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Autore: zinzuleddha    18/09/2014    1 recensioni
"Perché è vero: soffriamo più nella fantasia che nella realtà, e il confine che segna entrambe le cose è appunto la magia della vita. Sopravvivete, come io ho fatto"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Giorno 1037,
Sette mesi fa mi fu diagnosticato il cancro.
Due anni, 8 mesi e 64 giorni son trascorsi dal giorno in cui venni lasciato qui, 212 giorni dalla prima seduta di Chemio Terapia; fu allora che mi abbandonai ai voleri dei dottori.

Ricominciai a mangiare e a prendere le medicine che mi venivano prescritte, dal momento in cui ero stato freddamente avvisato che, se non l'avrei fatto questa sarebbe stata la volta buona che avrei perso la vita e, non volevo morire; non adesso che Mikey era entrato a far parte della mia vita, rendendola più serena. Non potevo morire, dovevo proteggerlo ma, non dai dottori, come avevo pensato avrei fatto; mi ero fatto un idea sbagliata sul loro conto. Capii solo allora che, se sarei stato buono con loro, loro lo sarebbero stati con me e le giornate sarebbero trascorse al meglio; arrivai a stringere amicizia con la grassa e nera infermiera che passava le pillole per le stanze, aiutandola ogni pomeriggio a distribuirle, nonostante i tizi delle stanze mi facesse una paura tremenda.
Mikey arrivò un anno fa, sembrava così sperduto in quel posto, sapevo come ci sentiva e, intuii all'istante fosse un bravo ragazzo, così mi avvicinai a lui.
Mi stette vicino ad ogni seduta di Chemio e, oggi non gli importa se ho perso i capelli e le unghie, o qualsiasi pelo ricoprisse un tempo il mio corpo; lui mi apprezza per ciò che sono e ciò mi fa sentire estremamente speciale.
Qualche giorno fa fu il mio diciannovesimo compleanno e, dal momento in cui nessuno ha soldi li dentro, mi regalò un bacio a stampo sulle labbra, che valse più di mille parole, un abbraccio o qualsiasi diamante prezioso al mondo.
Mi sorprese la sua azione. Adesso mi aspetta fuori, i dottori ci permettono di uscire, dicono che io ho fatto notevolissimi miglioramenti.
Sono stato operato all'occhio, in un ospedale vicino all'istituto, venni accompagnato da quello che chiamavo il Dottor Satana ma che si rivelò una persona d'oro; Si chiama in realtà Mark, Mark Hoppus, ed era un tizio davvero divertente- se non lo facevi incazzar nero, ripresi leggermente la vista e, con l'aiuto degli occhiali adesso riesco a vedere a malapena- tanto abbastanza per suonare al meglio il violino.
Ebbene in quegli chiesi ogni giorno per un violino, ma mi venne sempre negato dal momento in cui sostenevano fosse solo un capriccio e.. continuavano a non credermi; ma ciò poco importava, adesso c'era lui a tirarmi su di morale e, dal momento in cui non volevo vederlo deluso, mi precipitai in cortile, trovandolo seduto in un angolo, il viso rivolto al cielo.
Sorrise alla mia vista, facendomi segno di prendere poso affianco a lui mentre accarezzava i fragili fili d'erba bagnati di rugiada.
Mi sedetti, prendendo un lungo respiro mentre si gettava tra le mie braccia.
"Frank.. ricordi il discorso dell'altra volta?" sussurrò sforzando un sorriso.
Annuii, scostandogli i capelli dagli occhi.
"Bene, tu ti sei confidato con me e, credo sia giusto che anch'io lo faccia" continuò alzando le spalle e mettendosi seduto.
"Non devi farlo se non ti senti pronto" ammisi, sfiorandoli delicatamente una mano.
Sorrise, "So che posso fidarmi di te"
Annuii semplicemente, preparandomi ad ascoltarlo.
"Tutto successe due anni fa, quando avevo quattordici anni" cominciò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
"Ero molto ingenuo allora; ingenuo e perdutamente innamorato di un uomo allora 30 anni più grande di me. Tra noi due non ci fu mai nulla oltre qualche abbraccio ma, lo amavo. Non avevo amici a quei tempi finché un giorno non mi si avvicinarono un gruppo di ragazzi del quinto superiore; allora erano i ragazzi più fighi della scuola mentre io ero il classico secchione e, non potei non accettare di uscire con loro- sarebbe stata la buona occasione per essere definitivamente accettato dai miei compagni. Ma capii fin troppo tardi che quella non era un uscita amichevole, tantomeno che sarebbe stato divertente. Venni stuprato quella sera"
