Salirono subito in macchina e si precipitarono all'ospedale.

Fili, con gli occhi pieni di lacrime, aveva obbedito a tutto quello che gli aveva detto il padre in silenzio, cercando di farsi forza, ma in realtà aveva tanta paura.

Seduto in sala d'aspetto, iniziò a guardarsi attorno. Era tutto bianco o celestino e le signorine e i signori che passavano avevano tutti dei camici bianchi invece dei soliti vestiti. Fili pensò che potessero essere dei fantasmi e un brivido di terrore gli attraversò la schiena.

« Papà, che ci facciamo qui? Non mi piace, ho paura. » disse tra un singhiozzo e l'altro.

« Non aver paura, stiamo solo aspettando il tuo fratellino. »
Fili spalancò gli occhi, se li asciugò e si zittì, eccitato dall'idea che di lì a poco avrebbe potuto conoscere il suo fratellino.

Passarono le ore e Fili finì per addormentarsi appoggiato alla spalla del padre, il quale fremeva dalla voglia di vedere il suo bambino e non riusciva a stare un attimo fermo.

Quando l'infermiera uscì dalla sala operatoria, si alzò di scatto, facendo scivolare il bambino che si svegliò di scatto, spaventato.

« Papà, che succede? »
« E' arrivato il fratellino, Fili! »
Fili si alzò immediatamente e prese la mano del padre.

« Andiamo, papà? »
Il padre, il quale aveva un sorriso smagliante sul volto, abbassò lo sguardo fino ad incontrare quello del figlio ed annuì.

Circa mezz'ora dopo ebbero il permesso di andare a vedere il neonato.

Fili era felicissimo, saltellava invece di camminare e canticchiava.

Quando vide il fratellino così piccolo, rimase alquanto deluso.

« Papà, ora lo dobbiamo mettere nella terra per farlo crescere? Come le piante? Così diventa subito grande grande e può giocare con me! »
Il padre gli accarezzò la guancia e gli sorrise.

« Devi solo aspettare, bambino mio. »

 

 

 

Erano passati due anni da quel momento.

Kili cresceva a vista d'occhio e giocava sempre in compagnia del fratello; Fili, da parte sua, adorava stare in compagnia del fratellino e insegnargli tutti i giochi che sapeva.

Erano diventati inseparabili, ormai.

« Fili, dove hai messo il tuo zainetto? La mamma deve prepararlo per domani, è di nuovo il primo giorno di scuola per te! »

Fili si rattristò immediatamente, si alzò, frugò nella cesta dei giochi e cacciò fuori un piccolo zainetto per poi consegnarlo a padre; il piccolo Kili si avvicinò alla gamba del padre e iniziò a tirare leggermente la stoffa dei suoi pantaloni per attrarre la sua attenzione.

« Papino, cos'è la scuola? Devo andarci anche io? »
Il padre si abbassò all'altezza del figlio, gli scompigliò i capelli e sorrise.

« No, piccolo mio, solo il tuo fratellone deve andarci. »

Kili annuì, poi tornò a sedersi tra i suoi giochi, in compagnia del fratello.

 

Il giorno dopo, Fili venne svegliato di buona lena, la madre lo preparò, gli fece fare colazione e lo portò a scuola, Fili era leggermente triste poiché doveva lasciare il fratellino da solo a casa, ma sapeva che l'avrebbe rivisto dopo poche ore, quindi andò a scuola felice al pensiero che avrebbe rivisto i suoi amichetti dopo tanto tempo.

Il piccolo Kili si svegliò improvvisamente e iniziò a chiamare la madre, ma ella non rispose. Provò con il padre, ma egli era andato a lavorare. Era solo in casa.

Saltò giù dal letto cercando di non cadere e si avviò lentamente verso la porta della sua cameretta, stropicciandosi gli occhi. Scese le scale che conducevano al piano inferiore una alla volta e chiamò di nuovo la mamma.

« Mammina, dove sei? » i suoi occhi iniziavano a riempirsi di lacrime.

« Fili? » una piccola lacrima scese dai suoi occhi, percorrendo la sua guancia.

In quel preciso istante, la porta di casa si aprì e la madre rientrò a casa.

Kili iniziò a correre verso di lei e le abbracciò la gamba.