Ad ogni suo singhiozzo una parte del mio cuore finiva in pezzi.
"L'unica persona alla quale ebbi il coraggio di confessarlo fu lui; li massacrò per portarmi vendetta ma, fu solo allora che scoprii fosse un pazzo. Soffriva di schizofrenia recidivante, quella sera perse il controllo. Solo uno riuscì a sfuggire alla sua furia, scappando in un altra città; allora, dopo essersi reso conto di ciò che aveva fatto e di ciò che sarebbe avvenuto di conseguenza, lasciò la città, sempre e comunque alla ricerca di quest'uomo; incosciente del fatto che, infondo, era alla ricerca di se stesso, perché lui odiava se stesso e per placare quell'odio cominciò a suonare. Ero con lui il giorno in cui comprò un violino, prima di darmi l'addio definitivo. Mi abbandonò li, quel giorno, scomparendo dalla mia vista. Feci parecchie ricerche sul suo conto, scoprendo avesse svariati precedenti penali; aveva già ucciso in passato- all'età di ventiquattr'anni, nel 1992, sotto l'effetto di droghe massacrò un barbone, credendo fosse un alieno intento a controllargli il pensiero. Fu solo allora che mi resi conto della gravità della situazione e, fu solo allora che mi confidai ai miei genitori che, notando il mio strano comportamento mi portarono in un ospedale psichiatrico di Parigi, nel quale finì per stare malissimo; non mi sentivo al sicuro all'idea che mi trovavo ancora in quella città di matti- così l'anno trascorso, alla vista dei miei notevoli peggioramenti mi portarono qui, dove conobbi te"
Non fui in grado di mettere su alcuna frase sensata mentre, assalito da una strana sensazione lo abbracciavo nuovamente. Tutto ciò non mi appariva affatto nuovo; era come se avessi già sentito quella storia, ma da un pulpito diverso, il quale non riuscivo a ricordare.
Avevo sempre avuto l'impressione che qualcosa ci legasse ma, non pensavo potesse essere un qualcosa di tanto grande dal momento in cui realizzai l'uomo di cui stesse parlando fosse Gerard e che, in quando schizzato mi aveva mentito su tutto, inventandosi quella storia per non farmi allontanare da lui.
In totale stato di shock mi lanciai a terra, colpendomi ripetutamente la faccia nella speranza di mandare via quei pensieri, quell'orrenda sensazione che adesso stava assalendo il mio stomaco; nella speranza che mi svegliassi da quello che speravo fosse solo un orrendo incubo.
Avevo vissuto una bugia.
Ebbi una crisi di panico in quel giorno, quando i dottori, sopresi dal momento in cui tale problema non si presentasse da ormai quasi un anno, dopo avermi somministrato dei calmanti mi sottomisero a quella che annunciarono fosse la mia ultima Chemio.
Ero guarito, avevano detto, mentre il mio cuore si riempiva lentamente di gioia e finì letteralmente per sciogliersi non appena potei vedere nuovamente un enorme sorriso farsi spazio sul volto del ragazzo seduto al mio fianco, mentre mi accarezzava dolcemente la mano, attento a non farmi male i delicatissimi polpastrelli.
Quel pomeriggio finii estremamente velocemente mentre, sfinito da quella seduta, mi dirigevo aggrappato a Mikey verso la sala visite.
Andavano li nonostante fossimo consapevoli che nessuno fosse stato li per noi, mentre Mikey, malinconico stringeva al petto il suo vecchio peluche di stoffa, sedendosi in una sedia e osservando con un alone di tristezza nei suoi occhi i ragazzi felici abbracciare i loro genitori.
Lo abbracciai, sussultando non appena percepii una presenza alle mie spalle. Era il dottore, mi stava indicando un tavolo nel quale notai fossero seduti i miei genitori. Non fui molto felice nel vederli ma, nonostante ciò, trascinai Mikey verso il tavolo; non l'avrei mai lasciato solo, per nessuna ragione al mondo.
Esitante si sedette al tavolo, nascondendo il viso sull'orsacchiotto adesso sul tavolo mentre un espressione di disgusto di faceva largo sul viso di mio padre nel vedermi baciare la sua nuca sudata.
"F-Frank" disse a denti stretti, alzando un sopracciglio mentre li ignoravo, concentrandomi sui capelli di Mikey color miele.
Alzai lo sguardo, sospirò, indicandomi Mikey.
"Oh, lui è Mikey" sospirai, mettendomi in piedi prima di tirare un lungo respiro, alzando il mento con fierezza.
"Lui è il mio ragazzo" affermai, mentre le espressioni disgustate dei miei genitori si trasformavano in pure espressioni di shock.
"Oh" fu tutto ciò che disse mio padre, rivolgendo uno sguardo a Mikey che, adesso, con un occhio mi osservava attentamente, sforzando, in preda all'imbarazzo, un leggero sorriso.
Fu allora che venni trascinato per un braccio da mia madre lontano dal tavolo, mentre Mikey vedendosi solo veniva assalito dal panico.
"Frank, che diavolo ti passa per la testa?!" mi rimproverò a denti stretti, sospirando prima di riaprire bocca.
"Vedi, Frank, io non ho nulla in contrario sul fatto che ti piacciano i ragazzi ma, quel ragazzo è palesemente malato, sai a cosa vai in contro? Qualsiasi cosa tu faccia potrebbe danneggiarlo, danneggiando di conseguenza te, è io non voglio ciò succeda, dal momento in cui sono più sicura entrambi abbiate sofferto eccessivamente"
Scossi la testa, facendo per ribattere quando venni nuovamente interrotto.
"Frank, lo dico per il suo e di conseguenza per il tuo bene, mi è stato detto anche dalla psichiatra che ciò potrebbe essere estremamente dannoso.
Se lo ami lascialo andare" sussurrò, mentre i suoi divenivano lucidi.
La scostai bruscamente, facendomi nuovamente strada verso il tavolo, dove non appena fui seduto, Mikey si gettò tra le mie braccia, piangendo.
Lanciai allora un occhiataccia a mio padre; notai poco prima gli stesse parlando, che diavolo gli aveva detto?
Alla mia occhiataccia scosse la testa, alzando le spalle; sospirai, probabilmente stava cercando solo di farlo sentire meno in imbarazzo ma, Mikey vedeva sempre il marcio dappertutto e, mio padre non era tanto terribile da far del male ad un ragazzo malato, o almeno, così ricordavo.
Mi faceva male il cuore ammetterlo ma, Mikey era ritardato; nonostante tutto era però un ragazzo dalle grandi capacità e il suo ritardo non influiva affatto sulla sua grande personalità. Lo ammiravo.
"Frank, prepara le valigie!" esclamò mio padre entusiasta. Inclinai la testa da un lato, cercando ulteriori spiegazioni mentre Mikey si metteva nuovamente seduto, guardando come spaventato prima me, poi mio padre.
"Domani veniamo a prenderti, Frank. E' tutto finito, i dottori dicono che sei nelle condizioni di riprendere la tua vita normale, ovviamente facendo uso degli psicofarmaci"
Sussultai a quell'affermazione, spostando lo sguardo su mia madre, ignorando per un attimo lo sguardo sconfortato di Mikey; notai fosse commossa.
"Vedi, Frank, ti riserva una bella sorpresa" disse asciugandosi una lacrima.
"Abbiamo consultato la psicologa, domani stesso partirai per Parigi dove prenderai lezioni di violino da un importantissimo musicista, fiero di darti lezioni; è rinominatissimo in tutta Francia e sta lentamente raggiungendo il successo internazionale, solo pochi ragazzo avranno l'onore di prendere lezioni da lui e, tu sarai uno di loro. A casa ti aspetta un violino tutto per te, ti abbiamo scritto in questa scuola, con la quale viaggerai a Parigi per incontrarlo, soggiornando in uno dei più lussuosi albergh-"
"NO" la interruppi, sbattendo violentemente i pugni sul tavolo e guadagnandomi così le attenzioni di tutti i presenti nella sala.
"Perché lo fate adesso? Perché non lo avete fatto prima? State forse cercando di recuperare? Sapete che l'affetto non si compra, vero?! Non era la stessa cosa che mi ripetevi tu, mamma, ogni volta che ti portavo una rosa a Natale?" Sputai acidamente, alzando decisamente troppo il tono della voce.
Annuii, sospirando, mentre mio padre si metteva in piedi.
"Si Frank, e non lo stiamo facendo per 'comprare il tuo affetto', ma perché siamo consapevoli del fatto che tu starai meglio senza di noi e che noi staremo meglio senza di te" sputò acido mio padre, mentre al suono della campanella si dirigeva verso la porta, seguito da mia madre, in lacrime che, prima di chiudersi la porta alle spalle mi lanciò un ultima occhiata, mimando un 'ciao' con la bocca"





- ..Ed ecco il settimo capitolo e, chiedo perdono per gli eventuali errori perchè nemmeno questa volta ho avuto il tempo di ricontrollarlo- la scuola mi sta distruggendo.
Ci tengo tantissimo a sapere che ve ne pare della piega che la storia sta prendendo e dell' ''eclatante'' colpo di scena riguardo la vita passata del nostro Gerard, perciò, come sempre, vi invito a lasciare una recensione. -

Adesso scappo; a presto,
Danny x

   
 
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