« Mamma, dov'eri? Ho avuto tanta paura. »
Lei rimase sorpresa dal vedere il suo bambino già sveglio, lo prese in braccio e gli asciugò gli occhi per poi sorridergli.

« Ho portato Fili a scuola, capito? »
Kili annuì, si strinse alla madre e chiuse gli occhi. « Non lasciarmi più solo, mamma. »
Lei lo portò in cucina e gli preparò la colazione, il piccolo, dopo aver mangiato, si precipitò in camera sua e cacciò fuori un po' di giochi.

Provò a giocare con le macchinine da solo, ma senza Fili che lo superava non era divertente; allora provò con i colori e le matite, prese un foglio e iniziò a disegnare.

Inizialmente tutto andò per il meglio, ma ad un tratto la punta della matita che stava usando si spezzò e lui ancora non aveva imparato a temperare. Normalmente, ogni volta che succedeva, Fili gli prendeva la matita dalle mani e gliela temperava; Kili aveva sempre pensato che quella fosse una magia.

Una lacrima scese nuovamente dagli occhi di Kili e finì per bagnare il foglio sul quale, fino a pochi secondi prima, stava disegnando.

Il bambino si asciugò gli occhi, si alzò, si avvicinò alla scatola dei giochi e iniziò a cercare qualcosa da fare.

Provò a giocare con il suo robot preferito, ma senza Kili che interpretava gli alieni da sconfiggere non era divertente.

Provò a giocare a nascondino, ma capì che non poteva giocarci da solo.

Provò con tanti altri giochi, ma Fili avrebbe saputo come farlo divertire davvero.

Tirò fuori tanti peluches e li sparse per tutto il pavimento, prese una rincorsa e saltò su di loro con un grande grido di battaglia.

Atterrò su un grosso peluches e si rannicchiò su se stesso.

Iniziò a singhiozzare.

« Fili, dove sei? » le lacrime avevano invaso i suoi occhi e i singhiozzi rendevano la sua voce incrinata.

« Vieni a giocare con me, ti prego. Portami con te. »
Il bambino iniziò a piangere sempre più forte.

Pensava a quanto sarebbe stato bello giocare con Fili agli spadaccini, quanto sarebbe stato bello rincorrersi per tutta la casa con la mamma che gli sgridava, sarebbe stato tanto bello.

Ma Fili non era lì.

L'angoscia riempì il cuore del piccolo, abituato a passare ogni minuto in compagnia del fratello.

Chiuse gli occhi e si strinse ancora di più al peluches che aveva accolto il suo peso.

« Torna da me. » Singhiozzò, poi si asciugò gli occhi e rimase immobile.

Fili era sempre stato lì, al suo fianco, voleva averlo con lui.

Non si ricordava dell'anno prima, quando il fratello aveva seguito la stessa routine per duecento giorni, a Settembre era ancora piccino, mentre a Maggio un loro parente era andato a fargli visita, quindi lui aveva giocato con lui quando Fili era a scuola. In quel momento, invece, riusciva a ricordarsi bene tutta l'estate trascorsa con lui.

Voleva andare dal fratello, voleva stare solo con lui.

Voleva tornare al mare per giocare con la sabbia e con le onde del mare. Fili gli aveva detto che le onde del mare erano cattive e che dovevano scappare da loro. Ci avevano giocato tante volte.

Ora, però, Kili non sapeva con chi giocare.

Aveva paura dei mostri sotto il letto, perché Fili non era con lui.

Aveva paura del mostro dell'armadio, perché Fili non era con lui.

Aveva paura dell'uomo nero, perché Fili non era con lui.

Aveva paura dei fantasmi, perché Fili non era con lui.

Mentre si lasciava trasportare dai suoi pensieri, si addormentò, con gli occhi pieni di lacrime e una strana smorfia in viso.

Qualche ora dopo, Kili fu svegliato dal fratello. Si stropicciò gli occhi e, dopo aver focalizzato bene il volto sorridente di Fili, lo strinse in un forte abbraccio, con l'intenzione di non lasciarlo più.

« Mi sei mancato tanto, non ce la facevo più! »
« Ho visto, ti sei addormentato! » rise Fili, ricambiando l'abbraccio del fratellino.

Kili sciolse l'abbraccio e guardò il fratello negli occhi.

« Domani mi porti con te, promesso? »

Fili non poté fare a meno di sorridere a quella richiesta.

« Promesso. »

  
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